Clan Cappello: differenze tra le versioni
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Il '''Clan Cappello''' è un'organizzazione criminale e famiglia mafiosa legata alla [[stidda]], originaria della provincia di Catania che prende il nome dal boss [[Salvatore Cappello]]. |
Il '''Clan Cappello''' è un'organizzazione criminale e famiglia mafiosa legata alla [[stidda]], originaria della [[provincia di Catania]], che prende il nome dal boss [[Salvatore Cappello]]. È una delle cosche più potenti nel territorio catanese. Secondo le ricostruzioni dei più citati pentiti e delle forze dell'ordine il clan Cappello e composto da tale schieramento: |
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=== Da Pillera a Cappello === |
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Nel 1982 dopo la morte di [[Alfio Ferlito]] nasce la famiglia Pillera con a capo [[Salvatore Pillera]] noto come Turi Cachiti. In quel periodo numerosi contrasti tra clan locali della città portarono nello schieramento del Pillera ulteriori cambiamenti, così si aggiunsero nuove diramazioni come il clan Savasta con a capo [[Antonino Puglisi]] detto 'u figghiu da savasta ed il cugino del Pillera, [[Giuseppe Salvo]] meglio noto come Pippo 'u carruzzeri. La famiglia Pillera |
Nel 1982 dopo la morte di [[Alfio Ferlito]] nasce la famiglia Pillera con a capo [[Salvatore Pillera]] noto come Turi Cachiti. In quel periodo numerosi contrasti tra clan locali della città portarono nello schieramento del Pillera ulteriori cambiamenti, così si aggiunsero nuove diramazioni come il clan Savasta con a capo [[Antonino Puglisi]] detto '''u figghiu da savasta'' ed il cugino del Pillera, [[Giuseppe Salvo]] meglio noto come Pippo '''u carruzzeri''. La famiglia Pillera era una vera roccaforte della [[mafia]] e tra alcuni affiliati vantava della presenza all'interno del gruppo di personaggi noti come Corrado Favara, Michele Vinciguerra detto ''cicaledda'', Salvatore Palermo ma soprattutto [[Salvatore Cappello]]. Cappello non è un mafioso qualunque, ma è colui che, nonostante la sua giovane età, nell'arco degli anni riuscì a farsi strada tra la malavita catanese, riuscendo a spodestare chiunque gli mettesse il bastone tra le ruote. Dopo qualche anno a causa di un contrasto interno tra il Salvo ed il Puglisi per la guida e gli affari del clan, molti affiliati decisero di seguire Pippo '''u carruzzeri'' nella sua decisione di schierarsi con il gruppo del cugino Pillera; sfociarono numerosi episodi che videro la frazione di Turi Cachiti contrapporsi ad Antonino Puglisi. In quel periodo il boss Giuseppe Salvo rimase vittima di un agguato organizzato dal Puglisi<ref>[www.siciliaantiusura.it/filedown.asp?s=22287&l=2]</ref>, ma riuscì a salvarsi. Antonino Puglisi e quei pochi fedeli che rimasero al suo fianco vennero dissociati da tutte le famiglie catanesi e così Nino Savasta cercò riferimento altrove rivolgendosi ad una cosca dell'hinterland catanese; il clan Laudani detti ''mussi di ficurinia''. |
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La faida tra esponenti del gruppo Laudani-Savasta e Pillera<ref>[www.siciliaantiusura.it/filedown.asp?s=25379&l=2]</ref> continuò ed in quel periodo riuscì ad emergere la figura di [[Salvatore Cappello]] giovane boss che nel 1986 dopo l'arresto di Turi Pillera<ref>[http://archiviofoto.unita.it/index.php?f2=recordid&cod=14432&codset=BIO&pagina=70]</ref> prese in mano le redini del clan. La frazione Pilleriana cambiò aspetto facendosi chiamare Pillera-Cappello. |
