Nuovo vocabolario siciliano-italiano/MO
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Mo’. Per modu: mo’ p. e. a mo’ di diri: a mo’ di dire.
Mobbigliari. v. a. Fornire checchessia di mobili: mobiliare. P. pass. mobbigliatu: mobiliato.
Mòbbili. add. Che si può muovere: mòbile. || sost. Le masserizie che adornano le stanze: mobile. Sup. dell’add. mobbilissimu: mobilissimo.
Mobbìlia. s. f. I mobili: mobìlia.
Mobbiliari. V. mobbigliari.
Mobbilità. s. f. Attitudine, facoltà ad esser mosso: mobilità, mobilitade, mobilitate.
Mòbbuli. V. mobbili (A. V. ital. mobole).
Mòccaru, Moccu. s. m. Escremento che esce dal naso: moccio. || Qualunque sostanza glutinosa. (Sp. mocarro).
Mòcculu. V. miccaloru.
Moda. s. f. Usanza che corre: moda. || a la moda, posto avv. secondo l’usanza che corre: alla moda.
Mòdaru. s. m. Modello con cui si regolano gli artefici nel far il lavoro: mòdano. || Pezzo di assicella a modo di squadra, in cui, invece di un angolo retto, è intagliato quell’angolo da darsi al taglio delle doghe: modano. (Perez).
Modda. s. f. Lamina d’acciajo facile a cedere e a ritornar al suo posto, che serve per far muovere: molla. || fig. Qualunque cosa buona a far muovere l’animo: movente, molla. || – di lu cubbuluni, ferro a squadra su cui si ripiega il mantice: compassi del mantice. || – reali, più lamine d’acciajo unite e ripiegate, a cui è > raccomandato il cignone della carrozza: molla. || – traversa, specie di molla da carrozza: molle a balestra. || – a suffrè: molle a telegrafo, pure da carrozze. || Strumento da rattizzar il fuoco: le molle. || – di la corda di lu sicchiu: molletta.
Mòddiu. s. m. Letto da morto: cataletto. (Pasq, lo deriva dal Lat. morior moriri: morire, cangiata la r in d).
Moddu. add. Contrario di duro: molle. || Debole, tenero: molle. || fig. Tardo, lento nell’operare: bilicone, arrembato, pausone, mollone, lentoso, ninnolone. Onde iri o essiri moddu: dormicolare (met.). || Fiacco: dinoccolato. || E, moddu moddu, dà più forza: lento lento. E vale anche chi fa il fatto suo senza farne avvedere: acqua cheta. E avv. cheton chetoni. || moddu e levitu, V. muddacchiaru. || Morbido, delicato: molle. || Per sòffice, cioè di guanciale e simile, che toccato, cede. || Pieghevole, flessibile: molle. || In certi luoghi, dice Pasq. l’usano per mare. Ciò forse perchè il mare è molle; però in ital. molle vale bagnato, per cui un’analogia vi si tira. Di più vi è mollaja per pantano. || mettiri a moddu, il tener i panni per più ore immersi nell’acqua: metter in molle. || iri a moddu una cosa, svanire: andar in fumo. || a moddu, posto avv., vale immerso nell’acqua: in molle; o in mollo, vi è però qualche raro esempio di: a mollo. || moddu, detto del vino, quando diventa viscoso. || E per impotente.
Modellabbili. add. Atto ad essere modellato: modellabile.
Modellari. v. a. Formare con terra o cera il modello di checchessia, dar forma: modellare. P. pass. modellatu: modellato.
Modellaturi. verb. Chi o che modella: modellatore.
Modellettu. V. mudillettu.
Modellu. s. m. Disegno o rilievo in piccolo di ciò che si dee far in grande: modello. || met. Esemplare, prototipo: modello. || Uomo o donna che serve a pittori o scultori di esemplare: modello. E quella statua di legno o altro che serve per l’istesso uso, ma per il panneggiamento: modello. || met. Esemplare, prototipo: modello.
Moderabbili. add. Che si può moderare.
Moderamentu. s. m. Moderazione: moderamento.
Moderari. v. a. e intr. Porre modo, modificare: moderare. || rifl. Temperarsi: moderarsi. P. pass. moderatu: moderato.
