Anna Maria Martinozzi
Anna Maria Martinozzi | |
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Anna Maria Martinozzi in un ritratto oggi conservato alla Reggia di Versailles | |
Principessa di Conti | |
Nome completo | Anna Maria Martinozzi |
Nascita | Roma, 1637 |
Morte | Hôtel de Conti, Parigi, Francia, 4 febbraio 1672 |
Padre | Girolamo Martinozzi |
Madre | Laura Margherita Mazzarino |
Consorte | Armando di Borbone, principe di Conti |
Figli | Luigi di Borbone Luigi Armando di Borbone Francesco Luigi di Borbone |
Anna Maria Martinozzi (Roma, 1637 – Parigi, 4 febbraio 1672) fu una delle cosiddette Mazarinettes, cioè una delle nipoti del cardinale Mazzarino. Suo zio le fece sposare il principe Armando di Borbone-Conti, capostipite del ramo cadetto Borbone-Conti.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Era figlia del conte romano Girolamo Martinozzi, e di una sorella del cardinale Mazzarino, Laura Margherita Mazzarino.[1]
Venuta in Francia al seguito dello zio, già da allora appena decenne affascinava per la sua bellezza ed i biondi capelli. Lo zio cardinale desiderò in un primo tempo farle sposare il duca di Candale, ma questi preferì per quel momento mantenersi libero e prendere tempo.
Anna Maria sposò il 21 febbraio 1654 il principe Armando di Borbone-Conti e lo zio Mazzarino le donò una dote di 600.000 lire.[2] Dal giugno 1654 il principe la dovette lasciare per assumere il comando in Catalogna.[3]
Ella non lo rivide che il 30 novembre 1656, quando lo raggiunse nel suo castello di Grange-des-Prés, presso Pézenas, ove il principe si accingeva ad aprire gli Stati Generali della Linguadoca, ma egli la dovette lasciare nuovamente nella primavera del 1657 per riprendere la guerra in Spagna.
Dopo la guarigione da una grave malattia, Anna Maria si rifugiò nella religione e fece di sé una benefattrice. Ella influì anche sul marito, che ricostruì la Guienna da lui devastata durante il periodo della Fronda nobiliare.
La principessa divenne vedova nel 1666 e morì di un attacco apoplettico sei anni dopo. Il suo corpo fu inumato nella chiesa di Saint-André-des-Arcs, ove i suoi due figli fecero erigere una tomba dallo scultore François Girardon, mentre il suo cuore fu posto nella chiesa delle carmelitane di rue Saint-Jacques a Parigi.
Nel suo testamento ella dispose che l'educazione dei suoi figli fosse affidata alla loro zia duchessa di Longueville e nominò loro tutore lo zio Luigi II di Borbone, principe di Condé. Gran parte della sua eredità andò ai poveri ed ai servitori e la sua dote fu in gran parte restituita.
Discendenza
[modifica | modifica wikitesto]Dal marito, Armando di Borbone-Conti, Anna Maria ebbe due figli maschi:
- Luigi Armando II (1661 – 1685), 2º principe di Conti;
- Francesco Luigi, il grand Conti (1664 – 1709), 3º principe di Conti, principe di La Roche-sur-Yon, conte di La Marche e conte di Clermont.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Era anche sorella di Laura Martinozzi (1639 – 1687), sposa di Alfonso IV d'Este duca di Modena e Reggio, la cui figlia Maria Beatrice d'Este divenne Regina d'Inghilterra
- ^ Il matrimonio fu combinato dallo zio in occasione dell'accordo di Pézenas (20 luglio 1653), con il quale il principe di Conti veniva riammesso in Francia ed a corte, dopo essere stato dichiarato colpevole di lesa maestà per la sua partecipazione attiva alla Fronda nobiliare. Questo matrimonio parve allo zio una buona occasione per riconciliarsi con una delle famiglie che gi erano state più avverse durante il periodo della Fronda. Egli donò allo sposo, quale regalo di nozze, 200.000 talleri e la signoria della Guienna.
- ^ Fino al 1659 la Francia fu impegnata nella guerra franco spagnola, che proseguì dopo la pace di Vestfalia (24 ottobre 1648).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Paul Guth, Mazarin, Heyne-Verlag, 1982 ISBN 3-453-55029-3
- Auguste Bailly, Mazarin, Rohrer, 1947
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Anna Maria Martinozzi
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Benedetta Borello, MARTINOZZI, Anna Maria, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 71, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2008.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 231325219 · ISNI (EN) 0000 0003 6687 1557 · GND (DE) 1024779955 · BNF (FR) cb10717079j (data) |
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