UGO ONORATI
j·
LA SAGRA DELL'UVA DI MARINO
Aspetti, vicende, curiosità
di una delle più antiche epopolari
feste d'Italia.
4 ottobre 1925 · 3 ottobre 2004
I
COMUNE DI MARINO
Questo lavoro è dedicato a
tutti coloro che, animati
solo da disinteressato
amore per Marino, hanno
contribuito con la loro
opera e con le loro idee a
far vivere e a far crescere la
Sagra dell'Uva durante
questi ottanta anni.
Onora Dio con le tue primizie
e i tuoi tini rigurgiteranno di vino.
Proverbi, III, 9-10
A la reale,
l'ottobre è fatto com' er carnovale.
antico stornello romanesco
È vietata la riproduzione del testo e del repertorio
fotografico, anche in modo parziale, senza averne espressamente citata la fonte. La proprietà artistica delle
fotografie riprodotte nel volume resta comunque dei
rispettivi autori o degli archivi di appartenenza.
PREMESSA
a Sagra dell'Uva] di Marino resta, per il senso di ospitalità che la caratterizza, un fondamentale momento di
incontro, sia tra la gente del luogo, sia tra quest'ultima e gli
ospiti che sono chiamati a condividere la magia di un impareggiabile giorno di festa.
Nel corso degli anni si è prodotta e accumulata una notevole quantità di materiali sulla Sagra dell'Uva: memorie scritte e
orali, riflessioni, opuscoli, fotografie e filmati, anche di notevole interesse, ma quello che qui si propone è un'opera unica: non
solo un'analisi della copiosa documentazione disponibile, esposta in modo organico e completo, ma anche una sintesi dei valori, dei significati intrinseci che scaturiscono da questa manifestazione importante non solo per Marino, ma anche per l'identità culturale dei Castelli Romani e di Roma stessa.
Il pretesto per giustificare la stampa di quest'opera è motivato dal fatto che la Sagra del!' Uva compie ottanta anni, un arco
di tempo relativamente lungo per una festa che, ampiamente
innestata sulla tradizione religiosa, folcloristica e vitivinicola
locale, ogni anno si rinnova a contatto di nuove idee e dietro la
spinta di rinnovati stimoli.
Nonostante le generazioni trascorse, riconoscere che, tra
passato e presente, la Sagra dell'Uva ancora costituisce un tramite, un ponte fra le generazioni succedutesi, che conserva ancora intatto il suo fascino di festa popolare autentica, ci conforta dell'impegno profuso nell'aver dato alle stampe questo volume. Alla
bibliografia di interesse locale non poteva, in un'occasione come
questa, non aggiungersi il presente contributo utile a una più puntuale conoscenza di un significativo aspetto della storia marinese.
Far conoscere la Sagra dell'Uva non solo agli estranei, ma
anche e soprattutto ai marinesi, mediante la stampa di un apposito libro, costituisce non soltanto un omaggio ai molti che vi
hanno lavorato per la migliore riuscita delle ottanta edizioni, ma
un dovere culturale nei confronti della comunità locale sempre
molto attenta alla tradizione e alle sue memorie più care.
In questo libro, quindi, c'è la Sagra dell'Uva con i suoi
costumi, le sue memorie, il suo ideatore, ma anche tutto un popolo che, nell'impetuoso scorrere dei decenni, si è evoluto e trasformato insieme alla sua festa.
Ci siamo prefissi di analizzare le caratteristiche della Sagra
dell'Uva di Marino e di ripercorrerne le vicende più significative nel corso dei suoi ottanta anni.
La ricerca, e quindi il testo, sono idealmente divisi in due
parti. Nella prima sono state indagate ed esposte le caratteristiche strutturali, le motivazioni originarie e quelle sopraggiunte
nel tempo che sottendono alla festa popolare marinese a partire
dalla sua istituzione, fino ad oggi. Nella seconda si è inteso restituire la cronaca della festa anno per anno, fornendo, ove possibile, le principali iniziative, gli aneddoti e le vicende più curiose, con riferimenti al contesto storico generale, che hanno caratterizzato le varie edizioni.
Nella stesura di quest'ultima parte abbiamo voluto mantenere la freschezza della cronaca, propria dei quotidiani, facendo
uso di uno stile adeguato e fornendo sempre abbondanti, anche
L
1 Trattandosi di denominazione di nome proprio di cosa, propongo di
scrivere maiuscolo "Sagra" e "Uva"; quindi "Sagra dell'Uva" e non
"Sagra dell'uva", o "sagra dell'uva''. Cfr. ALDO GABRIELLI, Si dice o non
si dice?, Milano, I rist. Oscar Mondadori, 1978, pp. 11-13
se brevi citazioni tratte dai giornali del tempo. Molte delle notizie riportate dalle cronache potrebbero apparire ridondanti,
soggettive nella scelta e nell'esposizione, in qualche caso carenti. Delle eventuali manchevolezze chiediamo scusa al lettore,
anche in considerazione della notevole mole di dati che abbiamo
dovuto gestire. Tuttavia, per coerenza con il criterio prefissato
all'inizio del lavoro di ricerca, abbiamo ritenuto di dover fornire tutte le testimonianze di qualche rilievo che possano eventualmente tornare utili ad altri futuri studi sul!' argomento.
A tale riguardo abbiamo volutamente evitare lunghi apparati di note e di riferimenti bibliografici per non appesantire la lettura con eccessivi rimandi, essendo l'edizione di carattere divulgativo, senza mortificare, tuttavia, i più elementari criteri di
scientificità editoriale.
L'impianto dell'opera è simile a quello adottato nella precedente opera, intitolata: "Storia e storie della Sagra dell'Uva"
pubblicata dalla Pro Loco di Marino nel 1994, da cui è stato
tratto gran parte del materiale relativo alle cronache, mentre la
prima parte è stata completamente riscritta e ridotta per poter
dare più spazio alle immagini. Per approfondire argomenti specifici, come la vicenda storica della battaglia di Lepanto e i suoi
risvolti sulla storia locale, come pure sulle questioni della canzane romanesca, che erano presenti nel precedente volume,
rimandiamo il lettore al presente apparato bibliografico, affinché trovi soddisfazione alle sue curiosità in altre edizioni. Fra la
prima e la seconda parte del libro, abbiamo voluto aggiungere
una nota sugli aspetti della comunicazione insiti nella festa. Il
lavoro di approfondimento e di completamento, rispetto al precedente lavoro, nonché l'incremento dell'apparato iconografico
di corredo, inteso come ulteriore documento utile a integrare
quanto esposto nel testo, fa sì che il presente volume non costituisca una semplice ristampa del precedente, quanto piuttosto
una nuova edizione, che giustifica pure il cambiamento del titolo.
Lo scopo principale di questo libro non è di produrre una storia in senso stretto degli eventi, che sono relegati nella seconda
parte informa di cronaca, ma di condurre una "storia" nel senso
etimologico del termine, vale a dire un 'indagine sugli aspetti
sociologici e antropologici della principale festa di Marino.
Questa, sebbene abbia perduto parte delle ragioni economiche e sociali originali, conserva ancora intatte le espressioni
genuine di partecipazione e di emozione collettiva che la gente
di Marino condivide con gli ospiti, i quali, anno dopo anno,
come a un immancabile appuntamento, vi partecipano numerosi.
A tal punto la mobilitazione di energie, anche giovani, e i sentimenti e il passionale affiato di gran parte della popolazione
caratterizzano la Sagra dell'Uva, che questa non sembra affatto
denunciare i suoi ottanta anni di vita trascorsi. Come se, in un'ideale staffetta, le generazioni si fossero impegnate una dopo l'altra a passare il testimone di un evento, ormai prevalentemente
culturale, che è motivo di identità per un'intera comunità locale.
Con l'augurio, ma anche con la certezza, che la Sagra
dell'Uva più antica e più caratteristica d'Italia possa meravigliarci ancora per molti lustri, ci piace rammentare un' affermazione pronunciata da un componente del comitato per i festeggiamenti, durante una riunione della cinquantesima edizione:
"la Sagra dell'Uva scomparirà, quando saranno scomparsi i
marinesi''.
Ugo Onorati
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PECULIARITÀ DI UNA FESTA
Dal 1925, ogni anno, la prima domenica di ottobre, il centro
storico di Marino, in provincia di Roma, si anima di frenetica
attività. La gente del luogo, a prescindere dal livello sociale, dal1' età e dal grado di istruzione, si lascia coinvolgere, anche partecipando direttamente all'organizzazione, in un travolgente baccanale animato da un singolare spirito carnevalesco d'autunno.
Molte sono, o sono state, le feste e le sagre dell'uva e del
vino in ogni parte d'Italia. Negli anni Venti del secolo scorso soltanto quella di Marino, Leprignano e Veio godevano nel Lazio
dell'appellativo di "Sagra", riconosciuto dall'Opera Nazionale
Dopolavoro, che così intendeva tutelare la specificità di una
manifestazione che non poteva e non doveva essere confusa con
le innumerevoli "feste dell'uva" sorte un po' ovunque intorno
agli anni Trenta su precisa direttiva del regime e per iniziativa
dell'O.N.D., allo scopo di organizzare il tempo libero delle
masse e per valorizzare i prodotti vitivinicoli nazionali. Anche
Roma ebbe, in tal modo, la sua "festa dell'uva" e, come questa,
tante altre città d'Italia più o meno titolate a svolgere un ruolo
significativo nello specifico settore in questione. Le "Sagre"
sono dunque più antiche delle Feste dell'uva, o del vino, e sono
caratterizzate generalmente da un sostrato di tradizioni popolari
o religiose che le più recenti "Feste" non hanno. La distinzione
non è assoluta, tant'è che dopo la Sagra dell'Uva di Marino nacque quella di Zagarolo, mentre vennero meno quelle di Veio e di
Leprignano. Così come feste dell'uva, o del vino, apparvero
nello stesso giro di anni nel Lazio anche a Mentana, Velletri,
Colonna, Lanuvio, Cerveteri, Toffia (Rieti), Sgurgola e Torrice
(Frosinone). A Marsala c'è 'A Vinninia, che si svolge nei pressi
della Fontana del Vino. Vi sono ancora Sagre dell'Uva a
Pantelleria, a Cupramontana (dal 1928, nella prima domenica di
ottobre), a Riccia, Adelfia, Galluccio, Montevecchia, Riolo,
Petrosino, Mazzarone, Città Sant' Angelo. La Festa dell'Uva
dell'Impruneta, vicino Firenze, del 1927, è sicuramente la più
antica della terra del Chianti, ma non la più antica d'Italia. Altre
Feste dell'Uva sono quelle di Soave (1929), Borgomanero
(1936), Terricciola (1955), Cinigiano (1966), Solopaca,
Gattinara, Capoliveri, Cormons, Merano, Marsciano, Catanzaro,
Arcevia, per citarne alcune. Poi sotto laspetto religioso altre
città non solo del Lazio, ma dell'intera Penisola, festeggiano
come Marino, ogni prima domenica di ottobre, la ricorrenza della
Madonna del SS. Rosario, o Regina della Vittoria. Tra questi
ricordiamo Contigliano e Cittaducale, Cori, Piglio, Piansano,
Pontecorvo, Posta Fibreno, Sermoneta, Veiano, Vicalvi, Priora di
Sorrento. Altre città ancora ricordano soltanto levento storico di
Lepanto, per avervi partecipato, come Spelonga, frazione di
Arquata del Tronto, con la sua Festa Bella, durante la quale ogni
tre anni si ricostruisce sulla piazza del paese una galea con alberatura alta trenta metri, o come Porto Recanati, o come Paliano,
feudo colonnese del Basso Lazio. Così pure l'originale "invenzione" delle fontane che gettano vino va condivisa con altri
comuni, come Città della Pieve, in provincia di Perugia, dove il
lunedì di Pasqua due fontane distribuiscono qualche ettolitro di
Chianti da consumare con tipici salumi locali, con Wangen in
Alsazia, dove il 3 luglio di ogni anno una fontana monumentale
nella piazza del duomo, in ricordo di un soppresso privilegio feudale, getta vino spumante nei bicchieri dei convenuti. Così pure
si ricordano episodi storicamente attestati di fontane che buttano
vino, anziché acqua, come nel caso della Fontana dei Leoni posti
alla base della scalinata del Campidoglio, che sgorgarono vino
bianco e rosso in occasione dell'elezione dei papi Innocenzo X
(1644) e Clemente X (1670). Altresì in Francia sono note le Fetes
des vignerons, o du champagne, presso Vévey e Béziers, ove si
festeggia il nuovo vino con balli e musica in piazza. Infine molte
feste e sagre consimili, nate all'inizio del secolo scorso, poi si
sono spente, o non hanno avuto la continuità di quella di Marino.
Tuttavia, sebbene i singoli aspetti della Sagra dell'Uva di
Marino non siano unici al mondo, ci sembra che linsieme delle
memorie storiche e religiose e le singolari manifestazioni che la
caratterizzano e che sono ad essa intimamente collegate siano tali
e tante da confluire in un'unica manifestazione da renderla unica
e irripetibile nel suo genere, per la quale giusta ragione i marinesi ne possono andare fieri.
Per quanto risulta la Sagra dell'Uva di Marino, fra tutte le
feste del genere, è la più antica e la più caratteristica non solo
della regione laziale, ma dell'intera Penisola. Inoltre è anche la
più nota nel panorama internazionale, grazie sicuramente a
Nannì, la celebre canzone di Ettore Petrolini che molto contribuì
a far conoscere all'Italia e al mondo non solo la Sagra, ma pure
le bellezze naturali e artistiche dei Castelli Romani.
Iniziai a occuparmi degli aspetti della Sagra dell'Uva nel
1984, nella ricorrenza della sessantesima edizione. Studiandone
la storia, cioè il susseguirsi delle vicende e delle situazioni che
l'hanno contrassegnata di anno in anno e levoluzione delle
forme organizzative, ebbi modo di analizzarne anche gli aspetti
sociologici e antropologici che le sono intimamente connessi, tali
da costituire di fatto la struttura culturale portante della festa e
ragione di identità di un'intera comunità locale.
Motivazioni originarie e altre sopraggiunte si intrecciano
nella Sagra dell'Uva di Marino alle memorie storiche e religiose
collettive, precedenti alla nascita della festa stessa, fino a formare una concrezione di eventi solo apparentemente distanti fra
loro, mentre in realtà fanno parte di una sola fenomenologia
ampia e complessa dell'avvenimento. Una festa che trae linfa
vitale da radici recenti, o antiche, ma comunque ancora ben piantate nel tessuto connettivo di un corpo sociale che, pur essendo
profondamente cambiato nel corso dell'ultimo mezzo secolo,
conserva tuttora quasi intatte le originarie forme di partecipazione e di emozione spontanea, condivise dalla gente del luogo con
gli ospiti che annualmente giungono a Marino, oltre che da quella laziale, anche da altre regioni d'Italia e dal!' estero per assistere alla manifestazione.
Nell'analizzare le varie componenti della festa, dobbiamo
distinguere anzitutto le ragioni di promozione economica e di
immagine da quelle culturali. In quest'ultimo ambito occorre
evidenziare gli aspetti di folclore esterno, o sopraggiunto, dalle
tradizioni popolari autoctone collegate a eventi storico religiosi.
Così pure, nell'esame delle varie manifestazioni che appartengono alla Sagra, va specificato ciò che è stato inventato, o ricreato,
da ciò che è immanente. Infine è indispensabile scoprire alcuni
elementi di carattere antropologico che sussistono, a un livello
più profondo, nonostante le varie trasformazioni avvenute nel
corso delle generazioni.
Agli occhi di un osservatore esterno la Sagra dell'Uva può
rappresentare, nel suo insieme, soltanto l'ultima e più significativa testimonianza della tradizionale ottobrata romana, dove
ogni manifestazione può essere considerata uno "spettacolo" ad
uso e consumo del gitante d'occasione. In realtà la festa è un contenitore più ampio, dove convivono e si integrano felicemente
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fatti spirituali e materiali, fenomeni di struttura e di sovrastruttura, riti della comunità locale e kermesse intenzionalmente rivolta ali' ospite forestiero. Per molti aspetti della festa, poi, è difficile distinguere in modo netto fra quanto è etnologicamente originario e quanto recuperato, o ricreato, come ad esempio gli elementi carnascialeschi medievali e rinascimentali delle fontane
che gettano vino, della parata dei carri allegorici e della pubblica vendemmiata, quasi fosse - quest'ultima - un nuovo paese di
Bengodi. In ogni caso il fondamento principale della Sagra
dell'Uva poggia su un evento storico religioso ben definito,
quale è la festa di ringraziamento alla Madonna del SS. Rosario
per la vittoria sui turchi nello scontro navale di Lepanto (1571),
e su un sentimento religioso popolare più generale di riconoscenza alla divinità per la protezione concessa nel corso dell'anno al raccolto delle vigne.
Analisi della struttura e descrizione della festa
6
Nella Sagra dell'Uva si possono individuare due parti, che
rappresentano i due momenti principali ed essenziali della festa:
quello storico religioso che si svolge di mattina e quello vendemmiale che si svolge di pomeriggio. Si tratta pur sempre di una
separazione puramente teorica che ci consente, tuttavia, di enucleare e comprendere meglio i tempi della festa, sebbene gli
aspetti del "sacro" e del "profano" del "religioso" e del "laico"
restino strettamente connessi tra loro dall'inizio alla fine dell' evento e distinguerli non è affatto agevole. Più omogenea e sostanzialmente invariata, nel corso delle generazioni, è la prima parte.
Nella tarda mattinata della prima domenica di ottobre, preannunciata all'alba dallo sparo di potenti bombe, usate per destare
lattenzione della popolazione, e al termine di una messa presieduta dal vescovo, alla quale partecipano anche le autorità civili,
una solenne processione si snoda per le principali vie del centro
abitato, avente come punto di partenza e di arrivo la basilica collegiata di San Barnaba Apostolo, duomo della città. Il corteo,
molto partecipato dalla popolazione, si estende per diverse centinaia di metri, tanto che impiega del tempo per dipanarsi completamente, seguendo un percorso prestabilito e sempre uguale
che lambisce le mura perimetrali del castello e avvolge con le sue
spire i rioni medievali di San Giovanni e di Santa Lucia. Anche
la disposizione dei partecipanti segue uno schema prefissato e
stabilito nel tempo dalle autorità religiose, assegnando a ciascuna delle associazioni religiose e laicali del posto un ordine di
marcia ben definito. Oltre ai fedeli, agli esponenti del clero secolare e religioso, alle associazioni laiche di volontariato, alle rappresentanze delle scuole di indirizzo cattolico, l'Oratorio parrocchiale, sono presenti anche le autorità civili, con il sindaco e altri
membri dell'amministrazione comunale, le forze dell'ordine in
alta uniforme. I confratelli, o Fratelloni, del Gonfalone, della
Carità e del SS. Rosario, guidati dai rispettivi Priori, sfilano in
processione con i loro caratteristici abiti provvisti di pellegrine,
o mantelline, su cui spiccano i distintivi in metallo sbalzato o di
stoffa ricamata e recano enormi crocifissi di legno, ombrelli,
stendardi, fanali e altri strumenti. Il cuore della processione è
costituito dalla statua della Vergine del SS. Rosario, montata su
una macchina barocca con raggiera e baldacchino, condotta a
spalla per tutto il tragitto da sedici portantini. Sul fronte del carro
processionale che, in movimento, si eleva da terra poco più di
cinque metri, si legge il motto a caratteri dorati:
"progreditur/quasi aurora/consurgens ". Il simulacro della
Madonna, a grandezza quasi naturale, ritta in piedi, tiene nella
destra la corona del rosario e in braccio, a sinistra, il Bambino
che regge il globo crocifero. La statua attuale, in gesso, è di fattura recente e ha preso il posto, intorno agli anni Cinquanta, di un
altro simulacro, antico questo forse di qualche secolo, di cui
restano solo immagini fotografiche. Si trattava di un'immagine
in cera, paludata in sontuosi abiti barocchi, con capelli naturali
coperti da un lungo telo. E di cera era anche il Gesù bambino che
teneva in braccio. Grande colore e impressionante movimento di
gente dovevano fare un tempo le confraternite, che erano molto
più numerose di oggi, poi le lunghe teorie degli ordini religiosi,
di cui alcuni non più presenti a Marino, come gli Agostiniani e i
Dottrinari, e le organizzazioni laicali oggi assai più debolmente
rappresentate che in passato.
Al termine della processione, circa alle ore 12, un altro
importante evento religioso, la Supplica2, concorre a caratterizzare la solennità della festa. L'abate parroco di San Barnaba,
oppure il vescovo della diocesi di Albano, sosta sul sagrato della
chiesa sotto alla macchina processionale che rivolge l'immagine
della Vergine alla sottostante piazza gremita di folla. Qui il sacerdote benedice i fedeli e accoglie il loro dono, per le mani di uno
o più bambini vestiti con il tradizionale abito popolare, quale
offerta votiva alla Madonna da parte dell'intera comunità, consistente in un cesto d'uva e in una coppella di vino, simbolo del
prodotto della terra e del lavoro dell'uomo.
La festa, presente anche in molte altre città d'Italia e
dell'Europa cattolica, fu istituita da papa Pio V ed ebbe inizio
con la nota vittoria navale del 7 ottobre 1571 nelle acque di
Lepanto, dove i turchi subirono una disfatta ad opera degli stati
cattolici europei. La Lega Santa fra gli stati italiani e l'impero
austro ispanico degli Asburgo era stata fortemente voluta dal
pontefice Pio V, quasi a rinnovare lo spirito delle antiche crociate, e sostenuta dall'abilità diplomatica di Marcantonio Colonna,
alto esponente della nobiltà romana, nonché signore di Marino.
Per ringraziare la Vergine del SS. Rosario, sotto la cui protezione era stata posta limpresa, il papa stabilì che in tale ricorrenza
si festeggiasse la Madonna della Vittoria. Poi, a seguito della
2 Supplica alla Madonna del Rosario di Pompei: "Nel nome del Padre e
del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. O Augusta Regina delle Vittoria,
o Sovrana del cielo e della terra, al cui nome si rallegrano i cieli e tremano gli abissi, o Regina gloriosa del Rosario, noi devoti figli tuoi,
effondiamo gli effetti del nostro cuore e con confidenza di figli Ti esprimiamo le nostre miserie. Dal trono di clemenza, dove siedi Regina,
volgi, o Maria, il tuo sguardo pietoso su di noi, sulle nostre famiglie,
sull'Italia, sull'Europa, sul mondo. Ti prenda compassione degli affanni
e dei travagli che amareggiano la nostra vita. Vedi, o Maria, quanti pericoli nell'anima e nel corpo, quante calamità ed afflizioni ci costringono.
O Madre, implora per noi misericordia dal tuo Figlio divino e vinci con
la clemenza il cuore dei peccatori. Sono nostri fratelli e figli tuoi che
costano sangue al dolce Gesù e contristano il tuo sensibilissimo Cuore.
Mostrati a tutti quale sei, Regina di pace e di perdono. Ave, o Maria. È
vero che noi, per primi, benché tuoi figli, con i peccati torniamo a crocifiggere in cuor nostro Gesù e trafiggiamo nuovamente il tuo Cuore. Lo
confessiamo: siamo meritevoli dei più aspri castighi, ma tu ricordati che
sul Golgota, raccogliesti col sangue di vino, il testamento del redentore
moribondo, che Ti dichiarava Madre nostra. Madre dei peccatori. Tu
dunque, come madre nostra, sei la nostra avvocata, la nostra speranza. E
noi, gementi, stendiamo a Te le mani supplichevoli, gridando:
Misericordia! O Madre buona, abbi pietà di noi, delle anime nostre, delle
nostre famiglie, dei nostri parenti, dei nostri amici, dei nostri defunti,
soprattutto dei nostri nemici e di tanti che si dicono cristiani, eppur
offendono il Cuore amabile del tuo Figliuolo. Pietà oggi imploriamo per
le Nazioni traviate, per tutta l'Europa, per tutto il mondo, perché pentito
ritorni al tuo Cuore. Misericordia per tutti, o Madre di Misericordia. Ave,
o Maria. Degnati benevolmente, o Maria, di esaudirci! Gesù ha riposto
nelle tue mani tutti i tesori delle sue grazie e delle sue misericordie. Tu
riforma del calendario giuliano, voluta da papa Gregorio XIII, e
alla promulgazione della bolla Inter gravissimas nel 1582, le due
festività furono riunite, mediante lo spostamento della festa del
SS. Rosario alla prima domenica di ottobre, dove già era stata
collocata quella della Madonna della Vittoria.
La seconda parte della festa, a carattere civile, si svolge dal
primo pomeriggio e prosegue fino a sera inoltrata. È il momento
dei festeggiamenti, nel quale domina l'elemento bacchico e
orgiastico, l'elemento carnevalesco insieme a quello dello spettacolo, in un bagno di folla eccezionale, dove chi vi partecipa è
attore e spettatore nello stesso tempo. Il primo evento è rappresentato dal corteo storico in costume, mediante il quale si intende rievocare il ritorno a Marino di Marcantonio Colonna, reduce
con le sue milizie dalla battaglia di Lepanto e non, come spesso
è stato detto e scritto, il corteo trionfale del medesimo che si
tenne a Roma a dicembre dello stesso anno 1571. Il corteo è diviso in due formazioni: la prima è composta da armigeri a piedi e
a cavallo che marciano in direzione del castello di Marino, percorrendo un lungo tratto di corso Vittoria Colonna, fino a posizionarsi in piazza Matteotti, dov'era l'antica porta della città; la
seconda è composta da nobili del luogo e da popolani che muovono dal palazzo ducale (attuale sede del municipio) incontro al
loro signore per accoglierlo e festeggiarlo, percorrendo corso
Trieste. Le due parti del corteo si incontrano in piazza Matteotti,
dove il governatore riconsegna simbolicamente la chiave della
città al suo signore, tornato sano e salvo dall'impresa bellica.
Quindi tutto il corteo riunito ripercorre corso Trieste per accompagnare Marcantonio Colonna al palazzo, dove può riposare in
attesa dei trionfi romani che lo attendono di lì a qualche tempo.
I figuranti, tutti scelti fra la gente del posto, assommano al numero di quattrocento circa e sfoggiano abiti d'epoca laboriosamente e accuratamente ricostruiti da apposite sartorie. Nello svolgimento del corteo nulla è lasciato al caso, ma tutto segue una ben
precisa e collaudata regia. Il personaggio di Marcantonio
Colonna spesso viene interpretato da attori noti del cinema e
della televisione; montato a cavallo e nella sua guerresca armatura raccoglie facilmente il consenso della folla. Non da meno
sono i vari personaggi che sfilano, interpretando il loro ruolo:
siedi, coronata Regina, alla destra del tuo Figlio, splendente di gloria
immortale su tutti i cori degli Angeli. Tu distendi il tuo dominio per
quanto sono distesi i cieli, e a Te la terra e le creature tutte sono soggette. Tu sei lonnipotente per grazia, Tu dunque puoi aiutarci. Se Tu non
volessi aiutarci, perché figli ingrati ed immeritevoli della tua protezione,
non sapremo a chi rivolgerci. Il tuo cuore di Madre non permetterà di
vedere noi, tuoi figli, perduti. Il Bambino che vediamo sulle tue ginocchia e la mistica corona che miriamo nella tua mano, ci ispirano fiducia
che saremo esauditi. E noi confidiamo pienamente in Te, ci abbandoniamo come deboli figli tra le braccia della più tenera fra le madri, e, oggi
stesso, da Te aspettiamo le sospirate grazie. Ave, o Maria. Un'ultima grazia noi ora ti chiediamo, o Regina, che non puoi negarci (in questo giorno solennissimo). Concedi a tutti noi l'amore tuo costante e in modo speciale la materna benedizione. Non ci staccheremo da Te, finché non ci
avrai benedetti. Benedici, o Maria, in questo momento il Sommo
Pontefice. Agli antichi splendori della tua Corona, ai trionfi del tuo
Rosario, onde sei chiamata Regina delle Vittorie, aggiungi ancor questo,
o Madre: concedi il trionfo alla Religione e la pace all'umana Società.
Benedici i nostri Vescovi, i Sacerdoti e particolarmente tutti coloro che
zelano l'onore del tuo Santuario. Benedici infine tutti gli associati al tuo
Tempio di Pompei e quanti coltivano e promuovono la devozione al
Santo Rosario. O Rosario benedetto di Maria, Catena dolce che ci rannodi a Dio, vincolo di amore che ci unisci agli Angeli, torre di salvezza
negli assalti dell'inferno, porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti
lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell'ora di agonia; a Te l'ultimo
bacio della vita che si spegne. E l'ultimo accento delle nostre labbra sarà
il nome tuo soave, o Regina del Rosario, o Madre nostra cara, o Rifugio
dei peccatori, o Sovrana consolatrice dei mesti. Sii ovunque benedetta,
oggi e sempre, in terra e in cielo. Amen. Salve Regina.
cavalieri su cavalli bardati, nelle fogge del cinquecento, nobili,
dame, armigeri con spade elmi e alabarde, famigli e schiavi mori
al seguito del principe e del gonfaloniere. Tutti attirano sempre
l'attenzione del forestiero, come dell'abitante del luogo, se non
altro perché i figuranti sono parenti e amici degli spettatori e le
coppie di nobili sono in genere delle normali coppie di fidanzati.
A questo punto iniziano i festeggiamenti per l'avvenuta vittoria contro i turchi, le fontane iniziano a gettare vino, secondo
un uso proprio delle corti rinascimentali e il popolo può sollazzarsi assistendo a giochi in costume e godere dei donativi del
signore del luogo. Il clou della Sagra dell'Uva è rappresentato
dal miracolo della fontana che avviene solitamente all'imbrunire. La Fontana dei Mori, monumentale opera in peperino progettata da Sergio Venturi ed eseguita da Pompeo Castiglia nel 1632
per celebrare il trionfo della famiglia Colonna sui turchi, dal
1969 è posta in piazza Matteotti, nella parte alta della città, ma
fino all'ultima guerra si trovava nella sua sede naturale di piazza
Lepanto, di fronte all'ingresso settentrionale di Palazzo Colonna.
La fontana è composta da una vasca ottagonale allungata, sormontata da uno scoglio che regge quattro prigionieri turchi accovacciati e legati ad una colonna. Ad un momento convenuto,
ovvero al termine di un conto alla rovescia annunciato dagli altoparlanti, dalle sue cannelle inizia a uscire vino, anziché acqua, e
il miracolo è salutato dalla circostante folla assiepata intorno con
un'esplosione di giubilo. Una folla ondeggiante e accalcata si
posiziona per tempo intorno alla vasca della fontana per osservare il "miracolo" da vicino, con la stessa infantile curiosità che in
passato, come se si trattasse della prima volta. E anche con analoga infantile avidità desidera approfittare dell'inimmaginabile
generosità della sorte, che sollecita nell'inconscio collettivo l'immagine del fantastico paese di Bengodi, ovvero di Cuccagna, in
cui regna lallegria e labbondanza. Tale evento si ripete in altri
punti della città, da altre fontane vere, o posticce, insieme alla
distribuzione gratuita di uva, poiché a chiunque deve essere consentito di attingere al bacchico liquore e quindi di vendemmiare
senza fatica per le vie e per le piazze principali del centro abitato.
In una sorta di pubblica vendemmia (o vendemmiata), l'uva
può essere colta facilmente da festoni di mortella e di alloro che
simboleggiano tralci e che scendono lentamente dall'alto delle
case fino alle mani levate in alto dagli improvvisati vendemmiatori, oppure calata con lo spago dai balconi e dalle finestre. Altra
uva viene distribuita copiosa dai carri allegorici che, subito dopo
il miracolo delle fontane, iniziano il loro lento percorso in mezzo
a una folla sempre più invasata. Molta gente viene colta dalla frenesia di partecipare più intensamente possibile a quella gigantesca distribuzione, facendosi sotto ai carri, o ai balconi, con incoscienza e spavalderia, correndo da un punto all'altro, ovunque vi
sia dell'uva, o del vino ancora da prendere. Tale comportamento,
che trova spiegazioni solo negli studi di psicologia della massa,
può essere favorito dalla penetrante musica delle bande e dei
concertini che accompagnano i carri allegorici e dagli altoparlanti che diffondono ritmi e canzoni atti ad eccitare le sensazioni
individuali e collettive. Non è raro incontrare persone che ondeggiano stordite, che cantano a squarciagola a loro volta, che
improvvisano balli per strada, da soli o in comitiva. La sensazione dell'osservatore è quella di trovarsi di fronte a un
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carnevale con tutte le sue caratteristiche e in parte conferma la
convinzione di quanti hanno vagheggiato, in passato, circa il
ripetersi di riti orgiastici pagani, dove il furore dionisiaco prende
il sopravvento sulla ragione. In effetti più di qualche elemento,
presente nella Sagra dell'Uva, ci riconduce al carnevale, dove
regna lo scherzo, piuttosto che la regola, e il rovesciamento del1' ordine razionale e delle consuetudini. Infatti sia i carri allegorici, tipici della festa di carnevale, ma qui a soggetto bacchico, sia
le maschere e i fantocci, sia la rottura dei limiti razionali di comportamento sono presenti fra la gente. A tutto ciò si aggiungono
le finzioni, gli scenari di cartapesta, le costruzioni posticce, le
macchine da spettacolo3 e la burla irriverente, alla quale si
lasciano andare un po' tutti, spesso e volentieri. Può capitare di
veder tirare l'uva, nel corso della distribuzione, sia dai carri, che
dai balconi, lasciata cadere dagli anfitrioni sulle teste dei loro
amati ospiti e questi ricambiare con altrettanto calore il servizio,
utilizzando gli stessi grappoli d'uva, quasi fossero munizioni di
una guerra per burla, ma non con minore foga, o passione. Il pensiero corre inevitabilmente alla mostatura, una sorta di scherzosa iniziazione, che si fa nelle campagne di Marino a chi va a vendemmiare per la prima volta, strofinandogli il viso (o il petto, se
è una ragazza) con acini d'uva. In tal modo, durante la Sagra,
l'uva non solo viene vendemmiata da pubblici e fittizi pergolati,
ma anche pestata e ridotta a mosto, il cui profumo in breve tempo
si spande nell'aria, saturandola, e vi si mantiene inebriante e dolciastro per tutto il tempo della festa.
Mentre sulle strade principali la gente è intenta a disputarsi il
vino e l'uva, altrettanto numerosa folla ha invaso le cantine e le
osterie, intenta a compiere un altro importante rituale, quello
della fagottata. I fagottari, così denominati un po' sprezzantemente dai ristoratori locali, erano i romani meno abbienti che con
le loro famiglie trascorrevano il giorno di festa, facendo una
scampagnata ai Castelli Romani e recavano con sé il fagotto,
3 Trasmigrate direttamente dalla scenografie del teatro barocco del
Seicento e del primo Settecento, le "macchine sceniche" complesse e raffinate, geniali e ardite ben oltre la comune immaginazione, invasero le
piazze delle principali capitali cattoliche europee per meravigliare popolo e cortigiani, per celebrare avvenimenti e fasti di papi, re e imperatori.
Imponenti monumenti di legno e cartapesta riproducevano architetture
immaginari classicheggianti e rivaleggiavano con quelle ben più solide
di autentico marmo e di travertino, ma effimeri, piuttosto, e destinati a
durare lo spazio di una celebrazione, di una festa e poi condannati a essere demoliti o bruciati al termine della loro funzione di spettacolo, vivido,
ma breve, come fuochi d'artificio: testimoni per tutti le faillas di
Valencia. Dal teatro il cinema ha ereditato e mutuato i mezzi e l'esperienza della scenotecnica, moltiplicando gli effetti spettacolari, fiabeschi
e fantastici. In molte parti del mondo le feste sono accompagnate da
"macchine da spettacolo" di origine popolare, o inventate per il popolo.
Non da meno poteva essere la Sagra dell'Uva di Marino, autentico carnevale d'autunno, con i suoi carri allegorici ispirati all'uva e 1 vino, con
i balconi delle strade addobbati di festoni e di grappoli, con le fontane
vere, o posticce, che fiottano vino per gli stupiti ospiti accorsi da ogni
dove. Anche per gli scenari di cartapesta, per gli archi di trionfo, per le
innumerevoli are e fantocci monumentali, ideati e realizzati durante la
Sagra dell'Uva siamo debitori alle geniali trovate dell'ideatore della
festa, Leone Ciprelli, che fin dalla prima Sagra dell'Uva, nel 1925, volle
dare un tocco di ulteriore meraviglia all'evento. Giganteschi cesti colmi
d'uva si alternarono a enormi tini, a fiaschi e bottiglie monumentali, a
improbabili piramidi di botti e barili, stretti fra le ali di case o spadroneggianti nelle piazze più ampie. Abbiamo voluto focalizzare questo
aspetto della festa, che è culturale per i molti riferimenti storici, artistici,
letterari e spettacolare nello stesso tempo. Un aspetto della festa non trascurabile per i risvolti tanto ideologici, quanto organizzativi, di cui restano soltanto documenti fotografici, cronache e ricordi personali. Pertanto
oggi possiamo rivedere scenografie e macchine che hanno stupito altri
prima di noi soltanto attraverso le fotografie di chi ha voluto fissare sulla
carta il motivo della curiosità, della meraviglia di una specifica edizione
della Sagra. Un motivo in più per riflettere sull'uso e sulle finalità dei
mezzi espressivi più disparati che possono essere impiegati per la maggior gloria di una festa.
contenente le cibarie per il pranzo, o per la merenda. Una consuetudine oggi un po' spenta, ma molto in voga fino agli anni
Cinquanta e che rappresenta una pallida testimonianza dell'ottobrata romana. Il fagotto è stato presto sostituito da una pantagruelica cartata di prosciutto, formaggio, porchetta, olive piccanti, acquistati nei chioschi vicini alle bettole, dove ci si reca a consumare tanto ben di dio con il vino della fraschetta preferita,
magari con un sottofondo canoro romanesco, accompagnato da
chitarra o mandolino di qualche posteggiatore.
Chi seppe fondere insieme gli elementi locali della festa con
quelli delle tradizioni popolari romane fu l'inventore della Sagra
dell'Uva, profondo conoscitore sia di Roma, che dei suoi Castelli.
L'ideatore e promotore della festa
Ideatore della prima edizione della Sagra dell'Uva, che ebbe
luogo a Marino il 4 ottobre 1925, e promotore della medesima
negli anni successivi fu Leone Ciprelli, nome d'arte e anagramma di Ercole Pellini, poeta e drammaturgo romanesco. Questi,
sebbene sia nato a Roma il 7 novembre 1873, da genitori marinesi, e sia morto a Roma il 30 gennaio 1953, non smise mai di
intrattenere nel corso della sua lunga esistenza un saldo rapporto
con Marino e con i Castelli Romani, contrassegnato da interessi
materiali (il mantenimento delle vigne paterne), politici (frequentazione dei circoli repubblicani), culturali (organizzazione
di conferenze, attività editoriali e promozione di spettacoli teatrali e cinematografici). Dotato di una cultura media e di una
notevole vivacità intellettuale, Ciprelli si era procurato una discreta preparazione autodidattica in campo storico e letterario,
frutto di letture personali, più che di studi condotti in modo sistematico. Risiedeva a Roma, dove svolgeva lavoro di fiduciario e
di contabile per un noto commerciante di carni della capitale, ma
le sue giovanili ambizioni poetiche lo spinsero a pubblicare, fin
dal 1893, sonetti in romanesco sul popolare periodico
"Rugantino", fondato da Gigi Zanazzo, il maggiore studioso
delle tradizioni popolari romane. Si trovò così a frequentare un
affollato ambiente, dove spiccavano per notorietà e capacità:
Nino Ilari, Giulio Cesare Santini, Augusto Jandolo, Gigi
Pizzirani, Adolfo Giaquinto, Augusto Terenzi e il coetaneo
Trilussa, anche questo con ascendenze castellane. La poesia inizialmente verista di Ciprelli, in lingua e in dialetto, si venò di
crepuscolarismo a partire dal 1904, quando iniziò a collaborare
con il "Marforio", dove incontrò Sergio Corazzini, al quale si
legò con breve ma intensa amicizia. Fra il 1906 e il 1908 si colloca il periodo di maggiore fortuna di Ciprelli, chiamato adirigere "La Trasteverina" ed entrato a far parte della redazione del
"Rugantino", nel 1907 vinse un concorso, indetto da Giacinta
Pezzana per dar vita a un teatro dialettale romano, con il dramma
Santo disonore, cui seguirono altri testi, accolti dalla critica e
rappresentati con non minore successo di pubblico: Sabbito
santo, Anime perse, C'era 'na vorta Roma, Ciceruacchio, La
Parrocchietta. Alla metà degli anni Venti Ciprelli maturò la convinzione di dover dare spazio alle espressioni poetiche e letterarie dei dialetti del Lazio, oltre al romanesco. Fu così che intraprese direttamente l'attività editoriale, fondando in successione
due periodici: "La Voce del Lazio" e "Ghetanaccio", ancor oggi
piuttosto importanti ai fini di uno studio delle espressioni dialettali regionali, nonché del folclore di Roma e del suo territorio
nella prima metà del secolo scorso. Si trattava di un'operazione
culturale, di cui Ciprelli e altri suoi collaboratori avevano piena
coscienza, tesa alla conservazione e della divulgazione di testimonianze vernacolari, ritenute fino a quel momento marginali, o
inferiori, rispetto al romanesco, e nella maggior parte dei casi
prive di tradizione letteraria. Ciprelli ebbe, dunque, il merito di
aver spostato l'attenzione da Roma alla Provincia, di aver stabilito una relazione culturale di pari dignità fra le tradizioni popolari di Roma e quelle delle campagne e delle comunità circostanti. Tuttavia il principale strumento, o se si vuole il capolavoro, di
questo progetto di incontro culturale fra Città e Regione fu la realizzazione della Sagra dell'Uva di Marino.
Il contributo di Ciprelli alla nascita della festa fu determinante non solo per averne formulato fin dall'inizio le coordinate
culturali di riferimento, averne stabilito i presupposti organizzativi e individuato le finalità economiche e sociali, ma anche per
aver saputo coagulare intorno alla manifestazione l'interesse
delle masse urbanizzate verso forme residuali di folclore autentico, o artatamente ricreato, in un'inedita kermesse che dell'antica
ottobrata di belliana e pinelliana memoria perpetuava il ricordo
nell'immaginario collettivo, sebbene amplificata in una gigantesca gita fuori porta. Nel promuovere ciò l'ideatore sollecitava
energie interne ed esterne alla società marinese, raccoglieva e
organizzava via via intorno alla festa popolare di sua invenzione
personaggi e istituzioni, chiamati a rappresentare uno spettacolo,
di cui ognuno alla fine risultava essere, al contempo, protagonista e comparsa. Sua fu l'idea semplice, ma originale di far uscire il vino dalle fontane; sua fu l'iniziativa di riproporre a Marino
il concorso poetico musicale romanesco di San Giovanni; sue le
scelte di adottare scenografie e parate in costume storico degne
di Cinecittà; ma ancor più geniale fu il concetto di innestare la
nuova festa popolare su una preesistente festa religiosa, fondendone gli elementi comuni, fino a rendere le due rappresentazioni
un unico imprescindibile avvenimento.
Le motivazioni economiche e sociali originarie.
Il precedente delle Feste Castromenie
Marino, situata sui Colli Albani a sud est di Roma, da cui
dista meno di venti chilometri, è sempre stata caratterizzata da
una copiosa produzione vitivinicola, destinata nella quasi totalità al consumo della capitale. Cittadina rilevante fra quelle della
Provincia di Roma, dal punto di vista demografico e territoriale,
fino a poco più di venti anni fa, quando ancora comprendeva I' area del nuovo comune di Ciampino, Marino ha beneficiato per
secoli di un discreto benessere economico, derivante dalle colture pregiate dei vigneti che si estendevano nelle vaste campagne
circostanti. Un'economia che, pur condizionata dalle perniciose
oscillazionì della produzione e del mercato, pur mortificata dalla
polverizzazione della proprietà agricola, giustapposta a poche
grandi tenute fondiarie, ha garantito sempre alla popolazione
locale un tenore di vita sopportabile, tale comunque da non spingere mai alcuno ad emigrare, offrendo anzi occasioni di lavoro
stagionale e fisso a frotte di braccianti provenienti dai paesi delle
Marche, dell'Abruzzo, ma soprattutto del Lazio meridionale.
L'incremento estensivo di terreni vignati, insieme a un ammodernamento delle tecniche colturali, iniziato a partire dall'ultimo
ventennio dell'Ottocento, consentirono un progressivo aumento
della produzione di vino, proveniente dai Castelli Romani in
genere, ma da Marino e da Frascati in particolare. Tuttavia la dif-
ficoltà di accesso al credito da parte dei piccoli proprietari, l' eccessivo carico fiscale, il sistema antiquato e asfittico di distribuzione, affidato a vessatori intermediari della rete di osterie romane, nonché la concorrenza dei vini meridionali, favorita dal
nuovo mezzo di trasporto ferroviario nazionale, e infine gli
agenti atmosferici e i fitoparassiti causarono una crisi endemica
permanente fra la fine dell'Ottocento e i primi anni del
Novecento, caratterizzata da un ciclo alternante di sovrapproduzione di vino a cadute verticali di raccolto, come avvenne nel
1895 per la peronospora e nel 1898 e 1899 per la grandine. Da
questa situazione economica sociale scaturirono le agitazioni
contadine del 1897. Ad alleviare lo stato generale di disagio concorsero la nascita di cooperative, società operaie di mutuo soccorso, casse rurali e, per ciò che riguarda la commercializzazione, la vendita diretta di vino nelle bettole, o fraschette, gestite in
limitati periodi dell'anno dagli stessi produttori nelle cantine del
centro abitato, dove avveniva la vinificazione. Questa valvola di
sfogo presupponeva la presenza di un turismo spicciolo di consumatori da fine settimana che in prevalenza giungessero da
Roma per una vacanza domenicale contrassegnata dalla ricerca
di vino giovane da coniugare a una semplice gastronomia. La
tradizione romana della gita fuori porta, caratterizzata dal buon
tempo di allegre comitive, ma di numero limitato, divenne sempre più un fenomeno di massa, coinvolgendo interi nuclei familiari, allorquando fu completata la rete ferroviaria dei Castelli
Romani (Marino nel 1889) e messo in opera nel 1906 il collegamento tranviario per Frascati, Grottaferrata, Marino, Albano,
Genzano, Velletri. Nello stesso periodo si riscontrava una forma
di turismo stanziale, rappresentata dalle comitive di villeggianti
che soggiornavano buona parte dell'estate a Marino, come in
altri Castelli Romani, ospiti di famiglie, o alloggiati in villini
residenziali, o in qualche pensione del centro abitato, come l'albergo Italia, situato in via Ferentum.
Nel 1904 una terribile grandinata aveva gettato nella più
cupa disperazione la quasi totalità dei contadini marinesi con le
loro famiglie. Il governo aveva già inviato un battaglione di soldati per sedare eventuali sommosse di protesta per il pane. Per
riparare all'imminente tracollo dell'economia locale si costituì
un comitato composto da facoltosi imprenditori del posto e da
volenterosi villeggianti, fra i quali vi erano personaggi della politica, dell'arte e dello spettacolo. Questi organizzarono nel mese
di settembre dello stesso anno una serie di manifestazioni, tali da
richiamare turisti da Roma e dintorni, al fine di favorire il commercio e la vendita del vino ancora giacente nelle cantine.
Nacquero in tal modo le Feste Castromenie, così chiamate da
Castrimoenium, il nome con cui si conosceva Marino nell'età
antica. L'iniziativa riuscì, tant'è che una notevole quantità di
gente fu attratta a Marino dagli spettacoli in cartellone, fra cui un
concerto di Pietro Mascagni nelle sale di Palazzo Colonna, dai
concorsi artistici, dalle lotterie, dai cortei in maschera, dalle fiaccolate e dai carri allegorici allestiti per loccasione insieme a
variopinte scenografie di legno e cartapesta. I festeggiamenti del
1904 durarono un mese e fornirono l'occasione per un singolare
esperimento di cinematografia dal vero: una via di mezzo tra il
cinegiornale e il documentario, realizzato con mezzi pionieristici da Filotea Alberini.