La faida tra esponenti del gruppo Laudani-Savasta e Pillera<ref>[www.siciliaantiusura.it/filedown.asp?s=25379&l=2]</ref> continuò ed in quel periodo riuscì ad emergere la figura di [[Salvatore Cappello]], giovane boss che nel 1986 dopo l'arresto di Turi Pillera<ref>[http://archiviofoto.unita.it/index.php?f2=recordid&cod=14432&codset=BIO&pagina=70]</ref> prese in mano le redini del clan. La frazione Pilleriana cambiò aspetto facendosi chiamare Pillera-Cappello. |
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La decisione di incaricare Cappello come reggente portò numerosi squilibri all'interno della cosca. Giuseppe Sciuto detto |
La decisione di incaricare Cappello come reggente portò numerosi squilibri all'interno della cosca. Giuseppe Sciuto detto ''Pippo Tigna'' non accettò tale scelta ed iniziò una guerra interna all'insaputa di Turi Cappello. L'ira di Sciuto sfociò in numerose faide; il suo intento era quello di eliminare tutti quelli che furono d'accordo con Pillera nel nominare Cappello come erede del clan. Caddero sotto colpi di pistola elementi di spicco del clan come Antonino De Luca detto ''Nino Fafà''; ma la risposta dei Pillera-Cappello fu immediata, Santo Castorina detto ''Panizza'', fedele di Pippo Tigna, venne ucciso a Milano<ref>[http://mafiazero.blogspot.it/2006/11/di-pi-sul-clan-cappello.html]</ref>. |
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Dopo qualche anno la guerra con i Pillera-Cappello da un lato e gli Sciuto-Laudani e Savasta dall'altro |
Dopo qualche anno la guerra con i Pillera-Cappello da un lato e gli Sciuto-Laudani e Savasta dall'altro causò numerosi episodi di sangue, cadde sotto i colpi di pistola per mano dei Laudani Giovanni Castiglia<ref>[http://www.lasiciliaweb.it/articolo/51245/cronaca/index.php?id=51245/cronaca/il-boss-catanese-laudani-condannato-allergastolo-///]</ref><ref>[http://www.liberainformazione.org/doc/Laudani_sent_10_mar_09.pdf]</ref>, paciere del clan e zio di Salvatore Pillera, e dopo qualche mese rimase gravemente ferito Giuseppe Salvo '''u carruzzeri'', boss della cosca Pillera-Cappello. La reazione fu immediata e a distanza di qualche giorno vennero eliminati tre esponenti della cosca Sciuto: i fratelli Buda<ref>[http://mafiazero.blogspot.it/2007/05/processo-clessidra-tre-ergastoli.html]</ref> ed il figlio del capostipite dei ''mussi di ficurinia'', Santo Laudani<ref>[http://mafiazero.blogspot.it/2006/11/di-pi-sul-clan-cappello.html]</ref>. |
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Antonino Strano Stellario detto Nino figghiu pessu fece arrivare dentro il carcere a Salvatore Pillera la notizia che Turi Cappello iniziò guerre con altre cosche per futili motivi, e cosi tale episodio portò numerosi squilibri, Turi Cachiti si innervosì in modo da mandare a dire a Cappello "io lascio la pace e tu fai la guerra". Turi Cappello non si aspettava questa accusa e cosi nel 1993 dopo il suo arresto<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/02/09/in-manette-boss-della-mafia-catanese.html]</ref>, ci fu una scissione definitiva tra il gruppo Pillera-Cappello. Turi Cappello decise di mettersi in proprio creando un nuovo clan che però per sua stessa decisione doveva portare il nome del boss [[Jimmy Miano]] capo clan dei "cursoti milanesi"<ref>[http://ctzen.it/2012/04/28/processo-lombardo-il-governatore-in-aula-non-sono-solito-chiedere-voti-via-sms/]</ref> amico fidato del Cappello oggi defunto. Tale idea non fu accettata da alcuni membri del clan, essi volevano per lealtà che il nuovo clan |