Moderatamenti. avv. Con moderazione: moderatamente.
Moderatissimamenti. avv. sup. Moderatissimamente.
Moderatissimu. add. sup. di moderato: moderatissimo.
Moderatizza. s. f. Moderazione: moderatezza.
Moderaturi –tura –trici. verb. Chi o che modera: moderatore –trice.
Moderazzioni. s. f. Il moderare: moderazione.
Moderazziunedda. dim. del precedente.
Modernamenti. avv. Al modo d’oggi: modernamente.
Modernìsimu. s. m. Qualità di ciò che è moderno: modernità.
Modernissimamenti. avv. sup. Modernissimamente.
Modernizzamentu. V. rimodernamentu e seguenti.
Modernu. add. Del tempo nostro, fresco, novello: moderno. || a la moderna, posto avv., come s’usa ora: alla moderna. Sup. modernissimu: modernissimo.
Modestamenti. avv. Con modestia: modestamente.
Modèstia. s. f. Virtù che fa contenere in dovuti limiti gli atti e il portamento: modestia. || Non vanità nel sentir di sè: modestia.
Modestissimamenti. avv. sup. Modestissimamente.
Modestu. add. Che ha modestia: modesto. || Non eccedente: modesto. Sup. modestissimu: modestissimo.
Modificari. v. a. Moderare, temperare: modificare. || Produrre cangiamento, diversificare il modo di essere: modificare. P. pres. modificanti: modificante. P. pass. modificatu: modificato.
Modificativu. add. Atto a modificare: modificativo.
Modificazzioni. s. f. Il modificare: modificazione.
Modificazziunedda. dim. Modificazioncella.
Modista. s. f. Colei che fa cappelli, cuffie e altre acconciature da donna, secondo la moda corrente: modista, crestaja. || modisti, pl., soglionsi chiamare taluni acerrimi seguaci delle mode: buongustai.
Modu. s. m. Guisa, maniera: modo. || a modu, posto avv., in modo, a guisa: a modo. || Maniera, costume: modo. || Misura, regola: modo. || Rimedio, temperamento: modo. || Volontà, piacimento: modo. || ad ogni modu, posto avv.. ciò non pertanto: ad ogni modo. || a modu di diri o di parrari, per esempio: a modo di parlare. || vuliri tutti così a modu sò: voler tutto a modo proprio. || fari a modu sò: far a suo modo. || di o pri modu chi, in guisa che: per modo che.
Modulari. v. a. Regolar il canto e il suono: modulare. P. pass. modulatu: modulato.
Modulaturi. verb. Chi o che modula: modulatore.
Modulazzioni. s. f. Misura armonica: modulazione.
Mòdulu. s. m. Modello, forma: mòdulo.
Moffa. V. boffa.
Mogghi. V. mugghieri. (Anco in qualche dialetto Toscano: mogghie. Nerucci).
Mogghiari. V. vagnari. (Fr. mouiller: bagnare).
Mogghiu. V. moddu. || Bagnato V. sopra.
Moja. s. f. Cacata liquida: squàcquera.
Moju. s. m. T. zool. Uccello di pantano, grande come una gallina: moriglione, bibbio, caporosso, anatra penelope. Anas ferina L.
Mola. s. f. Pietra circolare, piatta di sotto e colma di sopra, forata in mezzo, per uso di macinare: màcine, màcina, mola. || Quella pietra su cui si arruotan i ferri: ruota. || Massa carnosa, informe, dura e priva di senso, che formasi nell’utero dopo il concepimento, e che è spinta fuori, dietro un certo tempo della sua formazione: mola. || Dente molare. || T. past. Arnese dello strettojo da pastai: ruota.
Molara. s. f. Cava di macine.
Molestamenti. avv. Con molestia: molestamente.
Molestamentu. s. m. L’atto del molestare: molestamento.
Molestari. v. a. Dar molestia: molestare. P. pass. molestatu: molestato.
Molestaturi. verb. Chi o che molesta: molestatore.
Molesteddu. dim. Alquanto molesto.
Molèstia. s. f. Noja grande: molestia.
Molestissimamenti. avv. sup. Molestissimamente.
Molestu. add. Nojoso: molesto. Sup. molestissimu: molestissimo.