Per quanto ci risulta tali feste non furono ripetute negli
anni successivi, ma sicuramente rimase vivo il ricordo del
loro successo nella memoria dei marinesi e di Leone Ciprelli
che, venti anni dopo, diede vita alla Sagra dell'Uva.
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Soprattutto le Feste Castromenie rappresentano quella che poi
è stata una delle principali ragioni della nascita della Sagra
dell'Uva: la pubblicità delle uve e del vino e la promozione
turistica della città.
La Sagra dell'Uva fra tradizioni popolari
e invenzione per turisti
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Nell'intento di promuovere l'immagine di Marino e i suoi
prodotti vitivinicoli, Ciprelli diede vita alla Sagra dell'Uva sul
modello delle precedenti Feste Castromenie, ma con un importante nuovo accorgimento: operò una saldatura temporale e culturale fra la sua "invenzione" e la festa mobile della Madonna del
SS. Rosario, sia facendo ricadere la prima nello stesso giorno
della seconda, sia recuperando elementi dalle memorie storiche
locali, utili per essere dilatate e condotte a livello di spettacolo
per turisti. Dunque all'impianto originario di una festa religiosa
popolare, Ciprelli sovrappose e realizzò una manifestazione che
oggi definiremmo: "folclore per turisti". Di fatto prima del 1925
non veniva commemorata la vittoria di Lepanto, se non nella sua
espressione religiosa. Eppure nell'immaginario collettivo della
gente di Marino l'evento era rimasto vivo per secoli, attraverso
l'espressione di alcuni monumenti, come la Fontana dei Mori e
il monastero del SS. Rosario; attraverso i trofei della battaglia
conservati nel Palazzo Colonna di Marino (parte sarebbero stati
trafugati dai francesi nel 1798, parte trasferiti dopo il 1914 nel
Palazzo Colonna di Roma) di cui resta soltanto uno scudo turco
incassato in un pilastro della cappella del SS. Rosario nella basilica di San Barnaba; attraverso la leggenda locale dei 260 marinesi che avrebbero partecipato alla spedizione di Lepanto con il
loro signore colonnese. Ebbene su questi precedenti, in parte
veri, in parte leggendari, Ciprelli architettò la struttura della
festa: rievocare il ritorno del signore di Marino, Marcantonio
Colonna, dalla battaglia di Lepanto con i combattenti marinesi,
attraverso un corteo storico in costume; quindi inventare festeggiamenti in suo onore un po' colti e molto popolari. Da qui l'idea
semplice ma felice della fontana che getta vino anziché acqua,
come si usava presso certe corti rinascimentali per festeggiare le
grandi occasioni, e il donativo dell'uva. Dallo sviluppo successivo dell'organizzazione della festa nacquero per necessità altre
idee che si concretizzarono nei carri allegorici e nei festoni utilizzati per la vendemmia pubblica, allo scopo di meglio distribuire l'uva agli ospiti. Questi che ho evidenziato sono ancora elementi interni alla festa, o locali, ancorché sopraggiunti dall'ideatore in relazione al tessuto culturale e sociale del posto. Inoltre
Ciprelli inserì nella Sagra dell'Uva anche elementi di tradizioni
popolari esterne, ma comunque molto vicine a quelle marinesi,
come il richiamo ali' ottobrata romana e il concorso poetico
musicale sul modello del festival della canzone romana di San
Giovanni. Per l'ottobrata si trattò soprattutto di far passare il
messaggio, attraverso i mezzi di comunicazione di allora, che la
Sagra dell'Uva costituiva l'ultima e più viva testimonianza di
una tradizione popolare romana rinnovata e rinvigorita, a
Marino, nel cuore dei Castelli Romani. L'operazione, che oggi
definiremmo di marketing, fu condotta da Ciprelli e suoi collaboratori, tenendo conto dei prodotti e dei servizi, anche culturali, che la città poteva offrire nel suo insieme, e del flusso di gitanti della domenica che si doveva consolidare e accrescere, utilizzando al meglio anche i nuovi mezzi di trasporto: il tram come
un nuovo "treno tropea". Questo era così denominato, in quanto
era l'ultima corsa ferroviaria che da Frascati, o da Albano, o da
Velletri, tornava a Roma la domenica sera ed era, inutile dirlo,
pieno di famiglie che avevano trascorso una spensierata domenica ai Castelli, ma anche pieno di gente ubriaca. Da qui, per metonimia, il termine romanesco "tropea" assumeva nell'accezione
comune il significato di sbornia. In occasione della Sagra
dell'Uva furono moltiplicate le corse di treni e di tram fra Roma
e Marino. Nella mente di Ciprelli maturò l'idea di ricreare le condizioni, su scala di massa, della tradizionale ottobrata, con le sue
gite fuori porta e soprattutto con le sue "vignate", o "vendemmiate", scomparse nell'ultimo ventennio dell'Ottocento. Queste
erano organizzate e meticolosamente preparate da comitive di
giovani operai e artigiani, uomini e donne da fidanzarsi, da più
famiglie legate da rapporti di amicizia, o di "comparanza", che
sciamavano nelle vigne intorno a Roma con cavalli e calessi
infiocchettati alla ricerca di un accogliente luogo dove fare la
scampagnata e cogliere uva dai filari. Scomparse le vigne intorno a Roma, i Castelli Romani diventarono a partire dall'ultimo
scorcio dell'Ottocento, grazie anche ai nuovi mezzi di trasporto,
la meta più ambita dei romani. Da allora Marino, con la sua
Sagra dell'Uva, si trasforma, anche per un solo giorno, in un'immensa vigna pubblica, dove poter fare la scampagnata. I filari
sono sostituiti: da festoni carichi d'uva sospesi da una parte
all'altra del corso principale, che vengono calati sulla folla con
un sistema di piccole carrucole; dai balconi delle case addobbati
d'uva che, appesa a spaghi, viene fatta scendere dondolando
sulla testa dei convenuti. Il picnic è assicurato alle famiglie meno
abbienti, mediante un'economica merenda nelle fraschette: tinelli e cantine che vendono il vino e accolgono le comitive provviste di "fagotto", portato da casa, o acquistato sul posto presso i
numerosi chioschi di venditori della prelibata porchetta (porchettaro ).
A conferire 'dignità' culturale all'operazione concorre anche
la poesia e la canzone romana che esalta e celebra Marino per la
sua vendemmia pubblica, per il suo vino impareggiabile, per gli
amori fortuiti che vi possono nascere, per la bellezza e la dolcezza del luogo. E questa è l'ultima operazione introdotta da Ciprelli
nella formulazione degli eventi concatenati della Sagra dell'Uva.
Dal 1926 al 1936 in modo sistematico, più episodico nei decenni successivi fino ai nostri giorni, la Sagra dell'Uva è anche il
contraltare, non antagonistico, ma complementare, della Festa di
San Giovanni a Roma, per quanto riguarda il festival della canzone romana. Alla tradizione popolare, mantenuta per secoli, di
attendere il passaggio delle streghe in cielo la notte del 23 giugno sui prati circostanti la piazza lateranense, si aggiunse, a partire dal 1891, il concorso per la canzone romana, sul modello di
quella napoletana di Fuorigrotta. Non mancavano i carri allegorici con le maschere di Rugantino e Nina, accompagnati da concerti di chitarre e mandolini, mentre le trattorie di campagna
(famosa quella di Facciafresca) spacciavano vino e lumache agli
incalliti fagottari. Dal 1892 si può affermare che la canzone
popolare, nel senso di espressione folclorica spontanea, diventò
sempre più canzone per il popolo, dal momento in cui Edoardo
Perino, editore del foglio Rugantino, e poi il successore Leonida
Lay, realizzarono via via un'industria della canzone. Ciprelli,
forte delle sue conoscenze nell'ambiente poetico e musicale
romano, importò a Marino nel 1926 la macchina dello spettacolo attiva a San Giovanni da oltre trenta anni. Al concorso della
Sagra dell'Uva si affacciarono gli stessi autori di testi e di musiche, nonché gli organizzatori e gli imprenditori dello spettacolo
del genere, presenti al festival romano di San Giovanni. Poi,
dopo il 1929, con l'arrivo dell'Opera Nazionale Dopolavoro,
'
I
anche gli stessi membri della giuria presenti a San Giovanni:
Trilussa, Petrolini, Luciano Folgore, Rinaldo Frappiselli, Attilio
Taggi e altri. Come a Roma i testi delle canzonette venivano
vagliate da una duplice commissione poetica e musicale nel
corso di audizioni preliminari tenute in cinema e teatri di Marino
e della capitale; come a Roma i testi più belli venivano pubblicati sui fogli dialettali e in colorati fascicoli speciali, venduti al
pubblico, in attesa del grande spettacolo che a Marino avveniva
solitamente la sera del lunedì successivo alla Sagra. Editori specializzati come Oberdan Petrini, con il suo foglio "Stella
Romana" e lo stesso Ciprelli con il suo "Ghetanaccio", ma anche
cantautori di successo, come Romolo Balzani, re della canzone
romana, diedero un grande impulso all'immagine della Sagra
dell'Uva di Marino. Ed è proprio Romolo Balzani che nel 1928,
in costume pinelliano, accompagnato da un quartetto di chitarre
e mandolini, cantò in piazza San Barnaba la più celebre delle
canzoni romanesche: Nannì, ovvero, 'Na gita a li Castelli, testo
di E. Petrolini, musica di F. Silvestri, che contribuì non poco a
rendere noti in tutto il mondo Marino e i Castelli Romani nei
decenni seguenti.
Anche in questa iniziativa la sensibilità e genialità di Ciprelli
si distinguono. All'interno del festival marinese, l'ideatore della
Sagra offrì spazio alle realtà poetiche e musicali laziali, oltre che
romane, dedicando una speciale sezione del concorso ad autori di
vari centri della provincia e della regione. Inoltre tentò nel 1930
di recuperare forme originali e autentiche di canto popolare, promuovendo, a latere del concorso ufficiale, una gara di stornelli
fra contendenti, spesso analfabeti, di varie espressioni dialettali
(Prima Giostra Laziale di Canto a Braccio), che ebbe fortuna per
qualche anno, fino alle soglie della seconda guerra mondiale.
Tolti gli elementi esterni, che pure sono parte integrante della
festa, cosa resta di autenticamente folcloristico nella festa della
Sagra dell'Uva? Gli antropologi, o coloro che si improvvisano
studiosi di tradizioni popolari, si divertono spesso nell'effettuare
collegamenti fra fenomeni diversi e molto distanti nel tempo, con
esiti sicuramente suggestivi, ma non sufficientemente suffragati
da serie indagini e quindi poco attendibili. Come per la Festa di
San Giovanni a Roma sono state chiamate in causa le Palilie
della Roma protostorica (Mimì Carreras), così per la Sagra
dell'Uva furono indicati come precedenti illustri le feste rituali in
onore della dea Pomona (Arnaldo Geraldini) e i Baccanali romani (Arturo Marescalchi). Se volessimo ricercare un antenato della
Sagra dell'Uva nell'era pagana, dovremmo semmai fermare l'attenzione sulle due principali feste del vino che si tenevano a
Roma e nel Lazio Antico: le Vinalia urbana, o priora, del 23
aprile e le Vinalia rustica, o altera, del 19 agosto. Ma soprattutto le Meditrinalia che a Roma si celebravano ogni anno I' 11 ottobre e che comprendevano la cerimonia della degustazione rituale del vino nuovo, ancora mostoso, al termine della vendemmia.
L'oscura formula sacrale, propiziatoria e insieme apotropaica,
che veniva pronunciata in tale occasione (Vetus novum bibo,
veteri novo morbo medeor) era ritenuta necessaria per allontanare i rischi connessi all'appropriazione indebita di una primizia,
l'uva, prodotta dalla madre terra. In tal modo si beveva il nuovo
vino, fingendo che fosse vecchio, mentre il nuovo vino opportunamente decantato e purificato era liberamente accessibile solo
durante la festa delle Vinalia di primavera. Inoltre si riconoscevano al vino nuovo proprietà terapeutiche, poiché questo era
ancora vicino alla sua condizione naturale di mosto e lontano da
quella culturale di vino stagionato. A Bacco si offrivano libagioni per impetrare la grazia della conservazione del vino nelle botti
e la preservazione dei vigneti dalle avversità atmosferiche. Tale
primizia, offerta in forma di mosto, secondo quanto ci tramanda
il grammatico Festo, era detta: sàcrima, cioè assolutamente
sacra. Ancora oggi i contadini, non solo di Marino, quando
assaggiano una primizia pronunciano parole dedicatorie indirizzate a Dio, o alla Vergine. Un altro punto in comune fra la Sagra
dell'Uva e gli antichi riti pagani si potrebbe individuare nell'auspicatio vindemiae, una cerimonia facente parte delle Vinalia
rustica, allorché il sacerdote di Giove, Flamen Dialis, si allontanava dalla vittima fumante sull'ara per staccare un grappolo
d'uva dalla vite e offrirlo al padre degli dei. Solo allora era lecito iniziare la vendemmia e dare corso alle vindemiales feriae. A
tal proposito ancora oggi vi è qualche contadino marinese che,
per antica usanza, non inizia la vendemmia se non è terminata la
Sagra dell'Uva. Così pure l'uso contemporaneo di apporre frasche d'alloro all'ingresso delle cantine, per indicare la vendita di
vino nuovo, potrebbe essere collegata alla cerimonia di apertura
dei dalia con conseguente libagione a Giove e a Venere, durante
le Vinalia priora. In realtà il comune denominatore fra tempi
antichi, medievali e moderni è costituito dalla ciclicità degli
eventi della natura e dalla necessità dell'uomo di adeguarvisi,
fintanto che le tecniche di coltivazione della vite e della trasformazione dell'uva in vino sono rimaste inalterate per secoli e
secoli. Ciò che resta immutato, pur trasformandosi nelle manifestazioni esteriori, rispondenti ali' evolversi delle istituzioni e dei
culti, è il sentimento religioso con il quale il pio contadino si
avvicina alle realtà misteriose della natura, in rapporto alla propria esistenza e alle regole sociali della comunità di appartenenza. La fine dell'estate coincide con la spoliazione dei vigneti operata dalla mano profanatrice dell'uomo che si appropria del prezioso frutto della vite, dono divino della terra. A ciò il primitivo
contadino intendeva riparare cedendo alla madre terra una parte
del prodotto, uva o vino che sia, quasi a simbolico risarcimento
del danno perpetratole contro. In parte si spiegherebbe così il
rituale votivo dell'offerta alla divinità della primizia dell'uva e il
simbolico spargimento a terra del vino, succo fermentato e contaminato, ma riscattato dal lavoro dell'uomo. Gli elementi religiosi tuttora presenti e coesistenti nella Sagra dell'Uva di Marino
sembrerebbero essere da una parte la propiziazione e il ringraziamento, da quando l'uva viene deposta ai piedi della statua
della Madonna, fino al termine delle cerimonie sacre; dall'altra
lesaltazione orgiastica collettiva e il rovesciamento delle regole
convenzionali, accompagnate da spargimento di uva e di vino a
terra, nel corso della seconda parte della festa. In tal modo si
completa il contesto culturale di riferimento della comunità contadina locale. Per questo mi sembra che, al di là delle soprastrutture elaborate per esigenze di spettacolo, l'evento etnico più
significativo della Sagra dell'Uva consista in quel piccolo ma
grande gesto di offerta alla Vergine di un canestro, più che d'uva,
colmo di sentimento religioso, pagano e cristiano allo stesso
tempo.
Evoluzione delle strutture organizzative
e stato attuale della festa
La Sagra dell'Uva nasce, come si è detto, come festa popolare, in un contesto culturale e sociale prettamente contadino, ma
aperto alle urgenze della civiltà cittadina. L'organizzazione della
festa è mutata negli anni con levo! versi del sistema culturale,
economico e sociale di riferimento, senza grandi stravolgimenti,
ma con periodiche crisi di identità, che ne hanno messo in dis-
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cussione l'attualità e la validità dei presupposti. Possiamo, anche
in questa analisi, distinguere per comodità cinque fasi. Il primo
periodo va dal 1925 al 1929 ed è contrassegnato dall'organizzazione spontanea e popolare della Sagra dell'Uva, attraverso un
comitato di persone che affiancavano Ciprelli nella realizzazione
delle varie iniziative della manifestazione, sostenuta e condivisa
dai maggiorenti della città e dalle istituzioni amministrative che
vi intravedevano occasione di promozione turistica e di incremento economico generale della città. Il secondo periodo è quello che va dal 1929 al 1940, fino alle soglie della seconda guerra
mondiale. In questa fase il regime fascista, pur osteggiando le
espressioni dialettali e locali nel teatro, nella poesia e nella letteratura, intuisce le potenzialità della festa popolare per la raccolta
e il consolidamento del consenso. Il folclore non contrasta concettualmente con l'idea di unità nazionale, di cui rappresenta anzi
un complemento, un'appendice culturale, un retaggio del regionalismo preunitario da guardare con simpatia, purché non ostacoli il processo di ammodernamento della società e non contrasti
con la centralità e con le direttive del sistema culturale dominante. Il colore locale, il folclore originario sono considerati dal regime non come espressione diretta di culture subalterne, ma come
un'espressione della campagna da offrire alla città in funzione di
spettacolo. Le tradizioni popolari locali vengono "strutturate",
riorganizzate e perfino ricostruite in funzione del tempo libero di
impiegati e operai, ma anche in funzione della valorizzazione
autarchica dei prodotti tipici regionali. Succede per la festa delle
Fragolare di Nemi e per la stessa Sagra dell'Uva di Marino, che
viene esemplata ed esportata dal 1930 in ogni parte d'Italia con
il nome di "Festa dell'Uva". La forma di socializzazione della
comunità contadina, che è la festa, intrisa di elementi religiosi,
diventa un momento pubblico spettacolare e laico, del quale l'istituzione (stato, comune, ente dopolavoro) prende la guida per
fame uno strumento di potere e di controllo delle masse. In questo periodo l'organizzazione della Sagra dell'Uva di Marino
viene affidata, ma è meglio dire avocata dall'Opera Nazionale
Dopolavoro, che porta ai massimi livelli di notorietà la festa stessa, pubblicizzata su giornali italiani e stranieri e attraverso i cinegiornale LUCE. Sebbene costituita nel 1925, l'O.N.D. irrompe
nella Sagra dell'Uva soltanto nel 1929 e rappresenta, nelle modalità di intervento, uno dei più interessanti esempi di organizzazione del tempo libero da parte di un'istituzione statale, lì dove
la società borghese dell'Ottocento lo considerava un fatto squisitamente privato. L'iniziativa della Sagra dell'Uva, le finalità e le
motivazioni diventano pubbliche, ma il coinvolgimento e la collaborazione di privati cittadini nella realizzazione della festa è
sollecitato, ricercato e tenuto in larga considerazione, purché in
sintonia con le direttive impartite dall'alto. Questa marcata caratterizzazione filo regime della Sagra dell'Uva, se da un lato le
conferì, nel periodo considerato, la massima notorietà nazionale
e internazionale, essendo al centro dell'attenzione dello stesso
ministero dell'Agricoltura con il senatore Arturo Marescalchi, il
ministro Bottai e altri, dall'altro le fu di nocumento nell'immediato dopoguerra, quando si riprese, non senza qualche titubanza
a riorganizzare la festa. Fu di nuovo Ciprelli a intervenire su
quanti non intendevano riprendere la Sagra dell'Uva, perché a
loro avviso rappresentava un'espressione del passato regime
fascista. L'ideatore della festa evidenziò a costoro lorigine e la
natura popolare della Sagra, nonostante fosse stata espropriata
dalle istituzioni di regime. Si decise pertanto di ripristinare la
festa e, nel segno di una continuità ideale con le sue origini, ven-
nero conteggiati anche gli anni di guerra, nei quali era stata
sospesa o ridotta al minimo (1941-1944).
Il terzo periodo che, dal 1945 al 1970, vede rinascere la festa
su basi di spontaneismo e di volontariato, di massiccia partecipazione popolare, nella quale il ruolo dell'istituzione comunale è
minimo o inesistente. Vengono smantellate dal corpo della festa
le sovrastrutture di regime, pur mantenendo quelle iniziative che
si ritengono utili, come la mostra dei vini e delle apparecchiature enologiche. Si tralascia il corteo storico in costume e i grandi
apparati, per privilegiare l'aspetto carnevalesco dei carri allegorici e delle fontane che buttano vino, mentre le società di divertimento locali e forestiere, i concertini folk e le bande musicali
sono i veri protagonisti di quel periodo. Il comitato organizzatore non ha una struttura stabile e si rinnova di anno in anno, comprendendo nel suo seno rappresentanti delle categorie più direttamente interessate, come coltivatori diretti, artigiani e commercianti, ma anche di istituti scolastici e di neonate associazioni
turistiche come la Pro Loco, della cantina sociale "Gotto d'oro"
e delle banche.
La gita fuori porta dei romani e quindi lafflusso turistico di
massa ha ragione di essere fino a quando nuovi e profondi mutamenti sociali e culturali, ma anche di costume e di abitudini, non
subentrano a partire dagli anni Sessanta. L'abbandono delle campagne, in favore del terziario, la progressiva diminuzione del
consumo di vino, con il conseguente venire meno dei valori collegati al mondo rurale e alle espressioni popolari della provincia,
ma ancor più l'incremento dei mezzi individuali di trasporto, che
consentono di raggiungere da Roma i luoghi più remoti della
regione nel corso dei giorni festivi, e l'avvento della televisione
riducono notevolmente lattrazione esercitata da una festa che
proprio nella caratteristica di essere "popolare" incontra il suo
limite principale. Alla fine degli anni Sessanta, nonostante le presenze di illustri personaggi, come Sofia Loren, nonostante i concorsi nazionali artistici e sportivi ad essa collegati, la Sagra
dell'Uva sembra non avere più motivi per continuare a esistere,
se non nella sua ridotta posizione di ordinaria festa di paese.
Una ragione di riscatto della decaduta immagine della festa e
motivi di rilancio dell'organizzazione vengono individuati e
messi in opera inizialmente da un'associazione composta da giovani e giovanissimi, il Gruppo di Studio Storia e Arte, animata da
Rodolfo Baldazzi e Sandro Caracci, successivamente dalla Pro
Loco negli anni che vanno dal 1971al1985. Questa nuova generazione si sostituisce a quella che negli anni Cinquanta e
Sessanta aveva contribuito a gestire la festa. All'interno di gruppi ristretti si conducono ricerche storiche e si evidenziano le tradizioni popolari insite nella Sagra. Si vuole ridare vita alla festa,
facendola partecipare a una moltitudine di ragazzi, mediante la
riscoperta e la riproposta del corteo storico in costume, ovvero
impegnandoli direttamente nell'organizzazione delle varie fasi
della manifestazione. Si trascurano gli aspetti nazionalpopolari
della kermesse per privilegiare quelli culturali, anche per offrire
un'immagine nuova della città, dei suoi prodotti e delle sue tradizioni popolari più rispondenti alla realtà, che a un luogo comune impostosi nel corso di un decennio: quello di un paese da porchetta e vino. Di quest'ultimo i produttori e la cantina sociale
hanno una nuova cognizione che, seguendo lesempio di altre
regioni italiane, porta a puntare più sulla qualità che non sulla
quantità. Anche il boom economico sembra ormai alle spalle e lo
shock petrolifero dei primi anni Settanta induce alla passeggiata
e alla riscoperta di ciò che è vicino casa e molti romani ripren-
r
dono a frequentare con maggiore attenzione i Castelli Romani.
All'inizio degli anni ottanta la Sagra dell'Uva soffre di una crisi
di crescita, nel senso che si avverte non essere più sufficiente
appoggiare lorganizzazione della festa su una struttura economica e organizzativa che richiede un sempre maggiore impegno,
tale da travalicare le possibilità offerte dal volontariato. Il comune diventa sempre più il perno centrale, intorno al quale si organizza la Sagra dell'Uva, mediante un comitato aperto, convocato
dal sindaco anno per anno, di cui fanno parte associazioni culturali, turistiche e rappresentanti delle categorie della produzione e
dei servizi. Si invoca da più parti la costituzione di una struttura
permanente che garantisca una programmazione efficace della
festa, di cui il comune si faccia promotore e principale attore.
Dopo un maldestro tentativo che dà vita soltanto a una pletorica
assemblea, un nuovo consiglio comunale approva nel 1986 la
costituzione di un Ente Sagra di natura privata, ma partecipato da
personaggi pubblici della politica locale. L'impostazione che ne
scaturisce è quella di improntare lorganizzazione della festa su
basi imprenditoriali, che lascia poco spazio al volontariato, pur
servendosi dell'associazionismo in forma subordinata alla realizzazione delle singole manifestazioni. L'ente dura fino al 1992 e
si esaurisce con il trascorrere della stagione politica di cui era
espressione. Pur avendo realizzato pregevoli manifestazioni,
l'Ente Sagra mostra da subito il suo principale limite che è quello di esistere in funzione di una raccoltà di consenso, mediante la
sua struttura organizzativa e con la realizzazione delle manifestazioni, dando la netta sensazione di calare dall'alto una festa
preconfezionata, non sapendo o non potendo coinvolgere in modo
adeguato la popolazione nelle sue varie espressioni sociali.
Questo periodo si conclude con una notevole caduta di interesse da parte della gente per la festa e con un crollo, soprattutto
da parte delle più giovani generazioni, di voglia di partecipare.
Indipendentemente da ciò la società è profondamente cambiata e
lomologazione culturale è forse giunta al punto di non ritorno.
Si smarrisce il senso della tradizione, in quanto segno distintivo
di una comunità. L'apporto individuale a un processo decisionale che riguarda la collettività, anche in presenza di un evento circoscritto come la Sagra dell'Uva, non viene più rivendicato.
L'organizzazione della festa, che nel frattempo è diventata
una macchina complessa e costosa, ha come centro motore il
comune, che chiama a collaborare le associazioni e i comitati di
quartiere nella realizzazione del programma di festeggiamenti in
forme a volte democratiche, a volte autoritarie. La Sagra
dell'Uva, a ottanta anni dalla sua nascita, riesce ancora a calamitare lattenzione dei mass media, nazionali e internazionali, a
far affluire folle straripanti curiose di assistere al miracolo delle
fontane. Tuttavia si impone un profondo ripensamento della
struttura organizzativa e dei livelli di partecipazione, per garantire la continuità di una festa del genere anche presso le future
generazioni.
Bibliografia
Sulla Sagra dell'Uva di Marino si dispone, in termini di cronaca, di una vasta rassegna stampa su periodici locali, nazionali
ed esteri dal 1925 ad oggi che sarebbe lungo, oltre che impossibile, elencare qui in modo completo. Tuttavia è opportuno segnalare, anche se datati, i seguenti articoli: Ceccarius (Giuseppe
Ceccarelli), La Sagra dell'Uva, in La Tribuna, 7 ott. 1928; ibid.,
Marino e la Sagra, 5 ottobre 1930. Alcuni articoli hanno l'estensione e l'importanza di un breve saggio, o comunque risultano
interessanti per vari riferimenti utilizzati nel presente lavoro:
Arnaldo Geraldini, "Il Giornale d'Italia", 8 ottobre 1929; Arturo
Marescalchi, Enotria illustrata, a. XXVIII, n. 10 (ottobre 1929),
p. 270; Mario Bosi, Una Marino nell'Alsazia, in "Castelli
Romani", 1958, p. 80; Vincenzo Fraschetti, La Sagra dell'Uva e
del Vino a Marino, in "Castelli Romani", 1961, pp. 76-78; Tito
Basili, La Sagra dell'Uva a Marino, in "Castelli Romani", 1972,
p. 117; Giovanni Eleuterio Lovrovich, A Marino la Sagra
dell'Uva si celebra da cinquant'anni, in "Lunario Romano",
1976, pp. 248-252; Ugo Onorati, Retrospett... Uva, catalogo della
mostra di immagini della Sagra dell'Uva di Marino attraverso le
locandine e le cartoline d'epoca, Marino 1986.
Attualmente l'unico libro specifico dell'argomento è
Marino, storia e storie della Sagra dell'Uva, ricerche e testi di
Ugo Onorati, Marino 1994, pp. 146 (che utilizza in minima parte
una precedente pubblicazione: Ugo Onorati, Storia e storie della
Sagra dell'Uva di Marino, Marino 1984) corredata con numerose immagini e bibliografia. Altri più recenti contributi sull'argomento da parte dello stesso autore sono: Ugo Onorati, Carlo
Emilio Gadda a Roma e nei Castelli Romani, in "Strenna dei
Romanisti", Roma, 2001, pp. 405-424 e La Sagra dell'Uva di
Marino, in Le vie di Bacco nel Lazio, a c. di Maria Vincenza
Zongoli, Regione Lazio, Roma, 2002, pp. 119-134
Riguardo alle Feste Castromenie, si veda Romeo Marchetti,
Mezzo secolo. Ricordi di un giornalista caricaturista, Roma
1940.
Circa le relazioni della Sagra con le antiche feste pagane:
Ermanno Ponti, Le feste del vino nell'antica Roma, Il
Messaggero, 5 ottobre 1927; ma più in generale Georges
Dumézil, La religione romana arcaica, BUR saggi, Milano
2001; con particolare riferimento all'aera dei Castelli Romani si
veda Il bosco sacro, a c. di Elmire Zolla e Marina Maymone
Siniscalchi, Foggia 1992, con ampia bibliografia. Sugli aspetti
carnevaleschi della festa in generale è sicuro punto di riferimento Giuseppe Cocchiara, Il paese di Cuccagna, Torino 1980.
Il rapporto fra festa e istituzioni è ampiamente trattato da
Victoria De Grazia, Consenso e cultura di massa nell'Italia
fascista. L'organizzazione del dopolavoro, Bari 1981, in part. p.
240; Marco Palla, Forme e strumenti della cultura di massa, in
Mussolini e il fascismo, Firenze 1993, in part. pp. 69-72, ai quali
si aggiunge il recente lavoro di Paolo Sorcinelli e Fiorenza
Tarozzi, Il tempo libero, Roma 1999.
Sugli aspetti generali di Marino, riguardanti la storia, i monumenti, i personaggi e le tradizioni popolari, sono di fondamentale riferimento: Giuseppe Tomassetti, La Campagna Romana
antica, medievale, moderna, voi. IV, La Via Latina, Roma 1910;
Gian Luigi Cerchiari, Marino - Ciampino, Albano L. 1929;
Giuseppe Sanità, Marino nella sua storia e nelle sue memorie,
Isola del Liri 1968; Giovanni Eleuterio Lovrovich e Franco
Negroni, Lo vedi ... ecco Marino, Marino 1981; Fernando
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Calabrese, Marino e i Colonna, Roma 1981 e Id. Marino e il suo
territorio, Marino 1981; i libri di immagini di Gaetano Bettini,
Marino ... Soltanto ieri, Roma 1985 e di Vittorio Rufo, Marino.
Immagini di una città, Roma 1991; Antonia Lucarelli, Le confraternite del Gonfalone e della Carità a Marino, Marino, 1982
e Id. Memorie marinesi, Marino 1997; Ugo Onorati, San
Barnaba Apostolo nella storia e nelle tradizioni di Marino,
Marino 1992. In particolare sulla Fontana dei Mori: Vincenzo
Antonelli, Le fontane monumentali di Marino, in "Castelli
Romani", 1980, pp. 170-172.
Per gli aspetti economico sociali generali del!' area si veda I
Castelli Romani dal primo al secondo Risorgimento, Quaderno
del!' ANPPIA regionale del Lazio, Milano 1983. Sull'economia,
la società, l'istruzione vi sono due pubblicazioni molto curate e
di vasta ricerca: Lidia Piccioni, I Castelli romani. Identità e rapporto con Roma dal I870 a oggi, Bari 1993; La Provincia dimenticata. I Castelli Romani nell'Italia liberale, a c. di Ferdinando
Cordova, Roma 1994.
Sullo sviluppo dei trasporti nella zona interessata sono fondamentali i lavori di Gianfranco Angeleri, Angelo Curci,
Umberto Mariotti Bianchi, Binari sulle strade intorno a Roma,
Roma 1982 e di Vittorio Formigari e Piero Muscolina, Le tramvie del Lazio, notizie dalle origini e ricordi degli autori, Cortona
1982.
Sulla figura e sull'opera di Leone Ciprelli e quindi anche su
Petrolini, Trilussa e l'ambiente romanesco si veda Ettore Veo, I
poeti romaneschi, notizie, saggi, bibliografia, Roma, 1927, pp.
213-217; Mario dell'Arco, Leone Ciprelli, in "Poesia romanesca", Roma, 1962, disp. 3 (30-1-1946), pp. 36-38; Francesco
Possenti, Cento anni di poesia romanesca, Roma, 1966, voi. II,
pp. 757-760; Giulio Cesare Nerilli, Vicende del teatro romanesco
agli inizi del secolo, in "Strenna dei Romanisti", Roma, 1979, pp.
401-412; il saggio introduttivo a: Leone Ciprelli, Tutte le poesie,
ricerche introduzione e note di Ugo Onorati, Marino 1986, pp.
XI-LXXXV, pp. 600 con la relativa bibliografia e infine Ugo
Onorati, Leone Ciprelli poeta e drammaturgo romanesco, in
"Strenna dei Romanisti", Roma, 2003, pp. 481-493.
Riguardo alle feste e alle tradizioni popolari romane, con
riferimento particolare all'ottobrata e al costume della gita fuori
porta vale ancora Ettore Veo, Dalle Vignate alla Sagra dell'Uva,
in Roma popolaresca, Roma 1929, pp. 145-151. Vanno segnalati ancora per le note di colore: Luigi Palomba, Treno tropea,
Roma 1885 e Piero Scarpa, Vecchia Roma, Roma 1939, pp. 137144. Più in generale, Livio Jannattoni, Osterie e feste romane,
Roma 1977 che contiene anche un'ampia bibliografia.
Sulla festa e sul concorso canoro di San Giovanni vale ancora lo scritto di Ettore Veo, L'origine della canzone di San
Giovanni, in Roma popolaresca, cit., pp. 61-70; più recente ma
non per questo più profondo l'intervento di Francesco Possenti,
La canzone di S. Giovanni e San Giovanni e le Streghe, in
Tavolozza Romana, Roma 1969, pp. 103-104 e 257-258;
Suggestiva ipotesi, ma non abbastanza suffragata da prove, quella contenuta nello scritto di Antonia Lucarelli, Leone Ciprelli,
l'autore di Nannì, in "Strenna dei Romanisti'', Roma 1974, pp.
300-303; utile per vari raffronti Mimì Carreras, La festa romana
di San Giovanni, in Feste e cerimonie nella tradizione romana e
laziale, "Lunario Romano" Roma 1976, pp. 153-165. Sulla canzone romana in generale si tralascia di citare i numerosi scritti
che si sono accumulati sull'argomento, di cui molti datati, anche
se ancora interessanti, che iniziano dal 1890 con Francesco
Sabatini e Luigi Zanazzo, per segnalare i lavori più recenti e fondamentali, quali: La storia della canzone romana rievocata da
Giuseppe Micheli attraverso i melodici canti del passato, Roma
1965, voi. I, 1966, voll. II e III, 1968, voi. IV, ciascuno dei tre
volumi è dotato di un'appendice di tavole con testi musicali,
opera riedita a c. di Gianni Borgna in unico voi., Roma 1989;
Sangiuliano, Quando Roma cantava. Forma e vicenda della canzone romana, Roma 1986; Id. Nannì. La Sagra dell'Uva e la
canzone romana a venticinque anni da Balzani, a c. di Ugo
Onorati, contributi di: Sangiuliano, Mario Lunetta, Vito Riviello,
Guglielmo Fornaro, Luca Lamperini, Mario del!' Arco, Marino
1987; Enzo Micheli, Musica a tavola, Roma 1988. Su Romolo
Balzani, maggiore interprete della canzone romana, vi sono alcuni scritti specifici: Renato Micheli, Romolo Balzani ultimo re di
Roma, in "La Boccaccia", I, 6 (1975), p. 10; Alberto Eucalipto,
La più romana delle voci di Roma, in "Rugantino", 15 aprile
1982 e Romolo Balzani, ibid., 15 aprile 1985; Mario del!' Arco,
Romolo Balzani a Marino, in "Castelli Romani", 1982, pp. 1718; Sangiuliano, Balzani fra spettacolo e folclore, Roma 1986;
Stefano Andreani, Romolo Balzani, Roma 1990. Sul rapporto
fra la gara canora di San Giovanni e quella della Sagra dell'Uva
c'è un recente scritto di Ugo Onorati, La canzone romana in
trasferta a Marino, in "Strenna dei Romanisti", Roma 2000,
pp. 379-394.
Per quanto concerne la battaglia di Lepanto esiste una vasta
bibliografia e pertanto qui si ritiene utile segnalare soltanto gli
scritti più vicini al presente lavoro: Alberto Guglielmotti,
Marcantonio Colonna alla battaglia di Lepanto, Firenze 1862;
Alfonso Salimei, Gli italiani a Lepanto, Roma 1931; Guido
Antonio Quarti, La guerra contro il Turco in Cipro e a Lepanto,
Venezia 1935; per quanto riguarda la festa marinese: Gianfranco
Giovagnoli, Da una grande vittoria navale ha origine la Sagra
dell'Uva di Marino, in "Lunario Romano", 1976, pp. 239-247.
Fra i più recenti lavori sull'argomento si segnalano: Aldo
Biagetti, Bucci Paolo, Palanca Lino, I571: due paesi per la
Cristianità. Arquata del Tronto e Porto Recanati a Lepanto,
Recanati 2002; Notis Botzaris, La bataille de Lépante, Athenes
2002; Nicoletta Bazzana, Marco Antonio Colonna, Roma 2003
(con ampia bibliografia); La battaglia di Lepanto, Atti del I
Convegno di studi Marche - Islam, a c. del Coordinamento di
Studi Marche - Islam, Recanati 2004
LA PROMOZIONE DELL'IMMAGINE
DELLA SAGRA DELL'UVA
I giornali e le riviste
Come si è avuto modo di vedere, la fortuna della Sagra
dell'Uva è Stata determinata fin dai primi anni dall'alquanto
rapida penetrazione dell'O.N.D. (Opera Nazionale Dopolavoro)
nei gangli organizzativi della festa, tanto che il regime dominante aveva tutto l'interesse a pubblicizzare una manifestazione
nella quale credeva profondamente, sia come strumento per la
formazione e il consolidamento del consenso nelle masse, attraverso lorganizzazione e la canalizzazione del tempo libero degli
individui, sia poi come mezzo di persuasione per condividere le
scelte di carattere autarchico in campo economico, ovvero di
autosufficienza alimentare nazionale, adottate dal Governo. Il
regime fascista, e in particolare il suo capo Benito Mussolini,
conosceva benissimo limportanza e linfluenza dei mezzi di
comunicazione di massa nella formazione dell'opinione pubblica e nell'indirizzo delle scelte collettive. Per questo le leggi
fasciste limitarono l'autonomia della carta stampata, giudicando
la libertà d'espressione la prima delle minacce alla stabilità del
potere costituito. Informare per conformare, manipolazione del!' informazione per la formazione della pubblica opinione furono
alcuni dei principali assiomi sostenuti dai grandi comunicatori
del regime, che non disdegnò - da parte sua - nessuno degli strumenti vecchi come la carta stampata, appunto, o nuovi, come la
radio e il cinema, messi a disposizione dalle moderne tecnologie.
Per quanto concerne la Sagra dell'Uva, occorre dire che sul
processo di pubblicità e di propaganda della festa agisce un
movimento dal basso, che parte dagli operatori locali, e uno dall'alto che proviene dalle strutture operative del regime preposte
all'organizzazione del tempo libero delle masse, secondo l'ottica
sopra esposta. Infatti la spinta pubblicitaria iniziale si deve
soprattutto ad Enrico Durantini, rappresentante per lunghi anni
della stampa romana, buon amico di Ciprelli, partecipe entusiasta lui stesso, fin dalle prime edizioni, ali' organizzazione della
Sagra dell' Uva. A Durantini, vero anello di congiunzione fra
organizzazione locale e stampa di regime, si deve la preziosa
divulgazione sui quotidiani della Capitale prima, sulla stampa
nazionale e anche estera poi, della festa marinese.
L'interesse della stampa per la Sagra dell'Uva fu costante nel
primo decennio, con un'abbondante produzione di articoli e trafili di giornale, spesso anche molto curati.
Fra questi giornali ricordiamo Il Piccolo, Il Messaggero, Il
Popolo di Roma, L'Impero, Il Lavoro fascista e altri. Non mancarono rotocalchi e riviste specializzate come "Enotria illustrata", "Il Commercio vitivinicolo" ecc. che esaltarono la manifestazione di Marino sul piano produttivo e commerciale. Perfino
la "Domenica del Corriere", per ben due volte, nel 1928 e nel
1929, dedicò due tavole del notissimo Beltrame alla Sagra
dell'Uva. È naturale che, avendo già acquisito un proprio spazio
nell'immaginario collettivo, al regime tornasse utile promuovere
una festa già lanciata, come quella di Marino, salvo poi crearne
di nuove, come avvenne qualche anno dopo con la Festa
Nazionale dell'Uva, anch'essa ampiamente pubblicizzata dalla
stampa, e che comunque aveva per modello la stessa Sagra di
Marino.
Uno studio attento della comunicazione in genere e del linguaggio in particolare, usato dai periodici negli anni del fascismo
riguardo alla Sagra dell'Uva, richiederebbe uno spazio a se stante. Qui basta ricordare come certe espressioni trionfalistiche
ricorressero nella carta stampata sia per celebrare, ad esempio, le
raggiunte quote di conferimento nella battaglia per il grano, sia
nell'esaltare l'accresciuto numero di ospiti alla Sagra dell'Uva,
rispetto all'anno precedente, esibendo cifre a volte iperboliche,
che rasentano l'inverosimile. Così pure si richiama spesso l'attenzione del lettore alla puntuale ed efficiente organizzazione
della festa di Marino, specchio esemplare del modo di amministrare la cosa pubblica da parte del regime fascista.
Anche nell'ultimo dopoguerra il successo maggiore o minore della Sagra venne determinato dalle attenzioni prestate dagli
organizzatori dell'aspetto pubblicitario, affidato perlopiù alla
carta stampata. In questo si deve essere riconoscenti al sig.
Angelo Mercuri, residente a Roma ma di origine marinese, di
aver curato per molti anni l'edizione di numeri speciali del
Gazzettino del Lazio interamente dedicati alla Sagra dell'Uva,
dal 1951 almeno fino al 1964. Lo stesso Mercuri fece in modo
che l'edizione italiana del Daily American, stampata a Roma
nella seconda metà degli anni Cinquanta, effettuasse servizi speciali sulla manifestazione di Marino. Tuttavia in questo secondo
dopoguerra fu soprattutto la stampa romana ad occuparsi annualmente delle programmazioni previste per le varie edizioni della
Sagra marinese nell'apposita pagina delle cronache della provincia, anche dedicando all'avvenimento specifico servizi speciali e
intere pagine, come accadde più volte con Il Messaggero, Il
Tempo, Paese Sera. Non mancano in questo ampio, quanto inesplorato settore della pubblicistica relativa alla Sagra fogli di
interesse locale, numeri unici, opuscoli, via via segnalati nel presente lavoro, finalizzati ad una comunicazione più specializzata,
come ad esempio i numeri unici di vario formato editi da Ciprelli
e da altri in occasione del Concorso poetico musicale e, con il
passare del tempo, cataloghi, libretti, opuscoli tesi a pubblicizzare mostre, iniziative e manifestazioni in genere, come quelli editi
dalla Pro Loco in forma di apprezzabili edizioni, contenenti
spesso riferimenti storici, illustrazioni e curiosità.
Il messaggio visivo e radiofonico
Anche questo sarebbe un argomento da sviluppare adeguatamente, tenendo presenti le leggi della sociologia delle comunicazioni, poiché con il passare del tempo i mezzi che determinarono la fortuna e la notorietà della festa, ne decretarono pure I' oblio e il disinteresse. Abbiamo riportato nel capitolo delle cronache e delle curiosità e in quello della canzone romana, tutte le
volte in cui ci risulta che le manifestazioni della Sagra dell'Uva
di Marino siano state trasmesse alla radio nazionale intorno agli
anni Trenta, fornendo agli ascoltatori di allora notizie sul programma, sugli orari dei mezzi di trasporto, i resoconti della giornata, lo svolgimento del corteo storico e le canzoni vincitrici del
Concorso. Molto contribuirono ad alimentare il successo e la
notorietà della Sagra altri e più potenti mezzi di comunicazione,
come il cinema e poi, molto tempo dopo, la televisione.
Si deve ad Angelo Mercuri il merito di aver rintracciato i filmati conservati presso l'Istituto LUCE e di averli riproposti in
alcune recenti proiezioni pubbliche. Tra i filmati, tutti molto interessanti, reperiti nell'archivio storico di Cinecittà vi sono alcuni
spezzoni di cinegiornali che venivano proiettati in tutte le sale
cinematografiche d'Italia con l'obbligo per i gestori delle mede-
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sime di metterli in programmazione, in quanto di interesse propagandistico nazionale. Le pellicole sono del 1927, 1928, 1929,
1930, 1931, 1933. Tali filmati dedicano alle immagini mattutine
della Sagra dell'Uva mediamente due minuti e un solo minuto a
quelle delle manifestazioni pomeridiane. Non mancano mai le
riprese della solenne processione religiosa, l'offerta dell'uva alla
Vergine, con lunghe inquadrature della reginetta, sia in movimento che in primo piano, e le autorità onnipresenti del regime,
sia insieme al clero benedicente, sia accanto alle fontane miracolose e ai cesti colmi d'uva, brulicanti di folla, con tram che vanno
e vengono dalla piazza. Di nessuno dei documentari relativi alla
Sagra dell'Uva è rimasto il commento sonoro originale, tranne
che di una cronaca filmata del 1938 dell'inaugurazione del capo
del governo Benito Mussolini della distilleria di Ciampino, allora nel Comune di Marino.
Le parole che accompagnano il filmato, tipicamente tronfie e
roboanti, secondo la retorica del tempo, sono per linguaggio e
per stile in tutto simili a quelle adottate molto spesso negli articoli a stampa.
La settimana INCOM tornò a proporre nel 1947, 1948, 1951
e 1959, con filmati di un minuto circa ciascuno, la vendemmiata
e le fontane che buttano vino alla Sagra dell'Uva di Marino.
Cinegiornali intrisi di facile populismo, ma ormai volutamente
scevri di ogni retorica verbosità.
Anche la televisione, sia quella di Stato, che quelle private,
si sono interessate in varie occasioni alla particolare kermesse
della Sagra dell'Uva. Tuttavia l'uso e gli effetti dei mezzi di
comunicazione è complesso e a volte imprevedibile. Spesso è più
efficace alla promozione della festa un buon messaggio pubblicitario affidato alla grafica incisiva di una locandina, o di un
manifesto, che possono sollecitare l'immaginazione e il desiderio, che non una rubrica televisiva, che mostra la festa come un
qualcosa di già visto, che viene consumato come una qualsiasi
altra immagine teletrasmessa, se il messaggio pubblicitario non
viene studiato a dovere.
La locandina, il manifesto, la cartolina
Un particolare veicolo pubblicitario della festa è rappresentato da strumenti apparentemente inoffensivi o sorpassati.
