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Nuovo vocabolario siciliano-italiano/TI

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TI

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TE TO

[p. 1027 modifica] Ti. part. che serve ad esprimere il terzo o il quarto caso del pronome tu: ti. || Per te.

Tia. Voce di tutti i casi obbliqui del pronome tu: te. || a tia, modo di chiamare, o di richiamar l’attenzione altrui. || a tia, sai cu’ è chista? Buonarr. il giov. ha: a te, sai tu chi è questa ecc. || a tia comu tia, per ciò che spetta a te: a te come te. || s’io fussi di tia e di mia, se io fossi in te.

Tianata. V. tiganata.

Tianu. V. tiganu e simili.

Tiara. s. f. Arnese che si ponevan in capo i sacerdoti delle religioni antiche, e che usa il papa ora: tiara.

Tìbbari. s. m. Sorta di carrozza aperta, a due ruote ed unica spalliera (Tilbury).

Tibbi. Nelle frase nè tibbi nè catibbi: nè a te nè a me, o nè punto nè poco.

Tìbbia. s. f. Uno dei due ossi componenti la gamba, il più grosso: tìbia.

Tic-dulurusu. s. m. Malattia che consiste in un dolore atroce, che vien a riprese e dura poco: tic doloroso (Mort.).

Ticchi tacchi, Ticchi ticchi, Ticchi tucchi. Voci che imitano il battere di checchessia, il suono di metalli, o altro: ticche tocche.

Tìcchiu. s. m. Capriccio, ghiribizzo: ticchio.

Tìccia. V. cristaredda.

Ticcu. V. tecchiu.

Tichetta V. etichetta.

Tìchiti. V. ticuti.

Tìciu. V. saturu (Mal.).

Tìcuti e dissi (A. modo avv. A tu per tu.

Tiddu-tiddu. V. triddu.

Tidiari. V. tediari e simili.

Tidischella. s. f. Sorta di carrozza aperta: calesse (Perez).

Tidiscuni. s. m. Sorta di carrozza grande a quattro ruote, chiusa: carrozza alla tedesca.

Tiedda, Tiella. V. tigghia (Biundi).

Tiffiti. V. tàffiti.

Tiffuni. V. timpuni (Pasq.).

Tifu. s. m. T. med. Genere di febbre continua, micidiale: tifo.

Tigamata. V. tiganata.

Tiganaru. s. m. Artefice che fa o vende tegami: tegamaio.

Tiganata. s. f. Tanta materia quanto entra in un tegame: tegamata.

Tiganazzu. pegg. di tianu: tegamaccio.

Tiganeddu. dim. Tegamino.

Tiganera. s. f. Arnese composto di più tegami di latta o altro, sovrapposti l’un all’altro, fermati con uncini o simile, e serve per trasportar vivande: portavivande.

Tiganidduzzu. dim. di tiganeddu.

Tiganiredda. dim. di tiganera.

Tiganu. s. m. Vaso di terra cotta o di rame, piatto, con orlo alto, per cuocere vivande: tegame.

Tìgghia. s. f. Vaso di foglia di rame, stagnato dentro, dove si cuociono torte, migliacci ecc.: tèglia, tègghia.

Tigghiata. s. f. Quanto cape una teglia: tegliata.

Tigghicedda. dim. di tigghia: tegghina, tegghiuzza.

Tìgghiu. s. m. T. bot. Albero grande che ha le foglie simili a quelle del nocciolo, e produce frutti tondi, piccoli, non buoni a mangiare; il suo legno serve a lavori d’intaglio: tiglio. Tilia europaea L.

Tigghiuna. accr. di tigghia.

Tighedda. V. tigghicedda.

Tìghiru. add. Feroce come tigre.

Tigna. s. f. Eruzione di pustole sulla cotenna del capo onde esce viscosa marcia: tigna. || met. Fastidio: tigna || fig. Capo: tigna (Lori). || quariari la tigna ad unu, met. montar in furia, incollerire. || scardari la tigna, offendere, battere, far male: grattar la tigna. || cu’ fici la tigna, fici la pici, non v’è male senza rimedio.

Tignitè (A. posto avv. A bizzeffe, a josa.

Tignola. s. f. Insetto che rode la lana e simili cose: tignuola.

Tignolu (A. V. suttili (A.

Tignusazzu. pegg. di tignusu. || Dicesi a donna disonesta, vile: sgualdrina, landrona. || A giovane tristo: giovinastro.

Tignuseddu. dim. Tignosuzzo. || A ragazzo da nulla: garzonastro.

Tignusu. add. Infetto di tigna: tignoso. || Si dice altrui per disprezzo: tignoso. || Per calvo, zuccone. || Per schirpiuni V. || Prov. lavari la testa a lu tignusu, far beneficio a ingrato: pettinar tigna ad uno. || dici lu tignusu a tuttu jucamu fora di livari birritti, nessuno vuole cosa a sè molesta: il tignoso non ama il pettine.

Tigratu. add. Macchiato a guisa della pelle di tigre: tigrato.

Tigrazza. pegg. di tigri.

Tigri. s. f. T. zool. Animale feroce somigliante al gatto, ma più grosso: tigre, tigro, tigra. || met. Uomo feroce.

Tigricedda. dim. di tigri: tigrino, tigretto.

Tigula, V. canali. [p. 1028 modifica]

Tìgulu. V. pantofalu.

Tila. s. f. Lavoro di fila di lino, canape o altro tessuto: tela. || Quel telone o velo che mettesi in chiesa nella quaresima per coprire le figure di santi ecc. || Per fersa V. ed è più italiana. || Sipario. || Quadro, pittura: tela. || met. Insidie: tela. || – di filu e cuttuni: guarnello. || – cruda, quella ancora non imbiancata: tela grezza o cruda. || d’innia: bambagino. || – d’abbissu: bisso. || – battista, quella finissima: tela batista. || – custanza, altra specie fine. || – d’orteca, quella di filo di ortica macerata; e anco quella di cotone colorata a quel modo. || – di casa, fabbricata economicamente per gli usi della famiglia. || –d’olanna: tela d’Olanda. || – cu li reschi: tela liscaja. || – di cuttuni: tela bottana. || – di sacchi: traliccio, ordinaria molto. || in tila, dicesi di persona vestita in soli abiti da sotto, abiti di biancheria come camicia, mutande ecc.: in camicia, in mutande. || Detto delle biade trebbiate, distese nell’aja nettate di paglia. || calari la tila, met. divenire manifesto ciò che era occulto. || la tila è calata, dicesi di una cosa che sia già finita: ecco fatta la festa e corso il palio. || fittu e ncuttu comu la tila di casa, dicesi fig. a uomo troppo noioso e importuno. || Prov. la tila di la vicina pari megghiu, le cose altrui paiono migliori. || cu’ voli tila, si smina lu linu, chi vuole davvero una cosa, apparecchia i mezzi di conseguirla: chi vuol moglie a Pasqua, la quaresima se l’accatti.

Tilami. s. f. Qualità della tela: telaggio. || Quantità di tela: telerìa.

Tilannareddu. dim. di tilannaru.

Tilannaru. s. m. Rivendugliolo di tela: telajuolo.

