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Villani Stefano, «A guisa di quelli d’Inghilterra»

Villani Stefano, «A guisa di quelli d’Inghilterra»: Charles Beckwith e il modello anglicano per le valli valdesi, in Gian Paolo Romagnani (ed.), Storia dei valdesi, vol. III: Dal rimpatrio all’emancipazione (1690-1870), Claudiana, Torino 2024, pp. 375-383

stefano villani «A guisa di quelli d’Inghilterra»: Charles Beckwith e il modello anglicano per le valli valdesi Charles Beckwith si recò per la prima volta nelle valli valdesi nel novembre 1827. Questa brevissima visita, durata meno di una settimana, segnò l’inizio del suo concreto interesse nei confronti dei valdesi e lo portò, a partire dall’autunno dell’anno successivo e sino al 1850, a lunghi soggiorni a Torre e a San Giovanni (dove risiedeva, in genere, da ottobre a maggio). Stabilitosi a Torino nel 1850 vi rimase sino al 1856. Fece ritorno nelle Valli nel 1861, dove morì nel luglio dell’anno successivo. Beckwith, dunque, per metà della sua vita passò lunghissimi periodi tra i valdesi creando con loro affetti e legami importanti.1 Dopo le guerre napoleoniche, che avevano di fatto interrotto i rapporti tra le Valli e il Regno Unito, l’interesse del mondo religioso britannico verso i valdesi era stato riacceso dalle pubblicazioni di Thomas Sims e poi, con impatto imparagonabilmente più ampio, da quelle di William Stephen Gilly, che nel 1825 fu il promotore del Comitato valdese di Londra.2 Già dal 1815 era stata costituita una Società biblica valdese, per iniziativa di Sims, che collaborò con Beckwith alla traduzione in patois dei vangeli di Luca e Giovanni, pubblicati a Londra nel 1830 (a questa prima edizione ne seguirono altre due nel 1832 e nel 1838).3 Il successo di questa operazione editoriale spinse Beckwith, sin dall’inverno del 1831, a progettare anche una traduzione in piemontese del Nuovo Testamento. In questo caso però, a differenza dell’edi1 Su Beckwith, cfr. D. Jahier, Per una nuova biografia del Generale Carlo Beckwith: BSHV 38 (1917) 82-90; A. Comba, Gilly e Beckwith fra i valdesi dell’Ottocento, Torre Pellice 1990; “O sarete missionari o non sarete nulla”. Charles Beckwith 1789-1989, Atti del convegno promosso dall’Associazione F. Lo Bue a Torre Pellice, 22 luglio 1989, Torre Pellice [1991], in part. G. Gonnet, Beckwith nella storiografia valdese, ivi, 9-20; F. Giampiccoli, J. Charles Beckwith. Il Generale dei valdesi (1789-1862), Torino 2012, 15-22. Cfr. anche J.P. Meille, General Beckwith: His Life and Labours Among the Waldenses of Piedmont, London-Edinburgh 1873; S. Pace, L’ultima impresa del generale. Il progetto e la costruzione del Tempio valdese in Torino (18501853), in P. Cozzo, F. De Pieri, A. Merlotti (a cura di), Valdesi e protestanti a Torino (XVIII-XX secolo), Torino 2005, 43-57. 2 J. Pinnington, La scoperta dei valdesi da parte degli anglicani. The Waldensian Syndrom of the Evangelical Succession: BSSV 126 (1969) 63-73; S. Villani, Dal Galles alle Valli: Thomas Sims (1785-1864) e la riscoperta britannica dei valdesi: BSSV 215 (2014) 103-171; S. Villani, The British Invention of the Waldenses, in B. Cummings, C. Law, K. Riley, A. Walsham (edd.), Remembering the Reformation, London 2020, 192-205; V. Genre, William Stephen Gilly e i viaggi nelle valli valdesi, tesi di laurea, corso di laurea in Lingue e Letterature moderne, Università degli studi di Torino, a.a. 2003-2004, relatore prof.ssa G. Ferreccio (d’ora in poi Genre, Tesi). 