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STUDIO PREPARATORIO su UN PROBABILE stemma DEL COMUNE DI LODE'.

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STUDIO PREPARATORIO su UN PROBABILE stemma DEL COMUNE DI LODE’. (sintesi storica e bozzetto stemma) DOTT. GIACOMO FLORIS dott. di ricerca Univ. Barcelona Introduzione Uno dei principali ambiti della ricerca storica sarda ha come oggetto l’interesse per gli insediamenti umani medioevali. Tali studi hanno prodotto i principali repertori sulle antiche villas giudicali, tuttora esistenti o scomparse nel corso dei secoli. Nell’ultimo decennio si sono fatti sul tema numerosi progressi tali da offrire una serie di conoscenze aggiornate anche in campo regionale. I risultati ottenuti si basano su una rigorosa verifica dei dati/fonti editi, alla quale si sono aggiunti alcuni ritrovamenti inediti. Il presente “libello” si inserisce in questa tradizione attraverso un’analisi storico-scientifica dei documenti editi e alcuni inediti sull’antica villa di Lodè; si tratta naturalmente di una prima fase che prende in considerazione esclusivamente le fonti pubbliche, redatte da uffici governativi o ecclesiastici, pertanto si sono tralasciate volutamente quei documenti di natura esclusivamente privata, come per es. testamenti, lasciti pii, etc. e che, quindi, non potevano investire la sfera dell’intera comunità. Tale scelta è dovuta al fatto che il presente studio ha avuto come obbiettivo la ricerca di un qualche antico stemma del Comune di Lodè, che, visto l’esito negativo, ha portato all’elaborazione di uno nuovo emblema. Il lavoro si divide in tre parti. Nella prima parte sono stati considerati gli aspetti preistorici e storici di questa comunità. L’analisi delle preesistenze nel territorio comunale di Lodè ha permesso di riconoscere una continuità insediativa dalla preistoria all’epoca romana, mancano purtroppo tracce del periodo altomedievale, per poi passare al basso medioevo. Infine, si è cercato di ricostruire attraverso lo studio delle fonti la storia della villa, per un periodo compreso tra il XII secolo e il XIX; arco cronologico che comprende il periodo giudicale, il dominio pisano, quello aragonese e spagnolo sino ai Savoia re di Sardegna. La seconda parte è essenzialmente araldica e tratta del probabile stemma che il comune di Lodè dovrebbe o potrebbe adottare. Esso non solo è il frutto della ricerca storica ma documento esso stesso, imput per quanti volessero conoscere qualcosa di più sulle proprie radici e sintesi della storia del territorio. Segue la descrizione dello stemma e naturalmente il perché di tutte le figure araldiche che lo compongono. 1 L’ultima parte contiene diversi allegati: il bozzetto dello stemma; una tabella che contiene il numero dei fogli documentali sino ora consegnati, divisi per provenienza, ecclesiastica/civile e per epoca; segue il repertorio delle fonti che contiene i numerosi documenti rintracciati ad esclusione di quelli consegnati in formato Cd; preludio di quello che sarà la raccolta completa di tutta la documentazione storica “lodeina”. Lo studio finisce con la bibliografia e le abbreviazioni degli archivi consultati. Infine è doveroso ricordare che questo progetto si è reso possibile tramite un’indagine presso gli Archivi di Stato di Nuoro e Cagliari, le Biblioteche Civica di Nuoro, Universitaria di Cagliari e Sassari, per cercare di rintracciare antichi documenti e pubblicazioni. Lungi dall’essere esaustivo, questo lavoro non è altro che l’ inizio di una scoperta, la base di partenza per poter scrivere con nuovi documenti e su basi ancor più certe una storia di Lodè lontana dagli stereotipi e ben più consistente. 1. Sintesi storica sulla Villa di Lodè Lodè è un antico villaggio della Gallura medievale sorto probabilmente alle soglie del mille, il suo territorio, principalmente collinare, è parte integrante della regione nota come Alta Baronia, a metà strada tra il mare e la montagna. Il paese, in provincia e diocesi di Nuoro, compreso tra la catena calcarea del Montalbo a sud-est e i monti granitici di Bitti, Buddusò e Alà dei Sardi a ovest-nord-ovest, conta sui 2000 abitanti. Il centro storico, sviluppatosi sul costone di una collina detta Su Inucragliu, ubicato a m. 345 sul livello del mare, si articola secondo uno schema urbanistico medioevale, distribuito attorno alle sue antiche chiese e caratterizzato da strade spezzate, portici, vicoli stretti e scale. Le testimonianze archeologiche del territorio rivelano un intenso e diffuso processo di insediamenti e di frequentazione dell’area che dall’epoca preistorica perdura fino ai nostri giorni. 2 La presenza di insediamenti stabili sono attestati già a partire dal Neolitico Recente (3.500-2.800 a. C.), e registrano soprattutto diverse domus de janas, ipogei funerari scavati nella roccia, alcune delle quali ancora ben visibili a pochi chilometri dall’abitato1. Queste tombe, a pianta monocellulare o pluricellulare, scavate verticalmente nella pietra, rivelano importanti indizi su come avveniva lo scavo ad opera dei nostri antichi progenitori. Appartengono al periodo megalitico alcune strutture rintracciate lungo il territorio comunale, tra queste un menhir in località Monte Tundu; una grossa muraglia costituita da filari irregolari, probabilmente del Calcolitico, sulla sommità del Monte Prama; una tomba megalitica di tipo dolmenico in località Sa Sedda ‘e Sos Campos e numerose Tombe dei Giganti. L’età nuragica è presente in tutte le sue tipologie, con nuraghi a corridoio, monotorre e polilobati. La loro caratteristica comune è quella di essere ubicati su alti rilievi a guardia di importanti vie di comunicazione o guadi. Tra i più importanti quello in località Thorra, probabilmente polilobato, situato sopra una collinetta a controllo di un importante passo. Non mancano i villaggi nuragici che facevano da corona alle imponenti torri, individuati grazie al ritrovamento in superficie di numerosa ceramica, non solo nuragica ma anche romana e medioevale, segno di una continuità insediativa protrattasi sino all’epoca storica. L’occupazione nel periodo classico sembra preferire non più le alte vette dei monti come nell’età nuragica ma, al contrario, la fertile pianura bagnata dal Riu Minore. Sono numerose le testimonianze della cultura materiale di età storica riscontrate in località Sos Lothos, una prima ricognizione superficiale ha potuto rivelare la continuità insediativa plurisecolare di questo territorio. Tra i ritrovamenti diversi reperti fittili, lapidei, ceramici (vernice nera e sigillata di produzione africana) resti di lucerne, avanzi di macine per il grano, monete e monili. 