Papers by Anna Maria Medici
The aim of this essay is to look at the shape of the Mediterranean region by adding to the perspe... more The aim of this essay is to look at the shape of the Mediterranean region by adding to the perspective handed down by Mediterranean sedentary civilisations the peculiar perspective of the peoples of Maghrib with their nomadic legacy. From this point of view, we could observe some new perspective shapes of the Mediterranean “Plaza”, of its edges and systems of connections: the Mediterranean sea was not a single basin, but a system of connected basins. Furthermore, by looking at the Mediterranean history from the southern edge of the sea, at the beginning of the contemporary era a deep change in the regional system of networks has occurred, as a result of the fall of Saharan nomadic networks. The Maghribi historical perspective can open to us a very special pathway to the comprehension of the Mediterranean modernity, mainly because of its long tradition of nomadic-sedentary interrelation. The epoch-making challenges inherited from the collapse of nomadism in the recent past could be a...
"Remarks on the institution of waqf in 2... more "Remarks on the institution of waqf in 20th century's Tunisia and Egypt (abolition of waqf, welfare state, "neo-waqf"). Negli anni Venti e Trenta del Novecento, a Tunisi, al Cairo, a Istanbul, era in atto sulla stampa una vigorosa critica alla gestione di ingenti patrimoni codificati nella tradizione giuridica islamica (una sorta di manomorta musulmana) e si invocava da più parti l’abolizione della corrispondente forma istituzionale, giudicata “antiprogressista” e di gravissimo ostacolo allo sviluppo economico e politico delle locali comunità. Questo dibattito, animato dalle élites nazionaliste dell’area, giungeva a seguito di un lungo percorso di riforme per la modernizzazione dello Stato che, in Egitto e in Tunisia, aveva progressivamente ripensato forme e ruoli della statualità, nella sua dialettica con la giurisprudenza islamica, portando lo Stato a ridefinirsi – durante la fase coloniale – su base di nazionalità. "
Italian colonialism and religions. XIX-XX s.
"Esclavage; Tunisie; Abolition de l'esclavage; ... more "Esclavage; Tunisie; Abolition de l'esclavage; Course, armée et réformes à Tunis - mamelouks - les esclaves après l'esclavage. Slavery; Abolition; Tunis; "color-bound" slavery?; - mamlouks; reformism in precolonial Tunisia; slaves after the end of slavery. - La Reggenza di Tunisi, provincia imperiale ottomana del Nord Africa, fu il primo paese musulmano a decretare l'abolizione della schiavitù con un provvedimento del gennaio 1846, a firma del bey Ahmad (1837-1855), a coronamento d'una complessa e controversa stagione di iniziative beylicali. L'abolizione proclamata a Tunisi giungeva con undici anni di anticipo sull'analoga deliberazione imperiale ottomana e precedeva di due anni la cosiddetta seconda abolizione in Francia. Benché non propriamente classificabile come schiavista, al pari di larga parte del Dar al-Islam, la società tunisina aveva fatto nei secoli costante ricorso alla schiavitù, imposta in forme diverse ad individui allogeni introdotti nel paese a seguito sia di cattura, sul mare o su terra, sia di acquisto, su mercati africani o asiatici."
La verità è che la lettera dell’Islam, in fondo, c’entra ben poco. E si dovrebbe riconoscere che ... more La verità è che la lettera dell’Islam, in fondo, c’entra ben poco. E si dovrebbe riconoscere che per comprendere i problemi e le ragioni delle donne musulmane immigrate in Europa è poco utile interrogarsi su “ciò che dicono veramente le religioni”.3 Come osserva lo storico e saggista Amin Maalouf: “Ci si può immergere finché si vuole nei libri sacri, si possono consultare gli esegeti, raccogliere argomentazioni: ci saranno sempre interpretazioni differenti, contraddittorie [...] Tutte le società umane hanno saputo trovare, nel corso dei secoli, le citazioni sacre che sembravano giustificare le loro pratiche del momento”.4 Ci si dovrebbe forse “rassegnare”, oggi in Europa, ad affrontare le questioni islamiche contemporanee rinunciando al tocco di esotismo offerto dalle cripto-melodie delle citazioni coraniche.