Tuttavia, studiando le forme e i contenuti dei messaggi affidati in
modo differenziato alla cartolina e alla locandina, ci si rende
conto di quale forte carica comunicativa siano portatori. Nel
1986, in occasione della 62a Sagra dell'Uva, fu realizzata dalla
Pro Loco una mostra, dal titolo Retrospett... Uva, di tutte le locandine, i manifesti e le cartoline prodotte nel corso di sei decenni
di vita della festa, che si è riusciti a reperire. Si è trattato di
un'occasione per osservare l'evoluzione del messaggio pubblicitario a favore della festa, dei soggetti pittorici o fotografici proposti, nonché delle scelte grafiche adottate con il passare degli
anni. In particolare abbiamo potuto notare come insieme al messaggio principale, ne possano essere veicolati altri che si riferiscono alla società, ali' economia, alla politica del momento; come
ad esempio l'evoluzione dei soggetti e insieme del tratto grafico
che va dal 1930 alla vigilia della seconda guerra mondiale: l'immagine pinelliana di un "Rugantino" in costume popolare del
1930 e quella di un carrettiere con chitarra del 1932, ancora rassicuranti e spensierate, cedono il passo agli interventi grafici ben
più pesanti del 1933 e 1934, fino al cupo tratto della locandina
del 1938, dove il frutto della vite si avvinghia a un invadente
quanto marmoreo fascio littorio, affiancato dal simbolo del lavoro rurale.
La locandina e la cartolina sono due mezzi di comunicazione pubblicitaria con cui si traducono essenzialmente i messaggi
promozionali che gli organizzatori della festa intendono trasmettere agli eventuali ospiti, ovvero fornire un'immagine ufficiale
che sintetizzi il carattere della manifestazione e ne trasmetta i
contenuti anche a distanza di tempo. Difficilissime da reperire le
locandine, specialmente quelle più antiche, maggiori le probabilità di rintracciare le cartoline d'epoca, attraverso la preziosa
opera di collezionisti specializzati, i due mezzi pubblicitari
mostrano anche in questo diverso destino di conservazione le differenti finalità del messaggio di cui sono latori.
Ogni anno l'immagine della locandina della manifestazione
è realizzata da un artista diverso. Il compito per l'artista è arduo.
perché occorre realizzare una sapiente sintesi fra prodotto artistico e messaggio pubblicitario. Il mezzo e il contenuto della comunicazione devono formare un unico corpo. La locandina deve trasmettere il messaggio promozionale in modo semplice ed efficace. Il tratto grafico può ridursi all'essenziale, ma deve sempre
essere comprensibile e accattivante. L'immagine deve comunicare ali' osservatore il significato della festa e le sue peculiari caratteristiche nel modo più immediato possibile. Meglio se l'immagine coglie nel segno, restando quello che è: un'opera d'arte.
La locandina, in genere delle dimensioni di cm. 35x25, ha
una vita effimera, essendo destinata a fare pubblicità alla festa
dalle vetrine dei negozi, dai corrimano dei mezzi pubblici (treno,
autobus, metropolitana), fino alle travi polverose delle cantine,
dove viene appesa, ed è destinata ad una "vita" di 10, massimo
20 giorni, precedenti l'evento reclamizzato. Per questo è stampata su un cartoncino deperibile, con un occhiello in alto per essere appesa nei locali pubblici e con il retro a volte in bianco, più
spesso con i dati salienti del programma. Basata su un segno grafico netto e accattivante, spesso più figurativo che astratto, dai
colori decisi e in genere ricchi di contrasto, la locandina svolge
egregiamente il compito di attirare su di sé l'attenzione del distratto passante, su quanto deve ancora accadere. Al contrario la
cartolina per sua propria natura è chiamata a svolgere un ruolo
diverso nel campo della comunicazione visiva. Essa è celebrativa, tende a fissare un momento solenne, un evento straordinario
e irripetibile, di cui si vuole perpetuare la memoria consegnandola ad un ritratto fotografico. Così non mancano cartoline che
ritraggono il rientro solenne di una processione, una piazza straripante di folla, un carro allegorico o una macchina da spettacolo particolarmente strana, in grado di suscitare sempre e ovunque
meraviglia e curiosità.
La scelta dei soggetti da affidare alle cartoline è sempre stata
piuttosto casuale, nel senso che le varie edizioni delle stesse sono
nate per iniziativa dei titolari di cartolerie e tabaccherie locali,
tranne quelle pubblicate dalla Pro Loco negli ultimi dieci anni
appositamente prodotte per esaltare alcuni aspetti, o eventi specifici della festa. Per i documenti che ci è stato possibile reperire, l'immagine fotografica è stata quasi sempre privilegiata,
rispetto alla realizzazione grafica, sia prima che dopo l'ultima
guerra, tranne qualche significativo episodio di cartoline con
disegni e didascalie a sfondo umoristico degli anni Cinquanta e
Sessanta, che illustrano beoni abbracciati a un fiasco, mentre per
quanto riguarda la produzione cartolinistica della Pro Loco di
Marino, si può dire che questa è quasi interamente collegata all'iLMセ@
delle circostanze, che firmasse la locandina. Dalla 56a alla 59a
niziativa dell'annullo postale. Ciò non toglie che ci troviamo pur
edizione la Pro Loco si fece promotrice di un concorso pubblico
sempre di fronte a un notevole sforzo editoriale con una produannuale fra giovani artisti e studenti, i cui elaborati venivano poi
zione di 3, anche 4, cartoline nuove ogni anno, a partire dagli
premiati da una giuria ed esposti al pubblico. Con la 60a Sagra si
anni Ottanta. I soggetti realizzati dalla Pro Loco possono essere
tornò alla grande "firma" e all'incarico diretto all'artista: in queldistinti in grafici e fotografici, illustrativi e di sintesi. Tutta l' imla occasione Umberto Mastroianni, lo scultore di fama mondiale
presa è stata condotta per anni dal grafico Marco Rufo, autore
residente a Marino, realizzò una sintesi di simboli su bassorilieanche di molte locandine. Fra i tanti soggetti ci piace ricordare
vo di bronzo, la cui immagine di forte effetto plastico, ma scaralmeno "Miss Liberty", un'umoristica rappresentazione della
samente efficace sul piano del richiamo pubblicitario, fu riprostatua della libertà americana che tiene un fiasco, al posto della
dotta per le locandine di due edizioni consecutive. Aperta questa
fiaccola, pubblicata nella ricorrenza nel bicentenario della sua
collocazione a New York. Una copia della cartolina fu spedita
strada, che lascia poco spazio al figurativo, ma soprattutto esclude la possibilità di una più ampia partecipazione, le locandine
ali' allora presidente degli Stati Uniti Ronald Regan. A volte nella
che vanno dal 1987 al 1990 sono state commissionate, da parte
cartolina è stato riprodotto il soggetto della locandina dell'anno
dell'Ente Sagra, a noti artisti come Paolo Marazzi, Delio Forte,
corrente, come nel 1936, o come in anni recenti dalla Pro Loco.
Sandro Trotti, Malori, con la conseguenza di essere accolte fredIl manifesto, nell'ambito della comunicazione riferita alla
damente dalla gente comune, che assimila i soggetti a quadri più
Sagra, ha svolto per lo più un ruolo marginale, sia per la durata,
o meno incomprensibili dell'arte contemporanea, così come è
per le dimensioni e per il campo d'azione (resta affisso sui muri
avvenuto nel 2001 con Giò Pomodoro. Nel 1991 avviene una
per pochi giorni e non supera quasi mai i confini dei Castelli
svolta interessante ad opera di Stefano Piali, che coniuga per tre
Romani), sia per i contenuti (per molti anni i manifesti sono stati
anni di seguito l'intervento artistico con il messaggio pubblicitaaffidati al tipografo di turno e hanno esposto soltanto il prorio, attraverso un simbolismo figurativo vissuto e compreso di
gramma dei festeggiamenti), ma soprattutto perché la funzione di
elementi "locali", soprattutto non estraneo all'attenzione della
comunicazione visiva è stata sempre svolta egregiamente dalla
persona comune. Un'altrettanta ottima sintesi fra prodotto artilocandina. Tuttavia occorre dire che negli anni antecedenti la
stico e messaggio promozionale è stata conseguita da Rinaldo
guerra vi era una sorta di rimando e di dialogo grafico fra il maniGeleng nel 1996. Restando nell'ambito delle grandi firme, ma
festo e la locandina, di cui la seconda era sintesi del primo (nel
fuori dell'ambito "artistico" conviene ricordare due episodi: la
1930 la locandina è il manifesto e il programma viene affisso a
locandina del 1998 di Giorgio Forattini con il suo inconfondibiparte, mentre nella 12a Sagra il soggetto della locandina le tratto satirico e quella del 1999 realizzata con sapiente fotol'Avanguardista - è riprodotto sul manifesto insieme al programmontaggio da Vittorio Storaro. Fra gli autori locali più volte prema). C'è da considerare che i comunicatori del regime avessero
senti ricordiamo: Muzio Terribili (2 locandine), Vincenzo
attentamente valutato ogni singolo strumento di pubblicità e di
Antonelli (2), Massimo Lauri (5), Marco Rufo (3), Stefano Piali
propaganda, fino a fondere insieme le due finalità. Immaginiamo
(3), Marina Funghi (2).
quale effetto avrà esercitato sulla persona comune il ritratto del
viso sorridente di un giovane avanguardista con un grappolo
L'annullo postale speciale figurato
d'uva in mano che si affaccia dalle righe del programma della
Sagra su tutti i muri della città. Negli ultimi anni si assiste a un
Un particolare messaggio, situato a metà strada fra l' espresrecupero della grafica a beneficio del manifesto che tende a consione culturale e quella pubblicitaria è rappresentato dall'annulciliare le necessità tipografiche di chiarezza espositiva del prolo postale speciale figurato, che interessa il colle.zionista filateligramma con quelle artistiche e cromatiche della locandina.
Pur essendo la figlia minore del manifesto, la locandina viagco, ma è pure un raffinato e sottile veicolo di informazione e di
gia in autonomia rispetto a quest'ultimo e veicola il messaggio
propaganda.
L'annullo postale è il timbro che si appone sul francobolpubblicitario in modo più capillare e potente. Inoltre si rinnolo per indicarne l'avvenuta utilizzazione. È speciale se
va ogni anno e diventa l'emblema dell'edizione corrente
emesso per una speciale occasione ed è figurato se condella Sagra. Se per le cartoline la scelta del soggetto può
essere casuale, per le locandine il discorso è diverso, dal
tiene al suo interno un disegno particolare.
Infatti l'annullo, vale a dire il timbro apposto sul
momento che dietro c'è sempre una scelta "ideologica",
francobollo per indicarne lavvenuta utilizzazione, può
fatta dagli organizzatori della festa, committenti responcontenere una figura o un messaggio scritto celebrativi di
sabili del risultato artistico, nei confronti dell'autore e del
soggetto rappresentato. Per quanto riguarda i disegnatori,
un particolare avvenimento, circola in modo diffuso con la
corrispondenza ordinaria e, quando viene conservato,
quasi nulla ci è dato sapere intorno al periodo precedente
セヲ|rinッ@
protrae nel tempo il suo potenziale comunicativo.
la guerra. Dall'archivio storico comunale si ha notizia
""""..._'\ . ·
r,p+
che questi fossero fomiti dalle tipografie, cui veniva
"" ᄋセ@
:..L' enofilatelia è quel particolare aspetto della filatelia che colleziona, studia ed espone il "pezzo filatecommissionato il lavoro, ma non è escluso che già dallico" (francobollo, annullo, targhetta, busta, impronta
l'inizio degli anni Trenta il compito di realizzare la
di affrancatrice ecc.) con particolare riferimento al
locandina fosse affidato, più che ad artisti, a grafici pubblicitari ingaggiati dall'O.N.D. e che il soggetto venisse poi
tema: "vite e vino".
sottoposto all'attenzione di un'apposita commissione
Enologia e filatelia hanno creato da sempre un
eo-SAGRA
DELL'UVA
solido
e interessante connubio. La riprova sta nel
del Comitato per la Sagra. Tale metodo è stato
fatto
che
questo settore collezionistico, nell'ambiripreso nell'immediato dopoguerra, ma già dall'ito del Centro Italiano di Filatelia Tematica (CIFT),
nizio degli anni Sessanta avanzò l'idea di incaricare un artista locale, o di fama nazionale, a seconda
è il più attivo e rigoglioso fin dalla fondazione di
*
17
questa associazione filatelica.
In ogni "angolo enologico" d'Italia
ha spesso attecchito l'interesse enofilatelico: dal Piemonte alla Sicilia, dalla
Toscana all'Umbria, dal Veneto ai
Castelli Romani.
Nel 1984, in occasione della 60a
Sagra dell'Uva, la Pro Loco, in collaborazione con il CIFT, ospitò una
mostra nazionale di enofilatelia, esponendo nelle sale del Vecchio
Municipio di piazza Matteotti centinaia di pezzi curiosi, rari e pregiati.
Per molti anni l'associazione Pro
Loco di Marino ha richiesto al
Ministero delle Poste uno speciale
annullo postale figurato, cioè con un'
immagine disegnata all'interno del
timbro, che viene utilizzato soltanto a
Marino e soltanto nel giorno della
Sagra dell'Uva, in apposito ufficio
postale distaccato.
L'associazione non è nuova a questo genere di iniziative destinate non
più soltanto a collezionisti e specialisti, ma a un pubblico sempre più vasto.
Infatti dal 1982 ad oggi ha fatto realizzare dal Ministero competente numerosi annulli speciali figurati con soggetti rigorosamente legati alla tradizione vitivinicola di Marino e dei Castelli
Romani, i cui esemplari, una volta utilizzati, vengono conservati presso il
Museo delle Poste.
L'interesse riscosso dall'iniziativa
è enorme, da ogni parte del mondo
giungono plichi per essere annullati a
Marino. Ecco un modo per rendere
internazionale la Sagra dell'Uva.
Con questo speciale timbro commemorativo si può far annullare, entro
l'orario prestabilito dell'ufficio postale
distaccato, qualsiasi busta, cartolina
"'- t-1\I NO f.?,
ricordo, locandina ed ogni altra stampa
""...'\ [Lセゥャ@
.. Nエ[アL⦅セ|@
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affrancata.
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Qui di seguito riproduciamo tutti
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gli annulli emessi dal Ministero delle
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ゥセ@
"
J'4 GoRat1.<::i"-\,
Poste dietro espressa richiesta della Pro
Loco in occasione delle varie edizioni della
Sagra dell'Uva e i rispettivi giorni di rilascio. Le serie di n. 3, o
4 cartoline più la busta filatelica è numerata fino a 300. Gli
annulli postali sono sempre stati realizzati su disegni originali
commissionati al grafico Marco Rufo:
J
ssa Sagra dell'Uva 2-3 ottobre 1982: annullo tondo, raffigura: Fontana dei Mori e grappolo d'uva su foglia stilizzata.
59a Sagra dell'Uva 1-2 ottobre 1983: annullo tondo, raffigura: litro di cantina culminante a torre con grappolo stilizzato.
La torre è un chiaro riferimento alla storia e ai monumenti di
Ma· ino. Didascalia celebrativa di Leone Ciprelli, ideatore della
Sagra dell'Uva, nel 30° anniversario della scomparsa.
60a Sagra dell'Uva 6 ottobre 1984: targhetta rettangolare
commemorativa dell'incontro fra tutte le città gemellate con
Marino.
6 ottobre 1984: annullo tondo figurato con vignaiolo, cavallo e bigonci. Didascalia: Mostra filatelica nazionale sul tema
"Vite e Vino".
7 ottobre 1984: annullo ovale figurato con tipico carretto a
vino laziale e torre sullo sfondo.
61 a Sagra dell'Uva 5 ottobre 1985: annullo tondo raffigurante un tino stilizzato culminante a torre.
6 ottobre 1985: annullo tondo raffigurante
stilizzati e fusi insieme: grappolo, calice di
vino su torre sullo sfondo.
62a Sagra dell'Uva 4 ottobre 1986:
annullo tondo con vignaioli recanti un
bigoncio, secondo un tradizionale
mezzo di trasporto a braccia detto
"barella".
5 ottobre 1986: annullo ovale con
grappolo e calici stilizzati e fusi su una
foglia d'uva.
63a Sagra dell'Uva 3 ottobre 1987:
annullo tondo raffigurante il cantautore
romanesco Romolo Balzani, nel venticinquesimo anniversario della scomparsa. Il mandolino ricorda il cantautore e
la canzone romana, accanto ad altri simboli dell'uva e del vino.
4 ottobre 1987: annullo ovale raffigurante un cavaturaccioli culminante
con impugnatura a torre (il soggetto non
era mai stato rappresentato in precedenza nella storia della filatelia tematica
"Vite e Vino"). La didascalia recita:
"Anno internazionale della vite e del
vino".
69a Sagra dell'Uva 3 ottobre 1993:
annullo tondo rappresentante un grappolo d'uva sormontato da una torre,
entrambi stilizzati, fusi in un elegante
segno grafico.
70a Sagra dell'Uva 2 ottobre 1994:
annullo ovale celebrativo della 70a edizione della festa. Nel disegno si riconoscono le cifre dell'anniversario. Lo zero
è simboleggiato dal fondo di una botte,
il sette è un tralcio con grappolo e foglia
0004 7 MARINO !RII
d'uva, palese richiamo all'aspetto vitivinicolo della Sagra.
*
71a Sagra dell'Uva l ottobre 1995:
annullo tondo con tre donne vendemSAG:A DELL'UVA
mianti intorno a un bigoncio, nel quale
versano gli acini dai loro grembiuli,
riferimento alle Grazie del Canova.
72a Sagra dell'Uva 6 ottobre 1996:
annullo ovale con carretto a vino e carrettiere, completo di finiture e cagnolino
sui barili, immagine iconografica tradizionale, con riferimento anche al logo
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della Cantina Sociale "Gotto d'oro" di Marino che celebra il 50° anniversario della fondazione, esplicitato nella
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didascalia.
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73a Sagra dell'Uva 5 ottobre 1997: annullo quac
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drato, è il primo che viene realizzato in questo formato o-,
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per la Sagra dell'Uva e piuttosto inusuale nel panorama
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degli annulli postali, nel quale le cifre 7 e 3 contengono una
torre, una botte, un grappolo d'uva stilizzati e fusi insieBセヲ|rinッ@
1,
me.
74a Sagra dell'Uva 4 ottobre 1998: annullo tondo
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con profilo di un giovane Dioniso - Bacco. La testa tur.
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-6,.::,
rita del dio del vino sta a rappresentare le memorie stori.,
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SAGR/\ セ@
che e artistiche della città di Marino, la folta capigliatura si
trasforma in grappoli d'uva. Dal punto di vista filatelico il
1998 è un anno particolarmente importante per Marino,
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dal momento che il 18 aprile viene emesso dalle Poste
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o
Italiane un francobollo della serie tematica "Il Turismo"
dedicato a Marino. Il francobollo rappresenta la Fontana *
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dei Mori con sullo sfondo la torre del castello. Per !'oc- -:.,IS'
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casione la Pro Loco attivò una serie di iniziative filateli""GRA ッセB@
che, fra le quali una cartolina postale IPZS figurata e una cartolina maximum (stesso soggetto del francobollo ripetuto
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su cartolina e annullo postale).
75a Sagra dell'Uva 3 ottobre 1999: annullo tondo
con delicato ritratto di Arianna, sposa di Bacco, sosteI
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nente ai lati cornucopia colma d'uva e anfora di vino.
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76a Sagra dell'Uva 1 ottobre 2000: annullo tondo
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con Puttino alato avvolto da nappi e recante nelle due mani
incrociate calice da vino e grappoli d'uva sul petto.
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77a Sagra dell'Uva 14 ottobre 2001: annullo tondo
che si ispira all'entrata in corso dell'euro, il simbolo o -:;,*
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della nuova moneta è unito in sintesi con un grappolo -''"""
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d'uva al centro e calice sul lato destro.
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7ga Sagra dell'Uva 6 ottobre 2002: annullo tondo
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con un torchio turrito che si richiama alle tradizioni storiche
ed enologiche della Sagra e della città di Marino.
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79a Sagra dell'Uva 5 ottobre 2003: annullo tondo
con profilo del poeta e drammaturgo romanesco Leone ,,.
8
Ciprelli, ideatore della Sagra dell'Uva, per il 50° anni§
versario della sua scomparsa, ricordato nella didascalia. セ@ 715'
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soa Sagra dell'Uva 3 ottobre 2004: annullo tondo
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che contiene la cifra "80" con grappoli d'uva stilizzati.
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1809
1925. La Fontana dei Mori fotografata mentre getta vino per la
prima volta.
1926. Ritratto del poeta e drammaturgo Leone
Ciprelli, ideatore della Sagra dell'Uva,
pubblicato sulla raccolta Le canzoni de la
Sagra dall'editrice "Stella Romana".
23
1928. Gigantesco cesto di vimini in Piazza del Plebiscito per la
distribuzione dell'uva.
24
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upplemento illu Irato dcl "Corriere della Ser11 ..
20 Ottobre 1929
Anno VII.
25
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ii"''' e.
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Mセ
1926. Copertina del ibretto contenente i testi poetici delle
canzoni vincitrici premiate al Concorso di Marino indetto per
la Sagra dell'Uva.
26
I COMPONENTI LA GIURIA
1926. Ritratti dei componenti della giuria.
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Due immagini di una singolare "macchina da spettacolo", un finto
arco di trionfo eretto quasi a metà del corso Vittorio Emanuele (oggi
Corso Trieste) fotografato dall'alto e dal basso, mentre una banda
musicale lo attraversa in direzione della piazza.
27
1928. Fontana dei Mori in Piazza Lepanto, sua sede originaria; nel momento della distribuzione del vino. Due statue, nella parte superiore,
reggono una finta botte di vino, altre due un fantastico grappolo fatto di fiaschi dipinti d'oro, come la botte e il fascio littorio che sormonta la
composizione scenografica.
28
1929. Monumentale cesto di vimini per la distribuzione dell'uva in Piazza del Plebiscito.
Romolo Balzani, il "Re" della canzone
romana che per primo cantò, nel 1928, Nannì:
la più conosciuta fra le canzoni della Sagra.
29
NANNI
(UNA GITA A LI CASTELLI)
FRANCO SILVESTRI
.
Cua Rditrl« Mu.icak ABRAMO ALUONE
Fra le molte pubblicazioni uscite per la Sagra dell'Uva, la più nota
era "Il Ghetanaccio" di Leone Ciprelli stampato per l'occasione in
poetica veste rosa.
,M.lm"
L'offerta votiva dell'uva alla Vergine del SS. Rosario.
1928. La contesa reginetta della Sagra Wanda lazzi. Ritratto pubblicato
sulla "Domenica del Corriere'' xxx, 43 (21 ott. 1928), p.9
SOVRANE DI UN'ORA
Anna Jozzi: reginetta della Sagra dell'Uva
; :\!arino. (Veàt la prima pagtna a col01't).
30
1929/1933. Un momento della processione in Piazza del Plebiscito. Di fronte alla basilica i cineoperatori sono intenti a riprendere i momenti
salienti della festa. Per diversi anni l'Istituto LUCE inserì immagini della Sagra dell'Uva nei cinegiornali nazionali.
31
1929. Immagine del primo corteo storico in movimento, mentre
percorre in discesa corso Vittoria Colonna per giungere all'incontro
con il Castellano sulla porta della città.
Per tale manifestazione furono impiegate più di centocinquanta
persone in costume. Sotto il baldacchino procede, su un cavallo
bianco, il vincitore di Lepanto.
Nella foto sotto: particolare.
Al centro lattore che rappresenta Marcantonio Colonna con altri
figuranti, mentre attendono il via per la rappresentazione.
Le autorità scendono le scale di Palazzo Colonna,
sede del Municipio, per avviarsi alla festa.
A sinistra il podestà Ugo Gatti.
32
Una delle innumerevoli fonti "miracolose",
dislocate nel centro urbano, presso le quali si
distribuiva uva e vino.
Carro allegorico della nave di Lepanto.
Particolare della distribuzione dell'uva.
33
1929. Ciclopico cesto di vimini a due manici
in Piazza del Plebiscito, durante la
distribuzione dell'uva agli ospiti.
1928. Piazza Lepanto. Rara immagine della Fontana dei Mori
nel contesto urbano originario, in seguito sconvolto dagli
eventi bellici.
34
1929. Fontana dei Mori, trasformata in un'ara
pagana, durante la distribuzione del vino.
Cartolina d'epoca.
Alcuni ospiti si dissetano con il vino di una fontana.
35
Tipico carretto a vino di Marino parato a festa
per la Sagra dell'Uva.
1932. Un mastodontico torchio enologico,
ricostruito in legno e cartapesta fin nei minimi
particolari, funge da fonte "miracolosa" in
piazza XXVIII Ottobre.
38
La processione al culmine di Via Cavour.
Si notino il monumento ai caduti di Ettore
Ferrari sulla sinistra e le abitazioni prima della
ricostruzione sulla destra.
Rientro della processione nella basilica di San Barnaba. Il carro sacro sosta sul sagrato, mentre si organizza l'offerta
dell'uva alla Madonna. In basso a sinistra l'abate mitrato mons. Guglielmo Grassi, sulla sua sinistra don Ercole Berardi,
dietro al quale sta il giovane Carlo Colizza con la divisa della Società sportiva Lepanto.
39
Piazza del Plebiscito. La processione rientra nella basilica di San Barnaba. Si noti lo scudo turco portato a spalla davanti al carro sacro della
Vergine del Rosario. In basso da sinistra il secondo sacerdote è mons. Giovanni B. Trovalusci, a fianco allo stendardo don Salvatore Padroni,
mentre dirige il coro delle Figlie di Maria.
1931. Piazza XXVIII Ottobre, momento della solenne processione
che avanza da via Cavour in direzione della basilica. A destra la
fontana della Federazione dei Commercianti, della quale fu
realizzata anche una cartolina.
1937. Il concorso poetico musicale della Sagra di Marino si tenne
ininterrottamente dal 1926 fino alla vigilia della guerra.
16 - 7 Ottobre Xlii
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Centesimi
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La festa dell'uva
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Ecco l'uomo I
IL SIGNORE MIOPE: -
1937. Copertina del libretto delle canzoni
premiate nel 1937.
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La Sagra dell'Uva di Marino suscitò l'interesse della stampa italiana,
straniera e dei periodici umoristici.
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1930. Piazza del Plebiscito. Da un enonne tino, alto come un palazzo di almeno tre piani, trabocca un
gigantesco grappolo d'uva; sotto stanno autentiche bigonce colme d'uva vera. Di fronte sul palco, un
cineoperatore riprende la scena. Il tino, opera di Roveroni, venne utilizzato pure come scenario per una
rappresentazione teatrale di Leone Ciprelli. Cartolina d'epoca.
Una particolare iniziativa, promossa nell'ambito dei
festeggiamenti, fu la Mostra Enologica Laziale, che si svolse per
molti anni di seguito.
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IL C':APO DEL GOVERNO
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La Sagra era partecipata dalle più alte cariche dello Stato.
Le istituzioni del regime tenevano particolarmente alla riuscita
della manifestazione.
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Apertura della Mostra Enologica Laziale nella Sala di Piazza
Lepanto. A destra l' on. Marescalchi, a sinistra il podestà di Marino:
Ugo Gatti, accolti per il taglio del nastro da un figurante in
costume tipico locale.
1930. Due vedute di un interno di Palazzo Colonna. La novità della Sagra di quell'anno fu l'istituzione della
Bottega del vino, una sorta di enoteca comunale, contenente i più rappresentativi vini del Lazio, organizzata per
la degustazione e destinata ad un pubblico medio alto. Le decorazioni parietali sono del pittore Roveroni.
45
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Sul margine destro è
seduto Leone Ciprelli.
Lato nord di Palazzo Colonna, le autorità si affacciano al balcone
per assistere al "miracolo"della fontana. Al centro si nota
l' on. Arturo Marescalchi.
46
Banchetto offerto alle autorità nella Sala dei Papi di Palazzo
Colonna, sede del municipio.
47
Banchetto offerto agli ospiti di riguardo nella Sala dei Papi di
Palazzo Colonna.
1931. Piazza XXVIII Ottobre. Gli ospiti
spillano vino dalla botte di una fontana
48
1935. Chiosco del decennale della Sagra, ideato dal prof. Lazzaro
direttore delle scuole professionali di Marino. Si noti l'errore della
cifra romana rovesciata sulla fascia alta: XI diventa IX.
1930. Il carro sacro della Madonna portato a
spalla per la tradizionale processione, mentre
sosta sul sagrato della basilica.
1930. La fontana realizzata dalla
Federazione Commercianti di Marino.
51
1939. Palcoscenico del cinema teatro "Cesare Co lizza" di Marino.
Prima Giostra Laziale di Canto a Braccio.
Nella foto di gruppo degli stornellatori si distingue, primo da
sinistra fra quelli seduti, Leone Ciprelli.
1946. Piazza San Barnaba. Ai preparativi della processione ben si concilia l'allestimento della
Fontana del Tritone: una piramide ricoperta d'uva, circondata da bigonce anch'esse ricolme del
frutto autunnale. In cima alla piramide è collocato un povero fantoccio che rappresenta la pace.
55
1946. In primo piano la Fontana dei Mori abbellita nella parte
superiore con un grappolo di fiaschi dorati. Sullo sfondo le macerie
di Palazzo Colonna.
1946. Piazza San Barnaba: gazebo luminoso stile liberty per
lesecuzione di un concerto e per laudizione delle canzoni del
nuovo concorso poetico musicale.
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La processione sale da Via Cavour per immettersi in Piazza
Matteotti. Si notano sulla destra le abitazioni rovinate dai
bombardamenti.
Piazza Matteotti. La fontana dell'Unione
Commercianti eretta durante una Sagra
dell'immediato dopoguerra.
La Madonna del SS. Rosario sul
sagrato del duomo.
Lo scudo turco, trofeo della battaglia di
Lepanto, portato in processione fino ai primi
anni dell'ultimo dopoguerra.
60
1959. Piazza Matteotti. Un obelisco di botti, bigonce e barili svetta alto sopra i primi piani delle
case e termina con un grosso fiasco di cartapesta in punta. Sulla sinistra una pubblicità della
Chinuva, una sorta di bevanda dissetante a base di succo d'uva, prodotta e commercializzata a
Marino dalla Cantina Lepanto.
Fontana dei Coltivatori Diretti.
Luminaria di Corso Trieste.
61
Balcone di Corso Trieste.
Piazza Lepanto, la Fontana dei Mori.
62
Piazza San Barnaba, sfilata di maschere (fiaschi, bottiglie,
damigiane animati) dietro i carri allegorici.
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63
Corso Trieste e Piazza San Barnaba, sfilata di
carri allegorici e maschere.
Balcone di Corso Trieste.
64
Carri allegorici in Piazza San Barnaba.
Fontana realizzata da una
associazione sporti va.
Balconi caratteristici
sul corso principale.
65
1951. Fontana della ditta
vitivinicola Lepanto.
Fontana dei Mori in Piazza Lepanto
sormontata da una bottiglia in cartapesta della
ditta Lepanto.
66
Fontana della ditta vitivinicola Bellucci.
Fontana dei Mori e balcone in Piazza Lepanto.
67
La Fontana del Tritone in Piazza San Barnaba.
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Lo scudo turco portato in processione.
68
Il parroco don Giovanni Lovrovich benedice
l'offerta dell'uva e del vino sul sagrato del
duomo.
Balcone addobbato su una via principale.
1952. Fruttiera colossale eretta in Piazza
San Barnaba per la distribuzione dell'uva e
del vino.
69
1959. Balconi sul Corso Trieste. La sagoma di
Bacco sarà riutilizzata per un successivo
allestimento.
70
Collage di elementi di spettacolo della Sagra
dell'Uva riprodotti in cartolina dal fotografo
Montefiori (metà anni '50).
La Fontana dei Mori in Piazza Lepanto
trasfonnata in una nave da guerra con
bottiglie spumante al posto dei cannoni.
71
Balcone su Corso Trieste.
Piazza Pompeo Castiglia.
Corso Trieste invaso dalla folla.
Un momento della distribuzione
del vino alle fontane.
72
La Fontana dei Mori in Piazza Lepanto
durante il "miracolo''.
Un mastello gigante in
Piazza San Barnaba per la
distribuzione del!' uva.
Fontana monumentale in Piazza Matteotti: un
Bacco di cartapesta cavalca una botte tirata da due
cavalli alati.
73
Carro processionale trasportato su
automezzo al tennine del corteo.
Le confraternite durante la processione.
74
Si noti il carro processionale diverso dal solito
con la raggiera al posto del baldacchino.
Luminaria su Corso Trieste.
75
Carri allegorici di Società di divertimento.
76
Carri allegorici e balcone sul
corso principale.
77
1956. 32a Sagra. Carro allegorico della Società di divertimento Prono Sport dal titolo: "Marino regina dell'uva"
con il motto: "Alla corte dell'uva, Marino è regina". Nel dopoguerra la riuscita della festa è affidata alla
partecipazione spontanea dei cittadini nell'organizzazione della Sagra.
Concerto folcloristico.
78
Carretto a vino marinese autentico tirato da una cavallo di
cartapesta. Sullo sfondo dello scenario sono raffigurati i resti di un
acquedotto romano. I carretti a vino scomparvero dalle strade alla
fine degli anni Cinquanta. Autore del monumentale carretto a vino
fu Goffredo Pellegrini.
Balcone su Corso Trieste. una cicogna porta un cesto d'uva.
La Fontana del Tritone in Piazza San Barnaba
trasformata in un castello per difendersi
dall'assalto degli "assetati".
79
Esposizione dei vini per il Concorso
enologico. Al centro si riconosce il senatore
Zaccaria Negroni.
Balcone addobbato a pubblica vendemmiata.
Ci si arrampica per prendere l'uva o il vino
che viene calato con lo spago.
80
Piazza San Barnaba. Colossale palco con
scenografia per la distribuzione di uva.
Lo stesso elemento scenografico della bottiglia di cartapesta utilizzato
in altra occasione, a Piazza Lepanto per la Fontana dei Mori.
81
Fontana in Piazza Lepanto.
Balcone sul corso principale.
Turisti nei pressi di Piazza Pompeo Castiglia.
82
Gli elementi scenografici attirano
l'attenzione dei rotocalchi.
Riproduzione su cartolina.
83
La Fontana dei Mori in Piazza Lepanto
sormontata da un gigantesco fiasco di
cartapesta.
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Carro allegorico di una Società di divertimento.
84
Conclusione della processione in Piazza San
Barnaba. I festoni posti di traverso su Corso
Trieste sono pronti per la vendemmiata.
Carri allegorici.
85
Bottiglia di cartapesta in Piazza San Barnaba.
Carro allegorico di una Società di divertimento.
Allestimento della Fontana del Tritone in Piazza San Barnaba.
Carro allegorico.
Fontana per la distribuzione del vino.
86
87
La Fontana dei Mori in Piazza Lepanto.
L'abate parroco don Giovanni Lovrovich
sta per benedire l'offerta votiva.
88
Anche le bambine sono pronte a deporre i
cestini d'uva ai piedi della Madonna.
Carri allegorici
sul Corso Trieste.
89
Ressa di folla intorno alla Fontana dei Mori
in Piazza Lepanto.
Fruttiera gigantesca sulla Fontana del Tritone.
90
Ricevimento di ospiti di
riguardo a Palazzo Colonna.
Carro allegorico di
impresa vitivinicola.
Fontana monumentale
in Piazza Matteotti.
91
La Fontana del Tritone trasfonnata in un
cestello con due bottiglie di vino spumante.
Carro allegorico.
Fontana in Piazza Matteotti.
92
Particolare della fontana.
Momento di uno spettacolo di "arte varia".
Si esibiscono i noti cantanti: Gino Latilla e
Carla Boni.
93
Pubblica vendemmiata da un balcone
di Corso Trieste.
Carro allegorico di fronte al duomo.
94
Carro allegorico allestito su automezzo della
Società Cooperativa "Goccia d'oro" di
Marino, oggi nota ovunque con la nuova
denominazione "Gotto d'oro".
95
Serie di carri allegorici.
Carro allegorico in Corso Vittoria
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Colonna.
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Tutti in attesa del "m1racolo".
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Carro allegorico in Piazza Matteotti .
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Balcone in Corso Tneste.
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La Fontana del Tritone in Piazza San Barnaba
trasformata in un monumento al ''classico"
carretto a vino.
100
La Fontana dei Mori nella sua nuova sede di
Piazza Matteotti, ancom incompleta delle parti
superiori di restauro.
Un momento della pubblica vendemmiata.
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Particolare della
medesima.
Il cesto d'uva offerto a S.S. papa Paolo VI.
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Nuove generazioni si sostituiscono alle
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_e le confraternite continuano la loro
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Lo scrillore Alberto Nloravia con l'attrice
Sofia Loren e il sindaco di ]Vlarino Giulio
Santarelli.
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Carro allegorico.
1962. In Piazza i\.1atteotti viene innalzato uno spiritoso
monumento al Coltivatore Diretto, dove su un alto
piedistallo di legno si erge un benoldesco contadino a
cavalcioni di un somarello.
104
Carri allegorici.
106
Particolati di un carro allegorico con figuranti
in costume locale.
Punzonatura in Piazza San Barnaba dei ciclisti
in gara per il Giro del Lazio.
Posizionamento dei
piazzale degli Eroi.
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Giro del Lazio: 」ゥャセエ@
alla partenza
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Piazza San Barnaba. La Fontana
del Tritone è sormontata da una
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luminaria.
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Balcone allestito con elementi già usati
in precedenza.
Carro allegorico.
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Società di divertimento.
Balcone addobbato セオャ@
corso principale.
111
Ressa di folla intorno ad un estemporaneo
punto di distribuzione di uva o di vino.
Carro allegorico rappresentante la
nave di Lepanto.
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Balcone con aereo che usa il vino
per carburante.
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Fontana md1セQ。コ@ Soc ietà di divertimento.
allegorico
113
Corteo in costume d'epoca: schiavi turchi.
Carro allegorico in Piazza Matteotti.
114
Corteo in costume d'epoca: armigeri.
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Carro allegorico.
Balcone animato da sagome dipinte.
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Carro allegorico: particolare dell'interno.
Concerto di Società di divertimento.
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Dlfttt;,c -Fontana in Piazza Lepanto e carro allegorico
rappresentante una cantina.
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Carro allegorico con elementi di riutilizzo.
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Il momento della supplica alla
Vergine del SS. Rosario.
Passaggio del corteo in costume d'epoca.
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1980. Particolare della luminaria, sullo
sfondo si staglia il campanile della
Basilica di San Barnaba.
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1985. 61 a Sagra, carro allegorico.
Carri allegorici.
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Balcone sul corso principale.
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L'attore Andrea Giordana interpreta
Marcantonio Colonna, il signore di Marino.
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Concerto della Società d'1d'1vert1meoto.
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Particolari del corteo storico con Giuliano
Genuna nel ruolo di Marcantonio Colonna.
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Rievocazione del tradizionale carretto a vino.
Allestimento
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pnnc1pah, pronte per il "mìracol o.
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Continuano a coesistere l'aspetto religioso con
quello della memoria storica della comunità.
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Una fontana realizzata dal comitato di
quartiere Borgo delle Grazie.
1999. Giochi equestri lungo Corso Trieste.
L"attore Danny Queen interpreta セヲ。イ」ョエッゥ@
Colonna.
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Saltimbanchi e bande musicali in Piazza San Barnaba.
Il gruppo sbandieratori del corteo セエッイゥ」N@
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2000. Gina Lollobrigida.. madri,na della Sagra e
autrice della locandina dt quell anno.
Mostra degli artigiani dl Marino.
Carro allegorico.
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La Fontana dei Mori e la Fontana del Tritone
ricoperte d'uva e pronte per il "miracolo''.
Orso ti.1aria Guerrini nella
parte del principe di
Marino. Sul petto una
corazza disegnata
dall'artista Umberto
Mastroianni.
Carretto a vino di Tata.
138
BaJconi addobbati lungo la strada principale
e carri allegorici.
2001. Il principe l\.1arcantonio Colonna
interpretato dall'attore Maurizio Aiello.
Gigi Proietti nello spettacolo serale di
Piazza San Barnaba.
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Il principe Marcantonio Colonna interpretato da Enzo De Caro e
Flavia Vento nel molo di Felice Orsini.
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Il tradizionale corteo storico lungo
Corso Trieste.
2001. Cantine apene per visite guidate sulla culcura contadina.
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Distribuzione dell'uva e del vino
da una fontana.
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Marino 2-5 ottobre 1998
74a Sagra dell'uva
CRONACHE E CURIOSITÀ DELLA SAGRA
1925 - domenica 4 ottobre. Prima edizione della Sagra
dell'Uva: esce un piccolo manifesto, formato locandina da teatro,
affisso in grande quantità nelle strade di Roma e dei Castelli
Romani, nel quale si annuncia lo strepitoso miracolo della fontana che getta vino. Altrettanto annunciano alcuni giornali.
L'aspettativa è grande. Il Messaggero (3 ott. 1925) così commenta: "Si può ben dire che tutta Roma s'interessi alla originale
ed eccezionale festività, ideata, con alto senso di poesia da Leone
Ciprelli, la quale si celebrerà domani a Marino. Specialmente
gradito riesce l'annuncio che la più generosa delle cittadine
laziali trasformerà per gli ospiti le sue fontane in ruscelli di vino
e farà omaggio agli ospiti del biondo prodotto dei suoi vigneti
più famosi. Senza alcun dubbio il concorso dei gitanti a questa
prima Sagra delle uve marinesi sarà impressionante e bene hanno
fatto la direzione delle ferrovie e quella delle tramvie dei Castelli
a rinforzare il servizio e a tenere pronti dei bis di treni e di trams.
Quella di domani sarà per Marino una data davvero memorabile".
Il Comitato per i festeggiamenti è presieduto dal comm. Luigi
Capri Cruciani. Vi è poi un comitato d'onore di alte personalità, di
cui fa parte il senatore Filippo Cremonesi commissario regio di Roma.
La festa inizia alle ore 9 con un servizio musicale del
Concerto di Marino offerto dal commissario prefettizio Ugo
Colizza e dalla Banda dei Gassisti di Roma diretta dal maestro
Boazzelli. Segue la processione in onore della Vergine del SS.
Rosario con la benedizione dell'uva posta in un grandioso cesto
collocato sulla Fontana del Tritone, di fronte al duomo, in piazza
del Plebiscito (attuale piazza San Barnaba). Alle 13,30 lungo via
Romana una corsa di cavalli al fantino e poi il gettito di vino
bianco dalla Fontana dei Mori e di vino rosso da un'altra fontana collocata sulla "piazza delle torri" (attuale piazza Matteotti).
Distribuzione dell'uva offerta in abbondanza dai principali produttori locali. Viene eletto il Grande Magistrato dell'uva che
deve giudicare i grappoli migliori. Alle 18 si accende una fantastica illuminazione, con luci rosse, verdi e turchine, una delle
attrazioni più attese, realizzata in collaborazione con la Società
Laziale di Elettricità, seguita da un non meglio specificato "bombardamento aereo", che allude probabilmente a un lancio di grappoli dai balconi delle case poste sul corso principale. Poi escono
i carri allegorici ideati dal comm. Enrico Guazzoni, romano, e
realizzati dal prof. Sensi con la collaborazione del prof.
Canevacci e del conte Negri. Uno di questi carri trasporta attori
che impersonano Noè con la sua famiglia. Il riferimento biblico
è chiaro: il patriarca dopo il diluvio universale per primo piantò
la vite e bevve il vino. Il carro in questione non è altro che un barroccio con quattro colonne agli angoli, ornato con innumerevoli
tralci di vite, da cui pendono grappoli d'uva, tirato da tre coppie
di buoi bianchi con le gualdrappe rosse. Al centro del carro campeggia Noè, interpretato dall'attore Bruto Castellani, imponente
e con fluenti capelli e lunga barba. Nella mano destra una coppa
d'oro. Tutto intorno danzano alcune leggiadre ragazze inghirlandate di pampini. Fra fumo e spari di fuochi d'artificio, il carro a
stento si apre un varco tra la folla stimata in qualche migliaio di
persone, che intona la canzone: "Evviva Noè!, Evviva Noè!". Per
poi aggiungere in coro il tradizionale ritornello da osteria:
"Bevevano i nostri padri? Siii! Bevevano le nostre madri? Siii! E
noi che figli siamo, beviam, beviam, beviamo!". Il tutto accompagnato dal suono di pifferi e trombette.
La strada principale (attuale corso Trieste) viene addobbata
con festoni di mortella, tralci di vite e grappoli d'uva, dai quali
pendono numerose lampadine multicolori. Bandiere, tralci di vite
e festoni sugli ingressi di negozi, di osterie e sui balconi delle
case, con grappoli di uva bianca e nera. La loggia di Quirino
Bernabei, uno dei maggiorenti del paese, si distingue, perché fra
grappoli di moscato e malvasia appare una scritta, realizzata con
una luminaria che esalta il nome del paese nella forma dialettale
locale: "Viva l'Italia, viva Marini!".
La Fontana dei Mori è tutta addobbata con tralci di vite e festoni di alloro, protetta intorno da una robusta transenna di legno e mortella, con otto passaggi, uno per ciascuna cannella. Intorno parecchi
giovani gagliardi, vestiti con le maglie della squadra di calcio locale a strisce bianche e turchine, regolano lafflusso dei bevitori. Sulle
loro divise che recano gli stessi colori del vessillo municipale campeggia la scritta "Lepanto" e li comanda Felice Tisei.
Alla gente era stato annunciato che il vino sarebbe uscito
dalla fontana al terzo colpo di bombarda. Ma al terzo botto il vino
non esce ancora. Qualcuno è contrariato, altri cominciano a ridere, pensando che l'invenzione del vino dalle fontane non sia altro
che uno scherzo. Invece il vino, superata la resistenza del!' aria nei
condotti, zampilla con forza, spumeggiando dalle cannelle: tutta
malvasia di Luigi Capri Cruciani, dichiara il cronista, che è al
contempo uno dei maggiori possidenti del luogo e il presidente
del Comitato per i festeggiamenti. Grida di meraviglia e applausi
della folla, mentre le campane suonano a festa. Gli scettici ma
speranzosi ospiti bevono ordinatamente il vino bianco dalla
Fontana dei Mori e dall'altra fonte, che butta il vino rosso di
Lorenzo Trinca, posta nella parte alta della città, con bicchieri di
carta offerti dagli organizzatori, ma anche con il proprio cappello,
come ricorda il cronista del Piccolo a sette anni di distanza.
La gente non ne ha ancora abbastanza e allora si rifugia nelle
cantine con una merenda a base di porchetta. I tinelli più accoglienti sono indicati quelli di Antonio De Simoni, Quirino
Bernabei e Ulisse Limiti. Agli espositori d'uva e ai donatori di
vino vengono consegnati numerosi premi, fra cui quello del sen.
Baccelli, del sen. Cremonesi, della Camera di Commercio di
Roma, del comm. Capri Cruciani e del Comitato.
1926 - domenica 3 ottobre. La 2a edizione della Sagra inizia
con una grandiosa pesca di beneficenza; alle ore IO la messa
pontificale; alle ore 11 incoronazione della "reginetta della vendemmia" sulla scalinata del duomo, di cui diremo più avanti; alle
ore 16 si ripete il miracolo della storica Fontana dei Mori e di
quelle costruite per loccasione da Ulisse Limiti, Lorenzo Trinca
e Telemaco Negroni; alle ore 17 ricevimento in Comune offerto
dal podestà Ugo Colizza alle autorità e ai rappresentanti della
stampa; alle ore 18 uscita dei carri allegorici; alle ore 19 pubblica audizione delle canzoni della Sagra sul palco eretto in piazza
del Plebiscito. I "camions" per realizzarvi i carri allegorici sono
stati gentilmente offerti dal "garage" di Pio Trovalusci e i buoi
per il traino del "carro della canzone" sono stati messi a disposizione dal comm. Luigi Capri Cruciani. Come nella prima edizione concerti, fuochi d'artificio, luminarie e festoni fanno da contorno alla manifestazione che si svolge in uno scenario urbano
appositamente parato a festa. Tra i carri allegorici ce n'è uno intitolato: "Il nuovo prodigio di Mosè", che comprende uno scenario di rocce con un ponte che lo sovrasta. Sopra vi è un Mosè
interpretato dall'attore Bruto Castellani (Ursus nel primo Quo
vadis? di F. Zecca, 1901) attorniato dai rappresentanti in costume caratteristico dei vari popoli della terra: americani, cinesi,
145
146
arabi, eschimesi e altri, fra cui le romanissime maschere di
Rugantino e Nina. L'allegoria è palese: Mosè rinnova l'antico
miracolo, tocca la rupe con la verga e invece dell'acqua esce vino
in quantità. Al passaggio del carro la folla canta l'inno della
seconda Sagra: Viva Noè gran patriarca.