1 Si ringrazia il Prof. A. Moravetti e il Dott. P. Melis dell’Università di Sassari – Dipartimento di Storia, per avermi concesso di visionare parte del loro studio, ancora in fase di elaborazione, circa le testimonianze preistoriche e classiche del territorio comunale di Lodè. 3 A partire dall’XI secolo la Sardegna è suddivisa in quattro regni autonomi detti Judikatos (giudicati), Gallura, Torres, Arborea e Kalari, ognuno governato da un proprio sovrano detto appunto Judike (Re), coadiuvato nell’esercizio del potere dai donnikellos e dai maiorales2, che costituivano il vertice della struttura sociale, alla cui base c’erano i lieros, liberi o semiliberi, e i servos, servi, che godevano di una differente condizione rispetto ai servi della gleba del mondo occidentale3. Lo Stato si suddivideva in distretti amministrativi, le curatorìas, composte da un numero variato di villas, centri abitati. La Villa di Lodè si trovava nel giudicato di Gallura, nella curatorìa di Posada e apparteneva alla diocesi di Galtellì. Le più antiche notizie sulla villa medioevale di Lodè sono probabilmente del 1135 e del 1238; quando rispettivamente Innocenzo II e Onorio III confermarono ai Vittorini di Marsiglia, la donazione fatta da giudice Costantino di Gallura, della corte di S. Andrea di Lata o Late4. Entrambe le fonti che collocano con sicurezza la corte in territorio gallurese, nient’altro dicono sulla villa di pertinenza. Il Panedda, profondo conoscitore delle dinamiche insediative della Gallura medioevale, suppone possa trattarsi della villa di Lodè5, attestata nel tardo medioevo come Lotde o Locde6, forme nominali molto simili a Late/Lata. Inoltre la tradizione locale e varie fonti del XVXVIII secolo7 attestano la presenza, di una chiesa dedicata a S. Andrea, parrocchiale sino al XVI secolo. Ancor oggi affiorano nell’odierna Piazza Villanova non soltanto i ruderi dell’antico edificio ma anche diverse sepolture, nonché i resti dell’antico cimitero un tempo situato attorno alla chiesa. La conferma, a quanto asserito dai pochi dati, potrebbe arrivare solo dall’analisi paleografica dei documenti. 2 Rispettivamente, i parenti del giudice e l’aristocrazia fondiaria. Per la storia dei giudicati sardi vedi: F. C. CASULA, La Storia di Sardegna, I, I-III, Sassari, 1994. 4 E. GUERARD, Cartulaire de l’Abbaye de Saint Victor de Marseille, I-II, Paris, 1857, I, doc. 844, 853, pp. 228, 247; D. PANEDDA, Il Giudicato di Gallura. Curatorie e centri abitati, Sassari, 1978, 5 D. PANEDDA, Il Giudicato, op. cit., pp. 392-394. 6 In merito alla corrispondenza tra le forme Lata/Late con Lodè c’e da dire che, ancor oggi, nel linguaggio sardonuorese il paese di Lodè viene ancora chiamato Lotè. 7 O. P. ALBERTI, La diocesi di Galtellì dall’unione a Cagliari (1495) alla fine del se. XVI, Cagliari, 1978, I, parte 2ª, docc. 480, 512, 516, pp. 512, 540, 545 e seg. 3 4 Verosimilmente il paese seguì le sorti di tutta la curatorìa posadina, passando tra la fine del XIII secolo e gli inizi del secolo successivo dal dominio dei giudici visconti a quello del Comune di Pisa. È del gennaio del 1321 una serie di disposizioni emanate dai Domini Anthiani pisani per la riscossione del censo annuale che il giudicato gallurese doveva all’Opera di Santa Maria di Pisa8 e consistente nell’invio, ogni anno, di due ceri per la festa dell’Assunta. Il censo veniva riscosso dal podestà di Terranova (Olbia) per la Gallura Superiore e da quello di Orosei per Posada, Orosei e tutta la Gallura Inferiore, di cui faceva parte Lodè, Galtellì, Siniscola etcc. Bisogna aspettare il XIV secolo per avere notizie precise e sicure su Lodè. Nel 1323 tutta la Sardegna, tranne il giudicato d’Arborea, passa in mano catalanoaragonese. Nel 1324 l’ex curatorìa di Posada con tutte le sue ville viene conquista dall’ammiraglio valenziano Francesco Carroz, Pisa perde il suo dominio a scapito del nuovo Regnum Sardiniae et Corsicae. Nel 1341-42, le collettorie pontificie registrano un «Fratre Benedicto de Palermo rectore ecclesie de Lode Galtellinensis»9 che versava, come decime, alla Sede Apostolica sei lire per ciascun anno. 8 L’Opera di Santa Maria di Pisa era l’ente preposto a sovrintendere alla costruzione e manutenzione del Duomo pisano, del Campanile e del Camposanto. Di fatto fu la longa manus del Comune, atta a difendere e incrementare gli interessi di Pisa e dei suoi cittadini nei territori d’oltre mare. 9 P. SELLA, Rationes decimarum Italiane nei secoli XIII e XIV – Sardinia, Città del Vaticano, 1945, nn. 699, 1072, 1233. 5 I primi anni di governo iberico vedono l’amministrazione regia impegnata a riordinare e registrare i beni e le villas da poco conquistate e ancora sottoposte alle vecchie leggi pisane. In questo senso il re d’Aragona ordina la compilazione di un registro, il Compartiment10, dove vengono annotate le imposte, il datum11, gli uomini d’arme e quelli tassabili, di ogni villaggio del nuovo regno. Nel 1358 tra le varie ville registrate, appartenenti al distretto posadino, compare la «Villa de Lotde» o «Locde». I suoi abitanti pagavano al fisco aragonese quaranta libbre in denaro di imposta fondiaria (datum), aveva cento uomini d’armi e apparteneva agli Ospedalieri di San Giovanni (Ordine di Malta)12. Anche il Fara ricorda per il 1357-58 «ospitale S.ti Johannis habebat oppidum lodae ex legato pio»13. In base ai tributi versati si ipotizza che Lodè contasse sui trecento abitanti, ciò ne fa una delle villas più importanti dell’intera Gallura medioevale. 10 Il Compartiment può essere annoverato tra le poche fonti d’informazione sull’amministrazione della Gallura giudicale. Ad ordinare tale compilazione fu Pietro IV il Cerimonioso. Bisogna notare che l’iniziativa regia rispondeva ad una specifica richiesta da parte della popolazione locale che, durante i lavori delle Corts del 1355 aveva lamentato l’inadeguatezza della ancora vigente tassazione pisana.P. BOFARULL Y MASCARÓ, Repartimientos de los reinos de Mallorca, Valencia y Cerde a. Compartiment de Sardenya, in «Colleción de documentos ineditos del Archivo general de la Corona de Aragòn», Barcelona 1856, XI, p. 823. 11 Imposta sul reddito agrario pagata individualmente o dall’intera comunità, in due rate. 12 M. RASSU, L’Ordine di Malta in Sardegna, Cagliari, 1996, pp.84-85. 13 I. F. FARAE, In Sardiniae Chorographiam, ora in Joannis Francisci Farae Opera, I-III, a cura di E. CADONI, Sassari, 1992, III, p. 88. 6 In seguito il suo nome compare in un documento detto Taxationis Benefficiorum Regni Sardinie, registro fiscale contenente le tassazioni del clero della diocesi di Galtellì e del resto della Sardegna; secondo quest’attestazione la parrocchiale di Lodè versava, come imposta straordinaria, venti lire di alfonsini minuti14. Durante la lotta tra Arborea e Aragona, nel 1363 secondo quanto riportato dal Libre de la Camerlengìa di Gallura, la villa appare schierata contro gli aragonesi in favore del giudice d’Arborea Mariano IV; nel febbraio dello stesso anno il suo maiore veniva convocato presso il capitano di Gallura per discolparsi dall’accusa di aver attentato all’onore del re d’Aragona15. Con la fine di questa guerra, Lodè e le altre villas dell’antica curatorìa di Posada furono infeudate nel 1431, “in perpetuum per proprium liberum et francum allodium”16, a Nicolò Carroz erede di una delle più antiche e potenti famiglie valenziane giunte in Sardegna, nel 1323, a seguito della conquista aragonese. Don Nicolò Carroz, fu nominato nel 1460 vicerè di Sardegna, distinguendosi per la dura opposizione alle legittime pretese del marchese di Oristano, Leonardo Alagon. Alla morte del Carroz la Baronia e quindi anche Lodè passarono sotto il controllo della figlia, donna Stefania Carroz-De Mur, che, nel 1503, li concedette per testamento agli ospedali di Barcellona e di Saragozza, contro la volontà dei funzionari regi17. 