Tilarazzu. pegg. di tilaru: telajaccio.

Tilareddu. dim. Telajetto, telaretto.

Tilarìa. s. f. Nome collettivo, quantità di tela: telerìa.

Tilaru. s. m. Ordegno per via del quale si tesse la tela: telajo, telaro. || Quello su cui si stende la tela da dipingervi: telajo. || T. tip. Armese di ferro o di legno, nel quale gli stampatori serrano con viti le forme, nel metterle in torchio: telajo. || Quattro pezzi di legname in generale commessi in quadro: telajo. || Qualunque macchina che abbia similitudine col telajo da tessere: telajo. || Quello ove si stende la tela da ricamarvi: telajo da ricamo. || Per tessitore. || E per tilannaru V. || –di la seggia: intelajatura della seggiola. || E anco l’armatura della porta.

Tilaruni. accr. di tilaru.

Tiledda. V. tiletta.

Tileri. s. m. La parte di legno delle armi da fuoco come fucile, pistola ecc.: cassa.

Tiletta, Tiligghia. s. f. Sorta di drappo tessuto per lo più con oro, o argento: teletta.

Tilittuni. s. m. Tessuto più robusto e durevole della semplice teletta, oggidì non più così nominato.

Tillicamentu. s. m. Il titillare: titillamento.

Tillicari. v. a. Eccitar blanda e molle commozione in parte membranosa o nervosa del corpo, solleticare: titillare. P. pass. tillicatu: titillato.

Tiluni. s. m. Il sipario dei teatri: telone. || fig. L’atto del dramma.

Timiami. s. m. pl. Profumi aromatici utili, e grati: timiami.

Timidamenti. avv. Con timidità: timidamente.

Timidettu. dim. di timidu: timidetto.

Timidità. s. f. Qualità astratta di chi è timido: timidità, timiditade, timiditate.

Timidizza. s. f. Timidità: timidezza.

Tìmidu. add. Che teme agevolmente: tìmido. || Dicesi di bastimento che è facile a rivoltarsi, contrario di stabile: bèrgolo, vèrgolo (Car. Voc. Met.). Sup. timidissimu: timidissimo.

Timiràriu. V temerariu.

Timiri. v. a. Aver paura, esser oppresso da timore: temere. || Dubitare: temere || Sentire assai, parlando di caldo, freddo, vergogna e simile: temere. || Onorare, rispettare.

Timmala. s. f. Pasticcio ripieno di maccheroni conditi e carne tritata, dalla figura del tamburo ha preso il nome.

Timmareddu. V. tummareddu.

Timò. Nella frase attaccari a quattru a timò, attaccare due cavalli alla carrozza e due avanti guidati da un fantino; attaccari a menzu timò, attaccar a due cavalli, guidati però dal fantino. Dal Fr. timon: timone (M. Sic.).

Timogna. s. f. Quella massa di varie forme che si fa dei covoni di spighe ne’ campi o nell’aja: bica, barca (Gr. θημωνία: cumolo). || Catasta di cose qualunque.

Timpa. s. f. Luogo un po’ elevato: poggetto. || Salita: erta. || Anco per balza, rupe. || Fianco di monte, costa: pendice. || V. muntarozzu. || timpi, fig. Le natiche. || timpi timpi, vale qua e là in luoghi disagevoli. || Prov. cu’ simina ’nta li timpi ricogghi tampi, chi semina in luoghi erti o disagevoli non raccoglie nulla (Gr. τύμβος: mucchio, tumolo. E in Lat. tempe vale contrada, terra amena).

Timpagnari. v. a. Fornire di fondi le botti.

Timpagnatura. V. timpagnu.

Timpagnolu. s. m. Muretto di divisione tra stanza e stanza: muretto di tramezzo, tramezzuolo. || Pietra piccola parallelepipeda regolare: cantoncino.

Timpagnu. s. m. Il fondo della botte. E la parte del mezzo del fondo stesso dicesi: tìmpano. || V. timpagnolu. Nella scala è la distanza verticale tra un gradino all’altro: alzata (Car. Voc. Met.). || T. arch. La parte del fondo dei frontispizi, che risponde al vivo fregio, suol essere triangolare: tìmpano. || Muro con cui si ottura un vano di porta, finestra o altro, più fine però del resto del muro.

Timpaneddu. s. m. T. tip. Quel telaio che s’incastra nel timpano: timpanello.

Timpanìticu. add. Che patisce di timpanite: timpanìtico.

Timpanìtidi. s. f. Spezie d’ idropisia secca, o ventosa: timpanite, timpanìtide.

Tìmpanu. s. m. Strumento da suono strepitoso, è una pelle stirata fortemente sopra un vaso circolare, concavo: tìmpano. || Una macchina in forma di ruota per tirar su acqua: timpano. || Quella parte del torchio della stampa, coperta di carta pecora o seta, su cui si appuntano i fogli da stamparsi, serrati nella [p. 1029 modifica] fraschetta: timpano. || V. timpagnu all’ultimo §. || – di l’oricchia, membrana interiore della medesima che è strumento principale dell’udito: timpano dell’orecchia. rumpiri lu timpanu ad unu, annoiarlo, infastidirlo con continue ciarle: romper il timpano ad uno.

Timpata. s. f. Atto indecente fatto ad altrui per iscorno, mostrandogli il culo (Da timpa per natica).

Timpatuna. accr. di timpata.

Timpèriu. s. m. Cattivo tempo: tempaccio. || Stato rigido, brutto della stagione: intempèrie. || Stato sensibile dell’aria che agisce sui nostri organi, secondo che è freddo o caldo, secco o umido: tempèrie.

Timpesta. s. f. Commozione impetuosa delle acque, del mare agitato da’ venti: tempesta. || Impetuosa veemenza: tempesta. || met. Affanno, grande turbazione, travaglio: tempesta. || Fracasso di venti, tuoni, acqua ecc.: tempesta. || Furore consumamento: tempesta. || Prov. doppu la timpesta veni la calma: dopo il cattivo viene il buono.

Timpinusu. add. Di tempo che minaccia sempre pioggia, pieno di nuvole: che fa culaja.

Timpiranza. V. temperanza e simili.

Timpirari. v. a. Dar la tempera: temperare. || Correggere, adeguare il soverchio colla forza del contrario: temperare. || Moderare, raffrenare: temperare. || Acconciare la penna ad uso di scrivere: temperare. || Mescolare acqua nel vino: temperar il vino. || Detto di altri fluidi che si uniscono proporzionando al bisogno la quantità: mescere. || – terri; prepararle alla cultura, ammanirle.

Timpirata. s. f. Il temperare: temperamento, temperatura.

Timpiratu. add. Da temperare: temperato. Detto di vino innacquato: annacquato. || viviri timpiratu, bere vino annacquato.

Timpiratura. V. temperatura || Temperamento: temperatura. || – di la pinna, quel taglio che se le fa per renderla atta a scrivere: temperatura.

Timpirinata. s. f. Colpo di temperino: temperinata.

Timpirinazzu. pegg. di timpirinu: temperinaccio in Firenze).

Timpirineddu. dim. Temperinetto.

