Res gestae divi Saporis
Le Res gestae divi Saporis[1], cioè Gli atti del divino Sapore (241-272), sono un resoconto redatto a favore del re sasanide poco dopo il 260, riguardante le opere che compì durante il suo lungo regno. Il testo ci è giunto inciso in lingua greca, lingua medio-persiana e parto presso la tomba del re a Naqsh-i-Rustam, a circa 12 km a nord-ovest di Persepoli, nella provincia di Fars, in Iran.
Contesto storico
[modifica | modifica wikitesto]Sapore continuò la campagna contro l'Impero romano iniziata dal padre, conquistando le fortezze frontaliere Nisibis e Carrhae, attraversando la Mesopotamia e avanzando in Siria. Qui fu fermato e sconfitto dal prefetto del pretorio Timesiteo, suocero dell'imperatore Gordiano III, nella Battaglia di Resaena (243); ma, dopo che Timesiteo morì e il nuovo prefetto Filippo l'Arabo assassinò Gordiano, Sapore riuscì a concludere una pace molto vantaggiosa per i Persiani (244) con il nuovo imperatore, Filippo.
In seguito alle invasioni dei Goti e al periodo di instabilità che colpì l'Impero romano dopo la morte dell'imperatore Decio (251), Sapore riprese le ostilità, conquistò l'Armenia, invase la Siria e saccheggiò Antiochia. Alla fine, l'imperatore Valeriano marciò incontro a Sapore, che però lo catturò ad Edessa, arrestandolo quando aveva raggiunto il sovrano sasanide per parlamentare (260).
Sito
[modifica | modifica wikitesto]Il bassorilievo di Sapore I (241-272) è forse il più famoso dei rilievi su pietra sasanidi a Naqsh-e Rostam (a destra), dove viene raffigurata la vittoria di Sapore su due imperatori romani, Filippo l'Arabo (che implora la pace) e Valeriano (che viene catturato, in ginocchio). Il testo ci è giunto inciso in lingua greca, medio-persiana e parto presso la tomba del "re dei re".
Una versione più completa del solo rilievo si trova nella scultura su roccia di Bishapur (qui a fianco, a sinistra), dove appare anche l'imperatore romano Gordiano III, sdraiato a terra, morto.
Traduzione delle Res gestae
[modifica | modifica wikitesto]«Io Sapore I, adoratore di Mazda, "re dei re" di Persia e non solo, la cui discendenza deriva dagli Dei, figlio di Ardashir I adoratore di Mazda, re dei re di Persia, (2) la cui discendenza deriva dagli Dei, nipote del re Papak, sono il signore dell'Iranshahr, a me appartengono le terre (satrapie) di: Fars (Persis), Pahlav (Parthia), Huzestan (Khuzistan), Meshan (Maishan, Mesene), Asorestan (Asuristan), Nod-Ardakhshiragan (Adiabene), Arbayestan (Arabia), Adurbadagan (Atropatene), (3) Armen (Armenia), Virozan (Iberia), Segan (Machelonia), Arran (Albania), Balasagan fino al Caucaso e alla "Porta degli Alani" e tutto il Padishkwar(gar) (l'intera catena montuosa Elburz, ovvero del Tabaristan e Gelan?), Mad (Media), Gurgan (Ircania), Marv (Margiana), (4) Harey (Aria), e tutto l'Abarshahr (tutte le province superiori orientali, Partiche), Kerman (Carmania), Sakastan, Turan, Makran, Pardan (Paradene), Hind (Sind) e Kushanshahr fino a Pashkibur (Peshavar?) e ai confini di Kashgaria, Sogdia e (5) Chach (Tashken) e dall'altra parte del mare fino al litoriale Mazonshahr (Mazun). E abbiamo dato il nome di Shapur ad una città il cui nome è ora Peroz-Shapur, come avevamo fatto con Ormisda-Ardashsir.»