14 G. MELONI, Siniscola nel medioevo, in Siniscola dalle origini ai nostri giorni, Ozieri, 1994, pp. 219-265, p. 251. 15 C. ZEDDA – G. SANTORO, Libre della Camerlengìa di Gallura. L’amministrazione di Orosei e della Gallura alla metà del trecento attraverso la lettura del registro n° 2105 dell’Archivio della Corona d’Aragona di Barcellona (Real Patrimonio), Cagliari, 1997, f. 46, p. 125-126. 16 L’infeudazione veniva fatta con tutta l’ampiezza dei diritti senza alcun onere e senza l’obbligo di alcuna prestazione, con il potere di poter innalzare forche ed altri strumenti propri del mero et misto imperio, e l’impossibilità da parte dei vassalli di potersi rivolgere in ultima istanza al giudizio del sovrano, qualora si fossero ritenuti innocenti contro il giudizio espresso dal barone che esercitava il cosiddetto “potere di spada”. A.S.C., Fondo: Antico Archivio Regio. Serie: Cause Patrimoniali (secc. XIV-XVIII), vol. Q 159, c1. 17 G. SORGIA, Il territorio di Siniscola in età spagnola, in Siniscola, op., cit., pp. 267-279, p. 267. 7 Verso la fine del XV secolo, il nome della villa compare in un registro fatto compilare dal vescovo di Galtellì Vidal. L’elenco annotava le terre e le chiese di proprietà della mensa vescovile, tra le quali quella di Santa Croce e di Sant’Antonio da Padova; lo stesso documento assegnava alla parrocchiale di Sant’Andrea il titolo canonicale18. Probabilmente la chiesa era considerata tra le più importanti dell’antica diocesi se lo stesso pontefice Paolo IV, nel 1558, concedete il canonicato della villa di Lodè a Gaspare Plaves19, parente del vicerè spagnolo. Documenti ecclesiastici, del tutto simili al precedente, vengono redatti per tutto il XVI secolo. Questi atti registrano non solo le rendite ecclesiastiche ma anche le notizie dei parroci che si susseguirono alla guida della parrocchia. Interessante a questo proposito è un documento datato 1599 circa la presa di possesso della chiesa parrocchiale da parte del nuovo parroco Leone Guiso; una sorta di cerimonia feudale che aveva lo scopo di rendere manifesta al popolo l’avvenuta presa di possesso corporale (le rendite) e spirituale da parte del nuovo arrivato20. 18 Il collegio dei canonici era costituito da sacerdoti, spesso parroci, con il compito specifico di aiutare il vescovo nelle mansioni di governo diocesano. 19 D. SCANO, Codice diplomatico delle relazioni fra la Santa Sede e la Sardegna, I-II, Cagliari, 1940, I, doc. 469, p. 314. 20 O. P. ALBERTI, La diocesi di Galtellì, op. cit., I, 2ª, doc. 516, pp. 545-546. 8 Con la presa di Costantinopoli nel 1453 e Otranto nel 1480, e l’avanzare dei Turchi in Africa, il Mediterraneo stava per diventare un mare turco. La Sardegna risentiva più di tutti di tale situazione. Nel 1514 furono saccheggiate Lodè, Siniscola e Torpè i cui abitanti catturati furono venduti come schiavi, mentre i superstiti si rifugiarono nel borgo fortificato di Posada; scorrerie che durarono sino al XIX secolo quando il re Carlo Felice riuscì ad eliminare la pirateria musulmana dalle coste sarde. Per tutto il XVI e XVIII secolo gli abitanti della Baronia di Posada furono soggetti alla continua pressione musulmana. Diverse richieste di aiuto furono inoltrate sia al vicerè che all’arcivescovo di Cagliari, tra cui quella di potersi rifugiare presso il borgo fortificato di Posada o di cingersi di mura e torri, come in seguito avvenne per Siniscola21. All'incirca in questo periodo e sicuramente a seguito di questi avvenimenti si stabilirono a Lodè, non si sa per quanto tempo, i padri trinitari dando inizio alla costruzione della chiesa del Rimedio, patrona dell’ordine e protettrice degli schiavi22. 21 G. SORGIA, Il territorio di Siniscola in età spagnola, in Siniscola, op., cit., pp. 268-271. Credo non ci possano essere dubbi sull’ipotesi di costruzione della chiesa, infatti, essa non appare tra quelle menzionate alla fine del XV secolo nei registri della curia vescovile di Galtellì, mentre appare in alcuni documenti del 1777, i quali dicono chiaramente che la suddetta chiesa fu costruita ex novo nel 1600, chiaramente in sostituzione di una precedente, costruita a questo punto nel 1500. 22 9 Ad un pressoché disinteressamento da parte dell’autorità civile, corrispose una preoccupata attenzione da parte di quella religiosa. Nel 1599, infatti, l’arcivescovo di Cagliari, nonché vescovo di Galtellì, preoccupato per la situazione venutasi a creare a causa del malgoverno del feudatario e del disinteressamento regio intraprese una visita pastorale nelle villas dell’antica diocesi gallurese. Il 4 luglio del 1601 il presule partendo dall’antica Torpè di Posada arriva a Lodè dove si trattiene per circa una settimana. Di questa visita è rimasta, purtroppo, solo una parte della redazione ufficiale del vescovo; si tratta dell’inventario dei beni posseduti dalla parrocchia23. Nel 1622 il parroco di Lodè, in ottemperanza ai decreti del concilio di Trento introdusse i cosiddetti quinque libri, cioè i registri di battesimo, morte, matrimonio e stato delle anime24. Da un censimento ordinato dal re di Sardegna a Madrid, si viene a sapere che Lodè contava rispettivamente nel 1627 fuochi (famiglie)132, nel 1678 fuochi 117, nel 1688 fuochi 161, per passare nel 1699 a soli 139 fuochi; nello stesso anno il canonico di Lodè versava alla curia arcivescovile di Cagliari le spettanti decime per un valore di 28 lire e 10 soldi25. I censimenti in esame segnalano la grave crisi che l’intera baronia dovette affrontare, non solo a causa delle pesanti calamità naturali ma anche delle numerose incursioni barbaresche. 23 A.A.C., Fondo visite pastorali, Serie Inventario, (secc. XVI-XVII), ff. 84-86. A.V.C.N., Serie Quinque Libri, voce Lodè, 1622-1644. 25 A.A.C., Ordinarium, (sec. XVI), V. 70, f. 215b. 24 10 Non sembra tuttavia che i Masones nuovi conti di Montalbo, così venne rinominata nel XVII secolo l’antica baronia, si interessassero alle sorti del loro territorio. Essi, infatti, si trovarono costantemente impegnati nelle lotte di potere nella Sardegna del XVII-XVIII secolo e nella guerra di successione spagnola dei primi anni del Settecento, come partitari di Filippo V di Spagna. Col passaggio, nel 1720, del regno di Sardegna ai Savoia, Lodè seguì i destini di tutti gli altri centri dell’antico distretto di Posada. Nel 1746 Lodè contava sui 140 abitanti e apparteneva ancora alla famiglia Masones imparentati con i duchi di Lima e Sotomayor26. Il barone don Felice Masones fu ambasciatore straordinario a Lisbona, consigliere di Ferdinando VI e Carlo III di Spagna, mentre il fratello don Giacomo fu colonnello di artiglieria, ambasciatore e plenipotenziario nel congresso di Aquisgrana del 1748, dove firmò per la Spagna il trattato di pace, che metteva fine alla guerra di successione spagnola. Nel 1767 su iniziativa dell’arcivescovo Delbecchi furono creati anche a Lodè i Monti Granatici, così da venire incontro alle difficoltà dei contadini poveri e con il compito di distribuire senza interesse una certa quantità di cereali da seminare, conservati nei magazzini dello stesso Monte27. Nel 1786, grazie alla riforma del ministro Bogino, fu istituito il Monte Nummario, una sorta di istituto di credito per il prestito di denaro, a tassi bassissimi, per chi volesse migliorare i suoi possessi fondiari28. Tra le leggi di riforma agraria approvate dal governo sabaudo è degna di nota quella che prevedeva che i possessori legittimi di un dato pezzo di terra potessero chiuderlo per garantirne la proprietà (legge delle chiudende). Come si evince dalla documentazione conservata nell’Archivio di Stato di Cagliari solamente tre persone fecero richiesta in tal senso29. 