Timpirinu. s. m. Gentile coltello ad uso di tagliare penne: temperino.

Timpirinuni. accr. di timpirinu.

Timpistari. V. timpistiari. || – di gioi, ricoprire riccamente di gioie: tempestare di gioie (Mort.).

Timpistati. V. tempesta.

Timpistatu. add. Di un ornamento dove sieno incastonate molte gioie, si dice che è: tempestato di...

Timpistiari. v. intr. Menar tempesta: tempestare. || fig. Stare coll’animo travagliato: tempestare. || Affannarsi, travagliarsi: tempestarsi. P. pass. timpistiatu: tempestato.

Timpistusamenti. avv. Con tempesta; impetuosamente: tempestosamente.

Timpistusu. add. Che porta tempesta, che è in tempesta: tempestoso. || fig. Conturbato, agitato, commosso: tempestoso. || Impetuoso, veemente: tempestoso. Sup. timpistusissimu: tempestosissimo.

Timpulata. s. f. Colpo dato colla mano aperta nella tempia o intorno ad essa: schiaffo, tempione.

Timpulatedda. dim. di timpulata.

Timpulatuna. accr. di timpulata.

Timpuliari. v. a. Dare schiaffi: schiaffare, schiaffeggiare. P. pass. timpuliatu: schiaffato, schiaffeggiato.

Timpuliata. s. f. Lo schiaffeggiare.

Timpuluneddu. dim. di timpuluni.

Timpuluni. V. timpulata: tempione.

Timpunarìa. V. attimpunarìa.

Timpunariu, V. attimpuni.

Timpunazzu. pegg. di timpuni: zollone.

Timpuneddu. dim. di timpuni: zolletta, zollettina.

Timpuni. s. m. (pl. timpuna). Pezzo di terra spiccata da’ campi arati: zolla. || Massa di terra dei campi molto soda e compatta: matone, mozzo (Giuliani). || V. timpa, donde deriva timpuni. || Per chiappuni V. || Prov. cu’ scippa timpuna, mancia cudduruna, chi lavora la terra ha del pane.

Timpunusu. add. Pieno di zolle: zolloso.

Timpurali. V. temporali.

Timpuràniu. V. temporaniu.

Timpuriggiari. V. temporeggiari.

Timu. s. m. T bot. Pianta a cespuglio, le foglie opposte, picciolate, ovate, d’un verde bianchiccio; e d’un odore piacevole ed aromatico: timo, sermollino. Thymus L.

Timugna. V. timogna.

Timugnedda. dim. di timogna: barchetta.

Timunedda. V. timunella.

Timuneddu. dim. di timuni. || pl. timunedda, le due aste di legno in cui si attacca un solo cavallo alla carrozza: stanghe.

Timunella. s. f. Carrozzino a quattro ruote tirato da un sol cavallo: timonella.

Timunellu. V. timuneddu.

Timunera. s. f. T. mar. Il posto nel bastimento dove sta il timoniere.

Timuneri. s. m. Colui che governa e dirige il timone nella nave: timoniere, timoniero, timonista.

Timuni. s. m. È una costruzione di legname della forma pressochè di un solido prismatico triangolare, troncato, e serve a dirigere la via di un bastimento: timone. || Quel legno del carro o simili, al quale s’attaccano le bestie che l’hanno a tirare: timone. || met. Guida: timone.

Timuniggiari. v. intr. Regolare il timone: timoneggiare.

Timurateddu. dim. di timuratu.

Timuratu. add. Di buona coscienza, che teme Dio: timorato.

Timuratuni. accr. di timuratu.

Timureddu, Timurettu. dim. di timuri: timoruccio.

Timuri. s. m. Perturbazione d’animo, cagionata da immaginazione di futuro male: timore. || – di Diu, il temere Dio: timor di Dio.

Timurizzari. V. intimuriri.

Timurusamenti. avv. Con timore: timorosamente. [p. 1030 modifica] Timuruseddu. dim. di timurusu: timorosetto.

Timurusu. add. Timido, timorato: timoroso. Sup. timurusissimu: timorosissimo.

Timutu. P. pass. di timiri: temuto.

Tina. s. f. Vaso grande di legname, nel quale si pigia per fare il vino: tino. || Piccol tino: tina. || Vaso di legno o di rame, o di altro a uso di bagnarsi: tinozza. || Quel vaso in cui i tintori ripongon il bagno, con cui tingon i panni: tino. || Vaso per portare il latte: secchione, bigonciolo.

Tinaci. V. tenaci.

Tinagghia. s. f. Strumento di ferro per uso di strignere, di sconficcare, o di trarre checchessia con violenza: tanaglia || Ne’ santi (!) tempi di maggior dispotismo era uno strumento di tortura: tanaglia. || – di punta, quella colle punte acuminate, servono a far catenine, reti ecc.: tanaglia a punta. || – di mettiri ’n capu: tanaglia da tirare. || – a sgurbia o a canali, colle bocche scavate che servono a tenere ferri tondi: tanaglia a sgorbia || – di vota o di gota, quella colle bocche piane, ripiegate a squadra: tanaglia a nasello. || – a forbicia: tanaglia a taglio.

Tinagghiari. v. a. Tormentare con tanaglie: tanagliare, attanagliare. P. pass. tinagghiatu: tanagliato, attanagliato.

Tinagghiazza. accr. di tinagghia.

Tinagghiedda, Tinagghietta. dim. Tanaglietta. || V. rusichinu. || – di viti. Piccolo strumento da stringere le viti, e levarle: cacciavite.

Tinagghiuni. accr. di tinagghia: tanaglione.

Tinata. s. f. Tanta quantità quanto cape un tino.

Tinchitè. V. tinghitè.

Tìnchiti-Tìnchiti. avv. Frettolosamente.

Tincimentu. s. m. Il tignere. || fig. Cattiveria, malfatto, frode: giunterìa.

Tìnciri. v. a. Dar colore, colorare: tignere, tingere. || Imbrogliare, giuntare, levar di sotto denari ad alcuno con frodi o furberie: bollare, frecciare. || Far qualche danno o luffa ad uno: accoccarla ad uno. || tincirisi, vale anche rovinarsi. || essiri tinciutu di gadda niura e vitriolu, essere stato frodato, giuntato: essere stato bollato, o frecciato. || tu mi tincisti e io ti ngramagghiavi, modo prov. che vale se tu mi giuntasti io ti giuntai del pari. P. pass. tinciutu: tinto. || Bollato, frecciato.

Tincitura. s. f. Il colare della cosa tinta: tinta, tintura. || L’azione del tignere: tintura. || La moglie del tintore.

Tincituri. verb. m. Chi o che tigne: tintore. || fig. Truffatore, giuntatore.

Tinciturìa. s. f. L’officina e l’arte dei tintori: tintoria, tinta.

Tinciuta. s. f. L’azione del tignere: tintura. Frode, giunterìa.

Tinciutedda. dim. di tinciuta.

Tinciutina. Lo stesso che tinciuta.

Tinciutu. add. Da tignere: tinto. || Frodato: bollato, frecciato. || Espressione vezzosa della donna all’uomo (Verdone). || Vale anche sciocco: dappoco, chi l’ha avuto accoccata.

