a cura di Gennaro Postiglione
MADE ASSOCIATI
TREVISO
STUDIOAZERO / TRANSIT
BRESCIA / MILANO
STUDIOMETRICO
MILANO
MDU ARCHITETTI
PRATO
2A+P/A
ROMA
SDGR STUDIO
CASERTA
FGP ST.UDIO
NAPOLI
AION
SIRACUSA
ISBN 978-88-6242-022-8
Prima edizione Giugno 2010
© 2010, LetteraVentidue Edizioni
© 2010, Gennaro Postiglione
© of the works, their authors
© of the texts, their authors
© of the photographs, their authors
All right reserved / Tutti i diritti riservati
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interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore.
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questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura.
L’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non è stato possibile comunicare.
Le traduzioni dei testi relative agli studi
AION, MDU, STUDIOMETRICO ed SDGR
sono state curate da Eleonora Crucianelli;
quelle relative ad i testi introduttivi sono
state curate da Mauryn Martinez.
Book design:
Paolo Tringali e Francesco Trovato (Officina22.com)
LetteraVentidue Edizioni S.r.l.
www.letteraventidue.com
Via Luigi Spagna, 50 L
96100 Siracusa, Italy
Promoted by / Promosso da
Italian Cultural Institute
Curator / Curatore
Gennaro Postiglione
Partners / Partners
The National Museum of Art, Architecture and Design
(venue for 26.03 and 28.05)
AHO-School of Architecture and Design
(venue for 16.04)
Exhibition / Mostra
Erika Borsa
Alice Labadini
with / con
AHO students
Moderators / Moderatori
26.03: Anniina Koivu
16.04: Matteo Poli
28.05: Luigi Spinelli
Discussants / Discussants
26.03: Ulf Groenvold
16.04: Neven Fucks
28.05: Karl-Otto Ellefsen
Exhibition / Mostra
14-26 Aprile 2009
Galleria AHO
The Italian Cultural Institute in Oslo gladly supports the project ”Unplugged Italy – Italian Architecture in Oslo”
promoted by Professor Gennaro Postiglione from DPA-Politecnico di Milano. The initiative is an important
example of intercultural dialogue on contemporary architecture in Norway and Italy, where the two realities are
compared with each other. The Italian Cultural Institute expresses its heartfull thanks to Professor Postiglione,
as well as to the National Museum of Art, Architecture and Design and the Oslo School of Architecture and
Design for their cooperation, which made it possible to organize this important event.
The Italian Cultural Institute in Oslo
L’Istituto Italiano di Cultura di Oslo ha sostenuto con orgoglio il progetto “Unplugged Italy – Architettura italiana
ad Oslo” promossa dal Professor Gennaro Postiglione del DPA-Politecnico di Milano. L’iniziativa è un importante
esempio di dialogo interculturale tra Norvegia e Italia sull’architettura contemporanea delle giovani generazioni.
L’Istituto Italiano di Cultura di Oslo esprime inoltre la propria gratitudine e i propri ringraziamenti al Museo
Nazionale di Arte, Architettura e Design e alla Scuola di Architettura e Design di Oslo per la loro cooperazione
che ha reso possibile organizzare questo importante evento.
INDEX
9
INTRODUCTION
Gennaro Postiglione
13
BIG TROUBLES IN LITTLE ITALY
25
TRACES OF AN ALMOST INVISIBLE ITALY
30
2A+P/A
60
AION
90
MADE ASSOCIATI
120
MDU ARCHITETTI
32
42
50
62
70
82
92
102
112
122
132
142
Marco Biraghi
Gennaro Postiglione
LUGAR ESPECÍFICO
ELEPHANT
A DIAMOND IS FOREVER
CONTINUOUS LAMINAE
ARTIFICIAL BIOTIC CORRIDORS
CATERPILLAR
EARTH AND WATER
IMPROVEMENTS IN THE UTILIZATION OF THE LANDSLIDE SITE AT VAJONT
MASTERPLAN 4xQTV
NEW THEATER MONTALTO DI CASTRO
BETILE MUSEUM
EUROPAN VII
150
FGP ST.UDIO
180
SDGR STUDIO
210
STUDIOMETRICO
240
STUDIOAZERO | TRANSIT
152
162
170
182
190
200
212
226
236
242
254
266
MELITO STATION AND CORRELATED SPACES
IMMACULATE CONCEPTION CHURCH
LA BIRRERIA
WOODEN FLOORS HOUSE
INFO POINT MATESE PARK
BASED AND BLADE UNIVERSITY CENTER
BASTARD STORE
ATELIER YAN PEI MING
BAM
THE RESTORATION OF THE ENTRANCE TO SANT’EUFEMIA (studioazero)
CULTURAL AND POLYVALENT CENTER (studioazero)
THE ENVIRONMENTAL RIQUALIFICATION THE CORNA ROSSA QUARRY (transit)
INTRODUCTION
Gennaro Postiglione
UNPLUGGED ITALY is a series of Architecture
Lectures (at Museum of Architecture and at
AHO in Oslo) by Italian architects whose work &
offices are not published in the Italian main architectural press (very much involved with international archi-star system). In contrast with the
wide presence of architecture publisher houses
(probably the highest in all Europe or even in the
whole Globe) and with the highest % of Schools
of Architecture in Europe, in Italy there is a lack
of information about the average of national production/professionality: Italian architects if not of
a really “international dimension” are very often
forgotten or dismised even before they can express all their potentiality.
Therefore UNPLUGGED ITALY wishes to break
the actual situation, promoting abroad a consciousness about what is “going on” in Italy. The
project starts in the Spring 2009 in Oslo. The aim
is also to make architectural debate not a private
discussion among huge personalities, but something can be developed through a widespread
and bottom-up dimension.
The selection of the final 9 offices here-in-after
UNPLUGGED ITALY è stata una iniziativa che ha
proposto una serie di conferenze (presso il Museo di Architettura e la Scuola di Architettura di
Oslo) di architetti italiani i cui lavori e i cui studi
non hanno mai beneficiato, a dispetto della qualità della loro produzione, della pubblicistica di
settore in Italia.
Le principali riviste di architettura italiane infatti
sono molto impegnate con lo star system internazionale e rivolgono scarsa attenzione a ciò che
accade all’interno dei confini nazionali.
A dispetto della presenza di una editoria specialistica (probabilmente la più alta in tutta Europa
o perfino nel Mondo intero) e della più alta percentuale di Scuole di Architettura d’Europa, in
Italia c’è una informazione del tutto insufficiente rispetto alla produzione media nazionale: gli
architetti italiani, se non di “statura internazionale”, sono ignorati, respinti o persino messi da
parte anche prima di poter esprimere a pieno il
proprio potenziale creativo. Come conseguenza,
c’è una diffusa ignoranza circa la produzione italiana, sia dentro sia fuori dei confini nazionali.
Pertanto, UNPLUGGED ITALY ha inteso rompe-
10
presented has been arranged by Gennaro Postiglione, professor at DPA-Politecnico di Milano,
starting from a wide group of almost 50 firms.
Attention was paid also in presenting Italian geographic and cultural articulation, therefore there
are offices coming both from the far North of
Italy, like the one from Trento, to the far South,
like the one from Siracusa, in Sicily.
The lectures series is monthly scheduled, each
time with 3 offices presenting only 3 of their
works, introduced by an Italian critic and with a
Norwegian discussant responsible for the closing remarks.
From 14.04.2009 to 26.04.2009 all the presented
works will be also exhibited at AHO Gallery, in Oslo.
The conferences and the exhibition are promoted by The Italian Cultural Institute in Oslo, in collaboration with DPA-Politecnico di Milano, and
with the logistics support of the National Museum of Art, Architecture and Design in Oslo and
the AHO-Oslo School of Architecture and Design.
// UNPLUGGED ITALY
re la situazione attuale, promuovendo all’estero
una coscienza e conoscenza circa quello che “sta
accadendo” in Italia (le conferenze si sono svolte
durante la Primavera 2009 a Oslo, Norvegia). Lo
scopo è stato anche quello di rendere il dibattito architettonico nazionale non una discussione
privata, ma una occasione di confronto interculturale sviluppato in una dimensione diffusa
e dal basso.
La selezione dei 9 invitati a presentare il proprio
lavoro in Norvegia, qui di seguito illustrati, è stata effettuata da Gennaro Postiglione a partire da
un ampio gruppo di candidati rappresentati da
circa 50 studi. Oltre alla disamina della qualità
della produzione, è stata posta attenzione anche al fatto che si trattasse di studi di piccola
dimensione, con scarsissima presenza sulla
pubblicistica di settore, composti prevalentemente di under 50 e, non da ultimo, in grado di
rappresentare adeguatamente l’articolazione
geografica e culturale italiana. Infatti, sono presenti studi provenienti sia dal lontano Nord Italia, come l’esempio di Treviso, che dal lontano
Sud, come quello di Siracusa.
/ Introduction
11
BIG TROUBLES IN
LITTLE ITALY
Marco Biraghi
After a long period of flourish in the Sixties and
Seventies, a period of darkness ensued for Italian architecture in the Eighties and Nineties interrupted only by rare and isolated rays of light.
In recent years something seems to be changing. Albeit slowly and begrudgingly, and not without endless contradictions, a generational turnover is underway that is progressively enabling
“younger” generations (fifty and over) to take
key positions in the field of architecture (at the
helm of schools, directing magazines, serving on
competition panels, etc.) in the place of their older counterparts in their seventies and eighties.
Although with extreme caution and very slowly,
doors are opening for younger generations (essentially between 30 and 50 years of age) that
are now gaining access to university positions
and professional opportunities. Of course, this
change is often only partial and short-lived, undermined by situations of permanent precariousness that entail long waiting periods, practically
no pay and unstable or “under the table” work.
Suffice to say, however, that the challenges fac-
Dopo avere conosciuto negli anni sessanta e settanta una lunga stagione di fioritura, l’architettura italiana ha attraversato negli anni ottanta e
novanta un periodo altrettanto lungo di oscurità,
rotta soltanto da qualche –raro, isolato– bagliore.
Negli ultimi anni però qualcosa sembra cambiato: sebbene con grande lentezza e fatica, e
non senza infinite contraddizioni, si è avviato
un processo di ricambio generazionale che sta
progressivamente portando alcuni “giovani” che
hanno ormai passato i cinquant’anni a sostituire
nelle posizioni chiave del panorama architettonico (guida delle scuole, direzione delle riviste,
presenza nelle giurie dei concorsi, ecc.) i rappresentanti della vecchia guardia, ormai settantenni
o ottantenni. Ciò, sia pure con estrema cautela
e molta flemma, dischiude alle generazioni più
giovani (ovvero, in sostanza, a persone in un’età
compresa tra i 30 e i 50 anni) alcune possibilità
di accesso tanto al mondo universitario quanto
a quello degli incarichi professionali; emendamento spesso soltanto parziale di una situazione
di provvisorietà che si configura a volte come un
14
ing young Italian architects continue to be enormous (probably even bigger than those facing
their peers in other Western countries) as a result of problems that are structural rather than
occasional and generalized rather than individual. The main challenges, which I summarize very
succinctly below, include the following:
1) Clients. In one of the world’s most fervently
committed countries to fighting corruption,
where the degree of “politicization” (in the most
derogatory sense of the word, obviously) of every
decision, choice, job, etc. reaches astronomical
levels and where State inefficiency (at every level) reigns supreme, public clients are almost always a problem rather than a possible solution.
For a young Italian architect, who is hopefully
armed with some talent and a lot of enthusiasm,
but not necessarily with the right political connections, the sufficient financial resources or the
skills to find their way in the legislative forest, it
is not easy to gain access to public commissions.
This is not to say that public work is entirely out
of reach or that obtaining it automatically means
that the above preconditions have been satisfied.
Luckily, there is also room in Italy for more positive and virtuous situations. Undeniably, public
commissions are problematic because often
there is not a precise dialogue and therefore a
clear and specific request. As a result, private
clients represent an important –and in many
instances crucial– source for work opportunities for young architectural firms. It is worthy to
note that there is a certain prejudicial resistance
(typically “Italian” and by now historical) against
modern-contemporary architecture that makes
experimentation less propitious for new Italian
architects as opposed to their European colleagues, especially in the residential sector. To
compensate, in recent years, private Italian clients have been significantly more open and willing to solicit and welcome innovative architectural proposals in commercial, cultural, leisure
and even industrial fields. Increasingly, sports
complexes, warehouses, stores, nightclubs (just
to name a few) are becoming new territory for
an architecture that instead of tackling the usual
challenges in terms of distribution, typology or
façade composition is called upon to find brilliant
// UNPLUGGED ITALY
precariato permanente, fatto di lunghe attese,
di retribuzioni pressoché inesistenti e d’imposizione di condizioni di lavoro saltuario o “nero”.
Questo non toglie che le difficoltà per la giovane
architettura italiana continuino a essere di enorme portata (probabilmente più grandi rispetto a
quelle cui vanno incontro realtà analoghe in altri
Paesi dell’occidente) a causa di una serie di problemi a carattere assai più strutturale e generale
che non occasionale o individuale. Quantunque
in modo estremamente sintetico e sommario, le
principali tra tali difficoltà possono essere individuate nelle questioni seguenti:
1) La committenza. In uno dei Paesi al mondo
più pervicacemente impegnati nella lotta contro
l’eliminazione della corruzione, in cui il tasso di
“politicizzazione” (nel senso più deteriore del
termine, ovviamente) di ogni decisione, scelta,
incarico, ecc. è altissimo, e in cui regna un’atavica inefficienza statale (quest’ultima, non meno
agli “alti vertici” che alla sua base), la committenza pubblica costituisce quasi sempre un problema, piuttosto che una possibile soluzione. Per
un giovane architetto italiano, auspicabilmente
armato di qualche talento e di molto entusiasmo, ma non per forza dotato di idonee conoscenze politiche, di adeguate risorse finanziarie
e di sufficienti competenze per orientarsi nella
selva legislativa, non è per nulla agevole avere
accesso alla sfera delle commesse pubbliche.
Ciò non significa che queste ultime gli risultino
affatto precluse, né che il loro conseguimento
equivalga automaticamente al possesso delle
precondizioni sopra indicate. Per fortuna esistono situazioni locali più positive e virtuose. Gli
incarichi pubblici sono tuttavia problematici anche a causa della mancanza di un’interlocuzione
precisa, e dunque di richieste chiare e specifiche, che spesso li caratterizza. Questo fa della
committenza privata un fattore importante –e in
molti casi decisivo– per il reperimento delle occasioni di lavoro di un giovane studio di architettura. Proprio in quest’ambito –va rilevato–, una
certa pregiudiziale resistenza (tipicamente “italiana” e ormai storica) nei confronti dell’architettura moderno-contemporanea rende meno
propizia la sperimentazione per gli architetti
esordienti italiani che per i loro colleghi euro-
/ Big troubles in little Italy
15
16
(and often low-cost) solutions that make it possible for different functions to co-exist in a single
volume or asked to find alternative uses for buildings originally intended for another purpose.
2) Age. Despite the generational turnover mentioned earlier, the whole of Italian society (and
with it the field of architecture) has seen an endemic slow-down in generational development
and emancipation, resulting in young people
entering the work force and occupying important roles with responsibility only late in life. In
architecture, this means that Italian architects
have quantitatively less plentiful résumés than
their foreign peers. As a result, Italian architects
risk being penalized seeing that more and more
architects are circulating at European and global
level (as much as or even more than in other sectors) and competition –understood in the more
precise sense of contest– is becoming effectively
globalized. Nowadays in Italy a “young” architect is often intended, as I mentioned before,
as someone in their fifties who has realized an
insignificant number of projects over the course
of a significantly long career. Naturally there are
exceptions, but for now they remain just that.
3) Visibility. These days, exposure is key. In an
age in which (at least in Italy) having contacts is
more important than having something to offer,
and in which having a good press office is more
important than having good designers, the passage from invisibility to visibility can determine
the very existence of a studio or a project to an
even greater extent than in the passage from
idea to reality. For this reason, being included
in(or excluded from) information channels can
often make or break. More specifically, in a country such as Italy where architectural magazines
have played a pivotal role since the 1920s, appearing on their pages is vitally important. However, gaining access to this world is often difficult
for young architects. As in other areas of Italian
society, so too in architectural publishing very
little attention is allotted to young people and
little or no investment is made in them. Among
the main publications in Italian architecture today, only Casabella, Domus and Area devote
attention, and sporadic at that, to young firms.
// UNPLUGGED ITALY
pei, in special modo nel settore residenziale. In
compenso, la committenza privata italiana negli ultimi anni si è dimostrata notevolmente più
aperta e disponibile a sollecitare e ad accogliere
proposte architettoniche innovative in altri campi, come quello commerciale, culturale, del tempo libero, e persino industriale. Impianti sportivi,
capannoni, spazi di vendita, locali serali (per fare
soltanto qualche esempio), diventano così con
sempre maggiore frequenza i nuovi territori di
un’architettura chiamata – più che ad affrontare
i consueti problemi distributivi o tipologici, o di
composizione “di facciata” – a escogitare brillanti soluzioni (spesso a basso costo) per far convivere all’interno di un unico volume funzioni tra di
loro disparate, oppure per reimpiegare in modo
alternativo edifici concepiti originariamente per
destinazioni differenti.
2) L’età. Nonostante il ricambio generazionale
al quale si è accennato all’inizio, l’intera società italiana (e con essa di conseguenza anche il
comparto architettonico) è segnata da un endemico rallentamento nello sviluppo e nell’emancipazione delle generazioni, e pertanto da un
ineluttabile ritardo nell’ingresso di queste ultime nel mondo del lavoro con incarichi di qualche rilevanza e responsabilità. Nello specifico
dell’architettura ciò comporta che, a parità di età
rispetto ai colleghi di altre nazionalità, i giovani
architetti italiani siano di sovente in possesso di
curricula lavorativi quantitativamente meno abbondanti. Ciò rischia di essere penalizzante per
loro in modo particolare allorché la circolazione
degli architetti a livello europeo e mondiale (al
pari e in misura anche superiore a quella di altri
settori) sta diventando la norma, e la competizione –intesa anche nel senso più preciso del
contest– si fa effettivamente globale. Oggi, in Italia, un “giovane” architetto s’identifica spesso –
come già rilevato– con cinquantenne che non ha
realizzato che un numero irrisorio di progetti nel
corso della sua ormai abbastanza lunga carriera. Naturalmente esistono le eccezioni. Ma tali
–appunto– rimangono per il momento.
3) La visibilità. La questione della visibilità è fondamentale nella contemporaneità. In un’epoca in cui –almeno in Italia– avere contatti è più
/ Big troubles in little Italy
More specifically, the only space specifically
devoted to documenting the activities of Italian
architects under fifty is the Casabella Almanac,
where projects are rightly selected on the basis
of construction criteria as well as on the more
questionable basis of whether they conform to
more or less declared stylistic “canons.” As for
the rest, the only publication worthy of note in
this sense is Abitare, which features two columns “Ossigeno italiano” and “SOS abitare” that
make an effort to explore the more “submerged”
Italian architecture firms and at the same time
provide “assistance” to young architects. More
open and pluralistic (and for this reason fatally
less selective), websites such as europaconcorsi.com provide a platform for a host of proposals
that most faithfully reflect the (geographically
and quantitatively) varied Italian panorama. Yet
barring a few exceptions, there is a substantial
disinterest on the part of the architectural establishment in Italy in including young architectural firms in a more comprehensive “mindset.”