Moli. s. f. Macchina, edifizio grandioso: mole. || Grandezza: mole.
Molla. s. f. Sorta di drappo: broccato. || – d’oru: canavaccio d’oro. || – ammazzittata: broccato fiorato.
Mollu. V. moddu.
Moltìplica. V. multiplicazzioni.
Molu. s. m. Riparo di muraglia, contro all’impeto del mare, che si fa ai porti: molo.
Momentaneamenti. avv. In un momento: momentaneamente.
Momentàniu. add. Di breve tempo: momentàneo.
Momentu. s. m. Brevissimo spazio di tempo: momento. || di pocu momentu, si dice di cosa di poca importanza: di piccolo momento. || un momentu, risponde chi è chiamato e vuole un pochino di tempo, o in sensi simili: un momento, un momentino.
Momò. avv. Or ora: mo mo.
Monaca. fem. di monacu V.: monaca.
Monacali. V. munacali e derivati.
Mònacu. s. m. (pl. m. monaci: monaci; fem. monachi: monache). Colui il quale, castrando la propria attività sociale, si dava morto al mondo apparentemente, per ridursi (e certi padri, per lasciare più ricco uno, costringean gli infelici altri figli a ridurvisi) in apposite ed omai degeneri comunità, a menar monotona ed oziosa vita: mònaco. || Arnese da scaldar il letto: prete. || cantari monacu ad unu, fargli l’esequie, e met. dar la quadra, burlare uno facendogli pagare ciò che non dovea, o togliendogli la parte che gli spettava. || Prov. nè tonaca fa monacu, nè cricchia fa parrinu, l’apparenza esteriore non è sicuro indizio delle qualità intrinseche: l’abito non fa il monaco. || a picca a picca lu monacu si ficca, si dice di un improntone; poichè il monaco, siccome ozioso, altro pensiero non avea che quello di venir a capo di ciò che volea, e finalmente a poco a poco coll’importunità vi arrivava. || lu primu solu di lu ’nfernu è chinu di succanni di monachi e cricchi di parrini, secondo questo prov. la maggiorità dei monaci e preti deve essere poco di buono. || monaci e parrini viricci la missa e rumpicci li rini, decisamente il popolo conosce questa gente... || di medici e di judici t’arrassa, quannu monaci ’ncontri a largu passa, di li parrini sentiti la missa... (e niente altro): chi bazzica coi preti e intorno al medico, vive sempre ammalato e muore eretico. || Quando uno risponde sgarbatamente a chi domanda se in tal luogo vi era alcuno o simile, dice ’u monacu, cioè nessuno: pinco. || si lu munnu fussi fattu di sasizza lu monacu ’nn ha sempri dui caddozza, tanto è avido. || monacu, s’usa anco add. per dire egoista. E questo fia suggel che ogni uomo sganni!
Monarca. s. m. Il despota dello Stato ordinato a monarchia: monarca.
Monarchìa. s. f. Ordinamento sociale in cui, invece d’esservi alcun eletto dai cittadini ad amministrar l’interesse comune, vi è chi, infeudandosi Stato e cittadini, s’impone padrone siccome di assoluta proprietà: monarchìa. Pel progredire de’ tempi le monarchie sonosi contemperate in forme costituzionali, finchè...
Monàrchicu. add. Attenente a monarca: monàrchico.
Monastèriu, Monasteru. s. m. Abitazione di monaci o monache: monastero.
Monasticamenti. avv. Al modo monastico: monasticamente.
Monàsticu. add. Di monaco: monàstico.
Mònchiu. add. Inetto, fuggifatica: fanullone, schivo, scansardo, ciondolone.
Moncu. add. Manchevole: monco.
Mònfrici. add. Morbido, cedevole al tatto: sòffice.
Mònicu. V. monacu.
Monòculu. add. Che ha un occhio solo: monòcolo.
Monopolista. s. f. Operator di monopolio: monopolista.
Monopòliu. V. manipòliu.
Monotonìa. s. f. Uniformità soverchia di tuono, di stile, o d’altro: monotonìa.
Monòtonu. add. Che ha monotonia: monòtono.
Monsignuri. s. m. Titolo che si arrogano alcuni preti sopra i loro uguali: monsignore.