Tincu Tincu. posto avv., Ardito, pronto: franco.

Tincuni. s. m. Enfiato che fa la peste ne’ luoghi glandulosi: bubbone. || Quello venereo nell’anguinaglia: tincone (Fanf. Voc. d. u. Tosc.).

Tindigghia. V. tinnigghia.

Tineddu. dim. di tinu: tinella, tinello. || Luogo dove mangiano i cortigiani nelle corti dei principi, i famigliari nelle case private: tinello. || T. magn. Vaso di acqua in cui il fabbro tuffa il ferro rovente: pila (Car. Voc. Met.). || Vaso emisferico di metallo che serve a versare il ranno sul ceneracciolo: cazza, padella, romaiuolo. || Pila nelle cucine, dove si rigovernano le stoviglie adoperate nel pasto: acquaio. || Per truògolo. || Vaso di legno ad uso del calzolai: bigoncetto (Macaluso-Storaci).

Tinghi Tanghi. Voce onomatopeica di rumore di cascata, di percossa ecc.: tiffe taffe.

Tinghitè. V. tignitè.

Tinibbriari. V. scurari (Scob.) Da tenebre.

Tinicedda. dim. di tina: tinozzina.

Tiniddazzu. pegg. di tineddu.

Tiniddottu. s. m. Tinella anzi grande che no: tinellozza.

Tinidduni. accr. di tineddu. || Quello con due doghe forate, entro cui si infila un bastone, per trasportarlo: mastello. || Piccolo tino, che si mette sotto la tina per raccogliere le gocciole che ne cadono nello svinare: tinozza (Pal. Voc. Met.).

Tinidduzzu. dim. di tineddu: tinelletto, tinellino, tinozzina.

Tinìgghia. V. tinnigghia.

Tinili di la saitta. Strumento adunco per fare scattare la corda dell’arco: scattatoio.

Tiniri. V. tèniri. || ’n tiniri, che non è sfatto, si dice di frutta, carne ecc.: fresco. || Mezzo sordo. || Si dice di uomo non troppo vecchio. || lu tiniri di la spata: l’elsa.

Tinituri. s. m. Pezzetto di legno che si conficca in uno dei capi del subbio, e serve a tener tesa la tela nel telaio: ritenitoio. || – di passu, assassino da strada: stradaiuolo.

Tinnaleddu. dim. di tinnali: tendaletto.

Tinnali. s. m. Tenda onde cuopronsi le galere, le barche ecc.: tendale.

Tinnenza. V. tendenza.

Tinnigghia. s. f. Legnetto a guisa di chiodo, che si conficca nel timone dell’aratro, acciò lo tenga fermo: caviglia. || Quella caviglia conficcata al subbio per rivoltarlo: carigliuolo.

Tinnina. dim. di tenna, quella degli sportellini: tendina.

Tinnireddu. dim. di tenniru: tenerello, tenerino, teneruccio.

Tinnirina. s. f. madama tinnirina, si dice a donna affettata, smorfiosa, che tutto le fa impressione: smancerosa.

Tinnirissimu. add. sup. Tenerissimo.

Tinnirizza. V. tennirizza.

Tinnirumi. s. m. Pipite tenere degli alberi: tenerume. || Ramo tenero d’una pianta: tenereto. || Per ischerzo in senso di tenerezze, cioè affezione, cura, zelo: tenerume, e pl. tenerumi (Tomm. D.).

Tinnitu. s. m. (D. B.) Suono di squilla o campanello: tintinno (Lat. tinnitus).

Tinozza. s. f. Quel recipiente di metallo ad uso di bagnarsi: tinozza.

Tinòzzulu. V. tinidduzzu.

Tinta. s. f. Materia colla quale si tigne: tinta. || Colore della cosa tinta: tinta. Per [p. 1031 modifica] tintura V. || Frode, truffa. || menza tinta, tinta leggiera, fra il chiaro e l’oscuro: mezza tinta.

Tintari. V. tentari.

Tintòriu. add. Spettante a tinta: tintòrio.

Tintu. add. Da tingere: tinto. || fig. Non buono: cattivo. || Corrotto, putrido. || Malvagio: tristo. || Inetto: disadatto. || Per lagnusu V. || Infelice, misero: triste. || essiri tintu, inteso di sanità: star male. || o tintu o pintu, modo prov. che è pure uno scherzo nel doppio senso della parola tintu, per tinto, e per cattivo: per lo meno, al peggio. || Prov. tintu è cu’ mori, ca cu’ resta si marita: chi è morto giace, e chi rimane si dà pace (Batacchi e Giuliani), tristo chi l’ha il male, giacchè gli altri non possono far altro che compatire. || prestu e tintu, dinota la brama di far presto, senza badar alla bontà. || tantu sta la robba tinta ’n chiazza, sina chi veni lu tintu e si l’accatta, si dice per pugnere coloro che comperano merce cattiva. (Nel Tomm. trovasi: Tinto per incollerito è nell’uso... e io ho udito, parlando d’uomo arrabbiato, come gli era tinto! era proprio nero! || Bianciardi. Fo la tinta, dice in Corsica la vedova... e vale abbrunata, e non delle vesti soltanto). Ecco come dall’uso di tinto per incollerito, per arrabbiato, per triste, per abbrunato, noi abbiamo poi dato a tintu il senso di cattivo.

Tintura. s. f. L’atto del tignere: tintura. || Superficiale notizia di checchessia: tintura. || Nome generico delle infusioni alcooliche, od eteree ecc.: tintura.

Tintureri. V. tincituri (Fr. teinturier).

Tinturìa. s. f. L’esser cattivo: cattivezza. || Tristizia. || Aggravamento di malattia. || Incapacità: nullaggine. || L’officina e l’arte de’ tintori: tintorìa. || V. lagnusìa.

Tinturiusu. V. lagnusu.

Tinu. s. f. Tina: tino. || – di la saitta, V. tinili.

Tinuri. V. tenuri.

Tinuta. s. f. Il tenere: tenimento. || Possessione, tratto di terreno che si possegga: tenuta. || T. cacc. Campo serrato: chiuso. || Il capire, il contenere in sè, capacità: tenuta. || in gran tinuta, vestito in gala: in gran tenuta. || Le levatrici intendono il prestar aiuto nel puerpero, raccogliendone il parto. || V. in tinuta l’ultimo §.

Tinutazza. accr. di tinuta nel § 2.

Tinutedda. dim. Tenutella.

Tinutu. add. Da tenere: tenuto. || Obbligato: tenuto. || bonu o malu tinutu, bene o mal conservato, governato. || Giudicato, riputato: tenuto. || tinuta, dicesi la donna di parto, che è stata coadiuvata dalla ostetrica.

Tiorba. s. f. Strumento musicale simile al liuto: tiorba.

Tìparu magnu. s. m. Si dice per dinotare cosa oltre misura, grandissima quantità.

Tipari. V. attipari.

Tipidizza. V. tepidizza.

Tìpisi. add. Dicesi di cosa di grave momento, importante. || V. busilli.

