Nuovo vocabolario siciliano-italiano/BO
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Bo. V. voi.
Boà. s. m. Stretta e lunga striscia di pelliccia fine, cucita longitudinalmente in tondo col pelo al di fuori, che portan le donne; così detto dalla similitudine al serpente di questo nome: bòa.
Bobbia. s. f. (Minut.) Miscuglio di più cose a foggia di unguenti, savori ecc. ad uso di medicina: boba.
Bòccia. s. f. Corpo rotondo, e specialmente delle palle da giuocare: boccia. || Vaso da stillare e da conservar liquori o simili usi: boccia.
Bòddaru. (Mal.) V. cocciu. || Esclamazione: capperi. Forse per corruzione dell’inglese goddam.
Boffa. s. f. Percossa colla mano in sulla guancia: manritto, ingoffo. Gli Spagnuolí dicono bofetada; in italiano buffa significa spinta, soffiata gagliarda; analoga origine deve avere il nostro. || Quella parte del manicotto della camicia che esce fuori della veste.
Boganzìtula. V. rizzu di mari.
Bòira. (D. B.) s. m. Nome di vento di tramontana: bòrea. || Per bòria.
Boja. s. m. Esecutore di giustizia nelle nostra società: boja. || Dicesi per ingiuria: boja.
Bòlicu. Aferesi di diabbolicu V.
Bolu. s. m. T. min. Ocra rossa detta anco matita rossa, se ne faceva uso in medicina come astringente: bole armenico.
Bommaci. s. m. Colone filato: bambagia, bombage.
Bommò. s. m. Pianta dell’Indie, di cui i polloni servon da bastoncelli: bambù.
Bommurtizzu. s. m. Grande e continuato bisbiglio: susurrìo. || Chiasso: buscherìo, bugerìo. L’origine sua è da barbuttizzu V.
Bompassaggiu. s. m. Vantaggio, favore: agevolezza. || Protezione.
Bompezzu. V. bompressu.
Bompressu. s. m. T. mar. Quell’albero della nave che è posato sulla ruota di prua e sporge in fuori di essa: bompresso.
Bomprudi o Bomprudi ti fazza e simili si dicon per augurare altrui bene di ciò che fa o mangia: buon prò, buon prò ti faccia.
Bona! Esclamazione di cosa che sopravvenga ma che non piaccia tanto.
Bonaggia. Composto da bon aggia. Augurio: buon pro, ben abbia.
Bonagguriu. s. m. Desiderio di fausto avvenire: buon augurio.
Bonagguriusu. add. Che arreca buona fortuna, allegro: buonagurato.
Bonalana. s. f. Dicesi ironicamente per uomo tristo, ma più in modo scherzoso: buonalana.
Bonamanu. s. f. Ciò che si da ad alcuni operai, o particolarmente ai cocchieri da nolo al di là della convenzione: buonamano.
Bonamemoria. V. bonanima.
Bonamenti. V. bonariamenti.
Bonanima e Bonarma. Parola composta, e dicesi quando si parla di alcuni trapassati, vale la buona anima.
Bonannu. Parola composta, e vale buon anno, e può essere modo di salutare. || Prov. senza diri nè bongiornu, nè bonannu: senza permissione: inurbanamente. || chi ti vegnanu centu bonanni! Specie di approvazione ad un fatto altrui, e talvolta è ironia di chi non vuole imprecare ad alcuno che ha errato.
Bonanotti. Parola composta, modo di salutare di sera, e anche di licenziare chi non vogliamo d’intorno: buonanotte. || Detto assolutamente è interiezione di chi perde la speranza di qualche bene, o guasta qualche cosa di bello irreparabilmente. || bonanotti a li sunaturi, modo prov. e usasi nel riuscimento di alcune cose contrarie all’aspettazione: addio fave!
Bonapasqua. Parola composta, modo di complire col fare buon augurio altrui nel dargli la buona pasqua, a suo tempo.
Bonapezza. Parola composta, e dicesi ironicamente per ingiuria: buonalana, impiccatello.