Monsignurinu. dim. di monsignuri: monsignoretto.
Monsù. Voce, storpiata dal francese monsieur, che si dà a’ parrucchieri, barbieri, cuochi e simili.
Montuusu. V. muntuusu e derivati.
Monumentu. s. m. Edifizio nobile o solenne, pubblico, eretto per memoria o altro: monumento. || Tomba: monumento. || Nome generico di cose antiche: anticaglia.
Mora. s. f. Indugio, tardanza, per lo più in materie di pagamenti: mora.
Morabbutu. V. marabbutu.
Morali. s. f. Costume buono o cattivo: morale. || Dottrina morale: morale. || Qualità morali: morale. || Moralità: morale.
Morali. add. Appartenente a morale: morale. || T. filos. Opposto a fisico o metafisico: morale. || Conforme al buon costume: morale. Sup. moralissimu: moralissimo.
Moralissimamenti. avv. sup. Moralissimamente.
Moralista. s. m. Professore di morale: moralista.
Moralità, Moralitati. s. f. Qualità morali: moralità, moralitade, moralitate. || Costume laudevole: moralità.
Moralizzari. v. a. Ridurre a moralità: moralizzare. P. pres. moralizzanti: moralizzante. P. pass. moralizzatu: moralizzato.
Moralizzazzioni. s. f. Riducimento della cosa a moralità: moralizzazione.
Moralmenti. avv. Con moralità, secondo morale: moralmente. || Secondo il buon costume: moralmente.
Morbidamenti. avv. Con morbidezza: morbidamente.
Morbidettu. dim. e vezz. di morbidu: morbidetto.
Morbidissimamenti. avv. sup. Morbidissimamente.
Morbidizza. s. f. Qualità di ciò che è morbido: morbidezza. || T. pitt. Pastosità: morbidezza.
Mòrbidu. add. Delicato, soffice, liscio: mòrbido. || T. pitt. Colore o disegno fuso, impastato, delicato: morbido. Sup. morbidissimu: morbidissimo.
Morbiduliddu. V. morbidettu.
Morbu. s. m. Male, malattia: morbo.
Morbugàllicu. V. malifrancisi.
Morbusu. add. Che ha morbo: morboso. (Mort.).
Mordaci. add. Che morde, di persona che frizza co’ discorsi: mordace. Sup. mordacissimu: mordacissimo.
Mordacità. s. f. Qualità, di ciò che è mordace: mordacità.
Mordenti. V. murdenti.
Mordorè. Voce straniera, colore giallo rossastro: mordore (Mort.).
Morfitu. add. Velenoso. || Sonnifero.
Moribbundu, Moribbunnu. Che è in termine di morire: moribondo.
Moriggeratizza. s. f. Regola lodevole di costume: morigeratezza.
Moriggeratu. add. Ben accostumato: morigerato. || Discreto.
Mòriri. V. muriri.
Morsa. s. f. Strumento fermato al pancone, con cui gli artefici tengon fermo il lavoro: morsa. || Strumento di legno ad uso di stringere i lavori di legno di fresco incollati, e tenerli fermi finchè la colla abbia fatto presa: morsa. || – a manu, piccola, da tenersi in mano: morsetta. || V. missa. Così a S. Fratello. || Pietra che sporge da’ lati del muro, onde potervi addentellare altro muro: morsa. V. mursagghia. || – di vancu, o ’n testa, o a la tudisca, l’istessa della prima, ma scorrevole: toppo da scorrere, o morsa alla tedesca.
Morsu. s. m. Boccone: morso. || Pezzo di checchessia: tocco, pezzo. || Per pezzo. Anco in senso di tempo o di luogo. || pigghiari un morsu: pigliare un boccone. || pigghiati chiddu morsu chi poi agghiuttiri: bisogna aprir la bocca secondo i bocconi, far tutto secondo si può. || stari un morsu, stare, dimorare un pezzo. || un morsu: un poco.
Mortali. add. Ciò che è soggetto a morire, o reca la morte: mortale. || nnimicu mortali, fin a morte: nemico mortale. || s. e pl. si dice degli uomini: mortali. Sup. mortalissimu: mortalissimo.