"Toutes les armées du monde ont utilisé mais... more "Toutes les armées du monde ont utilisé mais rarement montré une main-d'œuvre "servile". L'histoire a longtemps été silencieuse à ce sujet, à part peut-être le zouave de Banania... Comment expliquer que des esclaves et des affranchis, dont le nom a toujours été ressenti par les autorités comme une menace latente, ont été engagés comme soldats dans des corps d'élite, des milices ou l'armée régulière ? Sur quels types de loyauté, de fidélité se fondaient ces mêmes, autorités pour prendre de tels risques ? * Dans les années trente du XIXe siècle, un navire en provenance d’Orient amenait à Tunis un petit circassien (qui prendra plus tard le nom d’Husayn) et d’autres enfants esclaves. Ces jeunes « infidèles », qui furent remis au gouverneur de la Régence maghrébine (le bey), ne se doutaient pas qu’ils allaient être les derniers esclaves mamelouks de l’histoire tunisienne. Achetés par le beylicat de Tunis sur les marchés ottomans de la Méditerranée orientale et venant en majorité, à l’époque, d’Asie centrale ou d’Europe orientale, ils étaient destinés, une fois adultes et instruits, à faire partie du corps des mamelouks, esclaves blancs chargés de fonctions administratives ou militaires. Dans la petite Régence ottomane, ils constituaient une élite allogène d’esclaves et d’affranchis très étroitement liée aux détenteurs du pouvoir. "
Held in TrustWaqf in the Islamic World, 2011
In Cyrenaica, as elsewhere in the Muslim Mediterranean, waqf constituted a major resource, and so... more In Cyrenaica, as elsewhere in the Muslim Mediterranean, waqf constituted a major resource, and so was an important part of the Italian colonial authorities‟ efforts to sustain the initiative of occupation. The importance of waqf in the economic, strategic, and cultural fields, ...
L'acquisizione di terre e lo sfruttamento agricolo su larga scala furono parte integrante della c... more L'acquisizione di terre e lo sfruttamento agricolo su larga scala furono parte integrante della conquista coloniale in Africa del Nord, sia francese sia italiana. In questo capitolo fondiario della colonizzazione sono compresi una serie di istituti, pratiche, valenze simboliche e culturali che hanno strettissimo rilievo nelle definizioni (e continue ridefinizioni) delle appartenenze. L'agire sulla risorsa territorio, per operare sul patrimonio locale e su sentimenti di appartenenza per renderli coerenti con il nuovo quadro coloniale, è stato intento consapevole ed esplicito delle politiche coloniali sulla terra in Africa del Nord. Il rapporto delle popolazioni con il territorio, le istituzioni che regolamentano tale rapporto ed i codici che lo esprimono -sia linguistici sia giuridici -sono sempre al centro delle transizioni politiche e a maggior ragione sono stati oggetto di intervento per le politiche di colonizzazione. In tal senso, le manipolazioni delle istituzioni locali hanno dovuto tenere in conto l'impatto sulle popolazioni e sull'appartenenza.
... L'Africa che cambia / Organizzatore: Cristiana Fiamingo Partecipanti: Cristiana Fiamingo... more ... L'Africa che cambia / Organizzatore: Cristiana Fiamingo Partecipanti: Cristiana Fiamingo, Maria Cristina Ercolessi, Leonardo Ditta, Jean Lèonard Touadi, Mario Zamponi, Arrigo Pallotti, Anna Maria Gentili, Anna Maria Medici, Nadia Valgimigli, Itala Vivan, Bruno Riccio, Marco ...
L'idea di 'civiltà', come strumento per fare storia e costruire appartenenze, è stata al cuore de... more L'idea di 'civiltà', come strumento per fare storia e costruire appartenenze, è stata al cuore della rappresentazione coloniale del Mediterraneo; ma si è rivelata inservibile per pensare le sembianze del mondo e le società umane.
Mediterranean; human history; colonialism; civilizations; modernization.
Méditerranée; histoire humaine; colonisation; civilisations; modernité.
Esclavage; Tunisie; Abolition de l'esclavage; Course, armée et
réformes à Tunis - mamelouks - le... more Esclavage; Tunisie; Abolition de l'esclavage; Course, armée et
réformes à Tunis - mamelouks - les esclaves après l'esclavage.