In other words, young firms are excluded from
a critical reasoning that makes it possible for
17
importante che avere qualcosa da proporre, e
in cui disporre di un buon ufficio stampa è più
importante che disporre di buoni progettisti, nel
passaggio dall’invisibilità alla visibilità ne va della stessa esistenza (di uno studio, di un progetto),
in misura ancora maggiore che nel passaggio
dall’idea alla realtà. Per questa ragione la presenza (o l’assenza) all’interno dei canali d’informazione risulta spesso determinante. In modo
particolare, in un Paese come l’Italia in cui, a
partire dagli anni venti del secolo scorso, il ruolo
delle riviste di architettura è sempre stato molto
forte, è la pubblicazione sulle pagine di queste
ultime ciò che conta in misura considerevole. Ma
proprio l’accesso a questi ambiti risulta spesso
difficoltoso per gli architetti più giovani. Come
nel resto della società italiana, d’altronde, anche nelle riviste di architettura la considerazione
nei confronti dei giovani è abbastanza scarsa, e
l’investimento su di essi molto modesto. Tra le
principali testate di architettura italiane odierne, «Casabella», «Domus» e «Area» dedicano
un’attenzione sporadica ai giovani studi, e l’unico
luogo specificamente deputato alla registrazione dell’attività degli architetti italiani («under
50») è l’«Almanacco di Casabella», dove tuttavia
la selezione, oltreché sul giusto criterio della
costruzione dell’opera presentata, avviene sulla
più opinabile base dell’adesione a più o meno dichiarati “canoni” stilistici. Per il resto si distingue
unicamente «Abitare», che presenta rubriche
come “Ossigeno italiano” e “SOS Abitare”, dove
si tenta di avviare un’indagine sulla realtà architettonica italiana più “sommersa” e si fornisce
al tempo stesso “assistenza” ai giovani progettisti. Maggiormente aperti e pluralisti (ma proprio per questo fatalmente meno selettivi) sono
siti web come europaconcorsi.com, dove si può
comunque trovare una molteplicità di proposte
rispondente in modo più credibile al variegato (in
senso sia geografico che qualitativo) panorama
italiano. Ma al di là di poche eccezioni, ciò che va
riscontrato è il sostanziale disinteresse da parte dell’establishment architettonico italiano per
l’inserimento dei giovani studi di architettura
all’interno di una “logica” più complessiva, ovvero di un ragionamento critico che si preoccupi
di spiegare il senso del loro operare, mettendoli
in relazione tra loro e con gli altri studi europei,
18
young architects to explain the meaning of their
work and that encourages relationships among
themselves and with European firms, as well as
relationships (of continuity or rupture) with the
architects that preceded them.
4) Organization of the firm. Following a practice
adopted in many other European countries, but
that also has a specifically Italian “tradition,”
many young architects today are partnering up
to form group firms. This provides undoubted
economic advantages and is an opportunity
for the partners to join forces as well as widen
and diversify their relationships and offerings.
However, this arrangement also has significant
implications in terms of “image” and “poetics.”
Besides the obvious benefits, sharing a studio
with other architects also means losing (or at
the least limiting) one’s personal and individual
identity and acquiring a collective identity or
multi-identity that in any case leads to dialogue,
which is absent or hardly existent in one-person
firms or strongly hierarchical and pyramidal
firms. The fact alone that many of today’s stu-
// UNPLUGGED ITALY
così come in un rapporto (di continuità o di rottura) con la produzione degli architetti che li hanno
preceduti.
4) L’organizzazione di studio. Seguendo una
tendenza propria di molti altri Paesi europei,
ma che possiede anche una specifica “tradizione” italiana, i giovani architetti oggi si associano
con grande frequenza tra loro, così da formare
studi di gruppo. Ciò presenta indubbi vantaggi
tanto da un punto di vista economico quanto da
quello della moltiplicazione delle forze e della
capacità di ampliare e diversificare le proprie
relazioni e proposte. Ma ha anche non irrilevanti
riflessi sul piano dell’“immagine” e della “poetica”. Accettare la condivisione dello studio con
altri architetti, oltre agli evidenti benefici, comporta infatti anche l’accettazione della perdita (o
quantomeno della limitazione) dell’identità personale, individuale, e l’acquisizione di un’identità
collettiva, o piuttosto di una multi-identità che in
qualunque caso ha quale proprio inevitabile presupposto una forte componente dialettica, assente o poco presente negli studi composti da un
/ Big troubles in little Italy
dios decide to use initials, an acronym or a word
that is in some way emblematic and symbolic
of a style or idea to name their firm instead of
using the actual names of the people that compose it clearly shows their desire to go beyond
a solipsistic or self-centered conception of their
work and embrace a more participative and
democratic outlook. After all, in the late Sixties
and early Seventies, many Italian architectural
groups were formed on the basis of a strategic
and political purpose rather than a practical
one. While ideally descending from the English
group Archigram (whose highly utopic projects
were conceived and realized by the group’s single members), neo avant-garde groups in Italy
(Superstudio, Archizoom, Ufo, Zziggurat, 9999,
etc.) engaged in a more collective effort that often went beyond architecture and expanded into
fiction and performance art. Temptations toward
the avant-garde in today’s young architectural
studios in Italy, if any, are rare. Albeit not along
strictly linear paths, it is not excluded that neo
avant-garde influences and inspirations are felt
by young Italian architects, even if on an emi-
19
solo architetto o organizzati in senso fortemente
gerarchico, piramidale. La stessa scelta – estremamente diffusa negli studi attuali – di assumere come propria ragione sociale non i nomi dei
loro componenti quanto piuttosto una sigla, un
acronimo o un vocabolo in qualche modo emblematici, capaci di manifestarne lo stile o di
compendiarne l’idea, dimostra in modo palese
la volontà di oltrepassare la concezione solipsistica e autoriferita del mestiere di architetto, per
abbracciarne invece una più compartecipativa e
democratica. Proprio in Italia, del resto, nella seconda metà degli anni sessanta e nei primi anni
settanta, si sono formati numerosi gruppi architettonici che hanno fatto di tale forma di aggregazione un fattore d’azione strategico e politico,
anziché meramente pratico. Pur discendendo
idealmente dal gruppo inglese Archigram (i cui
progetti altamente utopici erano tuttavia concepiti – e conseguentemente firmati – dai suoi singoli componenti), i gruppi delle neo-avanguardie
italiane (Superstudio, Archizoom, Ufo, Zziggurat,
9999, ecc.) coniugavano un’attività a carattere
più collettivo con una progettualità che spes-
20
nently “aesthetic” level.
5) Education. Most young people in Italy pursue
higher learning in Italian universities. For all of
its problems, the Italian university system still
has its own identity and traditions. The most frequent and tangible way for students to become
acquainted with the university system of other
countries (and their culture and architecture)
is through the Erasmus program. Often the period of study abroad becomes a chance to establish contacts and relationships that can lead
to masters or PhD courses. It is probably not a
coincidence that most young Italian architects
have studied abroad. In other instances, professional studios rather than universities are the
avenues for design ideas and methods that are
not taught or implemented in Italy. This is yet another example of why foreign architectural firms
are generally more appealing to young Italian
architects than Italian firms. In general, the bigger the firm, the more high-level and interesting the work, the greater the responsibilities and
the higher the salary. Gaining experience in the
studio of a noted Dutch, Spanish or English architect has become almost a precondition for a
young Italian architect to move autonomously
within the profession. Both at university and
professional level, Italy seems to offer less opportunities, fewer possibilities for exchange, less
tangibility and lesser contact with reality, which
is why, given the chance, Italian youngsters prefer to expand their horizons and opt for grander
prospects, especially in light of an increasingly
European and global job market. It is meaningful
that today one of the best ways for young architects to emerge (and put their skills to the test)
is through European competitions such as Europan and certainly not through weak and insubstantial Italian competitions.
6) Identity. Based on the above, the question still
remains: to what extent can young Italian architects be considered truly Italian. Apart from their
position within the generally negative context illustrated above, what makes the architecture of
young Italian architects identifiable in a national
sense? Does Italy still possess an identity that it
can proudly represent? Clearly, the problem of
// UNPLUGGED ITALY
so oltrepassava il terreno dell’architettura per
sconfinare nella narrativa e nella performance.
Rare, o del tutto assenti, le tentazioni avanguardistiche dei giovani studi italiani contemporanei.
Benché, per percorsi non sempre lineari (che a
volte possono transitare anche per l’estero, dove
i gruppi italiani degli anni ’60 hanno raggiunto
una fama quasi mai eguagliata in patria), non siano da escludere influenze e suggestioni derivate
da questi, sia pure trasposte su un piano eminentemente “estetico”.
5) La formazione. Nella gran parte dei casi i giovani italiani studiano nelle università italiane.
Per quanto afflitta da innumerevoli problemi,
l’università in Italia possiede infatti una propria
identità e una propria tradizione. La più frequente e concreta occasione per conoscere realtà
universitarie di altri paesi (e con essa anche la
cultura e l’architettura di questi) è il programma
Erasmus. Spesso tale periodo di permanenza di
studio all’estero diviene occasione per ulteriori
contatti e relazioni che possono sfociare nella
frequentazione di corsi di master o di dottorati di
ricerca. Non è forse casuale, ad ogni buon conto,
che la maggior parte dei giovani studi di architettura italiani siano passati e passino – almeno
con qualcuno dei loro componenti – attraverso
simili esperienze. In altri casi, tramite di conoscenza di idee e metodi di progettazione diversi
da quelli insegnati e praticati in Italia non sono le
università quanto piuttosto gli studi professionali. Anche in questo caso, gli studi di architettura
stranieri si dimostrano generalmente più appetibili di quelli nostrani per un giovane architetto
italiano: maggiori mediamente le loro dimensioni, e dunque maggiori le possibilità di entrare in
contatto con incarichi lavorativi più qualificati e
interessanti; e inoltre, maggiori le responsabilità
affidate, e maggiori le retribuzioni. La permanenza presso lo studio di qualche noto architetto
olandese, o spagnolo, o inglese, finisce così per
costituire quasi la precondizione indispensabile
per un giovane architetto italiano per poter poi
provare a muovere qualche passo nella professione in maniera autonoma. Tanto sul versante
universitario quanto su quello del lavoro professionale, comunque, l’Italia sembra offrire minori
aperture, più sporadiche occasioni di confronto
/ Big troubles in little Italy
21
e una scarsa concretezza e aderenza alla realtà,
ragione per cui spesso i giovani italiani – quando
possono – preferiscono allargare i propri orizzonti rivolgendosi a prospettive di respiro più
ampio, anche in vista di un mercato del lavoro
che si profila sempre più europeo e mondiale,
e assai meno nazionale. In questo senso, è significativo che oggi una delle migliori possibilità
per emergere (oltreché per sottoporre a verifica
le proprie capacità), per un giovane architetto,
italiano sia quella offerta dai concorsi europei
Europan – e non certo dal debole e “gelatinoso”
sistema dei concorsi vigente in Italia.
the identity of Italian architecture cannot simply
be down to place of birth seeing that Italy, although less so than other European countries,
has become characterized by a multitude of nationalities and ethnicities, so that the mere fact
of being born in Italy is neither a determining
nor a discriminating factor. Nor can an architecture be deemed “Italian” merely because it
is located in Italy, as several excellent examples
show. Discarding further “a priori” like belonging to a culture or adhering to a style (which in
both cases presuppose the dubious existence of
one and the other), practically all that remains to
determine the identity of an architect or an architecture is the participation in a school. As already
mentioned, Italy has its own tradition in architecture, hybrid as it may currently be for the many
international influences. If an Italian element can
be found in the architecture of Italy’s young architects, it is the defence of a “heritage” that is
non-linear, undefined and highly contradictory; a
“heritage” that, more than past images and current trends, is represented by a problematic approach to a project. From this perspective, all the
6) L’identità. Sulla base delle notazioni fatte fin
qui rimane da chiedersi in quale misura la giovane architettura italiana sia da considerarsi davvero italiana. Al di là del fatto di inserirsi nel quadro complessivamente negativo sopra delineato,
che cosa rende identificabile in senso nazionale
l’architettura dei giovani architetti italiani? Esiste
ancora un’identità di cui l’Italia sia detentrice e
possa farsi orgogliosamente portatrice? Come
risulta evidente, il problema dell’identità dell’architettura italiana non è riducibile a un mero
dato anagrafico, dal momento che anche l’Italia
(sia pure in maniera meno massiccia rispetto
ad altri Paesi europei) è ormai caratterizzata da
una pluralità di provenienze geografiche ed etniche, tale da non consentire di fare del luogo
di nascita un elemento determinante, o addirittura discriminante. Né l’“italianità” di una certa
architettura si lascia stabilire in modo esclusivo
sulla scorta della sua collocazione entro i confini del territorio nazionale italiano, come diversi
casi eccellenti si sono da tempo incaricati di dimostrare. Scartati ulteriori “apriori” come l’appartenenza a una cultura o l’adesione a uno stile
(che in entrambi i casi presuppongono l’ormai
dubbia esistenza dell’una e dell’altro), rimane
quasi soltanto la partecipazione a una scuola
a connotare in senso identitario un architetto o
un’architettura. E in questo campo, come visto,
l’Italia possiede una propria tradizione, sia pure
ibridata negli ultimi anni da molteplici influenze
internazionali. Se comunque qualcosa di italiano è rintracciabile nella giovane architettura del
nostro Paese, ciò consiste proprio nella difesa
di un “patrimonio” certamente non lineare, non
22
aforementioned challenges often end up becoming resources and positive “opportunities” in the
hands of young Italian architects accustomed to
adversity.
7) Theory. In the cultural knowledge transmitted
by architectural schools in Italy there is a significant theoretical component. Although this is
perhaps the limitation of the education of young
Italian architects (theory cannot be immediately
put into practice in the professional world), in return, it constitutes added value for those wishing
to confront their profession in more problematic terms. After all, there is no contradiction
between theory and construction; in fact, to a
certain extent, this latter reaches the dignity of
meaning only on condition that it can make true
a theoretical question that necessarily transcends it. Moreover, as a result of the “beneficial
exposure” to the architectural theories of the
Sixties and Seventies, in recent years, young Italian architects are returning to theoretical production, in other words, the elaboration of new
theories. On the one hand, it is a cruel reflection
of the many challenges that architects in Italy
face in translating their projects into reality and
on the other hand, it is a clear sign that at least
some of today’s young leaders in architecture
wish to focus on the conditions of thinkability of
their future architectural work even before it is
executed.
Giulio Carlo Argan wrote at the end of
L’architettura moderna in Italia (Modern Architecture in Italy), published in 1950: “We believe
that the impossibility of characterizing Italian
architecture within the scope of modern architecture is a testament to the validity of the efforts
of Italian architects. This means that Italian architecture has reached a degree of topicality and
fullness of historical content that enables it to
classify its values in relation to an international
tradition and no longer to an indigenous one, to a
‘culture’ rather than to a ‘nature’.”
In hindsight, it is reasonably doubtful that at
that time Italian architecture had in fact liberated itself from its “indigenous nature” and not
that it instead continued to hold it under a te-
// UNPLUGGED ITALY
definito una volta per tutte e altamente contraddittorio; un “patrimonio” che, al di là di ogni suggestione d’immagini passate e di mode attuali,
è rappresentato da un approccio problematico
al progetto. In questa prospettiva, tutte le difficoltà qui rilevate finiscono spesso per tramutarsi in risorse, in “occasioni” positive, nelle mani
addestrate alle contrarietà dei giovani architetti
italiani.
7) La teoria. Nel bagaglio culturale trasmesso
dalle scuole di architettura italiane ai suoi allievi vi è spesso una consistente dotazione teorica. Ciò, se può rappresentare il limite della
preparazione dei giovani architetti (difficilmente
tale dotazione può essere impiegata in senso
immediato nella pratica professionale), costituisce in compenso il valore aggiunto per chi voglia
affrontare la propria professione in termini più
problematici. Del resto, non vi è contraddizione
tra il piano della teoria e quello della costruzione;
anzi, in una certa misura, quest’ultima assurge
alla dignità del significato soltanto a condizione
di riuscire a inverare una questione teorica che
necessariamente la trascende. Inoltre, accanto a
una “benefica esposizione” alle teorie dell’architettura legate soprattutto alla generazione degli
anni sessanta e settanta, nella giovane architettura italiana, in anni più recenti, si è registrato
un tendenziale ritorno alla produzione teorica,
ovvero alla elaborazione di nuove teorie: specchio crudele, da un lato, delle difficoltà – niente
affatto infrequenti in Italia – a tradurre i propri
progetti in realtà; ma anche chiarissima indicazione, dall’altro, della volontà di almeno una parte dei giovani protagonisti dello scenario italiano
attuale di concentrarsi – prima ancora che sulla
sua esecuzione – sulle condizioni di pensabilità
della propria architettura futura.
Scriveva Giulio Carlo Argan al termine di L’architettura moderna in Italia, pubblicato nel 1950:
«Crediamo che l’impossibilità di caratterizzare
un’architettura italiana nell’ambito dell’architettura moderna sia la prova della validità degli
sforzi degli architetti italiani: ciò significa che
l’architettura italiana ha raggiunto quel grado
di attualità, quella pienezza di contenuto storico, che le permette di qualificare i propri valori
/ Big troubles in little Italy
nacious wish for internationalism. In any event,
compared to sixty years ago, the tension that
affected post-WWII society today has evidently
disappeared. And not because its objectives are
definitively behind us. On the contrary, now more
than ever “topicality” and “fullness of historical
content” are goals to be achieved.
If anything, the challenge for young architects
currently entering the profession in Italy is to
show that they are still on a par with international culture and that, at the same time, they know
how to once again draw from their “nature” as if
it were a value.
23
in rapporto a una tradizione internazionale e non
più indigena, ad una “cultura” invece che a una
“natura”».
A distanza di tempo si può ragionevolmente dubitare del fatto che l’architettura italiana si fosse
davvero liberata, in quel momento, della propria
“natura indigena”, e non invece che continuasse a custodirla sotto una pur tenace volontà di
internazionalismo. Oggi, in ogni caso – rispetto
a sessant’anni fa – è evidentemente scomparsa
quella tensione che l’attraversava all’indomani della fine della guerra mondiale. E non certo
perché i suoi obiettivi di allora siano ormai definitivamente alle spalle. Al contrario: “attualità”
e “pienezza di contenuto storico” si presentano
oggi più che mai come mete da raggiungere.
Il problema, semmai, per le giovani generazioni di architetti che all’odierno si affacciano alla
professione dalla “finestra” italiana è di sapersi
dimostrare ancora all’altezza della cultura internazionale, ma anche – al tempo stesso – di sapere attingere nuovamente alla propria “natura”
come a un valore.
TRACES
OF AN ALMOST
INVISIBLE ITALY
Gennaro Postiglione
The idea of going abroad before a not necessarily
specialized audience and illustrating the professional activity of young Italian studios took shape
within the context of my didactic and research
activity which for years has concerned itself with
the Nordic fringes of Europe.
L’idea di presentare all’estero, e ad un pubblico
non per forza specialistico, l’attività professionale di alcuni giovani studi italiani è maturata nel
contesto della mia attività didattica e di ricerca
orientata da anni ormai ad lavorare sulle frange
nordiche del vecchio continente.
With increasing frequency, I was asked during
my stays abroad to talk about what is going on
within Italy’s borders; the Italy that in the Sixties and Seventies dominated the architectural
debate almost hegemonically. The charismatic
figure and scientific thought of Aldo Rossi had
indeed monopolized critics and on-field activity both inside and outside the academic world,
resulting in a cultural asphyxia expressed in all
of its negativity in the years that followed. From
the Eighties onward, Italian production rather
quickly plunged into oblivion and became marginalized to the point that it was erased from the
maps of international architectural debate.
Con sempre maggiore insistenza, infatti, mi veniva chiesto durante i soggiorni all’estero di raccontare cosa succedesse dentro ai confini nazionali di quell’Italia che aveva dominato quasi in
maniera egemonica il dibattito architettonico tra
gli anni Sessanta e Settanta. La figura carismatica e il pensiero scientifico di Aldo Rossi avevano infatti monopolizzato la critica e l’attività sul
campo sia dentro che fuori dall’accademia, generando una asfissia culturale le cui ricadute si
sono espresse in tutta la loro negatività durante
gli anni successivi. Dagli Ottanta in poi, è un dato
di fatto, la produzione italiana è caduta, neppure tanto lentamente, in un oblio e una marginalità che ha portato alla sua cancellazione dalle
mappe geografiche del dibattito internazionale
sull’architettura.