Mortalità, Mortalitati. s. f. Il morire in breve spazio molti: mortalità, mortalitade, mortalitate.
Mortalmenti. avv. In maniera mortale: mortalmente. || odiari mortalmenti, grandissimamente: odiare mortalmente.
Morti. s. f. Cessazione della vita: morte. Si dice pur di cosa inanimata. || essiri ’na morti, di cosa che cagioni morte, o noja grande: esser una morte. || a morti o finu a la morti, mortalmente: a morte, infin a morte. || Nel giuoco dell’oca, il sito dove chi arriva paga e ricomincia: morte. || – di subbitu o subbitània, improvvisa: morte subitanea o repentina. E a morti subbitania, vale, all’improvviso: di subito. || Ricettacolo d’acqua o d’altre sozzure: bottino. || E la lastra forata che cuopre il bottino: stellone se è a fori tondi, feritoja se i fori son lunghi. || La figura della morte, cioè lo scheletro: morte. || chista è la sò morti, si dice delle vivande, cioè così vanno apparecchiate: questa è la sua morte. || stari di supra comu la morti, attaccarsi nojosamente appresso alcuno: esser una mosca culaja. || turnari di morti a vita, quando da condizione gravissima a un tratto ci troviamo liberi: tornare da morte a vita. || fari bona o mala morti, morire rassegnato o no: far buona o mala morte. || megghiu la morti! esclamazione disperata. || azzuffarisi cu la morti, essere stato in pericolo di morire. || avirila a morti cu unu, odiarlo mortalmente. || essiri la morti a cavaddu, estenuato: esser la morte; o per ischerzo: esser la morte in coglia o nel tendone. || in casu di morti, in pericolo prossimo di morire: in caso di morte. || mettiri a morti, uccidere: metter a morte. || la morti sicca, per enfasi o per ischerzo a persona magra o che: la morte secca. || in puntu o in fini di morti, agli estremi della vita: in fine di morte. || pron. a la morti sula nun cc’è rimediu, ma alle altre cose sì: a tutto c’è rimedio fuorchè alla morte. || cc’è morti e vita, per indicar che non siamo sicuri del domani o del poi per lasciar indecisi gli affari: la morte non ha calendario. || essiri la morti cu lu gnuranti, dicesi di due che a torto sempre contrastano. || aviri vistu la morti cull’occhi, essere stato in pericolo di morte: aver veduto la morte cogli occhi. || fari la morti chi avia a fari, essersi imbattuto nella gravissima sorpresa che si volea evitare. || morti addisiata nun veni mai, o la morti va unni nun è vuluta, e fui unn’è disiata, a chi si desidera la morte non muore mai: morte desiderata, cent’anni per la casa. || l’acqua e la morti aspettala ca veni, o morti e maritu (o e patruni) nun spiari quannu veni: morte e padrone non domandare quando viene. || la morti veni scusata di tutti: la morte non vuol colpa. || a la morti e a lu pagamentu tarda quantu poi: alla morte e al pagamento indugia quanto puoi. || quannu accumenza la vita nasci la morti, appena si nasce si è soggetti a morire: il primo passo che ci conduce alla vita ci conduce alla morte. || a la morti si spinna lu picciuni, il testamento va in vigore dopo morto il testatore, o simile. || la morti a passu lentu arriva a chiddu chi curri, è inesorabile. || la morti conza e guasta, c’è a chi fa ereditare e a chi fa perdere: la morte altri acconcia, altri disconcia. || la morti nun porta rispettu o a nuddu la pirduna, o nun la pirdunau a Cristu, o nun sparagna re di Francia nè re di Spagna: la morte non sparagna re di Francia nè di Spagna. || la morti veni quannu menu s’aspetta, o quannu menu ti lu penzi la morti veni: la morte viene quando meno s’aspetta. || una bona morti onura tutta la vita, un solo atto onora la vita. || nudd’armatura resisti a la morti, contro la morte non vale armatura. || la morti nun si po’ fuiri, è naturale: nè la morte nè l’amor si può fuggire. || la morti si pigghia li megghiu e lassa li diserrami,siccome de’ primi si ha dolore e degli altri non si tien conto, così ci pare che sempre quelli muojano. || ’na bona morti cumpensa ’na mala vita: un bel morire tutta la vita onora. || cu’ si rallegra di la morti d’autru, la sua è vicina, chi si rallegra del male altrui, ha il male vicino. || morti nun veni mai senza scaciuni, ed è vero, non si muore senza causa.
