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Grotta Paglicci

Coordinate: 41°41′N 15°35′E
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Grotta Paglicci
Opera parietale in ocra rossa, raffigurante un cavallo
Stato
Regione  Puglia
Provincia  Foggia
Comune  Rignano Garganico
Altitudine100 m s.l.m.
OriginePaleolitico
Uso abitativoCro-Magnon (Paleolitico superiore)
Data scoperta1957
Esplorazione1961
Altri nomi'Grotta di Jalarde, Grotta del brigante Gabriele Galardi.
Coordinate41°41′N 15°35′E
Mappa di localizzazione: Italia
Grotta Paglicci
Grotta Paglicci

Grotta Paglicci è una grotta situata in località Paglicci (Rignano Garganico).

È uno dei più importanti siti di epoca paleolitica in Europa. Questo sito archeologico fu individuato dal dott. Michele Bramante (proprietario del fondo agricolo in cui si trova), che fu il primo a segnalarlo. A seguito dell’interessamento di varie università ed enti museali vennero eseguite, con il sostegno e la solidarietà della proprietà, alcune campagne di scavo negli anni Sessanta (direzione F. Zorzi, Museo Civico di Storia Naturale di Verona) e in seguito iniziarono le lunghe ricerche ad opera dell’Università di Siena. In particolare, gli scavi furono diretti per molti anni dal prof. Arturo Palma di Cesnola (1971-2001) e, più recentemente, dalla Prof.ssa Annamaria Ronchitelli (2002-2006).

All’interno della grotta sono stati rinvenuti migliaia di reperti comprendenti industrie litiche, resti faunistici, resti umani e oggetti d’arte mobiliare (ossa e pietre decorate con incisioni). Inoltre è presente l’unico esempio di pitture parietali paleolitiche finora noto in Italia. Sotto la direzione del prof. Palma di Cesnola sono state anche rinvenute due sepolture paleolitiche risalenti a circa 30.000 anni fa (una ragazza di circa 12-13 anni ed una donna di circa 25 anni di età, entrambe con un ricco corredo) che sono tra le più antiche di Europa.

Inoltre, l’importanza della grotta è sottolineata, al di là dei reperti artistici ritrovati, anche dai recenti studi ad opera del team della prof.ssa Annamaria Ronchitelli e del Prof. Francesco Boschin che hanno permesso di individuare e catalogare, tra i resti ritrovati, anche quelli del più antico cane domestico vissuto in Italia (risalente ad un periodo tra 14.000 e 20.000 anni fa) oltre ad un pestello di circa 32mila anni fa con granuli di amido che gettano luce sulla componente vegetale della dieta del tempo. Alcuni dei resti umani, studiati da un punto di vista genetico, hanno fornito importanti contributi alla conoscenza delle modalità di diffusione delle antiche popolazioni di sapiens europei.

Tra i massimi esperti locali della Grotta ricordiamo i giornalisti, storici e scrittori Angelo e Antonio Del Vecchio.[1]

La grotta ha avuto una vita travagliata, sia per gli eventi geo-ambientali, sia per l’intervento umano sconsiderato. Difatti la composizione carsica e la posizione geografica, in piena esposizione su un vallone, e gli eventi sismici di cui è ricca la zona, hanno esposto la grotta all’erosione, e a fenomeni franosi.

A quanto suddetto si va ad aggiungere il fattore umano legato a miti e tradizioni locali. Infatti, si riteneva che in questa grotta un brigante del posto, tal Gabriele Galardi soprannominato “Jalarde”, avesse nascosto il suo tesoro. Per questo motivo alcuni cercatori di tesori hanno effettuato nel sito scavi disastrosi ed eseguito addirittura demolizioni con l’esplosivo distruggendo parte del deposito e favorendo i fenomeni franosi.

La grotta si è riuscita a salvare solo grazie alla caparbia ed ostinata difesa da parte dei proprietari ed all’interessamento del Prof. Raffaello Battaglia dell’Università di Padova, del paletnologo Francesco Zorzi (direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Verona) con il suo collaboratore Franco Mezzena, a cui si devono le prime scoperte ed individuazione delle pitture parietali, del geologo Angelo Pasa, del prof. Fiorenzo Mancini dell’Università di Firenze; ha raggiunto la notorietà attuale grazie alle ricerche sistematiche del Prof. Arturo Palma di Cesnola dell’Università di Siena e, più di recente, della prof.ssa Annamaria Ronchitelli dello stesso ateneo.

  1. ^ rignanonews.com, https://www.rignanonews.com.
  • Martini, Fabio and Lucia Sarti (1972), Deux applications du coefficient de variabilité relative à l’étude d’une industrie lithique, in Cahiers de typologie analytique, 1, pp. 28-32, issn: 1147-114X, doi:10.5281/zenodo.2583725.
  • Paglicci - Rignano Garganico - Arturo Palma di Cesnola - 99 pagine

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