Bonariamenti. avv. Con bonarietà: bonariamente.
Bonarietà. s. f. Bontà, benignità: bonarietà.
Bonariu. add. Fatto d’accordo e senza litigio: alla buona. || accordiu bonariu, dicesi del convenire amichevolmente, cessando di piatire.
Bonarma. V. bonanima.
Bonasira. V. bonanotti.
sfurcatu V.
. s. m. Uomo che serve per mercede, o che serve senza averne l’obbligo: buonavoglia. || PerBoncoddu. V. panicaudu.
Bongiornu e Bonciornu. Modo di augurare il buon dì: buon giorno. || bongiornu a li santi V. bonanotti a li sonaturi.
Bongustu. s. m. Qualità che si ricerca nell’artefice o altro, di saper discernere il retto, il conveniente, il bello: buongusto. || a bon gustu nun c’è prezzu; non basta pagare l’acquisto di esso.
Bonìfica. s. f. Promessa del mallevadore: malleveria. || Menar buono un credito preteso: bonificamento, bonificazione.
Bonificamentu. V. bonifica.
Bonificari. v. a. Entrar mallevadore: mallevare. || Menar buono o conteggiar i danari pagati o il credito che si pretende: bonificare. P. pass. bonificatu: mallevato. || Bonificato.
Bonificaturi. verb. m. Quegli che promette per altrui obbligando sè e il suo avere: mallevatore.
Bonificazioni. V. bonifica.
Bonomu. Così si dice volendo chiamare uno di cui non si sa il nome: buon uomo, quell’uomo. Parimenti per una donna: buona donna, quella donna.
Bonsignuri. V. monsignuri.
Bontà, Bontati, Buntà e Buntati. s. f. Il buono e la buona qualità che si ritrova in checchessia: bontà, bontade, bontate. || Cortesia, bonarietà: bontà.
Bontempu. s. m. Quando non piove, non venta ecc. buontempo. || Tempo di gozzoviglia, bagordo: buontempo.
Bonu e Buonu. s. m. Il bene: buono. || essiri bonu, esser conveniente opportuno: esser buono. || Cosa ben fatta o persona buona: buono.
Bonu e Buonu. add. Che denota eccellenza e qualità utili, piacevoli ecc.: buono. || Prov. chiddu è lu bonu chi vidi e chi taci: chi parla rado è tenuto a grado. || Leale, piacevole, gustoso, prospero, felice: buono. || Molto grande: buono. || Onorevole, nobile: buono. || Atto, idoneo, acconcio: buono. || Valente, pratico: buono. || jiri o pigghiari cu lu bonu: andar colle buone, di buona maniera, accarezzando. || bonu bonu, detto a uomo: di buona pasta; se è avverbio, vale: ben bene; se è imperativo, vale, imporre silenzio: basta. || bonu e bon’è, posto avv.: pur pure, manco male, buon è. Dante da Majano: Dunque buon’è, che a sofferir m’apprenda. E Buonarroti: pur pure che ecc. || a bon e bon’è, pure di cose fatte alla rinfusa: a casaccio, alla buona e anco bonariamente. || cosa di bonu e bon’è, cosa comunque, d’accomodo. || fari bonu V. bonificari. || stari bonu, aver agi, aver sanità: star bene. Vale esser accetto, aver intrinsichezza con alcuno: esser in grazia di uno. || stari ’ntra lu bonu, in buono stato o in buona speranza. || sta bonu e la testa cci doli, chi si duole a torto, stando bene: dolersi di gamba sana. || vòi stari bonu? lamentati: chi si lamenta può guarire, per indicare che mostrandosi talvolta malcontento, si può ottener meglio che stare zitto. || tantu sta bonu lu bonu pri finu chi voli lu malu, che i buoni non vanno esenti dalle molestie e provocazioni de’ tristi. || bonu ti stija: ben ti stia, ne hai a dovere, si dice a chi è causa del proprio male. || di bonu e bonu: a buono a buono, senza contesa, o come dice Villani: a queto, p. e. ebbe a