Corso di Laurea in Psicologia
Valutazione degli atteggiamenti sul potenziamento
cognitivo in un campione italiano
Relatrice
Laureando
Prof.ssa Claudia Bonfiglioli
Anno Accademico 2014/2015
Fabrizio Nicolosi
ABSTRACT______________________________________________________________3
INTRODUZIONE________________________________________________________5
Potenziamento convenzionale e non-convenzionale______________ 7
Quali abilità cognitive possono essere potenziate? ________________9
Perché il fenomeno è problematico dal punto di vista etico?___ 10
Gli effetti sulla salute__________________________________________________ 10
Libertà di farne uso: Giustizia distributiva_________________________12
Valore della persona e della sua prestazione, Autenticità,
Educazione e doping___________________________________________________13
LA RICERCA___________________________________________________________16
Introduzione____________________________________________________________16
Metodo___________________________________________________________________20
o
La costruzione degli scenari_______________________________________________ 20
o
La somministrazione del questionario___________________________________22
o
Assunzione del farmaco____________________________________________________ 24
o
Pressione sociale____________________________________________________________ 28
o
Merito_________________________________________________________________________ 31
Risultati__________________________________________________________________24
Discussione______________________________________________________________35
Conclusioni _____________________________________________________________ 40
BIBLIOGRAFIA_________________________________________________________42
APPENDICE___________________________________________ _______________49
2
ABSTRACT
La ricerca ha avuto come obiettivo la valutazione delle opinioni di soggetti italiani
riguardo al fenomeno dei potenziatori cognitivi: trattasi di farmaci che, assunti da
soggetti sani, permetterebbero di migliorare le capacità cognitive. Queste sostanze
vengono di solito prescritte dai medici per il trattamento di disturbi neuropsichiatrici.
Negli ultimi anni si è rivolta particolare attenzione all’uso dei potenziatori cognitivi in
ambito accademico e lavorativo, studenti e lavoratori potrebbero utilizzare queste
sostanze per migliorare la propria efficienza durante le sessioni di studio o per
aumentare le proprie prestazioni lavorative.
Ispirandoci al modello di Fitz et al. (2013) abbiamo progettato un disegno di ricerca
2x2x2 consistente in otto scenari che differivano tra loro per la presenza di tre
variabili (Beneficio, Vantaggio, Pressione sociale).
Per quanto riguarda la variabile Beneficio abbiamo effettuato una distinzione tra
“Individuale” (il protagonista è l’unica persona ad ottenere un beneficio) e “Sociale”
(oltre al protagonista ne beneficiano anche altri del risultato conseguito).
Relativamente al Vantaggio abbiamo tenuto conto di due possibilità: la presenza di
un “Vantaggio Competitivo” (se il protagonista dello scenario raggiunge il suo scopo
ciò influisce sulla possibilità degli altri di raggiungerlo) e l’assenza di “Vantaggio
Competitivo”(il fatto che il protagonista raggiunga il suo scopo non interferisce sulla
possibilità che anche altri lo raggiungano).
La variabile relativa alla Pressione sociale è stata manipolata sottolineando che da
una parte vi erano “Solo alcuni” che utilizzavano un potenziatore cognitivo per
raggiungere l’obiettivo specificato, mentre dall’altra vi era una quantità maggiore di
persone che usavano il farmaco indicata come “Molti”.
Dopo la lettura dello scenario abbiamo chiesto ai partecipanti di rispondere a tre
domande a scelta multipla attraverso l’utilizzo di scale Likert a 6 e 7 punti.
Nella prima domanda abbiamo chiesto ai soggetti di immedesimarsi nella posizione
del protagonista e decidere di assumere o meno il potenziatore cognitivo. La
seconda domanda indagava il modo in cui la pressione sociale poteva influenzare
l’atteggiamento e le opinioni dei partecipanti. Nella terza ed ultima domanda
abbiamo chiesto di indicare la percentuale di merito attribuibile al protagonista che
3
ha raggiunto il suo obiettivo attraverso l’utilizzo di un potenziatore cognitivo.
I nostri risultati si sono basati sulle risposte di 400 partecipanti, suddivisi in 244
femmine (61%) e 156 maschi (39%).
Il 73% dei soggetti non si è dimostrato favorevole all’assunzione del potenziatore
cognitivo, soltanto il 20% ha dichiarato di voler assumere il farmaco e il 7% non ha
espresso un giudizio specifico.
Ciò che emerge dalla nostra ricerca è che in Italia non vi è una generale propensione
a
ricorrere
alla
pratica
del
potenziamento
cognitivo
farmacologico.
Le principali resistenze che abbiamo rintracciato sono riconducibili alle
preoccupazioni sugli effetti collaterali e alla scorrettezza del procurarsi un vantaggio
rispetto agli altri in situazioni di competitività. L’analisi dei risultati relativi al concetto
di merito ha indicato che l’assunzione di un farmaco stimolante non diminuisce il
valore
attribuibile ad un soggetto che ha portato a termine il suo obiettivo.
Abbiamo inoltre osservato che i partecipanti ritengono la pressione sociale una
variabile di cui tener conto in merito al sentirsi o meno forzati ad assumere un
potenziatore cognitivo.
4
INTRODUZIONE
Con il termine potenziamento cognitivo ci riferiamo all’assunzione di farmaci da
parte di individui che non presentano disturbi neurologici o psicologici al fine di
migliorare le proprie funzioni cognitive. Questo tema è oggi sotto ai riflettori della
comunità scientifica ma anche del tessuto politico e sociale, è recente
un’interrogazione parlamentare alla commissione dell’Unione Europea in cui si
richiede di focalizzare le implicazioni giuridiche ed etiche di tale fenomeno (Staes,
2009).
Il dibattito che muove da discipline come la bioetica e la neuroetica non coinvolge
soltanto gli attuali metodi di potenziamento cognitivo ma sembra dirigersi anche
verso le aspettative di nuovi farmaci sempre più performanti grazie all’avanzamento
delle conoscenze e della tecnologia in ambito medico.
La possibilità che vengano create delle sostanze miracolose che permettano
all’individuo di superare i propri limiti hanno generato due tipi di reazioni: da una
parte coloro che considerano il potenziamento cognitivo come una risorsa e una
possibilità di andar incontro ad un futuro positivo per l’umanità, dall’altra i
conservatori, che temono che questi farmaci possano intaccare la nostra umanità e
autenticità (Schermer, Bolt & Jongh, 2009).
Un importante spunto di riflessione è caratterizzato dal fatto che attualmente i
farmaci
utilizzati
per il potenziamento cognitivo
sono
soggetti ad
una
regolamentazione che prevede la prescrizione medica, ciononostante non si può
ignorare che molti individui, tra cui giovani studenti, potrebbero riuscire con facilità
a procurarsi queste sostanze da siti internet illegali in cui la qualità o la genuinità del
farmaco (molto spesso contraffatto) rappresentano un serio rischio per la salute.
A tal riguardo potrebbero essere opportune delle campagne di sensibilizzazione che
mettano in luce gli aspetti positivi e negativi di tali sostanze, del resto, come fa
notare Schermer, i soggetti che si procurano autonomamente queste sostanze
ugualmente “usano i farmaci per i loro effetti di potenziamento senza nessun
controllo o supervisione medica”. (Schermer et al., 2009 p. 84)
5
Una delle questioni trattate durante gli ultimi anni riguarda la linea di demarcazione
tra un utilizzo terapeutico di queste sostanze e uno uso legato al potenziamento.
Potremmo definire come terapeutico un intervento atto a gestire un deficit
neuropsicologico presente nell’individuo. Per quanto riguarda il potenziamento,
esso è un intervento che ha la finalità di migliorare una funzione cognitiva senza
che vi sia una determinata alterazione ad essa associata (Bostrom & Sandberg,
2009).
Seguendo questa linea di ragionamento può sembrare immediato definire come
terapeutico l’intervento messo in atto nei confronti di un individuo che soffre di una
patologia che gli procura un deficit cognitivo e/o un certo grado di disabilità; così
come sembra chiaro che lo studente, senza deficit cognitivi, che utilizza un farmaco
stimolante per migliorare la propria memoria e concentrazione, sta mettendo in atto
un potenziamento cognitivo.
Gli esempi sopra riportati costruiti ad hoc mettono a confronto due estremi, ma nella
realtà possiamo imbatterci in situazioni molto meno chiare: un esempio è dato dalla
condizione di un anziano che presenta dei sintomi di Deterioramento Cognitivo
Lieve (MCI) che non pregiudicano la sua autonomia ma che si configurano in “varie
dimenticanze durante il giorno” e che potrebbero portare ad un peggioramento della
qualità della vita (“Boosting your brainpower: ethical aspects of cognitive
enhancements”, 2007).
In riferimento agli utilizzi terapeutici, oggi alcuni farmaci stimolanti vengono
impiegati per trattare disturbi come la Sindrome da deficit di attenzione e iperattività,
la Narcolessia, la Sindrome da affaticamento cronico e alcune forme di demenza.
Nei casi in cui non è presente una disfunzione, l’impiego dei P.C. avviene per
migliorare consapevolmente le proprie abilità cognitive.
Il miglioramento volontario delle proprie capacità mentali trova spendibilità in
numerosi contesti sia accademici che lavorativi: pensiamo, ad esempio, ad uno
studente che desidera ottenere un grado di concentrazione più elevato al fine di
apprendere le conoscenze necessarie per superare un esame universitario; ad un
ricercatore che necessita più ore di veglia per portare a termine il suo progetto di
ricerca o ad un lavoratore che decide di ricorrere ai potenziatori cognitivi per
avvertire meno la fatica a causa di turni particolarmente stancanti.
6
Potenziamento Convenzionale e non-convenzionale
Un’ulteriore differenza di cui dobbiamo tener conto è rappresentata da due diversi
metodi di miglioramento cognitivo: uno di questi convenzionale, rappresentato dalle
mnemotecniche, dal processo d’istruzione, dall’alimentazione dell’individuo e da
determinate tecnologie elettroniche; e un altro non-convenzionale in cui converge
l’utilizzo di impianti neurali sperimentali e l’assunzione di farmaci stimolanti. È
riguardo a questo secondo tipo di potenziamento cognitivo che ci interroghiamo su
molte questioni etiche e sociali (“Neuroscienze e potenziamento cognitive
farmacologico: profili bioetici”, 2013).
È importante ricordare che l’uomo utilizza da centinaia di anni delle sostanze,
considerate naturali, che gli permettono di aumentare la concentrazione per brevi
periodi o di superare i momenti di affaticamento, pensiamo all’utilizzo del caffè.