Over the following twenty years, works and reflections by Italian architects and scholars were
26
unable to break with parish loyalties, which, in
the best cases, led to the erection of cultural
garrisons aimed at defending the hegemony that
had characterized the past. Little or nothing was
done in a concerted and official manner to draw
Italian architecture out of this deadlock: politicians and academics did nothing to reverse the
decline. Unlike Italy, many countries across Europe were setting up social and cultural policies
for the promotion of competitions, for example,
or recruitment of young architects into universities and public administration. Furthermore, the
fact that Italians, like the French, had little love
for things foreign and were resistant to express
themselves in languages other than their own (a
limitation of which there is evidence still today)
exacerbated the isolation and the already marginal position of Italian architecture.
By contrast, foreign critics and architects were
showing an increasing interest in the legacy of
Italian architecture of the Fifties and Sixties.
The young generations who had studied abroad
seemed to acknowledge the high value of Italian
culture of a period represented by such figures
as De Sica, Pasolini or Gardella.
While in the early Eighties Italy was sliding into a
period aptly summarized by the famous slogan
“Milano da bere” 1, beyond its borders there was
great interest in studying the deeply measured
and humane political and social forces that Italy
had been able to rally in response to the Second
World War. As a result of Italy’s cultural isolation
and consumption-driven mentality during this
period, the geography of the architectural debate
was re-written and, as stated earlier, Italy was
essentially erased off the architectural map.
It is notable that, while this is not the place for indepth criticism, however necessary, the legacy
of Aldo Rossi’s thought triggered two opposing
phenomena. In Italy, it consolidated the asphyxia
that had quashed the development of dissenting
voices and consequently delayed the development and birth of other schools of thought, while
abroad, and especially in Switzerland, where
Rossi’s lesson resonated with greater continuity,
the notion of La Tendenza gave rise to a num-
// UNPLUGGED ITALY
Durante gli ultimi vent’anni del secolo, opere e
riflessioni di architetti e studiosi italiani non sono
riuscite a superare la dimensione campanilistica
del contesto in cui si sviluppavano, dando vita,
nel migliore dei casi, alla nascita di veri e propri presidii culturali a difesa di quella egemonia che aveva caratterizzato il passato. Nulla, o
quasi, inoltre, si era fatto in maniera concertata
e ufficiale per far uscire da questa situazione di
impasse il mondo dell’architettura italiana: la
politica e l’accademia non misero in atto nessuna strategia per contrastare il declino a cui si assisteva. La promozione di concorsi, ad esempio,
o il reclutamento di giovani leve nell’accademia
come nella pubblica amministrazione che avevano caratterizzato le politiche sociali e culturali
di molti paesi europei, non avevano trovato alcuno spazio in Italia. A ciò si aggiungeva la scarsa
esterofilia della cultura italiana che, come quella
francese, non ama esprimersi in una lingua diversa dalla propria (limite non ancora del tutto
superato), facendo aumentare ulteriormente
l’isolamento e la posizione già marginale dell’architettura italiana.
Di contro, un interesse sempre maggiore verso
l’eredità dell’architettura italiana degli anni Cinquanta e Sessanta veniva espresso da parte della
critica e degli architetti d’oltralpe: le giovani generazioni formatesi all’estero sembravano riconoscere un primato e un valore alla produzione culturale italiana di un periodo che aveva avuto i suoi
paladini nei De Sica, nei Pasolini, nei Gardella.
Mentre dunque l’Italia, agli inizi degli anni Ottanta, scivolava in quel periodo così ben stigmatizzato dalla slogan di una famosa pubblicità che
recitava “La Milano da bere”, dall’estero il nostro
Paese veniva invece studiato per quella carica
politica e sociale di profonda misura e umanità
che aveva era stato in grado di produrre come
risposta al dopoguerra. L’isolamento culturale
e lo stordimento consumistico di quel periodo
portarono ad una ri-scrittura della geografia del
dibattito architettonico che, come si è già accennato, sostanzialmente cancella l’Italia dalle
mappe dell’architettura.
E’ singolare notare, anche se non è questo il
/ Traces of an almost invisible Italy
ber of multi-faceted theories and poetics whose
“students” included such international names as
Herzog and de Meuron as well as Marcel Meili or
Steven Holl, to name a few.
The situation began to change considerably at the
close of the millennium. Some important changes were, to a certain extent, independent from
any planned action in terms of social or political
policy, largely unheard of in Italy, where culture is
still limited to social aristocracies that are either
family- or politically-based. The transformations
that were taking place were the expression of
an epiphenomenon and, in my opinion, the result of certain important social changes occurring in Europe--first and foremost the process
of Europeanization of the various nations that
made up the Europe of the fifteen nations,and
later that of twenty-seven. Despite Italy’s weak
European tradition, this process has obligated us
to measure ourselves continually against others
and, in the field of architecture, has pushed us to
overcome the isolation into which Italy had fallen
over the years. Greater mobility within Europe,
even at the university level, best represented by
the Erasmus exchange programs, has allowed
young people, directly and indirectly, to develop a
much wider platform than the one to which they
had been bound for so long.
Undoubtedly, information technology has also
played a crucial role in this process. The internet and e-mail essentially have torn down borders and barriers and brought everyone closer
together. Young people are taking advantage
of this opportunity by widening their own educational horizons and seeking out their own
points of reference. This has also led to the loss
of hegemony of architectural magazines that in
Italy have traditionally been the expression of the
dominant culture.
Despite the low cultural significance of Italian
architecture in the international debate and perhaps as a consequence of the laurels of a glorious past, Italian publishers have turned their
backs on young Italian architects and are focusing their attention solely on the more acclaimed
star system (a sure way to sell magazines). This
27
luogo per un approfondimento critico pur necessario, come l’eredità del pensiero di Aldo Rossi
abbia generato due opposti fenomeni: in Italia,
ha decretato quell’asfissia che ha impedito lo
sviluppo di voci dissidenti e, conseguentemente,
ha di fatto reso lunga la gestazione e la nascita
di correnti di pensiero altre; all’estero, invece, e
soprattutto in Svizzera dove la lezione di Rossi si
è espressa con maggiore continuità, il pensiero
de La Tendenza è stato foriero di una molteplicità e poliedricità di teorie e di poetiche che
vedono annoverare come suoi “allievi” Herzog
e De Meuron ma anche Marcel Meili o Steven
Holl, solo per fare qualche esempio nell’olimpo
dell’architettura internazionale.
La situazione fin qui descritta inizia a subire
dei sostanziali cambiamenti in chiusura di millennio. Alcuni importanti cambiamenti, in certa
misura, sono indipendenti da azioni pianificate di
politiche sociali o culturali, per lo più assenti nel
nostro paese dove la cultura rappresenta ancora
un ambito di azione legato ad aristocrazie sociali che se non sono familiari sono politiche. Le
trasformazioni a cui si assiste sono espressione
epifenomeno e conseguenza, a mio avviso, di alcuni rilevanti cambiamenti sociali a cui si assiste
in ambito europeo, da primo proprio il processo di europeizzazione delle diverse nazioni che
costituiscono l’Europa dei 15, prima, e quella dei
27, dopo. Un processo che, nonostante la nostra
tradizione non particolarmente europeista, ci
obbliga ad una confronto continuo con gli altri,
spingendoci a superare proprio in questo modo
– in ambito architettonico – quell’isolamento in
cui invece l’Italia era caduta negli anni precedenti. Le facilitazioni alla mobilità intra-europea
anche a livello universitario, di cui il programma
di scambio Erasmus rappresenta lo strumento
privilegiato, consente alle giovani generazioni di
formarsi, direttamente o indirettamente, ad una
piattaforma più ampia di quella in cui invece si
era rimasti impantanati per tanto tempo.
Un altro importante contributo lo hanno svolto,
sicuramente, le tecnologie informatiche: internet e la posta elettronica hanno sostanzialmente sgretolato confini e barriere rendendoci tutti
prossimi l’uno all’altro. E i giovani hanno ben
28
has led to a strange contradiction in which, on
the one hand, younger generations have set off
a grass-roots movement that, also thanks to
the internet, has set in motion a strong cultural
renovation that has put Italy back in the international architectural debate, while on the other
hand, Italian publishers are shunning domestic
production and abdicating the important role
that publishers play in promoting and supporting young people that are facing the job market
and critics.
Notwithstanding, as a result of the horizontal
reach of the internet and the freedom and speed
with which information travels, exclusion from
hard copy press has not kept young architects
from operating and promoting themselves in the
same way that has happened in the music business, with large record producers slowly giving
way to a multitude of small producers.
The amount and range of stimulation has, in my
view, made our architects less careful and more
enterprising, also in light of the lack of official
policy, Italian architects have been able to work
well in both the private and public spheres, domestically and internationally.
It is a shame, however, that there is a discrepancy between the actual quality and diffusion of
production and the dearth of official information.
Indeed, we need an official body that oversees
and promotes the best resources circulating in
Italy to spread the word in Italy and abroad.
A partial exception are initiatives such as Medaglia d’Oro by the Milan Triennale, the Almanacco
di Casabella (Casabella Annual selection of best
built works) and, more recently, similar initiatives launched by other magazines such as Domus and Abitare. And yet these remain isolated
“rescue” efforts whereby “reservations” are set
up to save a species from extinction. We need
less isolated and more consistent initiatives
such as a magazine devoted to the best of Italian
production also published in English so that Italy
can reclaim its place on the international scene,
not on account of its past alone, but for its current production.
// UNPLUGGED ITALY
saputo cavalcare questa opportunità, allargando
ulteriormente i propri orizzonti formativi e rendendo più autonoma la ricerca dei propri riferimenti. Ciò ha implicato anche la perdita di egemonia delle riviste di architettura che da sempre
nel nostro paese sono state espressione della
cultura dominante.
A dispetto dello scarso rilievo culturale dell’architettura italiana nel dibattito internazionale e,
forse, in conseguenza degli allori di un passato
glorioso, la pubblicistica nazionale ha smesso di
interessarsi dei fenomeni interni per rivolgersi
esclusivamente allo star system più acclamato
(di sicura “cassetta”). Ciò a messo in atto una
strana contraddizione: da una parte, le giovani
generazion con una azione dal basso sono state
artefici (anche grazie ai nuovi strumenti informatici) di un forte processo di rinnovamento culturale che ci ha rimessi in contatto con il dibattito
architettonico internazionale; dall’altra, il mondo
dell’editoria italiana ha voltato le spalle alla produzione interna, abdicando al ruolo fondamentale di promozione e supporto che la pubblicistica
svolge per le generazioni che si affacciano al
mercato del lavoro o della critica.
Ciononostante, proprio grazie all’orizzontalità
della “rete” e alla libertà/velocità con cui viaggiano le informazioni, l’esclusione dal circuito della
carta stampata non ha impedito alle generazioni
più giovani di operare e promuoversi da sole, in
maniera analoga a quanto sempre più spesso
avviene in ambito musicale, dove i grandi produttori discografici stanno cedendo lentamente
il passo alla miriade dei produzioni locali.
La ricchezza e la molteplicità degli stimoli ha, a
mio avviso, reso meno prudenti e più intraprendenti i nostri architetti che, anche in assenza di
una politica a riguardo, sono stati in grado di
operare bene sia col privato sia col pubblico, sia
dentro sia fuori i confini nazionali.
Resta però il rammarico di registrare una discrepanza tra l’effettiva qualità e diffusione della
produzione e la scarsità di informazione ufficiale
a riguardo: servirebbe un organo ufficiale che si
occupasse di monitorare e promuovere le mi-
/ Traces of an almost invisible Italy
These are, on the whole, the reflections that
underlie and inspire Unplugged Italy, a cycle of
conferences and an exhibition on “invisible” Italian architecture that in fact exists and resists.
Nine studios have been chosen out of roughly
fifty, carefully selected to favor lesser known
studios that have been unjustifiably ignored by
sector publications and to promote younger
generations and to provide wide geographic representation.
That which follows is therefore not an exhaustive
collection, a ranking, or by any means a list of
the top architectural firms in Italy. Instead, much
more simply and modestly, it is a representative sampling of the talent at work in Italy that,
for reasons still not entirely clear, we continue
to forget and leave by the wayside without giving
these potential stars the chance to shine. After
all, there is no use hiding the fact that in this field
hands-on experience enables growth more than
any academy ever can, and that press promotion
is an important tool in constructing an image of
legitimacy and authority that in Italy often goes
unacknowledged.
_________
1. Literally, “Milan to be drunk,” in reference to the
hedonism indulged in by the Milanese in the 1980s.
29
gliori energie e intelligenze che si muovono nel
nostro paese, per operare una adeguata diffusione sia in Italia che all’estero.
A ciò, in parte, ovviano iniziative quali la Medaglia d’Oro della Triennale di Milano, l’annuario
di Casabella e, più di recente, analoghe azioni
intraprese dalle riviste Domus e Abitare. Restano però sempre azioni sporadiche, come di
“salvataggio”, quasi si trattasse di redigere delle
“riserve” per impedire l’estinzione di una specie, mentre invece sarebbe necessario attivare
iniziative a carattere meno sporadico e di maggiore continuità: un periodico della migliore produzione italiana da pubblicare anche in inglese
per far rientrare il nostro paese nel circuito del
dibattito internazionale e non solo limitatamente
al nostro passato più o meno recente, ma per la
nostra produzione contemporanea.
Queste, grosso modo, le riflessioni che hanno
accompagnato e suggerito la programmazione di
Unplugged Italy, un ciclo di conferenze e una mostra sull’architettura italiana “invisibile” ma che
pure però esiste e resiste. Nove studi scelti tra
una rosa di circa cinquanta, selezionati con l’attenzione a privilegiare le realtà meno note, quelle
appunto ingiustificatamente ignorate dalla pubblicistica di settore, ma anche con l’attenzione a
promuovere le generazioni più giovani e una buona rappresentatività geografica del nostro paese.
Quella che di seguito viene presentata, non si
tratta dunque di una raccolta, per i numeri piccoli in campo, né tantomeno di una classifica,
non è nel modo più assoluto la “top list” degli
studi di architettura in Italia. E’ invece, molto più
semplicemente e modestamente, un campione
rappresentativo di ciò che è presente nel nostro
territorio e che noi, per motivi ancora non del
tutto chiari, continuiamo a dimenticare e a lasciare nell’oblio, talvolta senza dare la possibilità a queste stelle potenziali di brillare. Perché,
è inutile nasconderlo, in questo mestiere l’esperienza del fare aiuta a crescere più di qualsiasi
accademia e la promozione attraverso la pubblicistica aiuta non poco a costruire una legittimità
e una autorità che talvolta in Italia i clienti tendono a non riconoscerti.
2A+P/A
2A+P/A
Partners: Gianfranco Bombaci, Matteo Costanzo
Location: Rome
Born: 2008
2A+P/A is an architectural practice based in
Rome. It has been established by Gianfranco
Bombaci and Matteo Costanzo, after ten years of
experience begun in 1998. The office is involved
in architecture, urbanism and landscape design,
developing projects such as public building,
housing and urban spaces. It’s active in the
fields of research, through the partecipation in
exhibitions and publishing initiatives. The two
partners partecipated to international design
competitions, receiving prizes and honorable
mentions, and to several conferences and
workshops. Their texts and projects have been
published on international books and magazines.
Previous projects, such as the urban allotment
in Corviale, the roundabout in Torino, the garden
in Calaf and the temporary garden for the last
Nuit Blanche in Rome, brought their work to
an international attention that brought them
to be invited at the XXIII UIA World Congress in
Tourin, at the Festarch, International Festival
of architecture in Cagliari and at the 11th Venice
Biennale of Architecture.
2A+P/A è uno studio di architettura con
sede a Roma. È stato fondato da Gianfranco
Bombaci e Matteo Costanzo, dopo dieci anni
di esperienza iniziata nel 1998. Lo studio si
occupa di architettura, urbanistica e paesaggio,
sviluppando progetti per edifici pubblici,
abitazioni e spazi urbani. Svolge attività di
ricerca attraverso mostre e pubblicazioni. I
due partner hanno partecipato a concorsi di
progettazione internazionali, ricevendo premi e
menzioni, e a diverse conferenze e workshop.
I loro testi e progetti sono stati pubblicati in libri
e riviste internazionali.
Alcuni progetti, come gli orti urbani di Corviale,
la rotonda stradale di Torino, il giardino di Calaf
in spagna e il giardino temporaneo per l’ultima
Notte Bianca di Roma, hanno dato un risalto
internazionale al loro lavoro che li ha portati ad
essere invitati al XXIII Congresso Mondiale UIA
a Torino, al Festarch Festival Internazionale
di Architettura a Cagliari, e all’11a Biennale di
Architettura di Venezia.
type Call for project “Idensitat” | Winner
location Calaf (BCN), Spain
program Public space
team Gianfranco Bombaci,
Domenico Cannistraci, Pietro Chiodi,
Matteo Costanzo, Valerio Franzone
client Idensitat, local municipality
photos Xavier Gil Dalmau
built area 400 m2
budget 60.000 Euros
status Built
date 2005 / 2007
LUGAR ESPECÍFICO
34
In 2005 we responded to a competition announced by Idensitat Calaf/Manresa. The Spanish cultural association, directed by the critic
Ramon Parramon, aims to protect the identities
of small towns in Catalonia, with “project for social interaction”. After an initial survey, including
interviews with the population and public institutions, we submitted a comprhensive strategy
for Calaf, a town of 3.500 inhabitants. The council
took up our proposal and, in exchange offered us
an opportunity to tackle a real project.
An elderly lady happened to have left a legacy to
the town council, consisting of a romantic garden enclosed by high walls and situated in the
historic centre. Her single wish was that it be
allocated to the town’s old people. We and the
clients visited the garden together and settled
the priorities. The ensuing ideas were turned
into a preliminary design which was then shown
to the interested parties during a workshop. The
elderly people examined the drawings and the
mock-ups, and made their objections.
They suggested various ideas regarding the use
and landscaping, such as the addition of chairs
and tables for playing cards, planters, benches
and even a dance floor. In memory of the high
wall that once concealed the garden, the new
perimeter is defined by a wall perforated with
portholes of various sizes. Behind it a conservatory is to be built so that the garden can also be
used in winter. The garden, no more secret, was
inaugurated in summer 2007. The old people of
the town are now looking after it themselves.
// 2A+P/A
Nel 2005 abbiamo risposto a un bando indetto
da Idensitat Calaf/Manresa; questa associazione culturale spagnola, diretta dal critico Ramon
Parramon, cerca di salvaguardare l’identità dei
piccoli comuni della Catalogna con dei “progetti
di interazione sociale”. Dopo una prima ricognizione, una serie di interviste con la popolazione e
le istituzioni pubbliche, abbiamo formulato una
strategia complessiva per Calaf, un paesino di
3500 abitanti. La giunta ha accolto la nostra proposta, offrendo in cambio un’occasione di confronto reale. Un’anziana signora aveva lasciato
in eredità al comune, nel centro storico di Calaf,
un giardino di stampo romantico, racchiuso da
alte mura, con l’unico desiderio che fosse destinato agli anziani della città. Abbiamo così visitato
il giardino assieme ai committenti e individuato
le priorità. Le idee si sono successivamente evolute in un primo progetto che è stato comunicato
agli interessati durante un workshop: gli anziani
hanno esaminato i disegni, i plastici, e fatto le loro
obiezioni. Hanno suggerito varie idee circa l’uso
e la definizione degli spazi, come l’inserimento
di tavoli e sedie per giocare a carte, la creazione
di fioriere, il posizionamento di panchine e infine
che si potesse danzare su aree pavimentate.
In memoria dei vecchi muri che celavano il giardino, il nuovo perimetro è stato definito da un
nuovo muro traforato con oblò di diverso diametro. Dietro questa parte è stata prevista una serra che ne permetterà l’uso anche nelle stagioni
più fredde. Il giardino, non più segreto, è stato
inaugurato nell’estate del 2007. Gli anziani del
paese ne sono gli attuali custodi.
Previus page: Entrance view (Ph. Xavier Gil Dalmau)
Pagina precedente: Vista dell’ingresso
/ Lugar Específico / Built / 2007
Calaf Plan with the project site / Planimetria di Calaf con il luogo dell’intervento
35
36
// 2A+P/A
/ Lugar Específico / Built / 2007
37
6
5
3
4
2
1. Winter garden / Giardino d’inverno
2. Well / Pozzo
3. Vase-Seats / Sedute-Vaso
4. Dance area / Area dancing
5. Multiplay Area / Area plurifunzionale
6. Toilets / Toilette
1
Plan of the garden / Pianta del giardino
Left: Diagrams / A sinistra: Diagrammi
38
Lugar Específico is a participative project:
through a direct involvement of the elderly
people of Calaf and a dialogue with the city
administration, an abandoned municipal place
turned into the garden of their community centre.