Slavery; Abolition; Tunis; "color-bound" slavery?; - mamlouks; reformism in precolonial Tunisia; slaves after the end of slavery.
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La Reggenza di Tunisi, provincia imperiale ottomana del Nord Africa, fu il primo paese musulmano a decretare l'abolizione della schiavitù con un provvedimento del gennaio 1846, a firma del bey Ahmad (1837-1855), a coronamento d'una complessa e controversa stagione di iniziative beylicali. L'abolizione proclamata a Tunisi giungeva con undici anni di anticipo sull'analoga deliberazione imperiale ottomana e precedeva di due anni la cosiddetta seconda abolizione in Francia.
Benché non propriamente classificabile come schiavista, al pari di larga parte del Dar al-Islam, la società tunisina aveva fatto nei secoli costante ricorso alla schiavitù, imposta in forme diverse ad individui allogeni introdotti nel paese a seguito sia di cattura, sul mare o su terra, sia di acquisto, su mercati africani o asiatici.
La verità è che la lettera dell’Islam, in fondo, c’entra ben poco. E si dovrebbe riconoscere che ... more La verità è che la lettera dell’Islam, in fondo, c’entra ben poco. E si dovrebbe riconoscere che per comprendere i problemi e le ragioni delle donne musulmane immigrate in Europa è poco utile interrogarsi su “ciò che dicono veramente le religioni”.3 Come osserva lo storico e saggista Amin Maalouf: “Ci si può immergere finché si vuole nei libri sacri, si possono consultare gli esegeti, raccogliere argomentazioni: ci saranno sempre interpretazioni differenti, contraddittorie [...] Tutte le società umane hanno saputo trovare, nel corso dei secoli, le citazioni sacre che sembravano giustificare le loro pratiche del momento”.4 Ci si dovrebbe forse “rassegnare”, oggi in Europa, ad affrontare le questioni islamiche contemporanee rinunciando al tocco di esotismo offerto dalle cripto-melodie delle citazioni coraniche.
Toutes les armées du monde ont utilisé mais rarement montré une main-d'œuvre "servile".
L'histoir... more Toutes les armées du monde ont utilisé mais rarement montré une main-d'œuvre "servile".
L'histoire a longtemps été silencieuse à ce sujet, à part peut-être le zouave de Banania... Comment expliquer que des esclaves et des affranchis, dont le nom a toujours été ressenti par les autorités comme une menace latente, ont été engagés comme soldats dans des corps d'élite, des milices ou l'armée régulière ? Sur quels types de loyauté, de fidélité se fondaient ces mêmes, autorités pour prendre de tels risques ?
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Dans les années trente du XIXe siècle, un navire en provenance d’Orient amenait à Tunis un petit circassien (qui prendra plus tard le nom d’Husayn) et d’autres enfants esclaves. Ces jeunes « infidèles », qui furent remis au gouverneur de la Régence maghrébine (le bey), ne se doutaient pas qu’ils allaient être les derniers esclaves mamelouks de l’histoire tunisienne. Achetés par le beylicat de Tunis sur les marchés ottomans de la Méditerranée orientale et venant en majorité, à l’époque, d’Asie centrale ou d’Europe orientale, ils étaient destinés, une fois adultes et instruits, à faire partie du corps des mamelouks, esclaves blancs chargés de fonctions administratives ou militaires. Dans la petite Régence ottomane, ils constituaient une élite allogène d’esclaves et d’affranchis très étroitement liée aux détenteurs du pouvoir.
A la moitié du XIX siècle, le voyage en Europe des intellectuels musulmans paraît une variante is... more A la moitié du XIX siècle, le voyage en Europe des intellectuels musulmans paraît une variante islamique du "Grand Tour" européen des XVIIe-XIXe siècles. Pour les voyageurs de l'Islam il s'agit toutefois d'un Grand Tour tout à fait spécial en raison tant des aspirations d'émancipation qui ont poussé ces hommes à traverser la mer, que du poids décisif que ces voyages ont eu dans la perception musulmane de l?Europe contemporaine.