Alcuni studi hanno portato all’attenzione che l’assunzione di caffeina potrebbe
migliorare temporaneamente la capacità di problem-solving o di ragionamento
logico, senza avere effetti positivi significativi in compiti di tipo mnemonico o di
apprendimento volontario, si ritiene inoltre che la funzione della caffeina sarebbe
riconducibile ad un aumento dell’arousal (Nehlig, 2010).
Ma quanti individui sarebbero disposti a considerare il caffè un potenziatore
cognitivo alla stregua di determinati farmaci? Da questa riflessione è scaturita una
ricerca (Franke, Lieb & Hildt, 2012) nella quale sono state chieste a studenti
universitari tedeschi le principali differenze tra gli effetti della caffeina e i farmaci
sintetici come ad esempio le anfetamine.
Uno dei criteri necessari all’inclusione degli studenti nella ricerca era rappresentato
dal fatto che i soggetti avessero fatto uso in passato sia di caffeina che di farmaci
per finalità relative al potenziamento cognitivo. I risultati hanno dimostrato che
soltanto per meno della metà (44%) degli studenti ci fosse una differenza generale
tra l’utilizzo dei farmaci e la caffeina; il 28% ha risposto che non ci fossero differenze
tra le due sostanze e un ulteriore 28% ha dichiarato di non riuscire a stabilire con
esattezza la presenza o meno di differenze. Successivamente è stato chiesto agli
7
studenti se rilevassero delle specifiche differenze morali (come ad esempio
problematiche relative ai concetti d’identità, equità, autenticità, giustizia distributiva
e medicalizzazione) tra l’uso di P.C. e caffeina e circa il 55% degli intervistati non
ha
trovato
alcun
tipo
di
differenza.
In una ricerca (Bell, Partridge, Lucke & Hall, 2013) alcuni studenti universitari hanno
preso parte ad un’intervista semi-strutturata nella quale veniva chiesto loro di
esprimere un parere riguardo il fenomeno del potenziamento cognitivo
farmacologico, alcuni partecipanti hanno specificato che non riscontravano grandi
differenze tra l’assunzione di un farmaco stimolante e l’utilizzo di altre sostanze
come ad esempio l’alcol o il caffè:
“Non è poi tanto diverso (chi utilizza un P.C., ndr) da qualcuno che assume caffeina
o beve per rilassarsi, voglio dire è un modo di studiare, tutti hanno i loro modi di
studiare”. (p. 201)
Il potenziamento cognitivo farmacologico non è l’unica modalità esistente per
migliorare le nostre capacità mentali (Sachdeva, Kumar & Anand, 2015), l’esercizio
fisico, soprattutto di tipo aerobico, sembra produrre dei miglioramenti nelle nostre
capacità attentive, mnemoniche e di apprendimento verbale (Hillman, Erickson &
Kramer, 2008). Anche con la meditazione si possono ottenere dei benefici, si è
osservato che le persone impegnate in questa attività presentano un livello di
concentrazione più elevato e un’attenzione visiva più accurata ed efficiente
(Hodgins & Adair, 2010). La musica svolge un ruolo importante: soggetti anziani che
fanno pratica con uno strumento musicale sembra che abbiano meno probabilità di
sviluppare una forma di demenza, inoltre individui che hanno preso parte a lezioni
di pianoforte ottengono degli effetti positivi in compiti che richiedono la memoria di
lavoro o l’abilità di effettuare dei confronti tra lettere, numeri e oggetti (Wan &
Schlaug, 2010).
Negli ultimi anni gli studi riguardo le tecniche di stimolazione cerebrale hanno
evidenziato i possibili benefici sulle abilità cognitive, in particolare prenderemo in
considerazione la stimolazione transcranica a corrente diretta (tDCS) e la
stimolazione magnetica transcranica (TMS).
La tDCS è una tecnica di stimolazione cerebrale non invasiva che permette di
modulare l’eccitabilità corticale. Essa prevede l’applicazione di elettrodi sullo scalpo
8
del soggetto che permettono la diffusione di correnti elettriche, quest’ultime sono in
grado di produrre un campo elettrico che modifica l’attività neuronale. Le
modificazioni sono reversibili e hanno una durata variabile da minuti a circa un’ora.
Anche la TMS è una modalità di stimolazione non invasiva che permette la
modulazione transitoria dell’attività cerebrale, essa viene utilizzata per provocare
una momentanea interferenza ai circuiti neuronali. Nel momento in cui si andrà a
richiedere ad un soggetto di svolgere un compito sperimentale, si attiveranno di
conseguenza determinate classi di neuroni, l’applicazione della TMS andrà ad
interferire con queste attivazioni e si potrà comprendere il ruolo causale della zona
stimolata in relazione alla funzione cognitiva utilizzata per portare a termine il
compito (Làdavas & Berti, 2009).
Alcuni esempi di applicazione di queste due tecniche ai fini del potenziamento delle
abilità cognitive sono rintracciabili negli studi di Ross, McCoy, Wolk, Coslett e Olson
(2010); e di Gagnon, Schneider, Grondin e Blanchet (2010).
Nello studio di Ross et al. 15 partecipanti ricevettero una stimolazione mediante
tDCS alle aree anteriori dei lobi temporali durante un compito di denominazione di
nomi di personaggi famosi, i risultati dimostrarono che la stimolazione migliorava la
capacità di rievocazione di tali nomi.
Per quanto riguarda la TMS, Gagnon et al. hanno dimostrato che in 11 partecipanti
l’applicazione di questa stimolazione alla corteccia prefrontale dorsolaterale durante
la fase di codifica di stimoli verbali e non-verbali, migliorava la velocità dei
partecipanti nella fase di riconoscimento degli item.
Quali abilità cognitive possono essere potenziate?
Per quanto riguarda gli effetti sulla memoria e l’apprendimento, in una ricerca
(Breitenstein et al., 2004) è stato osservato che la somministrazione di anfetamine
ad un gruppo di individui sani 90 minuti prima di un compito di apprendimento
associativo non-parola & figura, aumenta la velocità di apprendimento e di
ritenzione (follow-up effettuato ad un anno di distanza) rispetto al gruppo di controllo
trattato con un placebo. Sono state raccolte delle evidenze anche riguardo la
9
memoria di lavoro (ML): si è osservato che la somministrazione di Metilfenidato
migliorava le prestazioni in compiti che richiedevano la ricerca di item e che tali
miglioramenti erano superiori nei partecipanti che presentavano una baseline
inferiore di ML rispetto agli altri soggetti con una baseline superiore. (Mehta et al.,
2000).
Un’interessante ricerca che ha coinvolto la partecipazione di 10 pazienti
schizofrenici e di 22 soggetti in buona salute (lo studio prevedeva due gruppi
sperimentali formati da pazienti schizofrenici e individui buona salute a cui veniva
somministrata la sostanza stimolante e un gruppo di controllo di soggetti sani a cui
veniva dato un placebo) ha evidenziato che la somministrazione di anfetamine ad
entrambi i gruppi migliorava le prestazioni sia nei tempi di riposta durante un
compito che richiedeva il funzionamento della memoria di lavoro spaziale, sia nel
test di Stroop; ulteriori miglioramenti sono stati osservati anche in compiti che
coinvolgevano la produzione del linguaggio (Barch & Carter, 2005).
Risultati analoghi sono stati registrati con la somministrazione di Modafinil a
partecipanti a cui è stato richiesto di svolgere dei compiti di attenzione sostenuta
visiva, rilevando che il farmaco aumenta il livello di allerta dei soggetti (Gill, Haerich,
Westcott, Godenick & Tucker, 2006). Ulteriori studi su questo farmaco e
sull’attenzione hanno portato alla luce un’interessante variabilità: sembra che i
benefici maggiori li ottengono i soggetti con un quoziente intellettivo più basso
(~106) rispetto agli altri con un quoziente più elevato (~115) (Randall, Shneerson &
File, 2005).
Perché il fenomeno è problematico dal punto di vista etico?
Gli effetti sulla salute
Un aspetto rilevante è costituito dalle conseguenze sulla salute e dagli effetti
collaterali che i farmaci possono comportare.
Una delle molecole stimolanti utilizzate come potenziatore cognitivo è il
10
Metilfenidato, che contribuisce ad aumentare il livello di disponibilità dei
neurotrasmettitori di dopamina e noradrenalina, consentendo un aumento
dell’attività cerebrale nelle aree che controllano l’attenzione e la concentrazione;
questo farmaco viene attualmente impiegato per trattare il Disturbo da Deficit
dell’Attenzione e Iperattività (ADHD). Riguardo gli effetti collaterali è stato osservato
che l’utilizzo del Metilfenidato può comportare come disturbi più comuni problemi
gastrointestinali e nausea.
Il Modafinil è un farmaco stimolante che aumenta i livelli di dopamina nel Nucleus
Accumbens e attualmente è utilizzato per il trattamento della Narcolessia. Nei
soggetti in buona salute questa sostanza è in grado di aumentare il livello di allerta
e diminuire la percezione della fatica. Degli studi recenti avvertono che l’utilizzo del
Modafinil in pazienti non narcolettici potrebbe provocare un disequilibrio del ritmo
circadiano e conseguente aumento dello stress psico-fisico (Kim, 2012).
La Rivastigmina è un inibitore dell’acetilcolinesterasi e viene utilizzata in medicina
per il trattamento di alcune forme di deterioramento cognitivo come la Malattia di
Parkinson o la Demenza da Corpi di Lewy. Questa molecola sembra essere in grado
di migliorare la capacità di apprendimento di compiti motori e di associazione di
simboli a numeri, peggiorando però, in alcuni casi, la memoria episodica.
Anche le Anfetamine vengono utilizzate per migliorare le capacità mentali e la
resistenza alla fatica, l’utilizzo a lungo termine di queste sostanze può provocare
dipendenza e assuefazione, che comportano con il passare del tempo la
somministrazione di dosi sempre più elevate per ricercare gli effetti desiderati.
In aggiunta agli effetti collaterali generali dovremmo considerare cosa comportano
queste sostanze in soggetti più giovani, specialmente se in età evolutiva. Alcuni
studi (Lisska & Rivkees, 2003; Poulton & Cowell, 2003; Swanson et al., 2006)
indicano che i bambini trattati con farmaci stimolanti potrebbero andare incontro ad
un rallentamento del normale processo di crescita (altezza e peso). Ad ogni modo i
risultati non sono uniformi, altre ricerche non hanno riscontrato particolari
rallentamenti nella crescita se non nel primo anno di trattamento (Sund & Zeiner,
2002). Un ulteriore aspetto da tenere in considerazione è l’aumento nei bambini del
ritmo del battito cardiaco e della pressione sanguigna durante il trattamento con gli
stimolanti, anche se queste due modificazioni non sembrano essere clinicamente
11
rilevanti nel breve periodo, sarebbe necessario che la comunità scientifica effettui
ulteriori studi in vista delle possibili conseguenze nel lungo periodo (Vitiello, 2008).