Mortìferu. add. Che apporta morte: mortìfero.
Mortificari. V. murtificari.
Mortu. s. m. Cadavere: morto. || Chi è passato all’altra vita: morto. || li morti o lu jornu di li morti, l’annua commemorazione de’ defunti: che cade a’ due di novembre: il dì dei morti. || li morti, diconsi que’ regali che si danno a’ bambini in detta festa: la calza (a Firenze). Parte morta: morto. || lu mortu, met. quantità di danari raggruzzolati: grùzzolo, morto. Onde il Lori fa dire alla Mea: Insomma un morto di roba riposto... || aviri lu tortu e lu mortu, modo prov. patire due infortuni ad un tempo: aver il danno il malanno e l’uscio addosso. || lu mortu è ddà, il fatto è manifesto: il morto è sulla bara. || lu mortu in cimiteru, e la monaca in monasteru, ognuno in luogo proprio. || lu stessu mortu ’nsigna a chianciri, l’occasione insegna il modo: il mangiare insegna bere, o, il nemico ti fa savio. || quattru omini ci vonnu a livari un mortu di casa, (e alcuni aggiungono pensa pri un vivu) indica la difficoltà di cacciar da un luogo chi non vuol partirsene. || di lu mortu si nn’havi ’na vota di lu vivu sempri, contro coloro che desiderano la morte di alcuno, per ereditare. || li morti aprinu l’occhi a li vivi: il cataletto acquistar fa intelletto. || nun cc’è mortu senza cantu, nun cc’è zita senza chiantu: non pianse mai uno che non ridesse un altro. || rigurdari lu mortu ’ntavula, le cose spiacevoli non si ricordano fuori luogo: ricordar i morti a tavola. || vegnu di lu mortu e mi dici ch’è vivu, di chi ha veduto o saputo cosa che vien contrastata.
Mortu. add. Uscito di vita: morto. || lingua morta, non più parlata dal volgo: lingua morta. || Ammortito, mortificato: morto. || Di color di morto: morto. || ’nnamuratu mortu, grandemente: innamorato morto. || acqua morta, ferma, stagnante: acqua morta. || mortu di (o di la) siti, di fami, ecc. sommamente assetato, affamato, ecc.: morto di sete, di fame. E mortu di fami, vale pure miserabile: morto di fame. || dinaru mortu, non impiegato; che non frutta: danaro morto. || paisi mortu, dove manca l’attività del commercio. || la festa di li morti, dicesi quando si vuol significare avvenimento funesto. || cchiù mortu ca vivu, spaventato: trambasciato, più morto che vivo; ovvero spossato, che si dice pure stancu mortu: stanco morto. || campari mortu mortu, detto scherzevole e di doppio senso; o aver tutti i suoi agi, o al rovescio. || mortu vivu, persona morta che vada in sogno altrui. || E anche un gioco a carte. || farila morta, sbagliarla. || mortu vale pure tristo, lugubre, flebile: morto. || Addormentato: morto. || Nullo, vano, senza effetto: morto. || sugnu mortu! esclamazione di chi vedesi perduto: son morto! || mortu io, mortu lu munnu, dice ognuno, e più l’egoista: morto io, morto il mondo. || omu mortu nun pò fari guerra, quando uno muore non parla più: uomo morto non fa guerra.
Moru. s. m. Uomo nero d’etiopia: moro. || Sorta di albero buono a far ombra. || V. cèusa niura. || add. Nero: moro. || capizzu di moru, sorta di manto del cavallo: cavezza di moro. || Per modu V.
Morvu. s. m. Escremento che esce dal naso: moccio. || Malattia del cavallo e delle galline: moccio. (Fr. morve: moccio). || Per malattia in generale: morbo.
Moscia. s. f. (An. M.). Stercata: meta.
Mossa. s . f. Il muoversi o muovere: mossa. || dari la mossa, dar la spinta: dar la mossa. || Movimento, commozione: mossa. || Il movimento che il giuocator di scacchi fa fare a’ suoi pezzi: mossa, o mosse pl. || Per partenza. || T. art. Atteggiamento, positura.
