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2024, Una parola gergale
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Il Direttore dell'Ufficio Stampa del Vaticano, Matteo Bruni, in un comunicato per l'Agenzia Ansa, ha reso noto che Bergoglio, essendo straniero, non poteva essere consapevole del significato offensivo della parola "frociaggine", e quindi si scusa per aver pronunciato la parola (28 maggio 2024). Il termine "frocio", probabilmente, risale all'epiteto "feroci", con cui i Romani designarono i Lanzichenecchi, all'epoca del Sacco di Roma (5 maggio 1527). Se così fosse, il singolare "frocio" sarebbe una formazione seriore, formatasi sulla base del plurale. Resterebbe però da spiegare la vocale tonica aperta, che ha preso il posto della vocale tonica chiusa originaria. La parola "frocio", per alcuni secoli, designò gli stranieri in genere, ma soprattutto i tedeschi, e sempre con un significato più o meno dispregiativo, a indicare un basso grado di civiltà oppure dei comportamenti incivili. Nell'Ottocento, la parola dovette indicare dei comportamenti sconvenienti a livello sessuale. Il significato di omosessuale dovette diffondersi verso la fine dell'Ottocento, in qualche gergo della malavita romana, e poi di là, a livello diastratico, dovette passare negli strati più bassi del popolo di Roma, per poi diffondersi a livello generale. L'ultima attestazione della parola "frocio", come semplice sinonimo di tedesco, la troviamo in una poesia del 1904 (La musica nostra) di Cesare Pascarella. Evidentemente Pascarella non era a conoscenza nel nuovo significato della parola, che aveva preso il senso di omosessuale, significato che già si era diffuso negli strati più bassi del popolo di Roma. Se ne fosse stato al corrente, non avrebbe scritto "frocio" per dire tedesco. Nella stessa poesia di Pascarella, troviamo la parola romana "mammana", nel senso di levatrice. La variante "vammana", con una dissimilazione molto strana, credo che si trovi solo in Campania.
Treccani.it - Lingua italiana, 2023
“Lei è un utente fragile, sarà preso in carico come paziente disabile”. È una frase che potremmo ascoltare in qualsiasi ufficio che si occupa di servizi sanitari o sociali. Formalmente appare corretta e rispettosa. Però bisognerebbe mettersi nei panni di chi l’ascolta. La parola “utente” depersonalizza, fa sentire l'interlocutore un numero tra tanti. “Fragile” colpevolizza, come se la fragilità fosse un difetto. Anche “preso in carico” trasforma in oggetto chi invece è un soggetto (viene in mente l’infelice espressione “carico residuale” incautamente usata dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per definire i migranti cui era stato impedito di sbarcare). “Paziente” richiama patimento, sofferenza e sopportazione. “Disabile” identifica l’individuo col suo problema piuttosto che con la sua umanità. Che fare? Quella frase iniziale, che rischia di ferire, potrebbe essere trasformata in “Lei ha bisogno di attenzione, sarà preso in cura come persona con disabilità”. Le parole utilizzate e le alternative sono tratte tutte da Glossario fragile: maneggiare con cura, recentemente presentato a Roma
La forza del Logos. Gorgia a 2500 dalla nascita, a cura di L.R. Cardullo e F. Coniglione, 2019
Ormai acquisita in modo pressoché definitivo la sostanza filoso-fica della riflessione di Gorgia, attraverso il lungo cammino del quale Stefania Giombini traccia i momenti fondamentali 1 , resta ancora in chiaroscuro la determinazione della relazione tra il Περὶ τοῦ μὴ ὂντος (PTMO) e gli scritti epidittici, nei quali si manife-sta l'arte retorica del lentinese. In particolare è da riequilibrare il possibile sbilanciamento o a favore del Gorgia logico e confutato-re oppure in favore di quello che centra la propria riflessione sulla potenza della parola e al tempo stesso cerca, per alcuni interpreti, di dare un senso al concetto di verità, del tutto annichilito nella prima opera. Il tentativo più riuscito in questa opera di giunzione-quello di Mazzara (1999)-mette in campo la nozione di "vero-simile", che finisce però per reintrodurre surrettiziamente quella nozione di Vero, negata in modo deciso nel PTMO. Cercheremo qui di fornire un piccolo contributo per chiarire un pensiero che ancora non finisce di sgomentare e rendere per-plessi i suoi lettori, specie allo scopo di far vedere come il discor-so prevalentemente logico-argomentativo presentato nel PTMO non sia scollegato dalla funzione positiva e costruttiva della reto-rica che emerge dagli scritti epidittici della produzione gorgiana, * Benché questo saggio sia stato concepito in Italia, in occasione del convegno che ne è stata occasione, tuttavia la sua stesura e rifinitura è stata resa possibile dal periodo di tranquillo studio e serenità che ho potuto trascorrere a Varsavia, gra-zie a una fellowhip concessami dal Polish Institute of Advanced Studies (PIASt), dell'Accademia Polacca delle Scienze, del quale voglio ringraziare in particolare il direttore prof. Przemysław Urbańczyk e la segretaria Marta Walenta, che hanno fat-to di tutto affinché potessi dedicarmi allo studio senza alcuna interferenza o inutili oneri burocratici, mettendomi a disposizione le strutture del PIASt. 1 Cfr. Giombini (2012), pp. 21-45 e la prima parte di Mazzara (1999).