La rivista romanesca di teatro e varietà "Stella Romana",
diretta da Oberdan Petrini, indice a Marino il primo Concorso
Poetico musicale, con modalità simili al festival canoro che si
tiene annualmente per la festa di San Giovanni a Roma. Tra i
membri della commissione giudicatrice vi è Trilussa presidente,
Attilio Taggi, Valentino Banal, Armando Gozzi e il maestro
Cesare Chichi, tutti buoni amici di Ciprelli. Le quindici canzoni
prescelte al concorso vengono cantate in pubblico alle ore 16 del
sabato 2 ottobre, all'interno della Sala Cavallotti, un teatro ricavato nella chiesa sconsacrata di Santa Lucia (attuale sede del
museo civico), da esimi cantanti di Roma. I testi delle canzoni e
delle poesie, appositamente composte per la Sagra, vengono
stampate in un elegante libretto posto in vendita. Gli organizzatori enfatizzano un'iniziativa non nuova: la proclamazione della
"reginetta della vendemmia", una specie di concorso di bellezza
derivato da una consuetudine locale, secondo la quale, al tennine di una processione solenne, una giovanetta in abito bianco
(quello della prima comunione) offre alla Madonna del SS.
Rosario la primizia dell'uva, donata dal popolo. Un comitato
d'onore di dame locali compila un elenco con i nomi di un centinaio di giovani fanciulle marinesi di età compresa tra i dieci e i
dodici anni che, a loro parere, possono aspirare all'ambita carica.
Fra tutte le segnalate si estraggono a sorte 11 giovanette che sono
comunque le "Principesse", poi successivamente si sorteggia fra
queste la reginetta della Sagra. Terminata la selezione risultano
Principesse: Anita Mariani, Lina Ciocci, Maria De Luca, Aida
Baseggio, Maria Piergallini, Gina Cortesini, Carmela
!ammarino, Anita Andreucci, Paola Negri, Pina Quagliarini,
mentre viene nominata reginetta tale Anna Del Sette di dodici
anni, figlia di Celestina. A lei spetta, al tennine della processione della Sagra, indossato un magnifico abito bianco, di avanzare
tra la folla assiepata sulla piazza del duomo e lungo la scalinata
del sagrato, accompagnata dalle dieci scelte damigelle d'onore
con due paggi per lo strascico d'oro e porpora del manto. la bambina sorregge fra le braccia un paniere ricolmo di grappoli bianchi e rossi, con il quale incede al sommo della gradinata. Al centro del sagrato c'è il simulacro della Vergine portato a spalla su
una macchina barocca, rivolta verso i fedeli, nella piazza antistante. L'abate muove incontro alla reginetta, prende il cesto
d'uva dalle sue mani e lo offre a sua volta alla Madonna, quale
primizia della stagione. Allora la reginetta si inginocchia sui predisposti cuscini e l'abate le pone sulla testa un diadema di pietre
multicolore benedetto. Intanto i sacri bronzi fanno sentire la loro
voce e spari di mortaretti eccitano la folla plaudente. Un coro di
cento fanciulli canta un inno scritto per l'occasione dal canonico
don Ercole Berardi. Quindi si procede alla benedizione delle uve
frutto del lavoro e delle speranze di un anno. La seconda Sagra
comincia con una polemica con gli abitanti della vicina città di
Albano, i quali intendono festeggiare il VII centenario della
nascita di San Francesco. Pertanto chiedono in nome del Santo di
rinviare la celebrazione della Sagra dell'Uva alla domenica successiva. Il Commissario prefettizio Ugo Colizza risponde che,
con tutto il rispetto per il Santo di Assisi, non si può scomodare
la Vergine del SS. Rosario, sotto la cui protezione era stata la battaglia di Lepanto e per la quale oggi si fa la processione.
1927 - domenica 2 ottobre. La 3a edizione della Sagra, appare agli ospiti sfarzosamente invitante con una illuminazione ad
archi e "figurazioni elettriche"; ovunque canti, suoni e baldoria.
La sera precedente la festa alle ore 19, in piazza del Plebiscito,
ha avuto luogo uno spettacolo della Cineteca, diretto dal comm.
Giuseppe Ruffini, per gentile concessione del Governatorato. Il
Comitato dei festeggiamenti presieduto da Barnaba Ingami,
segretario Alberto Larboni, comunica alla stampa che qualunque
sia il tempo il miracolo delle fontane accadrà in ogni caso per
poter con legittimo orgoglio affennare: "le fontane di Marino/
pur sott'acqua gettan vino". Domenica mattina alle ore 9 una
gara mandolinistica, sotto la direzione del professor Guido
Galardi, è durata per tutta la mattinata con un intervallo alle ore
11 per il rispetto della processione solenne, seguita dall'offerta
dell'uva e del vino fatta dalla reginetta della vendemmia Italia
Limiti, eletta insieme alle Principessine da un comitato di signore presieduto dalla contessa Sara Capri (consorte del sen. Luigi
Capri Cruciani), fra le alunne della scuole elementari dell'Istituto
Maestre Pie Venerini. Alle ore 15 ricevimento del podestà a
Palazzo Colonna. La fontana del Tritone, opera di Michele
Tripisciano, in piazza del Plebiscito, opportunamente attrezzata
dagli ingegneri Remo Ciufoli e Zaccaria Negroni, getta vino.
Alle ore 17 ,30 audizione pubblica di stornellate e canzoni premiate al concorso poetico musicale indetto dal "Ghetanaccio", il
popolare periodico di Leone Ciprelli dirette dal maestro Cesare
Chichi. Alle ore 18, 45 uscita del carro musicale "Er Cuppolone
a Marino" con maschere romane guidate dall'attore cantante
Romolo Balzani e dal poeta romanesco Oberdan Petrini. A questo fa seguito il carro "Vittoria Colonna e Michelangelo" con un
corteo di figuranti che celebrano l'apoteosi della celebre poetessa nata a Marino e del geniale artista rinascimentale. Alle ore 20
la seconda parte dell'audizione di canzonette che si conclude con
un can can finale. A metà del corso Vittorio Emanuele (attuale
corso Trieste) viene eretto un arco trionfale posticcio alto quanto
i palazzi laterali, cui si appoggia, ideato dal prof. Canevacci,
direttore della locale scuola d'arte "Paolo Mercuri" e dipinto dal
pittore del Moro; si tratta di una artistica "rievocazione barocca"
da far invidia alle macchine da spettacolo del XVIII secolo. I
marinesi avanzano una preghiera al Governatore di Roma, che
non può essere presente alla terza edizione della festa, poiché
impegnato al ricevimento del lord mayor di Londra, affinché l'illustre ospite che, secondo quanto si dice, accompagnato dalla
principessa Spada Potenziani, vorrebbe recarsi a Monte Cavo e
Rocca di Papa, venga portato anche a Marino. In suo onore i marinesi sarebbero disposti a replicare il martedì successivo alla Sagra
il "miracolo" della fontana che butta vino. Tuttavia dalle cronache
del tempo risulta che sir Rowland Blades, lord mayor di Londra,
dopo essere stato ricevuto a Villa Torlonia dal capo del governo
Benito Mussolini e dopo aver pranzato con lui in Campidoglio
avrebbe visitato soltanto gli scavi di Ostia per mancanza di tempo.
1928 - domenica 7 ottobre. La 4a edizione della Sagra si apre
all'insegna dell'invasione di gitanti accorsi da Roma e dai
Castelli Romani su stracolme carrozze di tram e treni, in automobile e in bicicletta. le strade che conducono a Marino sono
state percorse tutto il giorno da una folla straordinaria . l' accoglienza della città non è stata meno cordiale e festosa degli anni
precedenti. Fra gli innumerevoli balconi pavesati e inghirlandati
spiccano per originalità e splendido effetto quello della famiglia
Bellucci in corso Vittorio Emanuele e quello di casa Bernabei,
noto enologo del posto, in piazza del Plebiscito, ove si riconosce
uno stemma sabaudo disegnato con acini bianchi su uno sfondo di
acini neri con a fianco il fascio littorio, anch'esso composto d'uva.
Il Comitato organizzatore del Dopolavoro dell'Urbe è presieduto dal comm. Enrico Santamaria, vice presidente del
Dopolavoro Provinciale dell'Urbe, coadiuvato dal capitano
Pizzi, segretario generale, dal cav. Maresca, dal cav. Brancia e di
comm. Leuzzi. Il Comitato locale è presieduto di podestà Gatti e
insieme a lui Arturo Trinca, Dante Amidei, Leone Ciprelli e
Lorenzo Terribili. I festeggiamenti iniziati il sabato precedente
hanno proposto ali' attenzione dei visitatori un'interessante
Mostra del costume. Presenti i circoli della Gioventù cattolica
"San Francesco d'Assisi" e "Sant' Agostino" di Marino e il circolo cattolico di Poggio Tulliano (località del comune di
Grottaferrata). La processione ha effettuato il solito percorso nel
massimo ordine: piazza del Plebiscito, il Borgo delle Grazie, via
Roma, piazza Umberto I, via Cavour, e corso Vittorio Emanuele,
accompagnata dalla banda musicale di Marino che esegue musiche sacre, mentre i giovani in corteo ripetono in coro le strofe di
inni sacri. Seguono nel corteo i grandi stendardi delle
Confraternite del Rosario, del Sacramento, del Gonfalone e del
Crocifisso, quindi il clero con mons. Guglielmo Grassi in testa.
Ai lati, come guardia d'onore, i vigili del fuoco di Marino, capitanati dal cav. Antonio Mercuri con il maresciallo Giuseppe
Canestri. "Bello e soave il quadro della イセゥョ・エ。@
- così descrive
la processione il cronista del Messaggero - delle damigelle e di
una schiera di giovanette e di bimbe indossanti candidi abiti e col
capo velato. Erano seguite da un gruppo di bimbetti simboleggianti i cherubini, con alucce dorate, la fronte incoronata, le tuniche celesti. La signorina Wanda Iozzi, la reginetta, indossava un
abito color crema con frange dorate. Sul capo un diadema con
pietre. Lo strascico era sorretto da due belle creature di appena
quattro anni Lorenza Del Sette e Attilia Giardini. Le altre damigelle erano: Giuliana Tortini, Giovanna Filogna, Milena Milucci,
e Clara Cetroni". Una novità, che prelude al recupero della
memoria della vittoria di Lepanto, che si attuerà l'anno successivo, durante la quinta edizione, mediante un corteo storico in
costume, è rappresentata dallo scudo turco conservato nella chiesa collegiata di San Barnaba recato a spalla durante la solenne
processione, sulla cui teca campeggia la scritta: "SCUTUM EX
TURCARUM SPOLIIS REPORTATUM". La curiosità non
sfugge ai cronisti intervenuti, che collegano lesposizione del
trofeo alla fatidica data del 7 ottobre 1571, significativa non solo
per l'Occidente cristiano, ma anche per i marinesi. In piazza del
Plebiscito viene eretto un ciclopico canestro di vimini con un
manico ad arco e nastri tricolori. Sopra di questo alcuni giovani
avanguardisti nel pomeriggio distribuiscono l'uva ai presenti.
Tutto intorno alla piazza sono collocati artistici pennoni con la
figura di Bacco ricoperta di grappoli d'uva con il motto di
Orazio: "In vino pellite curas".
La Fontana dei Mori viene così trasformata: due delle statue
sorreggono un barile dorato, nel centro vi è un colossale grappolo di acini anch'essi dorati dai riflessi metallici, sormontato da un
fascio littorio. Tutt'intorno alla piazza i balconi delle case sono
dotati di lanterne colorate distribuite dal Comitato organizzatore
con archi di trionfo di lampadine colorate. Il vino viene distribuito da piccoli balilla. Un'altra fontana ha buttato vino lungo
4 Il Messaggero, 9 ottobre 1928, p. 9
corso Vittorio Emanuele.
La festa viene rallegrata dalle bande musicali di Marino diretta dal maestro Alfredo Colasanti e da quella di Grottaferrata. Una
particolare atmosfera è stata creata dalla Filarmonica dei tranvieri romani diretta dal cav. De Simone, dal Circolo mandolinistico
tiburtino, diretto dal maestro Piroli, dal concerto di Sermoneta, da
quello di Velletri e altri ancora che si sono esibiti in concorso.
Altra novità che sarà istituzionalizzata a partire dall'edizione
dell'anno successivo è una mostra di uve e di vini locali, disposta presso laula comunale che viene visitata dall' on. Turati. Fra
le altre personalità intervenute il comm. Guglielmotti, il comm.
Ceccarelli, il comm. Sapelli, i sottosegretari di Stato onorevoli
Bianchi e Bottai, il viceprefetto di Roma comm. Presti e il comm.
Scotti del Governatorato.
La festa si conclude la sera con l'audizione delle canzoni premiate al concorso bandito dal foglio dialettale "Ghetanaccio",
mentre un giornalista del Piccolo) redige un'attenta e colorita
serie di osservazioni sulla pubblica vendemmiata, che è pure la
prima e più attenta descrizione fra le molte che seguiranno di
un'usanza tutta particolare della Sagra dell'Uva di Marino.
Nella circostanza della processione scoppia il caso della reginetta scomparsa, un curioso e incredibile episodio, di cui si trova
menzione sia nelle pagine di un diario parrocchiale inedito scritto dal canonico mons. Giovanni Battista Trovalusci, conservato
presso l'archivio capitolare della collegiata di San Barnaba, sia
nelle pagine dei quotidiani dell'epoca. Prima di tale incidente il
parroco, mons. Guglielmo Grassi, aveva scritto una lettera al
podestà Ugo Gatti e un articolo sul bollettino parrocchiale
"Ferentum", ove si mostra irritato per l'eccessiva mondanizzazione della funzione sacra e, in particolare, questi appare poco
incline al fatto che gli operatori dell'Istituto LUCE riprendano
con le cineprese, a scopo puramente propagandistico, il momento della benedizione dell'uva che la reginetta offre alla Madonna
del SS. Rosario, al termine della solenne processione. A complicare la situazione, già piuttosto tesa, si aggiunge il fatto che i
cineasti che devono effettuare la ripresa arrivano a Marino con
un po' di ritardo, quando ormai la cerimonia della benedizione è
terminata. Allora il podestà Gatti, un delegato del Comitato e un
maresciallo con due carabinieri si recano in sacrestia con l'esplicita richiesta di far ripetere la "scena" dell'offerta dell'uva con la
benedizione della medesima davanti alle macchine cinematografiche. L'abate parroco oppone alle richieste un netto rifiuto, ritenendo poco rispettosa la "recita" della benedizione, quasi che si
trattasse della sceneggiatura di un film. La questione diventa ben
presto una prova di forza e una sfida per le autorità civili e politiche che vogliono costringere a tutti i costi la parte avversa ad
accondiscendere alla richiesta. Lo storico Concordato fra Stato e
5 Il Piccolo, 8 ottobre 1928, p. 5: "Lo sguardo della moltitudine di gente
accorsa da Roma e dai Castelli non s'è stancato di rivolgersi sui grappoli adornanti le finestre e i balconi, e che, ad un certo punto sono stati
gettati giù, in dono a coloro che più sollecitamente tendevano le mani e
li afferravano". Più avanti Io stesso cronista descrive:
"Contemporaneamente alle libazioni, le famiglie che sono sui balconi
adorni di grappoli di uva, i quali formano dei disegni, li distaccano e li
lanciano di sotto. Nuovo dono alla folla, che prosegue a bere, avidamente. Ci troviamo ad una finestra. Scorgiamo mille braccia levate in
alto, mille volti sollevati. Tutti fissano con la più viva attenzione i grappoli i quali, piombando sui gruppi di persone, si sminuzzano. Gli acini
vanno al suolo, mentre quelli che bramano gustarli si curvano e rischiano di cadere gli uni sugli altri per afferrare il succoso frutto e metterselo in bocca". Lo stesso giornalista, infine, svela impietosamente il 'miracolo' della Fontana: "Il vino giunge da un lungo tubo che arriva alla fontana dal cortile di Palazzo Colonna dove si trovano le botti".
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Chiesa ancora non è stato sottoscritto e tuttavia non è difficile
riconoscere in questo episodio un conflitto tra autorità civile,
dominata dall'idea di un potere forte e l'autorità ecclesiastica,
preoccupata di difendere il proprio ruolo in seno alla società,
nonché una certa libertà d'azione nei confronti di un regime
sempre più invadente e totalitario. Quindi non una bega di paese,
o uno scontro di personalità, ma è piuttosto una diversa concezione del mondo che si riflette in questa disputa, che tra principio dal diverso modo di intendere la festa e la sacralità dei riti che
sono alla base della stessa Sagra dell'Uva. Il giornalista del
Piccolo, già citato, il giorno successivo all'incidente, polemizza
apertamente con l'autorità ecclesiastica per l'episodio occorso,
ma tace sulle richieste avanzate in sacrestia dal Comitato e dalle
autorità civili per legittimarle di fronte alla pubblica opinione6.
La vivace discussione andrebbe avanti ancora un pezzo se,
all'improvviso, non sopraggiungesse un fatto decisivo a interrompere la prova di forza: la reginetta e le damigelle scompaiono senza lasciare traccia, forse fatte allontanare nascostamente
da una porticina segreta della sacrestia. In loro assenza le autorità civili devono desistere necessariamente e l'esibizione sul palco
con la ripresa cinematografica si rende impossibile. Il giallo si
risolve il pomeriggio, quando dietro le pressioni del podestà sulle
famiglie della dodicenne Wanda Iozzi, figlia di Cesare e di Silvia
Pomardi, e delle damigelle Lorenza Del Sette e Attilia Giardini, fa
la sua comparsa pubblica a Palazzo Colonna la tanto cercata reginetta con il suo bell'abito di "crèpe de Chine" color crema con
frange dorate e con tanto di diadema sulla fronte. In mano reca
perfino uno scettro fatto con il tralcio di vite e grappoli d'uva. Ad
attenderla c'è l' on. Turati che le rivolge parole gentili e altre autorità giunte da Roma, ormai ben disposte dall'atmosfera gaia che
la festa promana e soprattutto dalla musica della banda, che non
perde tempo a intonare le note di Giovinezza.
1929 - domenica 6 ottobre. La 5a edizione della Sagra è già
riposta nell'immaginario collettivo e le aspettative sono tante. La
festa è ormai consolidata nelle sue linee essenziali e anche dal
punto di vista organizzativo non resta molto da fare per migliorare, tuttavia si possono aggiungere iniziative ed è quello che che
avviene, soprattutto con l'apertura della prima Mostra Enologica
e con la realizzazione del primo corteo in costume d'epoca. Le
nuove iniziative comportano una revisione temporale della distribuzione delle manifestazioni, con una inevitabile dilatazione
della festa che dura in tal modo più di dieci giorni. Il Comitato
organizzatore, presieduto dal podestà Gatti, Enrico Durantini,
vice presidente, è composto dai signori Tito Bellucci tesoriere,
Leone Ciprelli, Lorenzo Terribili segretario, Arturo Trinca,
Limiti, Palmieri, Larboni, Igino Di Sante. I festeggiamenti ufficiali iniziano sabato 28 settembre con l'accensione alle ore 21 di
una fantasmagorica luminaria, che ha procurato una diffusa
aspettativa nella gente, realizzata dalla ditta Di Rocco. Alle ore 8
di domenica 29 settembre, la banda musicale cittadina diretta dal
maestro Colasanti effettua una passeggiata per le vie di Marino;
ore 9 ricevimento in Comune dei concertisti di mandolino; ore 10
concorso dei complessi musicali di mandolino: primo premio f
6 Il Piccolo, cit., così afferma che in fondo si voleva soltanto rendere
omaggio alla reginetta, come previsto dal programma, e che "non si è
permesso alla reginetta ed alle sue damigelle d'onore di uscire dalla
Chiesa e salire sul vicino palco, per mostrarsi ai marinesi, ai romani e a
quanti facevano ressa intorno alla tribuna, attendendo invano"
500, secondo f 300, terzo f 200; ore 13 ricevimento della Banda
musicale di Albano diretta dal prof. Treschieri; ore 14,30 servizio musicale eseguito dal Concerto dei tranvieri del
Governatorato di Roma; ore 16 inaugurazione della I Mostra
Enologica Laziale presso la Sala dei Papi di Palazzo Colonna,
oratore ufficiale l'on. Capri Cruciani; ore 17 consegna dei premi
ai concerti mandolinistici; alle ore 18 tombola di f 3.000 a favore delle Opere Assistenziali; ore 19 illuminazione elettrica del
centro cittadino; ore 21 fuochi d'artificio della ditta A. Ferretti di
Frascati e servizi musicali. Giovedì 3 ottobre: ore 12 passeggiata della banda musicale cittadina; ore 15 gare podistiche con ricchi premi; ore 18 programma musicale nelle varie piazze della
città; ore 19 luminaria; ore 21 servizio musicale. Domenica 6
ottobre, giorno della Sagra dell'Uva: l'alba è salutata da numerosi spari di bombe; ore 8 ricevimento del Concerto dei tranvieri del Governatorato di Roma e della banda di Rocca di Papa; ore
9 solenne processione con l'immagine della Madonna del
Rosario, seguita dal trofeo tolto ai Turchi nel 1571, che termina
con la benedizione dell'uva offerta alla Vergine; ore 15,30 le fontane gettano vino, l'uva viene distribuita gli ospiti da un colossale cesto in piazza del Plebiscito; ore 18 estrazione della lotteria
avente per premio una botte di vino di malvasia; ore 18,30 primo
Corteo storico: Marcantonio Colonna ritorna a Marino dopo la
vittoria di Lepanto e, dopo essere stato ricevuto dai priori della
comunità, il signore entra nel suo avito castello scortato da soldati in costume d'epoca; ore 19,30 audizione delle canzonette
con premiazione in piazza del Plebiscito; ore 21 spettacolo pirotecnico della ditta Ferretti. Lunedì 7 ottobre: ore 1O passeggiata
della Banda musicale di Marino; ore 11 chiusura della Mostra
Enologica con l'assegnazione dei premi; ore 13 ricevimento della
Banda musicale di Albano; ore 13,30 gare podistiche con ricchi
premi; ore 17,30 tombola di f 3.000 a favore delle Opere
Assistenziali; ore 19 Corteo storico; ore 21 proiezioni cinematografiche all'aperto eseguite dalla Cineteca del Governatorato di Roma.
Fra le curiosità di questa edizione della festa segnaliamo il
costo delle cartelle delle varie tombole che è pari a una lira, bollo
compreso. Inoltre il Comitato organizzatore assegna premi speciali a quei balconi, negozi e finestre meglio addobbate e alle
fontane di vino realizzate da privati. Ai venditori ambulanti è vietata la vendita, per ragioni igieniche, del pane sulle bancarelle e
l'importazione di uva. Sfogliando i resoconti dei vari giornali, e
sono molti, abbiamo osservato che, quasi si fossero passati la
parola, nessun cronista accenna alla ormai abolita istituzione
della reginetta della vendemmia, o della Sagra, dopo le polemiche dell'anno precedente. L'uva alla Vergine del Rosario viene
offerta da uno stuolo di "fanciulli e fanciulle biancovestite"in
cestini su cui poi scende la benedizione impartita dall'abate parroco. Gli stessi bambini, più di trecento, eseguono un canto corale, composto da mons. Ercole Berardi, sotto la direzione di don
Salvatore Padroni.
Dal Messaggero (6 ott. 1929, p. 5) apprendiamo che l'idea
del Corteo storico è stata di Leone Ciprelli, l'allestimento, la preparazione dei costumi d'epoca e le attrezzature fomiti dalle ditte
Gentili e Rancati di Roma sono costati enormi sforzi organizzati vi e finanziari al Comitato, che vi ha profuso tutto il suo entusiasmo per renderlo imponente. La stampa è unanime nel giudicare il Corteo storico un'iniziativa che, oltre a caratterizzare
maggiormente la Sagra di Marino, desta un senso di viva commozione per lo storico episodio di Lepanto, vanto dei cittadini
marinesi e simbolo di una perenne memoria collettiva.
La Fontana dei Mori viene trasformata in un'ara pagana dal
prof. Franco Canevacci. Il parallelepipedo di finto marmo bianco, ornato con stucchi, sovrasta la fontana fino all'altezza della
colonna che resta nascosta all'interno. L'altra fontana, quella del
Tritone in piazza del Plebiscito, opera di Michele Tripisciano, è
nascosta da un gigantesco cesto di vimini a due manici colmo
d'uva, distribuita al momento opportuno da giovani avanguardisti. Poi ci sono le altre otto fontane "miracolose" della
Federazione degli Agricoltori, della Federazione dei
Commercianti, dei fratelli Alberto e Alessandro Fanasca, di
Lorenzo Trinca, di Alessandro Bemabei, di Alessio Andreuzzi,
della famiglia Limiti ecc. A proposito di fontane, in un articolo
apparso sulla Tribuna firmato "gibi" si polemizza con gli organizzatori della Sagra, appellandosi alla conservazione, o a un uso
più attento dei beni artistici e monumentali locali: "La Fontana
dei Mori, opera pregevolissima del 1600, va a poco a poco in
rovina e per le ricorrenze di feste viene contraffatta con sovrapposizioni tutt'altro che artistiche". Osservazione saggia, aggiungiamo noi, tuttora valida. Invece l'inviato del Popolo di Roma (8
ott. 1929) fa sapere ai lettori che almeno cinquantamila persone
sono accorse alla festa; mentre il giornale L'Impero titola l'articolo: "Oltre centomila persone partecipano alla V Sagra
dell'Uva". Cifra, quest'ultima, inverosimile, e allora azzardiamo
l'ipotesi che il giornalista possa aver visto doppio, avendo voluto constatare ripetutamente il "miracolo" della Fontana! I dati più
aderenti alla realtà sono quelli fomiti dalla Questura che confermano un afflusso di più di cinquantamila persone. Altri numeri
non sono meno strabilianti: si afferma che durante la giornata
siano sgorgati dalla fontane oltre cinquemila litri di vino e siano
stati distribuiti oltre mille quintali d'uva. L'uso trionfalistico
delle cifre potrebbe significare non solo la volontà da parte degli
organizzatori di esaltare il successo di una festa benvoluta dal
regime, ma pure che le masse sono pronte a muoversi compatte
di fronte a questa, come ad altre occasioni.
Tra i balconi meglio addobbati meritano di essere segnalati
quelli delle famiglie Luigi Frezza, ing. Paolo Paglia, Bemabei,
Galassini, Cortesini, Bellucci, Trinca, Durastante, Limiti,
Ciufoli, Andreuzzi. Fra le vetrine dei negozi adornate per I' occasione si distinguono quelle dei Magazzini dei Fratelli Fanasca, di
Andrea Limiti, di Andrea Giardini, di Camerata. Le trattorie più
attraenti risultano quelle di Bellucci, di Schiaffini, di Palmieri, di
Santone, di Vinciguerra, di Leandri. Tra le autorità intervenute si
ricordano, oltre all' on. Marescalchi in rappresentanza del
Governo, il prefetto di Roma dott. Montuori, il segretario federale dell'Urbe Vecchini, gli onorevoli Lantini, Cartoni, Preti,
Racheli, Bifani, Ceci, Berardelli, Capri Cruciani, il comm.
Enrico Santamaria vice presidente del Dopolavoro dell'Urbe, il
gen. Scapucci, il console della Milizia Ugo Colizza, il comm.
Viola, il conte Contini, il comm. Rinaldini, il comm. Natale. Per
la cronaca tutti questi e molti altri ancora accompagnati dalle
loro gentili consorti, hanno partecipato al ricevimento offerto
loro dal Municipio, mentre ai giornalisti convenuti è stato allestito un pranzo nei locali del Dopolavoro. Il banchetto è stato
servito dal ristorante La Rosetta di Roma. Al termine del ricevimento, ciascun ospite ha ricevuto un cestino ricolmo d'uva, confezionato dai cestinai del Piave e ideato dal cav. Domenico
Rebecca, appositamente per la Sagra. Le centinaia di cestini
pieni d'uva hanno colpito lattenzione degli ospiti al punto che si
propone di estenderne la confezione per tutte le esportazioni
ali' estero di uva, al fine di incrementare lattività artigianale dei
cestinai del Piave. Il prof. Bemstein, noto enologo tedesco e professore all'università di Gottinga ha assicurato che, per la sua
praticità e la sua eleganza il cestino del Piave avrà la sua migliore diffusione anche in Germania.
A Marino sono convenuti numerosi rappresentanti della
colonia veneta a Roma. Tra questi il prof. Gini, presidente
dell'Istituto Internazionale di Statistica. Fra le molte personalità
del regime invitate dal podestà Gatti vi è pure il Capo del
Governo Benito Mussolini, il quale declina l'invito, inviando un
proprio biglietto con i ringraziamenti e un premio per la mostra
dei vini. Il servizio d'ordine è stato diretto in modo impeccabile
dal commissario di polizia dott. Vincenzo Mancuso.
L'audizione poetico musicale per il concorso delle migliori canzoni, indetto dal settimanale di Ciprelli, "Il Ghetanaccio", è preceduta da una selezione della commissione giudicatrice dei testi poetic, di cui fanno parte anche Trilussa, presidente, ed Ettore Petrolini.
Inoltre opera una commissione per i testi musicali composta dai
maestri Alfredo Consorti, Ostilio Di Tullio e Guido Merolli.
Un giornalista della Tribuna (7 ott. 1929) racconta: "Qui (alla
fermata del tram), mentre attendo, qualcuno mi offre, con insistenza il distintivo della sagra dell'uva. Io guardo il venditore e sorrido.
Sorrido perché penso che non ci sia affatto bisogno di un distintivo
perché si possa capire che io tomo dalla festa di Marino".
1930 - domenica 5 ottobre. La 6a edizione della Sagra capita in un momento assai gravoso per la nazione. La "grande
depressione" si ripercuote ormai pesantemente su tutti i paesi
occidentali, dopo la grave crisi finanziaria iniziata negli Stati
Uniti verso la fine del 1929 con il crollo dei titoli quotati alla
borsa di New York. In Italia cade la produzione industriale ed
esplode la disoccupazione. Il governo fronteggia le difficoltà
economiche e sociali con un vasto programma di interventi pubblici e con la protezione dei prodotti nazionali. Nel mese di
luglio, nel corso di un importante congresso, si denuncia la
sovrapproduzione di vino, mentre gli esperti discutono sulla convenienza della distillazione. Il Governatore di Roma, principe
Boncompagni Ludovisi costituisce un comitato per l'organizzazione della Festa dell'uva da celebrarsi il 28 settembre, in conformità alle direttive impartite dal governo centrale. Abbondano
sulle riviste e nei quotidiani numerosi articoli sulla tradizione
gastronomica italica delle uve da tavola e non mancano storie,
ricette e consigli per l'ampeloterapia, con foto di giganteschi,
invitanti grappoli di uva Italia. Anche Marino deve partecipare
alla campagna nazionale per il consumo delle uve da tavola e
pertanto il 28 settembre organizza la Festa dell'uva, salvo poi
celebrare la successiva domenica 5 ottobre la sesta edizione della
Sagra dell'Uva. Il rischio per la Sagra poteva essere quello di
venire assorbita dalla Festa dell'uva, ma ciò non è avvenuto, a
dimostrazione che la Sagra di Marino ha salde radici culturali e
religiose, non basandosi soltanto su motivazioni di ordine turistico e commerciale. "La Festa dell'uva voluta dal Governo fascista è stata celebrata anche a Marino con speciali programmi e
con la vendita del prodotto del quale durante la giornata sono
stati consumati vari quintali. Quella di domenica scorsa a Marino
è stata però una specie di preludio alla Sagra, ormai tradizionale ... " (Il Messaggero, 28 sett. 1930).
Gli organizzatori della Sagra non si sentono affatto scoraggiati e volgono a loro favore la nuova situazione venutasi a creare : "la Festa dell'uva che si svolge quest'anno in tutti i centri
d'Italia il 28 settembre sarà a Marino maggiormente solennizza-
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ta (.... ). Ormai la Sagra di Marino è entrata nel numero delle
grandiose feste che si celebrano in Italia" (Il Popolo di Roma, 23
sett. 1930). Giovedì 2 ottobre viene indetta una gara alla corsa
dei cavalli; poi viene tirata una tombola di beneficenza. La
domenica della Sagra non è accompagnata dal bel tempo, che
resta incerto per tutto il giorno. Senza la pioggia il cielo è comunque velato e tira vento. Nonostante ciò un grande afflusso di
gente da Roma, dai Castelli e perfino folte comitive di stranieri
invadono Marino fin dalla prima mattina. Tutti sono accolti da
balconi, botteghe, piazze e vie agghindati e festosi per I' occasione. Ovunque pendono biondi lucenti grappoli d'uva inseriti fra
verdi festoni, luminarie multicolori e arabeschi bizzarri.
Traboccano da cesti e tinozze, tappezzano porte e vetrine, adornano le numerose fontane pronte a buttare vino, anziché acqua.
Sventolano un po' ovunque i drappi azzurri con lo stemma comunale e le bandiere tricolori. Striscioni e manifestini inneggiano al
vino ed esaltano le capacità nutrizionali dell'uva. Cartelli umoristici sul tema della vite e del vino sono collocati lungo le strade,
accompagnati da frasi famose sullo stesso argomento. La musica
eseguita da una banda, subito dopo il suo passaggio, viene rimpiazzata da quella di un'altra e così via. Oltre alle filarmoniche
di Marino e dei Castelli circonvicini fa la sua comparsa quella
famosa del Dopolavoro tranviario di Roma. L'uscita della solenne processione dalla chiesa di San Barnaba è annunciata da una
salva di mortaretti. Il corteo con tutte le confraternite, le associazioni cattoliche, i religiosi e i canonici salmodianti sembra interminabile. Anche quest'anno viene portato a spalla lo scudo turco
racchiuso nella teca. In testa a tutta la pompa un nutrito numero
di angioletti pronti a offrire i prodotti delle vigne alla Madonna
del Rosario. Soltanto che questa volta a partecipare alla tradizionale benedizione dell'uva, al termine della processione, ci sono
pure le autorità, non solo locali, fra cui il prefetto di Roma
Montuori e il sottosegretario ali' Agricoltura on. Marescalchi, il
quale per primo mette ai piedi della Vergine un cestino di'uva,
subito seguito dai bambini della processione e da "giovani campagnole, nei bellissimi costumi locali" (Il Popolo di Roma, 7 ott.
1930). Al termine delle sacre funzioni, le suddette autorità si
avviano verso palazzo Colonna per inaugurare la Bottega del
Vino e la II Mostra Enologica Laziale, organizzata in collaborazione con la Federazione Nazionale del Commercio Enologico,
realizzata con i contributi del Consiglio Provinciale
dell'Economia e della stessa Amministrazione della Provincia.
La novità è rappresentata dall'istituzione della Bottega
Comunale del vino, paragonabile ad una moderna enoteca con la
possibilità di effettuare degustazioni, avente finalità pubbliche,
quali la promozione pubblicitaria e l'incremento di consumo dei
vini locali prodotti, nonché favorire gli incontri durante il tempo
libero. La Bottega del vino, rispetto ali' osteria screditata e volgare, intende divenire - secondo quanto detto dall'on.
Marescalchi nel discorso inaugurale - un luogo pubblico nuovo
che sia in grado di accogliere "la classe media ed elevata, che
forse non a torto trova inelegante farsi vedere all'osteria". Quella
di Marino è la prima ad essere aperta, ma lonorevole si augura
che presto ne vengano aperte, su tale esempio, tante altre in tutta
Italia. La Bottega del vino si trova al piano terra del municipale
palazzo Colonna. In fondo al vasto salone un grande caminetto;
al centro tavoli e panche da osteria; tutto intorno armadi a vista
con le bottiglie del vino ben esposte. Le pareti sono state affrescate per l'occasione con soggetti enoici dal!' artista Walter Roveroni.
Nella Sala dei Papi dello stesso palazzo il Comitato per i
festeggiamenti offre un pranzo a tutte le autorità presenti. Nel
primo pomeriggio giunge al Comune I' on. Bottai, giovane ministro delle Corporazioni, anche lui interessato all'esperimento
della Bottega del vino e con lui vanno a prendere posto sul palco
gli ospiti e le autorità, fra cui Marescalchi e Montuori, gli onorevoli Cartoni e Bifani, Preti e Dudan, il comm. Santamaria del
Dopolavoro dell'Urbe, il podestà di Marino Ugo Gatti, la medaglia d'oro De Cesaris, il comm. Viola il conte Carosi Martinozzi,
il comm. Valentini, il prof. Fornaca podestà di Genzano, Tonetti
podestà di Formia, Lombardi podestà di Albano, il campione
mondiale di pugilato Giovanni Raicevich, il prof. Quattrucci e
diversi altri autorevoli personaggi dell'epoca.
In piazza del Plebiscito, di fronte al duomo, quest'anno il
grande cesto di vimini è stato sostituito da un gigantesco tino alto
almeno 15 metri, sormontato da ciclopici grappoli d'uva di cartapesta, dal quale viene distribuita uva e vino a tutti non appena
viene dato il segnale convenuto: l'attacco della Marcia Reale e di
Giovinezza. Vengono ammirate pure le altre fontane artistiche
collocate in vari punti della città, fra cui quelle della
Confederazione Nazionale Fascista degli Agricoltori, adornata di
tralci e drappi multicolori, quella della Federazione Viticoltori,
della Federazione Commercianti, dei Fratelli Fanasca, di
Leonardo Terribili. Sulla piazza XXVIII Ottobre, di fronte al
vecchio municipio, viene innalzata una gigantesca fruttiera. Sia
questa, che il tino sono opera dell'artista Roveroni, che le ha
disegnate e ne ha diretto i lavori di costruzione. Per l'illuminazione si abbandona il tipo cosiddetto "alla veneziana", con fili di
lampade, e si installano molti potenti riflettori situati in vari punti
della città. Alle 19 il corteo folcloristico e la sfilata dei carri: "In
mezzo alla folla che stipa tutte le vie passano lentamente i carri
trainati dai buoi. Donne e vignaioli in costume popolare locale
tolgono dai cesti grappoli profumati e li lanciano sulla folla che
non si stanca di .... mangiare e di applaudire" (Il Popolo di Roma,
cit.). Fra i carri più belli vengono ricordati quelli del marinese
Alfredo Reali e del Consorzio Agrario Produttori Laziali di
Albano. Dopo il passaggio dei carri inizia in piazza del Plebiscito
la rappresentazione di Bacco a Marino, un atto unico in versi a
sfondo mitologico, ma popolare e scherzoso, scritto da Leone
Ciprelli e musicato dal maestro Alessandro Billi. Interpreti:
Boscarini, Biasini e Guagnello della compagnia "Teatro della
fiaba", Grandi applausi per l'autore e per Tito Bellucci del comitato organizzatore, presieduto dal podestà Gatti e composto dai
signori: Lorenzo Terribili, segretario ed economo, Enrico
Durantini, Arturo Trinca, Antonio Mariano, Pietro Ciufoli, con la
personale collaborazione di Enrico Santamaria e di Ezio Pizzi del
Dopolavoro dell'Urbe. Fra i benemeriti e i maggiorenti di
Marino che contribuiscono alla riuscita della Sagra vi sono pure
Quirino Bernabei, Francesco Vitali, il cav. Ferruccio Gabrieli,
che per tutte le edizioni della Sagra ha donato un incalcolabile
numero di ceramiche artistiche.
Anche questa volta le canzoni e gli stornelli dell'annuale rassegna, promossa per la Sagra, vengono raccolti in un numero
unico. I festeggiamenti si concludono con uno spettacolo pirotecnico.
1931 - domenica 4 ottobre. La 7a edizione della Sagra,
accompagnata da un magnifico sole autunnale, viene annunciata
più trionfalistica che mai dai quotidiani: "I festeggiamenti che a
Marino, sotto la direttiva del Dopolavoro dell'Urbe prepara in
occasione della VII Sagra dell'Uva, vanno assumendo di giorno
in giorno proporzioni sempre più vaste; tanto che le manifestazioni degli anni scorsi appariranno quasi meschine di fronte a
questa, che il 4 ottobre farà accorrere al ridente dei Castelli
Romani migliaia e migliaia di persone. Di anno in anno la celebrazione di Marino da paesana che era si fece provinciale e da
provinciale addirittura nazionale in questi ultimi tempi. ( ..... )
Essa è assurta adesso all'onore del Baedeker dei turisti stranieri,
e cittadini di tutte le Nazioni vi intervengono ogni anno sempre
più numerosi" (Il Piccolo, 1 ott. 1931). Il Comitato esecutivo del
Dopolavoro è presieduto dal segretario federale Nino d'Aroma,
coadiuvato dal reggente avv. Igino Pinci e dal podestà di Marino
Ugo Gatti, il quale, a sua volta è pure presidente del Comitato
locale, composto dal vice presidente Costantino Arturo Trinca,
rag. Oscar Fabi, segretario Leone Ciprelli, Virgilio Benedetti,
Enrico Durantini, Emidio Tomassini, ing. Remo Ciufoli, Angelo
Negroni, Quinto Masi, Tito Negroni, Lorenzo Trinca, Armando
Martorino Bruzio, Alberto Larboni, prof. Del Moro. I soliti ornamenti di tralci di vite e di grappoli d'uva accolgono i visitatori fin
dal loro ingresso in città. Una novità: a realizzare la pubblica
vendemmiata concorrono non soltanto i balconi delle vie principali del centro, tutti addobbati d'uva, ma sono stati installati dei
festoni lunghissimi da un lato all'altro del corso Vittorio
Emanuele, carichi anch'essi di grappoli, che vengono calati al
momento opportuno per mezzo di apposite funi passanti su carrucole fissate sulle facciate dei palazzi. I "pergolati", come li
chiamano i giornalisti, si abbassano veloci per farsi depredare
dalle persone che attendono la "deliziosa manna vendemmiale".
Il Lavoro Fascista sostiene che alle 10 di mattina ci sono già
20.000 persone a gremire le vie e le piazze. Alle ore 9 ricevimento del Concerto dei Tranvieri del Governatorato e della
Banda di Rocca di Papa; ore 11 la processione solenne con il trofeo di Lepanto, preceduta e seguita dalle musiche delle bande di
Marino e del Dopolavoro dell' ATAG di Roma. Al termine dell'offerta dell'uva alla Vergine con la rituale benedizione, !'on.
Marescalchi va ad inaugurare nelle sale di Palazzo Colonna la III
Mostra Enologica Laziale, realizzata con il patrocinio della
Federazione Nazionale Fascista del Commercio Enologico e
della Federazione Provinciale degli Agricoltori del Lazio. Fra le
autorità presenti l' on. Capri Cruciani, che ha tenuto il discorso
inaugurale, il sen. Curti, l' on.. Vaselli, l' on. Racheli, Guido
Milanesi, l' on. Berardelli, il dott. Terlizzi, il gen. Pirzio Biroli, il
comm. Vola, il comm. Perini, il comm. Valentini, Silvio
Fioravanti, il comm. Scifoni, il principe don Pietro Colonna, il
comm. Durantini, il sen. Barzilai, il dott. Ribolla, il dott. Lantini,
l'avv. Pinci, il console Rosati, il dott. Ceccarelli, il cav. Vitali.
Numerosi giornalisti italiani e stranieri, questi ultimi guidati dal
dott. Hodel. Per la delegazione della stampa estera ha parlato il
dott. Vaucher. Tutte le autorità e i rappresentanti della stampa
sono poi andati al banchetto offerto loro in Municipio. Alle ore
15,30 un colpo di cannone dà il segnale che le fontane buttano
vino, mentre i festoni, di cui si è detto, si abbassano lentamente
al suolo per consentire la pubblica vendemmiata. Un giornalista
del Lavoro Fascista (cit.) rilancia il "mistero" del miracolo dell'acqua tramutata in vino: "Le fontane marinesi, in questa occasione, sono inesauribili, perché sono collegate segretamente con
una cantina misteriosa, una specie di sorgente vinicola, di cui
soltanto il Podestà conosce l'ubicazione". Alle 18,30 sfilata di
carri allegorici, alcuni già impiegati nelle varie feste dell'uva
della domenica precedente, altri costruiti appositamente per l' occasione. Alle ore 20 fuoco pirotecnico. Lunedì 5 ottobre: ore 12
passeggiata della banda cittadina; ore 13,30 corsa di cavalli al
fantino, ore 17,30 tombola di lire 3000, a beneficio del O.N.D.,
ore 19 in piazza del Plebiscito audizione delle canzonette premiate alla Sagra dell'Uva, ore 21 servizio musicale. La Fontana
dei Mori, allestita direttamente dal Comitato, si è presentata
all'annuale appuntamento tutta inghirlandata di semplici festoni,
mentre in piazza XXVIII Ottobre la fontana della Federazione
dei Commercianti, rappresenta un gigantesco Bacco di gesso e
cartapesta seduto su una botte. Le altre fontane sono di Lorenzo
Trinca, di Angelo Negroni, di Alessandro Bernabei e di altri non
nominati. Al termine della pubblica vendemmiata e del miracolo
della fontana si sono accese le luci multicolori e sono sfilati i
carri, a partire da corso Vittoria Colonna: quello di Velletri, preceduto dalla banda musicale di questa città, poi quello di
Nettuno, di Albano, ecc. Dai carri viene pure distribuita uva a
piene mani agli ospiti. Fra tutti i carri è stato molto ammirato
quello che rappresenta una nave gigante, che forse si inspira a
quella di Lepanto, talmente grande che la sua mole, finisce per
ostruire una strada al suo passaggio, così la meravigliosa imbarcazione si incaglia tra le secche di due case e non riesce più a
proseguire. Il Piccolo stima la folla in almeno 50.000 persone.
Fra i premi consegnati ai vincitori, della terza Mostra Enologica,
la medaglia del Capo del Governo, quelle di Giuriati, di Bottai,
di Sirianni, di Mosconi, di Ciano, di Balbino Giuliano, di De
Bono, di Acerbo, del prefetto di Roma Montuori, del
Governatore di Roma Boncompagni Ludovisi, di Starace e di
altri meno noti esponenti del regime. L'interesse della classe dirigente per la Sagra di Marino è palese e lo dimostrano le cure che
le vengono riservate all'organizzazione della festa. Fra le righe
del Lavoro fascista possiamo intendere le reali ragioni ideologiche di tante attenzioni: "La celebrazione di ieri perpetua quindi
la tradizionale Sagra marinese ed afferma ancora una volta che in
qualunque momento,anche quando la crisi economica sta per
toccare l'acme, pressando e gravando su tutti, il popolo italiano
non perde il suo buon umore, la sua gioconda serenità, la sua
eterna giovinezza, ma sa ritrovare se stesso, attraverso le note
delle canzoni popolari che riecheggiano nello spirito di ognuno,
suscitando degli impeti lirici e degli entusiasmi gioiosi". In un
momento particolarmente difficile, sul piano economico sociale
e politico (è del 1931 l'aspro contrasto fra il Governo fascista e
il Vaticano riguardo l'attività dell'Azione Cattolica e il monopolio dell'educazione della gioventù italiana!) il regime non può
non puntare con tutti i suoi mezzi sulla raccolta del consenso,
raggiunto anche con mezzi demagogici. Al riguardo è possibile
cogliere sul Messaggero (24 sett. 1931) alcune note sulla funzione di certe organizzazioni come l'Opera Nazionale Dopolavoro:
"Fra tutti gli organi realizzati dal Fascismo nel campo della politica sociale l'O.N.D. tiene certamente un posto di grandissima
importanza per il compito che il Duce le ha conferito di promuovere la costituzione, il coordinamento, la propulsione di istituzioni atte ad elevare fisicamente, intellettualmente e moralmente
i lavoratori intellettuali e manuali nelle ore libere di lavoro". Si
consideri che fra gli altri organismi inquadrati nell'ordinamento
corporativo e giuridicamente riconosciuti c'erano l'O.N.M.I., per
la maternità e l'infanzia, l'O.N.B., Opera Nazionale Balilla, per
l'educazione fisica e "morale" della gioventù, il Patronato
Nazionale Assistenza degli operai nel campo delle Assicurazioni
sociali. Tutte le organizzazioni dovevano contribuire a realizzare
integralmente l'unità economica e politica della nazione italiana
nello Stato fascista.