Lugar Especìfico è un progetto partecipativo:
attraverso il coinvolgimento diretto degli anziani
di Calaf e il dialogo con l’amministrazione
municipale, un luogo cittadino abbandonato si è
trasformato nel giardino della loro comunità.
Axonometric View / Vista assonometrica
// 2A+P/A
/ Lugar Específico / Built / 2007
39
Internal view of greenhouse
Vista interna della serra
40
Uneven pavement (detail) / Dettaglio della pavimentazione discontinua
The garden as a space for relationships
Il giardino come spazio di relazione
// 2A+P/A
/ Lugar Específico / Built / 2007
Exterior views / Viste dell’esterno
(Ph. Xavier Gil Dalmau)
41
type Design competition “Go Civic”, finalist
location Prato, Italy
program Kindergarden and public space
team Gianfranco Bombaci, Matteo Costanzo
client Local municipality
built area 6.200 m2
budget 1.650.000 Euros
date 2008
ELEPHANT
44
The project organizes the whole plot as a consecutive sequence of spaces. The first is a parking-wood area that aims to be integrated with
the surrounding natural landscape.
The second is conceived as a crossing area that
create a connection amongst the scholastic
structure, the parking and the naturalistic area
placed in the eastern part of the project.
The third area, the “heart” of the project, is a
square. The idea of the project derives from this
concept: conceiving the school as a public space,
a place created for the relationships, for children
as well as for their parents, enhancing the relationship through the construction of a multifunctional building.
The forth area consists in the scholastic building,
conceived as a “filter spot” between the urban
space created by the square and the naturalistic
one created by the garden, the fifth area.
The sixth and last functional area is conceived
as a playgrounds area for children activities and
games.
For the school complex, the project proposes
the scheme open court, considering the big tree
shape as an icon. The planning of the areas,
the entry and the spaces wants to underline the
School social value, as it represents not only the
place for the growth and education but also the
place for the meeting and social aggregation for
the different cultures that live in our cities.
// 2A+P/A
Il progetto organizza l’intero lotto attraverso una
sequenza continua di spazi. Una divisione in fasce funzionali accostate le une alle altre.
La prima area è quella del parcheggio per le
auto, l’idea è quella di un parcheggio-bosco che
riesca ad integrarsi con il paesaggio naturale
che lo circonda.
La seconda area si struttura come una fascia di
attraversamento che permette la connessione
tra il sistema scolastico ed il parcheggio e l’area
naturale posizionata ad est dell’intervento.
La terza fascia, vero e proprio nucleo centrale
del progetto, è una piazza. L’idea dell’intero progetto ruota attorno a questo concetto: ipotizzare
la scuola come un vero e proprio spazio pubblico,
un luogo fondamentale per le relazioni, tanto per
i bambini quanto per i loro genitori, potenziando
il sistema di relazioni grazie alla realizzazione di
uno spazio polifunzionale.
La quarta fascia è realizzata dall’edificio scolastico, inteso come luogo di filtro tra lo spazio urbano della piazza e quello naturale del giardino,
che costituisce infine la quinta fascia. A questa
segue la sesta fascia concepita come un’area di
playground per le attività e il gioco dei bambini.
Il progetto propone un’articolazione a corte
aperta del complesso scolastico, individuando
nel grande albero al suo interno l’elemento iconico di riconoscimento e di identità. L’organizzazione dell’area, degli accessi e degli spazi vuole
sottolineare anzitutto il valore sociale dell’edificio scolastico, che oltre ad essere lo spazio della
crescita e dell’educazione, è anche un luogo privilegiato di aggregazione sociale e incontro tra
diverse culture.
Masterplan / Planimetria generale
1. Parking-Wood / Parcheggio-Bosco
2. Public Square / Piazza
3. Labyrinth / Labirinto
4. Adventure area / Area dell’avventura
5. Sand for adult / Area sabbia grandi
6. Sand for children / Area sabbia piccoli
7. Playgrounds / Area gioco attrezzata
8. Tricycle race / Circuito tricicli
9. Eco-corner / Angolo ecologico
10. Roof / Tettoia
/ Elephant / Competition / 2008
45
1
10
2
3
9
4
5
6
7
8
46
// 2A+P/A
Schema accessibilità esterna
Percorso carrabile
Percorso pedonale
Schema connettività esterna
Ingressi principali
Ingressi secondari
Schema area cantiere
Prima fase
Seconda fase
Diagrams / Diagrammi
The project organize the entire site through
a division in functional zones: a pedestrian
promenade, a public square, a school and
it’s garden. The school is an open court
around which halls, spaces for socializing and
playgrounds gravitate.
Il progetto organizza l’intero sito attraverso una
divisione in zone funzionali: una passeggiata
pedonale, una piazza pubblica, una scuola e
il suo giardino. La scuola è una corte aperta
attorno alla quale gravitano sale, spazi per la
socializzazione e per il gioco.
1. Entrance / Ingresso
2. Lodge / Portineria
3. Atrium-theatre / Atrio-Teatrino
4. Square / Piazza
5. Activities area / Spazi per attività ordinate
6. Free activities / Spazi per attività libere
7. Cloakroom / Spogliatoio
8. Toilets / Servizi igienici
9. Storage / Deposito
10. Children-Parents Space / Spazio Bambini-Genitori
11. Public Toilets / Servizi igienici per il pubblico
12. Teacher’s toilets / Servizi igienici insegnanti
13. Teacher’s cloakroom / Spogliatoio insegnanti
14. Food space / Locale sporzionamento
15. Teacher’s classroom / Aula professori
16. Surgery / Ambulatorio
/ Elephant / Competition / 2008
47
+ 0.0
1
16
14
2
11
13
6
10
12
15
3
+ 0.3
5
6
8
9
7
6
8
8
7
9
9
4
7
5
5
7
5
9
8
6
8
9
7
7
6
5
+ 0.0
Plan / Pianta
8
5
9
6
48
Axonometric view / Vista assonometrica
View of the square / Vista della piazza d’ingresso
// 2A+P/A
/ Elephant / Competition / 2008
Axonometric view (detail) / Vista assonometrica (dettaglio)
View of interior square / Vista dello spazio interno comune
49
// 2A+P/A
A DIAMOND
IS FOREVER
type Ideas Competition
“Building for boukunde”
location Delft, Netherlands
program University of Architecture
team Gianfranco Bombaci, Matteo Costanzo
client TU Delft
built area 33.000 m2
date 2009
52
Today building has to be considered a great occasion. Every square meter of free land is a great
resource, a precious space to use. The ground of
our cities is completely saturated and the same
thing we can say for the whole territory, urban
and natural.
This project gives us the opportunity of reflecting
on the meaning of architecture, not as an instrument for a boundless urbanism, but as a process
of reorganization of the existing patrimony. It
represents an occasion for evaluating strategies
of reuse of the land.
Architecture today is hardly ever temporary, but
it is an irreversible transformation process of
the environment we live in. Each unpredictable
event gives us an occasion to experiment the
replacement of an urban form; we are called
to reconstruct a building that unfortunately we
have lost. This is why today a new University of
Architecture has to try to represent architecture
itself as an exceptional event: a building where
architecture is studied but that at the same time
can give a new idea of city production. This project is an attempt to imagine an architecture as
an extraordinary moment. A precious and rare
occasion to build in the city.
The building is composed of two simple volumes
overlapped: a basement and a vertical prism.
The basement, with a height of 16 mt, is designed as a big black glass greenhouse to control and manage the solar radiation intensity and
to reduce energetic consumptions.
The vertical prism, with a base of 72x30 mt and
a height of 68 mt, appears as a great gold bullion, positioned on top of the basement on the
north-west corner, to reduce to the minimum
the shadowing of the transparent covering of the
basement.
// 2A+P/A
Costruire oggi un edificio deve essere considerata una grande occasione. Ogni metro quadro di
suolo libero del territorio è una grande risorsa, è
un prezioso spazio da utilizzare. Il suolo delle nostre città è completamente saturo e lo stesso si
può dire per l’intero territorio, urbano e naturale.
Questo progetto ci da la possibilità di riflettere
sul valore dell’architettura, non come uno strumento per una infinita urbanizzazione, ma come
un processo di riorganizzazione del patrimonio
esistente, rappresentando una occasione per valutare strategie di riuso del suolo.
L’Architettura non è quasi mai temporanea,
ma un processo irreversibile di trasformazione dell’ambiente in cui viviamo. Oggi un evento
imprevedibile ci regala una occasione per sperimentare sulla sostituzione di una forma urbana; siamo chiamati a ricostruire un edificio che
purtroppo abbiamo perso. In questo senso una
nuova Università di Architettura deve oggi cercare di rappresentare l’architettura stessa come
un evento eccezionale: un edificio dove si studia
architettura e che allo stesso tempo possa dare
una nuova idea di produzione della città. Questo
progetto è un tentativo di immaginare un’architettura come un momento straordinario. Una
rara e preziosa occasione di costruire nella città.
L’edificio è composto dalla sovrapposizione di
due semplici volumi: un basamento ed una prisma verticale.
Il basamento, con un’altezza di 16 m, è strutturato come una grande serra di vetro nero per
controllare e gestire l’intensità della radiazione
solare e ridurre i consumi energetici. Il volume,
che occupa totalmente lo spazio del basamento dell’edifico preesistente, 80 m x 140 m, è un
prisma puro con gli spigoli tagliati a 45° come
il taglio “brillante” dei diamanti. In questo modo
il volume appare come un oggetto appena poggiato sul suolo: una pietra nera incastonata nel
bosco del Mekelpark. Al suo interno lo spazio si
presenta come un grande giardino d’inverno, in
continuità con il fitto bosco che circonda l’edificio.
Il prisma verticale, con una base di 72 m x 30 m
e un’altezza di 68 m, si presenta come un grande lingotto d’oro, posizionato sopra il basamento
nello spigolo nord-ovest, in modo da ridurre al
minimo l’ombreggiatura della copertura trasparente del basamento.
/ Elephant / Competition / 2008
The TU Delf after fire / La TU di Delf dopo l’incendio
53
54
// 2A+P/A
0
Axonometry oblique cavalier 30°
Axonometric View / Vista assonometrica
1:500
5
10
25
/ A diamond is forever / Competition / 2007
55
Masterplan / Planimetria generale
This project gives is an opportunity of reflecting
on the meaning of architecture, as a process
of reorganization of the existing patrimony.
The project we present assumes the burned
building as a model of organization and
volumetric conception.
Questo progetto dà un’opportunità di riflessione
circa il significato dell’architettura, come
processo di riorganizzazione del patrimonio
esistente. Il progetto che presentiamo assume
proprio l’edificio bruciato come modello di
organizzazione e concezione volumetrica.
56
// 2A+P/A
F
F
G
+ 0.0
F
+ 0.0
G
F
D
F
D
Level 1 (12000 m2) / Livello 1
+ 0.0
+ 0.0
+ 0.0
H
I
+ 4.8
+ 4.8
M
L
K
+ 0.0
+ 4.8
D
Level 2 (8200 m2) / Livello 2
J
+ 0.0
K
L
+ 4.8
D
+ 0.0
K
/ A diamond is forever / Competition / 2007
57
A. Lecture halls / Sale Lettura
B. Studio space / Zona Studio
C. Offices / Uffici
D. Restroom / Toilette
E. Common spaces / Spazi comuni
F. Facilities / Servizi accessori
G. Cycle track/cycle parking / Parcheggio biciclette
H. Pc’s workplaces / Sale computer
I. Auditorium / Auditorium
J. Library / Biblioteca
K. Workplaces / Laboratori
L. Lecture hall / Zona lettura
M. Lounge / Foyer
Informal meeting space / Area per meeting informali
D
A
D
+ 38.0
A
+ 30.8
+ 41.6
B
C
+ 63.2
D
D
A
C
Level 3 - 1900 m2
B
Level 14 - 540 m2
Level 9 - 1050 m2
D
D
120 mq
60mq
+ 16.0
+ 56.0
+ 59.60
+ 16.0
C
60mq
B
C
D
+ 19.9
D
+ 45.2
B
B
B
D
+ 66.8
B
240 mq
B
Level 4 - 850 m2
Level 15 - 1900 m2
Level 10 - 1900 m2
D
B
120 mq
120 mq
D
120 mq
+ 16.0
+ 23.5
B
C
D
+ 19.9
D
B
C
+ 45.2
D
+ 48.80
+ 48.80
+ 48.8
+ 66.80
+ 48.8
+ 70.4
B
Level 11 - 1500
Level 5 -1650 m2
m2
D
C
B
120 mq
D
B
Level 16 - 1900 m2
D
120 mq
B
D
C
E
+ 27.1
720 mq
+ 48.8
240 mq
+ 52.4
Level 12 - 600
Level 6 -1900 m2
m2
120 mq
C120 mq
120 mq
60mq
D
E
B
60mq
+ +77.6
74.00
+ 70.4
+ 54.2
D
D
+ 30.8
D
+ 27.1
+ 56.0
+ 56.0
B
C
Level 7 - 1700 m2
C
+ 38.00
D
B
+ 30.8
D
Level 17 - 600 m2
Level 13 - 1900 m2
C
+ 38.0
C
+ 74.0
Level 17 - 1050 m2
D
240 mq
+ 70.4
B
C
++ 59.6
34.40
D
C
Level 8 - 1600 m2
Higher floors plan / Piante degli altri livelli
Level 14 - 540 m2
+ 56.0
+ 74.0
58
// 2A+P/A
Rooftop plan / Pianta della copertura
Elevation / Prospetto
1
6
4
2
1
5
Longitudinal section / Sezione longitudinale
/ A diamond is forever / Competition / 2007
59
Elevation / Prospetto
June 21th
December 21th
KEY CONCEPT OF ENVIRONMENTAL STRATEGIES
1. The development of the section comes from the will
to increase and optimize the surfaces facing South
that can be used to support a dense photovoltaic
and solar panneling
2. Wind driven natural ventilation is split by
profile edges into two internal optimized flows
3. The flared octagons that cross the ceiling become a
system of skylights that bring natural light in the
interior and create natural ventilation
4. A square grid of brise soleil grants the administration
of the luminous radiation on East and West fronts
5. The basement is designed as a big black glass
greenhouse to control and manage the solar radiation
intensity and to reduce energetic consumptions.
6. Voids and double storeys allow stack driven
natural ventilation through the tower
3
0
Longitudinal section
1:500
5
10
25
AION
Partners: Andrea Di Stefano, Aleksandra Jaeschke
Location: Siracusa
Born: 2005
AION is an architectural practice engaging with
the material organization of the living.
Matter, technique and function are treated as a
continuum through a machinic design process
triggering novelty out of sistematicity.
The office operates within urban and
environmental processes seeking for a high
degree of performance across scales and
domains and assessing praxis as a form of
creative engineering of life.
www.a-i-o-n.com
Lo studio AION intende l’architettura come
una pratica costruttiva direttamente coinvolta
nell’organizzazione materiale del vivente.
Materia, tecnica e funzione, poste in continuità,
vengono trattate come un sistema di relazioni
materiali attraverso una progettazione
macchinica, che genera novità dall’eccesso di
sistematicità.
Lo studio opera sui processi multipli in atto
nell’ambiente costruito, con l’obiettivo di
migliorarne la performance ad ogni livello e
scala ed affermare la pratica architettonica
come una forma d’ingegneria creativa della vita.
// AION
CONTINUOUS
LAMINAE
type Research
location Portopalo (SR), Italy
program Biodegradable screens
team Aleksandra Jaeschke
Andrea Di Stefano
consultants Prof. Dr. George Jeronimidis
Center of Biomimetics, University of Reading
photos Aleksandra Jaeschke, Emilio Gancia
date 2005
64
Continuous Laminae is a sustainable and biodegradable screening system made from
laminated timber and capable of modulating
environmental conditions by utilising specific
characteristics of timber; material properties on
a micro-scale from a biomimetic point of view
and manufacturing and assembly logics at a
macro-scale.
The task was to develop a self-supporting system made of laminated wood that is capable of
bearing wind loads that can cope with abrasion
and utilize changes in relative humidity, while
simultaneously modulating air flow and light intensities. In order to combine these performance
requirements in one system two strategies were
adopted: [i] continuous use of one material (laminated wood with no joints), [ii] use of curved geometries (assuring structural and material integrity while allowing for control of environmental
dynamics through local differentiations).
// AION
Continuous Laminae è un sistema costruttivo in
legno lamellare per schermature biodegradabili
che definiscono lo spazio attraverso la modulazione delle condizioni ambientali. Applicando
i principi della biomimetica, le innate capacità
espressive del materiale governano il progetto
ad una microscala, mentre ad una macroscala
sono determinanti le logiche produttive e di assemblaggio.
L’intento era di sviluppare dalla laminazione del
legno un sistema autoportante che servisse a
modulare il vento e l’intensità della luce, oltre
ad esser capace di sopportare i carichi del vento,
far fronte all’abrasione ed assorbire le variazioni
di umidità. Per integrare questi requisiti prestazionali in un unico sistema si sono adottate due
strategie: [i] uso continuo di un unico materiale
(legno lamellare senza giunti), [ii] uso di geometrie curve (per garantire integrità strutturale e
controllare localmente le dinamiche ambientali
variando la curvatura degli elementi).
Self-organising tendency of wooden strips
Tendenza di un fascio di fogli di legno a trovare autonomamente la configurazione ottimale
/ Continuous Laminae / Research / 2005
65
PHYSICAL tests
TESTS on
ONsingle
SINGLEveneer
VENEERstrips
STRIPS/ Test fisico su di una singola striscia di legno da impiallacciatura
PHYSICAL
TESTS
ON
SINGLE
VENEER
STRIPS
Physical
90°
100
200
300
-200
-100
u 0
100
200
300
100
200
100
-200
n
n
n
n
u 0
200
300
300
100
100
200
200
300
200
100
-100
0
DIGITAL
RECONSTRUCTION
OF
THE
DIGITALreconstruction
RECONSTRUCTION
OF geometry
THE GEOMETRY
GEOMETRY
Digital
of the
/ Ricostruzione digitale della geometria
-200
180°
0
0
0
0
n
135°
300
45°
300
0°
-100
u 0
100
200
300
-200
-100
u 0
100
200
300
-200
-100
u 0
100
200
300
TANGENCY ALIGNMENT ALONG U AXIS
90° ROTATION AROUND N AXIS
n axis
v axis
u axis
ROTATION AROUND N AXS
DISPLACEMENT ALONG U AXIS
TANGENT LINE
A veneer strip self-organising in presence of external constraints
Configurazione naturale di una singola striscia di legno vincolata alle estremità
090°
GEOMETRIC DEFINITION - OPERATIONAL CONTROL PARAMETERS
29 (10mm) parallel
650mm
25mm
0.5mm
fixed
-080mm
00mm
00mm
00°
360°
Sp_r
Sd_l
Sd_w
Sd_d
Mc_j
Mc_u
Mc_v
Mc_n
Mc_ru
Mc_rv
Sp_h
Mc_rn
Geometric definition: operational control parameters / Definizione geometrica: parametri operativi di controllo
Material tests. The initial tests aimed at demonstrating the self-organising tendency of finitelength wooden veneer strips constrained at both
ends. The elements naturally adopted geometries characterised by high degree of curvature
continuity.
Test materiali. I primi test mostravano la tendenza di un fascio di fogli di legno, vincolati alle
estremità, a trovare autonomamente la configurazione ottimale. Gli elementi assumevano
naturalmente geometrie definite da variazioni
continue e coerenti della curvatura.
66
// AION
Geometric set-up. The definition of points of
constraint and tangencies helped determine
the path of individual components and allowed
to maintain laminar relationships and curvature continuity.
Configurazione geometrica. Dall’individuazione
dei punti fissi e di tangenza è stato possibile determinare l’andamento dei singoli componenti
e dunque garantire continuità della curvatura e
coerenza nella laminazione.