Tipografìa. s. f. L’arte della stampa: tipografìa. || L’officina dove si esercita: tipografia.

Tipogràficu. add. Di o da tipografia: tipogràfico.

Tipografiedda, dim. di tipografia.

Tipògrafu. s. m. Chi esercita l’arte della tipografia: tipògrafo.

Tippari. (Scob.) V. stipari.

Tìppiti. V. tuppiti.

Tippu. V. tipu. || V. timpa.

Tipu. s. m. Idea, esemplare, figura, imagine, impronta: tipo.

Tipu. add. Pieno quanto più non può capire: zeppo. || Di persona o bestia che abbia mangiato molto: pinzo. || tipu tipu, così raddoppiato ha più forza: pieno zeppo. || Dicesi di persona grassa e soda quasi sotto la pelle non possa contenersi il grasso: pinzo.

Tir. V. tri, p. e. tir tarì.

Tira. V. carrica al § 2.

Tirabbusciò. s. m. Strumento da cavar i turaccioli: cavatappi, cavaturàccioli (Fr. tire-bouchon).

Tira calzuna. V. tiranti.

Tiracatina. s. m. Colui che tiene la corda o catena dell’agrimensore aiutandolo a misurare.

Tiraciatu. s. m. Chi aspetta l’eredità (Minutilla).

Tiracorda. V. tiracatina.

Tiracristalli. s. m.pl. Galloni con cui si tirano su i cristalli della carrozza: cigna.

Tiraggiu. s m. Il tirare: tiramento. || Il tirare a sorte: tratta.

Tiralinii. s. m. Strumento d’acciaio per tirare linee: tiralinee.

Tiramantici. s. m. Colui che tira i mantici onde farli soffiare: levamantici, tiramantici (Mort.).

Tirannazzu. pegg. di tirannu: tirannaccio.

Tiranneddu. dim. Tirannello.

Tirannìa. s. f. Dominio usurpato violentemente, o tenuto ingiustamente: tirannìa. || Azioni, maniere da tiranno: tirannìa.

Tirannicamenti. avv. Con modo tirannico: tirannicamente.

Tirannicida. s. m. Uccisore del tiranno: tirannicida.

Tirannicìdiu. s. m. Uccisione del tiranno: tirannicidio.

Tirannicu. add. Di o da tiranno: tirannico.

Tiranniggiari. v. a. Far da tiranno: tiranneggiare.

Tiranniscu. add. Di o da tiranno: tirannesco.

Tirannottu. dim. di tirannu.

Tirannu. s. m. Chi usurpa violentamente un dominio, chi abusa del potere o si fa arbitro illimitato d’un popolo, senza il costui consenso, come le monarchie assolute: tiranno. || Persona crudele e ingiusta: tiranno.

Tiranteddu. dim. di tiranti, s. e add.

Tiranterra. Voce composta che vale spilorciu V.

Tiranti. s. m. Fune o striscia di cuoio, o altro, con che si tirano carrozze e simile: tirella. || Striscia di cuoio o d’altro, per tener su i calzoni: cigne, brettelle, bertelle, stracche. || Quelle per tener su i bambini quando cominciano a star ritti: donde, falde. || – di lu frenu: sguancia. || – di li scarpi, laccetti delle scarpe. || T. arch. Pezzo di legname che serve a tener saldi i puntoni del cavalletto di un tetto: tirante. || Per tiracristalli V. || Que’ cappi di nastro agli orli degli stivali per poterseli calzare: laccetti.

Tiranti. add. Che tira: tirante. || Disteso, diritto, spiegato: teso. || Detto di persona piuttosto avara: tirato. || Vale anche contegnoso. [p. 1032 modifica]

Tiràntula. V. tarantula.

Tirantuni . accr. di tiranti.

Tirapedi. s. m. Aiutante del boja, che tira i piedi agl’impiccati.

Tirari. v. a. Condurre con forza muovere verso sè con violenza: tirare. || Scagliare, gettare: tirare. || Strascicare: tirare. || Attrarre: tirare. || Distendere, costruire: tirare. || T. gioc. Vincere, riscuotere il denaro: tirare. || Ottenere a suo modo, spuntare, conseguire: tirare. || Detto di armi da fuoco, scaricarle: tirare. || Detto di muli, cavalli ecc., dar calci, scalciare: tirare. || Detto di tempo, mandar a di lungo: tirare. || Detto di certi lavori come canne da schioppo, e simili, ridurre la loro superficie a convenevole figura: tirare. || Detto dell’oro, dell’argento, vale ridurli colla filiera a sottilissimo filo: tirare. || Detto di vini, chiarire: tirare. || Parlandosi di stampa, imprimere, stampare: tirare. || Riscuotere uno istipendio: tirare. || Cavar fuori a sorte per mezzo di polize: trarre, trarre a sorte. || Ritrarre, ricavare: tirare. || Estrarre, cavar fuori: tirare. || Cavar sentimento da alcuno scritto: tirare. || Allettare, indurre: tirare. || Detto di contratti, procurare quanto più si può di vantaggiarsi: tirare. || intr. Incamminarsi, inviarsi: tirare. || Aver la mira, riguardare, tendere, indirizzarsi: tirare. || Parlandosi di misura, di spazio, allungarsi: tirare. || Giocar di spada, sapere di scherma, esercitar la scherma: tirare, tirar di spada. || Detto di vento spirare: tirare. || tirarila cu unu, non mostrargli confidenza. || tirari a lu munzeddu, tirar addosso a un crocchio di persone, senza riguardo. || tirarisi, intr. pass. vale anco crucciarsi, adirarsi. || – la paga, riscuotere la paga: tirar la paga. Tirano dieci lire al giorno. (Giuliani). || – l’oricchi, fig. ammonire, riprendere altrui: tirare gli orecchi. || – la sita, cavar la seta da’ bozzoli: trar la seta || – ’na scupittata: tirar una schioppettata. || – lu coddu, l’uccider le galline strozzandole: tirare il collo alle galline. || – a la merca, tirar per imberciare: tirar a segno, tor di mira. || – lu lazzu, alzar la corda attaccata al saliscendi, onde la porta si apra: tirare la corda. || – li ponti, ritrarsi ad una impresa, por fine a checchessia. || – pri lu drittu, fig., far la cosa per l’appunto: arar diritto. || – a ’na cosa, agognarvi inclinarvi, tender a una cosa: tirar a una cosa. Nel Giuliani si trova questo esempio: la lepre tira al cavolo, alla lepre piace il cavolo. || tiraricci a una cosa, vale anco averne piacere, tenersene: ambire, p. e. non siamo nemici del vestir bene, anzi ci si ambisce. || – avanti, vivere, campare: regger la vita, p. e. comu siti? tiramu avanti: come state? si campa o si va innanzi. Vale anco, seguitare, non si fermare, passar avanti: tirar di lungo. E anche non badare a checchessia: tirar di lungo. || – la terra, disporre il terreno a pezzi coltivati: impresare (Pal. Voc. Met.). || – li mantici, V. in mantici. || – a calamita, attirar a modo di calamita: tirar a calamita. || – ventu: tirar vento. || – di parti, allontanare, discostare da altri: tirar da parte, da banda, da lato, in disparte. || tirari pri la peddi, o pri ammazzari ecc., cercare di uccidere: dar alla vita. Vale anche star sempre a contrariare, che si dice meglio tirarisi a la peddi. || tira e molla, comando del capitano di nave nel girar di bordo: arrionda. (Zan. Voc. Met.). Si dice pure met. dello insistere o bargagnare in checchessia. || tirari manu, lo dicono gli accoltellatori invitando a cavar fuori il coltello per battersi: cacciar mano. || tira e sagghia, dicon i marinari quando tiran la vela o l’antenna: tira tira. || tirarisi la porta, quando uno scende chiude dietro di sè l’uscio: tirar a sè l’uscio. Onde, tirati la porta: tirati l’uscio. || fari lu tira ed allenta, star tra due, non si risolvere: tentennare. || a tira ed allenta, in modo contraddittorio, contendendo: a tira tira. || a tira tu e tira io, o a tira tira, come sopra, e si dice anco quando si litiga o adoprasi la forza per ottenere o strappare checchessia: far a tira tira. Vale anche litigare pel prezzo di una derrata, d’una merce: squattrinare. || lu sangu tira, il risvegliarsi alcuna inclinazione o altro sentimento da naturale simpatia, somiglianza ecc.: il sangue tira. || nun tirari, detto di infermi o vecchi, vale approssimarsi a morire: tirar l’ajuolo. || tirarinni cu li denti, dicesi per dinotare cordoglio, quando appena si ricava da altrui il proprio alimento. || nun si tirari: non istiracchiare. || o tira ch’è notti, modo proverbiale che vale, e null’altro. || a mia tiri? tu ti nzerti, a me dai? tu ci perdi. || Pron. cu’ troppu la tira, prestu la rumpi, s’intende della corda, ma fig. si dice di chi voglia eccedere in checchessia: chi troppo tira, la corda si strappa. || megghiu una vota tira tira, ca tanti voti cazza cazza: vale più una frustata che cento arri là, val più una cosa energica, che cento mezzi termini. || fa malu tantu cu’ tira, quantu cu’ scorcia: tanto è tenere che scorticare. || tiravi a cu’ vitti e nzirtavi a cu’ nun vitti, ho fallato il colpo.