26 A.S.C., Fondo: Antico Archivio Regio. Serie: Cause Patrimoniali (secc. XIV-XVIII), vol. Q 159, c1; Fondo: Segreteria di Stato e di Guerra. Serie: II - Feudi, vol. 1643. 27 L. PIRAS, G. ZIROTTU, Lodè storia e storie, Nuoro, 2004, p. 40. 28 Ibidem. 29 A.S.C., Fondo: Segreteria di Stato e di Guerra. Serie: II – Chiudende (Prov. Nuoro), vol. 1613. 11 Il XIX secolo vede tutti i paesi della Sardegna impegnati nel riscatto dal regime feudale sotto l’impulso del riformismo sabaudo e di re Carlo Alberto. Questi, abolito il sistema feudale, provvide nel 1836 al riscatto del feudo di Posada e dei paesi di Lodè, Siniscola, Torpè e Posada; a causa delle forti resistenze dell’ultima baronessa, donna Marianna Nin-Zastrillas la vicenda si protrasse per qualche altro decennio30. È del 1856 un informe parlamentare sulla vicenda, che mette in luce la triste condizione del territorio e le pretese dell’ultima “Domina”31. L’avvento dell’unità italiana non modifica la grave situazione dovuta a secoli di mal governo feudale. Il periodo precedente alla I° guerra mondiale vede la popolazione impegnata in un’opera di riscatto per portare il paese fuori dell’isolamento; alla fine dell’800 il consiglio comunitativo (giunta comunale) chiedeva al prefetto di Nuoro che intervenisse, presso le autorità governative, affinché la progettata ferrovia Nuoro-Terranova passasse per il territorio comunale di Lodè32. La situazione doveva essere insostenibile se nel 1909 la popolazione insorse contro il sindaco chiedendo la costruzione di una strada che portasse la comunità fuori dall’isolamento. Nel 1915 il paese come tutti i comuni d’Italia è chiamato a dare il suo contributo umano alla I e II guerra mondiale; numerose le vittime ma anche i decorati al valore e le nomine a cavalieri di Vittorio Veneto33 (di cui si acclude la documentazione). Il secondo dopo guerra vide un’importante crescita demografica motivata dalle migliori condizioni di vita e dal miracolo economico, che allo stesso tempo portò molti abitanti a lasciare la propria terra in cerca di fortuna. Questo fatto portò anche al disinteressamento verso le proprie origini, le proprie tradizioni, la propria lingua, frutto di uno sradicamento dalle condizioni umane e ambientali in cui si era cresciuti. Per fortuna questo periodo sembra ormai passato, ma bisogna stare sempre vigili contro ogni possibilità di vedere negata o modificata la propria storia. 30 A.S.C., Fondo: Antico Archivio Regio. op. cit.; Fondo: Segreteria di Stato e di Guerra. op. cit B.U.SS., Documenti relativi alla questione del riscatto delle baronie di Senes e Posada, Cagliari, 1859. 32 A.S.C., Fondo: Segreteria di Stato e di Guerra. Serie: II – Consigli comunali (Prov Nuoro), vol. 418. 33 Si ringrazia cordialmente il Consiglio dell’Ordine Vittorio Veneto, a Roma, per aver messo a disposizione del sottoscritto gli elenchi delle nomine a cavaliere dei soldati originali del comune di Lodè. 31 12 2. Proposta stemma comune di Lodè. Questo stemma nei suoi componenti araldici vuole recuperare l’identità storica e geografica che nel corso dei secoli ha caratterizzato il territorio comunale di Lodè. In un periodo di crisi di memoria storica dovuta alla non curanza umana che ha portato alla quasi completa distruzione della memoria documentale delle piccole comunità, la creazione di uno stemma di tal genere potrebbe funzionare da imput per chi volesse conoscere le proprie radici e approfondire la propria storia, nella fattispecie si spera che la semplice osservazione dell’emblema porti l’osservatore a porsi delle domande circa le proprie origini, a cui lo stesso emblema può dare le prime risposte. È il simbolo del comune, dell’unità di tutti i cittadini, dei dolori, delle lotte e delle conquiste che la comunità ha intrapreso nei secoli e nel quale tutti si possono e si devono riconoscere. Il bozzetto dello stemma34 del comune di Lodè si presenta inquartato da una croce rossa: nel I° quarto è raffigurato il gallo di Gallura su campo bianco (o argenteo), nel II° una torre merlata alla guelfa su campo verde, nel III° un monte all’italiana di tre colli con su in cima una corona baronale tutto su campo verde, nel IV° un giglio argenteo su campo bianco. • La croce rossa, simile in tutto a quella rappresentata nell’emblema della Regione Sarda, rappresenta l’appartenenza di Lodè alla Regione Autonoma della Sardegna. • Essendo la figura araldica del Gallo simbolo ed emblema del giudicato o regno di Gallura, di cui l’antica villa di Lodè faceva parte probabilmente già prima del XII secolo, si è pensato di adottarlo all’interno dello stemma comunale, segno visibile di un’ legame storico. 34 Vedi allegato 1 13 • Poiché Lodè, nel medioevo, era tra le villas che componevano l’antica curatorìa di Posada, trasformata nel 1431 in Baronia, si è scelto come seconda figura araldica una torre merlata alla guelfa, che rappresenta il castello della Fava, costruito, nel XIII secolo dai giudici Visconti (di parte guelfa) a difesa del territorio. La fortezza, con l’avvento del feudalesimo, fu sede del feudatario e dal 1431 residenza dei baroni di Posada; oggi è il simbolo della regione nota come Alta Baronia, costituita dagli antichi paesi di Posada, Siniscola, Lodè e Torpè. • Essendo il territorio comunale attraversato da una delle più importanti catene montuose della Sardegna, il Montalbo, la si è voluta rappresentare come un monte araldico a tre colli di colore bianco (albo appunto); tale monte è sormontato da una corona comitale, dato che la sopraccitata baronia venne trasformata nel XVII secolo in contea di Montalo; • L’ultimo quarto contiene uno tra i simboli agiografici attribuiti a Sant’Antonio da Padova, il giglio bianco (simbolo di purezza). La presenza in questo paese di una chiesa dedicata a tale santo è attestata da alcuni documenti del XV secolo; precedentemente camera del vescovo di Galtellì è almeno dal XVII secolo parrocchiale di Lodè al posto della precedente dedicata a S. Andrea. • Sotto lo scudo a caratteri medioevali: Villa de Lodè. • I colori presenti negli sfondi (bianco e verde) e nella croce (rosso) alludono alla bandiera italiana e simboleggiano l’unità della Nazione. 14 Allegato 1. 