Antonino Strano Stellario detto ''Nino figghiu pessu'' fece arrivare dentro il carcere a Salvatore Pillera la notizia che Turi Cappello iniziò guerre con altre cosche per futili motivi, e cosi tale episodio portò numerosi squilibri, Turi Cachiti si innervosì in modo da mandare a dire a Cappello "io lascio la pace e tu fai la guerra". Turi Cappello non si aspettava questa accusa e cosi nel 1993 dopo il suo arresto<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/02/09/in-manette-boss-della-mafia-catanese.html]</ref>, ci fu una scissione definitiva tra il gruppo Pillera-Cappello. Turi Cappello decise di mettersi in proprio creando un nuovo clan che però per sua stessa decisione doveva portare il nome del boss [[Jimmy Miano]], capo clan dei "cursoti milanesi"<ref>[http://ctzen.it/2012/04/28/processo-lombardo-il-governatore-in-aula-non-sono-solito-chiedere-voti-via-sms/]</ref>, amico fidato del Cappello oggi defunto. Tale idea non fu accettata da alcuni membri del clan, essi volevano per lealtà che il nuovo clan dovesse portare il nome di Cappello, con a capo dell'intera cosca lo stesso Salvatore Cappello ed il compare Giuseppe Salvo '''u carruzzeri''; così dentro il carcere ci fu la nascita definitiva del [[clan Cappello]] che vide l'unione tra la mafia catanese dei Cappello e la [['ndrangheta]] di [[Franco Coco Trovato]]: tale unione fu celebrata da quest'ultimo indicato come uno dei capi più potenti di tutta la 'ndrangheta calabrese. |
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Prima ancora della |
Prima ancora della faida contro i gruppi Laudani-Savasta e Sciuto vi fu la faida con la famiglia Santapaola che iniziò quando era ancora in vita [[Alfio Ferlito]], ucciso poi nella così detta [[strage della circonvallazione]]. Lo scontro tra Pillera e Santapaola fu il più cruento della storia della mafia catanese, entrambe la parti persero personaggi di spicco come Salvatore Palermo dalla parte del Pillera e Francesco Grillo del clan di [[Nitto Santapaola]] detto ''il cacciatore''. La riappacificazione tra Pillera e Santapaola avvenne quando i due si trovarono in carcere<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1998/giugno/02/Preso_padrino_che_voleva_unire_co_0_98060211844.shtml]</ref>. Nonostante la ''pax mafiosa'' che [[Nitto Santapaola]] stabilì con Turi Pillera, ''il cacciatore'' nutriva un forte rancore nei confronti di Turi Cappello<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1994/febbraio/26/poliziotto_sicario_Santapaola_co_0_94022611956.shtml]</ref> colpevole solamente dal fatto di essersi schierato con Ferlito quando il Santapaola lo invitò a fare parte del suo gruppo. Jimmy Miano detto '''u cursotu milanisi'', amico del Cappello, cercò di riappacificare i clan tramite [[Aldo Ercolano]], Miano stava bene anche con esponenti dei Santapaola; tale tentativo non andò a buon fine. Solo l'incontro all'interno del carcere tra Francesco Mangion detto ''ciuzzu u firraru'' e Giuseppe Salvo detto ''pippo 'u carruzzeri'', compare di Turi Cappello, ebbe riscontro positivo; cosi si stabilì una nuova pace tra la famiglie più potenti di Catania. |
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==Legami con la politica== |
==Legami con la politica== |
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La [[stidda]] catanese vantava di un solo uomo che aveva legami con la politica [[Giuseppe Salvo]]. Il 18 dicembre 1990 il boss Salvo venne arrestato<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/12/19/catania-assessore-in-manette.html]</ref> insieme |