Tirastivali. s. m. pl. Ganci di ferro col quali ci aiutiamo a cavare gli stivali: tirastivali.

Tirata. s. f. Il tirare: tirata. || Continuazione, lunghezza continua di checchessia: tirata. || Discorso o altro lungo: tirata. || Strappata, stratta: tratta. || Invettiva, composizione acerba contro chicchessia: tirata. || Beuta: tirata. || Duello ad arma corta. || ’nt’ona tirata, difilatamente: in una tirata. || tirata di memoria, V. in memoria. || Atto o detto strano, bizzarro: uscita, scatto.

Tiratedda. dim. di tirata: tiratina, tiratella.

Tirateddu. dim. di tiratu. || Avaro: tiratino.

Tiratigghiu. s. m. Quel filo di seta in cui si avvolta lama d’oro, o d’argento increspato, o arricciato per uso di tessere, o ricamare, o simile: oro o argento riccio.

Tiratina. V. tirata.

Tiratu. add. Da tirare: tirato. || Disteso: tirato. || Avaro: tirato. || Chiaro e limpido, proprio del vino: tirato. || Dicesi di chi si tiene sopra di sè, sta troppo sulle sue: sostenuto. || drittu tiratu, difilato: tirato. || tiratu pri cca, per forza, malgrado: tirato per la gola, colla corda al collo. || tiratu pri li denti: per forza a mala pena. [p. 1033 modifica]

Tiratura. s. f. Il tirare: tiratura. || L’atto e l’effetto del tirare degli stampatori, e il prezzo che si paga per ciò: tiratura. || L’alzare e ciò che si paga a colui che alza i mantici degli organi nelle chiese: alzatura di mantici (Tomm.).

Tiraturi. verb. Chi o che tira: tiratore. || Chi è valente imberciatore: tiratore. || Schermitore bravo. || Quella pietra che usano i tessitori per tenere tirante la massa dei fili. || V. turculeri. || V. casciuni. || Due sporgenze di ferro dove nelle piccole carrozze si attaccano le stanghe. || La corda lunga attaccata alla unione delle due contrine, con cui l’uccellatore tira le reti: tiratojo. || Per catu V. (all’Alia). || Arnese per trarre la brace dal fuoco: tirabrace.

Tirdinareddu. dim. di tirdinari. || Quel vano che vedesi all’una delle estremità dell’uovo, che pare un torlicino: follicolo dell’aria.

Tirdinari. s. m. Era fino al 1860 una moneta di Sicilia che equivaleva a un centesimo circa. Metatesi di tri dinari, V. dinaru § 1° || nun valiri tirdinari, valer poco davvero: non valer un soldo. || tirdinari e mi cci miscu, per baja dicesi di tale che mette il naso per tutto: ciaccino, ficchino. E di un presuntuoso che voglia intromettersi in cose superiori al suo merito: ogni cencio vuol entrar in bucato.

Tiredda. s. m. Superficie serrata, di uomo grasso (Pasq.)

Tiriaca. V. triaca.

Tirichitì. s. m. Sorta di uva di piccioli chicchi.

Tirichitolla. V. ebbirichitolla.

Tiriddu. V. canneddu § 1°.

Tirilliari. (An. M.) V. sfardari.

Tiringattu (A. V. toccamuru (a.

Tiripitirri. s. m. pl. Piacevolezze, affettazioni: lezii, moine.

Tiririddu. V. triddu. || V. anche fretta.

Tiritànghiti. V. tiritìnghiti.

Tiritàppiti. V. tappiti.

Tiritìnghiti. E si dice: tiritinghiti e tiritanghiti, per esprimere il dar delle batoste: picchia ch’i’ picchio.

Tiritùffiti. V. tàppiti.

Tiritùffulu. V. tartuffulu.

Tiritùppiti. V. tùppiti.

Tirminari. V. terminari.

Tirmintina. V. trimintina.

Tirnetta. V. trina.

Tirniceddu. dim. di ternu: ternetto (in Firenze).

Tirnità, Tirnitati. V. eternità. || Sta pure per trinità V.

Tirraggeri. s. m. Quegli che tiene gli altrui poderi a fitto, con pagar tanta parte di raccolto secondo la convenzione: mezzadro.

Tirragghi. s. f. pl. Lavori di terra fine, ma inferiore alla porcellana: terraglie.

Tirraggiolu. s. m. Canone enfiteutico, che si paga in derrata, quando si semina la terra a biada.

Tirràggiu. s. m. Affitto che si riceve dalla terra: terràtico.

Tirraloru. add. Colui che trasporta terra, arena, mattoni o rottami di fabbriche colla carretta o colle bestie.

Tirraneddu. dim. di tirranu.

Tirranu. add. Che è in sulla piena terra, o fatto in terra, o che si alza poco da terra: terragno. || Detto di case a un solo piano: casa terragna.

Tirrazza. pegg. di terra: terraccia. || V. tirrazzu.