queto tutta Fiandra. || o cu lu bonu o cu lu reu: o colle buone o colle peggio, o in un modo o nell’altro. || vatti lu bonu c’ammigghiura, vatti lu tintu ca ’mpijura, i mezzi aspri non son per la resipiscenza: batti il buono e’ migliora, batti il cattivo e’ peggiora. || cu’ nun è bonu per iddu nun è bonu pri autru: chi non è buono per sè non è buono per altri. || abitu o altro fattu e bonu: abito bello e fatto, e così in tutte le simili dizioni, ove dà forza. || mortu, malatu e bonu: tuttochè morto, malato ecc. || sapiri bonu: saper buono, quadrare, andar a’ versi. || mettiti bonu, aggiustati: mettiti bene. || a la bona o a la bona di Diu: alla buona, e vale pure alla carlona, a casaccio. || è megghiu un bonu ca centu tristi, ognuno l’intende. || lu bonu a tutti sapi bonu, o lu bonu piaci a tutti, che il buono piace a tutti. || mentri sta bonu nun mutari locu: chi sta bene non si tramuti. || chiddu è lu bonu stari unni è lu bonu campari: la patria è dove s’ha del bene. || Diu nni la manna bona! Dio ce la mandi buona, si dice nel pericolo per augurarci di scampare. Gli antichi scrittori, e i moderni Toscani usano bono per buono, come noi. Sup. bonissimu: buonissimo.
Bonu! Voce denotante ammirazione, detta a mo’ di esclamazione: per dinci! capperi! Alle volte è ironia. Alle volte si dice per rimproverar alcuno che meni troppo a lungo una questione o simile e si dice e bonu! e via! ebbene! basta!
Bonviaggiu. Che volgarmente dicesi bommiaggiu, modo di augurare a chi parte: buon viaggio. || Per interiezione: alla buon’ora.
Boraci. s. m. T. min. Materia che si ritrova nelle miniere d’oro, argento e rame, che serve ai ramieri a saldar i metalli e facilitarne la liquefazione: borrace, borace.
Borbònicu. s. m. Chi parteggia per la cacciata dinastia de’ Borboni: borbonico.
Borderò. s. m. T. com. Nota di pagamento nella quale son indicate le monete con cui si soddisfa un debito contratto. (Fr. bordereau: nota).
Bordu. s. m. Tutta quella parte del vascello, che dai fianchi sta fuori d’acqua: bordo. || bastimentu d’altu o bassu bordu: nave d’alto o basso bordo, delle grandi o delle piccole. || Fig. Gran beone. || jiri a bordu, andar in sulla nave: andar a bordo. || a primu bordu, posto avv.: a prima giunta, di primo acchito, alla bella prima. || Fregio, guarnizione, con che si ornano i vestiti: frangia, orlo.
Bòria. s. f. Insolente ostentazione del merito che si crede avere; sta nelle parole, negli atti esteriori: boria.
Borìssa. s. f. T. bot. Pianta alta un due braccia, foglie cuoriformi, appuntate, dentate, sessili e alterne al di sopra; fiori porporini brizzolati o bianchi: lunaria. Lunaria annua L.
Bornussu. s. m. Specie di mantello all’araba.
Borru. s. m. Il primo metter in carta di una idea, di una lettera, di un contratto che si corregge e si ricopia: bozza, minuta.
Boscarècciu. add. Di bosco o da bosco: boschereccio.
Boscu. V. voscu.
Botànica. s. f. Parte della storia naturale, che tratta delle piante: botanica.
Botànicu. s. f. Chi professa botanica: botanico.
Botànicu. add. Appartenente a botanica: botanico.
Botri. s. f. T. bot. Pianta di stelo diritto, scanalato, porporino, ramoso; foglie alterne, pennato-fesse, piane incise, bianche sotto, verde cupo sopra; fiori sessili, in piccole spighe laterali, ascellari formanti come grappoli: artemisia, canapaccia. Artemisia vulgaris L.
