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Filippide (comico)

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Filippide (in greco: Φιλιππίδης; Atene, 370 a.C. circa – 307 a.C. circa) è stato un commediografo ateniese, uno degli esponenti della Commedia nuova, uno dei cinque commediografi attici inclusi nel Canone alessandrino compilato nel III secolo a.C. da Aristofane di Bisanzio e da Aristarco di Samotracia.

Filippide figlio di Filocle del demo di Cefale fiorí verso la 111ª Olimpiade, quando incominciò a regnare Alessandro Magno. Secondo Plutarco fu amico di Lisimaco e intervenne più volte presso di lui a favore di Atene[1].

Filippide, esponente del partito conservatore ed entrato nel governo della polis dopo la battaglia di Ipso, fu avverso all'oratore Stratocle e compose contro di lui dei versi dando ai suoi decreti la colpa di un freddo fuori stagione che guastò le viti, i fichi e le biade[2].

Morì verso la 118ª Olimpiade, cioè intorno al 307 a.C., per l'eccessiva gioia dovuta al sentirsi inaspettatamente dichiarato vincitore in un agone[3]. Proprio per i suoi meriti, l'arconte Eutio fece approvare, nel 280, un decreto onorifico postumo per il poeta[4].

Filippide compose e rappresentò quarantacinque commedie, delle quali ci restano alcuni titoli[5], come La Sparizione dell'Argento, Le Celebranti, Le Feste di Adone, Connaviganti, Fileuripide, Ringiovanimento, Anacreusa, Amfiarao, Laciadi, Filadelfi, Avaro.

In esse era spesso attaccato il lusso e la corruzione del suo tempo, con attacchi e riferimenti specifici alle persone, in una prospettiva politica non dissimile da quella della commedia antica: in tal senso, tra gli altri, Plutarco lo loda notevolmente.

  1. ^ F. Landucci Gattinoni, Lisimaco di Tracia: un sovrano nella prospettiva del primo ellenismo, Milano, edizioni Universitarie Jaca, 1992, passim.
  2. ^ Plutarco, Demetrio, 11,4=Plutarco.
  3. ^ Aulo Gellio, III, 15.
  4. ^ G. De Sanctis, Scritti minori, Roma 1893, pp. 23 ss.
  5. ^ In numero di 16.
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