3 Les Saints Évangiles de Notre Seigneur Jésus-Christ, selon Saint Luc et Saint Jean: traduits en langue Vaudoise par Pierre Bert, ancien moderateur des Églises Vaudoises, et Pasteur de La Tour, Londra 1830. A seguire il frontespizio in francese vi era quello nel dialetto delle valli valdesi Li Sént Evangilé de Notre Seigneur Gésu-Christ counfourma Sént Luc et Sént Giann: Rendù en lengua valdésa. Per il ruolo giocato da Sims, cfr. S. Villani, Dal Galles alle Valli: Thomas Sims cit., e F. Giampiccoli, J. Charles Beckwith cit., 45. NSV-vol3-Romagnani.indd 375 31/01/24 12:34 376 9. i valdesi e l’europa fra restaurazione ed emancipazione zione in patois che era rivolta ai valdesi, l’obiettivo era quello di raggiungere i cattolici delle classi sociali inferiori, che vivevano nelle pianure del Piemonte.1 Un’operazione, quindi, di proselitismo, che segnava la direzione missionaria che i benefattori britannici volevano imprimere alla Chiesa valdese. La Bible Society accolse la proposta del colonnello e un’edizione completa del Nuovo Testamento in piemontese venne effettivamente pubblicata nel 1834.2 Sia Sims sia Gilly credevano al mito dell’origine apostolica delle chiese delle Valli ed erano convinti che la Chiesa valdese potesse diventare il nucleo da cui far partire un’offensiva missionaria nei confronti dell’Italia. Entrambi però erano certi che, per far questo, fosse necessario che i valdesi ritrovassero sé stessi, ovvero eliminassero le sovrastrutture che, nell’interpretazione che davano della loro storia, i conflitti confessionali avevano imposto loro, facendone, di fatto, una chiesa presbiteriana e calvinista. Convinti che la Chiesa anglicana fosse, tra le chiese storiche, la più vicina al modello apostolico, ritenevano dunque che la rinnovata Chiesa valdese dovesse guardare a quel modello, restaurando l’antica struttura episcopale e dotandosi di un culto uniforme. In quest’ottica, la questione della liturgia, che tanta importanza aveva per l’identità anglicana, assunse un’enorme centralità. I valdesi non avevano una propria liturgia, ma usavano quella delle chiese riformate svizzere e i loro pastori potevano usare quella di Ginevra, quella di Losanna o quella di Neuchâtel, a seconda delle loro preferenze.3 Certamente influenzato degli amici anglicani, nel 1824 il moderatore Pierre Bert pensò che fosse giunto il momento di comporne una autonoma. Questo progetto, nell’immediato, non ebbe seguito, sicuramente per le resistenze del corpo pastorale, ma venne riproposto nel 1829.4 Gilly, esplicitamente, propose che la liturgia valdese 1 Cfr. ASTo, Materie Ecclesiastiche, cat. xxxviii, mz. 4, Notizie sull’Inglese detto comune- mente il Colonnello della gamba di legno, che da parecchi anni pratica fra i Valdesi, cit. in F. Giampiccoli, J. Charles Beckwith cit., 116-119. 2 L’edizione in piemontese apparve col titolo ’L Testament Neuv dë Nossëgnour Gesu-Crist tradout in lingua Piemonteisa, Londra 1834. Cfr. T.H. Darlow, H.F. Moule (edd.), Historical Catalogue of the printed editions of Holy Scripture in the library of the British and Foreign Bible Society, 2 voll., London 1903-1911 (riproduzione anastatica, New York 1963), nn. 5698, 5699. 3 Cfr. B. Bellion, Il rinnovamento delle chiese valdesi nella prima metà del secolo XIX, tesi di laurea, Facoltà valdese di Teologia, Roma a.a. 1964-1965, 54. 102 s.; V. Vinay, Tentativi di rinnovamento liturgico nella Chiesa valdese: Rivista liturgica 68/3 (1981) 392-399; cfr. anche Id., Tradizione e prassi attuale della confermazione nelle Chiese evangeliche con particolare riguardo alla Chiesa valdese: Rivista di pastorale liturgica 20/112 (1982) 62-67; Id., Das Abendmahl nach den Waldenser Ordnungen, in Irmgard Pahl, Coena Domini II: die Abendmahlsliturgie der Reformationskirchen vom 18. bis zum frühen 20. Jahrhundert, Fribourg 2005. Sul debito della liturgia di Neuchâtel, rivista da Jean-Frédéric Ostervald, con il Book of Common Prayer, cfr. B.S. Sirota, The Christian Monitors: The Church of England and the Age of Benevolence, 16801730, New Haven 2014, 135-136. Ostervald dal 1701 fu membro corrispondente della Society for Promoting Christian Knowledge e della Society for the Propagation of the Gospel in Foreign Parts; cfr. Maria-Cristina Pitassi, ad vocem Ostervald, Jean-Frédéric, in Historisches Lexikon der Schweiz (ed. online). 4 E. Peyrot, I grandi benefattori dei valdesi: William Stephen Gilly: BSSV 129 (1971) 44; Genre, Tesi, 57. 82-84. NSV-vol3-Romagnani.indd 376 31/01/24 12:34