Numerose ricerche hanno indagato gli atteggiamenti di studenti universitari riguardo
la possibilità di andare incontro a problemi relativi alla salute dopo l’utilizzo di
farmaci per il potenziamento cognitivo, è stato osservato che la volontà di utilizzare
queste sostanze diminuisce progressivamente con la consapevolezza della
presenza di probabili effetti collaterali gravi (Sattler, Forlini, Racine & Sauer, 2013).
È interessante osservare che studenti universitari che hanno fatto uso di
potenziatori cognitivi tendono a valutare in maniera più positiva –rispetto a studenti
che non hanno mai fatto uso di P.C.- i benefici derivanti dall’assunzione di questi
farmaci e a considerare meno pericolosi i possibili effetti collaterali sulla salute
(Eickenhorst, Vitzthum, Klapp, Groneberg & Mache, 2012).
Libertà di farne uso: Giustizia distributiva
Uno spunto di riflessione scaturisce dall’eguale possibilità che ogni membro della
società ha di usufruire di un potenziatore cognitivo (giustizia distributiva). Come
fanno notare alcuni ricercatori (Farah, Illes, Cook-Deegan, Gardner & Kandel, 2004)
è probabile che l’eventuale messa in libero mercato di sostanze legali da assumere
per il potenziamento cognitivo non avvantaggerà in maniera equa tutte le classi
sociali, la previsione è che gli individui delle classi socio-economiche più basse
potrebbero avere maggiori difficoltà nell’acquisto e reperimento degli stimolanti.
In merito a questa considerazione possiamo tener conto di due tipi di concezione
della giustizia distributiva: da una parte l’utilitarismo, che prevede che i potenziatori
cognitivi debbano procurare benefici al maggior numero di persone possibili;
dall’altra vi è l’egualitarismo, secondo cui la distribuzione degli stimolanti dovrebbe
essere allineata quanto più possibile ai bisogni degli individui, in questo caso più
una persona ha necessità di potenziarsi più dovrebbe essere in grado di farlo
rispetto agli altri (Savulescu, 2009).
Un punto di vista meno positivo è rintracciabile nel pensiero di McKibben, secondo
12
cui il potenziamento cognitivo andrebbe osteggiato poiché non procurerebbe altro
che maggiori disuguaglianza nella società, dato che le prime persone che
potrebbero usufruire dei vantaggi di queste sostanze sarebbero quelle più in salute
e benestanti (McKibben, 2004). Ad ogni modo dobbiamo renderci conto che nella
società esistono già una enormità di ineguaglianze che vengono tollerate: un
bambino nato in una famiglia economicamente benestante avrà accesso privilegiato
a determinate risorse, potrà usufruire di un’istruzione, un’alimentazione e una
qualità della vita sensibilmente superiore e non sperimenterà, con le dovute
eccezioni, molte delle problematiche vissute da altri bambini nati in un ambiente e
in una famiglia a rischio.
Le difficoltà derivanti dal provenire da una famiglia economicamente disagiata molto
spesso si traducono nell’impossibilità, per i più giovani, di poter esprimere a pieno
le proprie potenzialità. È importante comprendere che: “La natura assegna vantaggi
e svantaggi senza preoccuparsi della giustizia” (Savulescu, 2009 p.20), se il
potenziamento cognitivo può migliorare in qualche modo la qualità della vita delle
persone più sfortunate questa alternativa dovrebbe essere presa quantomeno in
considerazione. Nelle analisi di Sandberg e Savulescu (2011) viene sottolineato che
un lieve aumento delle abilità cognitive della popolazione porterebbe a diminuire
l’incidenza di molti problemi legati all’apprendimento e contribuirebbe ad un parziale
livellamento delle differenze dovute allo stato socioeconomico.
Valore della persona e della sua prestazione, Autenticità, Educazione
e doping.
Lo studente che assume un farmaco stimolante al fine del superamento di un esame
è comparabile all’atleta che sceglie di fare uso di sostanze dopanti in una gara?
Innanzitutto è necessario chiarire che si può parlare di doping o di “barare” soltanto
in quei contesti in cui un determinato comportamento va inequivocabilmente contro
le regole stabilite, norme che sono presenti, ad esempio, nelle competizioni sportive.
(Bostrom & Sandberg, 2009).
Nei licei e nelle università italiane le regole interne e la nostra legislazione non
13
prevedono –attualmente- delle prescrizioni relativamente l’uso dei potenziatori
cognitivi (e per estensione sostanze stimolanti come energy drink, etc.) prima o
durante la preparazione di test ed esami. Si potrebbe argomentare che fino al
momento in cui un’azione non pregiudica o limita la libertà e la possibilità di
realizzazione degli altri, allora quell’azione è considerata tollerabile, un esempio è
dato dallo studente che decide di usare un P.C. per ottenere un buon voto ad una
prova in itinere scolastica. Cosa accadrebbe se, invece, la stessa decisione dello
studente venisse effettuata per il superamento di un test di ingresso a numero
chiuso? Dovremmo iniziare a rendere illegali in contesti come questo l’utilizzo di
sostanze stimolanti poiché considerate un vantaggio disonesto?
Secondo il parere di Roache (2008) è un’utopia considerare che nella nostra società
ogni individuo possa avere le stesse opportunità o vantaggi degli altri: le disparità
esisteranno sempre, ci sono studenti che possono permettersi dei professori o dei
tutor personali mentre altri non hanno le possibilità economiche per farlo, alcuni
ragazzi possono passare tutta la giornata sui libri e non aver alcun tipo di
preoccupazioni, altri sono costretti a frazionare le ore di studio con quelle lavorative.
In questa prospettiva i potenziatori cognitivi non costituirebbero altro che un’ulteriore
variabile di vantaggio acquisibile, evenienza che potrebbe livellare gli altri svantaggi
espressi nelle righe precedenti.
In merito alla disonestà nell’assumere i potenziatori cognitivi, diverse ricerche hanno
indagato gli atteggiamenti di studenti universitari: in un’indagine effettuata
nell’università di Cambridge (Scheske & Schnall, 2012) i risultati indicano che viene
considerata in modo peggiore l’assunzione dei P.C. durante un esame nei contesti
in cui soltanto pochi individui fanno uso di sostanze stimolanti, rispetto alle situazioni
nelle quali molte più persone li utilizzano.
Bell et al. (2013) hanno osservato che molti studenti universitari australiani
ritenevano scorretta l’assunzione di Metilfenidato per ottenere maggiore
concentrazione durante lo studio, l’utilizzo degli stimolanti veniva considerato una
modalità inaccettabile di procurarsi un vantaggio:
“Non è corretto perché le persone si impegnano in altri modi per riuscire a trovare
la concentrazione, dovrebbero limitare la loro vita sociale, piuttosto che cercare di
avere tutto e dopo barare assumendo il Ritalin” (p. 200)
14
Dei dati interessanti provengono dalla ricerca di Forline e Racine (2010), in cui
alcuni partecipanti hanno dichiarato che l’utilizzo di un farmaco stimolante durante
le sessioni di studio poteva essere comparato alla pratica disonesta di assumere
steroidi prima di una competizione sportiva, poiché in entrambi i contesti la finalità
era quella di aumentare una propria prestazione.
Una questione rilevante è rappresentata dal ruolo che l’educazione ricopre: non si
dovrebbe considerarla come una mera attività rivolta all’ottenimento dei cosiddetti
“beni esterni”, rappresentati dai premi o dalle conseguenze materiali immediate che
scaturiscono da una possibile competizione; il percorso educativo, essendo per
l’appunto un iter, porta con sé tutta una serie di cambiamenti qualitativi per il
soggetto. Secondo Juengst (1998) l’utilizzo dei potenziatori cognitivi potrebbe da
una parte rendere più immediato il processo di apprendimento e di memorizzazione
delle informazioni, ma dall’altra svalutare il concetto di studio disciplinato e di reale
comprensione delle nozioni apprese (Schermer, 2008).
15
LA RICERCA
Introduzione
La nostra ricerca si è focalizzata sulla valutazione degli atteggiamenti di soggetti
italiani riguardo al fenomeno dei potenziatori cognitivi. Ispirandoci al modello di
ricerca di Fitz (2013), abbiamo progettato otto scenari in cui manipolare determinate
variabili al fine di comprendere le opinioni dei partecipanti. Ad ogni soggetto
abbiamo mostrato una situazione nella quale il protagonista della vicenda doveva
raggiungere un obiettivo (che poteva essere scolastico, lavorativo o socialmente
utile) e prendeva in considerazione l’eventualità di utilizzare un potenziatore
cognitivo. Nella costruzione degli scenari abbiamo fatto in modo che venissero
considerati tre aspetti di rilevanza etica nel contesto dei potenziatori cognitivi: la
pressione sociale, la competitività e il tipo di beneficio prodotto.
Con pressione sociale intendiamo la possibilità che le decisioni di un individuo
possano essere influenzate dal comportamento di altre persone. Possiamo
rintracciare due modalità di pressione: la prima, di tipo verticale, è quella messa in
atto dai superiori nei confronti dei dipendenti all’interno di un’organizzazione. La
seconda modalità di pressione sociale, di tipo orizzontale, coinvolge il gruppo dei
pari ed è proprio quest’ultima che abbiamo trattato nella nostra ricerca. Pensiamo,
ad esempio, ad uno scenario in cui un soggetto è in competizione per il
raggiungimento di un obiettivo accademico o lavorativo, cosa accadrebbe se
venisse a sapere che molti dei suoi avversari o colleghi stanno utilizzando dei
farmaci per ottenere delle prestazioni superiori? Probabilmente la persona in
questione potrebbe aver già le proprie credenze polarizzate sulla possibilità di
assumere o meno un potenziatore cognitivo, ma la consapevolezza di trovarsi in
una situazione in cui molti dei candidati utilizzano questo genere di farmaci potrebbe
portarlo alla convinzione di trovarsi in una sorta di posizione di svantaggio rispetto
a tutti gli altri.