Botta. s. f. Colpo, percossa, l’impetuoso andare di un corpo violentemente gettato: botta. || Disgrazia, sventura: disdetta. || essiri pigghiatu di la botta: non ben guarito, soggetto a recidive: bacato. || botta di lu mastru: colpo da maestro, sicuro, proficuo. || botti di dinaru, quantità, somme. || botta di sangu, malore in cui il sangue riscaldato o eccessivo si determina alla cute infiammandola: colpo di sangue. Ed è una imprecazione. || botta di chiummu: schioppettata. Ed è anche imprecazione. || botti di statiaprendesi in buona e in mala parte, e significa cosa di gran momento e di durevole conseguenza. || dari dui botti: dar due botte, due colpi, far un poco celermente. || ’ntra quattru botti: in un botto, sollecitamente. || ’nsignarisi a tutti botti: avvezzarsi a tutte prove. || essiri a tutti botti: esser uomo da bosco e da riviera o a tutta botta, a tutta prova. || dari o jittari botti o una botta; pungere o accennar a qualcosa con parole allusive o che: dar una botta, dar bottate, dar una cenciata, fardata. || Per bottu V. || botta di suli, sconcio che proviene dallo star lungamente al sole. || botta di scisa: diarrea. Ed è imprecazione giocosa: ti colga la cacajuola. || botta ’ntra botta, subitamente: di colta, colpo contra colpo: di rimbecco.|| arristari sutta la botta, morir subito: rimaner sul tiro, sul colpo.
Botti. s. m. pl. Malattia delle glandule della gola dette tonsille, che porta impedimento nell’inghiottire: stranguglione.
Bottu. s. m. Romore che nasce dallo scoppiare o sparare di checchessia: schianto, scoppio. || Rumore che si fa in cascando: botto, tonfo, stonfo. || dari un bottu ’nterra: dar un botto in terra, una cascata. || di bottu: subito: di botto. || ’nt’on bottu: in un botto, in un subito. || Per botta. V.
Bovillu. V. brivillu.
Bozi. (D. B.). V. ficazzani.
Bozza. s. f. Vaso per tener vino o acqua in ghiaccio: cantimplora, cantinetta. || bozza a naca, specie di cantimplora che si crolla in su due aste: conserva. || fari la bozza a naca, giuoco che fassi tra due fanciulli che si volgono le spalle e colle braccia intrigatesi tra loro alzandosi a vicenda l’un l’altro: scaricabarili. || T. mar. Una corda corta, un capo della quale si ferma a qualche punto stabile e l’altro si allaccia a qualche manovra per ritenerla: bozza (Zan. Voc. Met.).
Bozzatura. s. f. Abbozzamento: sbozzatura.
Bozzetta. s. f. Scamuzzolo di diamante.
Bozzettu e Buzzettu. s. m. Così chiaman gli artisti lo schizzo in piccolo di un’opera grande: bozzetto.
Bozzi. s. f. pl. Quelle enfiagioni e cicatrici che restano intorno al collo di chi ha patito le gangole. || bozzi di stampa, le prime prove: bozze.
Bòzzica. V. vozzica.
Bozzu. V. vozzu.
Bòzzulu. V. cucuzzulu.
Braca. V. vraca.
Bracali. V. vracali.
Braccami. s. m. Vettoni di quercioli, o simili legname, che si taglia per lo più per abbruciare: fruscone.
Bracceri. s. m. Quegli, sul braccio di cui si appoggiano le dame nell’andare: bracciere.
Bracchïari. v. intr. Cercar minutamente, tolta la simiglianza da’ bracchi: braccheggiare. || Fiutare, odorare: braccheggiare. P. pass. bracchïatu: braccheggiato.
Bracchittuni. V. ferru di lu caminu: alare.
Bracciali. s. m. Arnese di legno addentellato nel contorno, che arma il braccio per giocar al pallon grosso: bracciale.
