Antonia Verocai Zardini
Antonia Verocai Zardini (Cortina d'Ampezzo, 1876 – Cortina d'Ampezzo, 1951) è stata una fotografa italiana, pioniera fotoreporter di guerra.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nacque da famiglia di regolieri, in una casa che affacciava sulla piazza principale. Fu istruita presso le scuole dell'Impero austro-ungarico, che governava l'Ampezzano dal 1521[1]. Sposò Raffaele Zardini (!858-1950), diplomato ebanista a Vienna e maestro di costruzioni in legno, insegnante alla locale "Imperial Regia Scuola Industriale"[2]. Ebbero quattro figli. Nel 1914 gli ampezzani furono reclutati per la guerra e gli insegnanti italiani vennero allontanati dalla scuola per timore di propaganda filo-italiana. Raffaele fu internato in un campo di lavoro a Katzenau dal 1915 al 1917[3]. Antonia dovette occuparsi da sola della famiglia e dell'attività del laboratorio fotografico.
La fotografia: passione e lavoro
[modifica | modifica wikitesto]Raffaele scoprì la fotografia dopo aver riparato la macchina fotografica di un turista, nel 1897, ricostruendone le parti in legno. Costruì quindi la sua prima macchina fotografica e allestì una camera oscura. I primi scatti presenti nell'archivio risalgono al 1890 e uno studio fotografico fu avviato nel 1902[4].
Antonia partecipò attivamente all'attività fotografica e nel 1909 aprì lo studio fotografico a lei intestato, "Fotografia A. Zardini", prima donna titolare di una azienda in zona[3]. Lo studio era ampio da permettere anche foto di gruppo, fino a venti persone. Si fece costruire tre fondali dipinti, utilizzati per le foto di ampezzani e turisti[1].
La fotocamera che utilizzava era fabbricata dalla azienda Voitgländer, un modello stereoscopico con un formato di 10,5 per 4,3 cm, che poteva contenere lastre in vetro per 8 pose, con un cambio rapido. Le lastre venivano poi ritoccate e i figli e le cugine collaboravano[2].
Testimone della guerra
[modifica | modifica wikitesto]Durante la Prima Guerra Mondiale, Cortina era diventato un paese di donne e bambini, spopolato di uomini, reclutati dall'Impero austriaco, già dal 2014, e inviati in Galizia. Dalla finestra di casa, con il pericolo di essere scoperta e denunciata di spionaggio, il 28 maggio 1915 Antonia immortalò la ritirata delle ultime truppe austriache e l'ingresso dei primi fanti italiani della Divisione Marche[1]. Divenne testimone della storia, fotografando, con la sua macchina stereoscopica Voitgländer, oltre alle truppe in città, scene cruente di guerra sulle montagne. Raccolse nomi, date e informazioni, sviluppò le sue lastre fotografiche e quelle che le portavano i militari italiani[5]. Antonia fotografò i soldati austriaci catturati nell’estate 1915 vicino a Passo Falzarego, le trincee a Col dei Bos nell’agosto del 1917, le linee difensive italiane alle Cinque Torri, i baraccamenti italiani ai piedi delle montagne, lo scoppio di una bomba a Cortina presso Piazza Venezia il 14 luglio 1916 e il grande incendio il 4 ottobre 1916[6]. Le sue foto sono state esposte in varie mostre e pubblicate in diversi libri.
Assistenza umanitaria
[modifica | modifica wikitesto]Collaborò con la Croce Rossa Italiana, offrendo il suo talento nell’assistenza umanitaria. Con la sua macchina fotografica immortalò scene di coraggio, resilienza e solidarietà, regalando al mondo documenti autentici sulle realtà vissute durante il conflitto mondiale. La sua eredità supera le sole fotografie e diviene testimonianza di un’epoca cruciale della storia europea[5].
L'eredità professionale
[modifica | modifica wikitesto]I figli ereditarono la versatilità dei genitori: Olga abile nello sviluppo e nella stampa; Rinaldo (1902-1988) appassionato naturalista, ricevette la laurea honoris causa in Scienze Naturali nel 1985 e a lui è intitolato il Museo Paleontologico di Cortina d’Ampezzo, fu fotografo sul fronte greco - albanese; Roberto (1905-1986), oltre a essere un atleta, ritrasse momenti difficili sul fronte russo e documentò la ritirata della Brigata alpina Julia; Ofelia invece si dedicò alla recettività alberghiera[3].