Remarks on the institution of waqf in 20th century's Tunisia and Egypt (abolition of waqf, welfar... more Remarks on the institution of waqf in 20th century's Tunisia and Egypt (abolition of waqf, welfare state, "neo-waqf").
Negli anni Venti e Trenta del Novecento, a Tunisi, al Cairo, a Istanbul, era in atto sulla stampa una vigorosa critica alla gestione di ingenti patrimoni codificati nella tradizione giuridica islamica (una sorta di manomorta musulmana) e si invocava da più parti l’abolizione della corrispondente forma istituzionale, giudicata “antiprogressista” e di gravissimo ostacolo allo sviluppo economico e politico delle locali comunità. Questo dibattito, animato dalle élites nazionaliste dell’area, giungeva a seguito di un lungo percorso di riforme per la modernizzazione dello Stato che, in Egitto e in Tunisia, aveva progressivamente ripensato forme e ruoli della statualità, nella sua dialettica con la giurisprudenza islamica, portando lo Stato a ridefinirsi – durante la fase coloniale – su base di nazionalità.
In Cyrenaica as elsewhere in the Muslim Mediterranean, waqf constituted a major resource and so w... more In Cyrenaica as elsewhere in the Muslim Mediterranean, waqf constituted a major resource and so was an important part of the Italian colonial authorities' efforts to sustain the initiative of occupation. The importance of waqf in the economic, strategic, and cultural fields, especially in Cyrenaica, and its relevance to the religious and cultural identity of the colonized people, meant that waqf policy was a crucial component of colonial projects. In this sense, it was repeatedly at stake in the struggle pursued by the colonial authorities to impose competing definitions of legitimacy and community.
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Papers by Anna Maria Medici
Mediterranean; human history; colonialism; civilizations; modernization.
Méditerranée; histoire humaine; colonisation; civilisations; modernité.
réformes à Tunis - mamelouks - les esclaves après l'esclavage.
Slavery; Abolition; Tunis; "color-bound" slavery?; - mamlouks; reformism in precolonial Tunisia; slaves after the end of slavery.
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La Reggenza di Tunisi, provincia imperiale ottomana del Nord Africa, fu il primo paese musulmano a decretare l'abolizione della schiavitù con un provvedimento del gennaio 1846, a firma del bey Ahmad (1837-1855), a coronamento d'una complessa e controversa stagione di iniziative beylicali. L'abolizione proclamata a Tunisi giungeva con undici anni di anticipo sull'analoga deliberazione imperiale ottomana e precedeva di due anni la cosiddetta seconda abolizione in Francia.
Benché non propriamente classificabile come schiavista, al pari di larga parte del Dar al-Islam, la società tunisina aveva fatto nei secoli costante ricorso alla schiavitù, imposta in forme diverse ad individui allogeni introdotti nel paese a seguito sia di cattura, sul mare o su terra, sia di acquisto, su mercati africani o asiatici.
L'histoire a longtemps été silencieuse à ce sujet, à part peut-être le zouave de Banania... Comment expliquer que des esclaves et des affranchis, dont le nom a toujours été ressenti par les autorités comme une menace latente, ont été engagés comme soldats dans des corps d'élite, des milices ou l'armée régulière ? Sur quels types de loyauté, de fidélité se fondaient ces mêmes, autorités pour prendre de tels risques ?
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Dans les années trente du XIXe siècle, un navire en provenance d’Orient amenait à Tunis un petit circassien (qui prendra plus tard le nom d’Husayn) et d’autres enfants esclaves. Ces jeunes « infidèles », qui furent remis au gouverneur de la Régence maghrébine (le bey), ne se doutaient pas qu’ils allaient être les derniers esclaves mamelouks de l’histoire tunisienne. Achetés par le beylicat de Tunis sur les marchés ottomans de la Méditerranée orientale et venant en majorité, à l’époque, d’Asie centrale ou d’Europe orientale, ils étaient destinés, une fois adultes et instruits, à faire partie du corps des mamelouks, esclaves blancs chargés de fonctions administratives ou militaires. Dans la petite Régence ottomane, ils constituaient une élite allogène d’esclaves et d’affranchis très étroitement liée aux détenteurs du pouvoir.