La [[stidda]] catanese vantava di un solo uomo che aveva legami con la politica: [[Giuseppe Salvo]]. Il 18 dicembre 1990 il boss Salvo venne arrestato<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/12/19/catania-assessore-in-manette.html]</ref> insieme all'assessore al traffico Mariano Genovese: dietro di loro il sospetto che stessero mettendo le mani sui servizi di rimozione auto creando una società, la "Catania Soccorso", un business da almeno un miliardo e mezzo di lire l'anno. Tale episodio rimase nella storia essendo il primo reato documentato di mafia e politica in Italia. Salvo venne anche accusato di appartenere a Cosa Nostra <ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/12/20/si-catania-comandano-loro.html]</ref>: secondo le indagini svolte dalle forze dell'ordine e ricostruzioni della stampa, avrebbe vantato da sempre buoni rapporti con il referente di Cosa Nostra catanese, [[Nitto Santapaola]]<ref>[http://archiviostorico.unita.it/cgi-bin/highlightPdf.cgi?t=ebook&file=/archivio/uni_1990_12/19901219_0007.pdf&query=Giuseppe%20Rizzo]</ref>. Salvo venne preso di mira dal giudice Felice Lima, il cui intento era quello di mandare in carcere tutti i capi del clan come Giuseppe Salvo sperando di indebolire la figura di Turi Cappello, all'epoca latitante, in modo da poterlo acciuffare<ref>[http://archiviostorico.unita.it/cgi-bin/highlightPdf.cgi?t=ebook&file=/archivio/uni_1990_12/19901219_0007.pdf&query=Giuseppe%20Rizzo]</ref>. |
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==Cappello e la camorra== |
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Nel febbaio del 1992 il giovane boss Turi Cappello venne arrestato a Napoli in compagnia di Ignazio Bonaccorsi detto '''u carateddu'', personaggio molto noto nell'ambiente criminale. Secondo alcune fonti Cappello era entrato in affari con la camorra di Carmine Alfieri<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1992/febbraio/09/NOINDC_co_0_9202098938.shtml]</ref>. |
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==L'ala militare del clan== |
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All'interno del cosca vive la cosiddetta ala militare del clan: A capo di quest'ala vi sono i fratelli Ignazio e Concetto Bonaccorsi detti ''i carateddi'', frangia potente che può vantare la presenza di un centinaio di affiliati. Questo gruppo fu più volte decapitato soprattutto dopo l'arresto del nipote; Sebastiano Lo Giudice detto ''Iano 'u carateddu''. <ref>[http://archivio.siciliainformazioni.com/cronaca-regionale/bloccato-summit-di-mafia-a-catania-in-manette-lo-giudice-il-capo-della-cosca-dei-carateddi/]</ref>. |
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==Famiglie autonome con espansione in territori nell'hinterland ennese== |
==Famiglie autonome con espansione in territori nell'hinterland ennese== |
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Alla fine degli anni 2000 la famiglia Salvo guidata dal figlio in libertà Giovanni Piero salì alla cronaca per il suo strapotere nel riuscire a conquistare territori ennesi, soprattutto paesi come Catenanuova, Centuripe, Regalbuto<ref>[http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/catania/notizie/cronaca/2014/18-febbraio-2014/traffico-droga-estorsioni-sgominato-impero-clan-cappello--2224090788585.shtml]</ref>. Dietro tutto ciò figura il nome di Filippo Passalacqua <ref>[http://www.ilgiornaleperenna.it/index.php/2012-10-12-07-20-28/251-10-anni-di-reclusione-per-filippo-passalacqua-il-presunto-reggente-del-clan-cappello-a-catenanuova]</ref>, genero del boss Giuseppe Salvo, persona di grande carisma che riuscì a legarsi con i Salvo attraverso la figlia di quest'ultimo. Il figlio maggiore Giovanni Piero Salvo venne accusato di guidare il gruppo Cappello-Salvo a Catenanuova tramite Passalacqua. Sono accusati entrambi della strage di Catenanuova<ref>[http://www.gds.it/gds/edizioni-locali/enna/dettaglio/articolo/gdsid/221445/]</ref> episodio che nel 2008 colpì il piccolo paese nell'ennese. |