Anche il nipote Stefano (Cortina, 1945 - Treviso, 2019), come reporter freelance, documentò numerose situazioni di emergenza in oltre 60 Paesi del mondo[3][7], il traffico di eroina al confine tra Afganistan e Tajikistan, la condizione dei bambini malati di AIDS in Russia, la prostituzione a Calcutta e curò un progetto fotografico a salvaguardia degli iceberg in Groenlandia[4].
La famiglia collezionò un ricco archivio fotografico, dal 1890 al 2000, costituito da circa 215.000 documenti fotografici: 12.000 negativi su lastra di vetro, 3.000 su pellicola e circa 200.000 diapositive a colori[8].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c Isabella Panfido, Antonia Zardini L'obiettivo sulla Grande Guerra, su pressreader.com, 22 luglio 2015. URL consultato il 27 agosto 2024.
- ^ a b Antonia Verocai Zardini Fotoreporter nella 1a Guerra Mondiale, su donnesifastoria.it, p. 252. URL consultato il 27 agosto 2024.
- ^ a b c d Nadia Grillo, Antonia Verocal Zardini, la prima fotoreporter di guerra sul fronte italiano, su combattentiereduci.it, 16 giugno 2022. URL consultato il 27 agosto 2024.
- ^ a b Zardini 01/01/1890 - 31/12/2000, su culturaveneto.it. URL consultato il 27 agosto 2024.
- ^ a b Enrico Maioni, Antonia Verocai Zardini, la prima fotoreporter bellica italiana, su guidedolomiti.com, 1º gennaio 2024. URL consultato il 27 agosto 2024.
- ^ Elena Filini, Antonia Verocai, a Cortina la prima fotoreporter di guerra, su ilgazzettino.it, 27 luglio 2015. URL consultato il 27 agosto 2024.
- ^ Giancarlo Gonizzi, Stefano Zardini – Fotografo, su archiviostoricobarilla.com. URL consultato il 27 agosto 2024.
- ^ Zardini, su san.beniculturali.it. URL consultato il 27 agosto 2024.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Roberto Ros, Antonia Verocai Zardini (1876-1951), in Fotografare la Grande Guerra, dicembre 2001, GRAFICA 6 - Zero Branco (TV), pp. 30-33, su http://fast.provincia.treviso.it/Engine/RAServeFile.php/f/Catalogo_Fotografare_GG_completo_ocr150.pdf. URL consultato il 27 agosto 2024.
- Roberto Ros (a cura di), Fondo Fotografico Antonia Verocai Zardini di Cortina d’Ampezzo (BL), su https://www.culturaveneto.it/uploads/attachments/cjpwhntba0jstxgpdtps5pafd-5c1a4667dc249b2a4c0ff35b.pdf, 17 agosto 2008. URL consultato il 27 agosto 2024.
- Bruna Lazzerini, Club Treviso. Presentazione ai giornalisti del progetto "Donne Si Fa Storia", su https://www.soroptimist.it/club/treviso/attivita/club-treviso.-presentazione-ai-giornalisti-del-progetto-donne-si-fa-storia-9451/, ottobre 2015. URL consultato il 27 agosto 2024.
- Cortina e i suoi monti ricchi di storie, su https://www.iteredizioni.it/cortina-itinerari-grande-guerra/, 1 giugno 2016. URL consultato il 27 agosto 2024.
- I fotografi veneti del novecento, su https://aquileia.arte.it/guida-arte/aquileia/evento/i-fotografi-veneti-del-novecento-45089, 4 novembre 2017. URL consultato il 27 agosto 2024.
- Emanuela Zilio (a cura di), Le donne che fecero l'impresa. Veneto. Nessun pensiero è mai troppo grande, Edizioni del Loggione, 6 ottobre 2019, ISBN 978-8893470667.
- Mostra dedicata a quattro donne ampezzane, su https://www.amicodelpopolo.it/2019/12/27/mostra-dedicata-a-quattro-donne-ampezzane/, 27 dicembre 2019. URL consultato il 27 agosto 2024.
- Il taglio del nastro, su https://www.ilgazzettino.it/pay/cultura_pay/il_taglio_del_nastro_quattro_donne_del_paese_altrettante_espressioni_di_una-4949930.html, 28 dicembre 2019. URL consultato il 27 agosto 2024.
- Antonia Verocai Zardini, una fotoreporter da ricordare nella Giornata mondiale della fotografia, su https://www.telebelluno.it/wp/antonia-verocai-zardini-una-fotoreporter-da-ricordare-nella-giornata-mondiale-della-fotografia/, 19 agosto 2022. URL consultato il 27 agosto 2024.
- La Schola Cantorum, su https://parrocchiacortina.it/la-schola-cantorum/. URL consultato il 27 agosto 2024.