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1932 - domenica 2 ottobre. La 8a edizione della Sagra viene
salutata all'alba dallo "sparo di cannoni". Ore 8 ricevimento del
Concerto del Dopolavoro dell'Urbe; ore 9 solenne processione
tradizionale con il simulacro della Madonna del Rosario, seguita
dallo storico trofeo dello scudo "tolto ai Turchi dai soldati marinesi nella Battaglia di Lepanto"; ore 10 benedizione dell'uva in
piazza del Plebiscito impartita dall'abate mons. Grassi; ore 11
inaugurazione della IV Mostra Enologica Laziale nella Bottega
del Vino con l'intervento dell'on. Marescalchi e di altre autorità;
ore 15 tutte le fontane gettano vino e viene distribuita uva nella
pubblica vendemmiata lungo il corso Vittorio Emanuele; ore
18,30 corteo di carri folcloristici ed illuminazione elettrica alla
veneziana delle vie e piazze principali, ore 21 grandiosa girandola. Durante tutto il giorno ha prestato servizio il Concerto bandistico di Marino e quello del Dopolavoro dell'Urbe. Lunedì 3
ottobre: ore 10 concerti nelle vie e nelle piazze delle bande musicali; ore 11 chiusura della Mostra Enologica ed assegnazione dei
premi; ore 13,30 corsa dei cavalli al fantino con premi di f. 700
al primo arrivato e di f. 300 al secondo; ore 17,30 tombola di f.
3.000 a favore delle Opere Assistenziali: ore 20 grande audizione delle canzonette premiate al Concorso della Sagra bandito dal
Dopolavoro dell'Urbe.
Un servizio speciale di treni e di tram viene assicurato a tutti
i viaggiatori che intendono recarsi a Marino con corse di ritorno
protratto fino alle prime ore del mattino seguente. La Direzione
delle tramvie ha disposto che il servizio sia prolungato fino all'esaurimento del pubblico. Del Comitato esecutivo dell'ottava
Sagra fanno parte: il podestà Gatti, presidente, il cav. Lorenzo
Terribili segretario, Arturo Trinca, Tito Bellocci, Lorenzo Trinca,
rag. Pietro Narduzzi, prof. Franco Canovacci, Alcide Turchesi,
Emidio Tomassini, Antonio Guercini, Romualdo de Marchis,
Alberto Larboni, Armando Martella, Virgilio Benedetti, Leone
Ciprelli, prof. Quattrucci, prof. Del Moro, dott. Quirino
Bemabei, cav. Angelo Andeuzzi, prof. Nino Lodi, Noè Ludovisi,
cav. Antonio Mercuri, ing. Adalberto Martella, comm. Enrico
Durantini, Elpidio Benedetti, rag. Oscar Fabi.
Gli organizzatori sono sempre molto attenti a curare l'aspetto
della comunicazione e della pubblicità della Sagra dell'Uva. A tale
riguardo abbiamo rintracciato un trafiletto del Messaggero (25
sett. 1932, p.6), nel quale - pubblicità della pubblicità - si annuncia l'affissione della locandina della Sagra con la riproduzione del
disegno, a dimostrazione di quanto la festa fosse effettivamente
seguita e attesa: "Domani saranno affissi per le vie della Capitale i
programmi e i cartelli redarne della VIII Sagra dell'Uva di Marino
(... ). I cartelli in parola rappresentano un carretto a vino sormontato da un enorme rampazzo; nello sfondo, lontano, brilla per
migliaia di luci, la bella chiesa marinese di San Barnaba".
A proposito della IV Mostra Enologica Laziale, inaugurata
come negli anni precedenti dall'on. Marescalchi, alla presenza di
numerose e alte personalità, il giornalista de Messaggero (1 ott.
1932, p.2) nota per i suoi lettori: "L'aspetto della mostra ospitata nei vasti locali della Bottega del vino è davvero imponente per
lo stragrande numero dei fiaschi, delle damigiane e delle bottiglie allineate e ben disposte in appositi alti larghi e capaci scaffali. È, questa, una delle biblioteche enologiche più rare e ben
fomite!" All'imbrunire un corteo di carri folcloristici parte da
villa Desideri, percorre corso Vittoria Colonna e corso Vittorio
Emanuele, fino a piazza del Plebiscito, dove, sotto il duomo, si
scioglie. Contemporaneamente dalla prospiciente collina raggiungibile da via delle Vascarelle, si innalzano fuochi d'artificio
di inusuale bellezza e a lungo protratti. La pubblica audizione
delle canzoni viene annunciata dalla stampa in modo magniloquente, poiché ad interpretare i nuovi testi e le musiche è la compagnia del noto cantautore Romolo Balzani, più celebre che mai
quest'anno per aver riportato, con la canzone Pe' Lungotevere,
uno strepitoso successo al festival di San Giovanni a Roma.
Fin dal mattino le strade della città sono pavesate di pennoni
tricolori che fuoriescono dalle facciate dei palazzi del centro.
Balconi negozi e cantine sono artisticamente addobbate con
grappoli e pampini d'uva. Come l'anno precedente larghi festoni
carichi di grappoli restano sospesi attraverso le principali vie
della città con funi e carrucole, esposti alla tentazione dei golosi
che nel tardo pomeriggio possono liberamente vendemmiare. Fra
i carri folcloristici si ricordano per particolare bellezza e originalità quello realizzato dal Dopolavoro di Nettuno, che rappresenta una grande imbarcazione. Hanno fatto pure loro comparsa i
carretti a vino, ambasciatori dei Castelli Romani nelle osterie
della Capitale, disposti in una lunga sfilata, variopinti, infiocchettati e tintinnanti, dai quali è stata distribuita l'uva. Al momento della vendemmiata "nutriti gettiti di grappoli d'uva vengono
effettuati dai balconi e dalle finestre". La prima a buttare vino è la
Fontana dei Mori abbigliata semplicemente con tanta verzura.
La Banda musicale del Dopolavoro dell'Urbe, quella della
697a Legione Avanguardisti del Rione Trastevere, il Concerto di
Marino e lorchestra a plettro del Dopolavoro di Genzano, "con
l'esecuzione di inni e di scelte marce, hanno inondato la bella cittadina con l'armonia delle loro note" (Il Messaggero, 3 ott. 1932,
p. 5). Fra le autorità presenti alla rituale benedizione dell'uva sono
stati notati I' on. Marescalchi, sottosegretario ali' agricoltura, I' on.
Lantini, l' on. Racheli, I' on. Bottai, l' on. Capri Cruciali presidente
della Federazione Fascista Agricoltori, I' on. Ezio Garibaldi, il
podestà di Frascati, Gaetani, quello di Castel Gandolfo, Ribolla, e
quelli di altri comuni dei Castelli Romani, quello di Formia, cav.
Buonsignore, e il vice podestà di Terracina, infine il luogotenente
della milizia Bresciani, il dott. Quattrucci direttore della Cattedra
ambulante di agricoltura; mentre il prefetto di Roma, Montuori,
giunge nel pomeriggio per il vino dalle fontane insieme al capo di
gabinetto alla Presidenza del Consiglio, Gherardo Casini, al generale Bresciani, alla medaglia d'oro De Cesaris, Beer, Orlando,
Cartoni, Ferme, Leonino da Zara.
1933 - domenica 1 ottobre. La 9a edizione della Sagra inizia
sabato 30 settembre con l'accensione dell'illuminazione "sfolgorante" alle ore 20, quindi mezz'ora dopo si è tenuto un servizio
musicale in piazza del Plebiscito, conferendo un'atmosfera di
festa alle vie e alle piazze del centro storico. Il programma della
Sagra non si scosta da quello ormai collaudato delle precedenti
edizioni: ore 8,30 servizio musicale per le vie cittadine; ore 9
solenne processione; ore 10 benedizione delle uve; ore 11,30
inaugurazione della V Mostra Enologica; ore 15,30 tutte le fontane gettano vino, cui fa seguito la pubblica vendemmiata; segue
una sfilata di carri allegorici ispirati al tema vendemmiale; altermine una grandiosa girandola pirotecnica. Lunedì 2 ottobre la
festa prosegue con servizio musicale per le vie cittadine; alle ore
11 chiusura della Mostra Enologica e assegnazione dei premi ai
concorrenti vincitori; ore 17,30 tombola di f. 3.000 a favore delle
Opere Assistenziali; ore 21 grande audizione delle canzonette
premiate al Concorso poetico musicale della Sagra di Marino.
Fra le particolarità di questa edizione si segnala l'iniziativa
delle Ferrovie dello Stato e delle Tramvie dei Castelli Romani
che concedono l'applicazione della tariffa popolare di f. 3 per il
biglietto di andata e di ritorno sul tratto Roma-Marino per giorni
1 e 2 ottobre.
Al Concorso delle canzonette risultano premiate con una medaglia d'oro ben due canzoni di Cesare Cesarini, musicate da Renato
Moretti, Notte d'ottobre, e da Eraldo Masucci, Sotto la pergola.
Sul Messaggero (28 sett. 1933, p. 4) si può leggere a proposito dei Preparativi di Marino: "A questo scopo il Commissario
Federale on. Serena ha impartite precise disposizioni al
Dopolavoro dell'Urbe, perché l'organizzazione fosse condotta
con quel ritmo e con quel carattere che contraddistinguono ormai
tutte le manifestazioni che si svolgono sotto l'egida del Fascio
Littorio". Anche l'immagine di efficienza contribuisce a formare
il consenso per il regime. La stampa non manca di sottolineare
con lo stesso tono trionfalistico di tante "battaglie" condotte per
il raggiungimento degli obiettivi nazionali, come la produzione
del grano ad esempio, che il "concorso di gente ha superato quello degli anni precedenti".
La Fontana dei Mori è abbellita in modo semplice, con i consueti tralci di vite e grappoli. Al momento dell'offerta dell'uva
alla Madonna la gente si inginocchia, mentre "tra fragorose detonazioni di granate ed il suono delle campane a festa si procede
alla solenne benedizione dell'uva". Fra le bande musicali si
distingue quella del Dopolavoro dell' ATAG di Roma che rallegra la festa con un programma eccezionale.
Fra le autorità di maggiore spicco che visitano la V Mostra
Enologica Laziale e la Bottega del vino vi sono il vice segretario
del Partito Nazionale Fascista, prof. Marpicati, e I' on. Bottai, quindi il prefetto di Roma, il commissario federale on. Adelchi Serena,
il reggente del Dopolavoro dell'Urbe, avv. Giuseppe Orlando, il
segretario provinciale del Dopolavoro, cav. Pesci, il podestà di
Marino Gatti ed altri. Per gioco Donna Bianca Pio di Savoia e la
signora Gatti si pongono al banco di vendita della Bottega del vino
e offrono il biondo nettare con graziosa signorilità.
A dare il via al miracolo delle fontane, quest'anno tocca al
prof. Marpicati, il quale, "alla testa delle autorità e tra gli applausi e gli evviva della folla", alle ore 15 in punto si reca sulla piazza XXVIII Ottobre, dove è stato eretto un mastodontico e magnifico torchio enologico, "perfettamente intonato ali' ambiente e
alla circostanza", mentre in piazza del Plebiscito sorge il Chiosco
del Decennale, genialmente ideato dall'egregio comm. Lazzaro,
direttore delle Scuole professionali di Marino. A un cenno del1' esponente del regime, circondato da centinaia di panieri d'uva,
le fontane prendono a sgorgare vino purissimo, autentico Marino
bianco e rosso. La Fontana dei Mori presa d'assalto, è difesa da
due soli carabinieri che riescono a contenere la straripante folla e
a regolare il turno di bevitori. Per primo assaggia il vino il prof.
Marpicati, poi il suo esempio viene presto seguito dalle graziose
signore della buona società. Ancora dalla stampa apprendiamo
che: "sfilano i carri dell'uva, molti dei quali originalissimi e tanto
ammirati", per cui: "Passano i fanciulli con grappoli d'uva seguiti dai grandi con fiaschi e con i bicchieri e in tutti è la gioia, in
tutti è la più spensierata, gioconda e sana spensieratezza " (Il
Messaggero, 3 ottobre 1933, p.4).
1934 - domenica 7 ottobre. La 10a edizione della Sagra è preceduta, nel corso del mese di settembre, da iniziative sparse in
ogni parte d'Italia per dare vita alla V Festa nazionale dell'uva.
Ogni città piccola o grande ha la sua celebrazione enologica, ne
sono testimoni i quotidiani che giornalmente enumerano le varie
iniziative nella Capitale e nella Provincia per la promozione del
consumo dell'uva. La novità consiste nel fatto che tali feste si
svolgono nel corso del mese di settembre, ma non tutte nello
stesso giorno, come invece accadeva negli anni precedenti. Si
hanno così alcune feste dell'uva come quella di Zagarolo e la
Sagra del Pizzutello di Tivoli, che durano ancora oggi. I festeggiamenti per la Sagra dell'Uva di Marino vengono annunciati
con anticipo dalla stampa fin dalla metà del mese di settembre
che si svolgono dal 6 all'8 ottobre. Fra le altre iniziative in cartellone Il Messaggero (20 sett. 1934, p. 4) pubblicizza il concorso poetico musicale di Marino.
La decima Sagra dell'Uva, domenica 7 ottobre, si presenta
con il seguente programma: ore 8,30 servizio musicale nelle vie
principali; ore 9 solenne processione con l'immagine della
Madonna del SS. Rosario; ore 10 benedizione dell'uva; orel0,30
inaugurazione della VI Mostra Enologica. Poi, il pomeriggio, alle
ore 15,30 tutte le fontane pubbliche delle piazze gettano vino, cui
fa seguito una distribuzione gratuita di uva da un artistico e grandioso Trionfo appositamente costruito in piazza del Plebiscito; ore
18,30 corteo di carri vendemmiali; ore 21 girandola di fuochi
d'artificio. Lunedì 8 ottobre, alle ore 1O servizio musicale per le
vie della città; ore 11 chiusura della Mostra Enologica con assegnazione dei premi; ore 15 corsa dei cavalli al fantino con premio
di f. 900 per il vincitore; ore 17,30 tombola di f. 3.000 a favore
del Dopolavoro. Fanno seguito uno spettacolo musicale e cinematografico alle ore 21. Fra le fontane, oltre a quella celebre dei
Mori, ce n'è una molto scenografica realizzata in piazza XXVIII
Ottobre dalla Delegazione dei Commercianti di Marino, presieduta dal fiduciario Emidio Tomassini.
1935 - domenica 6 ottobre. La 11 a edizione della Sagra si
svolge in contesto politico nazionale ed internazionale profondamente mutato rispetto agli anni precedenti. Nell'intento di far
allontanare ulteriormente Mussolini da Hitler e farlo avvicinare
alla Francia, il ministro degli esteri francese Lavai, in visita a
gennaio, ha lasciato intendere al governo italiano di avere mano
libera nei confronti dell'Etiopia. In tal modo l'Italia mette in atto
i preparativi e i piani di invasione dell'Etiopia che avviene il 3
ottobre. Nonostante una tenace resistenza le truppe italiane occupano Adua il 6 ottobre e il giorno seguente la Società delle
Nazioni dichiara l'Italia paese aggressore con conseguente applicazione delle sanzioni economiche dal successivo 18 novembre.
Queste ultime, ancorché blande ed inefficaci, rafforzano il consenso del popolo italiano al regime fascista e consentono a
Mussolini di intraprendere in campo economico provvedimenti
di tipo autarchico. Le attenzioni della stampa sono polarizzate ai
grandi avvenimenti internazionali e non hanno spazio per dare,
come negli anni precedenti, dettagliati resoconti delle feste popolari di regime. Dal Messaggero (27 sett. 1935, p. 4) apprendiamo che il locale Comitato della Sagra dell'Uva, insieme al
Dopolavoro dell'Urbe, sta concretando il programma che prevede la riedizione del corteo storico in costume celebrativo del
ritorno del principe Marcantonio Colonna dalla vittoria di
Lepanto ed il suo trionfo. L'interesse è talmente elevato per questa festa - viene detto - che l'EIAR, ente radiofonico di Stato, ed
alcune stazioni radio straniere hanno deciso di installare i microfoni per la trasmissione delle varie fasi del programma. Cosa che
avviene puntualmente. Fra le curiosità si annuncia lentrata in
servizio ad ottobre della Littorina, il primo treno rapido elettrico
in servizio di linea. Il locomotore 428 è la macchina elettrica più
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potente costruita in Italia. Il primo esperimento in servizio del
treno, il cui nome è ispirato al Fascio Littorio, avviene sulla linea
Tiburtina-Firenze, percorsa in "appena" quattro ore. Il
Messaggero (3 ott. 1935, p. 4) annuncia che le prossime ottobrate i gitanti potranno farle in Littorina.
Alla Mostra Enologica Laziale pervengono premi del Re e
del Duce: due bellissime medaglie che vengono concesse ai
primi riusciti nel concorso. L' on. Giuseppe Bottai, spesso presente alla Sagra marinese, viene nominato negli stessi giorni
Governatore di Roma. Sul bollettino parrocchiale di Marino Il
Campanile, V, 13 (10 nov. 1935, p. 2) compaiono alcune osservazioni di carattere riduttivo riguardanti la manifestazione: "questa festa caratteristica della nostra città non ha portato nel suo
programma variazioni sensibili (... ). Quel che resta sempre un
voto e che dovrebbe divenir un fatto, se la buona volontà dei cittadini non mancasse, è il numero di una vera ricostruzione artistica del trionfo di Marcantonio Colonna, che si iniziò da
Marino, per compiersi in tutta la sua grandiosità in Roma. Lo
slancio dei marinesi non dovrebbe mancare per una creazione
figurativa di questo genere che potrebbe divenire una vera caratteristica e una leva di grande richiamo per tutto il Lazio ad ogni
ricorrenza della nostra Sagra" .
Le canzoni della pubblica audizione, relativa alla Concorso
poetico musicale, vengono presentate in due serate a Marino il 6
e il 7 ottobre in piazza del Plebiscito, sotto la direzione artistica
di Giovanni Petti e di Oberdan Petrini. Una raccolta delle canzoni premiate viene pubblicata in un elegante volumetto.
154
1936 - domenica 4 ottobre. La 12a edizione della Sagra passa
inosservata all'attenzione della stampa, tutta presa dalla guerra in
corso, iniziata giusto un anno prima, contro l'Etiopia. Il 5 maggio le truppe italiane sono entrate in Addis Abeba, la capitale, il
Negus ha abbandonato il suo paese, mentre il titolo di imperatore di Etiopia passa al re d'Italia Vittorio Emanuele III. Il 4 luglio
la Società delle Nazioni revoca le ormai inutili sanzioni economiche decretate all'Italia all'inizio dell'avventura coloniale,
riconoscendo in tal modo il fatto compiuto. La popolazione italiana è impoverita dalle scelte autarchiche del regime e dall'economia di guerra che brucia risorse ragguardevoli. In seguito alle
ingenti spese della campagna militare, prima in Etiopia e poi in
Spagna, dove dal 18 luglio è scoppiata la guerra civile, nella
quale Mussolini ha inviato cinquantamila "volontari" in appoggio ai ribelli franchisti, il governo italiano decide il 5 ottobre di
svalutare la lira del 41 per cento.
Non è più tempo di parlare di Sagra dell'Uva, la carta per i
giornali se non scarseggia è contingentata. Inoltre lopinione
pubblica non può e non deve più essere distratta da feste spensierate. L'attenzione deve essere ricondotta alla realtà politica
internazionale che si va facendo sempre più fosca e nella quale
l'Italia vuole svolgere un ruolo da protagonista. Sul Messaggero
del 1936, fra settembre e ottobre, non compaiono articoli su nessuna Festa nazionale dell'uva.
1937 - domenica 3 ottobre. La 13a edizione della Sagra 1937
- 13. L'autosufficienza economica della nazione diventa una
scelta e un vanto del regime. Entra in produzione il lanital, la
prima fibra surrogato della lana brevettata in Italia. Altri prodotti nazionali non c'è più bisogno neanche di reclamizzarli, una
volta data l'impostazione autarchica alle strutture produttive.
Nonostante la generale penuria produttiva di beni, il prestigio di
Mussolini è al culmine, specialmente dopo il successo nella
guerra etiopica e il patto di alleanza con la Germania di Hitler.
Il Comitato per i festeggiamenti è presieduto da Alfideo
Berrettoni, nuovo podestà di Marino, e assistito dal segretario
Virgilio Benedetti.
"Molto interesse ha suscitato la Mostra Enologica Laziale
anche per i ricchi premi inviati dal Re-Imperatore e dal Duce.
Nella mattinata si è svolta la processione e la benedizione dell'uva offerta alla Vergine; nel pomeriggio il classico spettacolo
delle fontane che buttano vino, la sfilata dei carri, cortei vendemmiali e gare pirotecniche" (Il Messaggero, 4 ott. 1937, p. 2).
Il lunedì seguente la Sagra di Marino continua con gare mandolinistiche e una grande tombola di f. 3.000.
Le canzoni del Concorso poetico musicale, presentate al pubblico in piazza del Plebiscito, vengono diffuse via radio e quelle
vincenti vengono pubblicate in un elegante libretto.
1938 - domenica 2 ottobre. La 14a edizione della Sagra capita di nuovo in un momento cruciale per la politica internazionale. A marzo la Germania si annette lAustria, senza che, questa
volta, Mussolini abbia nulla da ridire. Anzi il Governo Italiano,
dopo la visita di Hitler a maggio, introduce una legislazione razziale contro gli ebrei all'inizio di agosto. I giornali dell'epoca
non trattano altro che dell'incontro di Monaco, avvenuto il 29
settembre fra Hitler, Mussolini, Daladier e Chamberlain, alla fine
del quale gli intervenuti si accordano sullo smembramento della
Cecoslovacchia, per consentire l'autodeterminazione dei Sudeti.
La Sagra di quest'anno si chiude con un triste fatto di cronaca. All'imbrunire, nel momento di maggiore affollamento per le
pubbliche audizioni canore, il grande palco eretto sulla piazza del
Duomo crolla all'improvviso sotto il peso della gente assiepata.
Precipitano a terra anche gli orchestrali e i coristi, che vi erano
saliti per l'esecuzione finale della canzone risultata vincitrice al
Concorso. Molti sono i feriti e i danni, tanta la tristezza per l'inaspettato evento. Il vincitore è un giovane poeta, Lorenzo
Stecchetti, che vede funestato il meritato premio, né può ascoltare lesecuzione del suo brano.
1939 - domenica 1 ottobre. La 15a edizione della Sagra gode
di nuovo dell'attenzione della grande stampa, per l'ultima volta,
prima che anche la nostra nazione si getti nella mischia della
seconda guerra mondiale. A marzo si conclude la guerra civile di
Spagna con la vittoria delle forze nazifasciste. A maggio l'Italia
stringe un patto militare con la Germania, il cosiddetto "Patto
d'acciaio". Il primo settembre Hitler ordina l'invasione della
Polonia; lo stesso giorno l'Italia dichiara la propria non belligeranza. Due giorni dopo Francia e Gran Bretagna dichiarano guerra alla Germania. Mentre l'Europa brucia e la Polonia viene
oscenamente spartita fra russi e tedeschi, i giornali italiani trovano utile riferire che: "Marino loperosa e ospitale cittadina, celebrerà oggi e domani la sua XV Sagra dell'Uva con manifestazioni e festeggiamenti grandiosi, organizzati dall'O.N.D. locale, in
collaborazione con l'O.N.D. dell'Istituto Nazionale delle
Assicurazioni" (Il Messaggero, 1 ott. 1939, p. 4).
Nel programma è prevista alle ore 9,30 l'inaugurazione della
XI Mostra dei vini e delle uve locali; ore 10,30 solenne processione, benedizione dell'uva offerta alla Madonna; ore 15,30
miracoloso getto di vino della Fontana dei Mori; ore 17 i carri
vendemmiali distribuiscono grappoli d'uva alla folla; ore 18
estrazione di una lotteria, primo premio una botte di vino; ore
20,30 gara di poeti a braccio e delle audizioni di canzoni; ore
22,30 fuochi di artificio bengala. Lunedì 2 ottobre, ore 15,30
corse di cavalli al fantino con premio di f. 3.000; ore 20,30 grandiosa audizione delle canzoni della XV Sagra, realizzata da noti
artisti, con spettacolo di danze popolari, sotto la direzione dei
maestri Raimondi, Abati e Petti. Fra le bande musicali che hanno
prestato servizio viene particolarmente segnalata la fanfara della
G.I.L. (Gioventù Italiana del Littorio) dell'Urbe.
Occorre notare il ripetersi dello spettacolo d'arte tutto popolare del cosiddetto canto a braccio, un'arte difficile, da osteria,
nella quale eccellono alcuni bravi interpreti come Donato
Sciarra, Paolo e Fausto de Angelis e Ruggero Centi, tutti romani.
Nella gara canora della 1939 ammontano a circa una dozzina gli
interpreti di questa antica tradizione popolare che tentano di
accaparrarsi il premio di 500 lire. (Il Popolo di Roma, 1 ott.
1939).
Questa Sagra, ultima di cui si dà diffusa notizia sui giornali
nel periodo prebellico, conosce anche altri mezzi di propaganda
del regime, interessata alle feste popolari e ali' organizzazione del
consenso: il carro sonoro Germini, su cui sono montati gli altoparlanti per diffondere la musica e le canzoni della festa. Si tratta, in sostanza, di un impianto di radio trasmissione ambulante,
capace di raggiungere anche le piazze dei paesi più sperduti
d'Italia, un ingegnoso mezzo di comunicazione di massa che
arriva anche là, dove non arrivano la stampa, i cinegiornali, le
radio cronache. E tra breve questi altoparlanti dislocati un po'
ovunque diffonderanno la voce della Capo del Governo, del
Duce, con i suoi roboanti discorsi di guerra, seguiti da scroscianti applausi di approvazione della folla.
1940 - domenica 6 ottobre. La 16a edizione della Sagra si
svolge come di consueto, ma con un programma ridotto al minimo. Alle ore IO ha luogo la solenne processione con la statua
della Madonna; nel pomeriggio sfilano i complessi bandistici
accorsi a Marino da varie parti della provincia. Quindi si procede alla premiazione di quello che la giuria ha ritenuto il migliore. Poi si premiano i balconi addobbati con maggiore buon gusto.
Il Comitato fa versare dalla Fontana dei Mori, per il miracolo
atteso dagli ospiti, ben 2.000 litri di vino e fa distribuire 5 tonnellate di uva. Dalla cronaca del Messaggero (6 ott. 1940, p. 4)
non si hanno notizie riguardo al Concorso poetico musicale, che
quasi certamente è stato sospeso per tutti gli anni del conflitto
mondiale. Intanto il IO giugno del 1940 anche l'Italia è entrata in
ballo, impreparata, ma con la certezza di una facile e immediata
vittoria a fianco del potente alleato germanico, dopo aver consegnato le dichiarazioni di guerra alla Francia e alla Gran Bretagna.
1941 - domenica 5 ottobre. La l 7a edizione della Sagra
1942 - domenica 4 ottobre. La 18a edizione della Sagra
1943 - domenica 3 ottobre. La 19a edizione della Sagra
1944 - domenica 1 ottobre. La 2oa edizione della Sagra
La guerra appare tutt'altro che facile per l'Italia, fin dai primi
mesi del 1941, per la perdita dei possedimenti coloniali antichi e
nuovi ad opera degli inglesi che in Africa avanzano senza difficoltà, finché non giunge in soccorso degli italiani lalleato tedesco guidato da Rommel.
Ben presto il fronte si allarga dall'Africa alla Russia.
Nell'inverno fra il 1941eil1942 anche il potente alleato tedesco
deve subire prima una battuta d'arresto alle porte di Mosca, poi
la controffensiva sovietica. Nel 1943 le Nazioni Unite iniziano a
bombardare alcune città italiane. Il 3 settembre l'Italia firma l'armistizio. Il 22 gennaio 1944 le truppe alleate sbarcano ad Anzio
per aggirare lo sbarramento di Montecassino, accelerare I' avanzata e conquistare Roma, che però viene liberata solo il 4 giugno.
Marino, come gli altri Castelli Romani diventa per più di cinque
mesi retrovia di un fronte di guerra lontano appena 30 km. Il
bombardamento del 2 febbraio 1944, oltre che a fare strage di
popolazione civile, distrugge anche gran parte del Palazzo
Colonna, sede municipale, le cui macerie cadono sulla Fontana
dei Mori deturpandola per sempre nella sua parte superiore. Nel
corso di questi tragici anni di guerra la gente di Marino ha dato
il suo contributo di sangue, sia con soldati caduti sui vari fronti
di guerra, sia con centinaia di civili. Al podestà Alfiedo
Berrettoni subentra nel 1942 Guido di Napoli e, a questo, nel
1943 Ortensio Manes. Per ultimo nel 1944 il commissario
Modesto Caprini fugge a Roma, lasciando il governo locale nelle
mani del Comitato di Liberazione. Durante gli anni della guerra
viene sicuramente celebrata la festa della Madonna del
Santissimo Rosario, ma non c'è tempo, voglia e mezzi per
festeggiare alcunché, dal momento che gli uomini validi sono al
fronte e i lavori delle vigne devono essere eseguiti dalle donne e
dai vecchi rimasti, mentre i giovani renitenti alla leva militare
della Repubblica Sociale sono nascosti nelle grotte sottostanti le
cantine per sfuggire ai rastrellamenti.
1945 - domenica 7 ottobre. La 21 a edizione della Sagra,
prima del dopoguerra, si svolge fra lutti e rovine, ma denota la
volontà di non perdere ciò che la comunità sembra al momento
avere di più caro, perché in grado di accomunare gli animi al di
sopra delle divisioni ideologiche e di dare una speranza di ripresa sociale nella continuità della tradizione e dei valori civili.
Ciprelli non vuole che si facciano fuochi d'artificio: ancora sono
vivi gli echi degli scoppi tremendi dei bombardamenti che a più
riprese hanno demolito parte dell'abitato, causando danni e lutti
immani. Quindi si opta per una serie di silenziose girandole pirotecniche appoggiate sulle rovine di Palazzo Colonna. La Fontana
dei Mori, sebbene mutilata, getta ugualmente vino. A chi ha contribuito alla buona riuscita della festa si rilasciano diplomi di
benemerenza, sui quali si può leggere il distico del poeta Ciprelli:
"Così ridotta, piovve ancora vino/ di bono augurio agli ospiti e a
Marino". Si racconta pure che alcuni non vorrebbero più rinnovare la festa, perché appare troppo legata all'odioso regime fascista. Ciprelli riesce a convincere molti che la Sagra dell'Uva a
nessun altro appartiene se non a Marino ed è compito dei marinesi evitare in futuro che qualcuno se ne appropri per un interesse particolare. A tal punto si conferma il desiderio di non perdere le cose buone del passato, per consegnarle con migliore profitto a un futuro ancora pieno di incognite, che si decide di non
interrompere la numerazione delle edizioni della Sagra, come se
gli anni cruciali della guerra non avessero avuto il potere di interrompere i festeggiamenti. Il Comitato è composto da Massimino
Marconi presidente, Raffaele Panzironi cassiere, Corrado
Patema, Leone Ciprelli, Achille Guercini.
1946 - domenica 6 ottobre. La 22a edizione della Sagra mette
in evidenza la tenace volontà di un'intera comunità alle prese con
la ricostruzione, sia materiale, che morale, di cui c'è prioritario
bisogno. L'immenso lavoro è affrontato da una giunta provvisoria, i cui esponenti hanno lavorato anche nel movimento di
155
Resistenza dei Castelli Romani. Fra questi m particolare si
distingue l'ing. Zaccaria Negroni, sindaco pro tempore, fino al
10 aprile 1946. La Sagra dell'Uva presenta agli ospiti, in piazza
San Barnaba, una piramide circondata da bigonce ricolme d'uva.
In cima al monumento viene collocato un fantoccio che rappresenta la pace, ovvero la resurrezione dell'Italia, o di Marino:
insomma ognuno ci vede quello che vuole, assecondando le proprie speranze. La Fontana dei Mori, mutilata dalla guerra viene
pudicamente ricoperta con un grappolo di fiaschi dorati e con
tanti tralci di vite. Davanti a lei si aprono le ferite profonde del
semidistrutto Palazzo Colonna. La sera della Sagra, in piazza San
Barnaba, un concerto con audizione di canzoni intrattiene gli
ospiti ed è eseguito sotto un gazebo stile liberty. Per l'occasione
è stato indetto un nuovo concorso poetico musicale, i cui testi
sono pubblicati su un numero unico a foglio di giornale, intitolato L'eco della XXII, nel quale trova spazio un affettuoso ricordo
di Ettore Petrolini, l'attore comico amico di Ciprelli scomparso
dieci anni prima, cui la Sagra deve molto in termini di notorietà
per la celebre canzone Nannì da lui cantata sui palcoscenici di
mezzo mondo. I testi poetici migliori vengono musicati dal maestro Mario Terribili di Marino. Fra i 49 membri del Comitato,
figurano Massimino Marconi presidente, Leone Ciprelli,
Giovanni Battista Alberti cassiere, Vessillo Rossi, Catullo
Comandini e Bixio Terribili, il geometra Goffredo Pellegrini,
Nello Raparelli, Felice Tisei, Enrico Durantini, Pensiero
Pescatori, Francesco Pasqualini, Bruno Pelosi, Renato Zannoni,
Alfredo Dionisi, Ubaldo Anellucci, Adolfo Andreuzzi, Enzo
Massimiliani e Ferdinando Ciocci.
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1947 - domenica 5 ottobre. La 23a edizione della Sagra vede
di nuovo portare in processione il trofeo dello scudo turco, conservato nella basilica di San Barnaba. Il cimelio avanza tra le
mura di case ancora diroccate dalle bombe. Tornano perfino le
luminarie, di tipo "moderno" per abbellire il prospetto del corso
principale e dare così una parvenza di festa vera. Si usa ancora
fare la pubblica vendemmiata con i festoni trasversali alla strada
di "pampini e mortella" carichi d'uva, pronti per essere afferrati
dalla gente, non appena gli agognati grappoli arrivano a portata
di mano. Ci sono le elezioni e Olo Galbani è il primo sindaco
eletto del dopoguerra.
1948 - domenica 3 ottobre. La 24a edizione della Sagra appare avvolta di rinnovata fama che si sparge a Roma, invogliando
notevoli folle di persone desiderose di lasciarsi alle spalle il doloroso passato della guerra e a godere senza molte pretese quello
che la vita gli offre, decise comunque a non perdere l'appuntamento con una Fontana che "butta il vino". La Sagra rinasce più
popolare che mai, si costituiscono le società di divertimento, la
partecipazione è corale e spontanea. Si vedono carri folcloristici
monumentali attraversare di nuovo le vie e le piazze fra una
marea di gente che vendemmia dai balconi delle case. Un carro
rappresenta l'apoteosi di Noè. Alcuni buontemponi si travestono
da panciuti fiaschi e ridenti bottiglie, sfilando con altre maschere in questo rinnovato carnevale d'autunno. Il Tritone della fontana in piazza San Barnaba è dotato di un lungo tridente minaccioso, quasi che la mitologica figura volesse sollevare onde di
uva all'indirizzo degli ospiti accorsi. La Fontana dei Mori, ancora mutilata, viene ricoperta da una grande botte di legno e cartapesta con la pubblicità della cantina sociale cooperativa "Goccia
d'oro". A novembre subentra il nuovo sindaco Giovanni Loreti.
1949 - domenica 2 ottobre. La 25a edizione della Sagra si
arricchisce di ulteriori elementi: arrivano le luminarie ad archi di
lampade multicolori per illuminare il bel prospetto del corso
principale, ove continua l'usanza di effettuare la pubblica vendemmiata con i festoni che calano lentamente sulla folla trepidante. Le nozze d'argento della Sagra con l'uva e con il vino
vengono celebrate con diverse scenografie allegoriche. La Sagra
è organizzata da un comitato presieduto da Luigi Morgantini, un
orefice benestante, che si impegna direttamente nell'organizzazione, impiegando anche risorse personali.
1950 - domenica 1 ottobre. La 26a edizione della Sagra scopre una cittadina sveglia per la ripresa delle attività produttive. La
ricostruzione procede a grandi passi. In occasione della Sagra la
sezione locale dell'Associazione Artigiana di Roma e Provincia
organizza presso le sale della Scuola d'Arte "Paolo Mercuri", collocata nell'appena ricostruito Palazzo Colonna, la prima Mostra
dell'artigianato locale, dal 27 settembre ali' 8 ottobre. Per I' occasione viene stampata una cartolina celebrativa dell'avvenimento.
La Fontana dei Mori è coperta nella parte superiore da finte botti
e bigonci. Umberto Lucarelli è il nuovo sindaco, che subentra a
Loreti, rimosso dal prefetto il 3 aprile per aver manifestato contro
il Patto Atlantico. Il nuovo parroco della collegiata di San
Barnaba è don Giovanni Lovrovich, un giovane profugo dalmata.
1951 - domenica 7 ottobre. La 27a edizione della Sagra sperimenta una sempre maggiore cura degli aspetti scenografici: in
piazza Matteotti un grande boccale da cantina in legno e cartapesta dipinto si erge a fontana per la distribuzione del vino; un enorme pupazzo di cartapesta è avvinghiato a un lampione dell'illuminazione pubblica, rappresenta un beone dal!' equilibrio instabile e con un fiasco di vino in mano. In piazza San Barnaba la
Fontana del Tritone è trasformata in un grande cesto colmo d'uva
come nelle prime edizioni della festa negli anni Venti. Nel pomeriggio sfila una lunga processione di carretti a vino variopinti e
sonanti sul selciato, provenienti anche dai paesi vicini. È una festa
e non una protesta, ma gli autocarri un po' per volta soppiantano
il mezzo di trasporto tradizionale del vino alla Capitale.
1952 - domenica 5 ottobre. La 2ga edizione della Sagra si
svolge, per quanto ne sappiamo, secondo il consueto copione.
L'unica documentazione che abbiamo potuto rintracciare è un
comunicato di "Momento Sera" (5 ottobre, p. 4): "Domani a
Marino la tradizionale Sagra dell'Uva. Oltre alle tradizionali
immancabili fontane che gettano copioso e prelibatissimo vino e
alla distribuzione gratuita di vino agli ospiti da parte di graziose
fanciulle nei costumi tradizionali delle vignarole, vi sarà una
grande parata di artistici carri allegorici originalissimi". Una
curiosità è rappresentata dal perdurare della Festa dell'uva a
Roma, già introdotta negli anni del fascismo, su direttiva impartita dal Ministero dell'Agricoltura e Foreste presieduto dall' on.
Amintore Fanfani. Questa Festa, che qualche giornalista equivoca nel chiamarla "Sagra", inizia il 24 settembre con una serie di
spettacoli con cantanti della RAI e lettura di poesie sull'uva che
si svolgono alla Basilica di Massenzio.
1953 - domenica 4 ottobre. La 29a edizione della Sagra è in
lutto: le manifestazioni si aprono con una commemorazione del
poeta Leone Ciprelli, morto il 30 gennaio, tenuta il sabato precedente la festa, dal decano dei cronisti romani, Goffredo
Durantini, grande amico dello scomparso, seguito da due giovani giornalisti marinesi Franco Negroni e Franco Vannutelli. La
locale associazione dei Coltivatori Diretti ha organizzato una
mostra delle uve inaugurata dall'on. Paolo Bonomi, presidente
nazionale dell'associazione di categoria. L'on. Mariano Rumor,
sottosegretario all'agricoltura, invia un contributo per la migliore riuscita della manifestazione. Al ricevimento pomeridiano
delle autorità e della stampa a Palazzo Colonna sono presenti fra
gli altri il senatore Zaccaria Negroni, l'abate parroco Giovanni
Lovrovich, il dott. Tabacchi, il prof. Mazzeranghi e gli invitati
speciali di tutti i maggiori quotidiani e settimanali della Capitale.
La Fontana dei Mori, ormai priva della colonna e delle statue
distrutte dalla guerra, è stata coperta nella parte superiore con
un'altissima bottiglia di spumante di cartapesta con la pubblicità
dell'Azienda agricola Lepanto di Agostino Limiti. Anche i Mori,
sono tornati al loro posto, ma di cartapesta e nell'atteggiamento
di brindare. In piazza Matteotti un obelisco di botti e di barili
posticci si innalza quanto i palazzi vicini, in basso il vino fuoriesce dalle spine per essere distribuito ai convenuti. I proprietari
dei balconi sul corso principale fanno a gara per i migliori allestimenti: si vedono aggettare botti con tanto di ali ed elica, vasi
vinari con lancette d'orologio e altre fantasiose invenzioni che
attirano la curiosità dei turisti. Carri allegorici, tombola, fuochi
d'artificio e orchestrine caratteristiche del posto e dei paesi circonvicini animano fino a sera la Sagra dei romani.
1954 - domenica 3 ottobre. La 3oa edizione della Sagra è
organizzata da Aurelio Del Gobbo, sindaco di Marino, che presiede un Comitato cittadino composto da Franco Negroni,
Domenico Amadei, Bixio Canestri, Paolo Cenciarelli, Ennio del
Vescovo, Annibale Di Marco, Clodomiro De Luca, Mario Di
Falco, Dante Galbani, Mario Ghera, Riccardo Limiti, Fernando
Macci, Vincenzo Mandini, Giorgio Massotti, Raffaele Mercuri,
Guglielmo Palmieri, Ettore Pellini, Goffredo Pellegrini, Giulio
Proietti, Vincenzo Perroni, Vito Quagliarini, Nilo Rinaldi,
Renato Terribili, Riccardo Vannutelli. Il programma prevede:
(2/10) un Concerto polifonico con cori e balletti caratteristici
regionali a cura dell'ORSAM; (3/10) la collocazione di un medaglione bronzeo alla memoria del poeta Leone Ciprelli sul fronte
del vecchio palazzo municipale in piazza Matteotti; una Mostra
delle uve pregiate; il ricevimento, nel pomeriggio, delle autorità,
degli ospiti stranieri e dei rappresentanti della stampa a Palazzo
Colonna; una sfilata di carri allegorici e di concertini caratteristici; una grande gara pirotecnica, alle ore 21, fra le ditte Ferretti di
Frascati e Iannizzi di Roma; (4/10) una gincana motoristica e
corsa ciclistica; una replica della sfilata dei carri allegorici; una
tombola, alle ore 19, di f. 100.000; uno spettacolo d'arte varia,
alle ore 21, con la partecipazione di noti artisti della RAI TV. Fra
gli ospiti ricevuti al Municipio vi sono la soprano Maria Caniglia
e il tenore Gino Siniberghi. A margine di questa Sagra, va ricordata una storia curiosa che mi fu narrata, anni fa, da Goffredo
Pellegrini, autore del medaglione che rappresenta di profilo l'ideatore della Sagra, affisso sulla facciata del vecchio municipio.
Poiché l'artista non ha realizzato in tempo la fusione in bronzo,
per lo scoprimento dell'opera, nel giorno dell'inaugurazione, si
utilizza una copia in gesso dipinta, tale da sembrare in tutto simile all'originale che va a sostituirla di lì a qualche giorno.
1955 - domenica 2 ottobre. La 31 a edizione della Sagra è
organizzata da un Comitato che, al termine dei festeggiamenti,
dà vita alla Pro Loco, nell'intento anche di dotare la festa di una
continuità e di una stabilità organizzativa. Nel manifesto programmatico della neonata associazione si legge: "Cittadini, noi
tutti sappiamo quanta importanza abbia per Marino la produzione vinicola che, con l'annuale Sagra dell'Uva, estende sempre
più la sua fama. La Pro Loco ha assunto le redini di questa insuperabile festa per potenziarla e renderla più attraente che mai".
L'illuminazione fantasmagorica è della ditta Paride d'Errico. Nel
programma (1110) è previsto uno spettacolo d'arte varia con la
presenza di noti attori e cantanti. Domenica 2 ottobre c'è l'inaugurazione della Mostra di uve pregiate. La solenne messa pontificale viene celebrata dal vescovo di Albano mons. Raffaele
Macario. A conclusione della giornata ci sono i fuochi d'artificio.
Lunedì 3 ottobre c'è un raduno "motoristico" con gara di regolarità; quindi l'estrazione di una tombola con una Fiat 1100 in
palio. I festeggiamenti si concludono con un concerto della
banda della Pubblica Sicurezza diretta dal maestro Marchesini.
1956 - domenica 7 ottobre. La 32a edizione della Sagra vede
di nuovo un Comitato per i festeggiamenti, di cui fa parte la Pro
Loco, presieduto dal commissario prefettizio Nicola Marini
d'Armenia. Si organizza la Mostra nell'Artigianato, mentre i
Coltivatori Diretti allestiscono la Mostra delle uve pregiate, dei
vini tipici e delle attrezzature tecnologiche. La Mostra Enologica
Nazionale giunta alla tredicesima edizione costituisce un valido
punto di riferimento per tutti gli imprenditori del settore in ambito regionale. Alla tombola è possibile vincere una Fiat 600. La
Fontana dei Mori in piazza Lepanto, ancora deturpata, viene racchiusa nella pancia di un enorme fiasco, realizzato dalla Cantina
Limiti. La Pro Loco pubblica un Albo d'oro dei cittadini che
hanno contribuito con le loro sottoscrizioni alla riuscita della
festa: al bilancio risultano entrate per f. 4.221.153 e uscite per f.
4.187.172. Tre sono i carri allegorici allestiti dalle Società di
divertimento: Marino, cipolle e peperino della Volémose bene,
Marino regina dell'uva della Prono Sport e Marino nel mondo
della Marino brinda. Il diploma di benemerenza per i balconi più
belli va alle famiglie di Ugo Ceci e di Guglielmo Palmieri.
1957 - domenica 6 ottobre. La 33a edizione della Sagra è
organizzata da Un Comitato presieduto ancora dal Commissario
prefettizio Marini d'Armenia. Il senatore Negroni propone di
ripristinare la Bottega del vino e di affidarla alla Pro Loco che la
usi pure come sede sociale, oltre che come mostra permanente
dei vini. Il 5 ottobre si inaugura la XIV Mostra Enologica Laziale
e la V Mostra delle uve pregiate di Marino a Palazzo Colonna. La
città è illuminata a giorno con un sistema a luce riflessa eseguita
da specialisti di Cinecittà. Il servizio musicale di gala è eseguito
dalla banda Alfredo Colasanti di Marino, diretta dal maestro
Enrico Ugolini. Si distingue fra tutti il balcone di Luigi
Morgantini, premiato con medaglia d'oro offerta da Il Tempo, il
quotidiano di Roma che ha dato un riconoscimento anche
all'Associazione Sportiva Roma per la corsa ciclistica del 29 settembre e anche alla Società di divertimento Volémose bene per
l'unico carro allegorico realizzato da privati. Il lunedì si replicano i concerti e le sfilate di carri allegorici, con la tombola e con
uno spettacolo di arte varia, che chiude la manifestazione.