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Dal 2006 al 2009 Sebastiano Lo Giudice e Orazio Privitera (gruppo Bonaccorsi-Carateddi) |
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Il Clan Cappello è un'organizzazione criminale e famiglia mafiosa legata alla stidda, originaria della provincia di Catania, che prende il nome dal boss Salvatore Cappello. È una delle cosche più potenti nel territorio catanese. Secondo le ricostruzioni dei più citati pentiti e delle forze dell'ordine il clan Cappello e composto da tale schieramento:
Cosca Cappello | |
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Storici Capi Clan | Salvatore Cappello, Giuseppe Salvo |
Altri capi | Francesco Egitto, Massimiliano Salvatore Salvo, Francesco Finocchiaro, Giuseppe Salvatore Lombardo, Concetto e Ignazio Bonaccorsi |
Capi Gruppi | Giovanni Piero Salvo, Giuseppe Cutaia, Giovanni Colombrita, Sebastiano Lo giudice, Orazio Privitera, Carmelo Trovato, Angelo Guzzetta, Rocco Ferrara, Massimiliano Cappello, Giovanni Catanzaro |
Quartieri | San Cristoforo, San Giorgio, Librino, Cibali, Tondicello della playa, Misterbianco, Monte po |
Storia
Da Pillera a Cappello
Nel 1982 dopo la morte di Alfio Ferlito nasce la famiglia Pillera con a capo Salvatore Pillera noto come Turi Cachiti. In quel periodo numerosi contrasti tra clan locali della città portarono nello schieramento del Pillera ulteriori cambiamenti, così si aggiunsero nuove diramazioni come il clan Savasta con a capo Antonino Puglisi detto 'u figghiu da savasta ed il cugino del Pillera, Giuseppe Salvo meglio noto come Pippo u carruzzeri. La famiglia Pillera era una vera roccaforte della mafia e tra alcuni affiliati vantava della presenza all'interno del gruppo di personaggi noti come Corrado Favara, Michele Vinciguerra detto cicaledda, Salvatore Palermo ma soprattutto Salvatore Cappello. Cappello non è un mafioso qualunque, ma è colui che, nonostante la sua giovane età, nell'arco degli anni riuscì a farsi strada tra la malavita catanese, riuscendo a spodestare chiunque gli mettesse il bastone tra le ruote. Dopo qualche anno a causa di un contrasto interno tra il Salvo ed il Puglisi per la guida e gli affari del clan, molti affiliati decisero di seguire Pippo u carruzzeri nella sua decisione di schierarsi con il gruppo del cugino Pillera; sfociarono numerosi episodi che videro la frazione di Turi Cachiti contrapporsi ad Antonino Puglisi. In quel periodo il boss Giuseppe Salvo rimase vittima di un agguato organizzato dal Puglisi[1], ma riuscì a salvarsi. Antonino Puglisi e quei pochi fedeli che rimasero al suo fianco vennero dissociati da tutte le famiglie catanesi e così Nino Savasta cercò riferimento altrove rivolgendosi ad una cosca dell'hinterland catanese; il clan Laudani detti mussi di ficurinia.
La faida tra esponenti del gruppo Laudani-Savasta e Pillera[2] continuò ed in quel periodo riuscì ad emergere la figura di Salvatore Cappello, giovane boss che nel 1986 dopo l'arresto di Turi Pillera[3] prese in mano le redini del clan. La frazione Pilleriana cambiò aspetto facendosi chiamare Pillera-Cappello. La decisione di incaricare Cappello come reggente portò numerosi squilibri all'interno della cosca. Giuseppe Sciuto detto Pippo Tigna non accettò tale scelta ed iniziò una guerra interna all'insaputa di Turi Cappello. L'ira di Sciuto sfociò in numerose faide; il suo intento era quello di eliminare tutti quelli che furono d'accordo con Pillera nel nominare Cappello come erede del clan. Caddero sotto colpi di pistola elementi di spicco del clan come Antonino De Luca detto Nino Fafà; ma la risposta dei Pillera-Cappello fu immediata, Santo Castorina detto Panizza, fedele di Pippo Tigna, venne ucciso a Milano[4].
