Luisa de Paula
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Papers by Luisa de Paula
Il Libro Rosso viene pubblicato in un momento in cui, con la diffusione della consulenza filosofica, vengono riscoperti i legami profondi che uniscono psicologia e filosofia. In effetti, oltre che un lavoro di psicologia, il testo di Jung può essere considerato anche come un’opera filosofica. Il suo richiamo a Così parlò Zarathustra è evidente, ma a differenza di Nietzsche, che constatava la morte di Dio, il padre della psicologia analitica esprime il messaggio positivo di un rinnovamento radicale e di una riscoperta dell’anima. La via dell’anima da lui tracciata diventa l’unica risposta possibile alla crisi delle ideologie politiche e religiose. Di qui il significato profetico del Libro Rosso, che in un certo senso disturbava il suo autore ma che pure si trova annunciato già nel titolo: Liber Novus. Jung v’intraprende un itinerario di ricerca che è al contempo personalissimo ed universale, perché incentrato sulle immagini che affiorano dall’inconscio. Nel suo percorso il padre della psicologia analitica non trova tanto dei valori nuovi, quanto piuttosto trasfonde sotto una nuova luce ciò che la saggezza mitologica e religiosa aveva già scoperto sotto varie forme. L’universo immaginifico che prende vita nelle pagine del Liber Novus ha le sue radici nelle Upanishad, ne Libro dei morti tibetano, negli antichi miti nordici e in una pluralità di altre fonti che attestano la vastissima cultura del suo autore. Jung riscopre tutto questo materiale alla luce della centralità dell’individuo e del suo destino personale, e lo presenta quindi sotto una veste effettivamente nuova, rendendolo accessibile all’uomo contemporaneo e consono alle sue esigenze spirituali. A differenza dello Zarathustra di Nietzsche, quindi, il Libro Rosso è un testo di continuità con la tradizione, e non di rottura. La sua ricerca si condensa nell’affermazione “in noi è la via, la verità e la vita”, che fa eco ai versetti di Giovanni: «Gesù gli disse: “Io sono la Via, la Verità e la Vita. Nessuno può venire al Padre se non attraverso di me”» (14.6). Nell’articolo cerco di mettere a fuoco in che modo si può ritrovare in Jung l’eredità del cristianesimo e del marxismo, cioè del sistema religioso e del sistema politico che maggiormente hanno segnato la storia dell’Occidente .
"
Marcel Mauss has already explored the fundamental paradox of the gift, which must be given unexpectedly and avoid any calculated cunning. Nevertheless it cannot be given without being taken thereby entering a circuit of exchange and, as such, the gift loses its very essence and meaning.
The gift asserts itself at the expense of normative strategies: as a precious remainder of utilitarian and calculating reason and as possibility of the impossible and supremely paradoxical reality. In its preterintentional space, suspended in undecidability but constitutively oriented toward the other, thought is called upon to recover the gift from both the monodimensionality of the rational logos and the metaphysics of presence, the dia-logic multidimensional dimension, which is intrinsically open to transcendence: to recuperate the gift from the dimension of the dia, of the in-between, of the zwscischen, which is constitutive of intersubjectivity.
Key-words: Derrida, gift, abandon, rest, dépense, différance, im-possible, Ereignis
RÉSUMÉ
La figure paradoxalement inapparente du don représente une des tournures les plus riches et stimulantes de la philosophie derridienne de la différance. Analysée à la lumière de ses ambivalences constitutives, elle révèle une structure irréductiblement complexe et proliférante, comparable, en partie, à celle de la trace et du rêve, qui sont eux aussi des leviers importants dans le parcours déconstructif inauguré par Jacques Derrida.
En métaphorisant la réflexion du philosophe franco-algérien, nous pouvons retrouver le geste du don sub spaecie derridienne dans l'image des intuitions imprévisibles et dans celle des éclairs de pensée non préméditée qui trouveraient leur propre espace dans les marges blanches d’une page imprimée, en dehors de tout calcul et de tout encadrement : Ainsi le don, si on suit la logique deridienne, révèle toute l'imprévisibilité et l'urgence d’une réalisation événementielle qui brise l'ordre dans lequel il s'inscrit lui aussi. C'est le paradoxe que Marcel Mauss avait déjà sondé : par définition, le don n'est pas commerce, il échappe, ou devrait échapper, à tous les mécanismes de supputation de la raison, mais, d’un autre côté, en apparaissant, en se montrant en tant que valeur et service ou en tant que privilège accordé à l'autre, il entre forcément dans le circuit économique de l'échange où il se perd en tant que tel.