Moderna/Comparata, 2018
This book was born from an observation and a desire. The starting point is that the multilingual nature of Andrea Zanzotto's poetry becomes almost invisible by virtue of being evident in the eyes of its readers. The babelic hypersensitivity of the petèl’s poet is certainly not absent in critical studies, yet this work addresses it in a systematic way for the first time, by investigating on the multiple connections between poetic writing and languages. The desire that accompanied this reflection was to lead it with a "prismatic" gaze, crossing the poetry's multilingualism and the poet’s translation practice, and summoning the many voices of its translators around the Zanzottian multivocality. A series of unpublished documents in the appendix, and the interventions of poets like Cecchinel, Demarcq and Rueff, alongside those of the best European experts of Zanzotto, add a special significance to this work. Speech given on June 26, 2007 at the Locanda da Lino in Soligh...
I contributi pubblicati nella Rivista sono sottoposti a un processo di peer review che ne attesta la validità scientifica Questo periodico è pubblicato con il contributo del Ministero dei Beni Culturali © Istituto dell'Atlante Linguistico Italiano Via Sant'Ottavio, 20 -10124 Torino (Italia) È vietata la riproduzione, anche parziale, non autorizzata, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche a uso interno o didattico. L'illecito sarà penalmente perseguibile ai sensi della Legge n. 159 del 22 maggio 1993.
Tesi di Laurea Magistrale inedita, 2017
Questa tesi si lega alle attività del progetto SALAM, sviluppato all’interno dell’Università di Torino, e ha il compito di studiare dal punto di vista linguistico i “gerghi storici” attestati in Piemonte nel modo più completo possibile. Essa si è posta a tale scopo diversi obbiettivi: 1) realizzare un repertorio bibliografico esaustivo e completo delle fonti, nell’intento di far fronte alla loro diversificazione e dispersione; 2) offrire un primo inquadramento generale di quanti e quali siano i gerghi in Piemonte rinvenuti nelle fonti e una prima loro classificazione secondo un criterio valido dal punto di vista linguistico; 3) assemblare un corpus informatizzato di tutte le forme gergali attestate, strutturandolo attraverso dei criteri di classificazione delle entrate orientati all’analisi linguistica; 4) analizzare le divergenze e convergenze fra i gerghi, nell’intento di individuare possibili correnti e aree linguistiche gergali; 5) realizzare delle carte linguistiche in grado di mostrare dal punto di vista grafico tali rapporti fra i gerghi. Al fine di raggiungere gli obbiettivi prefissati sono state adottate diverse metodologie di analisi. Partendo dal tentativo di tracciare un breve profilo storico dei gerghi e dei gerganti nella regione e dall’inquadramento e problematizzazione della diffusione nel tempo degli studi su di essi, si è passati alla classificazione dei gerghi per varietà geografiche di provenienza, basandosi su di un metodo “sommario”, ma efficace per un primo ordinamento. Alla raccolta di tutto il materiale linguistico e alla costituzione del corpus dei gerghi in Piemonte, è seguita l’analisi delle entrate, adottando una strategia flessibile di tipizzazione e marcatura delle forme, per far fronte alla loro vastità e diversificazione. Grazie alla classificazione delle forme per tipi lessicali, si è poi proceduto, secondo un’ottica geolinguistica vera e propria, alla fase finale di composizione delle carte linguistiche e al loro commento. Nelle conclusioni si è tentato infine sia di sintetizzare, attraverso l’individuazione di quelli più significativi, i complessi rapporti che sono intercorsi fra le varietà gergali attestate in Piemonte, sia di tracciare un modello possibilmente estendibile all’analisi dei gerghi su aree più vaste, avendo come orizzonte l’idea di un “atlante gergale” in grado di dare conto della diversificazione e della ricchezza di questi codici, nonché di restituire spazio al valore culturale che essi rappresentano.
in: Corgnùi. Studi in onore di Maria Teresa Vigolo, a cura di Davide Bertocci, Enrico Castro, Silvia Rossi, Padova, Cleup, 2022, pp. 227-33.
Syst. Assess. Eng. Manage. Vol. 1 (2024) 1–7
In Linguistic and Philological Studies of the Hebrew Bible and Its Manuscripts in Honor of Gary A. Rendsburg, edited by Vincent D. Beiler and Aaron D. Rubin, 50–72. Leiden-Boston: Brill., 2023
Diggit Magazine, 2019
POESIA COMPLETA DE EMILY DICKISON, 2021
Revista Brasileira de Sociologia , 2024
2019
Journal of Paleolithic Archaeology
Preprint ANL/MCS- P
isara solutions, 2023
Journal of Material Cycles and Waste Management, 2014
Microelectronics Reliability, 2020
Cells, 2022
Clinical Epidemiology and Global Health, 2020
Journal of Global Antimicrobial Resistance, 2019
Pakistan Postgraduate Medical Journal, 2021
Clinical and experimental rheumatology, 2020