15 Allegato 2. Tabella n. 1 Fonti consegnate al Comune di Lodè, alcune regestate altre in originale; le stesse vengono divise oltre che per secolo anche per provenienza, ecclesiastica o civile. Il totale delle carte consegnate, in formato Cd o cartaceo è di 155 fogli. Secolo XIV XV XVI XVII XIX Ecclesiastiche 2 1 15 69 61 Civili 3 1 3 0 0 Tot. 5 2 18 69 61 16 Allegato 3. REPERTORIO DELLE FONTI Doc. 1 1341, agosto 30 Il rettore della villa di Lodè, nella diocesi di Galtellì, versa sei lire di alfonsini minuti quale decima alla Sede Apostolica. Edizione: SELLA, Rationes Decimarum, op. cit., n. 699. Item anno indictione et pontificatu quibus supra die XXX mensis augusti habui et recepi pro solucione dictarum decimarum a fratre Benedicto de Paleria rectore de Lode galtellinensis alfonsinorum lib. VI. doc. 2 1342 Il rettore di Lodè fratre Benedicto di Palermo versa sei lire quali decime alla Santa Sede. Edizione: SELLA, Rationes decimarum,op. cit., n. 1072. Item anno XLII, indictione X, pontificatus domini Clementis pape VI anno primo habui et recepi pro particulari solucione dictarum decimarum a fratre Benedicto rectore ecclesie de Lode galtellinensis diocesis alfonsinorum lib. VI. 17 doc. 3 1358 Compartiment de Sardenya descrizione della villa di Lodè nel giudicato di Gallura. Edizione: P. BOFARULL Y MASCARÓ, Repartimientos, op. cit., XI, p. 823. Villa de Locde la qual segons que.s diu posseex vuy lespital de Sent Johan per lexa quel in fo feta e stan hi al iorn de vuy C homens d.armes Empero par que aquesta villa dague tornar al sebyor Rey segons costum de Italia et cetera e que la lexa no vayla Fa de data tots anys XXXX ll. Item quarra de forment Item quarras d.ordi (Aquesta villa no era en componiment) doc. 4 1363, febbraio 4, Orosei Il Capitano di Gallura Oliver Togores ordina, con una sua lettera, ai curatori e ai giurati delle villas di Loy, Locoy, Lodè e Ssarle di presentarsi presso la corte per discutere su alcune incombenze riguardanti l’onore del re. Edizione: ZEDDA – SANTORO, Libre della camerlengìa di Gallura, op. cit., p. 125. Lo dit manament. 18 doc. 5 1363, febbraio, Orosei Pagamento di quindici lire in favore di Vidal Pellin, messaggero della corte, per essersi recato su ordine del capitano di Gallura presso i rappresentanti delle villas di Lodè, Locoy, Loy e Ssarle. Edizione: ZEDDA – SANTORO, Libre della camerlengìa di Gallura, op. cit., p. 125. [Dates] fetes de correus de cavall o de peu qui per la cort son annetes per vigor de I manament del capita dat en Orise a III dia de febrer del any MCCCLXIII. Primarament pagui a Vidal Pelin, XV ss. Correu logader, habitador de Orise, que ana de part del capita als curadors e iurats que ana a Loy e a Locoy a Lode ea Ssarle, que.n fossen en Orisen devant lo capita per alcuns affers molt tocants la honor del senior rey. doc. 6 1431, giugno 25, Barcelona Alfonso V re d’Aragona concede in feudo a don Nicolò Carroz, in liberum et francum allodium, la Baronia di Posada costituita dal castello della Fava e dalle villas di Posada, Torpè, Lodè e Siniscola, per la somma di 2500 fiorini d’oro. OGGIANU L., La Baronia di Posada, op.cit., pp. 1-86. 19 doc. 7 1496 Elenco delle rendite spettanti alla diocesi di Galtellì, precedentemente compilato su ordine del vescovo Guillermo Vidal. L’inventario riporta per ogni parrocchia le terre e le chiese di proprietà di detta mensa vescovile, tra le quali quelle di Lodè. Edizione: ALBERTI O. P., La diocesi, op. cit., doc. 1, p. 17. Axi aparen las cano(n)gias del bisbat de Galteli «item la canongia que te per annexa la vila de LODE» «En la vila de LODE hay las esglesias de S.ta Creu y de Sant Antonj de Padua te las lo canonge estabilidas per XV sous ciascun añy.» doc. 8 1558, febbraio 19, Roma Il pontefice Paolo IV concede a Gaspare Plaves il canonicato della villa di Lodè nella diocesi di Galtellì, vacante per la morte dell’ultimo canonico, Ferdinando di Villanova. Edizione: SCANO D., Codice diplomatico, op. cit., I, doc. 469, p. 314. Dilecto filio Gaspari Plaves. 20 doc. 9 1560, agosto 13, Cagliari L’arcivescovo di Cagliari e vescovo di Galtellì ordina che monsignor Jeronim Grau venga privato, per averne fatto rinuncia, dei diritti e delle pertinenze derivategli dal godimento della prebenda canonicale della villa di Lodè, in ottemperanza a quanto stabilito dalla Sede Apostolica. Edizione: ALBERTI O. P., La diocesi, op. cit., doc. 58, pp. 81-82. «Nos donj Anthoni Parragues Al R.nt Mos Johan promptu canonge y en lo spiritual y temporal Vicari g.nal de la n.ra Seu de Saltelli amat en Jesu X.pt. Sabiam com per lo R.nt mos. Benet Limona canonge de la n.ra Seu Calritana y dega del n.re bisbat de Bonavolla com per part de aquell nos son stadas p.ntadas y exibidas tres letres apostolique çoes las unas letras graciosas las altras las letras rigorosas las alras lo proces fulminat de y sobre la renunciacio y resignacio feta per mos. Jeronim Grau a moss. Johan Angel Ognuani del Canonicat de Galtelli ab la prebenda de LODE ab los fructos rendes y emoluments de aquell dat. Rome apud Sanctum Petrum Anno Incarnationis dominicae Millesimo quingetesimo sexagesimo tertio decimo calendas Julii» «vistes les p.nts tota consultant cessant poseu en possessio al dit Mos. Johan Angel Oggianu o son procurador en nom de aquell Canonicat y prebenda» 21 doc. 10 1566, aprile 2, Siniscola L’arcivescovo di Cagliari don Antonio de Castillejo ordina al notaio, al curato e agli obrieri della villa di Lodè di tenere un quaderno dove annotare le bestie e le rendite delle chiese di Santa Croce e di Sant’Antonio appartenenti alla mensa vescovile e di contrassegnare i detti animali con il marchio della chiesa. Edizione: ALBERTI O. P., La diocesi, op. cit., doc. 81, pp. 120-121. «tambe dos Iglesias la huna sots incocatio de Santa Creu y laltra de Sant Antoni n.re cambres en la vila de LODE tenen alguns Comuns de besiar y altres coses y drets los quals oblidats del governan y administran certs prior obrers los quals oblidats del propri carrey ni saben quants comuns son ni quals porta ni de qui son ni quins fruyts ne proseheixen sino q. en dany de dita Jglesia ho admonistran segons volen per lo que volent pronìvehir a dita bus havem comes al honor mos. Balthasar Sirgoli scriva de dita vila de LODE que en nom y per part n.ra prengue compte Juntament al los piors de ditta Iglesia dels pastors aporten lo bestiar y ab interventio ndel curat prenint per menut lo compte y fetne un cuern de tots los cuominis» doc. 11 1575, marzo 10, Cagliari Don Francesco Perez arcivescovo di Cagliari intima al canonico Prompto Pinna di prendere residenza presso il canonicato di Sant’Andrea di Lodè, secondo quanto stabilito dal concilio di Trento, pena la perdita del beneficio canonicale. 22 Edizione: ALBERTI O. P., La diocesi, op. cit., doc. 128, pp. 176-177. Edictum contra Canonicum Galtellinensem Franciscus Perez dei et apostolice Sedis gra’ etc. Tibi Promto Pinna Canonico galtellinensis et prebendato Ville seu loci de LODE precepimus teque presentium per tenorem citamus et citari mendamus quatenus sub pena amissionis ructuum et tua crescente contumacia privationis dicti Canonicatus et prebende debeas in predicto Episcopatus et prebenda de LODE recidere et in divinis deservire et illius omnimodam curam iuxta Sacri Concilij // Tridentini traditiones administrare et hoa intra terminum triginta dierum quorum decem pro primo decem pro secondo et reliquos decem pro terbio et peremptorio termino ac monitione canonica premissa assignamus decernentes in super presentis decreti sive citationis exequutionem ad valvas predictarum ecclesiarum galtellinen’ et de LODE per earum affixionem fieri proinde te effimere ac si personater exequute forent. Dat. Callari et in archiepiscopali palatio die X martii Anno Domini MDLXXV doc. 12 1579, marzo 6, Cagliari Joan Ferrer, vicario generale dell’arcidiocesi di Cagliari, informa il commissario generale della diocesi di Galtellì Antonio Otjano del debito di 74 lire che detta diocesi deve risarcire al reale parlamento. Gli invia inoltre un elenco con la ripartizione della somma per ciascuna villa e beneficio ecclesiastico. Edizione: ALBERTI O. P., La diocesi, op. cit., doc. 157, pp. 208-209. 