En tant qu’infraction qui relève de la règle, le don s'impose donc au détriment des différentes stratégies normatives de la raison utilitaire et calculatrice, comme possibilité de l'im-possible et réalité paradoxale. Dans son espace preterintentionel en suspension dans l’indécidabilité, mais constitutivement orientée vers l'autre, la pensée est appelée à récupérer, au de-delà de l'univocité du logos rationnel, son précieux reste : sa dimension dia-logique et constitutivement ouverte à la transcendance, qui correspond justement à celle du dia, de l'in-between, zwischen en tant qu’élément constitutif de l'intersubjectivité.
The recurrent antithesis between the waking and sleeping states is analyzed at various levels of significance as a constitutive metaphor of the dialectic. After making the distinction between the philosophy of dream and the phenomenology of sleep, the intricate relationships between sleep, dream and death are taken under consideration. The dimension of intentionality and its role in Heraclitus‟ perception of reality is then explored by connecting the oneiric-related passages with other key fragments. The lógos of the philosopher is hence viewed as a poietic act and the instrument for nourishing the policy of the imagery.
The extended study in which this article is grounded explores the connections of Heraclitus‟ thought with the trend of the “physiologists” (phisiológoi) and the mystery cults which characterize Ephesus‟ naturalistic piety. Hercalitus‟ early conceptualization of the soul (ψυχή) is confronted with dionysism, orphism, and pythagorism; his oracular style re-assessed with respect to the ongoing passage from an oral to a written culture, and the parallel competition among different models of thinking. The study also provides arguments that Heraclitus‟ Sacred Discourse might contain hints to the practice of oneiric incubation.
Books by Luisa de Paula
Il Libro Rosso viene pubblicato in un momento in cui, con la diffusione della consulenza filosofica, vengono riscoperti i legami profondi che uniscono psicologia e filosofia. In effetti, oltre che un lavoro di psicologia, il testo di Jung può essere considerato anche come un’opera filosofica. Il suo richiamo a Così parlò Zarathustra è evidente, ma a differenza di Nietzsche, che constatava la morte di Dio, il padre della psicologia analitica esprime il messaggio positivo di un rinnovamento radicale e di una riscoperta dell’anima. La via dell’anima da lui tracciata diventa l’unica risposta possibile alla crisi delle ideologie politiche e religiose. Di qui il significato profetico del Libro Rosso, che in un certo senso disturbava il suo autore ma che pure si trova annunciato già nel titolo: Liber Novus. Jung v’intraprende un itinerario di ricerca che è al contempo personalissimo ed universale, perché incentrato sulle immagini che affiorano dall’inconscio. Nel suo percorso il padre della psicologia analitica non trova tanto dei valori nuovi, quanto piuttosto trasfonde sotto una nuova luce ciò che la saggezza mitologica e religiosa aveva già scoperto sotto varie forme. L’universo immaginifico che prende vita nelle pagine del Liber Novus ha le sue radici nelle Upanishad, ne Libro dei morti tibetano, negli antichi miti nordici e in una pluralità di altre fonti che attestano la vastissima cultura del suo autore. Jung riscopre tutto questo materiale alla luce della centralità dell’individuo e del suo destino personale, e lo presenta quindi sotto una veste effettivamente nuova, rendendolo accessibile all’uomo contemporaneo e consono alle sue esigenze spirituali. A differenza dello Zarathustra di Nietzsche, quindi, il Libro Rosso è un testo di continuità con la tradizione, e non di rottura. La sua ricerca si condensa nell’affermazione “in noi è la via, la verità e la vita”, che fa eco ai versetti di Giovanni: «Gesù gli disse: “Io sono la Via, la Verità e la Vita. Nessuno può venire al Padre se non attraverso di me”» (14.6). Nell’articolo cerco di mettere a fuoco in che modo si può ritrovare in Jung l’eredità del cristianesimo e del marxismo, cioè del sistema religioso e del sistema politico che maggiormente hanno segnato la storia dell’Occidente .