Dopo qualche anno la guerra con i Pillera-Cappello da un lato e gli Sciuto-Laudani e Savasta dall'altro causò numerosi episodi di sangue, cadde sotto i colpi di pistola per mano dei Laudani Giovanni Castiglia[5][6], paciere del clan e zio di Salvatore Pillera, e dopo qualche mese rimase gravemente ferito Giuseppe Salvo 'u carruzzeri, boss della cosca Pillera-Cappello. La reazione fu immediata e a distanza di qualche giorno vennero eliminati tre esponenti della cosca Sciuto: i fratelli Buda[7] ed il figlio del capostipite dei mussi di ficurinia, Santo Laudani[8].
Antonino Strano Stellario detto Nino figghiu pessu fece arrivare dentro il carcere a Salvatore Pillera la notizia che Turi Cappello iniziò guerre con altre cosche per futili motivi, e cosi tale episodio portò numerosi squilibri, Turi Cachiti si innervosì in modo da mandare a dire a Cappello "io lascio la pace e tu fai la guerra". Turi Cappello non si aspettava questa accusa e cosi nel 1993 dopo il suo arresto[9], ci fu una scissione definitiva tra il gruppo Pillera-Cappello. Turi Cappello decise di mettersi in proprio creando un nuovo clan che però per sua stessa decisione doveva portare il nome del boss Jimmy Miano, capo clan dei "cursoti milanesi"[10], amico fidato del Cappello oggi defunto. Tale idea non fu accettata da alcuni membri del clan, essi volevano per lealtà che il nuovo clan dovesse portare il nome di Cappello, con a capo dell'intera cosca lo stesso Salvatore Cappello ed il compare Giuseppe Salvo 'u carruzzeri; così dentro il carcere ci fu la nascita definitiva del clan Cappello che vide l'unione tra la mafia catanese dei Cappello e la 'ndrangheta di Franco Coco Trovato: tale unione fu celebrata da quest'ultimo indicato come uno dei capi più potenti di tutta la 'ndrangheta calabrese.
Prima ancora della faida contro i gruppi Laudani-Savasta e Sciuto vi fu la faida con la famiglia Santapaola che iniziò quando era ancora in vita Alfio Ferlito, ucciso poi nella così detta strage della circonvallazione. Lo scontro tra Pillera e Santapaola fu il più cruento della storia della mafia catanese, entrambe la parti persero personaggi di spicco come Salvatore Palermo dalla parte del Pillera e Francesco Grillo del clan di Nitto Santapaola detto il cacciatore. La riappacificazione tra Pillera e Santapaola avvenne quando i due si trovarono in carcere[11]. Nonostante la pax mafiosa che Nitto Santapaola stabilì con Turi Pillera, il cacciatore nutriva un forte rancore nei confronti di Turi Cappello[12] colpevole solamente dal fatto di essersi schierato con Ferlito quando il Santapaola lo invitò a fare parte del suo gruppo. Jimmy Miano detto 'u cursotu milanisi, amico del Cappello, cercò di riappacificare i clan tramite Aldo Ercolano, Miano stava bene anche con esponenti dei Santapaola; tale tentativo non andò a buon fine. Solo l'incontro all'interno del carcere tra Francesco Mangion detto ciuzzu u firraru e Giuseppe Salvo detto pippo 'u carruzzeri, compare di Turi Cappello, ebbe riscontro positivo; cosi si stabilì una nuova pace tra la famiglie più potenti di Catania.
