v v e n t i s t a
MESSAGGERO
IL
MENSILE
DELL'UNIONE ITALIANA DELLE
CHIESE CRISTIANE AVVENTISTE
DEL
SETTIMO GIORNO
FEBBRAIO 2024
«AVERE
UNA VITA
VERA E
COMPLETA»
POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - AUT. N°01864/10.2020 PERIODICO ROC - FEBBRAIO 2024 - anno XCIX - n. 2
Per questo
è venuto Gesù
DONNE E RAGAZZE NELLA SCIENZA
NUTRIRE UNA VISIONE AMBIZIOSA
BIBBIA, PAROLA ESPERIENZIALE
INVITO A UN NUOVO STILE DI VITA
ISSN 0392-6346
Il Messaggero Avventista
I l M e s s a g g e r o Av v e n t i s t a c o m u n i c a f e d e , s p e r a n z a e a m o r e
il mondo della bibbia
MONARCHIA
Erode
Politico camaleontico e costruttore megalomane
di Victor M. Armenteros*
E
Erode il Grande era un personaggio complesso. A volte fedele a Roma, quasi sempre guida di successo, costantemente violento. A motivo della “strage degli innocenti”,
nei vangeli è l’emblema del male.
Lo stesso Augusto pensava che
non fosse la cosa migliore averlo
in famiglia.1 Si potrebbe descriverlo con due aggettivi: uno per la
sua funzione politica: camaleontico; l’altro per la passione per l’edilizia: megalomane.
Politico camaleontico
Com’è possibile che un Idumeo
sia diventato re della Palestina, rimanendo al potere per trentasette anni? Domanda che lascia intravedere il carattere adattante
della sua politica.
Passa da cortigiano a giovane re
e finisce con l’essere un monarca
maturo. Il successo di un re nel
mondo antico era misurato da tre
caratteristiche: a. avere un regno
lungo; b. un regno relativamente
pacifico e con morte del sovrano
per cause naturali; c. i figli eredi
del regno.
Il regno di Erode soddisfa tutti e
tre i requisiti ed è stato forse il miglior re d’Israele dai tempi di Salomone (forse compete in classifica
solo con Geroboamo II).
1. Un cortigiano. Erode crebbe alla corte reale sotto l’influenza di
suo nonno Antipa e di suo padre
Antipatro. All’età di 25 anni fu nominato governatore della Galilea
dove represse con successo il banditismo in atto da tempo. Queste
azioni gli procurarono fama (e anche alcuni problemi politici con i
suoi rivali) e lo collocarono in una
posizione di influenza nel periodo
di Ircano II.
febbraio 2024
2. Un giovane re. Il buon trattamento e l’ospitalità che Erode riservò a Marco Antonio si concretizzarono nel sostegno di quest’ultimo alla sua nomina a re.
Erode era abile in diplomazia,
amicizia e dipendenza. Era quello che veniva chiamato un “re
cliente”. Sostenne Antonio economicamente e militarmente, dimostrando così la sua lealtà. In suo
onore costruì la fortezza Antonia
da cui si controllava tutta Gerusalemme. In questo periodo comincia già a manifestare una delle
qualità che lo manterranno stabile: l’autopromozione. Sapeva vendersi adeguatamente ai potenti
del momento.
3. Un monarca maturo. In quanto re esperto, presenta due caratteristiche ben definite: a. segue il
modello di un re ellenistico; b.
abroga le caratteristiche di un re
della dinastia davidica. Come re
ellenistico adottò i principi dei
Seleucidi: a. essere un sovrano
virtuoso; b. un buon legislatore;
c. accumulare molte ricchezze
per essere maestoso; d. essere
protettore e difensore dei suoi
sudditi; e. comportarsi devotamente verso gli dei (il suo ebraismo era solo di facciata?). Essendo “discendente” della dinastia
davidica e secondo Salomone,
tenta di ingraziarsi il mondo sacerdotale e ricostruisce il tempio.
E così passa da re cliente di Augusto a re dei Giudei.
Si può affermare che Erode seppe contestualizzarsi nelle diverse
situazioni in modo tale da restare
al potere, garantendo un’economia stabile, un discorso religioso
conforme alle aspettative ebraiche
e sottomettendo con ogni mezzo,
senza timore di violenza, coloro
che gli erano ostili.
Costruttore megalomane
Erode era affascinato dal costruire: in stile asmoneo, ellenistico e
romano. Costruisce per ragioni
pratiche, lealtà verso i superiori o,
nella maggior parte dei casi, per
autopromozione.
Fra le fortezze asmonee recuperate ci fu Masada, dove fece erigere dei palazzi e li rese più inespugnabili di quanto non lo fossero
già, pur senza perdere i lussi romani (bagni ovunque). La costruzione di Cesarea Marittima esprimeva la sua fedeltà ad Augusto e il
suo desiderio di incrementare le
rotte commerciali con Roma. Nell’Herodion, la sua villa più grande
e anche la sua tomba, espresse la
grandezza dei re ellenistici. Nello
stile degli imperatori, ha dato il
suo nome a un’opera pomposa.