Tangency alignment and curvature continuity
Allineamento delle tangenti e continuità della curvatura
secondary constraint point
secondary component direction
primary constraint point
primary component direction
Organisation diagram: constraint points and directions
Diagramma organizzativo: punti fissi e orientamento dei componenti
secondary constraint point
secondary component path
primary constraint point
primary component path
Approximated component path
Approssimazione della traiettoria di un componente
/ Continuous Laminae / Research / 2005
E
anufactured from
h the process of
ad to the developat embeds much
d is much more
r laminate strucosed for applicaf the EU initiatives
gramme, which
s but encourages
n use of sustaincosystem services,
ent, education
ed to tourism. In
aden the possible
1:1 prototype: continuous lamination process / Prototipo 1:1 - processo di laminazione continua
67
68
// AION
AUGUST the 15th TIME: 08.00
AUGUST the 15th TIME: 10.00
AUGUST the 15th TIME: 12.00
AUGUST the 15th TIME: 08.00
AUGUST the 15th TIME: 10.00
AUGUST the 15th TIME: 12.00
DIFFERENTIATED DENSITY REGIONAL SET-UP
MAPPING OF SECONDARY COMPONENT GUIDE RAILS
DISPLACEMENT OF PRIMARY COMPONENT GUIDE RAIL
EQUAL DENSITY REGIONAL SET-UP
Environmental effects: luminous performance / Effetti ambientali: performance luminosa
Regional differentiation process / Processo di differenziazione di una regione di schermo
Differentiated regional set-ups (RP models) / (modelli RP) Differenti configurazioni di una regione di schermo
/ Continuous Laminae / Research / 2005
69
AUGUST the 15th TIME: 14.00
AUGUST the 15th TIME: 16.00
AUGUST the 15th TIME: 14.00
AUGUST the 15th TIME: 18.00
AUGUST the 15th TIME: 16.00
AUGUST the 15th TIME: 18.00
min
max
Luminance (cd/sm)
II.1.10 -203,121,-245
rn 22°
w 60
rn 22°
w 60
rn 22°
w 60
II.1.9 -210,110,-199
rn 22°
w 60
I.1.10 204,1235,333
rn 22°
w 60
rn 22°
w 60
rn 22°
w 60
primary component path
III.1.9-227,-186,148
forming support plates
II.3.9 -136,180,-112
I.1.9 186,1091,392
II.1.6 -213,91,-133
rn 22°
w 60
I.3.10 513,1225,298
rn 22°
w 60
rn 22°
w 60
PRIMARY COMPONENT ARM AXIS LENGTH
II.3.10 -129,224,-108
III.1.10 -216,-231,185
II.1.7 -223,77,-141
rn 22°
w 60
rn 22°
w 60
secondary component path
II.1.8 -191,119,-181
II.3.8 -116,160,-124
II.5.10 232,283,-83
III.1.8 -213,-145,110
I.1.8 169,963,436
rn 22°
w 60
II.1.5 -192,112,-129
I.2.8 190,963,433
rn 22°
w 60
rn 22°
w 60
rn 22°
w 60
rn 22°
w 60
III.3.10 -136,-271,26
II.3.7 -148,123,-101
rn 22°
w 60
I.3.9 504,1088,347
I.1.7 145,848,463
III.1.7 -173,-162,115
II.5.9 243,226,-89
II.1.4 -174,143,-108
rn 00°
w 30
rn 22°
w 60
I.2.7 214,848,451
rn 22°
w 60
II.2.5 -32,159,-94
III.3.9 -148,-213,41
II.3.6 -137,128,-96
I.1.6 134,757,475
rn 22°
w 60
rn 22°
w 60
I.3.8 493,965,376
II.5.8 242,-200,65
II.1.3 -151,169,-127
rn 22°
w 60
III.1.6 -161,-168,102
I.4.8 514,965,371
rn 6.5°
w 36
rn 22°
w 60
rn 22°
w 60
II.2.4 -53,163,-95
I.2.6 233,758,454
rn 00°
w 30
I.1.5 122,664,480
II.4.6 -3,155,-79
III.3.8 -133,-155,59
II.3.5 -114,140,-92
III.2.7 259,679,567
rn 22°
w 60
rn 22°
w 60
I.3.7 476,855,390
SECONDARY COMPONENT
III.5.10 273,-179,-2
II.5.7 280,87,-85
II.1.2 -154,190,-115
rn 22°
w 60
rn 22°
w 60
rn 22°
w 60
rn 10.5°
w 42 II.2.3 -77,165,-96
III.1.5 -155,-161,90
II.4.5 -33,157,-93
I.4.7 514,965,371
II.3.4 96,150,-93
I.2.5 259,669,447
I.1 121,566,477.4
rn 00°
w 30
rn 22°
w 60
rn 14.5°
w 48
1
III.3.7 -96,-159,44
III.2.6 85,575,434
rn 22°
w 60
I.3.6 470,768,392
2
II.5.6 216,-4,-81
rn 22°
w 60
rn 00°
w 30
rn 22°
w 60
II.1.1 -156,212,-101
rn 22°
w 60
rn 14.5°
w 48
III.5.9 277,-148,11
3
II.4.4 -58,164,-93
II.3.3 -77,167,-91
rn 22°
w 60
II.4.1 -87,199,-82
sp position
1 194
2 237
3 225
4 182
4
I.4.6 571,775,361
II.2.2 -78,175,-96
rn 00°
w 30
I.2 2 85,575,434
III.1.4 -155,-156,77
rn 22°
w 60
I.1.3 129,465,462
rn 6.5°
w 36
I.3.5 466,681,386
rn 22°
w 60
III.4.7 -34,-122,41
II.5.5 214,75,-84
III.3.6 -83,-159,41
III.2.5 -81,-144,43
rn 22°
w 60
rn 6.5°
w 36
rn 22°
w 60
III.5.8 269,129,-6
mid w 28
II.4.3 -85,169,-93
II.3.2 -78,185,-76
I.4.5 571,775,361
rn 14.5°
w 54
II.2.1 -79,188,-92
I.3.4 471,591,371
rn 00°
w 30
I.2.3 310,479,406
rn 22°
w 60
III.1.3 -165,-145,64
rn 22°
w 60
II.5.4 196,82,-83
III.4.6 -76,-54,118
rn 22°
w 60
I.1.2 149,363,436
III.3.5 -77,-158,39
rn 10.5°
w 42
rn 22°
w 60
rn 10.5°
w 42
III.2.4 -87,-150,41
rn 22°
w 60
III.5.7 230,-189,24
II.4.2 -87,185,-86
rn 22°
w 60
II.3.1 -79,187,-106
I.4.4 635,609,311
PRIMARY COMPONENT
II.5.3 179,99,-67
I.3.3 485,498,344
rn 6.5°
w 36
III.4.5 -91,-127,44
I.2.2 334,382,373
rn 22°
w 60
rn 22°
w 60
I.1.1 175,261,400
rn 14.5°
w 48
rn 14.5°
w 48
1
III.5.6 190,-204,12
II.4.1 -87,199,-82
III.2.3 -83,-156,46
rn 22°
w 60
rail 1
III.1.2 -169,-145,55
rn 22°
w 60
rn 14.5°
w 48
III.3.4 -76,-155,43
2
II.4.1 -87,199,-82
sp position
1 194
2 237
3 225
4 182
4
II.5.2 180,97,-78
I.4.3 667,523,272
3
I.3.2 510,406,305
rn 10.5°
w 42
III.4.4 -96,-238,31
I.2.1 361,286,331
rn 22°
w 60
rn 22°
w 60
rn 18.5°
w 54
rn 22°
w 60
II.5.1 182,95,-76
axis l 248
mid w 28
III.2.2 -85,-157,46
2
II.5.1 182,95,-76
sp position
1 85
2 127
3 111
4 71
4
I.4.2 695,437,227
rail 2
III.1.1 -172,-146,45
y
1
III.5.5 183,-213,28
rn 22°
w 60
III.3.3 -84,-150,42
rn 22°
w 60
3
I.3.1 540,315,257
rn 14.5°
w 48
x
1
rn 22°
w 60
rail 3
REGIONAL COORDINATE
SYSTEM (RCS)
axis l 262
mid w 37
rn 22°
w 60
III.4.3 -94,-140,45
2
III.5.4 -58,164,-93
III.3.2 -86,-154,30
I.4.1 727,352,173
rn 22°
w 60
sp position
1 201
2 187
3 153
4 167
I.4.1 727,352,173
III.2.1 -87,-159,43
4
rail 4
rn 18.5°
w 54
III.4.2 -96,-142,40
3
rn 22°
w 60
III.5.3 199,-213,29
rn 22°
rn 22°
w 60
axis l 194
mid w 25
III.3.1 -88,-152,44
1
2
4
rn 22°
w 60
III.4.1 -97,-144,37
rn 22°
w 60
III.4.1 -97,-144,37
III.5.2 201,-233,20
sp position
1 170
2 190
3 169
4 150
1
III.5.1 203,-253,25
sp position 4
1 39
2 75
3 52
4 16
rn 22°
w 60
III.5.1 203,-253,25
Differentiations. Locally-introduced variations
reverberate across the entire screen. Compatibly with the observed material behaviour,
changes in density and orientation of individual
elements are applied to modify environmental
performance without disrupting the overall formal continuity.
axis l 338
mid w 28
3
rail 5
Tested regional set-up and its basic components
Regione di schermo e componenti
rn 22°
w 60
2
rn 22°
w 60
3
Differenziazioni. Piccole variazioni indotte localmente si riverberano su tutto lo schermo. In virtù delle regole dedotte dal comportamento del
materiale, al variare della densità e dell’orientamento dei singoli componenti, si modifica la
performance ambientale mantenendo integra la
coerenza dell’insieme.
ARTIFICIAL
BIOTIC
CORRIDORS
type Research
location Siracusa, Italy
program Eco-resort
team Andrea Di Stefano
Aleksandra Jaeschke
date 2005
72
Biotic corridors are natural infrastructures
which enable sea-land exchange. While collecting and purifying water, they fertilize the ground
and nourish life, triggering biodiversity.
This project extrapolates an architectural model
from such process and develops Artificial Biotic
Corridors (ABC), bionic infrastructures enabling
a parametrically controlled integration of natural dynamics with human activities, towards a
higher system performance.
Calibrated for the Mediterranean Basin, this new
type of primary infrastructure combines diverse
natural wastewater treatment systems featuring only endemic plant species. A phytosociological evolutionary pattern drives a sustainable
urban growth. A pilot project is tested in Siracusa, Sicily, where two Artificial Biotic Corridors
absorb the tourist demand and take advantage
of wastewater production for the revegetation of
a degraded urban park along the coastal belt.
The Trogylon fjord, Siracusa / Fiordo del Trogylon, Siracusa
// AION
I corridoi biotici sono infrastrutture naturali
che stabiliscono continuità biologica fra terra e
mare: convogliando e filtrando l’acqua, fertilizzano il terreno e alimentano la vita, favorendo la
biodiversità.
Riproducendone la funzione, i Corridoi Biotici
Artificiali sviluppano un modello insediativo sostenibile basato su infrastrutture bioniche: un
prototipo per l’infrastrutturazione primaria che
combina sistemi di trattamento naturale delle
acque reflue ed utilizza solo piante endemiche
secondo uno schema evolutivo derivato dalla fitosociologia. Si attiva così dal basso un processo
d’integrazione fra evoluzione naturale e sviluppo
urbano, attraverso un modello controllabile parametricamente, che consente di massimizzare
la prestazione del sistema nel suo complesso.
Calibrato per l’habitat mediterraneo, un progetto pilota è stato elaborato per Siracusa, dove due
Corridoi Biotici Artificiali soddisfano la domanda
turistica, facendo della produzione di acque reflue una risorsa per la rivegetazione di un parco
urbano degradato situato lungo la fascia costiera.
/ Artificial Biotic Corridors / Research / 2005
Next to an old Tuna Fish Factory, the Trogylon
fjord is the largest biotic corridor in Siracusa and
the richest for biodiversity. An accurate reading of the surrounding geomorphology and soil
conditions shows watershed dynamics and subsequent vegetation grouping, distribution and
evolutionary degree: a pattern of potential land
occupation emerges from the recognition of
maximum and minimum impact zones and following gradients locally measuring the ecosystem robustness.
The site is understood as a set of environmental
parameters defining its capacity to sustain anthropic pressure and to absorb the consequent
pollution. As a form of proto-urbanisation, from
the conditions found an augmented landscape
anticipates human settlements through the implementation of natural wastewater treatment
systems deriving from and intensifying natural
dynamics.
73
Vicino ad un’antica tonnara, il fiordo del Trogylon
è il più ampio corridoio biotico di Siracusa e il più
ricco per biodiversità. Un’accurata lettura della
geomorfologia e della consistenza del suolo mostra le dinamiche di scorrimento delle acque e la
susseguente distribuzione, associazione e scala
evolutiva della vegetazione.
Ne emerge un modello per lo sfruttamento del
suolo, definito da zone di massimo e minimo impatto e gradienti che localmente danno la misura delle ripercussioni sull’ecosistema.
Il sito è tradotto in un sistema di parametri ambientali interrelati, che insieme ne definiscono la
specifica capacità di sostenere la pressione antropica ed assorbirne l’inquinamento conseguente.
Implementando particolari sistemi di trattamento naturale delle acque reflue, viene amplificata
l’intensità delle dinamiche già in atto nell’ambiente e dunque la sua capacità di carico: come
una forma di proto-urbanizzazione, anticipando
i potenziali insediamenti abitativi, l’infrastrutturazione primaria favorisce simultaneamente lo
sviluppo urbano e l’evoluzione naturale.
Trogylon fjord, ridges and valleys system / Fiordo del Trogylon, sistema di valli e crinali
74
// AION
The potential for two Artificial Biotic Corridors
emerges from the natural watershed pattern. As
augmentation of the landscape filtering capacity,
a complex infrastructure is generated through
layering natural wastewater treatment systems
that amplify local conditions: valleys determine
networks of canals and purification ponds, while
ridges rule networks of reed beds. A sub-irrigation system re-distributes wastewater after
treatment and nourishes parametrically distributed plant species.
I Corridoi Biotici Artificiali, come un potenziale
inespresso insito nel luogo, emergono dal modello dello scorrimento naturale delle acque e
delle proprietà assorbenti dei suoli. Integrando
sistemi di trattamento naturale delle acque reflue, queste infrastrutture complesse amplificano in modo controllato le condizioni locali e
potenziano la capacità filtrante del sito: le valli
determinano reti di canali e bio-laghi, i crinali
generano reti di fito-depuratori, ed un sistema
di sub-irrigazione ridistribuisce i reflui trattati,
nutrendo capillarmente le formazioni vegetali.
channel
pond
pipe
septic tank
valley
watershed direction
sub-irrigation system
Porous bed contact method canals and
macrophytes purification ponds
Canali ossigenanti e biolaghi di
macrofite
Emergent canals and ponds network / Sistema emergente di canali e biolaghi
MINIMUM
IMPACT ZONE
circulation and
inhabitation
RIDGE
VALLEY
/ Artificial Biotic Corridors / Research / 2005
reedbeds
revegetation
TIMETUM
SCHENETUM
OLEO CERATONION
TIMETUM
SCHENETUM
natural watershed basin
phytoassociations
75
The enhanced landscape capacity to sustain
wastewater allows for the accommodation of
over 2000 users and enables for a revegetation
programme for both the artificial landscape
and the surrounding degraded flora.
L’originale capacità di sostenere i reflui prodotti
da un potenziale insediamento viene aumentata
fino a poter sostenere più di 2000 utenti ed attivare un programma di rivegetazione sia del sito
che dell’area circostante, caratterizzata da una
flora degradata.
Land occupation strategy / Strategia d’insediamento
cost
slope
+12%
1°-2°
min
+20%
+28%
+42%
0°-1°
2°-3°
3°-4°
4°-5°
VOLUME INCREASE
Emergent reed beds network / Sistema emergente di fitodepuratori
76
// AION
OLEO CERATONION
Ceratonia
siliqua
Pteridium
aquilinum
THIMETUM CAPITATI
Pistacia
lentiscus
Myrto
lentiscetum
Orchis
italica
Valeriana
tuberosa
Evolution of phyto-associations / Evoluzione delle fito-associazioni
papyrus reed bed
pond
canal
cultivated field
Bionic infrastructure capable of
sustaining specific anthropic pressure
while ensuring high environmental
performance (emergent capacity: over
2000 users)
Infrastruttura bionica: garantisce
l’equilibrio fra una data pressione antropica e la qualità ambientale relativa
(max capacità ottenuta: 2000 utenti)
CRITMO LIMONIETUM
THIMETUM CAPITATI
OLEO CERATONION
Artificial Biotic Corridors / Corridoi Biotici Artificiali
Thymus
capitati
CRITMO LIMONIETUM
Chaemarops
humilis
Euphorbia
characias
Sarcopoterium
spinos.
Calendula
maritima
Limonietum
syracusani
/ Artificial Biotic Corridors / Research / 2005
77
Treated water accumulation
Accumulazione delle acque trattate
Irrigation system outputs for revegetation of adjacent bcs
Terminali del sistema di irrigazione atti alla rivegetazione
Treated water accumulation:
plants nourishment distribution
Accumulazione delle acque trattate: distribuzione
della risorsa per alimentare le piante
Irrigation system outputs for revegetation of adjacent
biotic corridors: the excess of treated water is
re-directed to the nearby land
Terminali del sistema di irrigazione atti alla
rivegetazione dei corridoi biotici limitrofi: l’eccesso di
acqua trattata è reindirizzato verso i terreni adiacenti.
78
0° - 8° SLOPE SURFACES
// AION
8° - 20° SLOPE SURFACES
Circulation devices / Dispositivi per la circolazione
Circulation economy: the circulatory
network emerges from low impact
zones (ridges).
Connective devices are determined by
the slope conditions found.
Economia dei percorsi: la rete per la
circolazione emerge da quella dei crinali
(zone a basso impatto) ed i dispositivi
di connessione sono attribuiti in base
all’inclinazione del terreno.
Emergent circulatory network / Sistema emergente della circolazione
20° - 30° SLOPE SURFACES
> 30 SLOPE SURFACES
/ Artificial Biotic Corridors / Research / 2005
79
A circulatory system is developed along the
ridges network. Different degrees of connectivity suggest potential for more public or private
programme. A highly perfomative resort layout
is generated as a consequence.
MIN guest room config.
MAX guest room config.
Public/private space ratio / Rapporto spazio pubblico-privato
CONNECTIVITY
AND PROGRAMMATIC ORGANISATION
Generata la circolazione dalla rete dei crinali, ad
ogni incrocio viene associata una funzione maggiormente pubblica o privata in base al grado di
connettività. Automaticamente si configura il layout di un resort estremamente funzionale.
Degrees of connectivity determine
public and private spaces as well as
programmatic clusters, performing
a highly functional resort layout for
1500 users
Al grado di connettività corrisponde
il livello di privacy, definendo spazi
privati, pubblici e blocchi funzionali,
e determinando un modello di resort
estremamente funzionale per 1500 utenti.
PROGRAMMATIC BREAK_DOWN
WEST CORRIDOR
OUTDOOR
INDOOR
CAR PARK (EXISTING)
7,500 m²
TRAM STATION (EXISTING) 120 m²
PARYRUS WORKSHOP AND SHOP 300 m²
CENTRAL CORRIDOR
OUTDOOR
INDOOR
PIER 150 m²
SWIMMING POOL 900 m²
SUN DECK 275 m²
BAR 20 m²
KITCHEN 380 m²
RESTAURANT 700 m²
ENTRANCE HALL AND RECEPTION 320 m²
STAFF OFFICE 180 m²
CHANGING ROOMS 80 m²
LOBBY 350 m²
MEETING AREA AND BAR 250 m²
FITNESS AND BEAUTY CENTRE 200 m²
CHANGING ROOMS 20 m²
EAST CORRIDOR
OUTDOOR
NIGHT CLUB 450 m²
NIGHT MARKET 750 m²
DIVING CENTRE 180 m²
REST AREA 1 AND 2 150 m² (X2)
THEATRE 300 m²
TRAM STOP 15 m²
TEMPORARY CAR PARK 300 m²
TENNIS FIELD 450 m²
INDOOR
SWIMMING POOL 900 m²
FITNESS AND BEAUTY CENTRE 250 m²
LOBBY 350 m²
MEETING AREA AND BAR 250 m²
Connectivity and programmatic organisation / Connettività e organizzazione funzionale
80
// AION
A set of parameters concerning environmental
impact, programmatic requirements and social
habits informs a generative matrix. Programmatic clusters, ranging from terraces to living
units and public spaces unfold a lineage of prototypical spaces.