1958 - domenica 5 ottobre. La 34a edizione della Sagra vede
inserita nel programma della Sagra, ma solo per gli ospiti più
ragguardevoli, per la stampa e per le autorità, una visita allo sta-
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bilimento enologico di Ciampino della Cantina Sociale
Cooperativa di Marino, denominata "Goccia d'Oro". Lo stesso
giorno, sabato 4, viene inaugurata la XV Mostra Enologica
Laziale e la VI Mostra delle uve pregiate di Marino. In serata il
Concerto della Banda della Pubblica Sicurezza diretta dal maestro Paolo Rizza. Domenica 6 ottobre: passeggiata della banda,
solenne messa, processione storica, offerta dell'uva, ricevimento
a Palazzo Colonna, miracolo delle fontane e pubblica vendemmiata, sfilata di carri e spettacolo pirotecnico. Lunedì 6: corsa
ciclistica per dilettanti di I e II categoria per il IX Gran Premio
"Sagra dell'Uva di Marino" per la disputa della Coppa "Goccia
d'Oro". La Fontana dei Mori viene coperta da un enorme fiasco
sponsorizzato dalla Cantina Limiti, alto dieci metri, disegnato
dagli architetti Vincenzo Vannini e Alfredo Spinaci e realizzato
da Dionisio Pericotti. In piazza San Barnaba viene diretto dalla
Cantina Sociale un cestello, contenente due gigantesche bottiglie
di cartapesta, alto quindici metri, il bozzetto è di Paolo
Cenciarelli ed è realizzato da Spinaci. La Società Giovane
Marino presenta un carro allegorico intitolato Olimpo a Marino,
il soggetto ed di Vannini e di Filippo Pastorini. Altri carri sono
allestiti dalle società di divertimento: Volémose bene, dalla Cori
contenti e dal Club dei 3F.
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1959 - domenica 4 ottobre. La 35a edizione della Sagra vede
un'inedita Fontana dei Mori, sponsor Vini Lepanto di Agostino
Limiti, sormontata da un vascello simboleggiante la capitana di
Marcantonio Colonna a Lepanto, con tanto di albero e vela e cannoni a forma di grandi colli di bottiglia. Enormi grappoli alla
base dello scafo simulano le onde. Il programma prevede (3/10)
una visita di autorità, ospiti e giornalisti al nuovo stabilimento
enologico sull'Appia di Cesarino Vinciguerra, che viene inaugurato in occasione della Sagra. Presenti: il vescovo Macario, il
commissario prefettizio di Marino, Angelo Grasso, il prof.
Mazzeranghi. Alle ore 18 apertura della XVI Mostra Enologica
Laziale, della VII Mostra delle uve tipiche dei Castelli Romani e
della II Mostra delle attrezzature agricole ed enologiche.
Domenica 4 ottobre la Sagra è celebrata secondo lo schema tradizionale. Lunedì 5: corsa ciclistica per dilettanti X Gran Premio
"Sagra dell'Uva"; ore 10, convegno presieduto dall'onorevole
Cervone sul tema: "I danni di guerra nell'agricoltura". In piazza
San Barnaba la Cantina Sociale inalbera un originale mulino a
vento intitolato Moulin Rouge, costituito da un'enorme bottiglia
di spumante con quattro pale fissate sul collo del recipiente. In
piazza Matteotti la ditta Giuseppe Trinca mostra una cascata di ...
vino, anziché di acqua, cosa che meraviglia alquanto i turisti per
la scenografia. Sempre nella stessa piazza spicca un obelisco
altissimo di botti e barili. Una delegazione di marinesi si reca da
papa che Giovanni XXIII per offrirgli uva e vino. I carri sono
intitolati: L'ospizio dei beoni e Il razza che va sulla luna e porta
l'uva. Anche Roma e Velletri celebrano nello stesso giorno una
Festa dell'uva, nonostante le proteste dei marinesi al Prefetto.
1960 - domenica 2 ottobre. La 36a edizione della Sagra è
all'insegna delle Olimpiadi di Roma appena concluse: un concorso ippico si svolge allo stadio comunale "Ferentum"; nasce la
Polisportiva Marino; alla gara regionale di marcia 15 chilometri,
Gran Premio "Sagra dell'Uva", partecipano fra gli altri Pietro
Dordoni, Abdom Pamich, Corsaro, Massi e Carlo Bomba; una
gara ciclistica per dilettanti vede in palio la Coppa "Goccia
d'Oro". La Cantina Sociale innalza a piazza San Barnaba un
ciclopico tino di legno e gesso alto quindici metri, il bozzetto è
di Giovanni Colizza, lesecuzione è di Alfredo Spinaci. Anche
quest'anno si inaugura un nuovo stabilimento enologico, quello
della Società Lepanto a Frattocchie, che produce fra l'altro un
noto vino spumante. L'illuminazione è della ditta Brandizzi. Si
inaugura la XVII Mostra Enologica Laziale, !'VIII Mostra delle
uve tipiche, la III Mostra delle attrezzature vitivinicole nello spazio dell'Arena Azzurra (è il none di un cinema ali' aperto che funziona soltanto d'estate e che corrisponde ali' attuale cortile del1' antico Collegio Gregoriano, fra la chiesa della SS. Trinità e la
villa comunale). La tombola (3/10) assegna ai vincitori una Fiat
1800, una Fiat 600, un televisore 21 pollici! Al termine un concerto della Banda della Pubblica Sicurezza. Il programma di
domenica 2 ottobre è quello tradizionale. Tra gli ospiti illustri
presenti alla Sagra ci sono gli azzurri del ciclismo italiano, in ritiro presso le suore Betlemite di Frattocchie: Baldini, Gaiardoni,
Maspes, Trapè, che hanno "vendemmiato" alle Olimpiadi di
Roma cinque medaglie d'oro, una d'argento e una di bronzo.
Mentre una bandiera italiana sale sul pennone olimpico per la
quinta volta un coro di 300 operai della SNIA Viscosa canta sulla
piazza del Campidoglio la popolare canzone Nannì. La rivista
"L'Automobile" (XVI,43) informa che alla Sagra dell'Uva di
Marino si è recato un torpedone di turiste svedesi. Dalla rivista
"Tempo" (XXII, 44, 29 ott. 1960) si apprende che l'attore
Charlton Heston, premio Oscar 1960, quale migliore attore per il
film Ben Hur, è presente alla Sagra di Marino in forma privata,
ma viene riconosciuto dalla folla e quindi sballottato e inseguito
dagli ammiratori. La gente lo chiama a squarciagola e gli ammiratori si passano parola storpiandone il nome: "Aoh, c'è
Charleston!". L'attore famoso prima si nasconde in una cantina
fra i vicoli, poi in un portone, da dove si defila, a tarda sera,
durante i fuochi d'artificio.
1961 - domenica 1 ottobre. La 37a edizione della Sagra si
svolge con Giulio Santarelli nuovo sindaco di Marino. Il 17 settembre si inaugura la prima Mostra d'Arte Contemporanea "Città
di Marino", presso la chiesa sconsacrata di Santa Lucia, nei pressi di piazza Matteotti con una grande affluenza di artisti espositori. Presenzia la manifestazione lattrice Sofia Loren in compagnia del marito Carlo Ponti, che da poco abitano a Marino in una
villa (Villa Gabrielli del XVIII sec.) distante appena due km. dal
centro storico. Ali' attrice il sindaco conferisce la cittadinanza
onoraria durante un ricevimento a Palazzo Colonna. Il 24 settembre c'è il Concorso Ippico Regionale, madrina l'attrice Virna
Lisi, presente il ministro per il Turismo on. Alberto Folchi, al
quale partecipano i grandi nomi dell'equitazione nazionale,
come i fratelli Piero e Raimondo D'Inzeo, i Lancieri di
Montebello, la Legione Carabinieri della Lazio e la Scuola Ippica
Romana. I premi per i balconi più belli sono offerti dalle Officine
Meccaniche Terribili, dall'Enotecnica Nazionale, da Leonardo
Scanabucci, dal Consorzio Agrario Provinciale. Domenica 1
ottobre programma tradizionale con la sfilata di carri allegorici e
di concertini folcloristici. La sera del lunedì seguente i conduttori del popolare spettacolo radiofonico Campo de' Fiori organizzano una serata con Carla Boni,Gino Latilla, Little Tony, Jenny
Luna, Alighiero Noschese, Nunzio Gallo e Wolmer Beltrami. La
Sagra si conclude il lunedì successivo (8/10) con la corsa ciclistica Gran Premio "Sagra dell'Uva" per dilettanti; con una gara
di modellismo al campo sportivo; una gara di marcia sul percorso Marino - Albano - Roma.
1962 - domenica 7 ottobre. La 37a edizione della Sagra
balza all'attenzione degli operatori turistici nazionali. Lo stesso
ministro per il Turismo on. Alberto Folchi dichiara di contare su
manifestazioni di risonanza internazionale come la manifestazione di Marino per rilanciare l'industria turistica italiana. Il
sabato precedente la Sagra si esibiscono gruppi folcloristici
dell'ENAL, poi alle ore 18 si inaugura la XIX Mostra dei vini e
dell'uva alla presenza dell'on. Bonomi, dell'avv. Attico
Tabacchi, del capo dell'Ispettorato Agrario di Roma e di altre
autorità. Domenica 7 ottobre: tradizionale programma con ricevimento a Palazzo Colonna degli ospiti, della stampa delle autorità. Il seguente lunedì si svolge la corsa ciclistica Gran Premio
"Sagra dell'Uva"; una tombola con tre automobili in palio, fra
cui una Giulietta T. Lo spettacolo di arte varia è tenuto da
Domenico Modugno, Corrado, Vianello e Marino Barreto, il
simpatico cantante di colore che poi celebrerà di lì a qualche
tempo le sue nozze al Municipio di Marino. Il sindaco Santarelli
chiede al ministro Folchi di poter ottenere per Marino una propria Azienda per il Turismo. Il Concorso Ippico Regionale intanto è arrivato alla III edizione. È ancora viva nella mente dei
marinesi la visita improvvisa di papa Giovanni XXIII, avvenuta
il 31 agosto, per il terzo centenario della Basilica di San
Barnaba. In piazza Matteotti viene innalzato uno spiritoso
monumento di cartapesta al Coltivatore diretto, dove su un alto
piedistallo di legno si erge un bertoldesco contadino a cavalcioni di un somarello. La locandina è disegnata dal pittore
Muzio Terribili di Marino.
1963 - domenica 6 ottobre. La 39a edizione della Sagra si
apre con il grande successo della Concorso Ippico Nazionale
svoltosi il 28 e il 29 settembre presso lo stadio comunale
"Ferentum". La Sagra, nonostante le molte promesse di continuare sul livello raggiunto negli anni precedenti, vede sfumare la
possibilità di una seconda Mostra d'Arte Contemporanea, la Pro
Loco già non funziona più e la prospettiva per Marino di entrare
nell'Azienda del Turismo dei Castelli Romani si allontana per
sempre, né la città può ottenere un ufficio turistico tutto per sé
come si vorrebbe. Il programma inizia sabato 5 ottobre, prosegue
domenica 6 con manifestazioni prive di rilievo. Si effettua
comunque la corsa ciclistica Gran Premio "Sagra dell'Uva"
(7 /10). Si depone una corona d'alloro alla stele di Ciprelli collocata nel giardino di piazza Garibaldi, la cui salma, la domenica
27 gennaio di quest'anno, è stata traslata al cimitero di Marino
dal campo Verano di Roma, ove era stata sepolta dieci anni
prima, grazie all'opera di un comitato di cittadini composto fra
gli altri da: Ciro Bardelloni, Giovanni Battista Alberti, Franco De
Bernardini, Angelo Mercuri, Jole Petrini, Achille Vicini, Franco
Vannutelli e Lorenzo Campegiani.
1964 - domenica 4 ottobre. La 40a edizione della Sagra presenta scarse novità di rilievo. Si svolge dal 2 al 5 ottobre e il programma prevede l'esibizione di orchestrine caratteristiche della
città (2/10); una corsa ciclistica; l'inaugurazione della Mostra
Enologica Laziale e il concerto lirico sinfonico "G. Bove" (3/10).
Domenica 4 ottobre ha luogo il tradizionale programma della
festa, al termine del quale, in uno spettacolo di arte varia, compare un repertorio di musiche napoletane antiche e moderne. Il
lunedì dopo la Sagra la replica della sfilata dei carri allegorici e
uno spettacolo di artisti della televisione completano il panorama
del dejà vu.
1965 - domenica 3 ottobre. La 41 a edizione della Sagra sembra caratterizzata da un evento mediatico e sportivo che polarizza l'interesse dell'intera festa. L'annuncio viene dato dal corrispondente Giulio Crosti su "Paese Sera" (30 novembre, p. 9):
"Scatta a Marino il Giro del Lazio". "Un giro per il quale è stato
scelto il percorso più suggestivo che pensare si potesse. Fra
vigneti e colline dei Castelli Romani, in una specie di sagra paesana schietta e simpaticissima. Oggi, dunque, si corre il Giro del
Lazio in piena 41 a Sagra dell'Uva, gara valevole per il tricolore
a squadre. Il percorso (... ) è più o meno questo: da Marino la
corsa scende a Ciampino, sale alle Frattocchie e quindi raggiunge Albano". Poi, dopo Castel Gandolfo, Marino, bivio Rocca
Priora, Artena, Colleferro e Paliano, "Uno strappo ad Anagni,
quindi la Pontina e ritorno al Pratone altra salita. A piombo, di
nuovo a Marino, dove saranno infine compiuti i tre giri finali di
8 chilometri ciascuno, in una specie di circuito fra ridenti pergolati, fogliette e gente del posto quanto mai simpatica e ospitale.
Qui in mattina fino al pomeriggio avanzato - gli ultimi chilometri saranno ripresi in diretta dalla televisione - si disputerà la
maglia dei tre colori per le squadre e la battaglia sarà fra l'Ignis
che detiene e la Molteni che ne ha una voglia matta e tutti i
numeri per prendersela". 72 corridori devono percorrere 250 km.
con arrivo in salita lungo corso Vittoria Colonna. Marino è luogo
di partenza e di arrivo. I divi del ciclismo fotografati sono Zilioli,
Dancelli e Bitossi. Il giornalista si sofferma su altre simpatiche
considerazioni: "e i corridori non avranno, loro sfortunati, di
certo il tempo di fermarsi, appunto sotto i pergolati ad assaggiare il vino famoso. Ad ogni modo in bilico tra scampagnate e
austere prove di campionato (parte) il Giro del Lazio che l'infaticabile Mealli con l'aiuto di Pietropaoli e di tutte le sezioni del
Comune di Marino, mobilitate dal sindaco Giulio Santarelli". In
una sala del Comune di Marino si è brindato al successo della
corsa che sta svolgendosi e della Sagra dell'Uva". "I soliti discorsi, la solita scena della punzonatura( ... ) Questa volta però in
una piazza dove forse quest'anno sorgerà la fontana che invece
di dare acqua zampillerà vino. Tutti i corridori al momento della
firma hanno ricevuto un omaggio. Va da sé che si è trattato di un
tipico omaggio di Marino. E cioè di vino". Fra le altre cose notevoli segnaliamo: il Primo Concorso Grappolo d'oro per cantanti
e canzoni di musica leggera, in piazza San Barnaba (2/10)
accompagnati dal complesso di Mario Fanasca di Marino. Oltre
a Gianna e Sofia risultano finalisti: il complesso I Gentlemen,
Aldo, Patrizia Bernabei, Roberto e Boby Campo. Un cesto di uva
e di vino viene confezionato e recato in dono al papa Paolo VI.
1966 - domenica 2 ottobre. La 42a edizione della Sagra non si
allontana dal cliché delle precedenti edizioni: le confraternite e le
associazioni sembrano ancora dominare la scena di una festa dalle
radici profondamente strapaesane, dalle quali non ci si può, né ci si
deve allontanare per paura di perdere l'identità individuale e collettiva e quindi il senso di appartenenza a una comunità. Si avverte
che qualcosa e più di qualcosa sta cambiando: il carretto a vino che
per secoli è stato non solo mezzo di trasporto, ma anche di comunicazione fra Roma e i suoi Castelli, fra la Campagna e la Città, un
ambasciatore rappresentante di piccole comunità ben distinte presso le innumerevoli osterie dell'Urbe, è sostituito dal più efficiente e
rapido autocarro. Si avverte questa scomparsa e alla sagra dell'Uva
gli viene eretto un monumento alla memoria: posizionato su un piedistallo, in asse prospettico con un imaginifico acquedotto romano,
di cui è complemento e negazione nello stesso tempo.
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1967 - domenica 1 ottobre. La 43a edizione della Sagra, sindaco di Marino Giulio Santarelli, è caratterizzata da un evento
particolare: la Fontana dei Mori, che dal 1925 concretizza il
miracolo dell'acqua tramutata in vino, dopo essere stata smontata per i restauri, viene ricollocata, anche se ancora incompleta, in
piazza Matteotti, dove è tuttora, lontana dalla sua sede originaria
di piazza Lepanto nei pressi del Comune. Partecipano direttamente ali' organizzazione della festa le associazioni dei
Commercianti, degli Artigiani, dei Coltivatori diretti e la Cantina
Sociale di Marino. Viene segnalato come particolarmente
attraente, rispetto ai precedenti anni, l'addobbo dei balconi di
corso Trieste. Fra le altre cose ricordiamo una mostra di oggetti
di artigianato locale e uno spettacolo di arte varia in piazza San
Barnaba presentato da Silvio Noto.
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1968 - domenica 6 ottobre. La 44a edizione della Sagra si
svolge in un contesto locale, nazionale e internazionale di grandi cambiamenti: la contestazione e le rivolte studentesche dimostrano che la società occidentale è all'inizio di una fase di profonda trasformazione sia sul piano politico, sia sul piano sociale
e culturale. Il comune ha superato i 37 mila abitanti di cui 13
mila a Marino Centro e 15 mila nella sola Frazione di Ciampino.
Le cantine che da sempre hanno caratterizzato il centro storico
stanno chiudendo una dopo l'altra anche nelle vie e nelle piazze
secondarie, a volte trasformandosi in negozi e rimesse, altre volte
restano semplicemente abbandonate. Di contro nello stesso anno
il vino di Marino ottiene il riconoscimento di Denominazione di
Origine Controllata. Venti giorni dopo la Sagra dell'Uva si insedia il nuovo sindaco Attilio Montefiori sorretto da una coalizione formata dai partiti PSI e PCI. La Sagra continua a ripetersi
secondo un copione collaudato; tuttavia la corsa ciclistica, le
società di divertimento, i carri allegorici, lo spettacolo d'arte
varia e la distribuzione di uva e di vino riescono ancora ad attrarre una consistente massa di romani.
1969 - domenica 5 ottobre. La 45a edizione della Sagra è
organizzata con il patrocinio del Ministero del Turismo. Dal quotidiano Paese Sera (4 ottobre, p. 4) veniamo a conoscenza del
programma di massima: "Continuano a Marino i festeggiamenti
della 45a Sagra dell'Uva". "Domani penultimo giorno della
Sagra sfilerà per le vie della città la banda musicale: seguirà alle
10 la solenne Messa domenicale, officiata da mons. Lovrovich,
quindi alle 11 la processione storica con offerta simbolica di uva
e di vino alla Madonna del SS. Rosario. Concluderà la giornata
festiva una tombola gigante: 500.000 lire! Lunedì, dopo le premiazioni dei migliori balconi e dei carri più belli, alle 16 la sfilata dei carri allegorici e la distribuzione gratuita dell'uva. La 45a
Sagra dell'Uva terminerà alle 19,30". Fra le altre cose di rilievo
ricordiamo: il giro ciclistico, il corteo in costume d'epoca, una
mostra di artigianato locale, una mostra di pittura presso la chiesa sconsacrata di Santa Lucia e uno spettacolo di arte varia. La
società sta cambiando rapidamente: i moti studenteschi, la stagione degli scioperi generali, la guerra in Vietnam, lo sbarco
sulla Luna polarizzano l'attenzione del lettore e sempre meno
spazio viene dedicato alle "tradizionali feste paesane". Negli
stessi giorni della 45a Sagra le cronache registrano: la visita del
presidente della Repubblica Italiana Giuseppe Saragat a
Belgrado per un disgelo dei rapporti con la Jugoslavia di Tito,
Brandt è il nuovo cancelliere tedesco, il pugile italiano
Benvenuti conquista il titolo di campione mondiale dei pesi medi
contro Scott, l'aereo francese Concorde supera la barriera del
suono, mentre nelle scuole appena riaperte si fanno i tripli turni.
Da parte di molti, soprattutto giovani marinesi, si avverte l'esigenza di dare nuovi contenuti e organizzazione alla festa che
altrimenti declina di anno in anno.
1970 - domenica 4 ottobre. La 46a edizione della Sagra si
lascia alle spalle il cliché di "sagra paesana" degli anni Sessanta
che non risponde più alle mutate condizioni della società e alle
aspettative delle nuove generazioni. Tra l'altro sono venuti meno
molti dei produttori e degli imprenditori del settore vitivinicolo
che avevano sostenuto la realizzazione della festa fin dal secondo dopoguerra. Molti dei terreni vignati, soprattutto nella zona di
Ciampino (frazione di Marino che nel 1974 otterrà l'autonomia
amministrativa), sono stati consegnati all'urbanizzazione forsennata del decennio appena trascorso. Le società di divertimento
sono quasi scomparse, la radio e la televisione soprattutto occupano le domeniche "sportive" dei romani che, se decidono di fare
la gita fuori porta, vanno con l'automobile a raggiungere località più distanti dei Castelli Romani. È finita un'epoca e occorre
che qualcuno prenda il testimone per dare alla Sagra dell'Uva
nuovi contenuti. Un'associazione culturale locale, il Gruppo di
Studio Storia ed Arte, che ha sede nella chiesa sconsacrata di
Santa Lucia (il Tempio Gotico), presieduta da Rodolfo Baldazzi
è animata da numerosi giovani in gran parte studenti. Già nell'edizione della Sagra del 1969 il Gruppo Storia ed Arte aveva fatto
una prova per recuperare una tradizione che era quasi scomparsa
fin dal dopoguerra: il corteo in costume storico, ottenendo successo non tanto fra i cittadini, quanto fra i visitatori che ora lo
interpretano come una novità assoluta, anche se l'iniziativa del
corteo in costume d'epoca, era stata già promossa da Ciprelli e si
era spenta nel secondo dopoguerra, perché onerosa dal punto di
vista organizzativo e finanziario. Dal 1970 in poi il corteo, tranne qualche eccezione, è stato sempre riproposto fra gli spettacoli in cartello per la Sagra ed è stato organizzato negli anni successivi dal Gruppo Tradizioni Marinesi, presieduto da Franco
Minucci, e poi dallo Storico Cantiere, presieduto da Maurizio
Canestri. Da quest'ultima associazione, tuttora attiva, ne scaturisce successivamente un'altra simile per finalità: Arte e Costumi
Marinesi, presieduta da Rita Rufo. In questi primi anni di rinascita del corteo storico Baldazzi utilizza la consulenza dello studioso Fernando Calabrese di Roma. Tranne il caso di qualche
sindaco in contrasto con le associazioni giovanili locali, che ha
preferito rivolgersi a gruppi esterni appositamente ingaggiati, i
costumi inizialmente sono presi a noleggio da ditte specializzate
di Roma e sono indossati dai ragazzi del luogo, che sfilano
secondo un percorso e una scenografia rimasta immutata fino ad
oggi. Poi si incomincia a pensare di realizzare artigianalmente e
sul posto tutti gli abiti di cui si ha necessità. Un po' per risparmiare, un po' per cambiare e dare un tocco scenografico maggiore al corteo, si rinuncia alla luminaria tradizionale per sostituirla con una fiaccolata alla buona che provoca qualche inconveniente alla sicurezza degli spettatori. La manifestazione che
impiega un numero medio di duecento figuranti rappresenta un
momento pedagogicamente importante per un simpatico coinvolgimento delle nuove generazioni nello spirito della Sagra nei
suoi significati culturali tradizionali. Fra le cose notevoli di questa edizione si segnalano: la partenza da Marino alle ore 9 e arrivo allo stesso posto alle ore 16 del Giro Ciclistico delle Province
del Lazio (27/9); il concerto dei New Trolls e di altri artisti della
RAI (3/10); la già detta rievocazione storica del corteo per il
ritorno di Marcantonio Colonna dalla battaglia di Lepanto; la sfilata di carri allegorici; lo spettacolo musicale di Cesare De
Cesaris (4/10) e il concerto del Banco del Mutuo Soccorso, il
principale gruppo rock progressive italiano, di cui due componenti, Gianni e Vittorio Nocenzi, sono originari di Marino (5110).
La locandina è disegnata da Vincenzo Antonelli di Marino e rappresenta un litro di vino con un grappolo a fianco.
1971 - domenica 3 ottobre. La 47a edizione della Sagra si
guadagna un posto di rilievo nelle pagine dei quotidiani per un
gigantesco ingorgo di automobili al momento del ritorno: "La
domenica della buona gente, convinta di assaporare in pieno le
giornate di sole si è trasformata in tragicommedia. Tre strade
consolari (... ) sono rimaste bloccate da migliaia di automobili
dalle lamiere rese roventi via via che la sosta sotto il sole si prolungava (... ) parolacce imprecazioni degne di figurare in un
nuovo glossario romanesco. La Sagra dell'Uva celebrata con il
consueto fasto e buonumore a Marino si è per i gitanti trasformata in sagra del moccolo (... ) l'ottobrata dei romani ha fatto
impallidire la buonanima di Napoleone che dopo la Beresina tentava di raggiungere Parigi" ("Momento Sera", 4 ott., p. 4). Il
giornalista segnala una signora che avrebbe voluto vedere la
Magnani in televisione si è fatta cogliere da una crisi isterica,
mentre molti papà che volevano seguire sullo schermo di casa le
cronache sportive maledicono la gita fuori porta. Alle 23 Roma
risulta essere ancora una meta irraggiungibile! La cronaca di
Roma del Paese Sera pubblica un articolo intitolato: "Petrolini
aveva proprio ragione" con una significativa fotografia, dove si
vedono persone accalcate protendere le mani ad alcuni ragazzi in
costume che, in primo piano, si prodigano a colmare i bicchieri
di vino dalle cannelle poste fra le sirene di peperino della
Fontana dei Mori 7. Anche il quotidiano Il Tempo intitola: "La
prima ottobrata compromessa dal traffico" (4 ott., p. 4), ma nel
corpo dell'articolo ci fornisce altre informazioni di colore, oltre
a quella che a Marino sono giunte decine di migliaia di persone:
"Non tutti sanno che la Sagra oltre ad avere l'intento di divertire
ed essere l'occasione per assaggiare l'uva e il vino dei Castelli,
ha anche un risvolto serio. Essa celebra, infatti, la partecipazione
dei marinesi alla famosa battaglia di Lepanto (questa sera, per
esempio, ci sarà una rievocazione storica ed una sfida in costume)
guidati da Marcantonio Colonna, i cittadini di Marino che presero
parte allo scontro con i turchi, furono in numero molto elevato. In
mattinata c'è stata la processione e nel pomeriggio si è ripetuto il
miracolo delle fontane che buttano vino (celebrato nella famosa
canzone di Ettore Petrolini). Poi in serata la lotteria e i fuochi artificiali. E, al rientro, la paralisi del traffico: amara conclusione a
tanta festa". La locandina è disegnata da Vincenzo Antonelli e rappresenta una Fontana dei Mori stilizzata su fondo celeste.
1972 - domenica 1 ottobre. La 4ga edizione della Sagra si
apre con un'iniziativa sportiva: la mattina allo stadio comunale
c'è un incontro di atletica leggera tra le rappresentative dei
Castelli Romani; la sera in piazza San Barnaba c'è uno spettacolo d'arte varia con il prestigiatore Silvan, il cantante Jimmi
Fontana e altri artisti, presentati da Silvio Noto (30/9). Fra le
varie iniziative si ricordano: una mostra storico archeologica
della città di Marino, organizzata dal Gruppo di Studio Storia e
Arte, presso l'ex chiesa di Santa Lucia e una mostra di artigianato locale. La mattina della Sagra inizia con una sfilata della
banda cittadina per le vie della città, poi la messa solenne, la tradizionale processione con l'offerta dell'uva e del vino alla
Madonna; mentre il pomeriggio, dopo il corteo in costume d'epoca, accompagnati dal gruppo di sbandieratori di Cori, ci sono
le fontane che buttano vino, la sfilata di carri allegorici con complessi folcloristici al seguito; la sera si tiene una tombola con una
FIAT 127 in palio. Il lunedì della "Sagretta" si esibiscono gruppi
di ballo folcloristici e, nel corso dello spettacolo, vengono premiati gli autori dei balconi e dei carri più belli.
1973 - domenica 7 ottobre. La 49a edizione della Sagra si
inaugura con una Rassegna di Arte Contemporanea nei locali di
Palazzo Colonna, quindi nelle piazzette del centro storico si dà
vita a scenette in costume di vita popolare del Cinquecento.
Domenica 7 ottobre: alle ore 12, al termine della processione,
paraliturgia della benedizione dell'uva sul sagrato della chiesa di
San Barnaba. La messa è presieduta da mons. Giovanni
Lovrovich abate parroco della collegiata. Alle ore 16 la rievocazione storica in costume comprende l'esibizione degli sbandieratori di
Arezzo. Dopo il miracolo delle fontane e la sfilata dei carri allegorici, c'è lesibizione della banda folcloristica Nomentum di
Mentana diretta dal maestro Roccetti. La lotteria mette in palio una
Renault 5. Lo spettacolo pirotecnico è realizzato dalla ditta
Raffaele. Lunedì 8 ottobre: come avviene già da qualche anno le
iniziative della "Sagretta" (il giorno dopo la Sagra) acquistano sempre più gradimento nel cuore dei marinesi che possono godere "in
privato" la replica degli spettacoli troppo affollati del giorno prima,
come il corteo in costume, il miracolo delle fontane e la sfilata dei
carri. Alle ore 21 uno spettacolo musicale dominato dal complesso
dei Ricchi e Poveri, presentato da Pippo Baudo. Il 14 ottobre si conclude il palio dei rioni, con la nomina del vincitore, con la sfilata del
corteo in costume per le frazioni del territorio (Frattocchie e Santa
Maria delle Mole) e con la distribuzione di uva e di vino. La locandina che rappresenta un giovane Bacco con il viso da protagonista
di Arancia meccanica è firmata da Massimo Lauri.
1974 - domenica 6 ottobre. La 50a edizione della Sagra,
giunta ormai al mezzo secolo di vita, richiederebbe di essere
festeggiata in modo adeguato, invece la crisi politico amministrativa e le pessime condizioni finanziarie delle casse comunali
fanno sì che il Municipio risulti completamente latitante.
Pertanto la sfida a tenere viva la tradizione locale e a realizzare
la manifestazione al livello più degno possibile viene raccolta
dalla Pro Loco, da poco ricostituita, con il presidente Alfio
Vespa, nella nuova sede di piazza Matteotti, nei locali che sono
stati fino a poco tempo prima occupati dall'ufficio postale. Qui si
svolgono riunioni frenetiche per convocare in tempi stretti un
comitato cittadino e allestire un programma di iniziative il più
7 Paese Sera, lunedì 4 ottobre 1971, p, 4.: "Petrolini aveva proprio ragione. I Fontane che danno vino quanta abbondanza c'è. Dice così la canzone di Ettore Petrolini quando nella carrellata sulle campagne romane
si arriva a Marino, la capitale dell'uva. E tradizionale, ormai ogni anno
far J?uttare la fontana dei Quattro Mori di sincero, genuino, vino marinese. E la festa che si rinnova nel ridente centro laziale, ogni ottobre, all'inizio della vendemmia. Di abbondanza poi, ieri a Marino, ce n'era veramente tanta. I Quattro Mori hanno riempito il bicchiere di centinaia di
marinese, di romani arrivati sul posto con le "famigliole" e di turisti che
non mancano mai all'appuntamento. Di vino ne è caduto più sulle braccia e sulle mani che nei bicchieri, ma alla fine tanta gente era allegra. In
ogni angolo, sui carrettini, montagne di uva dorata e bottiglie di vino
casareccio. _La festa è terminata a tarda sera, lì sulla piazza e sul corso
principale. E continuata invece nelle caratteristiche cantine sociali e nei
grottini dove la "festa dell'uva" si celebra ogni giorno".
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economico, ma anche il più presentabile che si può. Questa edizione si basa esclusivamente sul volontariato e sulle offerte spontanee
date al Comitato dalla cittadinanza. Oltre alle fontane che buttano
vino e alla distribuzione di uva, si mettono in cantiere anche carri
allegorici apprezzabili e un discreto corteo in costume d'epoca. Fra
le cose da ricordare: una rassegna d'arte contemporanea, scene di
vita cinquecentesca in costume d'epoca per le piazzette del centro
storico, estrazione della lotteria e spettacolo pirotecnico, corteo di
figuranti con fiaccole a vento, palio dei rioni, spettacolo d'arte
varia, sfilata dei carri allegorici per le vie delle Frazioni, torneo fra
i rioni. La locandina è disegnata da Massimo Lauri.
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1975 - domenica 5 ottobre. La 51 a edizione della Sagra inizia con una serie di manifestazioni culturali fin dalla domenica
27 settembre: cortei rionali e giochi folcloristici in costume, cui
fa seguito la distribuzione di vino agli ospiti; al termine uno spettacolo musicale in piazza Europa del Gruppo Folcloristico
Romagnolo. Il 3 ottobre si svolgono gare e giochi popolari in
piazza San Barnaba, che si concludono il 5 ott. con I' assegnazione del "Pallio" (fra i vari giochi ricordiamo una corsa delle botti
in salita lungo corso Trieste, una gara di tiro con l'arco e una partita di calcio in costume d'epoca, nonché una "gara dei tini" fra i
campioni pigiatori d'uva dei rioni del centro storico; lo spirito e
l'idea sono quelli della trasmissione televisiva "Giochi senza
frontiere"), mentre lungo via Posta Vecchia viene inaugurata una
mostra di pittura. Rappresentazioni teatrali, balletti, cori, spettacoli musicali svolti nel contempo al Borgo delle Grazie, in piazza Manin e in piazza Farini costituiscono un'autentica esplosione di iniziative in tutti gli angoli della città, che in tal modo vive
all'unisono l'atmosfera della festa. Non ci si dimentica di chi
soffre: i giovani artisti marinesi offrono uno spettacolo ai degenti del locale ospedale San Giuseppe. Lo stesso giorno si tiene alle
ore 20 la rappresentazione della commedia in dialetto marinese
'A Càvisa de Dragone della compagnia Teatro e Musica e l'esibizione di un coro e balletto di Marino in via G. Carissimi. Il 4
ottobre si tengono rappresentazioni teatrali e musicali nel centro
cittadino, mentre la sera in piazza San Barnaba Checco Durante
con la sua gloriosa compagnia (Anita Durante, Lyda Raimondi,
Delizia Battaglia, Enrico Pozzi, Silvia Montesi) offre uno spettacolo degno della grande tradizione del teatro comico romanesco:
la commedia in tre atti Il Trabocchetto di Ugo Palmieri.
Domenica 5 ottobre: alle ore 9 sfilata del complesso mandolinistico C. Screpanti di Rocca di Papa. La messa solenne è accompagnata dal coro Giacomo Carissimi di Marino. Alle ore 16 corsa
di asini in corso Trieste per la vittoria del Pallio fra i rioni. Fanno
seguito le fontane che buttano vino e la vendemmiata con i carri
allegorici. Il lunedì della "Sagretta" vede sfilare insieme ai carri
allegorici il complesso folcloristico La Racchia. Al termine un
"eccezionale musical" e l'estrazione di una "ricca lotteria". Il programma è firmato dal Comitato permanente dei festeggiamenti. La
rivista "Castelli Romani" stampa per conto della Pro Loco un
numero unico, intitolato Marino, contenente vari articoli, curiosità
e poesie attinenti alla Sagra dell'Uva. L'usanza di stampare questi
libretti di storia e curiosità locali sarà mantenuta dalla Pro Loco
fino al 1985. La locandina è realizzata da Muzio Terribili.
1976 - domenica 3 ottobre. La 52a edizione della Sagra inizia con una competizione di automodellismo radiocomandato a
piazzale degli Eroi; prima Mostra di modellismo navale statico
Hobby Arte nei locali della Pro Loco in piazza Matteotti (26/9).
Nella stessa sede si apre al pubblico la personale del pittore
Franco Colavecchi (1/10). Lo stesso giorno, presso i locali del
Circolo Giovanile Marinese in corso Trieste, si espongono i disegni realizzati per il concorso di vignette umoristiche sul tema: La
Sagra dell'Uva nel tempo. Il pomeriggio viene proposta ai
degenti dell'ospedale provinciale di Marino la farsa in dialetto
locale 'A scola serale scritta da Franco Negroni e messa in scena
dalla compagnia Teatro e Musica della Pro Loco. La sera Alvaro
Amici si esibisce con un repertorio di stornellate e canzoni romanesche. Il giorno precedente la Sagra c'è un'anticipazione delle
fontane che buttano vino in onore delle città europee gemellate
con Marino, le cui delegazioni sono ufficialmente ricevute a
Palazzo Colonna; agli sbandieratori di Cori, seguono gli spettacoli folcloristici del Gruppo di Minturno; si inaugura la mostra
personale del pittore Benedetto De Santis presso il Circolo
Lepanto in via Cavour; mentre alle ore 20 si accende la ribalta
con: lo spettacolo Folk Show presentato da Valerio Valeri, l'orchestra spettacolo I Lord, il Balletto Classico Moderno, il
Gruppo Mini Folcloristico, il Gruppo Folcloristico Aurunci di
Sessa, il Trio Folcloristico Trasteverino. Oltre alla rassegna del
folclore laziale si susseguono altri spettacoli di canto, danza ecc.
La domenica della Sagra, oltre alle attività tradizionali della
festa, si replicano gli spettacoli dei giorni precedenti. In occasione dei festeggiamenti sono stati messi a disposizione degli ospiti numerosi padiglioni gastronomici per soddisfare le richieste di
quanti non riescono ad entrare nelle caratteristiche bettole, o cantine del posto. Da parte sua la Pro Loco ha allestito un gazebo in
piazza Matteotti, distaccato dalla sede, per meglio rispondere
agli ospiti che chiedono informazioni e assistenza turistica, mentre un gruppo locale di radioamatori, Giovani Radiantisti di
Marino, ha assicurato l'appoggio radio per tutta la durata della
festa. Comune e Pro Loco firmano il programma straricco di questa edizione che, pur non avendo messo in cantiere grandi nomi,
però ha coinvolto un po' tutti i rioni del centro storico e le associazioni nell'organizzazione della festa. La locandina di questa
Sagra porta la firma di Fabio Limiti di Marino
1977 - domenica 2 ottobre. La 53a edizione della Sagra inizia una settimana prima, l'ultima domenica di settembre, con l'apertura di una mostra mercato dell'artigianato locale presso la
sala esposizioni di Villa Desideri. Viene rappresentato uno spettacolo di canzoni romanesche a sollievo dei degenti
dell'Ospedale provinciale "San Giuseppe" di Marino (29/9). Si
inaugura la Mostra concorso internazionale di scultura Città di
Marino presso l'aula magna del locale Istituto Statale d'Arte
"Paolo Mercuri"; la sera la cooperativa Il Baraccone presenta per
la regia di Luigi Tani la commedia in due atti di Molière: La
scuola dei mariti (30/9). Il giorno antecedente la Sagra si tiene
un convegno sull'agricoltura presso l'aula consiliare del
Comune; la premiazione delle migliori vetrine; il ricevimento a
Palazzo Colonna degli ospiti stranieri delle città gemellate; si
tengono spettacoli folcloristici e l'esibizione degli sbandieratori;
l'inaugurazione, in viale Massimo D'Azeglio, nei locali dell'ex
Consorzio Agrario, della Mostra mercato di uve e vini e della
Mostra fotografica sull'evoluzione dell'ambiente rurale, organizzate entrambe dall'associazione Coltivatori Diretti di Marino.
Alle ore 20 dello stesso giorno spettacolo musicale degli Odeon. Il
giorno della Sagra inizia con una passeggiata per le vie cittadine del
Concerto Filarmonico Enrico Ugolini della Pro Loco, diretto dal
maestro Rodolfo Trinchera. Dopo i tradizionali riti religiosi della
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mattina, il pomeriggio l'uscita dei carri allegorici e dei complessi
bandistici e folcloristici fanno seguito alle fontane che gettano vino.
Lo spettacolo pirotecnico serale conclude i festeggiamenti. La
locandina può essere attribuita a Goffredo Pellegrini di Marino.
1978 - domenica 1 ottobre. La 54a edizione della Sagra inizia i festeggiamenti domenica 24 settembre, quando da piazza
San Barnaba parte il giro "enocicloturistico" dei Castelli
Romani. Altra iniziativa agonistica è organizzata dalla polisportiva della locale sezione dell' AVIS (29/9), mediante una corsa
podistica per le vie cittadine. Fra le mostre degne di nota ricordiamo quella del pittore Franco Colavecchi presso la sede della
Pro Loco in piazza Matteotti, quella del pittore Stracqualursi,
presso la galleria d'arte in viale Mazzini e quella fotografica realizzata dal gruppo Il Vicolaccio presso i locali dell'Istituto d'Arte
"Paolo Mercuri" in piazza Lepanto, dal titolo: "Castelli Romani,
arte e cultura". La compagnia di prosa Marino '77 presenta a
Villa Desideri La Birba di Carlo Goldoni (28/9). Nello stesso
luogo si apre (29/9) una mostra di vini tipici marinesi. Gli
"Amici" delle città gemellate sono ricevuti a Palazzo Colonna
dall'Amministrazione comunale il pomeriggio del 30 settembre
e subito dopo assistono all'esibizione degli sbandieratori di Cori
e al passaggio delle bande musicali per le vie del centro. La sera
dello stesso giorno si tiene lo spettacolo d'arte varia con la partecipazione della Tromba d'oro Nini Rosso con il suo Trio, segue
"la voce de Roma" Bruno Congiu con le cantanti: Patrizia,
Cinzia e Anna Renzi. Lo spettacolo, condotto da Luciano
Tempesta, comprende l'imitatore della RAI Toni Ciceone e l'orchestra di musica leggera "Quel giorno venne" con il cantante
Alvaro. Il Gran Complesso Vocale e Strumentale Enrico Ugolini
della Pro Loco di Marino, diretto dal maestro Rodolfo Trinchera
e la Banda ENAL Città di Marino diretta dal maestro G. Maione,
accompagnano i carri allegorici e animano le vie del paese per
tutta la durata dei festeggiamenti. Il Comitato organizzatore premia sia i migliori balconi, sia le migliori vetrine addobbati per
l'occasione. Fra le cose notevoli di questa edizione va ricordata
la fantasmagorica illuminazione di tutta la città eseguita dalla
ditta Giannone di Villalba (mentre lo spettacolo pirotecnico è
realizzato dalla ditta Raffaele di Villalba) e l'assistenza radio di
una nuova associazione di giovani del luogo: il Gruppo Giovani
Radiantisti di Marino. Il totale delle spese impegnate per questa
edizione della festa ammonta a f 17.150.000, il sindaco è Mario
Mercuri. La locandina è di Massimo Lauri e riproduce un particolare della Sirena della Fontana dei Mori.
1979 - domenica 7 ottobre. La 55a edizione della Sagra è
promossa da un Comitato presieduto dal sindaco Mario Mercuri,
coadiuvato da Dino Lauri, responsabile del gemellaggio, da
Sandro Caracci, presidente della Pro Loco, nonché dall'assessore al turismo Attilio Montefiori, il quale tenta di far aprire il
mitreo (un tempio del culto di Mitra del secondo sec. d. C., situato nei pressi della stazione ferroviaria), per il periodo dei festeggiamenti, ma non ottiene il permesso dalla Soprintendenza.
Vengono progettate e realizzate ben 6 fontane posticce, per distribuire vino agli ospiti, oltre a quelle tradizionali dei Mori, in
piazza Matteotti, e del Tritone, in piazza San Barnaba: a forma di
botte poggiata su un basamento presso la sede della Pro Loco,
sulla parte alta di corso Trieste, ali' incrocio di via Fratelli
Rosselli, sui ruderi di piazza Pompeo Castiglia (gestita dalla
Cantina Sociale Gotto d'Oro), in viale Massimo D'Azeglio, in
piazza Garibaldi. Fra le mostre ricordiamo le personali di pittura
del concittadino Ettore Pellini presso la Sala Esposizioni della
Pro Loco e, nello stesso luogo, della pittrice genzanese Ornella
Napoleoni. La seconda Mostra Biennale dell'Artigianato di
Marino trova spazio nei locali di Villa Desideri, organizzata dal!' associazione C.A.S.A. presieduta da Filiberto Bardelloni. Nello
stesso luogo viene inaugurata una mostra dei prodotti vinicoli
marinesi. Nell'ambito dei festeggiamenti riscuote particolare
successo un'esposizione di cartoline d'epoca (Mostra fotografica
Marino Antica), curata da Trovalusci e Vinciguerra per l'amministrazione comunale, la quale ha acquistato da un antiquario di
Parma una raccolta di circa trenta fotografie che illustrano il centro storico fra la fine dell'Ottocento e la prima metà del
Novecento. Per i festeggiamenti il Comitato ordina cento quintali d'uva e 3.500 bottiglie di vino. I carri allegorici, le fontane del
miracolo e il corteo in costume d'epoca (trecento figuranti) sono
ripresi da alcuni gruppi televisivi e cinematografici. Sette sono le
delegazioni dei paesi gemellati che rinnovano a Marino il loro
giuramento di fratellanza europea, la nuova arrivata è la città di
Anderlecht. In piazza San Barnaba si tiene un gran ballo animato dalla musica dell'Orchestra Popolare Marchigiana
(Cooperativa C. De Cardona) (5110); lo spettacolo di arte varia è
partecipato dai Vianella (6/10). Le manifestazioni sportive da
ricordare sono due: la finale di un campionato marinese di pallacanestro in piazzale degli Eroi e una corsa podistica non competiti va organizzata dal settore sportivo della Pro Loco per le vie
del centro storico. Il concerto filarmonico che accompagna tutti i
principali eventi è diretto dal nuovo maestro Rosario Lacerenza.
Al corteo in costume d'epoca partecipano gli sbandieratori
Leone Rampante di Cori. L'assistenza radio è assicurata dal
Gruppo Radiantisti di Marino, i quali svolgono volontariamente
anche la Vigilanza Antincendio Boschi, rappresentati da Mario
Liberati. La locandina è la stessa dell'anno precedente.
1980 - domenica 5 ottobre. La 56a edizione della Sagra,
assessore alla cultura e al turismo Maurizio Aversa, è all'insegna
dei rapporti internazionali. In fatti il comune di Marino si gemella con la città olandese di Zaanstad e con quella tedesca di
Neukoln (Berlino). A Marino convengono pure i sindaci delle
altre città gemellate per discutere sull'impegno delle popolazioni europee per la distensione e la pace. In totale si prevedono 150
ospiti stranieri. Dal 13 sett. al 13 ott. presso la Sala conferenze di
Villa Desideri si tiene la mostra delle opere a giunte a concorso
della II Biennale Internazionale della Pietra Città di Marino, presenti 70 artisti di 15 nazioni di tutto il mondo. Nella giuria e nel
comitato d'onore vi sono: Giulio Carlo Argan, Lorenzo Guerrini,
Aldo Calò, Cesare Vivaldi, Elio Filippo Aceracea. Presenziano le
manifestazioni Giulio Santarelli presidente della Giunta regionale e Lorenzo Ciocci assessore alla Provincia di Roma. Presso il
cinema parrocchiale di Frattocchie (29/9) la Nuova compagnia
Teatrale di Albano presenta Un caso fortunato di Slavomir
Mrozek; mentre nella Casa del popolo di Fontana Sala c'è uno
spettacolo di cartoni animati. A Santa Maria delle Mole, in piazza della Repubblica (oggi piazza Togliatti) si tiene il concerto
rock dei Black Out (30/9). A Cava dei Selci, via Fantinoli, spettacolo musicale Il fiore del concerto d'autore (1110). Al parco
della villa comunale si svolge il raduno degli Henohobby Club;
la corsa podistica "Sagra dell'Uva" per le campagne di Marino e,
alle ore 21, in piazza San Barnaba la Palestra Canguro presenta
uno spettacolo di danza moderna, giamaicana e classica (4/10).