Uno scenario simile a quello appena tracciato è stato proposto in una ricerca di
Forlini e Racine (2009), nello studio è stato chiesto a studenti universitari e ai loro
genitori cosa ne pensassero relativamente ai concetti di autonomia e coercizione
nella pratica del potenziamento cognitivo mediante l’uso delle anfetamine. Per
16
permettere ai partecipanti di esprimere le proprie opinioni i ricercatori hanno messo
a punto un Focus group e molte riflessioni dei soggetti vertevano sul fatto che:
“Gli studenti non hanno molta scelta se non quella di utilizzare i potenziatori
cognitivi, specialmente in un ambiente universitario competitivo dove i loro pari
potrebbero fare uso dei P.C.” (p. 172)
Il concetto di scelta individuale è legato all’autonomia personale ed essa potrebbe
essere intaccata da aspetti coercitivi diretti o indiretti. L’esempio
sopra
riportato
attiene proprio al campo della pressione indiretta che viene esercitata dai pari o
dalla società nei confronti dell’individuo, in questo caso lo studente che sceglie di
assumere o meno il farmaco non deve fronteggiare una costrizione attiva, nessuno
lo obbliga attraverso una minaccia, ma ugualmente il suo processo decisionale
potrà essere influenzato.
Un ulteriore aspetto di criticità è rappresentato dal fatto che lavoratori o studenti
potrebbero essere costretti ad assumere dei potenziatori cognitivi per mantenere
determinati standard qualitativi: pensiamo ai piloti di linea o agli autisti di automezzi
che possono andare incontro a lunghe sessioni lavorative o ai chirurghi, per i quali
la permanenza nelle sale operatorie può superare la decina di ore.
Nel momento in cui la richiesta di assumere potenziatori cognitivi venisse presentata
all’individuo attraverso minacce o conseguenze negative in caso di rifiuto, ci
troveremmo di fronte alla cosiddetta coercizione diretta.
Per quanto riguarda la variabile Competitività abbiamo tenuto conto di due
possibilità: la presenza di un vantaggio competitivo (se il protagonista dello scenario
raggiunge il suo scopo ciò influisce sulla possibilità degli altri di raggiungerlo, come
ad esempio in un test di ingresso a numero chiuso) e la sua assenza (il fatto che il
protagonista raggiunga il suo scopo non interferisce sulla possibilità che anche altri
lo raggiungano, ad es. voler ottenere un buon voto ad un esame universitario).
Relativamente al tipo di beneficio abbiamo effettuato una distinzione tra “individuale”
(il protagonista è l’unica persona ad ottenere un beneficio, come nell’esempio sopra
riportato del test d’ingresso) e “sociale” (oltre al protagonista ne beneficiano anche
gli altri del risultato conseguito), infatti l’utilizzo delle sostanze stimolanti non
riguarda necessariamente la ricerca da parte delle persone di un immediato
beneficio personale, possiamo tenere in considerazione anche dei contesti in cui
17
l’assunzione di un potenziatore cognitivo può comportare un beneficio per la
comunità. Pensiamo, ad esempio, ad un autista di pullman che di notte effettua
viaggi a lunga percorrenza e decide di utilizzare un P.C. per mantenere una
concentrazione alla guida ottimale.
Le domande che abbiamo posto ai partecipanti dopo la lettura degli scenari avevano
lo scopo di indagare tre tematiche: la propensione del soggetto ad assumere un
potenziatore cognitivo, l’autenticità e la pressione sociale.
Riguardo il primo aspetto abbiamo chiesto ai partecipanti di immaginare di trovarsi
al posto del protagonista e di decidere se assumere un P.C.
Per ciò che concerne il concetto di autenticità dobbiamo tener conto dei due
significati di questo termine: da una parte potremmo definire autentico “[…] ciò che
appartiene alla natura più propria dell’uomo, che ne esprime il carattere” (Treccani,
2009), dall’altra il significato di autenticità rimanda alla possibilità che l’utilizzo di un
potenziatore cognitivo possa inficiare la percezione di merito o di genuinità di un
risultato conseguito (Bostrom & Sandberg, 2009).
Il primo significato attiene, quindi, alla sfera identitaria del soggetto, a ciò che rende
un individuo sé stesso. L’utilizzo di determinati farmaci può comportare delle
modificazioni nel comportamento e nel “modo di sentirsi” di una persona, a tal
proposito sono state chieste ad un gruppo di adulti con diagnosi di Sindrome da
deficit di attenzione e iperattività (ADHD) delle opinioni riguardo il collegamento tra
i farmaci assunti per la terapia e la propria personalità (Bolt & Schermer, 2009). Le
risposte raccolte sono state piuttosto eterogenee, per alcuni soggetti i farmaci
avevano contribuito a chiarire alcuni aspetti della personalità:
“La questione non è che non sei più te stesso, io credo di essere sempre stato me
stesso. Considerando però che i farmaci ti rendono più tranquillo, inizi a
comprenderti in maniera diversa. Passi più tempo a pensare a te stesso e scopri
delle cose che non ti saresti mai aspettato” (p. 106)
Per altri la scelta di assumere i farmaci rappresentava un fattore pragmatico:
“In questa maniera posso continuare ad avere un lavoro per più di sei mesi l’anno
e posso continuare i miei studi” (p. 105)
Non mancano i racconti di esperienze negative come per un soggetto che riferisce:
18
“Un partecipante del mio gruppo di terapia per L’ADHD ha scoperto di avere questo
disturbo a 38 anni, ha iniziato ad usare il Ritalin ed è cambiato così tanto che i suoi
amici gli hanno detto: “[…] sei ancora una brava persona ma non sei più qualcuno
con cui vogliamo avere a che fare”” (p. 106)
Il nostro studio si è focalizzato sul secondo significato di autenticità, sulla possibilità
di essere considerati in funzione delle nostre azioni. Nello specifico: Se il
protagonista dello scenario utilizza un potenziatore cognitivo, quanto di quel risultato
è merito suo? L’uso del farmaco stimolante può rendere minore la percezione del
merito?
Per comprendere il modo in cui la pressione sociale influenza l’atteggiamento e le
opinioni riguardo il potenziamento cognitivo, abbiamo utilizzato una variabile a due
livelli per la costruzione degli scenari: da una parte è stato sottolineato che vi erano
“Solo alcuni” che utilizzavano un potenziatore cognitivo per raggiungere l’obiettivo
specificato, dall’altra vi era una quantità maggiore di persone che usavano il
farmaco indicata come “Molti”.
19
Metodo
Al fine di indagare gli atteggiamenti dei partecipanti e ispirandoci al modello del
questionario di Fitz (2013) abbiamo utilizzato la Contrastive Vignette Technique
(Burstin, Doughtie & Raphaeli, 2006). Questo metodo consiste nel progettare degli
scenari minimamente differenti tra loro, manipolando determinate variabili ma
ponendo a tutti i partecipanti le medesime domande indipendentemente dallo
scenario ricevuto. Ogni partecipante riceve, infatti, soltanto una versione degli
scenari e non è a conoscenza dell’esistenza delle altre varianti.
La costruzione degli scenari
Per valutare la correttezza dei costrutti del nostro disegno di ricerca abbiamo
effettuato tre fasi di pretest.
I pretest sono stati somministrati attraverso un questionario cartaceo ed in ognuno
di essi è stata inserita una delle versioni degli scenari che avevamo progettato; dopo
la lettura dello scenario abbiamo chiesto ai partecipanti di rispondere a tre domande
in merito alle variabili che intendevamo manipolare nello studio, ovvero Pressione
sociale, Vantaggio e Beneficio. Riportiamo ai fini esemplificativi una delle domande:
“Se Alberto riuscisse a raggiungere il suo obiettivo, secondo lei ne deriverebbe un
‘’beneficio individuale’’ (ovvero, Alberto sarebbe l’unica persona ad ottenere un
beneficio)
oppure
un
‘’beneficio
sociale’’
(ovvero,
oltre
ad
Alberto
ne
beneficerebbero anche altre persone)?”
La risposta poteva essere fornita attraverso l’utilizzo di una scala Likert a 7 punti,
nella quale agli estremi vi erano i costrutti di beneficio individuale e beneficio sociale.
Questa operazione è stata necessaria per comprendere se la percezione che noi
avevamo di tali costrutti collimasse con quella del campione di riferimento. Il
procedimento ha rivelato che, nella versione dello scenario in cui erano presenti i
fattori di Beneficio sociale e Vantaggio competitivo, i partecipanti non percepivano
questi costrutti nel modo in cui avevamo pensato in fase di progettazione: i soggetti,
pur individuando la presenza della variabile di Vantaggio competitivo, non
ritenevano che l’obiettivo del protagonista producesse un Beneficio sociale. Dopo
20
aver effettuato delle modifiche allo scenario in questione, i risultati del secondo e
del terzo pretest hanno confermato che le opinioni dei partecipanti -in merito ai
fattori citati precedentemente- fossero in linea con le nostre.
La versione definitiva del nostro disegno di ricerca prevedeva quindi la creazione di
otto diversi scenari in cui venivano manipolate le variabili di nostro interesse,
ciascuna a due livelli: variabile Beneficio (Individuale, Sociale); variabile Vantaggio
(Competitivo, non-Competitivo); variabile Pressione sociale (Alta, Bassa). Ciascuno
scenario descriveva una situazione in cui il protagonista doveva raggiungere un
determinato obiettivo: la prima frase definiva il contesto e ci permetteva di
manipolare le variabili di Beneficio e Vantaggio, con la seconda frase potevamo
manipolare la variabile Pressione, la terza frase era uguale per tutte le versioni dello
scenario e prevedeva che il protagonista prendesse in considerazione la possibilità
di utilizzare un potenziatore cognitivo per raggiungere il suo scopo nonostante non
soffrisse di deficit neurologici o psicologici. Riportiamo a titolo esemplificativo un
confronto tra due scenari (tabella 1).
Beneficio individuale
Vantaggio competitivo
presente
Forte Pressione Sociale
Alberto è uno studente
universitario e tra qualche
settimana dovrà sostenere il
test di ingresso per un Master
a numero chiuso.
Debole Pressione Sociale
Alberto
è
uno
studente
universitario e tra qualche
settimana dovrà sostenere il
test di ingresso per un Master a
numero chiuso.
Ultimamente
Alberto
è
venuto
a
conoscenza
dell’esistenza di un farmaco
che consente di migliorare la
capacità di concentrazione.
Egli sa che molti dei suoi
colleghi utilizzano lo stesso
farmaco per aumentare la
probabilità di superare il test.
Ultimamente Alberto è venuto a
conoscenza dell’esistenza di
un farmaco che consente di
migliorare la capacità di
concentrazione. Egli sa che
solo alcuni dei suoi colleghi
utilizzano lo stesso farmaco per
aumentare la probabilità di
superare il test.