«(6) Queste molte terre, insieme a governanti e governatori, tutti, sono diventati tributari e soggetti a noi. Quando in un primo momento mi ero insediato nel Regno, il Cesare Gordiano (7) arruolò in tutto l'Impero romano una forza tra i Goti, i Germani e avendo invaso l'Assiria, marciò verso la Babilonia, contro il Regno dei Parti e contro di noi.[3] Al confine con (8) l'Assiria, a Misiche, una grande battaglia campale fu combattuta. Il Cesare Gordiano fu ucciso e le armate romane furono distrutte. I Romani allora fecero un certo Filippo, (9) Cesare. Allora il Cesare Filippo venne da noi per trattare i termini della pace,[4] e per riscattare la vita dei prigionieri, dandoci 500.000 denari, e divenne così nostro tributario. (10) Per questo motivo abbiamo rinominato la località di Mesiche, Peroz - Shapur (ovvero "Vittoria di Shapur").»
«E il Cesare mentì ancora e fece male all'Armenia. (11) Poi noi attaccammo ancora l'Impero romano e distruggemmo una forza di 60.000 armati a Barbalissos, mentre la Siria ed i suoi dintorni noi bruciammo, distruggemmo (12) e depredammo tutte. In questa stessa campagna noi conquistammo numerose fortezze e città romane: la città di Anatha con i suoi dintorni, [...], Birtha, (13) Sura,[5] Barbalissos,[6] Hierapolis, Beroea, Chalcis (oggi Qinnasrin), Apamea, (14) Rhephania,[7] Zeugma,[8] Ourima, Gindaros, Armenaza, (15) Seleucia, Antiochia, Cyrrhus, Alexandretta, (16) Nicopolis,[9] Sinzara, Chamath, Ariste, Dichor (a sud di Doliche), (17) Doliche, Dura Europos, Circesium, Germanicia, Batnae,[10] Chanar,[11] (18) e in Cappadocia, Satala, Domana,[12] Artangil,[13] Souisa,[14] e (19) Phreata[15] per un totale di 37 città con i loro sobborghi.»
«Durante la terza invasione, noi marciammo contro Edessa e Carrhae e le ponemmo assedio, (20) tanto che il Cesare Valeriano fu obbligato a marciare contro di noi. C'era con lui una forza di 70.000 armati dalle nazioni della Germania, Rezia, Norico, Dacia, Pannonia, (21) Mesia, Tracia, Bitinia, Asia, Panfilia, Isauria, (22) Licaonia, Galazia, Licia, Cilicia, Cappadocia, Frigia, Siria, Fenicia, (23) Giudea, Arabia, Mauretania, Germania, Lidia e Mesopotamia. (24) Una grande battaglia fu combattuta tra Carrhae e Edessa tra noi [sasanidi] ed il Cesare Valeriano, e noi lo catturammo facendolo prigioniero con le nostre mani, (25) così come altri generali dell'armata romana, insieme al prefetto del Pretorio,[16] alcuni senatori e ufficiali. Tutti questi noi facemmo prigionieri e deportammo (26) in Persia. Noi inoltre bruciammo, devastammo e saccheggiammo la Siria, la Cilicia e la Cappadocia. (27) Nella terza campagna noi sottraemmo all'Impero romano le città di Samosata con i suoi dintorni, la città di Alessandria con i suoi dintorni, Katabolon,[17] (28) Aigeai, Mopsuestia, Mallos, Adana, Tarsus, [...], Zephyrion, (29) Sebaste, Corycus, Agrippiada, Castabala, Neronias,[18] (30) Flavias, Nicopolis, Celenderis,[19] Anemurium, (31) Selinus, Myonpolis,[20] Antiochia, Seleucia ad Calycadnum, Domitiopolis, (32) Tyana, Caesarea, Comana, Cybistra, Sebastia, (33) Birtha,[21] Rhakoundia,[21] Laranda, Iconium. Tutte queste città (34) insieme con i loro dintorni sono trentasei.»
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ così chiamate dallo storico russo Michael Rostovtzeff in associazione alle Res gestae divi Augusti
- ^ Southern, p. 240.
- ^ Historia Augusta, Gordiani tres, 26-29.
- ^ Historia Augusta, Gordiani tres, 34.
- ^ Sura era posizionata al termine Nord della Strata Diocletiana.
