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Una riflessione sull'approccio di Voltaire a Ciro il Grande

2016

Voltaire in various occasions refers to Cyrus the Great. The Achaemenid is cited both in his philosophical works (the "Histoire" entry in the "Encyclopédie", "Pyrrhonisme de l'histoire", "Philosophie de l'histoire", "Traité sur la tolerance", "Histoire de l'établissement du christianisme"), dramas ("Les Scythes en mars") and novels ("Le Monde comme il va"). However, his longest and the most significant writing dedicated to Cyrus is an article inserted in the Questions sur l' "Encyclopédie", which contains some contradictions. Considering the particular approach of Voltaire to historiography, this paper aims to analyse the image of the Persian king in Voltaire's historical and philosophical works and the reasoning behind such a representation of Cyrus's name and religion.

Dalla sinagoga al pyréum Una rilessione sull’approccio di Voltaire a Ciro il Grande di Minoo Mirshahvalad 1. La bandiera israelogallique I primi impulsi che hanno portato la Francia alla scoperta del Levante provenivano, potremmo dire, dalla stessa città il cui cancelliere aveva dato al mondo Il Principe, ma tali stimoli avrebbero avuto, come conseguenza, la mira a bersagli assai più alti rispetto a quelli che l’illustre toscano sperava di colpire con la propria opera1. L’evento del 1494 ha fatto sì che i contemporanei conoscessero Carlo VIII come «il redentore del Regno Santo» e «il nuovo Ciro» – poiché questi furono gli appellativi assegnatigli rispettivamente da Marsilio Ficino e da Savonarola al suo solenne ingresso a Firenze2. E saranno proprio siffatte potenti suggestioni, da parte di personaggi celebri lì residenti, che faranno dire più tardi a un Guillaume Postel: «nell’occidente porteremo la bandiera israeliano-gallica»3. Data la volontà di unificare il mondo sotto la maestà della legge divina, i missionari iniziano a percorrere quelle strade che li porteranno nei punti più lontani della terra abitata. In seguito ai conflitti politici emersi dalla guerra dei Trent’anni, che si traducono in ciò che Hazard definisce «il momento di crisi 1 Se Il Principe era stato scritto in virtù di un ideale nazionale, i tentativi di alcuni cittadini di Firenze, invece, hanno indotto la Francia ad andare molto oltre i confini nazionali. 2 L’associazione tra l’impero universale di Cristo e la monarchia francese di Carlo VIII è opera di autori come Marsilio Ficino; quest’ultimo considera il monarca francese come colui che poteva introdurre la salvezza finale nella «città dei fiori». Cfr. L. Galeotti, Saggio intorno alla vita ed agli scritti di Marsilio Ficino, in Archivio storico italiano, a cura di G.P. Vieusseux, Firenze, 1859, vol. X, parte I, pp. 49-50. A seguito della notizia riguardante l’ingresso di Carlo VIII in Piemonte, Savonarola nelle proprie predicazioni identifica il re francese con Ciro. Cfr. P. Venturelli, Considerazioni sull’ultimo profeta del bene comune storico, Girolamo Savonarola in Preprint, Bologna, LibrariaUniversitaria, 2009, (pp. 39-76), p. 42. L’attribuzione di simili appellativi da parte dell’élite – a quello che, in fondo, era un invasore della loro città – è uno dei primi impulsi che spinsero la Francia a perseguire il suo progetto imperialistico, cioè unificare il mondo sotto il dominio francese. Cfr. I.B. McCabe, Orientalism in Early Modern France. Eurasian Trade, Exoticism and the Ancien Régime, New York, Berg, 2008, pp. 15-16. 3 I.B. McCabe, Orientalism in Early Modern France, cit., p. 15 [trad. nostra]. INTERSEZIONI / a. XXXVI, n. 2, agosto 2016 157