Sulla
base
di
queste
informazioni, nonostante non
soffra di alcun disturbo
neurologico o psicologico,
Alberto sta prendendo in
considerazione la possibilità
di utilizzare il farmaco.
Sulla
base
di
queste
informazioni, nonostante non
soffra
di
alcun
disturbo
neurologico o psicologico,
Alberto sta prendendo in
considerazione la possibilità di
utilizzare il farmaco.
Tabella 1 – Due scenari a confronto
21
La somministrazione del questionario
Per la costruzione e la somministrazione dei questionari abbiamo utilizzato la
piattaforma Google Drive, con essa è stato creato un modulo per ogni scenario e ai
partecipanti ne è stato assegnato uno in maniera casuale.
La somministrazione del questionario è avvenuta via internet, i soggetti sono stati
reclutati mediante degli inviti di partecipazione inviati per email o inseriti in Forum di
discussione. Non sono stati previsti incentivi per la partecipazione alla ricerca. Dopo
la richiesta iniziale di consenso informato e la lettura dello scenario i partecipanti
dovevano rispondere a tre domande a scelta multipla: nella prima abbiamo chiesto
ai soggetti di immedesimarsi nella posizione del protagonista e decidere di
assumere o meno il potenziatore cognitivo (Se lei si trovasse nella situazione di
Alberto, prenderebbe il farmaco?), la risposta poteva essere fornita mediante
l’utilizzo di una scala Likert a 7 punti.
La seconda domanda indagava gli atteggiamenti dei partecipanti riguardo la
percezione della pressione sociale presente nello scenario (Visto il numero di
colleghi che ne fa uso, secondo lei Alberto si sente forzato ad utilizzare il farmaco?),
anche in questo caso la risposta prevedeva la scelta di un valore su una scala Likert
a 7 punti.
Nella terza ed ultima domanda abbiamo chiesto di indicare su una scala Likert a 6
punti la percentuale di merito attribuibile al protagonista che ha raggiunto il suo
obiettivo attraverso l’utilizzo di un potenziatore cognitivo (Se alla fine Alberto
decidesse di prendere il farmaco e riuscisse a raggiungere il suo scopo (ovvero,
migliorare il proprio voto all'esame) in che misura ritiene che la prestazione ottenuta
sia merito suo?).
Per ogni domanda è stato previsto uno spazio in cui ogni
soggetto poteva scrivere liberamente e aggiungere ulteriori spiegazioni in merito
alla risposta data. Successivamente abbiamo richiesto delle informazioni personali
quali il genere, la data di nascita, il comune di residenza e la professione, abbiamo
utilizzato queste informazioni per comprendere se potevamo rintracciare delle
correlazioni tra le risposte fornite agli scenari e questi ultimi dati. Le risposte dei
partecipanti ci sono pervenute in maniera telematica ed anonima e i dati sono stati
trattati in modo aggregato. La ricerca è stata rivolta esclusivamente a soggetti
italiani maggiorenni e ogni partecipante è stato informato che le risposte ottenute
22
attraverso il questionario sarebbero giunte ai ricercatori in maniera del tutto anonima
e che non sarebbe stato possibile ricondurle alla loro persona.
La raccolta dati si è conclusa al raggiungimento di almeno 50 risposte per scenario.
Le eventuali risposte in eccesso non sono state incluse nell’analisi successiva. Nel
caso in cui lo stesso soggetto abbia completato più di una volta il questionario,
abbiamo eliminato tutte le altre sue risposte e tenuto conto soltanto della prima
giunta a noi in ordine temporale, per effettuare questo controllo abbiamo utilizzato i
dati anagrafici forniti dai partecipanti.
Dall’analisi delle risposte è stata esclusa una partecipante che aveva dichiarato di
essere maggiorenne durante la fase di consenso informato ma che poi ha inserito
una data di nascita che non confermava la maggior età.
23
Risultati
I risultati si basano sulle risposte di 400 persone, suddivise in 244 femmine (61%)
e 156 maschi (39%). Le risposte relative a ciascuno scenario sono state analizzate
mediante una Anova univariata con i fattori Vantaggio (competitivo, noncompetitivo), Beneficio (individuale, sociale) e Pressione (alta, bassa). Eventuali
post-hoc sono stati condotti attraverso il test LSD di Fisher.
Assunzione del farmaco
Il 73% di tutte le risposte dei soggetti alla domanda riguardante l’assunzione del
potenziatore cognitivo si colloca all’interno della scala Likert tra i valori 1 – 2 – 3
(“Assolutamente no”, “No”, “Più no che sì”). Soltanto il 21% degli intervistati si è
dimostrato favorevole a prendere il farmaco inserendo una risposta compresa tra i
valori 5 – 6 – 7 (“Più sì che no”, “Sì”, “Assolutamente sì”).
Il 7% dei partecipanti non ha espresso un parere specifico (4 = “Non saprei”).
(grafico 1)
Grafico 1 – Risposte dei partecipanti in merito all’assunzione del farmaco
24
Le prime ipotesi da noi indagate riguardavano la possibilità di cogliere delle
differenze, nel processo decisionale dei partecipanti, in merito all’assunzione di un
potenziatore cognitivo. Nello specifico avevamo ipotizzato che i soggetti sarebbero
stati meno disposti ad assumere il farmaco nelle condizioni in cui era presente il
fattore di vantaggio competitivo rispetto alle situazioni di vantaggio non-competitivo
(poiché pensavamo che l’assunzione in un contesto di competitività poteva far
sorgere delle preoccupazioni in merito alla correttezza di tale pratica). I risultati
dimostrano un andamento opposto alla nostra previsione ma significativo: infatti i
partecipanti sono più propensi a prendere il farmaco nelle situazioni di vantaggio
competitivo (2,96) che in quelle di vantaggio non-competitivo (2,58) [F(1, 392)= 5,4,
p >.03].
Riguardo al fattore Beneficio avevamo ipotizzato una minore propensione ad
assumere il farmaco in presenza di un beneficio sociale rispetto a quello individuale
(avevamo ritenuto che uno scopo socialmente utile potesse attrar meno i
partecipanti rispetto ad un fine individualista) , a tal proposito i risultati mostrano che
non c’è differenza nella decisione di prendere il farmaco in funzione del tipo di
beneficio [individuale = 2,68, sociale = 2,86; F(1, 392) = 1,3, n.s.].
Relativamente al fattore Pressione non abbiamo rilevato una differenza
statisticamente significativa rispetto alla propensione ad assumere il P.C. in
funzione della pressione sociale [alta = 2,86, bassa = 2,68; F(1, 392) = 1,3, n.s.]
(quando invece ci aspettavamo che la scelta di assumere il farmaco fosse più
presente nelle situazioni con alta pressione sociale, per via di un effetto coercitivo
indiretto).
I risultati evidenziano un’interessante interazione tra i fattori di Beneficio e Pressione
[F(4,1), p<.05], da cui emerge che la pressione sociale ha un effetto solo quando il
beneficio è individuale. In questo caso infatti vi è minor propensione ad assumere il
farmaco quando la pressione sociale è bassa (2.42) rispetto a quando è alta (2.93)
[F(1,392)=4.1, p<.05]. Non si osservano differenze invece tra pressione alta (2.79)
e bassa (2.93) nei casi di beneficio sociale (grafico 2).
25
Grafico 2 – Interazione tra Beneficio e Pressione
Questo risultato è ulteriormente specificato dalla marginalmente significativa triplice
interazione Vantaggio X Beneficio X Pressione [F(1, 392)=3.8, p<.0513]. Mentre
nella condizione di vantaggio competitivo i partecipanti si dicono ugualmente
disposti ad assumere il farmaco indipendentemente dal fatto che vi sia alta o bassa
pressione sociale, e che il beneficio sia individuale o sociale, nella condizione di
vantaggio non-competitivo si dicono meno disposti ad assumerlo quando vi è bassa
pressione sociale ed il beneficio è individuale (grafico 3).
26
Grafico 3 – Interazione Vantaggio x Beneficio x Pressione
È rintracciabile un’interessante correlazione in cui i partecipanti sono più disposti ad
assumere il potenziatore cognitivo quanto più percepiscono il contesto come
coercitivo (p<.05) (grafico 4)
27
Grafico 4 – Propensione ad assumere il farmaco e valutazione della pressione sociale subita da
Alberto
Pressione sociale
Il 46% di tutte le risposte dei partecipanti riguardo la domanda sulla pressione
sociale si colloca tra i valori 1 – 2 – 3 (“Assolutamente no”, “No”, “Più no che sì”). Il
42% dei soggetti ha inserito una risposta compresa tra i valori 5 – 6 – 7 (“Più sì che
no”, “Sì”, “Assolutamente sì”).
Il 12% dei partecipanti non ha espresso un parere specifico (4 = “Non saprei”)
(grafico 5).
28
Grafico 5 - Risposte dei partecipanti in merito alla Pressione Sociale
Per quanto riguarda il costrutto di pressione sociale avevamo ipotizzato che i
partecipanti ritenessero il protagonista dello scenario più spinto ad utilizzare il
potenziatore cognitivo nelle situazioni di alta pressione sociale (reputavamo che un
alto numero di persone che utilizzavano un P.C. avrebbe aumentato la percezione
di “forzatura”); i risultati confermano la nostra ipotesi e mostrano che secondo i
soggetti il protagonista si sente più forzato ad utilizzare il farmaco nelle condizioni
di pressione sociale alta (3.89) rispetto a quelle di pressione sociale bassa (3.45)
[F(1, 392)=7.19, p<.01]. Non risultano esserci, invece, differenze nella percezione
della pressione sociale relativamente al tipo di vantaggio, i partecipanti non
riferiscono alcuna differenza rispetto a quanto il protagonista dello scenario si senta
forzato ad assumere il farmaco nelle condizioni di vantaggio competitivo (3.74) e di
vantaggio non-competitivo (3.6) [F(1, 392)=.8, n.s].
Ci si poteva aspettare che nelle situazioni di pressione sociale alta, il fatto che il
vantaggio fosse competitivo spingesse maggiormente verso l’assunzione del
farmaco, rispetto alla condizione di vantaggio non-competitivo. Analogamente, ci si
29
sarebbe potuti aspettare che a parità di Vantaggio competitivo, il fatto che ci fosse
alta pressione sociale potesse far percepire Alberto come più forzato all’assunzione.
Tuttavia, questa ipotesi non viene supportata dai dati. L’interazione Vantaggio X
Pressione non risulta significativa.
É interessante notare come i partecipanti considerino più “forzanti” le situazioni in
cui il beneficio è sociale (3.9) piuttosto che individuale (3.5) [F(1, 392)=6.9, p<.01].