Tirrazzanu. add. Natìo o abitator della terra o città: terrazzano.

Tirrazzu. s. m. Parte alta della casa, scoperta, o aperta da una o più parti: terrazzo. || Per sterru V.

Tirrazzuni. accr. di tirrazzu: terrazzone.

Tirrenu. V. terrenu.

Tirrestri. V. terrestri.

Tirri. Detto ripetutamente, tirri tirri, vale: prestamente; e talora: strapazzatamente.

Tirribili. V. terribbili e seguenti.

Tirribbilìa. s. f. Cose terribili. || È anco add. V. terribili.

Tirribbìliu. s. m. Qualità di ciò che è terribile: terribilità. || fig. Per dinotare gran quantità di cose e persone: visibilio. || Fracasso, confusione: scompiglio, buglione.

Tirribiliuni. accr. di tirribbiliu.

Tirrìbbuli. Idiotismo per terribbili V.

Tirricciola. dim. di terra, terra sottile e leggiera: terriccia. || In senso di piccolo paese: terricciuola, terretta.

Tirricciuledda. dim. di tirricciola.

Tirricedda. dim. di terra.

Tirrichitì. s. m. Trastullo formato di mezzo guscio di noce, con una cannuccia attaccata, che urtando colle dita fa certo suono come un richiamo da pettirosso.

Tirrignu. add. Che ha qualità della terra: terrigno.

Tirrimutuni. accr. di terremotu. || Si dice per dire grado eccellente nel proprio genere, onde lu tirrimutuni di l’omini. || Per esprimere anche gran quantità: un visibilio.

Tirrinchiànculu. add. Di uomo di statura bassa, carnacciuto, tozzo: tonfacchiotto.

Tirrineddu. dim. di tirrenu: terrenello, terreno magro.

Tirrinu. V. tirrenu.

Tirripitirri. Voce scherzevole per imitare qualche suono. || V. tirripitirri.

Tirritòriu. V. territòriu.

Tirritu. s. m. Tela listata da materazze

Tirrozzu. s. m. Terreno magro: terrenello. || Terra incolta: terra soda. || V. stirratura. || Terra e pietre trite mescolate: terriccio. || siminari a tirrozzu, senza maggese. || Prov. tirrozzu, fazzu quantu pozzu, quando la terra non risponde, non v’è lavoro che tenga.

Tirrunaru. s. m. Chi fa o vende torrone, e anco altri dolci; specialmente quelli che vanno vendendolo dovunque ci son feste o fiere: bozzolaro (così parmi aver udito da uno di Firenze). || Per dolciere in generale, di quelli che van girando colle loro baracche. || Per celia, dicesi di chi va girando per diletto per ogni festicciola, o si trova presente a ogni menoma riunione.

Tirruncinu. s. m. Confezione di zucchero e pistacchio, ridotta a sodissima consistenza. || Sorbetto di mandorle e pistacchi.

Tirruneddu. dim. di tirruni.

Tirruni. s. m. Confezione di mandorle, zucchero ed albume, ridotto a consistenza: torrone. || Per sim. di cose sode o dolci. [p. 1034 modifica]

Tirruri. V. terruri.

Tirrusu. add. Imbrattato di terra: terroso.

Tirruzza. dim. di terra. || Per tirrozzu.

Tiru. s. m. Distanza che è dal luogo onde si tira al luogo dove si colpisce: tiro. || Parlando del tirare delle armi a fuoco è lo scaricarle, e il colpo che si fa tirando, e il cogliere la cosa a cui si tira: tiro. Prende diversi nomi, come, tiru di cannuni ecc.: tiro di cannone ecc. || un tiru di badda, una piccola distanza: un trar di mano. || a tiru di badda o di scupetta, essere dentro lo spazio dove arriva il tiro del moschetto: esser a tiro di moschetto. || essiri a tiru, esser al punto debito: esser a tiro. E met. esser vicino alla conclusione: esser a tiro. || a tiru, entro la distanza giusta. || Ne’ giuochi di palla o simili, tiru è ogni gittata, ogni battuta di palla: tiro. || a tiru di futtiri, per dire a bizzeffe: a cascare, p. e. gli diedi pugni a cascare. || Caruso cita tiru per arguzia. || Offesa, giarda, o beffa fatta altrui insidiosamente: tiro. || tiru siccu, sorta di malattia dei cavalli: tiro secco. || mali di tiru, V. in mali. || tiru a dui, a quattru ecc., dicesi di carrozza o simile tirata da due, da quattro cavalli ecc.: tiro a due, a quattro ecc. || tiru o tiru magnu, sorta di serpente: tiro. Per trupianu V.

Tiruciniu. s. m. Noviziato, studio per apprendere alcuna arte o scienza: tirocìnio.

Tiruni (A. posto avv. In una lunga tirata.

Tirzalora. s. f. Pietra dolce di superficie piana, fatta a forma di mattone grande. || Specie di archibugio corto: terzeruolo. || La minor vela della nave: terzeruolo.

Tirzaloru. s. m. Bariletto due terzi minore del barile: terzeruola. || Scolare della terza scuola, ossia dell’infima grammaticale.

Tirzanà. V. arsinali.

Tirzana. s. f. Febbre che viene un dì sì e uno no: terzana. || – duppia o dui tirzani, quella che vien ogni giorno, ma che ha i parosismi alternamente simili; terzana doppia. || (Mal.) Per tirzalora V. al § 3.

Tirzanazza. pegg. di tirzana: terzanaccia.

Tirzanedda, dim. Terzanella.

Tirzaneddu. s. m. Seta soda, seta fatta di doppii: terzanella. Per trippu V. || passari lu tirzaneddu, beffare, canzonare: dar la soja.

Tirzarìa. s. f. Una delle tre parti di cosa che si numera per tempo, o simile: terzerìa . || mettiri a tirzarìa, dicesi di poderi, seminare una terza parte, per lasciar il resto a pastura, e poi l’anno appresso altra terza parte ecc. || lassari la tirzarìa ’nt’on feudu, lasciar un terzo della terra incoltivato.

Tirzata. V. tirzarìa. || V. trizzata.

Tirzettu. V. terzettu.

Tirziari. V. trizziari. || Misurare a un terzo per volta.

Tirziatu. add. Detto delle paghe convenute di quattro in quattro mesi, conforme alla pattuita maniera,

Tirziaturi. V. trizziaturi.

Tirzignu. add. Di animali col piè fesso, che hanno tre anni.

Tirzinu. V. tirzuariu.

Tirzola. V. trizzola.

Tirzuàriu. s. m. Frate servente: torzone.

Tisa. V. ddisa.

Tisaloru. V. ddisaloru. || – di viti: tralcio (Mal.).

Tisana. s. f. Bevanda cotta di orzo in acqua: tisana. || Vino fatto con orzo: tisana.

Tisata di tilaru. s. f. Estensione di telajo.

Tisellu. V. tusellu.

Tisi, Tisichizza. s. f. Infermità di polmoni ulcerati, che cagiona tosse, e fa sputar marcia: tisichezza, tise, tisi.

Tìsicu. add. Infetto di tisichezza: tìsico.

