Fokker D.I
Fokker D.I Fokker B.III | |
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Descrizione | |
Tipo | aereo da caccia |
Equipaggio | 1 |
Progettista | Martin Kreutzer |
Costruttore | Fokker |
Data primo volo | gennaio 1916 |
Data entrata in servizio | luglio 1916 |
Utilizzatore principale | Luftstreitkräfte |
Altri utilizzatori | kukLFT Osmanlı tayyare bölükleri |
Esemplari | 144 |
Sviluppato dal | Fokker M 18 |
Altre varianti | Fokker D.IV |
Dimensioni e pesi | |
Lunghezza | 6,30 m |
Apertura alare | 9,05 m |
Altezza | 2,55 m |
Superficie alare | 20,0 m² |
Peso a vuoto | 463 kg |
Peso carico | 670 kg |
Propulsione | |
Motore | un Mercedes D.II |
Potenza | 120 PS (88 kW) |
Prestazioni | |
Velocità max | 150 km/h |
Velocità di salita | 3,33 m/s |
Autonomia | 1 h 30 min |
Armamento | |
Mitragliatrici | una LMG 08/15 calibro 7,92 mm |
i dati sono estratti da The Complete Book of Fighters[1] | |
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Il Fokker D.I era un caccia monomotore biplano sviluppato dalla allora azienda tedesco imperiale Fokker-Fluzeugwerke negli anni dieci del XX secolo.
Venne utilizzato durante la prima guerra mondiale sia dalla tedesca Luftstreitkräfte che dalla austro-ungarica k.u.k. Luftfahrtruppen, quest'ultima identificandolo con la sigla B.III.[2]
Storia del progetto
[modifica | modifica wikitesto]Il D.I venne ideato per rispondere all'esigenza da parte della Luftstreitkräfte, la componente aerea del Deutsches Heer (l'esercito imperiale tedesco), di dotarsi di un nuovo velivolo da combattimento per sostituire l'oramai superato monoplano Fokker E.III.
Progettato da Martin Kreutzer come sviluppo del prototipo M.18, risultava avere un aspetto molto simile al contemporaneo Fokker D.II tanto da risultarne indistinguibile.
Tecnica
[modifica | modifica wikitesto]Il Fokker D.I aveva un aspetto classico; biplano, monomotore e monoposto.
La fusoliera, di sezione rettangolare, era dotata di un singolo abitacolo aperto e terminava in un impennaggio classico monoderiva di forma circolare e dotato di piani orizzontali completamente mobili che integravano le funzioni degli equilibratori.
La configurazione alare era biplana con ala superiore ed inferiore di ugual misura, quest'ultima leggermente spostata verso coda, collegate tra loro da due coppie di montanti per lato ed integrate da tiranti in cavetto d'acciaio.
Il carrello d'atterraggio era fisso, molto semplice, montato su una struttura tubolare al di sotto della fusoliera, dotato di ruote di grande diametro collegate da un asse rigido ed integrato posteriormente con un pattino d'appoggio.
La propulsione era affidata ad un motore montato sul muso, un Mercedes D.II sei cilindri in linea raffreddato a liquido capace di erogare 120 PS (88 kW) ed abbinato ad un'elica bipala in legno a passo fisso.
L'armamento consisteva in una mitragliatrice LMG 08/15 calibro 7,92 mm posta davanti all'abitacolo che, sincronizzata, consentiva di sparare senza conseguenze attraverso il disco dell'elica.
Impiego operativo
[modifica | modifica wikitesto]Utilizzatori
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Gray and Thetford 1962, pag. 90.
- ^ (EN) Andreas Parsch e Aleksey V. Martynov, German and Austro-Hungarian Military Aircraft Designations (1914-1918), su Designation-Systems.net, http://www.designation-systems.net, 11 settembre 2005. URL consultato il 17 settembre 2012.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Peter Gray, Owen Thetford, German Aircraft of the First World War, Londra, Putnam, 1962, ISBN 0-933852-71-1.
- (EN) William Green, Gordon Swanborough, The Complete Book of Fighters: An Illustrated Encyclopedia of Every Fighter Aircraft Built and Flown, New York, Smithmark Publishers, 1994, ISBN 0-8317-3939-8.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Fokker D.I
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (RU) Fokker D.I/D.IV, su Their Flying Machines, http://flyingmachines.ru/, 22 settembre 2011. URL consultato il 16 settembre 2012.
- (EN) Fokker D.1/M.18, su Dutch Aviation, http://www.dutch-aviation.nl. URL consultato il 17 settembre 2012.
- (RU) Fokker D.I, su Уголок неба, http://www.airwar.ru. URL consultato il 18 marzo 2010.