Legami con la politica
La stidda catanese vantava di un solo uomo che aveva legami con la politica: Giuseppe Salvo. Il 18 dicembre 1990 il boss Salvo venne arrestato[13] insieme all'assessore al traffico Mariano Genovese: dietro di loro il sospetto che stessero mettendo le mani sui servizi di rimozione auto creando una società, la "Catania Soccorso", un business da almeno un miliardo e mezzo di lire l'anno. Tale episodio rimase nella storia essendo il primo reato documentato di mafia e politica in Italia. Salvo venne anche accusato di appartenere a Cosa Nostra [14]: secondo le indagini svolte dalle forze dell'ordine e ricostruzioni della stampa, avrebbe vantato da sempre buoni rapporti con il referente di Cosa Nostra catanese, Nitto Santapaola[15]. Salvo venne preso di mira dal giudice Felice Lima, il cui intento era quello di mandare in carcere tutti i capi del clan come Giuseppe Salvo sperando di indebolire la figura di Turi Cappello, all'epoca latitante, in modo da poterlo acciuffare[16].
Cappello e la camorra
Nel febbaio del 1992 il giovane boss Turi Cappello venne arrestato a Napoli in compagnia di Ignazio Bonaccorsi detto 'u carateddu, personaggio molto noto nell'ambiente criminale. Secondo alcune fonti Cappello era entrato in affari con la camorra di Carmine Alfieri[17].
L'ala militare del clan
All'interno del cosca vive la cosiddetta ala militare del clan: A capo di quest'ala vi sono i fratelli Ignazio e Concetto Bonaccorsi detti i carateddi, frangia potente che può vantare la presenza di un centinaio di affiliati. Questo gruppo fu più volte decapitato soprattutto dopo l'arresto del nipote; Sebastiano Lo Giudice detto Iano 'u carateddu. [18].
Famiglie autonome con espansione in territori nell'hinterland ennese
Alla fine degli anni 2000 la famiglia Salvo guidata dal figlio in libertà Giovanni Piero salì alla cronaca per il suo strapotere nel riuscire a conquistare territori ennesi, soprattutto paesi come Catenanuova, Centuripe, Regalbuto[19]. Dietro tutto ciò figura il nome di Filippo Passalacqua [20], genero del boss Giuseppe Salvo, persona di grande carisma che riuscì a legarsi con i Salvo attraverso la figlia di quest'ultimo. Il figlio maggiore Giovanni Piero Salvo venne accusato di guidare il gruppo Cappello-Salvo a Catenanuova tramite Passalacqua. Sono accusati entrambi della strage di Catenanuova[21] episodio che nel 2008 colpì il piccolo paese nell'ennese.
L'alleanza con altra cosche
Il clan Cappello vanta legami anche con gruppi esteri: con il clan Cintorino di Calatabiano[22], Clan Mallardo di Napoli, Clan Trovato e Bellocco di Reggio Calabria, Clan Graviano di Palermo. Nel territorio catanese l'alleanza stipulata varia da molte cosche: Clan Pillera-Puntina, Piacenti-Ceusi, Cursoti Milanesi.
Reggenti del clan dopo l'arresto di Turi Cappello |
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Reggenti in ordine di scarcerazione
Dal 1993 al 1995 Mario Villani detto 'u rossu Dal 1995 al 1999 Giuseppe Cutaia detto Pinuccio, Agatino Litrico Dal 1999 al 2000 Silvestro Indelicato, Francesco Spampinato, Gaetano la Guzzi detto Tanino, Orazio Pardo Dal 2000 al 2002 Gaetano la Guzzi, Massimiliano Salvatore Salvo detto u figghiu do carruzzeri e Giovanni Piero Salvo u figghiu do carruzzeri Dal 2002 al 2005 Angelo Cacisi detto Ramazza Dal 2005 al 2006 Orazio Pardo Dal 2006 al 2009 Giovanni Colombrita, Salvatore Caruso, Giovanni Piero salvo, Rosario Litteri, Orazio Pardo e Gaetano D'aquino (clan Cappello) Dal 2006 al 2009 Sebastiano Lo Giudice e Orazio Privitera (gruppo Bonaccorsi-Carateddi) |
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