23 «E primo la mensa episcopal de Galtelli paga....................................21 § lo archiprestat paga......................................................................................15 § lo canonicat de Posada.......................................................................... 6 § 10 S lo canonicat Siniscola............................................................................3 § 15 S lo canonicat de LODE........................................................................... .1 § 10 S» doc. 13 1583, dicembre 8, Cagliari Joan Ferrer informa Perot Prompto canonico di Galtellì, di quanto la diocesi di Galtellì deve versare al real parlamento. Gli invia inoltre l’elenco con la ripartizione della somma per ciascuna villa e beneficio ecclesiastico. Edizione: ALBERTI O. P., La diocesi, op. cit., doc. 238, pp. 288-289. «Los curats de LODE de vuyt sous......................................................18 S la rectoria de LODE quatre ll.s hun sous y dos dines........................... 4 § 1 S 2» doc. 14 1583, dicembre 10, Cagliari Joan Ferrer informa Perot Prompto canonico di Galtellì, di quanto la diocesi di Galtellì deve versare per il sostentamento del seminario cagliaritano. 24 Edizione: ALBERTI O. P., La diocesi, op. cit., doc. 239, pp. 288-290. «LODE per lo añy 1583 tre ll.s..................................................... 3 §» doc. 15 1584, giugno 4, Cagliari L’arcivescovo di Cagliari mons. Gaspar Vincentio Novella informa don Bernardo Puliga reggente della Baronia di Posada del sequestro da parte del commissario diocesano di alcuni beni appartenuti al già defunto Antonio Ogiano canonico della villa di Lodè nella diocesi di Galtellì. Edizione: ALBERTI O. P., La diocesi, op. cit., doc. 247, pp. 296-297. «Exposat nos estat per lo Ven.le promotor fiscal de n.ra Cort que lo mag.ch Joan de Moros y Molinas com a n.re comissari ha sequestrat alguns bens mobles et jmobles de q(uondam) Moss. Antony Otjano mentres vivia Can.e de Galtelli y prebenda de la V.a de LODE» doc. 16 1598, marzo 9 – aprile 2, Cagliari L’arcivescovo di Cagliari Mons. Lasso Sedeno notifica la vacatio della chiesa parrocchiale di Sant’Andrea di Lodè indicendo il “concorso” per l’assegnazione della stessa. A tal fine si presentano Leo Guiso di Oliena, Bernardinus Satta Obino di Bitti e Petrus Prompto Archa sempre di Bitti. 25 Edizione: ALBERTI O. P., La diocesi, op. cit., doc. 480, pp. 512-513. «Ex parte mandato R.mi Don lasso Sedeño... Notificat omnibus et singulis se examini subijcere volentibus qualiter vaccat ad presens parrochialis Ecclesia S.ti Andreae galtellinem’ diocesis per obitum joannis Stephani Mura illius dum vivebat ultimi possessoris qui die prima presentis et labentis mensis diem vitae suae clausit extremum ideo cintantur idem ad se opponendum intra dies decem examini per cuncursum faciendo cum examinatoribus in Sinodo // diocesana deputatis... Alfonsus Archiepiscopus Calaritanus fuit publicatum die XIII mensis er anni predictorum in Sede Calaritana per camillum Bilansi hebdomandarium Sedis Calaritanae et affixum per eum in januis Sedis Metropolitanae. LEO GUISO de Oliena se opposuit BERNARDINUS SATTA OBINO de Bitzi se opposuit PETRUS PROMPTO ARCHA de Bitzi se opposuit Notifficatur oppositis ad parrochialem ecclesiam ville de Lodè galtellinensis diocesis...» doc. 17 1598, aprile, Cagliari Convocazione da parte dell’arcivescovo Lasso Sedeno dei candidati al canonicato e parrocchia della chiesa di Sant’Andrea di Lodè. Tra questi, dopo aver sostenuto l’esame di diritto canonico, alla presenza di una commissione presieduta dallo stesso arcivescovo, viene eletto nuovo canonico Petrum Prompto Archa. Edizione: ALBERTI O. P., La diocesi, op. cit., doc. 481, pp. 513-514. 26 «...examinatur Petrum Promptum Arca, Leonem Guiso et Bernardinum Satta Obino quo per acto examine fuerunt voti q. Approbabant et approbatum et idoneum repertum magis quam ilii Petrum Prompto Archa et ita retulerunt Sue Ill.me er R.me D.ni qui visa et audita approbatione per omnes examinatores inanime facta mandavit mihi notario ut expedirem litters approbationis et certificatorias in forma solita. Augustinus Sabater not. et secretarius» doc. 18 1598, aprile, Cagliari Lettera di approvazione emanata dall’arcivescovo di Cagliari in favore di Juannis Prompto Archa, circa la parrocchia di Lodè, e le sue rendite. Edizione: ALBERTI O. P., La diocesi, op. cit., doc. 482, pp. 514-515. «Litarae approbationis Juannis Prompto Archa ad parrochialem de Lodè...» 27 doc. 19 1598, aprile 9, Cagliari Don Alonso Lasso Sedeno ordina al curato di Lodè, Sebastia Dejana, di conservare le rendite e i benefici della parrocchia di Lodò, sino a quando non venga presa una decisione da parte di Sua Santità e della Santa Sede Apostolica. Edizione: ALBERTI O. P., La diocesi, op. cit., doc. 483, pp. 514-516. doc. 20 1599, agosto 30, Cagliari Editto emanato dall’arcivescovo di Cagliari notificante la morte del precedente parrocco Juanni Prompto Archa e la convocazione dei candidati per la prebenda canonicale di Lodè. Edizione: ALBERTI O. P., La diocesi, op. cit., doc. 508, pp. 536-537. «Edictum pro parrochiale Eccesia Ville de Lodè Galtallinensis Diocesis...» doc. 21 1599, ottobre 2, Cagliari 28 Atto attestante la nomina del reverendo Leone Guiso a parroco di Lodè, con godimento di tutte le rendite e di tutti i suoi frutti. L’arcivescovo sceglie il candidato non secondo la prassi del concorso, ma in base al precedente esame canonico sostenuto dal Guiso per l’assegnazione della stessa parrocchia. Edizione: ALBERTI O. P., La diocesi, op. cit., doc. 512, pp. 540-541. «Collatio Parrochialis Ecclesiae Villae de Lodè de Posada Don Alfonsus lasso Cedeño etc. Dilecto nobi in Cristo Leono Guiso presbitero ville de Oliena eiusdem Galtellinensis Diocesis saliutem in D.no sempiternam Vite ac morum onestas laudabilia probitatis et virtutum merita super quibus apud nos fide digno commendaris testimonio nos inducunt ut tibi ad gratiam reddamur liberales vaccante igitur de jure et de facto Parrocchiali ecclesia Ville de Lodè de Posada sub invocatione Sancti Andreae dicate nostrae Galtellinensis diocesis per obitum Joannis Archa...» doc. 22 1599, ottobre 19, Lodè «Presa di possesso della Chiesa Parrocchiale della Villa di Lodè di Posada da parte del sopraetto Leone Guiso. 