Tuttavia, la più grande costruzione urbana fu il nuovo tempio di
Gerusalemme. Era un edificio
spettacolare, come indica Tomás
García-Huidobro:
«Per gran parte di questo periodo il tempio di Gerusalemme, sebbene imponente, non si distinse
particolarmente rispetto agli altri
centri spirituali dell’epoca. La situazione cambiò, tuttavia, intorno
al 19 a.C., quando, sotto il do- ➥
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il mondo della bibbia
minio romano, Erode il Grande
iniziò un importante restauro del
tempio che lo avrebbe reso uno
degli edifici più imponenti del
mondo antico. Furono assunti più
di diecimila operai specializzati,
furono procurati mille carri per
trasportare le pietre e mille sacerdoti furono istruiti affinché potessero lavorare in luoghi ai quali solo loro avevano accesso (Antichità
giudaiche, XV, 11, 2). Più tardi si
dirà che, mentre si costruiva il
tempio, Dio aveva disposto, per
non ritardare i lavori, che durante
il giorno non piovesse mai. Infatti,
dicevano, pioveva solo di notte e,
l’espansione e l’abbellimento del
Tempio vennero portati avanti
tempestivamente (Antichità, XVI,
11, 7). Senza dubbio, già nel primo
secolo della nostra era il tempio di
Gerusalemme era motivo di orgoglio per la maggioranza degli ebrei
sia in Giudea che nella diaspora».2
Il risultato fu un edificio significativo per ciascuna delle culture
dell’epoca grazie alla sua architettura; a un ebreo sembrava giudaica, romana a un romano, ed ellenistica a un ebreo ellenizzato.
Questa identificazione con diverse visioni del mondo incrementò i
pellegrinaggi e le visite dei turisti
che potevano raggiungere il soreg
(la prima parte dell’atrio). In una
certa misura, stava rendendo l’uso del tempio di Gerusalemme più
inclusivo.
Lì, sotto lo sguardo vigile dei
Romani dalla fortezza Antonia, si
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compirono gli atti più importanti
della religione ebraica del I secolo.
Migliaia vennero dai luoghi più remoti per celebrare la Pasqua o il
Giorno dell’Espiazione. Lì venivano compiuti i sacrifici quotidiani
e venivano scambiate le valute
con le diverse offerte. Lì venivano
risolte le questioni più difficili e
venivano custodite le ricchezze
dei più potenti. Lì Erode si sentì
più ebreo e re.
L’orgoglio degli Ebrei e, soprattutto, dei gerosolimitani per una
tale costruzione fu tale da usare
l’eufemismo “tempio” invece di
dire “Dio”. Il tempio e Dio erano
uno. Come nella visione di Giacobbe a Betel, il “luogo” era confuso con Dio stesso (Ge 28:1012,16-19).
Dopo la morte di Erode il Grande, un adolescente speciale non
si trovò più fra i pellegrini, ma rimase nel tempio per parlare della Parola con i dottori della legge.
Anni dopo, come giovane rabbino, affrontò i cambiavalute e gli
usurai in un tempio corrotto dall’avidità. […] Un giorno, entrò a
Gerusalemme diretto al luogo
santo cavalcando un puledro e
circondato dalla folla. Per quel
giovane maestro, che insegnava a
relazionarsi con Dio «in spirito e
verità» (Gv 4:23), quel luogo smise di essere speciale quando
donò se stesso sulla croce. […]
Francisco Varo scrive:
«L’intero universo diventa luogo
di incontro tra gli uomini e Dio. La
difesa di questa nuova percezione
della realtà, con un forte discorso
dai toni ironici nei confronti del
tempio ufficiale, scatenò la condanna a morte del primo martire
cristiano, santo Stefano: “Tuttavia”,
concluse il suo lungo discorso davanti al Sinedrio, “il Più in alto, non
abita in case costruite da mano
d’uomo, come dice il profeta: ‘Il
cielo è il mio trono e la terra è lo
sgabello dei miei piedi. Quale casa
mi costruirai’, dice il Signore, ‘o
quale sarà il luogo del mio riposo?
La mia mano non ha fatto tutte
queste cose? (Eb 7:48-50)’”».3
Parallelismi
È tempo di confrontare Erode il
Grande e Gesù il Cristo. Erode
costruì edifici pomposi, Gesù
costruì vite a partire dalla quotidianità. Erode costruì un tempio, Gesù è il tempio vivo. Lo strumento di Erode era la violenza;
quello di Gesù l’amore. Erode si
adattò agli interessi personali del
momento, Gesù rimase fedele
alla sua missione di redenzione e
di generosità. Erode affermò di
essere un discendente della
dinastia davidica, Gesù è il Figlio
dell’uomo, il messia tanto atteso.
Erode desiderò essere chiamato
“re dei Giudei”, gli stessi Romani
chiamarono così Gesù. Erode
entrò a Gerusalemme con la
potenza di Roma, Gesù con un
seguito di coloro che erano stati
liberati dalla malattia e dal
peccato. Erode eresse un sepolcro
per essere ricordato nei secoli,
Gesù è risorto dal sepolcro e
questo ricordo non si perderà nei
secoli. Erode morì in pace, Gesù è
morto per la pace dell’universo. Il
camaleonte di fronte al Leone di
Giuda, il megalomane di fronte al
Salvatore.
1 J.J. COLLINS, “Introduzione” in A.K.
MARSHAK, The Many Faces of Herod
the Great, Eerdmans, Grand Rapids,
Cambridge, U.K., 2015, p. xiii.
Questa monografia che affronta in
modo nuovo la figura di Erode è
servita da base per questo articolo.
2 T. GARCÍA-HUIDOBRO, Las
experiencias religiosas y el templo
de Jerusalén, Verbo Divino, Estella
Navarra, 2015, pp. 18,19.
3 F. VARO, “El espacio sagrado en la
Torah” en Revisiones: revista de
crítica cultural, 02, 2006, p. 12.
*Decano della Facoltà avventista
di Teologia della Spagna
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