Bracciali. s. m. pl. Certi tratti ne’ lati interni della carrozza, che servono d’appoggio al gomito di chi è in carrozza: riposi. (Car. Voc. Met.).
Braccianti. s. m. Chi si guadagna da vivere con le braccia in cose tutte meccaniche: bracciante.
Bracciu. V. vrazzu. || Pioli ornati che stanno agli angoli degli sguanci di finestre per ornamento e per tenere rialzate le tende: bracciuolo.
Bracciulettu. s. m. Arnese di lusso di oro o altro che portan le donne al braccio: braccialetto.
Braccu. s. m. T. zool. Varietà di cane, che serve alla caccia per trovar lepri, quaglie ecc: bracco. || Per sim. siminatu braccu: sparpagliato.
Braceri. s. m. Vaso di metallo, dove si pone fuoco onde riscaldare: braciere.
Brachi di cucca. (D. B.) Sorta di pianta: vilucchio maggiore.
Bràcia. s. f. Fuoco senza fiamma che resta dalle legna bruciate: brage, bragia, brace, bracia. || Dicesi pure ai carboni di legne minute spente: brace. || aviri la bracia a li pedi: aver gran fretta.
Braciola. s. f. Fetta di carne cucinata ravvolta, polpetta: braciuola avvolta.
Braciuletta. s. f. Braciuola più piccola: braciuolina.
Braciulittina. V. purpittedda.
Brama, s. f. Desiderio vivissimo: brama.
Bramàbbili. add. Che può o dev’esser bramato: bramabile.
Bramari. V. abbramari.
Brami. V. abbramu.
Bramòria. s. f. L’opposto di liberalità, per la quale oltre al dovere si tiene quello che si possiede senza pur darne altrui: illiberalità, ingenerosità, tenacità.
Bramusamenti. avv. Con brama: bramosamente.
Bramusìa. s. f. Brama: bramosia.
Bramusu. add. Che ha brama: bramoso. Sup. bramusissimu: bramosissimo.
Branca. s. f. Zampa d’innanzi con unghia; piede d’uccello rapace: branca. || Per sim. Mano d’uomo afferrante, o gamba del polpo: branca. || branca di s. Margarita V. granfa ecc.
Branca ursina. s. f. T. bot. Pianta che ha le foglie pennato-fesse, sinuose, i fiori disposti a spiga, e brattee colorate: acanto, acanto molle, branca ursina, cardanione. Acanthus mollis L. || branca ursina spinusa, foglie pennato-fesse, spinose: acanto spinoso, acanto selvatico, branca ursina selvatica.
Bozzu. V. vozzu.
Bòzzulu. V. cucuzzulu.
Supplemento
Bo. V. bua. || Sorta di grossa barca. || Per bonu. Onde e bò, e bene, e già, e sì.
Bo-bo. V. ala ò.
Bòddaru. Per vozzu V. || fari boddaru, frodare alcuno, non pagare: frecciare, bollare.
Bonaentu. Voce composta di bona jentu o genti. Lo dicono nel Trapanese per chiamare alcuno: bonomo, quell’omo.
Bonizza. s. f. Astratto di buono, bontà; ma per sanità: benezza (Giuliani).
Bontò, Bontonu. Voce francese per indicare la grandigia, l’aria signorile del trattare, del vestire, V. sciccardarìa. || di lu bontò, detto di uomo o cosa, dell’alto rango, dell’alta società.
Bonu. s. m. Abbonamento di un conto: abbuono.
Bonu. add. || fari la bona, condiscendere, passarla: menarla buona. || Prov. boni li fazza Diu, ca lu restu lu fazzu iu, si dice de’ figli.
Bonvegna. V. benvegna.
Boraceri. s. m. Vasellino dove gli orefici ripongono il borace: boraciere.
Bordò. s. m. Sorta di vino proveniente dalla città di Bordeaux in Francia.
Botta. || sutta la botta, subito: di botto.
Botti. V. tara.
Bottu. || finiri cu lu bottu, finir male.