29 In nome di Dio, Amen. Sia noto a tutti che nell’anno della nativitò di Nostro Signore Gesù Cristo 1599 nel giorno 18 del mese di ottobre, venne e si presentà dinanzi a me Antonio Sanna Commissario della Satna Inquisizione e Canonico di Galtellì, Leone Guiso Rettore della Chiesa Parrocchiale della Villa di Lodè di Posada, portando con se le lettere di nomina fatte ed aemanate daò Reverendissimo Signor don Alfonso Lasso Cedeño per grazia di Dio e della santa Sede Apostolica Arcivescovo di cagliari e Vescovo di Galtellì e delle altre Unioni e membro del Consiglio di Sua Maestà, circa la Chiesa parrocchiale della stessa Villa di Lodè vacante per la morte del già Joannis Arca suo ultimo possessore e datate a Cagliari e nel Palazzo Arcivescovile il giorno 2 di codesto mese di ottobre (...) (...) in esecuzione a quanto stabilito, il suddetto Commissario Antonio Sanna si recò con il detto Guiso presso la Chiesa Parrocchiale sotto l’invocazione di Sant’Andrea e preso il nuovo Rettore per la mano destra lo condusse davanti all’altare maggiore, dove, dopo averlo fatto inginocchiare davanti a lui (Antonio Sanna), lo benedisse con il segno della croce scambiandosi il bacio (di omaggio) e recitando sopra di lui le preghiere; alzatosi lo condusse in cornu altaris dove gli furono consegnate le nappas e gli ornamenti che ricevette e restituì, dopo averli fatti adattare in segno di reale possessione e quindi dirigendosi verso il luogo della campane gli consegnò nelle mani un martello col quale il nuovo rettore diede vari rintocchi e successivamente dirigendosi verso le porte di detta chiesa vi entrarono e il detto Commissario gli affidò le chiavi con le quali, subito dopo essere uscito il Commissario da detta porta, il nuovo rettore chiuse e subito dopo riaprì le porte come segno di vera, realem concreta e fisica possessione, consegnate per mezzo di detto commissario e tramite lo stesso accettate, pertanto il detto commissario intimò a tutti i parrocchiani come ai singoli, ai presenti quanto agli assenti di tenere e considrare detto Leone Guiso come vero e indubbio Rettore di detta rettoria e di tutte le sue rendite e i suoi frutti, come già ne avevano goduto i suoi predecessori...» Edizione: ALBERTI O. P., La diocesi, op. cit., doc. 516, pp. 545-546. 30 doc. 23 XVI secolo Descrizione dei fiumi più importanti della Sardegna, tra i quali il Riu Mannu. Il fiume dal territorio di Bitti attraversava il territorio di Lodè, Torpè e Posada per poi sfociare in mare nei pressi del castello della Fava. Edizione: I. F. FARAE, In Sardiniae Chorographiam, op. cit., I, p. 130. «Flumen aliud oritur, quarto a Bitti magno lapide, ex valle Ribae et fluit per regionem encontrate de Bitti non procul ab oppido Gorofai et Onani et in regione Baroniae Posatae alio augetur fluvio qui, ex montibus ipsius Bitti magni oriundus, iuxta oppidum LODAE argenteas habens arenas, inde cum eo 10 m. pass. Uno alveo deccurit ad radices montis Castri Fabae, Posatae nunc dictae, ubi mare ingreditur.» doc. 24 XVI secolo Descrizione della Baronia di Posada e del suo territorio e delle sue villas, tra le quali Lodè. Edizione: I. F. FARAE, In Sardiniae Chorographiam, op. cit., I, p. 222. «...et nunc est Castrum Fabae, multis proeliis clarum, in vertice montis natura et arte munitum et suburbuium Posatae oppidaque LODAE, torpei et Siniscolae... » 31 doc. 25 XVI secolo Elenco dei feudatari che nel 1358 resero l’omaggio feudale alla Corona. Edizione: I. F. FARAE, In de rebus Sardois, op. cit. III, p. 88. «Petrus Daço qui habebat oppida Siniscolae, Guorrrovolineris Tamarispae, Soltenissae, Parranae, Stellaiae, Locho<a>e, Illoi, Posatae, Ossi, LODAE, Orfilis superioris et Sullae iudicatus Gallurae. Hospitale S.ti Ioannis habebat oppidum LODAE ex legato pio. » doc. 26 1639 Il re Fernando d’Aragona conferma nel 1504 a don Pedro de Maza Carròs il possesso del suo feudo, concedendogli inoltre diverse altre villas, tra le quali Lodè. Edizione: DE VICO FRANCISCO, Historia general de la isla y Reyno de Sardeña, V, pp. 413-414. Este año hizo el Rey merced a don pedro Maza Carroz demás de los pueblos que tenia en Sardeña, de los de Orani, Necaro, Orotelli, Orgosolo, LODÈ... 32 doc. 27 1639 Capitolo sulla storia della arcidiocesi di Cagliari e delle sue unioni, tra queste la diocesi di Galtellì composta da varie prebende canonicali, tra cui la chiesa di S. Andrea di Lodè. Edizione: DE VICO FRANCISCO, Historia general de la isla y Reyno de Sardeña, VI, pp. 213-214. Del obispado de Galtellì. ...y juntamente se exinguieron las dignidades y canonicatos de su iglesia, que eran los siguientes: ...el canonicato de San Andrés de LODÉ. doc. 28 1639 Capitolo sulla storia del feudo della Baronia di Posada dalla conquista aragonese sino al XVI secolo. Tra le villas ricordate compare quella di Lodè. Il capitolo si divide in cinque parti: 1) la Baronia di Posada e il suo territorio; 2) infeudazione del territorio alla famiglia Carròs e donazione da parte degli eredi agli ospedalieri di Barcellona e Saragozza; 3) vendita del feudo a don Jerónimo Clemente; 4) don Miguel Clemente liquida la Baronia in favore dei Portugués; 5) dopo altri tentativi di vendita il feudo passa al ramo collaterale dei Portugues. Edizione: DE VICO FRANCISCO, Historia general de la isla y Reyno de Sardeña, VII, pp. 103-104. 33 La Baronia de Posada tiene el castillo de la Fava y villas de Posada, LODÈ, Siniscola y Torpè y se incluìan en el Judicado de Galura, y la posieron los pisanos en feud con otros lugares por el señor infante do[n] Alo[n]so hasta el año 1326 que quedò agragada a la Corona real por las causas y razones. doc. 29 1639 Elenco dei nomi antichi delle città e delle terre di Sardegna e i loro attuali (1639) nomi. Tra le villas citate compare Lodè identificata con l’antica città romana di Loquido. Edizione: DE VICO FRANCISCO, Historia general de la isla y Reyno de Sardeña, VII, p. 177. Loquido, hoy Lodé. doc. 30 1658, ottobre 20. Frontespizio della copia della carta di infeudazione a Niccolò Carroz d’Arborea, intitolato Privilegio de la baronia de Posada concedilo por los Serenissimos Reyes de Aragon, che apparteneva a Don Felice Masones y Lima conte di Montalo. Edizione: A.S.C., Fondo: Antico Archivio Regio. Serie: Cause Patrimoniali, op. cit. 34 doc. 31 1658, ottobre 20. Copia della carta di infeudazione della Baronia di Posada e delle villas di Posada, Lodè, Torpè e Siniscola a Niccolò Carroz nel 1431, eseguita bene et fideliter dal notaio Francesco Carta nel 1658. Edizione: A.S.C., Fondo: Antico Archivio Regio. Serie: Cause Patrimoniali, op. cit. 35 36 doc. 32 1659, aprile 4, Posada Don Franceso Masones, conte di Montalbo e Barone di Posada si lamenta, per mezzo del suo procuratore, presso la Reale Udienza del fatto che un suo vassallo, un certo Sisinnio Contu della Villa di Lodè, fosse stato rinchiuso a Sassari per vari delitti, tra i quali un’illecita esportazione d’armi, a disposizione della Reale Governazione, quando invece, secondo la concessione feudale fatta in favore di Niccolò Carroz d’Arborea, nel 1431, la giuridizione dovrebbe competere al feudatario. Edizione: A.S.C., Fondo: Antico Archivio Regio. Serie: Cause Patrimoniali, op. cit. doc. 33 1659, novembre 11, Cagliari La Reale Udienza rifacendosi a quanto emanato nel 1654 dal parlamento del Conte Lemos stabilisce che l’imputato Sisinnio Contu di Lodè non poteva essere rimesso al giudizio del feudatario ma questo poteva essere emesso solo dal Regio Consiglio in nome del re. Edizione: A.S.C., Fondo: Antico Archivio Regio. Serie: Cause Patrimoniali, op. cit. 37 38 Doc. 34 1777, ottobre 23, Lodè Risposte dei parroci della diocesi di Galtellì al questionario di Francesco Maria Corongiu, Vicario generale Capitolare, sede vacante, dell’arcivescovo di Cagliari e Unioni, circa la ricostituzione della diocesi galtellinese. Il documento si divide in varie risposte, stato delle chiese, numero dei sacerdoti, culto, catechismo, devozioni, rendite o benefici, feste e stato delle anime. Edizione: Carta M., Nell’anno del Signore 1777, op. cit., pp. 223-231. «Oltre la chiesa parrocchiale dedicata a S. Antonio di Padova, dentro l’abitato ci sono altre quattro chiese, la chiesa della Vergine Santissima della Concezione, della Vergine d’Itria, di S. Giovanni Battista e della Santissima Vergine del Rimedio. I fondatori della chiesa della Concezione furono Juana Pala e Juan Bauptista Pala Tara madre e figlio, e Antonio joseph Espanu e Francisco Morrola Mele, eredi dei primi due. La costruzione nell’anno 1739...» 