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Al corteo in costume d'epoca partecipano gli sbandieratori di
Cori. Dopo la sfilata dei carri allegorici e il "miracolo" delle fontane, il gruppo La stanza della musica si esibisce sulla piazza del
duomo con un repertorio di poesie romanesche di G. G. Belli
musicate per l'occasione. Le bande musicali che si alternano nei
vari giorni sono: Città di Marino diretta da Manlio Caracci,
Filarmonico E. Ugolini della Pro Loco, Giacomo Carissimi di S.
Maria delle Mole diretta da Giuseppe Maione e la Banda musicale della città di Sonnino. La compagnia teatrale Romanità,
diretta da Iole Petrini, e il Centro romanesco Trilussa, presieduto
da Giorgio Roberti, propongono la commedia La Parrocchietta
di Leone Ciprelli presso il cinema teatro parrocchiale Vittoria
Colonna di Marino. Il concorso per la migliore locandina della
Sagra è vinto da Marco Rufo e rappresenta un grappolo stilizzato di cubi con la cifra 56a ed elementi tradizionali inseriti negli
esagoni (carretto a vino, popoli gemellati, torre e monumento
l'Abbraccio di Paolo Marazzi che ha vinto il premio della Il
Biennale della Pietra). Lo spettacolo musicale principale di questa edizione è rappresentato da Ivan Graziani (costo f
5.280.000!). Fra le fontane ricordiamo quella che rappresenta una
nave in via Costa Batocchi; mentre il corteo storico affidato al
Gruppo Storia e Arte di Baldazzi impiega ben 7 cavalli! Il gruppo
dei Radiantisti offre all'organizzazione la sua assistenza radio. Il
primo dicembre muore Zaccaria Negroni, deputato e senatore
della Repubblica, primo sindaco dopo la liberazione e uno dei
primi fautori della Sagra dell'Uva, insieme a Leone Ciprelli.
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1981 - domenica 4 ottobre. La 57a edizione della Sagra inizia il 30/9 a Palazzo Colonna con la presentazione, organizzata
dall'associazione culturale G. La Pira, di Aldo Onorati e Angelo
Montonati del libro di storia locale Lo vedi, ecco Marino ... di
Giovanni Eleuterio Lovrovich e di Franco Negroni, illustrato da
Marco Rufo; l'unico volume finora pubblicato che tratta in modo
divulgativo le vicende storiche e le tradizioni folcloristiche della
città. Alle ore 20 la Scuola dell'arte di Roma presenta Gli innamorati di Carlo Goldoni. Il primo ottobre si apre la Mostra dei
vini con degustazione negli spazi dell'ex chiesa di Santa Lucia,
organizzata dalla locale associazione Coldiretti; nella palestra
comunale dell'ex GIL in viale Mazzini si inaugura la III Mostra
Biennale dell'Artigianato organizzata dall'associazione Artigiani
di Marino; alle ore 19 balli popolari in piazza San Barnaba; alle
ore 21 il Gruppo Tradizioni Marinesi presenta la commedia
musicale Chi crede il popolo io sia in piazza Farini. Il 2 ottobre
si svolge l'incontro di scacchi tra due giocatori di livello nazionale organizzato dal circolo culturale Giuseppe Ungaretti di
Marino; alle ore 16,30 c'è la Corsa della vendemmia, itinerario
podistico per le campagne di Marino, organizzato dai gruppi
sportivi dell' AVIS, della Pro Loco e di altre associazioni dei
Castelli Romani; alle ore 20,30 concerto del complesso musicale Banco del Mutuo Soccorso presso lo stadio comunale (costo
del biglietto d'ingresso: f 3.000). Il 3 ottobre la sfilata della
banda musicale Giacomo Carissimi di Santa Maria delle Mole,
diretta dal maestro Domenico Maione; inaugurazione della
mostra collettiva di pittura alla Galleria Paradiso in viale
Massimo D'Azeglio; ricevimento delle rappresentanze delle città
estere gemellate (presenti Boulogne, Anderlecht, Hammersmith,
Neukoln, Zaanstad); alle ore 17 spettacolo di burattini L'albero
cavo della compagnia Rasgamela in piazza San Giovanni; alle
ore 18 la compagnia Teatro e Musica presenta la commedia dialettale 'A bette/a d'artisti; ore 20,30 in piazza San Barnaba
Fiorenzo Fiorentini presenta Osteria del tempo perso. Domenica
4 ottobre, ore 9, finale di pallacanestro, organizzata dalla
Polisportiva AVIS; ore 9,30 passeggiata per le vie cittadine del
Filarmonico E. Ugolini della Pro Loco; seguono i tradizionali riti
religiosi; il pomeriggio corteo in costume d'epoca, carri allegorici, miracolo delle fontane, giochi popolari, spettacolo di balletti
del Roma Dance Studio Ballet, prima ballerina: Claudia Venditti.
Lunedì 5 replica della vendemmiata e poi concerto degli Arco
con spettacolo pirotecnico finale Le scenografie sono dell'arch.
Umberto Turco, le luci di Claudio Cirillo, i costumi del prof.
Mario Giorsi, l'illuminazione della ditta Giannone Michele e i
fuochi d'artificio della ditta Raffaele Pasquale, due fontane luminose sono realizzate dalla ditta Nicola Campolo. Il Comitato dei
festeggiamenti è diretto dall'assessore al turismo Giselda Rosati
e formato da: Sandro Caracci (Pro Loco), Bruno Pellegrini
(comitato di quartiere Vascarelle), Mario Lupi (Gruppo fotografico Fontana Sala), Pino Cardente (Circolo Arei Palaverta),
Benedetto Cellanetti (Associazione Artigiani), Bruno Rosi
(Coltivatori Diretti), Teresa Giacobbi (Assemblea delle Donne),
Paolo Masi (Teatro e Musica), Amedeo Materazzetti (Circolo
Ungaretti), Paolo Minucci (comitato di quartiere Borgo
Garibaldi), Fabio Desideri (associazione G. La Pira) e inoltre
Polisportiva AVIS, Gruppo Madonna del Sasso, Unione
Commercianti. Presta la sua consulenza artistica alla Sagra il
regista attore Nanni Loy. Viene effettuata la raccolta pubblica di
fondi, a partire dal 14 sett., compreso il sindaco e gli assessori,
con tanto di manifesto, che rende circa 7.820.000 lire. Per la
pubblicità vengono interessate le radio private: Studio Tre di
Colonna, Albaradio di Albano, Canale Zero di Genzano,
Arcobaleno di Velletri. Il quotidiano Paese Sera dedica un'intera pagina (4 ott. 1981, p. 2) alla Sagra di Marino curata dal giornalista studioso di romanistica Livio Jannattoni. La locandina,
molto stilizzata, è del grafico Marco Rufo di Marino.
1982 - domenica 3 ottobre. La 58a edizione della Sagra parte
con una buona programmazione e con un'adeguata sensibilizzazione della stampa promossa dalla Pro Loco, in modo tale che
della festa si trova eco sulle pagine di molti giornali e riviste
nazionali. La domenica precedente la festa alcuni tradizionali
carretti a vino procedono per le principali piazze di Roma guidati da ragazzi in tipico costume marinese e offrono uva e vino per
pubblicizzare la Sagra. Poi una rappresentanza di questi viene
invitata negli studi televisivi, durante lo spettacolo pomeridiano
seguito da milioni di telespettatori Domenica in, condotto dal
presentatore Pippo Baudo. Oltre alle consuete manifestazioni si
rilascia per la prima volta un annullo speciale figurato dedicato
alla Sagra espressamente richiesto dalla Pro Loco al Ministero
delle Poste. Nelle piazzette del centro storico la compagnia
Teatro e Musica rappresenta la commedia E tira a campà scritta da Roberto Di Sante e Mario Galbani. Nella presentazione
all'opuscolo con il testo della commedia l'assessore alla cultura
Giselda Rosati coglie l'importanza dell'iniziativa culturale che si
va a promuovere e che sarà portata avanti per almeno dieci anni
con sempre nuove rappresentazioni di teatro dialettale marinese.
Altri gruppi giovanili animano la festa, come Tradizioni
Marinesi presieduto da Franco Minucci e Politecnico 80 presieduto da Roberto Di Bernardino, contribuendo a vivificare la festa
con idee ed energie fresche. Il quotidiano Il Tempo dedica un'intera pagina alla manifestazione. Tra le iniziative più significative
il convegno sul tema: Tecniche di viticoltura e qualificazione del
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prodotto (30/9); Enotour delle aziende vinicole marinesi, organizzato nei giorni della Sagra dalla Pro Loco con un piccolo
autobus che conduce i visitatori sui luoghi di produzione del vino
a D.O.C. Marino; lo spettacolo di arte varia è condotto da Pippo
Baudo e presenta Gepy & Gepy, Louise Freeman, Franco
Fontana e Politanò (2/10); i carri sono allestiti dal!' AVIS e dal
Politecnico 80. Domenica 3 ottobre tradizionali cerimonie religiose la mattina, solita vendemmiata pubblica il pomeriggio.
Corteo storico, spettacolo folcloristico, Palio Castrimoenium,
cioè giochi popolari in costume in tema con il vino (corsa delle
botti sulla salita di corso Trieste, pigiatura di uve a tempo di
record ecc.). La sera, nel cortile di Palazzo Colonna, musica di
Stefan Grosman e Rodolfo Maltese. Lunedì della "Sagretta"
(4110) altro spettacolo di arte varia con Giorgio Onorato, Alvaro
Guglielmi, Piero Merigliano. La locandina è disegnata da una
giovane ragazza marinese: Claudia Pescatori.
1983 - domenica 2 ottobre. La 59a edizione della Sagra è
improntata alla commemorazione dell'ideatore della festa, Leone
Ciprelli, per il trentesimo anniversario della morte. Angelo
Mercuri realizza un documentario sulle immagini della Sagra nel
tempo e sulle principali vicende cittadine. Inoltre Mercuri si fa
promotore presso il Comune di Roma, perché venga intitolata
una strada del quartiere Don Bosco al drammaturgo romanesco
Ercole Pellini, in arte Leone Ciprelli. La strada viene inaugurata
dalle autorità sabato 24 settembre. Il Comune di Marino è rappresentato dall'assessore al turismo Leonardo Massa nelle veci
del sindaco Gustavo De Luca, mentre per il Comune di Roma è
presente Franco Vichi presidente dell'VIII Circoscrizione. Nel
cortile di Palazzo Colonna viene ricollocato il busto raffigurante
Leone Ciprelli, opera di Virgilio Franco, già rimossa da piazza
Garibaldi ove era collocata dal 1963. Segue un concerto in piazza San Barnaba del gruppo Old Time Jazz Band. Si inaugura la
mostra concorso per la locandina della Sagra (26/9), il cui primo
premio va alla giovane artista Paola Cetroni che con un tratto
molto leggero e cromaticamente accattivante descrive le fasi
della lavorazione del vino, dalle vigne al trasporto su carretto,
contenute all'interno di una torre che simboleggia insieme i
monumenti e le tradizioni della città. A Palazzo Colonna si apre
la Mostra dei vini tipici dei Castelli Romani (28/9) promossa dal
vicesindaco assessore ali' agricoltura Igino Di Sante con la consulenza dell'enologo Carlo Vinciguerra, presenti 60 cantine con
tutti i vini DOC della zona. All'inaugurazione parlano Giulio
Santarelli sottosegretario ali' Agricoltura, Giulio Cesare Gallenzi
assessore al Bilancio della Regione Lazio e il sindaco De Luca,
il quale propone l'istituzione di una enoteca regionale permanente, tappa fondamentale della costituenda Strada dei Vini. Il
giornalista Roberto Di Sante così commenta la mostra sul
"Tempo" (27/9): "avviare un serio e fattivo discorso di programmazione nel settore vitivinicolo che porti i prodotti della nostra
terra a una giusta collocazione regionale, nazionale e internazionale". Presso il cinema teatro parrocchiale Vittoria Colonna si
proietta il documentario di Angelo Mercuri intitolato: Leone
Ciprelli e le Sagre dell'Uva in Marino dal 1925 al 1982 con una
notevole affluenza di gente (30/9). Il Gruppo di ricerca e sperimentazione fotografica di Marino espone nella sede della Pro
Loco la mostra fotografica Il Tempo (30/9). Nella stessa sede
(1110) viene rilasciato l'annullo postale speciale figurato dedicato a Leone Ciprelli, per loccasione viene anche stampata una
cartolina commemorativa con il profilo del poeta e un opuscolo
intitolato Incontro con Marino. Lo stesso giorno vengono ricevute in Comune le rappresentanze delle città europee gemellate;
si svolge la finale del torneo di calcio Gonfalone fra le rappresentanze dei rioni di Marino allo stadio comunale; alle ore 20 la
Compagnia Teatro e Musica rappresenta la commedia musicale
Cariolacciu di Roberto Di Sante a piazza Parini; la sera si conclude a piazza San Barnaba con uno spettacolo di varietà dei
Gatti di Vicolo Miracoli e con un recital di Isa Pola. La domenica della Sagra è annunciata dalla sfilata per le vie del centro del
Concerto filarmonico E. Ugolini della Pro Loco. Con il corteo in
costume d'epoca sfilano pure gli sbandieratori di Borgovelino.
Dopo le fontane e i carri allegorici, alle ore 20 si svolge il Palio
Castrimoenium, con giochi in costume fra i rioni del centro storico; alle ore 22 ballo in piazza. Il lunedì della "Sagretta" si replicano, alcuni spettacoli dei giorni precedenti e le sfilate dei carri
allegorici con l'accompagnamento della banda musicale
Giacomo Carissimi diretta dal maestro Cecili. Alle ore 21, in
piazza San Barnaba, Antonello Venditti in concerto conclude i
festeggiamenti con un autentico bagno di folla.
1984 - domenica 7 ottobre. La 60a edizione della Sagra si
ricorda fra le altre cose, soprattutto per la locandina firmata dal1' artista di fama mondiale Umberto Mastroianni, la riproduzione
fotografica di un rilievo bronzeo che rappresenta in sintesi i principali monumenti della città. Preziosa è la testimonianza artistica per la storia della festa, ma scarso è l'impatto pubblicitario che
dovrebbe produrre sull'osservatore. Tra le iniziative inedite si
segnala l'incisione e la presentazione di un disco a 45 giri con la
canzone della LX Sagra: Abbracciarne Marino di Roberto Di
Sante (5110). Organizzata dalla Pro Loco in collaborazione con il
C.I.F.T. (Centro Italiano di Filatelia Tematica) si apre una mostra
nazionale di filatelia dedicata al tema Vite e Vino (7110) presso la
sede della Pro Loco, ove sono esposti in adeguate vetrine francobolli, cartoline postali e annulli speciali messi a disposizione
da vari collezionisti appositamente per l'occasione. Di tale
mostra si stampa pure un piccolo catalogo. A Palazzo Colonna si
incontrano per l'Ottobrata Romana i rappresentanti dei vari
Enohobby Club d'Italia; intanto la sezione Castelli Romani
dell'Enohobby Club che ha sede a Marino, presieduta dall'enologo prof. De Angelis ha inaugurato (4/1 O) la mostra dei vini tipici dei Castelli Romani, con esposizione dei 200 vini vincitori del
II Concorso Bollino della Comunanza. Presso la biblioteca
comunale Vittoria Colonna si inaugura la mostra 1860-1940. 200
fotografie dei Castelli Romani a cura di Carlo Feliciani, allestita
dalla Pro Loco di Marino in collaborazione con le tre Aziende del
turismo del comprensorio (6/10) che ne stampano anche un volume. uno spettacolo folcloristico è offerto dalla città spagnola di
Patema, ultima arrivata in ordine di tempo fra i comuni d'Europa
a gemellarsi con Marino. La compagnia Teatro e Musica presenta il suo nuovo lavoro: la commedia musicale in dialetto marinese Bonu Spidale in piazza Parini. Presso la sede della Pro Loco
un ufficio postale distaccato rilascia nei giorni 6 e 7 ottobre due
annulli postali speciali figurati. Il corteo in costume d'epoca è
organizzato dall'associazione Tradizioni Marinesi. Fra le fontane
che buttano vino se ne ricorda una in particolare, realizzata dal!' associazione culturale Politecnico 80, collocata in piazza
Lepanto per coprire i ruderi della guerra di piazza Pompeo
Castiglia. Il titolo del cartone è Bacco ti dà e rappresenta un giovane efebico Dioniso nudo che brinda con un calice levato. Lo
scalpore che la figura suscita fra i benpensanti è tale che il par-
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roco in persona don Giovanni Lovrovich chiede al Comitato e
ottiene di censurare la figura con una dipinta foglia di fico, se si
vuole che la processione passi per via Paolo Mercuri. Alle ore 21
un concerto di Lando Fiorini riporta alla Sagra l'atmosfera della
tradizionale canzone romanesca. Lo spettacolo della "Sagretta"
(8110) è caratterizzato dalla presenza del complesso
Pandemonium e da Claudio Simonetti con la sua orchestra.
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1985 - domenica 6 ottobre. La 61 a edizione della Sagra inizia con l'apertura di una mostra personale di pittura di Mario
Franceschini (3/10) presso la Biblioteca comunale, nelle cui
tavole viene raffigurata la battaglia di Lepanto. Quindi il giorno
successivo avviene nella sala consiliare di Palazzo Colonna l'incontro dei sindaci dei Castelli Romani con l'Assessore
all'Agricoltura della Regione Lazio per l'istituenda Strada dei
Vini. Presso la Sala esposizioni della Pro Loco viene aperta al
pubblico la mostra di cartoline d'epoca Marino soltanto ieri, di
cui il curatore e collezionista Gaetano Bettini ha pubblicato in un
apposito volume dallo stesso titolo le oltre centoventi immagini
che rappresentano il centro storico e le sue trasformazioni dall'ultimo ventennio dell'Ottocento alla prima metà del Novecento
(4/10). Nello stesso giorno a piazza San Giovanni, negli ambienti caratteristici di un caseggiato, si apre la III Mostra dei Vini tipici dei Castelli Romani. Presso la sede della Pro Loco un ufficio
postale distaccato rilascia l'annullo speciale emesso dalle Poste
Italiane per la 61 a edizione della Sagra dell'Uva (5 e 6 ottobre).
Fra le manifestazioni sportive si ricorda quella della palestra
Gymnasium di Marino che propone una dimostrazione di judo
con la partecipazione di sei campioni d'Italia, cui segue un'esibizione di danza moderna a cura della Family Dance (5110). La
sera dello stesso giorno viene rappresentata a piazza Farini la
nuova commedia dialettale C'era 'na vorta 'a guera di Roberto
Di Sante. La giornata si conclude in piazza San Barnaba con il
complesso musicale marinese L'angolo della soffitta diretto da
Marcello Pelosi. I festeggiamenti del giorno della Sagra iniziano
alle 8 del mattino con la musica per le vie cittadine eseguite dal
Concerto Filarmonico E. Ugolini diretto da Rosario Lacerenza.
Alle rituali cerimonie religiose seguono, nel pomeriggio, il corteo in costume d'epoca con gruppi di sbandieratori e di cavalieri, quindi le tradizionali fontane che buttano il vino, i carri allegorici e una sfilata di carretti a vino che coronano la pubblica
vendemmiata. oltre ai gruppi folcloristici locali si notano quelli
di Morolo, di Fumone e di Piana del Garigliano. Alle ore 20,30
la locale palestra Il Canguro presenta una manifestazione di arti
marziali con atleti partecipanti ai campionati mondiali del 1985.
Il lunedì si replicano i festeggiamenti con l'accompagnamento
della banda musicale "Giacomo Carissimi" di S. Maria delle
Mole diretta dal maestro E. Cecili. Alle ore 21 in piazza San
Barnaba si tiene il concerto di Tullio De Piscopo. Uno spettacolo pirotecnico conclude i festeggiamenti. Il giorno precedente la
Sagra un manifesto del sindaco Giulio Santarelli annuncia che il
volontariato ha fatto il suo tempo e che è ora che la Sagra venga
organizzata da professionisti. Pertanto si scusa con i cittadini e
con gli ospiti per quel poco che verrà loro offerto e promette che
la prossima edizione sarà molto diversa. Il soggetto della locandina è lo stesso dell'anno precedente.
1986 - domenica 5 ottobre. La 62a edizione della Sagra viene
organizzata esclusivamente da un apposito organismo: l'Ente
Sagra dell'Uva e per la valorizzazione delle tradizioni popolari,
costituito l' 8 aprile 1986 e presieduto da Giulio Santarelli, sottosegretario di Stato al Ministero dell'Agricoltura. Le finalità della
nuova struttura operativa sono esposte alla stampa il 13 giugno
al Casino dell'Aurora di Palazzo Pallavicini di Roma, presenti
molte personalità, fra cui il ministro dell'Agricoltura Filippo
Maria Pandolfi. La necessità di fare in modo che la Sagra fosse
gestita da un organismo più snello e operativo del Comitato permanente era già stata segnalata negli anni precedenti dalla stessa
Pro Loco. Ora la nascita di un ente varato con il voto unanime del
Consiglio comunale intende superare i limiti rappresentati nel
passato recente e remoto dal volontariato, avvalendosi soprattutto di figure "professionali", secondo il criterio che tutte le prestazioni d'opera o d'ingegno devono essere pagate. Il rischio che
viene subito paventato dalla Pro Loco è che in tal modo nel giro
di poco tempo tutto possa essere mercificato e che quindi si
possa perdere lo spirito di partecipazione spontanea da parte di
gruppi, comitati e associazioni che hanno sempre operato per la
Sagra senza compensi, ma solo per il piacere di contribuire con
le proprie idee e con le proprie esperienze alla migliore riuscita
della festa. Altro timore è quello che la nuova struttura organizzativa della Sagra nasca viziata dalla politicizzazione dei partiti
che indirettamente vi sono rappresentati e quindi che l'Ente
Sagra rappresenti alla lunga una macchina per la produzione di
consenso. In ogni caso sembra profilarsi un conflitto di competenza, perché l'ente è di natura privata, ma è guidato dalle stesse
persone pubbliche che dovrebbero controllarne l'operato. La Pro
Loco che ha evidenziato tali aporie, pur dichiarando pubblicamente la sua disponibilità a collaborare con l'Ente per la realizzazione della Sagra, viene emarginata e fatta oggetto di attacchi
politici. Il nuovo organismo, quasi fosse un superassessorato,
promette un'imminente valorizzazione del prodotto vitivinicolo,
dell'artigianato, nonché uno sviluppo del commercio e del turismo locale. Il momento è politicamente favorevole per Marino e
per la Sagra dell'Uva, grazie alla presenza in Parlamento di due
deputati marinesi: Giulio Santarelli e Lorenzo Ciocci, il sostegno
del ministro dell'Agricoltura Filippo Maria Pandolfi, dell'assessore all'Agricoltura della Regione Lazio Giuseppe Paliotta, del1' ass. al Turismo della Regione Paolo Albarello, dell' ass.
all'Agricoltura della Provincia di Roma Roberto Lovari, dell'ass.
all'Artigianato della Provincia Gustavo De Luca, marinese. A ciò
si deve aggiungere una discreta disponibilità a collaborare con il
neonato Ente da parte di presidenti e direttori di banche, della
Camera di Commercio e della Comunità Montana. Molti imprenditori, scrittori e artisti, non solo locali, associazioni di categoria
e comitati aderiscono entusiasti alle iniziative dell'Ente.
La festa inizia (29/9) con la punzonatura del 52° Giro del
Lazio, Trofeo Cassa di Risparmio di Roma, organizzato da
Franco Mealli. Quindi segue una straordinaria Mostra dei dipinti della Campagna Romana nel XIX sec. dal titolo: Marino tra
mito e storia, curata dal prof. Carmine Benincasa, allestita presso la Biblioteca comunale (20/9) e consegnata a uno scadente
catalogo. Lo stadio comunale ospita (2119) un incontro di calcio
tra una rappresentativa marinese e una dei Castelli Romani. Lo
spettacolo teatrale Città proibita viene messo in scena dalla compagnia di Julio Zuloeta a Villa Desideri (24/9). Il maestro Carlo
Negroni di Marino incide e presenta un disco a 33 giri con musiche e canzoni su Marino (25/9). Il convegnoAgrimarivinuva, che
si tiene nella sala convegni della villa comunale, si articola in due
incontri: il primo (27 /9) sul tema La viticoltura collinare espressione della tipicità italiana e i suoi aspetti a Marino e nei
Castelli Romani, il secondo sul tema Il vino nell'informazione
((4/10). Fra i relatori si ricordano: Luigi Veronelli, Livio
Jannattoni, Daniele Cernilli, Burton Anderson e Bruno Vespa.
Nello stesso giorno e nello stesso luogo, lungo i viali di Villa
Desideri, si tiene la Mostra mercato della Strada dei Vini, delle
macchine enologiche e dell'artigianato. Per le vie del centro si
esibiscono in raduno alcune delle bande musicali dei Castelli
Romani (28/9), cui segue una sfilata di moda. L'associazione
cuochi del Lazio A.M.I.R.A. visita la Mostra dei vini (1110). Gli
spettacoli teatrali in dialetto sono assicurati dalla compagnia teatrale di Alfiero Alfieri che presenta la commedia romanesca E mo
bigna dillo a mamma nello spazio della villa comunale (2/10) e
dalla compagnia Teatro e musica che propone a piazza Farini la
nuova commedia musicale in marinese di Roberto Di Sante Me sa
che 'sta vota iamo a finì tutti 'n galera.
Dopo i riti religiosi della mattina, il pomeriggio sfilano i carri
allegorici accompagnati da bande musicali e gruppi folcloristici
(oltre a quelli di Marino sfilano i complessi bandistici di Frascati,
di Monte Porzio Catone e di Ciampino). La distribuzione dell'uva
e del vino avviene come al solito, ma manca il corteo in costume
d'epoca che non è apprezzato e condiviso dagli organizzatori, i
quali non lo ritengono una manifestazione tradizionale della Sagra
dell'Uva. La sera in piazza San Barnaba si esibisce L'Angolo della
Soffitta con le Camomilla. Il lunedì della Sagra conclude i festeggiamenti alle ore 21 lo spettacolo di Gigi Sabani e il concerto di
Anna Oxa. Al termine lo spettacolo pirotecnico. La locandina è firmata da Paolo Marazzi giovane artista di Marino.
1987 - domenica 4 ottobre. La 63a edizione della Sagra è
organizzata per il secondo anno consecutivo dall'Ente Sagra
dell'Uva, presieduto da Giulio Santarelli, divenuto nel frattempo
sottosegretario alle Partecipazioni Statali nel nuovo governo
Goria. I festeggiamenti si aprono con un convegno (26/9) che ha
per tema: Vitivinicoltura di qualità, in difesa del reddito, della
salute e dell'ambiente, presso la Sala Convegni di Villa Desideri.
Al convegno intervengono anche alcuni viticoltori locali che
hanno scelto di coltivare l'uva senza ricorrere a fertilizzanti e
pesticidi. È la prima volta che si parla di viticoltura biologica a
Marino e di salvaguardia della produzione di qualità insieme al
rispetto dell'ambiente. Ancora all'insegna delle attività produttive locali sono: la Mostra dei Vini a denominazione di origine
controllata del Lazio (organizzata da Vittorio Celli, già presidente della XI Comunità Montana) e la Mostra dell'Artigianato locale, che vengono inaugurate il giorno successivo nel medesimo
luogo. Una scadente sfilata di moda in piazza Matteotti (26/9)
organizzata dal giornalista Brunetto Fantauzzi, solleva qualche
parere contrario. Nella villa comunale si inaugura anche la personale di pittura di Maria Grazia Turchetti. Alle arti figurative del
luogo è dedicata la Mostra di scultura e di pittura "Le Pagine di
Pietra" (30/9), prima ricognizione artistica del territorio di
Marino (dal futurista Roberto Melli, fino a Lorenzo Guerrini e
Aldo Calò che scolpirono il peperino locale) curata dal critico
d'arte marinese Alessandro Masi e ospitata nei saloni di Palazzo
Colonna, con la partecipazione dello scultore Umberto
Mastroianni che vive nel centro storico. La disamina di uno specifico aspetto delle tradizioni romanesche è affidato alla mostra
"Nannì" colta e divulgativa nello stesso tempo, organizzata dalla
Pro Loco nella sede di piazza Matteotti, dedicata al rapporto fra
la Sagra dell'Uva e la canzone romana per i venticinque anni
dalla scomparsa del celebre cantautore Romolo Balzani (1892-
1962). La mostra, divisa per sezioni, offre al visitatore una preziosa raccolta di spartiti musicali, di manifesti, giornali d'epoca
e altri cimeli della vasta produzione discografica e artistica del re
della canzone romana della prima metà del Novecento. La maggior parte del materiale proviene dalla famiglia Remo Balzani, in
misura minore dalla famiglia Iole Petrini. In particolare si ricordano le "canzoni luminose", una serie di primitive diapositive
(lastrine di vetro dipinte a mano) che, mentre venivano proiettate, illustravano il tema della canzone cantata. Collegata alla
mostra è la conferenza tenuta sull'argomento da Sangiuliano,
Guglielmo Fornaro, Mario Lunetta, Luca Lamperini e Vito
Riviello, u cui contenuti sono affidati a un catalogo illustrato
della mostra, edito dalla Pro Loco. Nel 1928 la più caratteristica
delle canzoni romane della Sagra dell'Uva, "Nannì, ovvero 'Na
gita a li Castelli" scritta da Ettore Petrolini e musicata da Franco
Silvestri, fu cantata da Romolo Balzani in costume di carrettiere
sull'allora piazza del Plebiscito (oggi piazza San Barnaba) con
un quartetto di mandolini. Anche il primo dei due annulli postali rilasciato presso la sede della Pro Loco è dedicato a Balzani.
Nella caratteristica piazza Farini, lo stesso giorno, viene rappresentata dal gruppo Teatro Essere Roma Roma città tanto cara
(serenate, stornelli, sonetti) di Tonino Tosto e Sandro Salvi; nella
medesima piazzetta viene messa in scena (3/10) dalla compagnia
locale Teatro e Musica la commedia "Ne so una più del diavolo" di Roberto di Sante. Il concerto filarmonico che accompagna
l'immagine della Vergine in processione è diretta dal maestro
Rosario Lacerenza. La Pro Loco indice un concorso fotografico
a livello amatoriale sul tema Marino e la Sagra dell'Uva per
richiamare l'attenzione dei fotoamatori sugli aspetti salienti della
festa. I vincitori del concorso vengono poi premiati a dicembre
durante i festeggiamenti del Natale Marinese. Fra gli altri eventi
di rilievo ricordiamo la partenza da Marino del 53° Giro
Ciclistico del Lazio (18/9), con la partecipazione di Stephen
Roche, campione del mondo, e di Moreno Argentin. Per le attività
sportive si ricorda ancora la premiazione dei campioni d'Italia A.S.
Marino "Serie A" e "Under 18" di calcetto. Lo spettacolo musicale
di richiamo è tenuto il lunedì 5 da Ivan Graziani con Pippo Franco
sul palco di piazza San Barnaba. Qualche strascico di polemica
avvelena il dopo Sagra. Non corre buon sangue fra gli organizzatori dell'Ente Sagra ed alcune associazioni di volontariato che non si
sentono abbastanza coinvolte nella formulazione del programma
(circola una maglietta realizzata da alcuni associati della Pro Loco
con la scritta provocatoria: "Ente Sagra? No, grazie!"). Fra l'altro il
corteo in costume d'epoca non si è svolto. I figuranti accusano
l'Ente Sagra di averlo ritenuto superfluo, oppure incongruente
rispetto alle tradizioni "genuine" della festa. In realtà si è trattato di
una scelta degli organizzatori che hanno ritenuto troppo oneroso il
noleggio degli abiti. Si propone allora di fabbricare un po' per anno
gli abiti e di averli a disposizione ogni volta che occorrono, riducendo in tal modo un costo fisso della manifestazione. La sfida
viene raccolta e, dopo molto parlare per anni, ci si impegna nel1' impresa. La locandina è firmata da Delio Forte.
1988 - domenica 2 ottobre. La 64a edizione della Sagra,
organizzata per il terzo anno consecutivo dall'Ente presieduto
dall' on. Giulio Santarelli, sottosegretario alle Partecipazioni
Statali, mentre il sindaco di Marino è Leonardo Massa, si apre
con un evento culturalmente eccezionale: il I Stage internazionale della Pietra in piazza San Barnaba ( 10/9). Allo stadio comunale si svolge il Campionato regionale di tiro con l'arco e alle ore
167
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21 c'è il concerto del gruppo musicale Rhapsoidea (11/9). Il 54°
Giro del Lazio vede i ciclisti impegnati alla punzonatura in piazza San Barnaba; alle ore 18 ha luogo il concorso poetico romanesco intitolato a Leone Ciprelli (16/9) sul tema: La Sagra, il
vino, l'uva e Marino. A piazza Garibaldi si esibisce in concerto
Gianluca Terranova (18/9). Presso il Centro alberghiero regionale in via Ferentum si svolge un incontro dibattito con dimostrazioni sul tema: Vino e cucina tradizionali nei Castelli Romani
(23/9). Nella villa comunale trovano spazio due importanti iniziative: una mostra sulle attività creative e produttive; quindi
nelle stanze della Biblioteca comunale lapertura della mostra
iconografica I Castelli Romani, immagini dal passato, una stupenda esposizione di incisioni e stampe originali dal XVIII al
XX sec. che rappresentano i Castelli Romani del passato, curata
da Renato Mammuccari di Velletri in collaborazione con Nello
Nobiloni di Frascati; alle ore 20,30 Omaggio a Claudio Villa,
una rassegna di canzoni romane in memoria del grande cantante
sepolto a Rocca di Papa (24/9). Mostra con concorso di vini in
una cantina del centro storico (29/9). Commedia musicale di
Roberto di Sante in dialetto marinese U guadagnu de Maria
Cazetta messa in scena a piazza Farini dalla compagnia Teatro e
Musica; alle ore 21 concerto di Rita Pavone (1/10). Domenica
della Sagra: dopo i tradizionali riti religiosi della mattina, nel
pomeriggio si ripete il miracolo delle fontane con il corteo in
costume d'epoca, la vendemmiata per le principali vie del centro
storico e la sfilata dei carri allegorici; alle ore 21 concerto in piazza San Barnaba di Mario Alberti. Lunedì della Sagra si replica nel
pomeriggio la vendemmiata e il percorso dei carri allegorici con le
bande musicali, alle ore 21 Marino star uno spettacolo di arte varia
a piazzale degli Eroi ripreso da RAI 2. Una Sagra lunghissima che
è durata un mese si conclude con la proiezione del film Santo disonore di Leone Ciprelli, a cura di Angelo Mercuri, presso il cinema teatro parrocchiale Vittoria Colonna (4/10), anche per ricordare il 35° anniversario della scomparsa dell'ideatore della festa, e
con una sfilata dei carri allegorici nelle frazioni di Marino (9/1 O).
La Pro Loco di Marino è priva di una sede sociale e di mezzi finanziari per potersi procurare uno spazio dove svolgere attività culturali, dopo che il palazzo municipale di piazza Matteotti è stato
dichiarato inagibile e chiuso per restauri nel corso del 1988. La
locandina è firmata da Sergio Vacchi di Castenaso.
1989 - domenica 1 ottobre. La 65a edizione della Sagra inizia con una manifestazione sportiva a Santa Maria delle Mole:
gara di tiro con l'arco; la sera spettacolo musicale dei Future in
piazza San Barnaba (10/9). Nella stessa piazza il giorno successivo iniziano i lavori del II Stage Internazionale della Pietra. La
compagnia teatrale di Alfiero Alfieri si esibisce alle ore 21 con
una commedia romanesca (15/9). Inizia da Marino il 55° Giro
del Lazio, i ciclisti partono da piazzale degli Eroi (16/9). Othello
viene giocato nel cortile di Palazzo Colonna (22/9). A Villa
Desideri, la villa comunale prendono corpo più manifestazioni:
si apre la Mostra dell'artigianato artistico; alle ore 17,30 convegno su Agriturismo e Strada dei Vini dei Castelli Romani; alle
ore 19 inaugurazione della mostra di pittura Ex vite vita, presso
la Biblioteca comunale; alle ore 20 II Premio di poesia romanesca Leone Ciprelli (2319). Convegno sul tema Realtà e prospettive dell'artigianato artistico (2419). Incontro con la delegazione
del Comune di Irving (Dallas) dello Stato del Texas (25/9).
Benedizione e offerta dell'uva e del vino al pontefice Giovanni
Paolo II presso la Sala Nervi in San Pietro (27/9). Incontro sul
tema Alcol e diabete (28/9). Inaugurazione della Mostra II Stage
Internazionale della Pietra (29/9). La domenica della Sagra, dopo
i tradizionali riti religiosi della mattina, il pomeriggio si svolge il
corteo in costume d'epoca, il miracolo delle fontane, la sfilata dei
carri allegorici con la pubblica vendemmiata; la sera si replica la
commedia di Alfieri e si conclude con lo spettacolo pirotecnico.
Il lunedì seguente, dopo la replica della vendemmiata, si svolge
lo spettacolo Castelli Star. I 7 Re di Roma, in collegamento con
RAI 2. La locandina è disegnata da Sandro Trotti.
1990 - domenica 7 ottobre. La 66a edizione della Sagra, nel!' anno dei Mondiali di calcio, che hanno visto Marino ospite
della Nazionale italiana di calcio, inizia con l'apertura dei lavori
del III Stage internazionale della Pietra (8/9). Il Campionato
Italiano di Othello (22 e 23/9). Convegno sul tema: Viticoltura e
Ambiente, realtà e prospettive (2919). Concorso poetico romanesco intitolato a Leone Ciprelli (29/9). Balletto a cura dell' AVIS
di Marino (30/9). Spettacolo di danza classica e moderna proposto dal Centro GIAVA; poi alle 20,30 Concerto del gruppo
Ennesima Idea (5/10). La compagnia teatrale di Alfiero Alfieri
presenta la commedia Nun c'è due senza tre; quindi il concerto
del complesso L'Angolo della Soffitta (6/10). La domenica della
Sagra propone, nel pomeriggio, il corteo storico, il miracolo
delle fontane, la sfilata dei carri allegorici e le bande musicali;
alle 20,30 la compagnia Teatro e Musica presenta la commedia
in dialetto marinese Si n' sò matti n' ci volemo, messa in scena da
Paolo Masi e Cesare Schiaffini. Il seguente lunedì, ultimo giorno
della Sagra, replica della pubblica vendemmiata e alle ore 21
spettacolo d'arte varia. La locandina è disegnata da A. Malori.
1991 - domenica 6 ottobre. La 67a edizione della Sagra è firmata da Elio Giovannini, in qualità di sindaco e di presidente
dell'Ente Sagra. Dal 19 al 22 settembre si svolgono spettacoli di
arte varia e giochi popolari promossi dal Comitato di quartiere
Vascarelle per la festa di San Giuseppe. Presso la Sala consiliare del Comune si tiene il convegno La realizzazione della strada
dei vini per la valorizzazione e il rilancio della produzione vitivinicola dei Castelli (2919). Nello stesso giorno l' AVIS locale
promuove uno spettacolo di balletto; il Filarmonico E. Ugolini
della Pro Loco, diretto dal maestro Vincenzo Trovisi, tiene un
concerto di musiche per banda e il Comitato del rione Coste
organizza una festa popolare. A piazza San Giovanni si tiene uno
spettacolo teatrale, quindi si presenta la collezione autunno
inverno dell'atelier di moda di Sabrina Minucci di Marino
(3/10). A piazza Garibaldi si svolge una festa popolare; nella
chiesa della SS. Trinità si svolge la prima Rassegna Polifonica
Città di Marino organizzata dalla corale marinese Mario Terribili
(4/10). Si inaugura la Scuola Internazionale di Scultura della
Pietra Albana presso le Cave di Peperino; quindi si svolge il V
Premio di poesia romanesca Leone Ciprelli; alle ore 21 c'è uno
spettacolo musicale con il gruppo Travis Lives (5110). La mattina della Sagra il Concerto Filarmonico della Pro Loco apre i
festeggiamenti, sfilando per le vie del centro; seguono le tradizionali cerimonie religiose; nel pomeriggio il corteo in costume
storico è organizzato dall'associazione Lo Storico Cantiere. I
carri allegorici e la vendemmiata sono accompagnati dalle note
dei concerti folcloristici della Marino brinda e Volemose Bene; alle
ore 20 si svolgono i giochi popolari in costume rinascimentale. Il
lunedì si replica il corteo e la pubblica vendemmiata; poi uno spettacolo di arte varia e i fuochi d'artificio finali concludono la 67a edi-
zione. La locandina è realizzata dall'artista marinese Stefano Piali.
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1992 - domenica 4 ottobre. La 68a edizione della Sagra è
condotta personalmente dal sindaco Dino Rapo con la collaborazione di gruppi e associazioni. L'Ente Sagra, pur continuando a
esistere, non produce più alcuna attività. Primo cicloraduno di
mountain Bike con partenza e arrivo in piazza San Barnaba;
inaugurazione della Mostra di artisti marinesi sconosciuti, a cura
dell'associazione L'Astrolabio, presieduta da Andreina Martella
(26/9). Cicloraduno femminile Bellezze in bicicletta organizzata
dall' AVIS; alle ore 17 esibizione degli sbandieratori di Cori con
il gruppo equestre di Velletri; alle ore 18 Primo Palio della
Quintana, giochi equestri a premio partecipati dai rioni del centro storico (27/9); incontro gastronomico a premi, gara di dolci,
organizzato dal Movimento Italiano Casalinghe; convegno a
Palazzo Colonna sul tema: La difesa razionale del vigneto per la
valorizzazione delle produzioni vitivinicole dei Castelli Romani;
alle ore 20,30 II Incontro Polifonico Città di Marino nella basilica di San Barnaba; alle ore 21 spettacolo musicale con la fisarmonica di Claudio Cerini (30/9). Spettacolo per bambini a Villa
Desideri a cura del Club Orizzonte Donna; alle ore 21 spettacolo musicale con il complesso Tandem (1/10). Concerto di musica reggae degli Elia and Evolution Time (3/10). Il giorno della
Sagra è contrassegnato dalle tradizionali celebrazioni religiose
del mattino, dal corteo storico, dalla pubblica vendemmiata e dai
carri allegorici accompagnati da bande musicali e folcloristiche
del pomeriggio; la sera, in piazza San Barnaba, concerto del
complesso Banco (già Banco del Mutuo Soccorso). Il lunedì
della "Sagretta" replica pomeridiana della vendemmiata con
manifestazioni collegate; alle ore 21 spettacolo musicale con
Fiordaliso. La locandina è realizzata da Stefano Piali.
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1993 - domenica 3 ottobre. La 69a edizione della Sagra viene
organizzata dal commissario straordinario Guglielmo Iozzia con
la partecipazione di gruppi e associazioni cittadine: spettacolo di
varietà con Il Carrozzone organizzato dal Comitato di quartiere
Vascarelle (18/9). Palio della Quintana con giochi popolari fra i
rioni del centro storico ; alle ore 20,30 spettacolo musicale con il
Trio Band e gara di liscio (19/9). Inaugurazione della mostra di
disegni e incisioni di Miram Ferrucci presso la sala Gran Caffè
Nicolini in corso Vittoria Colonna (25/9). Cicloraduno femminile Bellezze in bicicletta e spettacolo di danza organizzati
dall'AVIS (26/9). Show Room dell'atelier di moda di Sabrina
Minucci con annessa mostra di fotografie d'epoca Tralci di vita
tratte dall'archivio di Vittorio Rufo; alle ore 16,30 inaugurazione
di una meridiana donata al Comune dal Rotary Club Castelli
Romani, collocata sull'ingresso posteriore di Palazzo Colonna;
!aie ore 18 apertura della mostra fotografica La pietra racconta a
cura dell'associazione culturale Orizzonte Idea; alle ore 20,30 il
terzo Incontro Polifonico Città di Marino a cura del locale Coro
Mario Terribili (30/9). Apertura dell'ufficio informazioni e assistenza turistica della Pro Loco nella nuova sede in largo Palazzo
Colonna, ove viene pure inaugurata la Mostra dei vini e dei prodotti tipici locali con degustazione dei medesimi; alle ore 18 in
piazza Garibaldi nell'ex convento degli Agostiniani apertura
della Mostra estemporanea di pittura Lo vedi ecco Marino a cura
dell'associazione L'Astrolabio; alle ore 20 in piazza San Barnaba
la compagnia teatrale marinese I Nuovi Menestrelli diretta da
Franco Negroni presenta la commedia Sapore di paese: un adattamento della commedia La Parrocchietta di Ciprelli (I/IO).
Cerimonia commemorativa per il 40 anniversario della morte di
Leone Ciprelli con una conferenza sulla vita e sull'opera del
poeta scomparso con interventi di Fiorenzo Fiorentini, Aldo
Onorati, Giorgio Carpaneto e Giorgio Roberti nella Sala consiliare del Comune; alle ore 19 la compagnia Teatro e Musica presenta la farsa in dialetto marinese: Bazzica e scopa in piazza
Parini; alle ore 20 in piazza San Barnaba spettacolo musicale con
Giorgio Onorato e Fiorenzo Fiorentini accompagnati dagli stornellatori Nino Meloni e Teresa Del Lago, fra gli ospiti Alfiero
Alfieri e Isa Di Marzio (2/10). Alle ore 9 della domenica della
Sagra si apre l'ufficio postale distaccato presso la nuova sede
della Pro Loco per il rilascio dell'annullo speciale figurato. Dopo
le cerimonie religiose, il pomeriggio sfila il corteo in costume
d'epoca e, dopo il miracolo delle fontane, i carri allegorici per la
vendemmiata accompagnati dalla banda della Pro Loco e dai
gruppi folcloristici Marino brinda e Volémose Bene; seguono gli
sbandieratori, i danzatori e i saltimbanchi in costume storico in
uno spettacolo, organizzato dallo Storico Cantiere, intitolato
Sollazzi di piazza per festeggiare il ritorno di Marcantonio
Colonna da Lepanto; alle ore 20,30 danze folcloristiche e moderne a cura della scuola Lucky Dance di Santa Maria delle Mole.
Lunedì 4 replica delle manifestazioni del giorno della Sagra; alle
ore 21 il cantante Amedeo Minghi presenta lo spettacolo Notte
bella, magnifica Tour 93, al termine spettacolo pirotecnico. La
locandina è realizzata da Stefano Piali.
1994 - domenica 2 ottobre. La 70a edizione della Sagra si
presenta con una rinnovata partecipazione popolare e di associazioni, ma anche di singoli cittadini. Il commissario prefettizio
Guglielmo Iozzia presiede per la seconda volta lorganizzazione
dei festeggiamenti all'insegna di un'oculata gestione delle risorse finanziarie. Si svolge a piazza Europa il III Palio della
Quintana (18/9), gioco equestre con la partecipazione dei rioni
del centro storico, la sera si conclude con lo spettacolo del complesso Ennesima Idea e il cantante Mal.
Presso il rione Coste, a cura dell'associazione L'Astrolabio e
per la regia di Mario Procopio, lo spettacolo Le notti magiche del
Cinquecento, tenuto fra le piazzette e i vicoli, fa rivivere usi e
costumi della contrada nei secoli scorsi: la Fontana dei desideri
è una mostra mercato di antiquariato locale; Di punta e di scalpello, di bulino e di cesello è un incontro con gli scultori alle
prese con la loro arte in modo estemporaneo; La ballata del rione
è una rappresentazione dei fatti e dei misfatti della gente che
abita nei vicoli raccontati da Giovanna Mainardi e Silvia Bucci
con interventi musicali di Paola Cecchi; infine Quando il giullare allietava la mensa è una gara gastronomica curata dal
Movimento Italiano Casalinghe (23/9). Presso la sede dell' AVIS,
a Villa Desideri, si inaugura la II edizione dell'estemporanea di
pittura Lo vedi ecco Marino, poi alle ore 21 lo spettacolo Chi
vuol esser lieto, sia presenta, in chiave ironica, momenti della
vita quotidiana rinascimentale, presentati con proiezioni, monologhi e musiche (24/9). Una giocosa presentazione della storia
dei Castelli Romani dal titolo, Favola Castellana, conclude la
serie di animazioni artistiche al rione Coste (25/9). Nei locali del!' ex Consorzio agrario in viale D'Azeglio si inaugura la mostra
fotografica 70 anni di Sagra, realizzata da Vittorio Rufo; quindi,
nello stesso luogo, si ha lapertura della Mostra dei vini DOC del
Lazio; alle ore 18 si presenta il volume Itinerari storici - Villa
Colonna Be/poggio edito dal Comune di Marino e dal Comitato
di quartiere Villa Desideri; in piazza San Barnaba, alle ore 20, c'è
169
170
uno spettacolo di danza a cura del Centro Danza Marino (28/9).