- ^ Barbalissos è una località che troviamo anche nella Notitia dignitatum, Or., XXX, 25.
- ^ Rhephania sembra sia stata fortezza legionaria da Augusto alla dinastia degli Antonini.
- ^ Zeugma era probabilmente ancora la sede della fortezza legionaria della IV Scythica.
- ^ Nicopolis era la moderna Islahiye nell'antica Cilicia Campestris.
- ^ Batnae è forse da identificarsi con Sarug (M.H.Dodgeon & S.N.C.Lieu, The Roman Eastern frontier and the Persian Wars (AD 226-363), p.309, n.18.), ovvero l'antica città di Anthemusias.
- ^ Chanar andrebbe identificata con Ichnai in Osroene, lungo la riva orientale dell'Eufrate (Honigmann and Maricq, 1953, pp.155-6; Kettenhofen, 1982, pp.77.).
- ^ Città probabilmente dell'Armenia Minore, in località Kose (E.Honigmann e A.Maricq, Recherches sur les Res gestae divi Saporis, pp.155-156.).
- ^ La città di Artangil è forse stata confusa con la città del regno di Armenia di Artaxanses (E.Honigmann e A.Maricq, Recherches sur les Res gestae divi Saporis, p.156.).
- ^ La città di Souisa è forse da identificare con Suissa sulla strada tra Satala e Nicopolis (M.H.Dodgeon & S.N.C.Lieu, The Roman Eastern frontier and the Persian Wars (AD 226-363), p.309, n.19.).
- ^ Forse la località di Phreata è da identificarsi con quella raccontata da Claudio Tolomeo nella sua Geografia (V, 6, 13).
- ^ Il prefetto del pretorio del periodo era un certo Successiano (cfr.L.L. Howe, The Pretorian Prefect from Commodus to Diocletian (AD 180-305), pp. 80-81.).
- ^ Katabolon, località sconosciuta in Cilicia, forse presso l'odierna Burnaz.
- ^ Neronias, nella regione dello Yarpuz (cfr.Maricq, 1958, p.356).
- ^ La serie delle prossime sei città si trovava lungo la costa dell'Isauria.
- ^ Myonpolis è una località di incerta collocazione, forse nei pressi della moderna Iskele (cfr. Kettenhofen, 1982, p.116).
- ^ a b Birtha e Rhacoundia erano forse città/villaggi nei pressi di Barata(?) nel territorio moderno di Medensehir (cfr.Honingmann & Maricq, 1953, pp.157-158).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Fonti storiografiche moderne
- AAVV, The American journal of Semitic languages and literatures, University of Chicago, 1940, vol.57-58.
- M.H.Dodgeon & S.N.C.Lieu, The Roman Eastern frontier and the Persian Wars (AD 226-363). A documentary History, Londra 2002.
- X.Loriot, Les premières années de la grande crise du III siècle: de l'avènement de Maximin Thrace (235) à la mort de Gordian III (244), Aufstieg Niedergang Römischen Welt, II.2 (1975), Berlin-New York, pp. 759–775.
- Ernest Honigmann e André Maricq, Recherches sur les Res gestae divi Saporis, in Mémoires de l'Académie royale de Belgique, Classe des lettres et des sciences morales et politiques, XLVII.4, Bruxelles 1953.
- A. Maricq, Res Gestae Divi Saporis, in Classica et Orientalia 5, in Syria 35 (1958), pp. 295–360.
- S.Mazzarino, La tradizione sulle guerre tra Shapur I e l'Impero romano, in Acta Archaeologica Academiae Scientiarum Hungariae XIX (1971), pp. 59.82.
- F.Millar, The Roman near East (31 BC - AD 337), Cambridge Massachusetts & London 1993.
- (EN) Pat Southern, The Roman Empire: from Severus to Constantine, Londra & New York, 2001, ISBN 0-415-23944-3.
- Richard Stoneman, Palmyra and its Empire. Zenobia revolt against Rome, Michigan 1994. ISBN 0-472-08315-5
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Sito con testo integrale delle Res Gestae Divi Saporis, su colorado.edu. URL consultato il 18 settembre 2010 (archiviato dall'url originale il 16 giugno 2012).