Tisicumi. s. m. Tisichezza: tisicume. || met. Cosa scarna, magra, consumata: tisicume.

Tisicuzzu. dim. di tisicu: tisicuzzo.

Tisimentu. s. m. Il tessere: tessimento.

Tissitura. f. s. Il tessuto, il tessere, il modo di tessere e col quale è tessuto il lavoro: tessitura.

Tissituri –tura. verb. Chi o che tesse: tessitora –trice –tora.

Tissìvili. add. Atto a tessersi.

Tissutu. s. m. Cosa tessuta: tessuto. || Per sim. l’unione dei sistemi organici degli animali risultante dalla composizione delle speciali fibre ecc.: tessuto. || add. Da tessere: tessuto.

Tistaleddu. dim. di tistali: capestruzzo, capestrello.

Tistali. s. m. Quella fune con che si legano gli animali per la testa: capestro. || V. cappucciu. || V. tistera. || livali lu tistali ad unu, fig., smascherarlo.

Tistamentu. V. testamentu.

Tistardàggini, Tistardarìa. s. f. Ostinazione, caparbietà: cornaggine, cocciutaggine.

Tistardu. add. Caparbio, testereccio: testardo. || Prov. cu’ è tistardu va di mali ’m peggiu, è chiaro.

Tistaredda. V. cristaredda.

Tistaruteddu. dim. di tistarutu.

Tistarizzu, Tistarutu. Testardo: testereccio.

Tistata. s. f. Percossa data col capo: capata, zuccata.

Tistatedda. dim. di tistata.

Tistàvili. add. Che può testare (Pasq.).

Tistazza. pegg. di testa: testaccia.

Tistera. s. f. Parte della briglia che passa sopra la testa del cavallo, dietro le orecchie: testiera. || Arnese di legno a foggia di testa, per tenervi su le parrucche, e simile: testiera. || V. ciucca o cappucciu. || Arnese di panno che si tien in capo per difendersi dal vento, dalla pioggia: pappafico. || Parte del letto dove è il capezzale: capo del letto.

Tisteri. V. cuverchiu.

Tistetta. V. chiappuni.

Tistiamentu. V. tistiata.

Tistiari. v. intr. Muovere la testa in segno di minaccia, di sdegno, di canzonatura ecc.: crollar il capo.

Tistiata. s. f. da tistiari: crollata di capo.

Tistiatedda. dim. Crollatina di capo.

Tisticedda. V. tistuzza. || – di mortu, T. bot. Pianta di steli ramosi, lisci, foglie lanceolate, lisce, intere; fiori a spiga, grandi, rossi o bianchi, i suoi semi maturi somiglian un teschio: antirrino, ceffo di vitello. Antirrhinum siculum L. [p. 1035 modifica]

Tistificari. V. testificari.

Tistimoniu. V. testimoniu e simili.

Tistinu. V. testinu.

Tistirina. V. tistera.

Tistotta. V. tistetta.

Tistudda. dim. di testa, ma s’intende di quella d’agnello, capretto ecc., staccata: testicciuola.

Tistùina. V. tartuca.

Tistuna. accr. di testa: testona.

Tistuneddu. dim. di tistuni.

Tistuni. accr. di testa: testone.

Tistuta. V. testagrossa.

Tistutu, V. tistatura.

Tistuzza. dim. di testa: testina, testolina, capina. || Per tistudda V. || – nica! si dice a uomo di poco cervello: testuccia! capacchiolo!

Tisu. add. Disteso, diritto: teso. || Detto di occhi, furbi. || Si dice ad uomo sano, svelto. || Non addormentato: sveglio. || tisu tisu, di chi cammina colla persona ben dritta: impettorito. || Vale anche, petulantemente. || Difilato. || tisu comu un fusu: dritto come un fuso.

Tisuliddu. dim. Rittino.

Tisuni. accr. di tisu.

Titì. s. pl. Così chiamano con nome generico ogni coserella che diasi a bambini per baloccarsi: gingillo, nìnnolo (Capuana).

Titibbubbu. V. pipituni, sorta d’uccello (Mal.).

Titicari. V. tillicari.

Titiddu. s. m. Dicesi per vezzo il capezzolo: zèzzolo (Vinci dal Gr. τιθτός: mammella).

Titillamentu. V. tillicamentu.

Titillari. V. tillicari. || Per stuzzicare la voglia.

Titimalu. V. camarruneddu.

Titubbanti. add. Che tituba: titubante.

Titubbari. v. intr. Vacillare, star ambiguo: titubare.

Titulari. add. Che ha titolo, che appartiene a titolo: titolare. || Che ha il titolo e non la sostanza: titolare. || sost. Dicesi il santo a cui è dedicata una chiesa, un benefizio, o simile: titolare.

Titulari. v. a. Dar titolo: titolare. || Nominare, appellare: titolare. P. pass. titulatu: titolato.

Titulàriu, s. m. Libro de’ titoli che serve di regola come usar titoli: titolario. || Tutta la filza dei titoli di alcun gran personaggio.

Titulatu. s. m. Personaggio che ha titolo di signorìa o di dignità: titolato.

Titulicchiu. dim. di titulu.

Tìtulu. s. m. Dignità, grado o nome che significhi tali cose: titolo. || Iscrizione, denominazione: titolo. || Cognome: titolo. || Vanto, fama: titolo. || Pretesto colore, motivo: titolo. || Benefizio, patrimonio de’ cherici per esser ordinati: titolo. || Il punto sopra la i, e qualunque lineetta, accento ecc.: titolo. || dari li giusti tituli: titoleggiare.

Tituluni. accr. di titulu: titolone.

Tiuluggìa. V. teologgìa.

Tiurbinu. V. spinetta.

Tiurìa. V. teoria.

Tivigghia V. divigghia.

Tizziu. Nome che si dice per accennare persona qualunque: Tizio; come Cajo ecc.

Tizzunaru. s. m. Fiaccola, per lo più usata dai pescatori, è un pezzo di libano unto e acceso.

Tizzunata. s. f. Colpo di tizzone.

Tizzunazzu. pegg. di tizzuni.

Tizzuneddu. dim. Tizzoncello, tizzoncino.

Tizzuni. s. m. Pezzo di legno bruciato da un lato: tizzone, tizzo. || fig. Ad uomo nero, moro. || – d’infernu, a uomo perverso: tizzone d’inferno. || Prov. du’ tizzuna astutati nun ponnu appiccicari, si dice degli amanti in cruccio, o simile. || nun cc’è tizzuni senza fumu, non vi è uomo senza vizio: ogni legno ha il suo tarlo.

Supplemento

[p. 1157 modifica] Ticchena. V. jittena.

Tìci. s. m. V. tistaredda (In Licata).

Tigghiu. add. Snello.

Tignuseddu. V. schirpiuni (In Licata).

Tirriciacchiti. V. pirnici di mari.

Tiruni. V. giaju.

Tistazza. s. f. Sorta d’uccello: averla cenerina.

Tisticchiu. dim. di testu.

Tistuni. s. m. Sorta d’uccello: gobo rugiadoso.

Tistuzzu. V. tisticchiu.

Tizzu. V. smiccu. [p. 1158 modifica]