Questo risultato è ulteriormente specificato dall’interazione significativa Beneficio X
Vantaggio [F(1, 392)=10.9, p<.002], da cui emerge che la forzatura è percepita
come massima nella situazione di beneficio sociale e vantaggio competitivo, mentre
non si osservano differenze tra le altre situazioni. Quando il vantaggio non è
competitivo, non si osserva nessuna differenza in funzione del tipo di beneficio
(individuale o sociale), così come non vi sono differenze quando il beneficio è
individuale in funzione del tipo di vantaggio (competitivo vs non-competitivo) (grafico
6).
Grafico 6 – Interazione tra Beneficio e Vantaggio
30
Merito
Il 27% di tutte le risposte dei partecipanti riguardo il merito del protagonista si colloca
all’interno della scala Likert tra i valori 1 – 2 – 3 (“0%”, “20%”, “40%”). Il 73% degli
intervistati ha inserito una risposta compresa tra i valori 5 – 6 – 7 (“60%”, “80%”,
“100%”) (grafico 7).
Grafico 7 - Risposte dei partecipanti riguardo il Merito
Relativamente al merito attribuito dai partecipanti al protagonista dello scenario,
avevamo ipotizzato una percezione inferiore nelle situazioni di vantaggio
competitivo (ritenendo che la percezione di merito poteva essere minore in un
contesto in cui il proprio comportamento pregiudicava la realizzazione degli obiettivi
altrui); contrariamente a ciò, i partecipanti attribuiscono al protagonista un merito
maggiore nelle condizioni di vantaggio competitivo (4.49) rispetto a quelle con
vantaggio non-competitivo (3.94) [F(1, 392)=18.4, p<.001].
Non abbiamo, invece, riscontrato alcuna differenza tra il merito attribuito al
protagonista in funzione della pressione sociale [pressione alta: 4.19, pressione
bassa: 4.24, F(1, 392)=.19, n.s.].
31
I risultati mostrano una differenza significativa nel merito attribuito al protagonista
nelle condizioni di beneficio individuale (4.52) rispetto al beneficio sociale (3.9) [F(1,
92)=23.5, p<.0001]. Questa differenza è ulteriormente specificata dall’interazione
significativa Beneficio X Vantaggio [F(1, 392)=5.8, p<.02], da cui emerge che nei
casi di beneficio sociale il merito attribuito è inferiore quando il vantaggio è noncompetitivo piuttosto che competitivo [3.5 vs 4.3, F(1, 392)=5.8, p<.001], mentre nel
caso di beneficio individuale non vi è differenza (Grafico 8).
Grafico 8 – Interazione tra Beneficio e Vantaggio
32
Non solo, si osserva anche l’influenza del fattore Pressione (Grafico 9). Infatti, il
pattern di risultati sopra descritto si presenta nella condizione di pressione alta, ma
non in quella di pressione bassa [F(1, 392)=5.8, p<.01].
Grafico 9 – Interazione tra Vantaggio x Beneficio x Pressione
33
Inoltre, una correlazione ci mostra che Il merito attribuito ad Alberto nel
raggiungimento del suo obiettivo è tanto maggiore quanto più le persone si dicono
disposte ad assumere il farmaco (p<.05) (Grafico 10).
Grafico 10 – Propensione ad assumere il farmaco e merito attribuito ad Alberto per il
raggiu gi e to dell’obiettivo
34
Discussione
I nostri partecipanti sembrano essere polarizzati sulla decisione di non far uso dei
potenziatori cognitivi (73%), le motivazioni aggiuntive da loro inserite ci hanno
permesso di rintracciare tre principali spiegazioni: in primo luogo i soggetti
riferiscono molte preoccupazioni riguardo agli effetti collaterali delle sostanze
stimolanti, come rintracciabile anche nella ricerca di Santoni De Sio, Faulmüller,
Savulescu e Vincent (in stampa), in cui più della metà dei 102 studenti universitari
ha riferito i propri dubbi sull’assunzione dei P.C. a causa degli effetti collaterali dei
farmaci.
Secondariamente abbiamo individuato un generale rifiuto di utilizzare dei farmaci se
non strettamente necessario dal punto di vista medico. La terza motivazione è
collegata al concetto di correttezza: i soggetti hanno considerato l’utilizzo dei P.C.
una modalità simile a quella del doping sportivo, questo risultato è osservabile
anche nello studio di Forlini e Racine (2010), nel quale alcuni partecipanti
consideravano la pratica del potenziamento cognitivo simile a quella del doping
poiché si trattava allo stesso modo di aumentare una prestazione, e nella ricerca di
DeSantis, Webb e Noar (2008) in cui queste sostanze venivano definite degli
anabolizzanti accademici.
Per quanto riguarda il 21% dei nostri soggetti che ha risposto positivamente alla
domanda sull’assunzione del potenziatore cognitivo, questo risultato si avvicina al
valore riscontrato da Castaldi et al. (2012), i ricercatori hanno studiato –per la prima
volta- in Italia il fenomeno relativo all’utilizzo dei P.C., i dati da loro riportati hanno
evidenziato che il 16% dei partecipanti ha dichiarato di aver fatto uso almeno una
volta di farmaci stimolanti al
fine di migliorare le proprie prestazioni.
Un dato interessante emerso dalla nostra ricerca è che molti dei soggetti che hanno
risposto di voler prendere il farmaco e che hanno motivato la propria decisione,
hanno dichiarato che la scelta dipendeva dall’eventuale assenza di effetti collaterali
gravi:
P= “Se ho la ragionevole convinzione che questo farmaco non porti a gravi effetti
collaterali e che dia un significativo aiuto ai fini del test, lo utilizzerei certamente. In
35
ogni caso effettuerei delle prove prima di utilizzarlo al test per capirne la reale
efficacia e gli effettui che provoca.”
P= “Se fossi certa che il farmaco funziona e non ha effetti collaterali potrei prendere
in considerazione la possibilità di utilizzarlo per darmi un po' di energia in più per
affrontare un periodo di stress.”
Un risultato simile è riscontrabile nella ricerca di Franke, Bonertz, Christmann,
Engeser e Lieb (2012), in cui più di 2/3 dei 1547 studenti tedeschi ha confermato
che la condizione necessaria per assumere dei farmaci stimolanti era proprio quella
relativa all’assenza di effetti collaterali a lungo termine.
Abbiamo inoltre osservato che la decisione di assumere un potenziatore cognitivo
sembra essere collegata al contesto in cui i partecipanti si trovano: nelle situazioni
che richiedono un certo livello di competitività (come ad esempio il superamento di
un test d’ingresso a numero chiuso) i soggetti sono più disposti ad assumere il
farmaco rispetto a scenari in cui non vi è competizione.
I nostri partecipanti hanno riconosciuto che per un individuo avere la
consapevolezza che altre persone utilizzano un potenziatore cognitivo potrebbe
costituire un fattore di pressione sociale indiretta. Le maggiori preoccupazioni che
abbiamo riscontrato in merito vertono sulla considerazione che nessuno vorrebbe
mai trovarsi in una situazione di potenziale svantaggio rispetto agli altri:
P1= “Penso che Alberto sia forzato a considerare la scelta (di assumere un P.C. –
ndr) per porsi in una condizione di partenza paritaria (almeno in una certa misura)
rispetto a quella dei suoi colleghi. Non vorrebbe essere troppo svantaggiato, sa che
se vuole sperare di vincere la corsa al via deve trovarsi non troppo distante dalla
linea di partenza”
P=2 “L'ideale in una competizione sarebbe gareggiare ad armi pari. Essendo
svantaggiato rispetto agli altri che assumono il farmaco, probabilmente Alberto
potrebbe pensare di prenderlo per pareggiare le condizioni di partenza.”
Queste considerazioni sono in linea con i risultati ottenuti da Forlini e Racine (2009),
in cui viene sottolineato che le persone percepiscono l’astensione dall’utilizzo dei
potenziatori cognitivi -in un ambiente in cui il fenomeno è diffuso- un rilevante fattore
36
di svantaggio.
Dalle risposte dei partecipanti emerge, inoltre, una questione relativa al concetto di
deresponsabilizzazione e di comportamento collettivo. Per alcuni soggetti il fatto
che un individuo si trovi in una situazione in cui una pratica (in questo caso ritenuta
negativa) è molto diffusa in un gruppo, ciò potrebbe comportare delle modificazioni
nella percezione di tale pratica:
P4= “[…] ho constatato che la diffusione di prassi illecite induce alla convinzione di
una loro minor gravità. Se tutti lo fanno, allora lo posso fare anche io.”
P=5 “Per il principio della deresponsabilizzazione diffusa che la situazione di gruppo
fa emergere.”
I nostri risultati mostrano che la percezione della pressione sembra essere più
elevata nei contesti in cui il beneficio è sociale ed è presente una situazione di
competizione. Questo andamento potrebbe essere spiegato dalla considerazione
che i soggetti con intenti altruistici sentono maggiormente il peso della pressione
poiché sono a conoscenza che i vincitori della competizione sarebbero limitati ad
un determinato numero.
L’utilizzo di un potenziatore cognitivo non sembra inficiare la percezione di merito
relativa al raggiungimento di un obiettivo, di questo avviso è circa il 70% dei
partecipanti. Dall’analisi delle risposte abbiamo rintracciato due motivazioni che
giustificano questo andamento: innanzitutto viene tenuto in considerazione l’effetto
placebo:
P=6 “E se il farmaco fosse solo un placebo? Significa che almeno l'80% è tutto
merito suo e della sua autoconvinzione che il farmaco conti”
P= “Prendere il farmaco gli dà l`illusione di essere maggiormente in grado di riuscire
all`esame ma in realtà è tutto merito del suo impegno”
In secondo luogo viene attribuita rilevanza alle competenze e agli sforzi che un
individuo mette in atto al fine di raggiungere il suo scopo:
37
P=7 “Il farmaco è un aiuto, un sinergico che fa funzionare meglio il cervello non
studia al posto tuo, è Alberto a rimanere sui libri, i caffè, le sigarette, gli psicofarmaci
che assume servono soltanto a velocizzare o migliorare l'apprendimento credo”;
P=8 “È ovviamente merito di Alberto, per tutto l'impegno e la quantità di studio che
ha dovuto affrontare per preparare questa prova. L'integratore può migliorare la
prestazione, predisporci ad affrontarla con positività e con più energia, può anche
convincerci di avere più possibilità. Se potessi quantificare l'influenza del farmaco
in percentuale questa non supererebbe il 5%”.
L’aspetto relativo al merito è stata approfondito anche nella ricerca di Fitz et al.