Land occupation determines loss of available
wastewater treatment system and imposes a
renegotiation to eventually find a balance. A
feedback-loop generative process allows for
maximum inhabitable spaces while ensuring
higher environmental performance.
2 branch node
STEP 1
1.5m offset - pathways
STEP 2
3.0m offset - reedbeds
STEP 3
6.0m chamfer - common areas
STEP 4
3.5m offset - guest rooms
STEP 5
3.5m offset - terraces
STEP 6
1.5m offset - access to room
3 branch node
Node generative matrix / Matrice generativa dei nodi
Serie di parametri definiscono impatto ambientale, requisiti funzionali e soglie di socialità, informando una matrice generativa. Insiemi funzionali, dai terrazzamenti alle unità abitative fino
agli spazi pubblici, emergono come molteplicità
di prototipi spaziali.
Gli insediamenti, occupando lo spazio dedicato
al trattamento dei reflui, impongono una riconfigurazione del sistema, affinchè ritrovi l’equilibrio
fra utenti ed infrastrutture a servizio: il processo
generativo consente di massimizzare al contempo spazio abitabile e prestazioni ambientali.
4 branch node
5 branch node
6 branch node
/ Artificial Biotic Corridors / Research / 2005
Parametric master-planning is a bottom-up inclusive approach for the material organisation of
the living. The man-made and natural environments, synchronised in a new augmented territory, help emerge novel patterns of social and
private life, towards an integral urban ecology.
Parametric masterplan / Masterplan parametrico
81
Il masterplan, regola dal basso, parametricamente, l’organizzazione di tutto il materiale vivente che coinvolge. Un territorio definito da gradi d’intensità e soglie, ove l’ambiente costruito e
quello naturale entrano in sincronia, facendo
emergere nuovi modi di abitare, verso un’ecologia urbana integrale.
// AION
/ Caterpillar / Ongoing / 2008
83
type Private commission
location Augusta (SR), Italy
program Footbridge & New facilities
team Andrea Di Stefano
Aleksandra Jaeschke
collaborators Francesco Moncada
Paolo Tringali
consultants Daniele Catania (engeenering)
status Ongoing
date 2008
CATERPILLAR
84
// AION
Caterpillar explores the notion of moire effect
seeking to turn an undesired visual phenomenon into an intention and trying to virtually embed movement into the structure of a pedestrian
footbridge.
The project is part of a larger redevelopment of a
transport company. It provides new facilities and
interconnects them with the existing offices. The
Caterpillar footbridge constitutes an infrastructural spine interconnecting an existing building
with a new office tower, archive, canteen and a
guest area. The structure of the footbridge, a
regular array of tubular frames, forms a screen
separating the industrial part of the site from the
new relax area.
The superposition of layers of tubular elements
creates visual interferences while observed
from different points and at different speeds. A
shimmering effect caused by apparently undulating curved patterns augments the sensation
of movement.
ARTICULATED TANK TRUCKS
Caterpillar esplora l’effetto moirè nella sua essenza, cercando di trasformare un effetto visivo
indesiderato in un’intenzione progettuale, per
incorporare la virtualità del movimento nella
struttura di un ponte pedonale.
Il progetto fa parte della più ampia riqualificazione della sede di una società di trasporti, per
attrezzarla di nuove strutture e connetterle a
quelle esistenti.
Caterpillar è un ponte pedonale che costituisce
l’asse infrastrutturale del complesso, connettendo l’edificio esistente con la nuova torre per
uffici, l’archivio, la mensa e l’area per gli ospiti.
La struttura, fatta da elementi tubolari allineati,
crea uno schermo e separa la zona industriale
dalla nuova area relax.
La sovrapposizione di strati di elementi tubolari
crea interferenze visive che variano al variare del
punto di osservazione e della velocità: un effetto ondulatorio provocato dall’emergere di moti
curvilinei quanto apparenti, che amplifica la percezione del movimento.
VANS
DUMP TRUCKS
SERVICE CARS
EARTH MOVERS
PRIVATE VEHICLES (TRUCK DRIVERS)
ARTICULATED DUMP TRUCKS
PRIVATE VEHICLES (OFFICE EMPLOYEES)
CATERPILLAR VEHICLES
ENTRANCE
RECEPTION
TRUCKS WORKSHOP
QUARRY
CATERPILLAR
VEHICLES AREA
CLEANING POINT
REFUELLING POINT
QUARRY
REFUELLING POINT
ARCHIVE
FACILITIES
MANAGEMENT
Masterplan for the redevelopment of an existing transport company
Masterplan per la riqualificazione della sede di una società di trasporti
OFFICES
/ Caterpillar / Ongoing / 2008
85
Structure and movement. The traditional bridge
structure based on a horizontal beam supported
by a minimum number of vertical load-bearing
elements is replaced by a minimum-section
deck supported by a multitude of equally distributed tubular elements approaching the maximum structural slenderness.
While regularly arrayed along the deck, the 320
steel frames consist of elements inclined at
incrementally changing angles. Thus formed
layers of different arrangements create moire
effects – virtual undulations produced by apparent patterns formed by the superposition of the
structural layers.
Struttura e movimento. La struttura convenzionale del ponte, una trave orizzontale che poggia
su un numero minimo di pilastri, è sostituita da
una passerella dalla sezione minima, sorretta da
una moltitudine di elementi tubolari, estremamente snelli ed equamente distribuiti.
I 320 telai in acciaio se da una parte sono allineati regolarmente lungo il ponte, dall’altra sono
costituiti da elementi inclinati secondo un angolazione incrementale. Lo stratificarsi della struttura, caratterizzata da inclinazioni differenziali,
genera l’effetto moirè – ondulazione virtuale che
emerge sovrapponendo motivi coerenti ma non
esattamente coincidenti.
CATERPILLAR (MILLIPEDE)
STRUCTURE
MAX. SECTION
FEW SUPPORT ELEMENTS
MIN. SECTION
MANY SUPPORT ELEMENTS
Structural concept / Principio strutturale
MOIRE’ EFFECT
86
// AION
Structural performance. 320 tubular frames,
distanced 17 cm, form the footbridge structure.
Each frame is composed of a portal and two side
elements. The latter ones prevent buckling of
load bearing elements longer than 1.70 m and
provide cross bracing. The redundant elements
assume secondary functions. The elements distributed at incrementally changing angles support the shading system and simultaneously
create a moiré effect.
Performance strutturale. 320 telai strutturali,
uno ogni 17cm, formano la struttura del ponte.
Ogni telaio è composto da un portale e due elementi secondari. Questi ultimi fanno da controvento agli snellissimi elementi portanti, quando
superano la soglia di deformazione consentita. In
tutti gli altri casi risultano strutturalmente ridondanti, offrendosi a funzioni secondarie: distribuiti
parametricamente, fungono da dispositivo per
l’ombreggiatura e creano simultaneamente un
effetto moirè.
MOIRE’
BUCKLING
DEFLECTION
OVERHEATING
WIND LOAD
FLAT APPEARANCE
Structure development / Sviluppo della struttura
PARAMETERS
N066
N070
N074
N078
N082
N086
N090
N094
N098
N102
N106
N110
N114
N118
N122
N126
N130
N134
N138
N142
N146
N150
N154
N158
N162
N166
N170
N174
N178
N182
N186
N190
N194
N198
N202
MAXIMUM HEIGHT (HMAX.)= 6.22 M
CORRIDOR HEIGHT (H.)= 2.8 M
CORRIDOR WIDTH (L.)= 1.8 M
SECONDARY ELEMENT - SOUTH
SECONDARY ELEMENT - NORTH
STRUCTURAL RHYTHM (P.)= 170MM
MAX. TUBE LENGTH= 1.7 M
TUBE EXT DIAMETER = 28MM
TUBE INT DIAMETER= 25MM
BASE PORTAL
STRUCTURAL ANALYSIS
L.
H.
Dead loads
Maximum deflection: 5mm
H.MAX.
Dead loads + earthquake forces
Maximum deflection: 23mm
Structural frame / Scheletro strutturale
Incrementally Changing Angle Of Inclination
Cambiamento incrementale dell’angolo
/ Caterpillar / Ongoing / 2008
20 km/h
FAR AWAY
87
10 km/h
CLOSE BY
5 km/h
CLOSE BY
5 km/h
INSIDE
5 km/h
BELOW
NEW OFFICE TOWER
Perception of moire’ effect in function of distance and speed / Percezione dell’effetto moiré in funzione della distanza e velocità
CAMERA POSITION
TIPICAL
A FOOTBRIDGE FRAME
TARGET
EXISTING OFFICES
A
B
C
CAMERA POSITION
B
TARGET
A
B
C
CAMERA POSITION
C
TARGET
A
B
C
Moire’ effect from different points of view / Effetto moiré da diversi punti di vista
// AION
Caterpillar –the spine of a transport company
headquarters– investigates the complex relationship between matter and image. Beyond its
basic connective function, the infrastructure is
conceived as a movement perception device: it
incorporates different time scales and materially connects dynamic experience with the performance of space. Not only does the path lead
to a destination but it also takes one to an other
space, through the looking-glass.
Spina dorsale del quartier generale di una società di trasporti, Caterpillar indaga il rapporto
complesso fra materia ed immagine. Al di là della semplice funzione connettiva, l’infrastruttura
è concepita come una macchina per percepire il
movimento: incorpora scale temporali differenti
e connette materialmente esperienza dinamica
e performance dello spazio, perché il percorso
non porti solo a destinazione, ma introduca chi
l’attraversa in uno spazio altro, attraverso lo
specchio della visione.
+ 31,70m
+ 31,70m
+ 21,80m
+ 21,80m
+ 17m
+ 17m
OFFICES
MAIN ENTRANCE
OFFICES
MAIN ENTRANCE
DELIVERIES
RELAX AREA
MANAGEMENT
RELAX AREA
MANAGEMENT
13.88
ARCHIVE
CANTEEN
DELIVERIES
11.40
14.90
13.55
dispensa
13.40
guardaroba
dispensa
13.40
56m
67m
13.40
56m
10.50
10.45
13.61
10.50
10.45
10.30
10.30
VEL
67m
13.25
13.40
13.88
13.88
13.88
44m
13.40
44m
guardaroba
11.40
13.40
23m
13.40
14.90
13.40
10.50
13.61
13.40
23m
13.55
0m
CANTEEN
13.40
13.88
13.88
0m
ARCHIVE
10.50
VEL
88
13.25
12.00
11.65
12.00
11.65
Plan (footbridge level) Above: North-West elevation / Pianta (livello del ponte) Sopra: Prospetto Nord-Ovest
/ Caterpillar / Ongoing / 2008
View from existing offices / Vista dagli uffici esistenti
Axonometric view / Vista assonometrica
89
MADE ASSOCIATI
Partners: Michela De Poli, Adriano Marangon
Location: Treviso
Born: 2001
Michela De Poli and Adriano Marangon on 2001
constitute MADE associati office in Treviso.
They are engaged in architectural planning,
urban development, and landscape architecture.
They have taken part in conferences, exhibitions,
seminars and workshops, received awards
and been mentioned in numerous national
and international competitions, and have been
visiting professors both to Italian and to foreign
universities.
Michela De Poli e Adriano Marangon
costituiscono nel 2001 lo studio
MADE associati di Treviso.
Si occupano di progettazione architettonica,
di pianificazione urbana, di architettura del
paesaggio.
Hanno partecipato a conferenze, mostre,
seminari e workshop internazionali. Hanno
ottenuto premi e segnalazioni in numerosi
concorsi nazionali ed internazionali. Sono
stati visiting professors in Università italiane e
straniere.
// MADE associati
/ Earth and water / Built / 2008
93
type Competition | Winner
location Cendon di Silea, Treviso, Italy
program Urban renewal of Cendon di Silea
team Adriano Marangon, Michela De Poli
client Comune di Silea - Treviso
photos Adriano Marangon
built area 8.000 m2
budget 1.200.000 Euros
status Built
date 1998 / 2006
EARTH AND WATER
94
The project (being undertaken in segments) is
the result of a competition held by the Municipal- Administration and intended to give new
impetus to the original spread of the old nucleus
towards the river.
The project aims to regenerate the free and
empty spaces without the addition of any further
constructions, achieving this through the use of a
language derived from the analysis of a series of
signs, materials, structures and textures which
are already present in loco.
Recognising the signs which identify the place,
one engages in a dialogue through a project of
the views; in the relationship with the church
complex, for example, the dialogue is with the
bell tower, the vertical symbol of an entire collective, or in comparison with the poplar grove
in the background beyond the river which can be
seen both from the water and from the road.
For the area near the river, the elements and
spaces were almost “deconstructed”, so that
they could be re-presented on the basis of several considerations:
1. Differentiation of the relationships between
the user and the river. This works on different
levels of perception: the long wharf at a height of
about 50-60 cm above water-level “facilitates” a
direct view of the river (short view) and makes it
easier for small boats to land. The paving stones
afford longer views along the river and enable
the spectator to see any events which take place
on the water.
2. The need to restore a link with the river, including the areas further back. The paving stones
constitute a consequential link with the areas
behind. The small square opposite the social
centre, the church sacristy and the open space of
the bar have all been integrated into a new -system which provides a natural continuity with the
spaces which extend towards the river Sile.
3. The use of raw materials.
The use of materials of which the project is
composed recovers the raw qualities of the material: cor-ten steel, wood and stone. They have
been used untreated to allow natural integration with the site.
// MADE associati
Il progetto per la riqualificazione architettonicoambientale del Centro Storico di Cendon, attualmente in fase di realizzazione per stralci, è il
risultato di un Concorso di idee indetto dall’amministrazione Comunale di Silea (Treviso) nel 1997.
Il concorso nasce dalla volontà dell’amministrazione di ridare unità e riconoscibilità al paese attraverso una definizione architettonica
dell’area che ne valorizzi le presenze storiche
e paesaggistiche.
Il progetto recupera l’antico protendersi del nucleo storico verso il fiume. L’obiettivo primario è
la ricomposizione dell’area esaltando le risorse
del sito, interpretando il paesaggio come spazio
pubblico e impiegando strumenti che appartengono alla sensibilità della cultura ambientale.
Attraverso l’uso di un linguaggio che nasce
dall’analisi di una serie di segni, materiali,
strutture, texture già presenti in loco, si é attuata una ricomposizione dello spazio libero e
interstiziale senza l’aggiunta di alcun volume
architettonico costruito.
1. Differenziazione dei rapporti tra fruitore e fiume
attuata attraverso diversi livelli di percezione.
La lunga banchina posta ad un’altezza di circa 50-60 cm dal livello dell’acqua “facilita” una
percezione diretta del fiume (visuali corte) e una
fruizione più agevole per l’approdo delle piccole imbarcazioni. Le “piastre” permettono visuali
più lunghe verso l’asse fluviale in relazione alle
manifestazioni che si svolgono sull’acqua.
2. Necessità, anche rispetto agli spazi arretrati,
di ripristinare un legame con l’asse fluviale. Le
“piastre” costituiscono un consequenziale collegamento con le aree retrostanti. La piazzetta
di fronte al centro sociale, il sagrato della chiesa, lo spazio verde per manifestazioni sono state
integrate in un nuovo sistema che ha una naturale continuazione, collegamento con gli spazi
che si protendono verso il Sile. E’ stato evidenziato il collegamento tra l’accesso laterale alla
chiesa e il fiume.
3. Uso di materiali grezzi.
L’impiego dei materiali che compongono il progetto recupera le qualità grezze della materia:
l’acciaio cor-ten, il legno, la pietra. Sono stati
usati senza trattamenti per predisporli ad una
naturale integrazione con il luogo.
/ Earth and water / Built / 2008
Actual situation / Stato dei luoghi
Maquette of the design proposal / Plastico area di progetto
95
96
Masterplan / Planimetria generale
// MADE associati
/ Earth and water / Built / 2008
97
98
// MADE associati
Xxxxxxxx | Xxxxxxx xxxxx
/ Earth and water / Built / 2008
99
100
// MADE associati
/ Earth and water / Built / 2008
101
// MADE associati
/ Improvements in the utilization of the landslide site at vajont / Competition / 2006
IMPROVEMENTS IN
THE UTILIZATION
OF THE LANDSLIDE
SITE AT VAJONT
103
type Competition | Winner
location Comune di Erto e Casso (Pn)
program Service structures in Vajont valley
team Adriano Marangon, Michela De Poli
collaborators Massimo Romeo,
Leonardo Silvello
client Comune di Erto e Casso
status Unbuilt
date 2006
104
The area where building will take place is an
exceptional site where morphology and vegetal
arrangements contribute to accentuating the sacredness of a place of memory where man must
remain a silent witness and beneficiary.
The touchstone for the project stems from an
observation of the complexity of the existing
landscape and seeks to contribute to the making of a new “equilibrium” in an area greatly
altered the moment in which an appreciable
flow of people come to use the space. Using the
quality of the site as a starting point, the project
aims to organize the movement of people, their
fruition, and their stay in such a way as to bring
greater awareness to the time they spend there
and to the observations they make. The general
philosophy of the project is one of keeping to a
minimum the number of interventions.
The project will impact on the territory in 4 building points interlinked by a system of paths and
relationships.
Giving rhythm to the paths, the “objects”, the architecture, will constitute bases where the functions requested by the administration, namely an
information point, toilet facilities, first aid point,
etc. are located. Their positioning is such that
they take account of the main views in terms of
the territorial dimension – to better understand
how a mountainous system is organized – and in
terms of the local dimension – to present a visible reconstruction of the disaster area, taking in
the line of detachment of the mountain, the landslide, the dam and the town. The configuration
they take emerges from the site, but diverges in
their form and material.
The new interventions are treated as recognizably added objects placed on the existing
ground, almost without touching it. This condition, underlined through the use of materials,
reveals their significance as added objects and
is applied both to small volumes and to the parking area objects. The latter are built all of a piece
with the small volumes housing the services and
information. These simple-shape objects provide a new order to the spaces and a means of
orientation to the visitor.
// MADE associati
L’area di intervento rappresenta un sito eccezionale in cui la morfologia e la composizione vegetale, contribuiscono a sottolineare la sacralità di
luogo della memoria in cui l’uomo deve essere
muto spettatore e fruitore.
I criteri progettuali nascono dall’osservazione
della complessità del paesaggio esistente per
costruire un nuovo “equilibrio” nell’area (uomoambiente) ora alterato nel momento in cui l’uso
degli spazi è sottoposto a sensibile afflusso di
persone. Il progetto organizza la mobilità, la
fruizione e la permanenza delle persone partendo dalle qualità del sito e orientandone la
presenza all’osservazione e alla frequentazione
consapevole.
La filosofia generale del progetto è stata orientata a ridurre al minimo gli interventi.
Il progetto si inserisce nel territorio attraverso 4
interventi puntuali connessi tra loro da un sistema di percorsi e relazioni.
Gli “oggetti”, le architetture, ritmano l’andamento dei percorsi, costituendo dei punti base
in cui trovano collocazione le funzioni richieste dall’amministrazione (il punto informativo,
i servizi igienici, punto soccorso, ecc.). La loro
localizzazione è stata studiata in relazione alle
principali viste sia alla dimensione territoriale
(per comprendere come si organizza il sistema
montuoso) che alla dimensione puntuale (per
ricostruire visivamente il luogo del disastro e
quindi cogliendo la linea di distacco della montagna, la frana, la diga, il paese). La loro conformazione nasce dal sito, ma vi si allontana per
forma e materiali.