Mossu. P. pass. di moviri: mosso.
Mostru. s. m. Animale generato con membra fuor l’ordine naturale: mostro. || Corpo organico di conformazione insolita: mostro. || met. Di cattiva qualità morale, scellerato ecc.: mostro. || T. pitt. Figura grottesca: mostro.
Mostruusu. V. mustruusu e derivati.
Mota. V. strascinu. || Cadenza. || Colpo che dà il battaglio nella campana; un piccolo numero di detti tocchi separati di breve intervallo dagli altri: tocco, rintocco. || Nota musicale (S. Salomone-Marino Bar. di Carini). || cugghiricci la mota, raccogliere le note musicali e disporle secondo armonia.
Moti. s. f. pl. Moine: lezii, fichi. || fari li moti: far i fichi.
Motisa. add. Di certo pelame di gatta. Da mauta, mautisa o motisa che val quanto dire: maltese.
Motivari. v. a. Allegare, addurre i motivi: motivare. || T. mus. Dar l’espressione particolare, il motivo. || T. arch. Fendersi: screpolarsi. P. pass. motivatu: motivato.
Motiveddu. dim. di motivu.
Motivu. s. m. Ciò che muove a fare: motivo. || Causa materiale che produce qualche cosa: motivo. || L’opposizione che fa il giudice con parole all’altrui opinione: objezione. || T. mus. L’espressione di un pensiero musicale in cui il compositore proponesi di rappresentare un oggetto o checchessia: motivo. || sarà motivu chi... per dire, ciò importa che... o ciò vuol dire che... s’usa in varie maniere.
Motu. s. m. Il trasferirsi da un termine verso l’altro: moto. || fari motu, muoversi, camminare: fare moto. || Motivo, impulso: moto. || Sommossa: moto. || dari o mettiri in motu, fare muovere: dar moto. || motu convulsivu, malattia in cui i muscoli si scortano: moto convulsivo. || – propriu, spontanea volontà: moto proprio. E di motu propriu, posto avv., vale spontaneamente: di moto proprio. || – di còlura o primu motu, moto accompagnato da violenza e furore: impeto. Onde mettiri in primu motu, provocar il furore: metter al punto, far entrar i battistini, far pigliar una caldana. || motu è infermità per cui i nervi rimangono più o men privi di senso: apoplesìa. || pigghiaricci un motu, avere grandissimo dispiacere. || Per mota, e si dice veramente di certa terra da far pignatte.
Mòtunu. V. monòtunu. || Sciocco, soro.
Moturi. verb. Movitore: motore. Ed usasi pure figurat.
Moventi. add. Che muove: movente.
Movenza. s. f. Movimento, e in pittura o scoltura, atteggiamento: movenza.
Movìbbili. add. Atto a muoversi: movibile. Sup. movibbilissimu: movibilissimo.
Movimentu. s. m. Il mover o muoversi, moto: movimento. || Sommossa, tumulto: movimento, rivoluzione.
Mòviri. v. a. Dar moto, levar da un luogo per metter in altro: muòvere, mòvere. || met. Indurre: muovere. || Tor via, mutare, cambiare: muovere. || intr. Darsi moto: muovere. || moviri dubbi, liti, questioni, metter innanzi, far nascere, proporre: muover dubbi, questioni, liti. || rifl. a. Darsi moto, esercitarsi: muoversi. || Inteso delle biade che sono ancora sul terreno e mature; esposte a’ venticelli: ondeggiare. || V. smòviri. || – com’un ciuncu, operar mal volentieri: dimenarsi nel manico. || nun ti moviri, si dice familiarmente invece di: aspetta. || Prov. cu’ sta beni nun si movi, è chiaro: chi sta bene non si muove. P. pass. mossu o muvutu: mosso.
Supplemento
Modda. V. cucchiaruni. Sorta di uccello (in Catania).
Modulu. Pezzo di canna su cui tessono le reti.
Morti. L’apertura delle fornaci d’ond’esce il metallo fuso.
Motignu. add. Terreno fangoso.
Motu. V. mauta.