39 doc. 35 1828, giugno 11, 20. Documentazione presentata dal sig. Salvatore Sanna Belle per poter cingere un proprio terreno sito nel comune di Lodè in ottemperanza alle leggi delle chiudende emanate dal re di Sardegna [I]. Segue la risposta dell’Intendente della provincia di Nuoro [II] e la rispettiva documentazione del segretario comunale[III]. A.S.C., Fondo: Segreteria di Stato e di Guerra. Serie: II – Chiudende, op. cit. [I] Illustrissimo Signor Intendente Salvatore Sanna Belle di Lodè col dovuto ossequio a V. S. Ill.ma espone che nei salti del detto villaggio e regione precisamente appellata, Su Ponte, possiede un tratto di terreno aperto dell’estensione imbuti quattro a seminario grano a misura di Cagliari, e volendo godere della Benefica Sovrana Grazia, avrebbe stabilito cingerlo a muro, lo che non potrebbe eseguire senza che sia l’opportuno permesso di V. S. Ill.ma, la quale supplica si compiaccia spedirgli l’atto di concessione, a mente della Regia Legge Reale. Per mano altrui [II] Il Sindaco e Consiglio Com.vo del luogo debitamente radunato in Giunta doppia prenderà in matura disamina la dimanda del Ricorrente informando quest’Uffizio d’Intendenza se il terreno, di cui si tratta è soggetto a qualche servitù di pascolo o pubblico abbeveraggio, se includa camino reale o strada vicinale e se in somma dal chiudere ne ridondi qualche pregiudizio al pubblico, particolari, o vicini possidenti. 40 Il Seg.io del Consiglio Com.vo distenderà la presente deliberazione, facendo presentare al Ricorrente il titolo riguardante il dominio del terreno, ed in mancanza di questo ne assumerà l’informativa per mezzo di due testi, trasmettendo in appresso gli atti a quest’uffizio per le ulteriori provvidenze. Nuoro, li 11 Giugno 1828 L’Intendente [III] Addì 18 Giugno 1828 Siniscola In esecuzione degli avvisi del Sig. Intendente Provinciale io detto Segretario fatto comparire in questa Villa il Sindaco e Consiglieri del Vill.o di Lodè ed i coaggiunti Antonio Punleri, Giò Pietro Contu, Giò Pietro Canu, Giuseppe Nanu ed Antonio Mele, fatta ai miei fini lettura e spiegato in lingua volgare il ricorso inoltrato da Salvatore Sanna Belle e successiva provvidenza del Prefato Sig. Intendente, unanimi separatamente puso interrogati rispondono che la chiudenda supplicata e finora esposta non apporterebbe pregiudizio alcuno al pubblico ne ad altri particolari, che non sarebbe soggetta a servitù alcuna di pascolo, abbeveratorgio pubblico, ne tampoco di pubblico abbeveratorgio. Interrogati parimenti se il territorio chiuso appartenga al pubblico o ad altri particolari, o se fosse di privativa spettanza del supposto. Rispondono che il territorio fu proprio acquistato per via di intermediari su di cui nessuno avrebbe potuto mai allegare diritto alcuno. Di cui io Segretario ne fò il presente attestato non segnato da alcuni dei Consiglieri e dei più Coaggiunta per essere tutti illitterati, si che X Giorgio Filippi Seg.io Com.vo Salvatore Sanna Belle 41 doc. 36 1828, giugno 11, 20. Documentazione presentata dal sig. Salvatorangelo Sanna Pintedu per poter cingere un proprio terreno sito nel comune di Lodè in ottemperanza alle leggi delle chiudende emanate dal re di Sardegna [I]. Segue la risposta dell’Intendente della provincia di Nuoro[II] e la rispettiva documentazione del segretario comunale [III]. A.S.C., Fondo: Segreteria di Stato e di Guerra. Serie: II – Chiudende, op. cit. [I] Illustrissimo Signor Intendente Salvator Angelo Sanna Pinteddu di Lodè col dovuto ossequio a V. S. Ill.ma rassegna che possedeva nei salti del detto villaggio e regione precisamente appellata, Su Potente, un tratto di terreno apperto dell’estensione imbuti sei a seminario orzo, e volendo approfittare della Benefica Sovrana Grazia, se lo vorrebbe chiuso senza che aver provveduto l’opportuno permesso di quest’Uffizio d’Intendenza, a mente della Regia Legge. Epperò supplica si compiaccia V. S. Ill.ma, provvedere ordinando di venirgli spedito l’opportuno atto di concessione, per convalidare l’eseguita divisura del suddetto tratto di terreno, previe le prescritte cautele, che sarà di grazia. Per mano altrui 42 [II] Il Sindaco e Consiglio Com.vo del luogo debitamente radunato in Giunta doppia prenderà in matura disamina la dimanda del Ricorrente informando quest’Uffizio d’Intendenza se il terreno, di cui si tratta è soggetto a qualche servitù di pascolo o pubblico abbeveraggio, se includa camino reale o strada vicinale e se in somma dal chiudere ne ridondi qualche pregiudizio al pubblico, particolari, o vicini possidenti. Il Seg.io del Consiglio Com.vo distenderà la presente deliberazione, facendo presentare al Ricorrente il titolo riguardante il dominio del terreno, ed in mancanza di questo ne assumerà l’informativa per mezzo di due testi, trasmettendo in appresso gli atti a quest’uffizio per le ulteriori provvidenze. L’Intendente Nuoro, li 11 Giugno 1828 [III] Addì 18 Giugno 1828 Siniscola Comparsi personalmente nanti me Seg.io, previa citazione fattali per ordine dell’Ill.mo Signor Intendente provinciale il Sindaco e Consiglieri com.vi ed i probiuomini Antonio Punteri, Antonio Mele Giuseppe Nanu Giò Pietro Contu, Giò Pietro Canu, tutti del villaggio di Lodè, letto a ciascuno separatamente e spiegato in lingua volgareed, il ricorso inoltrato da SalvatorAngelo Pintedu e successivo decreto del Prefato Sig. Intendente, come lo stesso ravvisasi = rispondono tutti che il territorio chiuso dal suddetto ricorrente non sarebbe soggetto a servitù ad alcuna servitù di pascolo, di strada reale o comunale, ne tampoco conterrebbe pubblico, asseriscono per lo coscienza che non può offrire alcuna pregiudiziale ne al pubblico ne ad altri particolari. 43 Interrogati del pari sul titolo che il ricorrente avrebbe sul territorio in questione = rispondono che il medesimo è di sua privativa spettanza per averlo acquistato e posseduto più di venticinque anni addietro. Di cui io infrascritto Seg.io ne distendo il presente certificato non sottoscritto da alcuno perchè tutti illitterati, si che X Giorgio Filippi Seg.io Com.vo Salvatorangelo Sanna Pintedu Lodè 44 BIBLIOGRAFIA FONTI: A.A.C., Fondo visite pastorali, Serie Inventario, (secc. XVI-XVII). A.A.C., Ordinarium, (sec. XV-XVI), Vol. 55-70. A.A.C., Reg. Commune, (sec. XVI), Vol. 1-3. A.S.C., Fondo: Antico Archivio Regio. Serie: Cause Patrimoniali (secc. 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