I nuovi interventi sono trattati come oggetti riconoscibili appoggiati al suolo esistente, senza
quasi toccarlo. Questa condizione, sottolineata
dall’uso dei materiali, rende evidente la loro
connotazione di oggetti aggiunti ed è applicata
sia ai piccoli volumi (il padiglione accoglienza e il
punto panoramico n.3) che agli oggetti parcheggio. Questi ultimi sono costruiti in un tutt’uno
con i piccoli volumi che ospitano i servizi e le
informazioni. Sono oggetti dalle forme semplici
che orientano e danno nuova regola agli spazi
per i visitatori.
/ Improvements in the utilization of the landslide site at vajont / Competition / 2006
Study model / Plastico di studio con vista dalla diga
105
106
Xxxxxxxx | Xxxxxxx xxxxx
// MADE associati
/ Improvements in the utilization of the landslide site at vajont / Competition / 2006
Competition entries with masterplan and service structures localization
Elaborati di concorso con planimetria generale e localizzazione dei nuovi oggetti
107
108
Panoramic site nr 3: guided observation box / Punto panoramico n.3: scatola di osservazione guidata
Model for the visual connections among different sites
Modello plastico tridimensionale con le relazioni visive tra i punti
// MADE associati
/ Improvements in the utilization of the landslide site at vajont / Competition / 2006
Site nr 1: panoramic viewpoint with facilities / Punto-oggetto n.1 contenitore di servizi e punto di osservazione
Site nr 1: view towards the dam / Vista interna del punto-oggetto n.1 con vista diretta sulla diga
109
110
Panoramic site nr 3: view from the road / Punto panoramico n.3 visto dalla strada
Site nr 2: parking plot with facilities / Punto n.2 Area parcheggio con servizi
// MADE associati
/ Improvements in the utilization of the landslide site at vajont / Competition / 2006
111
// MADE associati
MASTERPLAN
4xQTV
type Masterplan
location Quinto di Treviso
program Urban renewal of Quinto di Treviso
team Adriano Marangon, Michela De Poli
collaborators Giovanni Frisan,
Massimo Romeo
client Comune di Quinto di Treviso-Treviso
photos Adriano Maragon
status Unbuilt
date 2003
114
The territory of Quinto di Treviso is characterised
by the river Sile. Its meandering course creates
a landscape particularly interesting by the environment point of view and by the one of the relationship with what lays around.
The urban development of the country has preserved the river while leaving, where in contact
with the water surfaces, a functional and formal
vagueness.
Its potentialities can be reinterpreted and become this way the natural centre of a town over
the waters. Within the idea of this re-qualification lays the area of the ex Biasuzzi pit. A wide
basin of water offering a unifying element within
the areas it flows through and the sights that it
proposes bridging together the two sides of the
river in a continuum towards the centre of the
village. This central area, now an element severing in two the town, could become a bridge in a
new system of paths and functions.
The configuration of the river Sile shows all of its
continuity at the site of the ex Biasuzzi pit; and
this continuity has become the leading thread
that unifies all scheduled new activities. In this
area, working on abandoned sections and in the
transformation phase, it has been devised a system of different interventions. It is called here “a
system” as its overall arrangement works according to a scheme of connections and spaces
that is linked to the urban fabric, enabling a continuing transit from the centre through natural
areas all around.
The project system is defined in the following
areas:
gate \ mall \ water garden \ equipped area
The planned cultural, recreational and sport ac-
// MADE associati
Il territorio di Quinto di Treviso è segnato dalla presenza del fiume Sile. Le caratteristiche
meandriformi del corso d’acqua rendono il paesaggio fluviale particolarmente interessante
sia dal punto di vista ambientale che di relazione con l’intorno.
Lo sviluppo urbano del paese ha preservato
l’ambito fluviale lasciando però nelle aree di
contatto con le superfici d’acqua un’indeterminatezza funzionale e formale.
Il tratto che interessa il centro urbano è utilizzato come spazio di risulta, è il retro del nucleo
abitato esistente e non presenta attività se non
saltuarie e poco organizzate. Questo si ripercuote sul territorio portando ad un degrado dei
luoghi e dei loro usi, e quindi ad una perdita di
conoscenza delle qualità del corso d’acqua e dei
paesaggi che disegna.
Le potenzialità che racchiude possono essere
reinterpretate e diventare il centro naturale di
un paese sull’acqua. L’ambito di questa riqualificazione coincide con l’area dell’ex cava Biasuzzi.
Un ampio specchio d’acqua che offre una continuità sia degli spazi che attraversa, sia delle visuali
che propone legando le due sponde fluviali in un
continuum verso il centro urbano. Quest’area
centrale può diventa da elemento di divisione tra
due parti del paese, il punto di collegamento di un
nuovo sistema di percorsi e funzioni.
Lo si definisce sistema in quanto la struttura generale funziona secondo un disegno delle connessioni e degli spazi che si lega al tessuto urbano,
che consente una percorribilità continua dal centro urbano attraverso le aree verdi naturali. Il sistema di progetti si definisce nelle seguenti aree:
• Porta: recupero del legame paesaggio urbano-struttura fluviale
• Promenade: rivitalizzare il rapporto con l’acqua. Definizione di manifestazioni culturali che
hanno una centralità nel vedere e frequentare
il Sile.
• Giardino acquatico: occasione di conoscenza
del patrimonio vegetale ed acquatico proprio
dei corsi d’acqua.
• Area attrezzata: ridisegno del suolo nella relazione con il corso d’acqua (tra terra e fiume).
Le attività previste culturali, ricreative, sportive
consentono di “usare” la morfologia del paesaggio fluviale sfruttandone le diverse vocazio-
/ Masterplan 4xQTV / Competition / 2003
tivities let an “use” of the river landscape morphology that capitalises its divers vocations.
Walk along the water will turn into a way to enrich its understanding, to detect its sensitivity
and assure its “maintenance”- management.
To bring back the centrality of ideas and projects
along the river Sile maintains the link with its
past and thinks then to the territory with modern
functions in respect of the region characteristics.
Diagrams of urban analysis / Analisi dei luoghi
Entrance to the river Park / Ingresso al parco fluviale
115
ni. Percorrere il paesaggio dell’acqua sarà un
modo per approfondirne le conoscenze, per
rilevarne le sensibilità e per assicurarne la
“manutenzione”-gestione.
Riportare la centralità delle idee e dei progetti
sull’asse dei Sile mantiene il legame con il passato e ripensa al territorio con funzioni attuali nel
rispetto delle caratteristiche dei luoghi. I progetti
si integrano con l’esistente, disegnando gli spazi
con gli strumenti propri di una sensibilità ambientale che usa il linguaggio dei paesaggi d’acqua.
116
// MADE associati
Water garden / Giardino acquatico
BAR
STANZA
2
STANZA
4
0
Museum structures / Struttura museale
View of the promenade / Promenade
1
5
10
/ Masterplan 4xQTV / Competition / 2003
117
area progetto
flussi attuali
aree di interesse
edifici di interesse pubblico
linee guida (assi visuali, geometrie)
limite arboreo
canneto
masse arboree
campi agricoli
1
ingresso principale /
informazioni
1
vasche con piante acquatiche
percorsi
2
stanze informative /
didattiche
2
bar / ristorante
canneto
Masterplan for the water garden / Giardino acquatico (planimetria generale)
118
// MADE associati
1_ volume vegetazione c
a rapida crescita
A bassa manutenzione
2_ superficie a verde spor
bordo vegetato pian
a bassa manutenzione
3_ superficie a verde
(libera evoluzione di pian
a bassa manutenzione
4_ superficie libera
ricomposizione densa della v
sul fronte acqua
Organization of green structures / Organizzazione della struttura vegetale
1_ volume vegetazione c
a rapida crescita
A bassa manutenzione
2_ superficie a verde spor
bordo vegetato pian
a bassa manutenzione
3_ superficie a verde
(libera evoluzione di pian
a bassa manutenzione
4_ superficie libera
ricomposizione densa della v
sul fronte acqua
schema vegetazione
/ Masterplan 4xQTV / Competition / 2003
119
Area with service buildings: study rendering / Area attrezzata: modellazioni di suolo
ore 8.00
viale alberato
ore 12.00
ore 16.00
parcheggio
1
ore 20.00
ore 24.00
2
ore 8.00
ore 12.00
area attrezzabile
ore 16.00
ore 20.00
ore 24.00
servizi
ore 8.00
3
superficie a verde
ore 12.00
ore 16.00
ore 20.00
ore 24.00
teatro sull’acqua
piano inclinato
4
ore 8.00
ore 12.00
fronte alberato
ore 16.00
ore 20.00
ore 24.00
ore 8.00
ore 12.00
ore 16.00
ore 20.00
ore 24.00
Xxxxxxxx
| Xxxxxxx
xxxxx masterplan / Masterplan dell’area servizi
Area
with service
buildings:
“the Heavenly City”, video 2’ 33’’, Visions, 9th edition of Beyond Media
International Festival for Architecture and Media, Florence, iItaly, 2009
MDU ARCHITETTI
Partners: Valerio Barberis, Alessandro Corradini, Marcello Marchesini, Cristiano Cosi
Location: Prato
Born: 1998
MDU architetti (Urban Differential Measurers)
is an architecture studio founded in Prato (Italy)
by Valerio Barberis, Alessandro Corradini and
Marcello Marchesini; afterwards also Cristiano
Cosi has become member of the studio.
The practice has had a high success rate in
architectural competitions, from 1998 to the
present its efforts in these fields has been
rewarded with many prizes and among them
6 first prizes. Our studio has been invited to
take part in many architetural expositions in
Florence, Lisboa, London, Milan, Oderzo, Oslo,
Parma, Pontedera, Rome, San Cassiano, Trevi,
Venice, and it is linked to many specific websites,
magazines and publications on contemporary
architecture. MDU’s project for the Montalto
di Castro City Theatre, the Greve in Chianti
new Public Library, the Acri City Theatre and
the Castelnuovo Civic Centre are now under
construction; moreover at present MDU is
working on executory projects for the Chamber
of Commerce of Prato, the Lucca PIUSS
Masterplan, the Masterplan for the Lucca Fair
Area and the Church of Visitazione in Prato.
MDU architetti _ Misuratori Differenziale
Urbano_ è uno studio associato fondato a Prato
da Valerio Barberis, Alessandro Corradini e
Marcello Marchesini, al quale si è aggiunto
Cristiano Cosi.
Il lavoro di MDU architetti si è distinto in
ambito concorsuale per i numerosi premi e
riconoscimenti conseguiti, tra cui, dal 1998,
sei primi premi. Lo studio è stato invitato a
numerose mostre di architettura a Firenze,
Lisbona, Londra, Milano, Oderzo, Oslo, Parma,
Pontedera, Roma, San Cassiano, Trevi, Venezia
ed è presente in siti web, riviste e pubblicazioni
di settore nazionali ed internazionali.
Tra le opere in costruzione si segnalano
il Teatro Polivalente di Montalto di Castro
(VT), la Nuova Biblioteca Comunale di Greve
in Chianti (FI) il Teatro Comunale di Acri
(CS), il Circolo di Castelnuovo (PO); tra i
progetti in corso si segnalano quello per la
nuova Sede della Camera di Commercio di
Prato, il Masterplan per il PIUSS di Lucca, il
Masterplan per il Polo Fieristico di Lucca, la
Chiesa della Visitazione di Prato.
// MDU architetti
/ New Theater Montalto di Castro / On Going / 2005
NEW THEATER
MONTALTO
DI CASTRO
123
type International competition, winner
location Montalto di Castro, Viterbo, Italy
program New theater
team MDU architetti
collaborators Nicola Becagli,
Michele Fiesoli
client Montalto di Castro Municipality
consultants ACS ingegneri (structural
project), Ing. F. Boragine (mechanical,
electrical and special installations project),
arch. B. Gori (risk management),
arch. L. Pacini (procedure manager)
photos MDU architetti, Pietro Savorelli
built area 1.220 m2
budget 2.400.000 Euros
status On going
date 2004 / 2010
124
The project, which won first place in the international competition for the new Theater at
Montalto di Castro, was born with a dual aim:
as a conceptual model for site “measuring”
and,simultaneously, as an expression of the
magical world of drama.
Montalto di Castro originated in the Etrurian
period, the remains of wich are mainly made up
of great masses of tuff; at the same time in collective italian immagination Montalto di Castro
evokes the world of machinery that belongs to
Italy’s greatest power station.
The project proposes a temporal shot circuit
where the evolution of the territory is concentrated and expressed through a sole architectural moment: antiquity “versus” the esthetics
of machinery.
The new theater is a cement monolith characterized by chromatic and textural variations on
wich the volume of the scenic tower seems to
rest ethereally.
This volume is to be built in translucent polycarbonate that is dematerialized in the daylight,
blending inwith the sky, while at night, as it lights
up from within, it turns into a great “lantern”.
A new long colored asphalt square leads to the
entrance to the new teatre, wich features an
imposing overhanging roof. Spectators areimmersed in a continuous space where the foyer
and stalls flow freely into one another. The
wooden walls create a space that is conceptually
linked with excavations in the cement monolith.
The structure’s morphological heaviness is
countered by the vibration of the material, wich
seems to envelope the entire space in a great
curtain, introducing the audience to a magical
anticipation: the raising of the curtain.
In addition to the 400 seats of the theater, there
are 500 seats set in an outdoor arena that can
also enjoy the scenes on stage.
// MDU architetti
Il progetto per il Nuovo Teatro di Montalto di
Castro, che è risultato vincitore da un concorso
internazionale di progettazione, nasce con un
duplice obiettivo: si propone come modello concettuale di misurazione del territorio e contemporaneamente cerca di esprimere architettonicamente la magia esercitata dall’evento teatrale
nello spettatore. Il territorio di Montalto di Castro
affonda le origini nell’antropizzazione etrusca le
cui vestigia testimoniano un’architettura di grandi masse stereometriche in tufo; nell’immaginario collettivo contemporaneo Montalto di Castro
evoca il mondo delle macchine della più grande
centrale elettrica italiana.
Il progetto propone un corto-circuito temporale
rispetto al quale l’evoluzione del territorio viene
concentrata ed espressa in un unico momento
architettonico: arcaicità etrusca versus estetica della macchina. Il Nuovo teatro è un grande
monolite in cemento, caratterizzato da leggere
variazioni cromatiche e di texture, sul quale la
torre scenica appare appoggiata in modo etereo:
un volume in policarbonato che si smaterializza
di giorno confondendosi con il cielo e che di notte, illuminandosi dall’interno, si trasforma in una
grande “lanterna” alla scala territoriale.
Una nuova piazza in asfalto colorato, concepita come deviazione del tracciato della strada di
accesso al centro storico, conduce all’ingresso
del Nuovo Teatro individuato da un’imponente
copertura a sbalzo. Attraverso di esso lo spettatore viene introdotto in un ambiente continuo
in cui foyer e platea fluiscono liberamente l’uno
nell’altra. Le pareti, dall’andamento spezzato,
generano uno spazio che deriva concettualmente dallo scavo del monolite in cemento.
Alla platea per 400 persone è contrapposta
un’arena all’aperto per 500 persone che può,
così, usufruire della scena del teatro.
/ New Theater Montalto di Castro / On Going / 2005
125
A. Volta Power Station / Centrale elettrica A. Volta
THERE ARE INVISIBLE CITIES
BEYOND THE OFFICIAL ONES,
IT IS POSSIBLE TO DISCOVER
THEM ONLY WITH A NEW AND
TRANSGRESSIVE GLANCE
ESISTONO MOLTEPLICI
CITTÁ INVISIBILI OLTRE
QUELLA “UFFICIALE”, SOLO
CON UNO SGUARDO NUOVO,
“TRASGRESSIVO” É
POSSIBILE SCOPRIRLE
“Tempio Grande” (IV century b.c.), Vulci / Basamento del Tempio Grande (IV secolo a.C.), Vulci
126
Conceptual schemes / Schemi concettuali di progetto
Main entrance / Fronte di ingresso
// MDU architetti
/ New Theater Montalto di Castro / On Going / 2005
127
Rear front / Fronte sul retro
PIERCING REALITY
IS RESEARCHING
CONTRADICTIONS THAT
COMPOSE REALITY ITSELF
Side front / Fronte laterale
“FORARE” LA REALTÁ É
CERCARE LE CONTRADDIZIONI
DI CUI SI COMPONE LA
REALTÁ STESSA
128
01
// MDU architetti
02
01
Main entrance / Fronte di ingresso
02
Foyer / Il foyer
03
Stalls / La platea
03
Details / Dettagli
/ New Theater Montalto di Castro / On Going / 2005
129
Longitudinal section / Sezione longitudinale
ARCHITECTURE BECOMES
A COLLISION BETWEEN
DIVERSITIES OF THE
LANDSCAPE
Ground floor plan / Pianta piano terra
L’ARCHITETTURA É UNA
COLLISIONE TRA LE DIVERSITÁ
CHE COMPONGONO
OGNI PAESAGGIO
130
01
// MDU architetti
02
01.02.03.04.05
The building site / Il cantiere
03
04
05
/ New Theater Montalto di Castro / On Going / 2005
Rear front (ph. P. Savorelli) / Il fronte sul retro
Main front / Il fronte principale
131
// MDU architetti
/ Betile Museum / Competition / 2008
133
type International competition, mentioned
location Cagliari, Italy
program Museum of mediterranean nuragic
and contemporary art
team MDU architetti with Archea, Franz Prati
collaborators Michele Fiesoli
client Autonomous Region of Sardinia
consultants Studio Chessa (structural
project), Milano Progetti s.p.a (mechanical,
electrical and special installations project)
built area 12.050 m2
budget 36.000.000 Euros
status Project
date 2006
BETILE MUSEUM
134
Architecture towards landscape. The waterfront
of the city is enriched by the mysterious presence of a monolite dug by the wind: a timeless
rock located between the sea and the contemporary urban landscape with its infrastructural
networks and hyper-functions.
An “objet trouvé” on a ladscape scale, wich
seems to be generated by the endless action of
the natural elements, wich is able to create relations from the scale of the man wandering on the
waterfront to the scale of the clouds.
// MDU architetti
Architettura verso Paesaggio. Il porto della città
è arricchito dalla presenza misteriosa di un monolite scavato dal vento: una pietra senza tempo posizionata tra il mare e il paesaggio urbano
contemporaneo con le sue reti infrastrutturali e
le sue funzioni.
Un objet trouvè alla scala del paesaggio, apparentemente generato dall’infinita azione degli
agenti naturali, che è in grado di creare relazioni
dalla scala dell’uomo che passeggia sul molo
alla scala delle nuvole.
01
Nuragic ruin / Nuraghe
02
Rocks of sardinia / Rocce sarde
01
ARCHITECTURE TOWARDS
LANDSCAPE
02
ARCHITETURA VERSO
PAESAGGIO
/ Betile Museum / Competition / 2008
135
Rocks eroded by the wind / Rocce erose dal vento
THE FIGURE AND THE
BACKGROUND -ARCHITECTURE
AND LANDSCAPE- MERGE
TOGETHER
The
new waterfront
/ Il nuovo
lungomare
Masterplan
/ Xxxxxxx
xxx x xxxxxxx
xxx
LA FIGURA E LO SFONDO –
ARCHITETTURA E PAESAGGIO–
SI MESCOLANO
136
// MDU architetti
Rocks eroded by the wind / Rocce erose dal vento
THE ARCHITECTURAL DESIGN
BECOMES A MEDIUM
The
new waterfront
/ Il nuovo
lungomare
Masterplan
/ Xxxxxxx
xxx x xxxxxxx
xxx
IL PROGETTO DIVENTA
UN MEDIUM
/ Betile Museum / Competition / 2008
137
Rocks and sky / Rocce e cielo
WICH IS ABLE TO ABSORB
THE ESSENTIAL OF
EXPRESSIONS AND ACTS OF
THE LANDSCAPE ITSELF
The internal void / Il vuoto interno
CAPACE DI ASSORBIRE
L’ESSENZA DELLE
ESPRESSIONI E DEGLI ATTI DEL
PAESAGGIO STESSO
138
Facades and perspective section
Prospetti e sezione prospettica
// MDU architetti
/ Betile Museum / Competition / 2008
Main entrance detail / Dettaglio dell’ingresso
The new waterfront / Il nuovo lungomare
139
140
The internal void at sea level / Il vuoto interno al livello del mare
// MDU architetti
/ Betile Museum / Competition / 2008
Exibition space / Lo spazio espositivo all’interno
141
// MDU architetti
/ Europan VII / Competition / 2005
143
type International competition
first prize ex aequo
location Livorno, Italy
program Urban renovation
team MDU architetti with Nicola Becagli
collaborators Michele Fiesoli
client Livorno Municipality
built area 35.780 m2
status Project
date 2005 / 2006
EUROPAN VII
144
The project opens the existing Lorenese Walls
Park towards the district, introducing in the city a
new landscape suspended between architecture
and nature. The new residential buildings along
the Park define a filter urban margin located between the city
and the Lorenese Walls.