Il giorno successivo, alle ore 20,30, si tiene il IV Incontro
Polifonico Città di Marino a cura del Coro Mario Terribili. Il
primo ottobre, presso la sede della Pro Loco, si apre al pubblico
la mostra Vigne e vignette - Umorismo DOC, ideata da Luigi
Morgione e Lucio Trojano, con decine di tavole inedite disegnate dalla più note firme dell'umorismo e della satira italiana sul
tema Marino, vite e vino; alle ore 19 la compagnia teatrale I
nuovi Menestrelli, diretta da Franco Negroni, presenta la commedia 'A gatta morta; alle ore 21 si organizza una Cena del '500
con la partecipazione dei cantori del Coro polifonico marinese in
costume d'epoca. La domenica della Sagra, alle ore 9, si apre
presso la sede della Pro Loco l'ufficio postale distaccato per il
rilascio dell'annullo speciale figurato della 70a Sagra; quindi per
le vie del centro sfila il Concerto Filarmonico E. Ugo lini della
Pro Loco diretto dal maestro Vincenzo Trovisi; alle 9,45 presso
la stazione ferroviaria di Marino si accolgono gli ospiti provenienti da Roma Termini con il "Treno Tropea", un convoglio con
locomotiva a vapore che veniva usato un secolo fa per la gita
fuori porta. I riti religiosi della mattina si svolgono secondo lo
schema usuale. Alle ore 16 sfila il corteo in costume d'epoca
organizzato dallo Storico Cantiere, il miracolo della fontane che
danno vino, i carri allegorici e la pubblica vendemmiata accompagnata dai complessi folcloristici delle società di divertimento e
dalle bande musicali; i Sollazzi di piazza con sbandieratori, danzatori e mangiafuoco completano i festeggiamenti per il ritorno
di Marcantonio dalla battaglia di Lepanto. Al termine della serata, in piazza Farini, la compagnia Teatro e Musica presenta
Amori di notte, commedia di Ettore Petrolini.
Il lunedì della "Sagretta" si replica il miracolo delle fontane,
il corteo in costume rinascimentale, la sfilata dei carri con le
bande musicali; al termine I Formula Tre in concerto e uno spettacolo pirotecnico per concludere i festeggiamenti. Per la realizzazione della locandina è stato indetto un concorso, vince per il
disegno più convincente l'artista Marina Funghi. La Pro Loco
pubblica il volume Marino. Storia e storie della Sagra dell'Uva,
scritto da Ugo Onorati, per celebrare i settanta anni della festa. Il
compleanno della Sagra si festeggia anche con una fontana
"miracolosa'', ideata da Massimo Lauri, che butta vino da 70
cannelle dal fondo di una botte in compensato e cartapesta altra
tre piani del vecchio municipio in piazza Matteotti. La locandina
è realizzata dall'artista marinese Marina Funghi.
1995 - domenica 1 ottobre. La 71 a edizione della Sagra inizia dalla metà di settembre con una mostra antologica di scultura di Giglio Petriacci, preside del locale Istituto Statale d'Arte,
nella sala consiliare di Palazzo Colonna. Organizzato dal comitato di quartiere Vascarelle il IV Palio della Quintana, gioco
equestre con una serie di evoluzioni (24/9). Fra gli spettacoli
musicali ricordiamo quello di Jimmy Fontana con il complesso
The Black Rose a piazza Europa (23/9); il concerto dei gruppi
Mannaja Blues Band e Blackened nella villa comunale (26/9); il
concerto di musica latinoamericana del gruppo Flachibo (27/9);
il V Incontro Polifonico "Città di Marino" a cura del Coro Mario
Terribili di Marino (29/9); le canzoni popolari del complesso
Volémose bene, raccolte da Marcello Pelosi in un compact disc,
presentato al pubblico da Vittorio Nocenzi il 30 settembre in
piazza San Barnaba; mentre il concerto del lunedì della Sagra
tocca a Ron. Fra le rappresentazioni teatrali e di danza ricordiamo: quello della Polisportiva Avis e dell'associazione Frida in
piazza San Barnaba (28/9), Frammenti del Centro Danza Marino
diretto da Cesare Carbone e Francesca Spaziani; Femmine e zanzare, commedia in dialetto marinese scritta e diretta da Franco
Negroni (30/9) e Roma ... ce semo! di Ettore Petrolini rappresentata in piazza Farini dalla compagnia locale Teatro e Musica
(1110). A viale D'Azeglio, nei locali dell'ex Consorzio agrario si
inaugura il 28 settembre una Mostra delle Attività Produttive
Locali. In collaborazione con l'Enoteca Italiana di Siena, presso
la sede della Pro Loco, si inaugura la mostra di autori satirici
Tour Vin Club Italiano (29/9). Fra le mostre d'arte segnaliamo
quella dello scultore marinese Mario Verolini e diverse altre iniziative e spettacoli, organizzati dall'associazione L'Astrolabio
per animare i rioni durante tutta la festa: estemporanea di pittura
Lo vedi, ecco Marino, l'esposizione di oggetti e abiti Ieri e oggi,
donne a confronto, mostra di tradizionali strumenti di lavoro
della vendemmia.
Il concorso per la migliore vetrina della Sagra è organizzata
dall'Accademia Vetrinistica Italiana e da Expo Service. La messa
solenne è presieduta da don Elio Abri. La locandina è realizzata
dall'artista Marina Funghi vincitrice di apposito concorso.
1996 - domenica 6 ottobre. La 72a edizione della Sagra dura
cinque giorni e si apre con il convegno Le Banche del Vino, sulle
prospettive della cooperazione nel settore vitivinicolo (3110). La
valorizzazione dei prodotti vinicoli locali è affidata a una mostra
che ambisce, come spesso succede senza alcun seguito, a divenire "Enoteca comprensoriale", allestita presso l'ex Convento
degli Agostiniani e inaugurata il 4 ottobre alla presenza del sindaco di Roma Francesco Rutelli, il quale poi, insieme al sottosegretario Vincenzo Vita, incontra a Palazzo Colonna i sindaci dei
comuni vicini per dibattere il tema: I Castelli Romani verso il
Giubileo. L'esposizione è impreziosita dalla presenza di innumerevoli piccole sculture in peperino, la pietra tipica locale, realizzate da Donato Rufo, i cui soggetti rappresentano i lavori stagionali della vitivinicoltura: Da gennaio a dicembre, il vino e la sua
ciclicità. L'occasione del convegno è motivata anche dal fatto
che la Cantina sociale di Marino "Gotto d'oro'', una delle maggiori cooperative del settore vinicolo in Italia, festeggia mezzo
secolo di attività. Per questo viene effettuata, in collaborazione
con la Pro Loco di Marino una distribuzione gratuita di 12 mila
bottiglie di vino "Marino superiore", un prezioso omaggio per gli
ospiti, che si accalcano pericolosamente davanti alla sede di
largo Palazzo Colonna, ma anche una seria concorrenza alla celebre Fontana dei Mori! All'interno della sede la Pro Loco organizza una degustazione di vini selezionati dal Parco Regionale
dei Castelli Romani e prodotti tipici locali e vi allestisce la
mostra L'Ambasciatore dei Castelli Romani: il carretto a vino
nella cartolina d'epoca in collaborazione con il collezionista
Gaetano Bettini. Delle centinaia di pezzi esposti, alcuni veramente rari, viene stampato un pregevole catalogo e un poster
ricordo. In tal modo lAssociazione ha voluto ricordare il tradizionale mezzo di trasporto del vino, così come di usi e costumi,
dai Castelli a Roma (da qui il titolo di "ambasciatore"!) nel presunto trentennale della sua scomparsa dalle nostre strade. A questo soggetto è pure dedicato l'annullo postale di quest'anno.
Un'altra mostra fotografica da non dimenticare è Il corteo storico dal XVI secolo ad oggi curata da Vittorio Rufo per l'associazione Arte e Costumi, alloggiata in un locale di corso Trieste.
La locandina della Sagra, una delle più belle mai realizzate,
porta la firma di Rinaldo Geleng, amico fraterno di Federico
Fellini e ritrattista fra i maggiori del mondo. La ragazza dipinta
dall'artista ha uno sguardo magnetico, i colori tenui, pastellati,
freddi e contrastano con la vitalità della popolana dai grappoli
appesi alle orecchie. La diva è sospesa, come una ninfa, fra mito
e realtà, in lei coesiste la tradizione e il presente. Il suo sorriso
non è malizioso, tuttavia il sottile erotismo dell'espressione ti
invita con forza al momento di festa.
Il sindaco Rosa Perrone affida alla signora Giuliana Iozzi
Geronzi lorganizzazione della Sagra. Associazioni e comitati di
quartiere assumono d'ora in poi un ruolo complementare, rispetto al responsabile incaricato esterno ali' Amministrazione comunale. Giuliana Iozzi decide di riprendere un'iniziativa già sperimentata qualche anno prima dalla Pro Loco: il "Treno Tropea"
che, in dialetto romanesco, assume il significato di "sbornia",
essendo l'ultimo treno di ritorno dai Castelli alla Capitale dei
gitanti carichi di vino. In effetti si tratta di una locomotiva a
vapore Breda 640 che parte dalla stazione Termini di Roma con
i turisti accomodati su tre carrozze d'epoca e accompagnati
durante il viaggio da un gruppo di attori in costume d'epoca che
canta canzoni romanesche. L'arrivo al capolinea, la stazione ferroviaria di Marino, oltre ad essere salutato dalla banda musicale
E. Ugolini e da un brindisi di benvenuto, è accolto anche da un
lungo scroscio di pioggia che si protrae fino a sera con momenti
di minore intensità, mettendo in forse la stessa processione. Il
maltempo fa saltare anche lo spettacolo più atteso e più costoso
dell'intera manifestazione: il concerto di Renzo Arbore e
dell'Orchestra Italiana in piazza San Barnaba il lunedì sera.
Per quanto riguarda il corteo storico c'è una novità molto
particolare: sulla corazza indossata dal personaggio che interpreta Marcantonio Colonna viene riprodotto a smalto un dipinto
appositamente realizzato dallo scultore Umberto Mastroianni,
che in tal modo ha voluto sottolineare il senso culturale della sfilata in costume d'epoca e lasciare un suo tangibile segno alla
Sagra dell'Uva. "Lo Storico Cantiere'', una delle due associazioni che curano il corteo, depositaria dell'artistica corazza, presieduta da Maurizio Canestri, dà vita un gruppo di sbandieratori, di
tamburini e di trombettieri formato tutto da giovani del posto. Per
gli sportivi, tifosi della S.S. Lazio, un'occasione irripetibile:
nello stadio comunale, che già aveva visto ospite nel 1990 la
nazionale di calcio, un incontro fra i giocatori biancoazzurri e
una rappresentativa delle varie società calcistiche locali che, alla
fine, subisce dieci reti. A seguire l'incontro sulle gradinate oltre
tremila spettatori, provenienti da Roma e Provincia. I giocatori
della Lazio, fra cui Signori, Protti, Rambaudi e Marcolin, vengono poi ricevuti in Comune con il loro presidente Zoff dal sindaco Rosa Perrone che dona loro un bronzetto di Paolo Marazzi.
Fra gli spettacoli di grande richiamo ricordiamo quello tenuto dal Banco, la vigilia della Sagra, con la presenza sul palco del
Coro Polifonico locale "Mario Terribili" diretto da Stefano
Terribili e le bands vincitrici del concorso Eugenia ... Rock. Altre
esibizioni musicali da ricordare: quella del Gruppo Arciliuto
(6110) e dell'associazione Alambicco con il suo Flachibo di
musiche latino americane, ma anche il VI incontro polifonico
Città di Marino. Fra le rappresentazioni teatrali: Il Candelaio di
Giordano Bruno proposto da Artemista (3/10); Frutta e verdura
(4/10) in dialetto marinese della compagnia I Nuovi Menestrelli
diretta da Franco Negroni e U guadagnu de Maria Cazetta in
marinese della compagnia Teatro e Musica diretta da Massimo
Cecchetti (5110) e Roma, Roma. Città tanto cara del gruppo
Teatro Essere diretto da Tonino Tosto.
Oltre alla Fontana dei Mori e a quella del Tritone, il vino
viene erogato dalla fontana adiacente il muro della villa comunale e da una posticcia all'incrocio di corso Trieste con via
Rosselli. In tutto vengono distribuiti cinquemila litri di vino e 12
tonnellate d'uva, messi a disposizione della cantina sociale
Fontana di Papa. Le stime delle forze dell'ordine sull'affluenza
si attestano sulle 70 mila presenze nella giornata di domenica,
nonostante il tempo incerto. Altre cifre record: novemila le
locandine distribuite, quattromila gli annulli postali rilasciati. Fra
le scenografie si ricorda una mongolfiera a forma di fiasco in
piazza Lepanto alta dodici metri. Un maxischermo mobile trasmette in tempo reale tutte le manifestazioni in corso nel paese.
Viene premiato il balcone più originale per aver esposto un
gigantesco grappolo d'uva di cioccolata, realizzato da una nota
pasticceria locale. La messa solenne è presieduta dall'abate parroco Elio Abri, mentre il vescovo Dante Bernini presenzia la supplica alla Vergine del SS. Rosario.
1997 - domenica 5 ottobre. La 73a edizione della Sagra inizia il 29 settembre, all'insegna della cultura, con la presentazione del libro Memorie marinesi di Antonia Lucarelli, presso la
sede della Pro Loco; nello stesso spazio ha luogo poi una conferenza sulle origini storiche e antropologiche della Sagra dal titolo: Sacra o profana? (1110); quindi l'apertura della mostra Vigne
e vignette sul tema: Sorrisi a tavola, a cura di Lucio Trojano
(3/1 O). Ma la manifestazione culturale più importante è la mostra
di sculture di Umberto Mastroianni esposte sul piazzale del
Belvedere in largo Oberdan, organizzata da Massimo Lauri, che
firma pure la locandina della Sagra. L'assoluta eccezionalità del1' evento è rappresentata dal fatto che il Maestro, ancora vivente
nella sua residenza marinese della Casina del Paradiso, non
aveva finora mai esposto le sue opere in città. Già prostrato dalla
malattia, ma ancora attivo e infervorato da progetti, muore a
Marino nell'inverno successivo. Al termine della mostra il grande artista dona alla città la sua opera in bronzo Il Guerriero.
Molte le iniziative teatrali organizzate dalla Compagnia
Artemista, sotto la direzione di Sabina Barzilai: L' augellino
Be/verde (2/10); Facciamo finta ((3/10); Brigadun (4110). Un
altro genere di rappresentazioni teatrali, in dialetto marinese, è
proposta dalla locale compagnia Teatro e Musica con la farsa A
tresette co 'u mortu. Per l'inaugurazione del Ninfeo restaurato a
Villa Desideri viene allestita la mostra Scene di vita nel '500 da
parte dell'associazione Arte e Costumi, la quale realizza pure in
découpage una riproduzione fedele all'affresco originale conservato nel castello di Paliano del corteo trionfale di Marcantonio
Colonna, collocata il 4 ottobre nella sala consiliare del Comune.
Fra i concerti e gli eventi musicali ricordiamo: il coro ANA
Roma diretto dal maestro Guido Podestà. Un importante convegno si svolge presso l'hotel Helio Cabala: Il vino nella grande
ristorazione. La tradizione romanesca è affidata al cantante
Giorgio Onorato che organizza una serata di canzoni e poesie
romanesche in una cantina del Castelletto dal titolo: Come ai
tempi belli di Leone Ciprelli (4/10); mentre danze popolari e
internazionali sono proposte da gruppo folcloristico U
Rembombu di Nemi. Il Centro Danza Marino presenta
Danzando sotto le stelle a cura di Cesare Carbone e Francesca
Spaziani con la partecipazione straordinaria del primo ballerino
della televisione Massimiliano Martoriati.
La Messa in onore della Vergine del SS. Rosario viene presieduta dal parroco di San Barnaba mons. Aldo Anfuso, il vesco-
171
vo Dante Bernini presenzia la Supplica alla Madonna con l' offerta dell'uva e del vino. Il Concerto Filarmonico E. Ugolini
della Pro Loco, diretto dal maestro Vincenzo Trovisi accompagna con le sue musiche tutte le principali manifestazioni della
Sagra. Un importante convegno si svolge presso l'hotel Helio
Cabala: Il vino nella grande ristorazione. Al concerto della
"Sagretta" del lunedì sono presenti i Camaleonti e Paola Turci.
Due sono le novità di questa Sagra: le postazioni di ristoro per gli
ospiti che negli anni precedenti non avevano trovato sufficiente
accoglienza nelle cantine e nei ristoranti del centro e la proposta
di una Sagra dei Piccoli, dedicata particolarmente ai bambini,
con la partecipazione dell'attrice Francesca Spurio che intrattiene i piccoli con letture di favole sul tema del vino e dell'uva: Di
fola in fola. La locandina è realizzata da Massimo Lauri.
172
1998 - domenica 4 ottobre. La 74a edizione della Sagra è
contenuta nei quattro giorni canonici (dal venerdì al lunedì).
Nella sede della Pro Loco viene inaugurata dal sottosegretario di
Stato alle Comunicazioni, Vincenzo Vita, la mostra di grafica
umoristica Vigne e vignette sul tema: L'uva e il vino nella favola
a cura di Lucio Trojano e Luigi Morgione, con la partecipazione
dei più noti vignettisti italiani. Fra questi Giorgio Forattini disegna, con la sua inconfondibile matita, la più satirica fra tutte le
locandine della Sagra, nella quale "imbottiglia" i più noti personaggi politici del momento, mettendoli d'accordo tutti insieme
per un brindisi comune.
Nella stessa mattina del 4 ottobre viene rilasciato l'annullo
postale speciale e presentata al pubblico una riproduzione del
Ducato di Camera, una delle monete circolanti nell'anno della
battaglia di Lepanto. Sulla scorta di tale iniziativa e assecondando la notizia ufficiale dell'avvio dell'introduzione dell'euro negli
stati della Comunità, la Pro Loco organizza un temporaneo "ufficio di cambio", perché nella sola giornata della Sagra chi vuole
possa acquistare vino e prodotti tipici locali con tale mezzo di
scambio presso i negozi convenzionati del posto. Un'autentica
novità è rappresentata dal primo Festival dei Fuochi d'artificio,
ideato dall'assessore Giuliana lozzi, che si protrae con spettacoli pirotecnici eccezionali per tre serate di seguito. Viene ripetuta
l'iniziativa di due anni prima: l'arrivo del Treno Tropea.
Un aneddoto: La comunità di Spelonga, frazione di Arquata
del Tronto, invia a Marino una bandiera turca cimelio della celebre battaglia per esporla nella sala di piazza Lepanto. Il drappo,
dispiegato e protetto da una pesante teca di legno e vetro, viene
trasportata dalle Marche su un piccolo camion. Il convoglio
viene bloccato dai vigili urbani all'ingresso del centro storico di
Marino chiuso al traffico per le manifestazioni. All'affermazione
del conducente che il camion è atteso, perché trasporta una bandiera, l'agente meravigliato e incredulo risponde: "Potevate
usare un autotreno per portare una bandiera!"
La Messa solenne è celebrata dal vescovo Dante Bernini. Fra
le iniziative culturali in cartello: Musica nell'arte concerto polifonico dell'insieme vocale Luigi e Antonio Sabbatini di Albano
diretto dal maestro Pietro Caraba; mostra documentaria Marino
dal 1825 al 1925. Memorie e storia di un popolo a cura di
Vittorio Rufo. Fra gli spettacoli si ricorda: il concerto della
Fanfara del Reparto a cavallo della Polizia di Stato e Forte fortissima con l'artista Rita Forte a conclusione dei festeggiamenti.
1999 - domenica 3 ottobre. La 75a edizione della Sagra si
apre con una manifestazione artistica di ottimo livello (20/9): una
mostra con un Premio internazionale per la scultura dedicato alla
memoria dell'artista Umberto Mastroianni, cittadino onorario di
Marino dal 1986, curati dal critico Alessandro Masi. Aderiscono
all'iniziativa: Ava Marinetti, il direttore generale del Ministero
dei Beni culturali Salvatore Italia, lo scultore Ugo Attardi, il regista Ettore Scola, il gallerista Pino Purificato. Fra le manifestazioni musicali di rilievo spicca il concerto di Flavio Colusso
nella basilica di San Barnaba (1110), che propone alcuni mottetti di Giacomo Carissimi, il grande musicista marinese del XVII
secolo. La locandina, per la prima volta di formato orizzontale,
anziché verticale, porta la firma di un eccezionale artista del
mondo del cinema: Vittorio Storaro. Altri spettacoli da menzionare sono: il concerto del gruppo Elisir con musiche degli anni
'60-'90; il concerto della fanfara dei Carabinieri (3/10); mentre il
concerto importante della "Sagretta" (4110) è rappresentato dal
Banco, con la partecipazione degli Osanna, James Senese e
Mauro Pagani. Per volontà dell'assessore alla cultura e spettacolo Giuliana lozzi si tiene il secondo Festival Nazionale dei fuochi d'artificio Città di Marino, le cui esibizioni dei partecipanti
al concorso durano quattro giorni. Per offrire un servizio capillare di informazione ai turisti, il Comune apre quattro "Isole informative": a viale D'Azeglio, a via Capo d'Acqua, a largo
Zaccaria Negroni e a Cave di Peperino, mentre l'arredo urbano
del centro storico, tutt'altro che originale, è curato dall' architetto Luciano Calosso. Una particolare attenzione viene riservata
invece alla comunicazione, come raramente è avvenuto negli
anni recenti della festa: l'ufficio stampa della Sagra viene affidato a Daniela Rustici ed Emanuela Scopone, che ottengono l'ottimo risultato di una nutrita e qualificata rassegna stampa. Oltre
all'annuale atteso annullo postale dedicato alla Sagra, la Pro
Loco di Marino organizza nei locali della sua sede una mostra sul
tema: Sagra & Media: 75 anni di comunicazione pubblicitaria
della Sagra dell'Uva, mediante l'esposizione delle locandine e
delle cartoline prodotte nel corso dei decenni per loccasione.
Inoltre la Pro Loco inaugura, grazie al contributo
dell'Amministrazione Rosa Perrone, il Museo in Grotta, un percorso sotterraneo nelle grotte di Palazzo Colonna, il cui percorso
visitabile di oltre cento metri è distinto in due sezioni: Vita vitis
una mostra permanente dei vini delle principali cantine dei
Castelli Romani e Memorie di guerra un museo della vita quotidiana nei rifugi antiaerei dell'ultima guerra, con una mostra fotografica sul tema realizzata da Vittorio Rufo.
La tradizione poetica e musicale romanesca è rappresentata
dal primo Festival della Canzone Romana a Marino, diretto da
Maurizio Petrucci, che inizia le audizioni a Cava dei Selci, nella
seconda Circoscrizione comunale, per poi concludersi a piazza
San Barnaba la sera della Sagra; quindi dal VI concorso di poesia romanesca Leone Ciprelli, a cura di Angelo Mercuri e Enzo
Micheli, con la partecipazione di Alberto Lamenti e la sua
Orchestra Romana, oltre a Franco Califano. La messa solenne
della Sagra è celebrata dal vescovo Dante Bernini. Al corteo storico in costume si unisce il Sestiere di Porta Tufilla della città di
Ascoli Piceno. Alle bande musicali locali, Filarmonico E.
Ugolini, Ferentum e Volémose bene, sfila dietro i carri allegorici
la banda municipale di Montecompatri.
Fra le altre manifestazioni degne di nota ricordiamo la
mostra Vini e prodotti gastronomici artigianali tipici a cura di
Massimo Lauri, presso la Sala Conferenze di Villa Desideri,
dove si tiene pure il convegno sulla Strada dei Vini (2/10); la
corsa podistica 1 Trofeo Marino Città del Vino in collaborazione
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con la Polisportiva Boville. Per la prima volta la Fontana dei Mori
resta asciutta: viene ideata e realizzata da Massimo Lauri una
copia in resina della Fontana identica all'originale e collocata
nella sede originaria di piazza Lepanto da dove getta vino. La provocazione è assoluta: la fontana finta diventa vera e viceversa.
2000 - domenica 1 ottobre. La 76a edizione della Sagra, anno
del Grande Giubileo, è contenuta in soli quattro giorni di festeggiamenti, ma molto densi di attività e di iniziative di buon livello. La locandina, quest'anno, porta il segno di un'artista poliedrica: la nota attrice Gina Lollobrigida, madrina della Sagra, pittrice capace di produrre opere grafiche miste molto attraenti,
come in questo caso. La Sagra si apre con un convegno organizzato dall' A.C.A.I. su Finanziamento e attività artigianali (29/9)
presso la Sala convegni di Villa Desideri, dove pure è allestita
una pregevole mostra delle principali attività artigianali locali e,
dalla stessa associazione Tecniche e metodologie di restauro nei
centri storici (3019). Fra gli eventi di teatro e musicali si segnala
il raduno bandistico, organizzato dalla Provincia di Roma, in collaborazione con la Pro Loco di Marino: concerti singoli e d'insieme delle bande di Capena, Anguillara, Cerveteri, Sant'Oreste
e Marino (29/9); il concerto della Banda centrale della Marina
Militare (29/9); quello di Fausto Leali (30/9) e di Ivana Spagna
(2/10) e inoltre: Mietta, Zeno, Lando Fiorini, Natalie
Caldonazzo; Come il cacio sui maccheroni della Nuova
Compagnia Teatro e Musica. Fra gli eventi sportivi è memorabile l'arrivo a Marino del Giro ciclistico a tappe proveniente da
Berlino Neukolln per il 20 anniversario del gemellaggio di questa città con la nostra, insieme al gruppo sportivo ciclistico di
Santa Maria delle Mole (29/9). Le mostre allestite da ricordare
sono quella Sonia Tomassetti Luce di vino, un'esposizione dei
vini di Marino con un particolare allestimento di luci; di
Alessandra Prisco Segni indelebili di storia marinese, un percorso fotografico; ma soprattutto la mostra iconografica La vittoria
di Lepanto, organizzata dalla Pro Loco di Marino. Si tratta di una
delle mostre più belle per l'allestimento e interessanti per i contenuti che siano mai state realizzate per la Sagra dell'Uva. Oltre
20 riproduzioni su tela di circa due metri per tre propongono al
visitatore le immagini, su tela o affresco presenti in palazzi e
musei d'Italia e d'Europa, che celebrarono nei secoli scorsi la
vittoria di Lepanto. L'interno della Sala Esposizioni del Comune
in piazza Lepanto, dove è collocata la mostra, è stata allestita
come un gigantesco ponte di una nave con alberature, vele e cordami, panche per rematori, luci e musiche adeguate per ricreare
l'atmosfera del grande evento storico, da cui origina la festa di
Marino. La promozione enogastronomica è affidata a Rita
Serafini dell' A.I.S.: Sapori di una volta e alla Cooperativa agricola di Capodarco "Sorella terra" con una degustazione di prodotti biologici provenienti dai Castelli Romani, mentre l'animazione dei rioni è affidata all'associazione L'Astrolabio. La messa
solenne, in onore della Vergine del SS. Rosario, è celebrata dal
vescovo Dante Bernini. Al corteo storico in costume partecipano
gli sbandieratori della città di Sermoneta e quelli di Cori, nonché
i "nobili" di Arquata del Tronto". Il personaggio di Marcantonio
Colonna al corteo storico in costume è rappresentato dall'attore
Orso Maria Guerrini. Il tardo pomeriggio della Sagra è animato
dai Sollazzi di piazza e giochi popolari in costume con una contesa del Palio tra i rioni della città alta e quella bassa. Notevole
la presenza dei personalità alla prima Sagra organizzata dal
nuovo sindaco Fabio Desideri e dal suo assessore Sandra
Piacentini: il Presidente Francesco Storace e il Vicepresidente
Giorgio Simeoni della Regione Lazio, il Presidente della
Provincia di Roma, Silvano Moffa, il presidente del partito
Alleanza Nazionale Gianfranco Fini, il ministro per lo sviluppo
economico dello Stato di New York, Charles Gargano, l'assessore alle attività produttive della Provincia di Roma, Cesare Cursi.
·2001 - domenica 14 ottobre. La 77a edizione della Sagra è
contrassegnata da due eventi particolari: per la prirnp volta in
tutta la sua storia salta, per ordine del Prefetto, la data tradizionale della festa dalla prima alla seconda domenica, a causa delle
votazioni referendarie che si tengono il 7 del mese; inoltre il sindaco Fabio Desideri dilata i festeggiamenti nel corso del mese,
dal 9 al 21 di ottobre. La locandina è firmata dal celebre artista
Giò Pomodoro. Il ruolo del principe Marcantonio Colonna nel
corteo in costume d'epoca è interpretato da Maurizio Aiello
accolto per la consegna delle chiavi della città dal gruppo di
Alfieri sbandieranti Colonnae Signifer.
Innumerevoli e spesso di buona qualità le iniziative, sia artistiche, che sportive in cartello, sia nel centro storico, che nelle
circoscrizioni.
Attività teatrali: Oreste di Euripide rappresentato dal Gruppo
Amnesia Vivace diretta da Daniele Timpano (9/10:); 1...2.. .X di
Oscar Wulten per la Compagnia dei Nuovi Menestrelli diretta da
Franco Negroni (10/10); Storia e tradizioni marinesi a cura della
Compagnia Nuovo Borgo di S. Maria delle Mole (10110); Sei un
mito: la Sagra vista dai bambini spettacolo itinerante su testi di
Tonino Tosto e musiche di Danilo Pace a cura dell'associazione
L'Astrolabio e dell'Istituto comprensivo M. Colonna (11110);
Ridi e lascia ridere rappresentazione dell'associazione Chi c'è,
c'è (17/10); Il mitico Astaire spettacolo di danze con il gruppo
Ball Room Concert (17110); Momenti di Sagra spettacolo dell'associazione Amici della danza (18/10); Via er vino... per
Bacco. Er sogno de Noè testo e regia di Tonino Tosto rappresentato dalla compagnia Teatro Essere (19110); Il cantagirolo. Dal
saltarello al tango musica e danze della tradizione popolare a
cura delle associazioni Star Dust e Alfa 2000 (20/10); Attività
sportive: triangolare di pallavolo a cura dell' A.S. Marino
Pallavolo con rappresentanze locali e nazionali (9/10); corsa
podistica Ili trofeo Marino Città del Vino, S. Maria delle Mole, a
cura della Polisportiva Boville; Mostre: Archeologia, arte nascosta fotografie di Luigi Ciotti e incisioni di Karen Oremus (9/10);
Marino expo mostra enogastronomica di prodotti tipici e di macchine per l'agricoltura a cura delle associazioni Coldiretti,
L.A.S.A. Confartigianato, C.l.A.M. e A.C.A.I. in viale
D'Azeglio (11110); Frammenti di storia mostra mercato diantiquariato (11/10); La storia nel costume: dal Rinascimento al XX
secolo, a cura dell'associazione Arte e Costumi e della Pro Loco
S. Alessandro di Ischia (13/10); Spettacoli musicali: Roma, parole e musica melodie popolari tradizionali proposte dal gruppo
Menestrelli di Roma; Concerto del Gruppo Polifonico Terrae
Limen (10110); 1930-1940: l'era dello swing con la Riverside
Jazz Band (10/10); Concerto del Coro Operton della Città di
Roma diretto dal maestro Mauro Marchetti (1111 O); concerto dei
Gazosa e Carlotta (15/10); Un giro di vino canzoni di repertorio
popolare con Marino Rosas e Francesco Pilu (16/10); Concerto
del gruppo corale Città di Nettuno (18/10); Il ballo della vendemmia tradizioni musicali del mondo contadino a cura
dell'Associazione Folklandia (18/10); Un palco all'opera antologia del melodramma del soprano Luana Spadafina (19/10);
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Concerto del Filarmonico Enrico Ugolini diretto dal maestro
Carmine Scura (19/10); Nannì, Nannì. Che coro vie' a sentì I
Rassegna per cori a cura dell'associazione musicale Luigi
Antonio Sabbatini in collaborazione con il gruppo polifonico
Città di Marino (20/10); I miti della musica e della danza nel XX
secolo a cura del gruppo Invito alla Danza diretto da Liliana
Polidoro (20/1 O); Concerto di Marcello Cirillo con Adriana
Volpe e Tiberio Timperi (21/10).
La conclusione della 77a Sagra dell'Uva, domenica 21 ottobre, coincide e si sovrappone con la va edizione della Sagra della
Ciambella al Mosto. L'espansione del giorno di festa, come
avvenuto negli anni della gestione dell'Ente Sagra, pur alla presenza di tanti avvenimenti di rilievo, produce un effetto controproducente che si può sintetizzare con l'affermazione: "tutti giorni di festa, nessun giorno di festa". Molte iniziative, pur valevoli alla fine sono disertate dal pubblico, perché la gente torna alle
sue occupazioni abituali nel corso della settimana.
Fra le cose notevoli di questa lunga kermesse occorre ricordare che il IO ottobre viene inaugurata la nuova decorazione della
sala consiliare, opera di Antoine Cesaroni, che dai più non è stata
favorevolmente accolta, a causa dei soggetti e dei colori troppo
chiassosi che non si addicono alla massima assise comunale. Così
pure va ricordato I' li ottobre lincontro con Barbara Bouchet a
Palazzo Colonna, madrina della Sagra e presidente della giuria
nominata per la selezione della protagonista femminile del corteo
storico, accompagnata dalla presentatrice Maria Giovanna Elmi.
Le città gemellate con Marino, alcune delle quali presenziano ogni anno la festa, aumentano di numero con la delegazione
ufficiale del comune di Ischia, con il quale il 12 ottobre si stringe un vincolo di fratellanza. Fra i convegni da ricordare si segnala Marino e la Strada del Vino. Prospettive di sviluppo dell 'enoturismo a cura dell'associazione Coldiretti tenuto a S. Maria
delle Mole il 20 ottobre. L'iniziativa più simpatica da ricordare
è L'ebbrezza di una vittoria presentazione di una storia della vittoria di Lepanto a fumetti realizzato dagli alunni dell'Istituto
comprensivo M. Colonna. La manifestazione più significativa
dell'edizione resta, a nostro giudizio, Magnifica Marino: quando
dal mito nasce la moda. Una sfilata di collezioni dell'alta moda
romana, svoltasi il 12 ottobre a piazza San Barnaba, con la partecipazione di Galitzine, Litrico, Grace Pear, La Fontana,
Furstenberg e Minucci. Sul tema del mito è stata impostata un
po' tutta la manifestazione: memorabili lungo corso Trieste le
varie statue posticce di divinità classiche e tripodi giganti, di
grande effetto, ma che male si accordano con la tradizione romanesca dell'ambiente. Lo spettacolo principale dell'edizione è
quello tenuto da Gigi Proietti, conduttrice Gabriella Carlucci,
accompagnato dalle musiche di Erasmo Deniro. Un'iniziativa
piuttosto contestata è quella di aver dato il premio Marinesi nel
mondo a un concittadino che andò negli Stati Uniti nell'immediato dopoguerra, essendo stato un rappresentante del locale
regime fascista. Tuttavia la 77a Sagra sarà ricordata, fra le altre
cose, per la presenza di un'altissima autorità dello Stato: il Vice
Presidente del Consiglio dei Ministri on. Gianfranco Fini in visita ufficiale a Marino il 14 ottobre per presenziare ai festeggiamenti. Duecentomila le presenze complessive stimate dalle fonti
ufficiali alla 77a Sagra!
2002 - domenica 6 ottobre. La 78a edizione della Sagra è firmata dal Commissario straordinario Fausto Gianni ed è caratterizzata dalla rinnovata partecipazione di associazioni e comitati
di quartiere (L'arte in cantina mostre artistiche a cura del
Comitato di quartiere S. Anna). Il programma si svolge in quattro giorni e presenta diverse iniziative di rilievo. In particolare la
Pro Loco di Marino propone lapertura di un nuovo Museo di arti
e tradizioni popolari, distinto in due sezioni collocate in altrettanti tinelli in disuso ubicati nei pressi di Palazzo Colonna: La
Bottega del Bottaio contenente una raccolta di strumenti per la
produzione dei vasi vinari in legno e il Museo del Vino che comprende più di un centinaio di attrezzi da lavoro usati nella vigna
e nella cantina. Il giorno successivo, 5 ottobre, viene inaugurata
presso la Sala Esposizioni della Pro Loco la mostra fotografica
sulle grandi scenografie della Sagra realizzate dal 1925 in poi dal
titolo Le macchine da spettacolo. Il pomeriggio, nella stessa sala,
è organizzata la presentazione del libro Le vie di Bacco nel Lazio
a cura di Maria Vincenza Zongoli, edito da Gangemi per la
Regione Lazio. Ancora la Pro Loco di Marino, il 4 ottobre, presenta al pubblico e alla stampa la nuova edizione della pianta
turistica della città; il 6 ottobre presso la sede dell'Associazione
viene rilasciato il nuovo annullo postale figurato della 78a Sagra.
L'associazione sportiva Marino pallavolo organizza la quadrangolare di pallavolo in memoria del giovane Renato Saltarelli. Le
associazioni Arte e Costumi Marinesi e Lo Storico Cantiere, oltre
a realizzare il corteo storico in costume, propongono rispettivamente due iniziative pregevoli: La storia del costume, dal
Rinascimento al XX secolo stupendi abiti d'epoca realizzati ed
esposti per loccasione presso la Sala Esposizioni di piazza
Lepanto, e Iacopa de' Settesoli, castellana di Marino, una mostra
documentaria di immagini e di abiti medievali di Roma e dintorni di epoca medievale. La L.A.S.A. Confartigianato e
lAssociazione Italiana Sommeliers propongono nella Sala
Esposizioni di piazza Lepanto un percorso enogastronomico con
degustazione di prodotti tipici locali, mentre le associazioni artigiane locali A.C.A.I. e U.P.L.A. danno vita a una vetrina delle
attività produttive in viale M. D'Azeglio. Un'iniziativa degna di
nota è la III edizione di Magnifica Marino uno spettacolo di
moda dal titolo: Amata immortale, realizzato e diretto dalla stilista marinese Sabrina Minucci e da Filippo Fontana, presentato a
un folto pubblico in piazza San Barnaba da Daniela Gasperini.
Un concerto di Marco Masini il 5 ottobre, un revival musicale di
Zeno, interprete delle musiche di Renato Zero il 6 ottobre e uno
spettacolo di Marcello, il 7 ottobre, tutti in piazza San Barnaba,
rappresentano l'insieme delle offerte musicali della 7ga Sagra.
La Santa Messa in onore della Vergine del SS. Rosario è presieduta dal vescovo Agostino Vallini. Il personaggio che interpreta
Marcantonio Colonna durante il corteo storico è Luca
Barbareschi. La locandina della 78a è firmata dal grafico marinese Marco Rufo e rappresenta una Fontana dei Mori stilizzata
con una bottiglia al posto della colonna araldica.
2003 - domenica 5 ottobre. La 79a edizione della Sagra si
apre il 3 ottobre a Frattocchie con una sfilata di carretti a vino
sulle vie Appia e Nettunense, accompagnati dalle musiche del
gruppo folcloristico Volémose bene, e a Santa Maria delle Mole
con uno spettacolo in dialetto romanesco del gruppo Teatro
Essere di Tonino Tosto dal titolo: Evviva il vino. Per la prima
volta la Sagra dell'Uva inizia non nel centro storico, ma nel territorio. In tal modo si intende stringere insieme le tre circoscrizioni comunali intorno a una festa che si vuole "decentrare", in
ossequio al programma politico della nuova amministrazione
comunale del sindaco Ugo Onorati insediatasi a giugno. Altresì
la Sagra torna a essere partecipata da istituti scolastici e associazioni, comitati di quartiere e gruppi spontanei, come non succedeva da diversi anni. La festa sembra nuovamente prendere linfa,
anche se i mezzi finanziari impegnati sono scarsi. Per la prima
volta, dopo tanti anni, il comune pubblica il bilancio della Sagra
dell'Uva: sono stati spesi 146.597,56 euro. Alle consuete manifestazioni, come la processione solenne (fra le autorità presenti è
il presidente della Provincia di Roma Enrico Gasbarra) e al corteo storico che conta ormai 400 figuranti (Marcantonio Colonna
è interpretato dall'attore Enzo De Caro e Felice Orsini dall'attrice Flavia Vento), si evidenziano i carri allegorici che rappresentano nell'ordine: una nave di Lepanto, una torre medievale, una
botte gigante. Scarsa l'affluenza di ospiti scoraggiati dalle piogge della mattina. La locandina è opera di Emanuele De Marzi,
studente del locale Istituto d'Arte "Paolo Mercuri" vincitore del
concorso bandito dal Comune e rappresenta una sintesi di elementi architettonici del centro storico. Alcune iniziative culturali sono degne di nota: il 3 ottobre, presso il museo civico, già
chiesa di Santa Lucia, viene inaugurata la mostra Marcantonio
Colonna y el Manco de Lepanto. La differente visione di Spagna
e Papato nella battaglia che salvò la cristianità, curata da
Sabrina Michetti e organizzata dalla Pro Loco di Marino. Un particolare richiamo della mostra è costituito da una riproduzione
della nave sulla quale si imbarcò il signore di Marino,
Marcantonio Colonna, realizzata dalla Lega Navale di Gaeta, un
modello lungo sei metri, completo di alberatura e vele. Della
mostra viene pure dato alle stampe un pregevole catalogo, nel
quale si evidenziano le figure di Miguel de Cervantes, "manco"
di Lepanto, e Marcantonio Colonna: uno poeta, laltro condottiero. Lo stesso giorno, presso la Sala consiliare del Comune, viene
ricordato con un apposito convegno l'ideatore della Sagra
dell'Uva, Leone Ciprelli, nella ricorrenza del cinquantenario
della sua scomparsa. La relazione è tenuta da Ugo Onorati, le
poesie di Ciprelli sono lette da Angelo Blasetti e le canzoni
romanesche interpretate da Giorgio Onorato. Al poeta è dedicato
l'annullo postale speciale rilasciato presso la sede della Pro Loco
nel giorno della Sagra. Nella Sala Esposizioni della Pro Loco di
Marino viene inaugurata il 4 ottobre la mostra di grafica umoristica Vigne e vignette, curata da Lucio Trojano e Luigi Morgione.
Il tema della mostra di quest'anno, i cui disegni si ispirano ai
segni zodiacali, è Vino che lascia il segno. Un particolare spazio
viene riservato alle attività artigianali ed economiche tradizionali. Il 4 ottobre si tiene presso la Sala consiliare una tavola rotonda organizzata con l'Associazione Coldiretti di Roma sul tema
Marino comune O. G.M. free, durante la quale l'Amministrazione
comunale si impegna a dichiararsi con una prossima deliberazione di Consiglio contraria alle manipolazioni genetiche nell'ambito vitivinicolo. Presso lantico convento degli Agostiniani
(l'Ostello per la gioventù) viene presentato il volume biografico
della scrittrice Carla Urban: Paola Di Mauro. Alla protagonista
del libro, l'imprenditrice che ha reso ancor più celebre il vino di
Marino nel mondo, viene conferito un grappolo d'argento, I
Premio Marino Città del vino, quale riconoscimento da parte
dell'Amministrazione comunale. Nel chiostro del medesimo
Convento viene allestito un percorso enogastronomico con degustazione di prodotti tipici a cura della L.A.S.A. Confartigianato.
Nella Sala Esposizioni del Comune, a piazza Lepanto, viene allestita la M.A.M., quarta edizione della Mostra Artigianato Marino,
dove sono presenti le principali aziende locali del settore. Alla
Sagra partecipano con un significativo contributo di idee e di ini-
ziative l'Istituto Statale d'Arte di Marino, diretto dalla prof.ssa
Daniela Scaramella, con lo spettacolo di moda, teatro e danza
Arte sotto le stelle interamente realizzato dagli allievi e con la
dimostrazione di pittura e scultura in piazza Giovani artisti in
opera. Fra gli spettacoli si evidenzia Canti e danze popolari del
Gruppo Musicale dell'Istituto Comprensivo "G. Carissimi", El
amor brujo spettacolo di flamenco dell'associazione La Ventana
in onore dell'autore del Don Chisciotte, lo spettacolo teatrale
dialettale marinese 'A Càvisa de Dragone di Ciprelli e Scòla
serale di Franco Negroni, messe in scena nel cortile di Palazzo
Colonna dalla Compagnia degli In ... dipendenti, formata esclusivamente da dipendenti comunali. Il concerto di Bobby Solo e un
memorabile spettacolo di fuochi di artificio concludono i festeggiamenti della 79a Sagra che è stata patrocinata per la prima
volta dal dopoguerra anche dalla Camera dei Deputati, oltre che
dalla Regione Lazio e dalla Provincia di Roma.
2004 - domenica 3 ottobre. La soa edizione della Sagra
conosce un ritorno alle grandi scenografie, alle macchine da spettacolo degli anni Trenta e Cinquanta: sono previste ottanta fontanelle di ghisa lungo corso Trieste, una per ogni anno della Sagra,
tali da gettare vino all'ora convenuta, insieme alle fontane principali; in piazza San Barnaba la fontana del Tritone è trasformata in una gigantesca torta di compleanno, dalla quale si distribuisce vino e uva; nella minuscola piazza Pompeo Castiglia una
piramide di calici e fondali in cartapesta per brindare all'anniversario; tre carri allegorici, di cui uno ispirato alle Olimpiadi.
Fra le iniziative culturali si annuncia un'importante mostra di
dipinti e opere su carta dell'artista Alberto Sughi, presso il museo
civico ex chiesa di Santa Lucia, autore della locandina dell'ottantesima Sagra; un concerto per tre violini e pianoforte della
scuola di Uto Ughi; una Messa sopra la Battaglia di Lepanto,
musiche a otto voci in due cori di Giovanni Croce e Giacomo
Carissimi. Torna nella sala Esposizioni della Pro Loco la mostra
di grafica umoristica Vigne e Vignette curata da Morgione e
Trojano sul tema Scacciapaure realizzata dai maggiori umoristi
italiani, nella quale si scherza sul vino e sulla superstizione.
Nella stessa sede della Pro Loco viene rilasciato, domenica 3
ottobre, l'annullo postale speciale dell'ottantesima Sagra. Gli
aspetti culturali della tradizione romanesca sono affidati alle cure
di Angelo Mercuri e di Enzo Micheli che promuovono il VII
Premio di poesia romanesca e laziale intitolato a Leone Ciprelli.
L'associazione Coltivatori Diretti organizza una mostra di vini
tipici locali e di macchine agricole in viale Massimo D'Azeglio.
Nei viali della villa comunale si tiene una mostra mercato di prodotti artigianali. I festeggiamenti della Sagra durano quattro giorni e iniziano dalle Circoscrizioni di Frattocchie e di Santa Maria
delle Mole. Si riprendono le fila dei rapporti con le città gemellate, vecchie come Boulogne e Neukoln, nuove come la città
greca di Lepanto, che giungono a Marino per stabilire o per rinnovare il giuramento di fratellanza europea. Infine si realizza una
medaglia d'argento a ricordo della ottantesima edizione della
Sagra dell'Uva.
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Finito di stampare nel mese di settembre 2004
dalla tip. A.O.e. Arti Grafiche Ciampino s.r.l.- Tel. 067960205