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Marcel Mauss has already explored the fundamental paradox of the gift, which must be given unexpectedly and avoid any calculated cunning. Nevertheless it cannot be given without being taken thereby entering a circuit of exchange and, as such, the gift loses its very essence and meaning.
The gift asserts itself at the expense of normative strategies: as a precious remainder of utilitarian and calculating reason and as possibility of the impossible and supremely paradoxical reality. In its preterintentional space, suspended in undecidability but constitutively oriented toward the other, thought is called upon to recover the gift from both the monodimensionality of the rational logos and the metaphysics of presence, the dia-logic multidimensional dimension, which is intrinsically open to transcendence: to recuperate the gift from the dimension of the dia, of the in-between, of the zwscischen, which is constitutive of intersubjectivity.
Key-words: Derrida, gift, abandon, rest, dépense, différance, im-possible, Ereignis
RÉSUMÉ
La figure paradoxalement inapparente du don représente une des tournures les plus riches et stimulantes de la philosophie derridienne de la différance. Analysée à la lumière de ses ambivalences constitutives, elle révèle une structure irréductiblement complexe et proliférante, comparable, en partie, à celle de la trace et du rêve, qui sont eux aussi des leviers importants dans le parcours déconstructif inauguré par Jacques Derrida.
En métaphorisant la réflexion du philosophe franco-algérien, nous pouvons retrouver le geste du don sub spaecie derridienne dans l'image des intuitions imprévisibles et dans celle des éclairs de pensée non préméditée qui trouveraient leur propre espace dans les marges blanches d’une page imprimée, en dehors de tout calcul et de tout encadrement : Ainsi le don, si on suit la logique deridienne, révèle toute l'imprévisibilité et l'urgence d’une réalisation événementielle qui brise l'ordre dans lequel il s'inscrit lui aussi. C'est le paradoxe que Marcel Mauss avait déjà sondé : par définition, le don n'est pas commerce, il échappe, ou devrait échapper, à tous les mécanismes de supputation de la raison, mais, d’un autre côté, en apparaissant, en se montrant en tant que valeur et service ou en tant que privilège accordé à l'autre, il entre forcément dans le circuit économique de l'échange où il se perd en tant que tel.
En tant qu’infraction qui relève de la règle, le don s'impose donc au détriment des différentes stratégies normatives de la raison utilitaire et calculatrice, comme possibilité de l'im-possible et réalité paradoxale. Dans son espace preterintentionel en suspension dans l’indécidabilité, mais constitutivement orientée vers l'autre, la pensée est appelée à récupérer, au de-delà de l'univocité du logos rationnel, son précieux reste : sa dimension dia-logique et constitutivement ouverte à la transcendance, qui correspond justement à celle du dia, de l'in-between, zwischen en tant qu’élément constitutif de l'intersubjectivité.
The recurrent antithesis between the waking and sleeping states is analyzed at various levels of significance as a constitutive metaphor of the dialectic. After making the distinction between the philosophy of dream and the phenomenology of sleep, the intricate relationships between sleep, dream and death are taken under consideration. The dimension of intentionality and its role in Heraclitus‟ perception of reality is then explored by connecting the oneiric-related passages with other key fragments. The lógos of the philosopher is hence viewed as a poietic act and the instrument for nourishing the policy of the imagery.
The extended study in which this article is grounded explores the connections of Heraclitus‟ thought with the trend of the “physiologists” (phisiológoi) and the mystery cults which characterize Ephesus‟ naturalistic piety. Hercalitus‟ early conceptualization of the soul (ψυχή) is confronted with dionysism, orphism, and pythagorism; his oracular style re-assessed with respect to the ongoing passage from an oral to a written culture, and the parallel competition among different models of thinking. The study also provides arguments that Heraclitus‟ Sacred Discourse might contain hints to the practice of oneiric incubation.