Moreno Morani
Dal 2018 membro dell'Accademia Ambrosiana (Milano), Classe di Scienze Orientali
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Papers by Moreno Morani
Dal primo capitolo:
Morani-Regoliosi, Cultura classica e ricerca del divino, ed. Il Cerchio(...) Due caratteri si riconoscono come distintivi della tragedia greca: la sua autenticità e la sua originalità. Con autenticità intendiamo dire che, tra tutte le manifestazioni artistiche greche, la tragedia è tra quelle che più compiutamente rappresentano il modo di pensare e il mondo ideale dell’uomo greco o, per meglio dire, della civiltà greca in un momento specifico del suo sviluppo storico-culturale. Esiste un legame inscindibile fra tragedia e mondo della polis ateniese: la cultura dell’Atene classica costituisce lo sfondo culturale sul quale la tragedia poggia e ne è condizione essenziale. Non potremmo leggere e capire una tragedia, se non tenessimo adeguatamente conto di questo. La nascita e il momento di massima fioritura della tragedia coincidono cronologicamente e idealmente con l’organizzarsi di un sistema di ideali che contraddistingue in modo preciso l’esperienza di Atene in quel variegato e molteplice insieme culturale a cui in modo generico (e largamente approssimativo) diamo nome di civiltà greca. (...) Eppure, anche una volta stabilito tutto questo, quando ci chiediamo: «Che cosa è la tragedia greca?», dobbiamo confessare la nostra incapacità di dare una definizione sintetica. È difficile individuare, dal punto di vista delle tematiche e dei contenuti, elementi comuni che convengano a tutte le tragedie; riconosciamo una sostanziale unità di fondo sfaccettata in una straordinaria molteplicità. Potremmo limitarci agli aspetti strutturali, e affermare che la tragedia greca è caratterizzata, oltre che dal suo carattere teatrale (per cui le azioni sono rappresentate e imitate, non descritte: è un’azione, un drâma, non un racconto), per esempio da un certo numero (variabile nel tempo) di attori, dalla presenza del Coro, da una scansione alternata di parti dialogate e di parti corali, da un codice che impone l’uso di registri linguistici diversi nelle parti dialogate e nelle parti corali (le prime si rifanno almeno inizialmente alla lingua della tradizione poetica epico-ionica, per avvicinarsi sempre più alla lingua di Atene; le seconde sono più legate alla tradizione della lirica corale, e quindi modellate, sia pure in modo sempre più vago, secondo una norma linguistica che accoglie elementi in dialetto dorico), dall’uso di determinate forme metriche (diverse per il dialogo e per le parti corali), da determinati costumi e maschere, e altri aspetti esterni di questo genere. Ma se passiamo allo spirito che anima la tragedia, quando, in una parola, ciò che vogliamo definire non è la tragedia, ma il senso del tragico, allora il discorso si fa molto più problematico.