Negli anni Venti e Trenta del Novecento, a Tunisi, al Cairo, a Istanbul, era in atto sulla stampa una vigorosa critica alla gestione di ingenti patrimoni codificati nella tradizione giuridica islamica (una sorta di manomorta musulmana) e si invocava da più parti l’abolizione della corrispondente forma istituzionale, giudicata “antiprogressista” e di gravissimo ostacolo allo sviluppo economico e politico delle locali comunità. Questo dibattito, animato dalle élites nazionaliste dell’area, giungeva a seguito di un lungo percorso di riforme per la modernizzazione dello Stato che, in Egitto e in Tunisia, aveva progressivamente ripensato forme e ruoli della statualità, nella sua dialettica con la giurisprudenza islamica, portando lo Stato a ridefinirsi – durante la fase coloniale – su base di nazionalità.
Mediterranean; human history; colonialism; civilizations; modernization.
Méditerranée; histoire humaine; colonisation; civilisations; modernité.
réformes à Tunis - mamelouks - les esclaves après l'esclavage.
Slavery; Abolition; Tunis; "color-bound" slavery?; - mamlouks; reformism in precolonial Tunisia; slaves after the end of slavery.
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La Reggenza di Tunisi, provincia imperiale ottomana del Nord Africa, fu il primo paese musulmano a decretare l'abolizione della schiavitù con un provvedimento del gennaio 1846, a firma del bey Ahmad (1837-1855), a coronamento d'una complessa e controversa stagione di iniziative beylicali. L'abolizione proclamata a Tunisi giungeva con undici anni di anticipo sull'analoga deliberazione imperiale ottomana e precedeva di due anni la cosiddetta seconda abolizione in Francia.
Benché non propriamente classificabile come schiavista, al pari di larga parte del Dar al-Islam, la società tunisina aveva fatto nei secoli costante ricorso alla schiavitù, imposta in forme diverse ad individui allogeni introdotti nel paese a seguito sia di cattura, sul mare o su terra, sia di acquisto, su mercati africani o asiatici.
L'histoire a longtemps été silencieuse à ce sujet, à part peut-être le zouave de Banania... Comment expliquer que des esclaves et des affranchis, dont le nom a toujours été ressenti par les autorités comme une menace latente, ont été engagés comme soldats dans des corps d'élite, des milices ou l'armée régulière ? Sur quels types de loyauté, de fidélité se fondaient ces mêmes, autorités pour prendre de tels risques ?
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Dans les années trente du XIXe siècle, un navire en provenance d’Orient amenait à Tunis un petit circassien (qui prendra plus tard le nom d’Husayn) et d’autres enfants esclaves. Ces jeunes « infidèles », qui furent remis au gouverneur de la Régence maghrébine (le bey), ne se doutaient pas qu’ils allaient être les derniers esclaves mamelouks de l’histoire tunisienne. Achetés par le beylicat de Tunis sur les marchés ottomans de la Méditerranée orientale et venant en majorité, à l’époque, d’Asie centrale ou d’Europe orientale, ils étaient destinés, une fois adultes et instruits, à faire partie du corps des mamelouks, esclaves blancs chargés de fonctions administratives ou militaires. Dans la petite Régence ottomane, ils constituaient une élite allogène d’esclaves et d’affranchis très étroitement liée aux détenteurs du pouvoir.
Negli anni Venti e Trenta del Novecento, a Tunisi, al Cairo, a Istanbul, era in atto sulla stampa una vigorosa critica alla gestione di ingenti patrimoni codificati nella tradizione giuridica islamica (una sorta di manomorta musulmana) e si invocava da più parti l’abolizione della corrispondente forma istituzionale, giudicata “antiprogressista” e di gravissimo ostacolo allo sviluppo economico e politico delle locali comunità. Questo dibattito, animato dalle élites nazionaliste dell’area, giungeva a seguito di un lungo percorso di riforme per la modernizzazione dello Stato che, in Egitto e in Tunisia, aveva progressivamente ripensato forme e ruoli della statualità, nella sua dialettica con la giurisprudenza islamica, portando lo Stato a ridefinirsi – durante la fase coloniale – su base di nazionalità.