(2013), in questo caso i partecipanti hanno dichiarato di considerare più meritevoli
gli individui che riescono a raggiungere un risultato senza l’ausilio di un potenziatore
cognitivo, rispetto a coloro che hanno avuto ugualmente successo ma attraverso
l’uso di un P.C.
Un dato interessante è costituito dal fatto che i nostri partecipanti ritengono il
protagonista più meritevole nei contesti di vantaggio competitivo e beneficio
individuale, inoltre, la percezione di merito è tanto maggiore quanto più le persone
si ritengono disponibili ad assumere il farmaco. A nostro avviso questi ultimi risultati
potrebbero dipendere da un meccanismo di giustificazione: nelle situazioni in cui gli
individui vengono coinvolti da conseguenze personali (ad es. vincere un posto in
una selezione a numero chiuso), sembra che un risultato di successo -anche se
realizzato attraverso l’ausilio di un potenziatore cognitivo- sia sempre riconducibile
al merito individuale:
P= “E' tutto merito suo, poiché è stato lui a scegliere di prendere il farmaco, per cui,
indipendentemente dagli effetti dello stesso (aumentare la concentrazione) e dal
modo in cui ci è riuscito, Alberto ha ottenuto ciò che voleva.”
P= ”Il merito è comunque di Alberto, anche se il farmaco lo ha aiutato a rendere al
massimo delle sue potenzialità.”
Di conseguenza anche se il farmaco avesse influenzato la prestazione, il merito
sarebbe pienamente del soggetto, che ha scelto di utilizzare la sostanza stimolante.
38
39
Conclusioni
I risultati da noi ottenuti indicano che in Italia non vi è una generale propensione
all’utilizzo dei potenziatori cognitivi.
Sebbene i nostri partecipanti abbiano individuato l’importanza che la pressione
sociale riveste nel processo di coercizione indiretta, soltanto una persona su cinque
ha dichiarato di voler prendere in considerazione l’utilizzo di una sostanza
stimolante per il raggiungimento di un obiettivo. Questo andamento sembra
dipendere dai timori e dalle perplessità riguardo gli effetti negativi dei potenziatori
cognitivi sulla salute. Abbiamo inoltre rintracciato una forte componente etica in
merito al rifiuto di assumere P.C., questa pratica viene considerata una modalità
scorretta e moralmente deplorevole per ottenere un vantaggio, al pari del doping
sportivo.
Per quanto riguarda il concetto di merito dobbiamo tener conto di due
considerazioni, da una parte i nostri soggetti si focalizzano maggiormente sul
risultato conseguito: riuscire nei propri intenti, indipendentemente dai mezzi
utilizzati, costituisce già una norma meritocratica; dall’altra abbiamo rilevato che
alcuni partecipanti attribuiscono ben poca importanza agli effetti di potenziamento
delle sostanze stimolanti e paragonano i benefici di quest’ultime a quelli di un
placebo.
Il quadro che emerge dal nostro lavoro è che in Italia il potenziamento cognitivo
farmacologico non possiede gli stessi connotati che sono presenti in altri paesi, in
cui l’utilizzo e le preoccupazioni relative alle sostanze stimolanti sembrano essere
piuttosto presenti. È recente un studio (Partridge, Bell, Lucke, Yeates & Hall, 2011)
che prende in considerazione 142 pubblicazioni scientifiche e rivela che nel 94% di
esse il fenomeno del potenziamento cognitivo viene definito come una pratica
comune e sensibilmente in crescita.
A nostro avviso questa differenza potrebbe dipendere dalle diversità culturali dei
campioni di riferimento, è possibile che in presenza di contesti particolarmente
competitivi (come ad esempio le università americane) l’apprensione relativa ai
propri risultati e ai modi in cui ottenerli possa essere maggiore.
40
Siamo del parere che questa evidenza non debba tradursi in un disinteresse in
merito alla questione, teniamo presente che è soltanto da qualche anno che in Italia
iniziano
ad
essere
intraprese
le
prime
ricerche
sperimentali.
Nella nostra ricerca non abbiamo potuto approfondire alcune tematiche come ad
esempio le modalità di reperimento dei potenziatori cognitivi e il ruolo degli effetti
collaterali
sulla
salute,
riteniamo
che
tali
aspetti
potrebbero
costituire
un’interessante punto di partenza per studi futuri.
41
BIBLIOGRAFIA
Articoli e riviste
Barch D.M., Carter C.S., (2005) - Amphetamine improves cognitive function in
medicated individuals with schizophrenia and in healthy volunteers – Science Direct,
Schizophrenia Research 77 43-58.
Bell S., Partridge B., Lucke J., Hall W., (2013) - Australian university students’
attitudes towards the acceptability and regulation of pharmaceuticals to improve
academic performance.- Neuroethics, 6(1)197-205.
Bolt I., Schermer M., (2009) - Psychopharmaceutical Enhancers: Enhancing
Identity? – Neuroethics 2:103–111.
Bossaer J.B., Gray J.A., Miller S.E., Enck G.; Gaddipati V.C., Enck R.E., (2013) The Use and Misuse of Prescription Stimulants as "Cognitive Enhancers" by
Students at One Academic Health Sciences Center - Academic Medicine
88(7):967-971.
Bostrom N., Sandberg A., (2013) - Cognitive Enhancement: Methods, Ethics,
Regulatory Challenges - Science and Engineering Ethics Springer 15:311–341,
2009
Breitenstein C., Wailke S., Bushuven S., Kamping S., Zwitserlood P., Ringelstein
E., Knecht S., (2004) - D-Amphetamine Boosts Language Learning Independent of
its Cardiovascular and Motor Arousing Effects – Neuropsychopharmacology
29(9):1704-14.
Burstin K., Doughtie E.B., Raphaeli A., (2006) - Contrastive Vignette Technique:
An indirect Methodology Designed to Address Reactive Social Attitude
Measurement – Journal of Applied Social Psychology 10(2):147-165.
42
Castaldi S., Gelatti U., Orizio G., MD, Hartung U., Moreno-Londono A.M., Nobile
M., Schulz P.J., (2012) - Use of Cognitive Enhancement Medication Among
Northern Italian University Students - American Society of Addiction Medicine –
6(2).
DeSantis A.D., Webb E., Noar S., (2008) - Illicit Use of Prescription ADHD
Medications on a College Campus: A Multi-Methodological Approach - Journal of
American College Health 57(3): 315–324.
Eickenhorst P., Vitzthum K., Klapp B.F., Groneberg D, Mache S., (2012) Neuroenhancement among German university students: motives, expectations, and
relationship with psychoactive lifestyle drugs. – Journal of Psychoactive Drugs
44(5):418-27.
Farah M. J., Illes J., Cook-Deegan R., Gardner H., Kandel E., (2004) Neurocognitive Enhancement: what can we do and what should we do?- Nature
Reviews Neuroscience 5: 421–425.
Fitz N.S., Nadler R., Manogaran P., Chong E.W.J., Reiner P.B. (2013) - Public
Attitudes Toward Cognitive Enhancement – Neuroethics (7) 173-188.
Foley A., (2012) - The ups and downs of Cognitive Enhancers – Dartmouth
undergraduate Journal of Science.
Forlini C., Racine E., (2009) - Autonomy and Coercion in Academic “Cognitive
Enhancement” Using Methylphenidate: Perspectives of Key Stakeholders –
Neuroethics (2) 163-177.
Forlini C., Racine E., (2010) - Stakeholder perspectives and reactions to
“academic” cognitive enhancement: Unsuspected meaning of ambivalence and
analogies - Public Understanding of Science XX(X) 1-20.
Franke A.G., Bonertz C., Christmann M., Engeser S., Lieb K., (2012) - Attitudes
Toward Cognitive Enhancement in Users and Nonusers of Stimulants for
Cognitive Enhancement: A Pilot Study- AJOB Primary Research 3(1).
43
Franke A.G., Lieb K., Hildt E., (2012) - What Users Think about the Differences
between Caffeine and Illicit/Prescription Stimulants for Cognitive Enhancement –
PLoS ONE 7(6).
Gagnon G., Schneider C., Grondin S., Blanchet S., (2010) - Enhancement of
episodic memory in young and healthy adults: a paired-pulse TMS study on
encoding
and retrieval performance. Neuroscience Letters 488(2):138-42.
Gill M., Haerich P., Westcott K., Godenick K. L., Tucker J. A. (2006) - Cognitive
Performance Following Modafinil versus Placebo in Sleep-deprived Emergency
Physicians: A Double-blind Randomized Crossover Study – Academic emergency
Medicine 13(2):158-65.
Hillman C.H., Erickson K.I., Kramer A.F., (2008) - Be smart, exercise your heart:
exercise effects on brain and cognition – Nature Reviews| Neuroscience (9) 58-65.
Hodgins H.S., Adair K.C., (2010) -Attentional processes and meditationConsciousness and Cognition 19(4):872-878.
Husain M., Mehta M. A., (2011) - Cognitive enhancement by drugs in health and
disease - Trends in Cognitive Sciences 15(1): 28–36.
Juengst E.T., (1998) - What does enhancement mean? In:Parens E., ed.
Enhancing Human Traits Washington- DC: Georgetown University Press
29–47.
Kim D., (2012) - Practical Use and Risk of Modafinil, a Novel Waking Drug –
Environmental Health and Toxicology 27.
Lanni C., Lenzken S.C., Pascale A., Del Vecchio I., Racchi M., Pistoia F., Govoni
S., (2008) - Cognition enhancers between treating and doping the mind Pharmacological Research 57(3):196-213.
Lisska M.C., Rivkees S.A., (2003) - Daily methylphenidate use slows the growth of
children: a community based study - Journal of Pediatric Endocrinology and
Metabolism 16(5) 711-718.
44
Mehta M.A., Owen A.M., Sahakian B.J., Mavaddat N., Pickard J.D., Robbins T.W.,
(2000) - Methylphenidate enhances working memory by modulating discrete frontal
and parietal lobe regions in the human brain. – The Journal of Neuroscience
15;20(6)
McKibben B., (2004) - Enough: Staying Human in an Engineered Age - St. Martin's
Griffin.
Nehlig A., (2010) - Is caffeine a Cognitive Enhancher?- Journal of Alzheimer’s
Disease 20 Suppl 1:S85-94.
Partridge B.J., Bell S.K., Lucke J.C., Yeates S., Hall W.D. (2011) - Smart Drugs
“As Common As Coffee”: Media Hype about Neuroenhancement. PLoS ONE
6(11): e28416. doi:10.1371/journal.pone.0028416
Poulton A., Cowell C.T., (2003) - Slowing of growth in height and weight on
stimulants: a characteristic pattern - Journal of Paediatrics and Child Health 39(3)
180-185.
Randall D.C., Shneerson J.M., File S.E. (2005) - Cognitive effects of modafinil in
student volunteers may depend on IQ - Pharmacology Biochemistry and Behavior
82(1):133-9.
Roache R., (2008) - Enhancement and Cheating – Expositions 2.2 153-156.
Ross L.A., McCoy D., Wolk D.A., Coslett H.B., Olson I.R., (2010)- Improved proper
name recall by electrical stimulation of the anterior temporal lobes. Neuropsychologia 48(12):3671-4.
Sachdeva A., Kumar K., Anand K.S., (2015) - Non Pharmacological Cognitive
Enhancers – Current Perspectives – Journal of Clinical and Diagnostic Research
9(7):VE01-VE06.
Sandberg A., Savulescu J., (2011) - The social and economic impacts of cognitive
enhancement. In: Savulescu J., Meulen R, Kahane G,. Enhancing Human
Capacities. Chichester, UK: Wiley-Blackwell 92–112.
45
Santoni De Sio F., Faulmüller N., Savulescu J., Vincent N.A., (in stampa)“Moving beyond responsibility-shifting, authenticity, and cheating,towards a
nature-of-activities approach,”in Cognitive Enhancement: Ethical and Policy
Implications in International Perspectives, Jotterand F. and Dubljevic V.
Oxford:Oxford University Press.
Sattler S., Forlini C., Racine È., Sauer C., (2013) - Impact of Contextual Factors
and Substance Characteristics on Perspectives toward Cognitive Enhancement –
PloS ONE 8(8).
Savulescu J., (2009) - Enhancement and Fairness. Tomorrow’s People: The
Challenges of Technologies for Life, - London:Earthscan.
Schelle K. J., Faulmüller N., Caviola L., Hewstone M. (2014) - Attitudes toward
pharmacological cognitive enhancement—a review – Frontiers in systems
neuroscience 8:53.
Schermer M., (2008) - On the argument that enhancement is "cheating" – Journal
of Medical Ethics 34 85-88.
Schermer M., Bolt I., Jongh R., Olivier B. (2009) - The Future of
Psychopharmacological Enhancements: Expectations and Policies – Neuroethics
(2) 75-87.
Scheske C., Schnal S., (2012) - The Ethics of ‘‘Smart Drugs’’: Moral Judgments
About Healthy People’s Use of Cognitive-Enhancing Drugs - Basic And Applied
Social Psychology 34:508–515.
Spiller G.A., (1998) - Caffeine – CRC Press LLC, New York.
Sund A.N., Zeiner P., (2002) - Does extended medication with amphetamine or
methylphenidate reduce growth in hyperactive children?- Nordic Journal of
Psychiatry 56 53–57.
Swanson J., Greenhill L., Wigal T., Kollins S., Stehli A., Davies M., Chuang S.,
Vitiello B., Skrobala A., Posner K., Abikoff H., Oatis M., McCracken J., McGough
J., Riddle M., Ghuman J., Cunningham C., Wigal S., (2006) - Stimulant-related
reductions of growth rates in the PATS. - Journal of the American Academy of
Child & Adolescent Psychiatry 45(11) 1304-1313.
46
Vitiello B., (2008) - Understanding the Risk of Using Medications for ADHD with
Respect to Physical Growth and Cardiovascular Function - Child and Adolescent
Psychiatric Clinics 17(2) 459–474.
Wan C.Y., Schlaug G., (2010) - Music Making as a Tool for Promoting Brain
Plasticity across the Life Span – Neuroscientist 16(5):566–577.
Weyandt L.L., Janusis G., Wilson K. G., Verdi G., Paquin G., Lopes J., Varejao M.,
Dussault C., (2009) - Nonmedical Prescription Stimulant Use Among a Sample of
College Students: Relationship With Psychological Variables - Journal of Attention
Disorders 13(3):284-96.
Wijetunga M., Seto T., Lindsay J., Schatz I. (2003) - Crystal methamphetamineassociated cardiomyopathy: tip of the iceberg? - Journal of Clinical Toxicology
41(7):981-6.
47
Siti Internet
Boosting your brainpower: ethical aspects of cognitive enhancements, (2007)
http://enhancingresponsibility.com/wpcontent/uploads/2014/01/Boosting_brainpower_tcm41-147266.pdf
Cognitive Enanchement - http://www.neuroethics.ox.ac.uk/research/area_1
Cognitive neuroscience Section,
http://www.cognitiveneuroscience.it/metodiche/stimolazione-elettrica-transcranicates/
Neuroscienze e potenziamento cognitive farmacologico: profili bioetici, Comitato
nazionale per la bioetica, (2013)
http://www.governo.it/bioetica/pareri_abstract/Parere_Enhancement_cognitivo_13
032013.pdf
Staes B. – Interrogazione parlamentare – (2009)
http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+WQ+E2009-2200+0+DOC+XML+V0//IT#ref1
http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/FAQ_su_metilfenidato.pdf
http://www.treccani.it/enciclopedia/autenticoinautentico_%28Dizionario_di_filosofia%29/
48
APPENDICE
Gli scenari
Beneficio individuale
Vantaggio competitivo
presente
Forte Pressione Sociale
Alberto è uno studente universitario
e tra qualche settimana dovrà
sostenere il test di ingresso per un
Master a numero chiuso.
Debole Pressione Sociale
Alberto è uno studente universitario
e tra qualche settimana dovrà
sostenere il test di ingresso per un
Master a numero chiuso.
Ultimamente Alberto è venuto a
conoscenza dell’esistenza di un
farmaco che consente di migliorare
la capacità di concentrazione. Egli
sa che molti dei suoi colleghi
utilizzano lo stesso farmaco per
aumentare la probabilità di superare
il test.
Ultimamente Alberto è venuto a
conoscenza dell’esistenza di un
farmaco che consente di migliorare
la capacità di concentrazione. Egli
sa che solo alcuni dei suoi colleghi
utilizzano lo stesso farmaco per
aumentare la probabilità di superare
il test.
Sulla base di queste informazioni,
nonostante non soffra di alcun
disturbo neurologico o psicologico,
Alberto
sta
prendendo
in
considerazione la possibilità di
utilizzare il farmaco.
Sulla base di queste informazioni,
nonostante non soffra di alcun
disturbo neurologico o psicologico,
Alberto
sta
prendendo
in
considerazione la possibilità di
utilizzare il farmaco.
49
Beneficio individuale
Vantaggio competitivo
assente
Beneficio Sociale
Vantaggio competitivo
presente
Alberto
è
uno
studente
universitario. Nell'ultimo esame
sostenuto ha ottenuto una votazione
di 25/30. Non essendo soddisfatto
del voto, decide di ripetere l’esame
per ottenere un risultato di almeno
27/30.
Alberto
è
uno
studente
universitario. Nell'ultimo esame
sostenuto ha ottenuto una votazione
di 25/30. Non essendo soddisfatto
del voto, decide di ripetere l’esame
per ottenere un risultato di almeno
27/30.
Ultimamente Alberto è venuto a
conoscenza dell’esistenza di un
farmaco che consente di migliorare
la capacità di concentrazione. Egli
sa che molti dei suoi colleghi
utilizzano lo stesso farmaco per
ottenere
delle
prestazioni
accademiche migliori.
Sulla base di queste informazioni,
nonostante non soffra di alcun
disturbo neurologico o psicologico,
Alberto
sta
prendendo
in
considerazione la possibilità di
utilizzare il farmaco.
Ultimamente Alberto è venuto a
conoscenza dell’esistenza di un
farmaco che consente di migliorare
la capacità di concentrazione. Egli
sa che solo alcuni dei suoi colleghi
utilizzano lo stesso farmaco per
ottenere
delle
prestazioni
accademiche migliori.
Sulla base di queste informazioni,
nonostante non soffra di alcun
disturbo neurologico o psicologico,
Alberto
sta
prendendo
in
considerazione la possibilità di
utilizzare il farmaco.
Forte Pressione Sociale
Alberto è uno dei concorrenti di un
importante torneo di scacchi. Se
vincerà il torneo, Alberto devolverà
il premio in denaro ad un ente
benefico.
Ultimamente Alberto è venuto a
conoscenza dell’esistenza di un
farmaco che consente di migliorare
la capacità di concentrazione. Egli
sa che molti dei concorrenti
utilizzano lo stesso farmaco per
avere più probabilità di vincere il
torneo.
Sulla base di queste informazioni,
nonostante non soffra di alcun
disturbo neurologico o psicologico,
Alberto
sta
prendendo
in
considerazione la possibilità di
utilizzare il farmaco.
Debole Pressione Sociale
Alberto è uno dei concorrenti di un
importante torneo di scacchi. Se
vincerà il torneo, Alberto devolverà
il premio in denaro ad un ente
benefico.
Ultimamente Alberto è venuto a
conoscenza dell’esistenza di un
farmaco che consente di migliorare
la capacità di concentrazione. Egli
sa che solo alcuni dei concorrenti
utilizzano lo stesso farmaco per
avere più probabilità di vincere il
torneo.
Sulla base di queste informazioni,
nonostante non soffra di alcun
disturbo neurologico o psicologico,
Alberto
sta
prendendo
in
considerazione la possibilità di
utilizzare il farmaco.
50
Beneficio Sociale
Vantaggio competitivo
assente
Alberto è un autista di pullman Alberto è un autista di pullman
extraurbano ed ogni giorno effettua extraurbano ed ogni giorno effettua
faticosi viaggi a lunga percorrenza. faticosi viaggi a lunga percorrenza.
Ultimamente Alberto è venuto a
conoscenza dell’esistenza di un
farmaco che consente di migliorare
la capacità di concentrazione. Egli
sa che molti dei suoi colleghi
utilizzano lo stesso farmaco per
ottenere
una
maggior
concentrazione alla guida ed evitare
possibili incidenti.
Sulla base di queste informazioni,
nonostante non soffra di alcun
disturbo neurologico o psicologico,
Alberto
sta
prendendo
in
considerazione la possibilità di
utilizzare il farmaco.
Ultimamente Alberto è venuto a
conoscenza dell’esistenza di un
farmaco che consente di migliorare
la capacità di concentrazione. Egli
sa che solo alcuni dei suoi colleghi
utilizzano lo stesso farmaco per
ottenere
una
maggior
concentrazione alla guida ed evitare
possibili incidenti.
Sulla base di queste informazioni,
nonostante non soffra di alcun
disturbo neurologico o psicologico,
Alberto
sta
prendendo
in
considerazione la possibilità di
utilizzare il farmaco.
51