The residential standards of the Fiorentina District buildings, wich go back to the fascist period,
are raised up with a new wooden skin, located
next to the existing facades, wich extends on
the ground generating an artificial soil with new
public facilities.
The urban renewal provides a new public area
defined by residential and public buildings,
whose severe architecture aims the creation of a
landscape wich talks a contemporary languageintroducing a new dialogue between past, present and future.
Existing Lorenese Walls Park and new residential buildings
Il parco delle Mura Lorenesi e le nuove residenze
// MDU architetti
Il progetto apre al quartiere il parco delle Mura
Lorenesi, introducendo nella città un nuovo
paesaggio sospeso tra architettura e natura.
I nuovi edifici residenziali lungo il parco definiscono un margine urbano di filtro tra la città e
le mura cittadine che vengono inquadrate dalle
facciate lignee. Gli edifici residenziali del quartiere di Fiorentina, risalenti al periodo fascista,
vengono dotati di standards abitativi più elevati
introducendo una nuova pelle lignea, addossata
alle facciate esistenti, che si prolunga a terra generando un suolo artificiale che crea nuovi spazi
pubblici. Il ridisegno del quartiere è concluso
dal nuovo spazio pubblico, ricavato sul sedime
dell’attuale mercato ortofrutticolo, che si articola attorno a edifici residenziali e pubblici, la cui
severa architettura è finalizzata alla creazione di
un luogo che parli un linguaggio marcatamente
contemporaneo in grado di introdurre un nuovo
dialogo tra passato, presente e futuro.
/ Europan VII / Competition / 2005
Natural vs artificial / Naturale vs artificiale
Aerial view / Veduta aerea
145
146
Aerial view / Veduta aerea
TheMasterplan
new civic centre
/ Il nuovo
centro civico
/ Xxxxxxx
xxx x xxxxxxx
xxx
// MDU architetti
/ Europan VII / Competition / 2005
New wooden facedes and public spaces
LeMasterplan
nuove facciate
e pavimentazioni
pubbliche
in legno
/ Xxxxxxx
xxx x xxxxxxx
xxx
147
148
// MDU architetti
Aerial view / Veduta aerea
01
Vehicular and pedestrian roads
Percorsi pedonali e veicolari
02
Residential functions / Funzioni residenziali
03
Public functions / Funzioni pubbliche
02
01
03
/ Europan VII / Competition / 2005
New residential buildings / Nuovi edifici residenziali
Public area inside the new residential buildings
Spazio collettivo nei nuovi edifici residenziali
149
FGP ST.UDIO
Partners: Nicola Flora, Paolo Giardiello, Marella Santangelo, Vincenzo Tenore
Location: Napoli
Born: 2006
fgp st.udio s.r.l. is an architectural studio founded
in Naples in 2006 by Nicola Flora (1961), Paolo
Giardiello (1961), Vincenzo Tenore (1974), and in
2008 Marella Santangelo (1964) joined.
The studio’s work is based on their professional
and scientific experiences.
They teach currently at the University of Naples
and University of Camerino.
The fgp st.udio’s professional work is also
connected with the university work, theoretical
and applicated research and with experience
in the local council. The most important team’s
activities are: urban and architectural project,
research, work and artistic management, city
planning, landscape and urban areas renovation
and development, design of expositions and
scenography. Actually fgp st.udio is building the
Melito’s Underground Station.
fgp st.udio è nato a Napoli nel 2006 dagli
architetti Nicola Flora, Paolo Giardiello e
Vincenzo Tenore, ai quali si è aggiunta nel 2008
anche Marella Santangelo.
Lo studio si è costituito per mettere in comune
l’esperienza di anni di lavoro professionale e di
ricerca scientifica.
I soci insegnano nell’Università di Napoli e
nell’Università di Camerino.
Il lavoro professionale è sempre andato avanti
di pari passo alla ricerca teorica e applicata, e
con l’impegno nella pubblica Amministrazione.
Le attività principali dello studio sono:
progettazione definitiva ed esecutiva, ricerca,
consulenza, direzione dei lavori tecnica
e artistica, pianificazione, progetto del
paesaggio e dello spazio urbano, di restauro, di
consolidamento e di recupero, di allestimento,
del mobile, dell’oggetto e di design,
museografico, di scenografia. Attualmente fgp
st.udio sta costruendo la Stazione di Melito della
Metropolitana Regionale.
MELITO STATION AND
CORRELATED SPACES
type New construction
location Melito, Naples, Italy
program Metro Station and public spaces
team Nicola Flora, Paolo Giardiello,
Marella Santangelo, Vincenzo Tenore
with O. Basso, D. Rapuano,
G. Morlando, G. Ciaccio, S. Grieco,
E. Mastrangelo, C. Pelosi, A. Marmo, G.
Spinelli, C. Terranova
client Metrocampania Nord Est
consultant Studio Techno project
with B. Melillo, C. Sarno, F. Cipolletta,
L. D’Alterio, G. Russo, A. Silvestro
built area 51.000 m2
budget 30.000.000 Euros
status On going
date 2008 / 2010
154
It is our firm belief that is possible to change the
site’s “destiny” through architecture; this project
should be considered as unique form of urban
architecture, a site created with/by more sites,
opened, closed, covered, uncovered, to cross and
to stop, in the core there is the new Metro Station
awaiting the link with Naples, the region and territory, and the symbol of town’s autonomy. The
infrastructure’s project are like an instrument to
qualify the city and the area.
The infrastructure has a central role in the transformation of the area, in particular transport’s
infrastructure like an element, which constructs
the system of urban space, to give a sense of ambient with important regard to the environment.
The new Station’s role in the reconstruction of
urban identity is central.
Melito, an underground line which is connected
to the town and a superficial overground line,
are at the center of the new station, a section of
the territory and connected like new urban abstract figures. The line, space and architecture
correlated with the station, the kindergarten, the
technological tower, the sports center, the linear
park, and the gardens which there is the parking,
the equipped area.
The Station project makes a new public space
open to the town and its environments, this is an
area constructed with residential buildings only,
without equipment, public services, schools and
shops. The Station and around it will become like
urban architecture, integrated in the design of
entire area through its on shape.
The architectural concept of the Station building
affirms its new indispensable identity in terms of
the form, materials and above the functions. The
functions are clearly individuate and spacious,
both internal and external, its configuration has
clear and precise idea in its sense and architectural role to recreate this urban area.
The section of building shows the construction
of different places in relation to light, the spaces
at different levels, internally and externally. The
northern face is in close relation with the lengths
of railways and the ground design, gives the passengers inside the sense of continuity.
The eastern face is characterized in a closed way
on the outside and the only sign on it is the entry
to the Station (itself).
// fgp st.udio
E’ nostra convinzione che sia possibile cambiare
il destino di un luogo attraverso l’architettura;
questo progetto vuole essere nel suo complesso un’articolata architettura urbana, un luogo
costruito da più luoghi, aperti e chiusi, coperti
e scoperti, da attraversare ed in cui fermarsi, al
centro dei quali c’è la nuova Stazione della Metropolitana agognato collegamento con Napoli,
con la Regione, con il territorio tutto, simbolo di
libertà e autonomia. Il progetto delle infrastrutture è come uno strumento attraverso cui riqualificare la città e il territorio.
L’infrastruttura ha assunto un ruolo centrale
nella trasformazione del territorio, in particolare l’infrastruttura di trasporto che si pone come
elemento strutturante il sistema di spazi urbani
a rete anche in grado di riqualificare parti di città
e di territorio in senso ambientale e morfologico.
Il ruolo della nuova Stazione è centrale nel processo di ricostruzione dell’identità urbana.
Melito, una linea sotterranea segnata dai binari
che scava e connette le città e una linea in superficie, con al centro la nuova Stazione, che solca
la pelle del territorio e connette le nuove figure
urbane. La linea genera forme, gli spazi e le architetture correlati alla Stazione stessa, la scuola materna, il centro polifunzionale, la ludoteca
e i giardini sotto cui sono i parcheggi, la fascia
attrezzata.
Il progetto della Stazione di Melito fa del “luogo
stazione” un nuovo spazio pubblico, aperto alla
città e al territorio immediatamente circostante,
in un’area costruita unicamente da complessi
residenziali recintati, senza servizi pubblici, senza attrezzature, né scuole, né negozi. La stazione
e il suo intorno si configurano come un’architettura urbana, integrata al disegno dell’intera area
attraverso la sua forma.
La concezione architettonica dell’edificio Stazione muove dalla sua riconoscibilità, indispensabile ad affermare una nuova identità, in termini di
forma e materiali, oltre che in termini di funzioni; queste ultime sono chiaramente individuate
e lo spazio, sia interno che esterno, si configura
a partire da un’idea chiara e precisa del senso
e del ruolo dell’architettura della mobilità nel
recupero di questa parte urbana. La sezione
dell’edificio racconta la costruzione di luoghi
diversi messi in relazione attraverso la luce, gli
/ Melito Station / On going / 2006
Instead the Station at south has a unique lateral
entrance, in the inside of the mezzanine level
there is a direct connection between it and the
underground car park which gives privilege access to the users.
The heart of the Station comprises of a series of
units which are stretched and near each other,
but they are of different materials. The central
unit is glass, and it’s higher than the other units,
and it’s closed between two opaque walls. The
design of platform, near the railway line, are the
same at all the stations of this metro line, but in
this case we have collaborates with an important
neapolitan graphic studio, who has produces
graphic and artistic designs on the glass panels.
Kindergarten
The kindergarten is thought to be like a park under hill that rises above as a large green cover
to receive children and where they can plays between the mantle’s folds.
Technological tower and gardens
The technological tower is an important part of
155
spazi ai distinti livelli, l’interno e l’esterno.
La Stazione può essere raggiunta da più lati: dal
percorso pedonale a nord che proviene dal centro polifunzionale, mostrando da questo lato la
sua stretta relazione con il tracciato dei percorsi
e il disegno del parterre accogliendo i passeggeri al proprio interno senza soluzione di continuità; da est dove il prospetto è caratterizzato
dalla forte chiusura verso l’esterno e segnato
solo dall’ingresso alla stazione stessa; a sud la
stazione ha invece un unico ingresso laterale, e
all’interno il mezzanino mette direttamente in
connessione con il parcheggio adiacente, che
diviene così accesso privilegiato.
Il corpo della stazione si compone di una serie
di volumi allungati accostati uno all’altro e di
materiale differente. Il volume centrale vetrato, che spicca anche in altezza e corrisponde al
vuoto, è chiuso tra due “muri” opachi a cui si
affiancano ulteriori setti e percorsi. L’insieme,
segnato da un forte dinamismo secondo l’asse
nord-sud, è invece chiaro e lineare nella percezione da est e accoglie per gradi successivi i
passeggeri all’interno.
Lo schema funzionale interno è quello consolidato delle stazioni di questa linea: distribuito
su tre livelli, banchina, mezzanino e piano terra. Il disegno del piano banchina, progettato in
coerenza con l’impostazione dell’intera linea,
si è arricchito grazie alla collaborazione con un
importante studio di grafica napoletano “Zelig”,
con cui sono stati progettati interventi grafici o
artistici sulla pannellatura in vetro con la tecnica della serigrafia per caratterizzare la fermata,
esaltandone la riconoscibilità e la percezione.
La scuola materna
La scuola materna è concepita proprio come una
collina del parco che si eleva come una grande
copertura verde per accogliere e proteggere tra
le pieghe del suo manto i bambini e i loro giochi.
La torre tecnologica e i giardini
La torre tecnologica è un pezzo importante della
composizione di questo progetto, ha il ruolo di
totem segnaletico della precisa posizione della
Stazione e di riferimento percettivo visibile anche da molto lontano, ma è al contempo un elemento per il risparmio energetico della nuova
// fgp st.udio
Sport Center
It is the other big architectural element in this
urban project, it is a center for sports with a
swimming pool and a basketball court, a fitness
center and a gymnasium, and with sport’s shops.
In the area the two most remarkable buildings
are the Metro Station and Sport Center.
Linear Park
Linear park
This area is projected as a linear park, it is enclosed and protected for children, with a rectangular shape whose edges are built with little
shops and craft center. The central area is open
spaced with gardens and principally children’s
play area, this is urban gardens with services.
Like an equipment there is a playroom for children who lives in this district.
Masterplan / Planimetria generale: inserimento nello stato di fatto
Struttura
Intorno alla torre sono disegnati i giardini pubblici e al di sotto degli spazi verdi si sviluppano
i parcheggi.
Il centro sportivo
Il centro è, con la Stazione, l’altra architettura di
notevoli dimensioni di questo progetto urbano.
E’ un centro per gli sport con piscina e campo
da basket, un fitness center e una palestra, con
un piccolo centro commerciale interamente dedicato allo sport.
Il parco lineare
L’area a sud è disegnata come un parco lineare,
recintato e protetto per i bambini, che ospita anche alcune piccole strutture commerciali e artigianali. La zona centrale è aperta con giardini e
spazi gioco, una sorta di giardino urbano con alcune attrezzature, la principale delle quali è una
ludoteca interamente dedicata all’infanzia.
Melito Station
this project’s composition, it’s role is like directional signal to indicate exactly where the Station
is and it is visible from all angles, but also it is an
element for energy saving.
Around the tower there is a public park that is
the cover of underground car park.
Technological Tower
156
/ Melito Station / On going / 2006
157
Sport Center
Kindergarden
Garden
South view / Prospetto sud
158
East elevation / Prospetto est
West elevation / Prospetto ovest
South and north elevations / Prospetti sud e nord
Roof plan / Pianta delle coperture
// fgp st.udio
/ Melito Station / On going / 2006
Internal view from entry / Vista interna dall’ingresso
Sketch from mezzanine / Schizzo dal mezzanino
159
Internal view from mezzanine / Vista dal mezanino
160
Linear park / Parco lineare
The platform / Il piano banchina
// fgp st.udio
/ Melito Station / On going / 2006
Kindergarten / La scuola materna
Sport Center / Il centro polisportivo
161
IMMACULATE
CONCEPTION
CHURCH
type New construction
location Baku, Azerbaijan
program Church
team Nicola Flora, Paolo Giardiello,
Marella Santangelo, Vincenzo Tenore
with P. Ruggiero
collaborators G. Ciaccio, A. Lanzuise,
C. Persico, D. Rapuano, A. Angelillo
client Congregazione per
l’Evangelizzazione dei popoli-Roma
consultant A&A engineering – Baku
with P. Ruggiero
photos P. Ruggiero
built area 1000 m2
budget 1.000.000 Euros
status Built
date 2004 / 2007
164
This Church is the first church built in Azerbaijan after the end of communist’s regime.
The project wants to create a sacred space
planned upon the ecumenical council’s rules,
and able to generate new urban spaces to meet
the people.
The church’s position respects the traditional
catholic’s orientation, and with the parish house
configures a hortus conclusus, with 12+1 olive
trees, the 12 apostles + Judas.
There are the “green square”, the garden, and
the “stone square”, the churchyard, that holds
the people. The walls are covered with flagstones
badandar, the local stone with typical cream-colored that renders all the city monochrome.
Plan entry level / Pianta piano terra
// fgp st.udio
La chiesa dell’Immacolata Concezione è stata
la prima chiesa realizzata in Azerbaijan dopo la
caduta dal regime comunista.
Il progetto vuole generare uno spazio sacro impostato secondo le prescrizioni conciliari e capace, allo stesso tempo, di divenire generatore di
luoghi urbani di incontro per la popolazione.
La posizione della Chiesa rispetta l’orientamento planimetrico tradizionale e, con il complesso
parrocchiale, configura una sorta di hortus conclusus, con i 12+1 ulivi, i 12 apostoli + Giuda.
In continuità con la piazza verde –il giardino– è posta la piazza di pietra –il sagrato– che accoglie le
persone. Il materiale di rivestimento è la badandar, pietra locale dal caratteristico color crema,
con cui è stata costruita nel tempo tutta la città
che risulta essere sostanzialmente monocroma.
/ Immaculate Conception Church in Baku / Built / 2007
The entry and the garden / L’ingresso e il giardino
Night view / Vista notturna
165
166
Plan sketch / Schizzo planimetrico
Model total view / Vista complessiva del modello
// fgp st.udio
/ Immaculate Conception Church in Baku / Built / 2007
The bell tower / Il campanile
167
168
View from garden / Vista dal giardino
// fgp st.udio
/ Immaculate Conception Church in Baku / Built / 2007
The large glass window / La grande vetrata
169
type Redevelopment area ex-Peroni and
new construction
location Naples, Italy
program Plan and new residential buildings
team Nicola Flora, Paolo Giardiello,
Marella Santangelo, Vincenzo Tenore
with O. Basso, D. Rapuano,
G. Ciaccio, E. Bassolino, S. Grieco,
A. Marmo, E. Mastrangelo, C. Pelosi
client MediaCom srl
consultant Filippo Cavuoto,
Gioacchino Forzano
photos fgp st.udio
built area new construction 11.000 m2
budget 24.000.000 Euros
status On going
date 2006 / 2010
LA BIRRERIA
172
The ultimate objective of this plan is to generate,
starting from the industrial area a process which
involves the entire area and could have a good
rebounds also on the urban centers in the north
face of Naples.
The area was occupied by the industrial plant
Birra Peroni, which was active until a few years
ago, what remains today are the architectural
structures. The characteristics of the plant and of
the streets, are at the ancient heart of Miano and
so this area maintains the original form today.
The redevelopment of the margins is the central idea o this complex plan; another important
project’s aspect is that of the entrances, that are
different according to their functions.
The plan came from the recuperation of the old
architecture of Birra Peroni which intend to give
new life and to conserve the area, with the old
factory it could represent a new public space,
with a commercial center which would revitalize
the entire area.
With this plan it was possible to construct and to
create a program which brought different elements to the place for the community, like kindergarten and social and cultural premises, private residence, centers of entertainments which
could be considered viable in the area.
Hotel, resident and commercial center are the
functions structures for the new operation, these
occupied (in the major part) the old disused industrial buildings, while the residential buildings
have been reconstructed using the original form
of the old industrial buildings.
The commercial center will be in the old production and bottling building, the project will maintain the architectural characteristics of the bottling building.
The new hotel will occupy the original factory
building, while the residential building will be
new, and will be the face of the complex.
// fgp st.udio
L’obiettivo principale di questo Piano è avviare, a
partire dal recupero dell’ex complesso industriale, un processo di sviluppo che investa l’intera
area e che possa avere ripercussioni positive anche sui centri urbani dell’area a nord di Napoli.
L’area è stata occupata dall’impianto industriale
della Birra Peroni, attivo fino a pochi anni fa, del
quale rimangono oggi i corpi architettonici; la forza e la chiarezza dell’impianto degli assi viari e la
posizione limitrofa al nucleo originario del casale
di Miano hanno consentito che questo brano di
territorio mantenesse la sua forma fino ad oggi.
Il tema della riconfigurazione del margine è
centrale nell’idea complessiva sottesa al Piano; altro tema di progetto nodale è quello degli
ingressi, che naturalmente variano a seconda
degli accessi alle diverse funzioni che vengono
realizzate nei nuovi spazi.
Il progetto prevede il recupero dell’architettura della vecchia Birreria Peroni con l’intento di
dare vita a un insieme di luoghi che conservino
l’unitarietà della vecchia fabbrica e possano rappresentare un nuovo luogo pubblico, un centro di
relazioni e commercio che rivitalizzi l’intera zona.
Con questo Piano si è voluto costruire un programma che metta insieme differenti elementi
quali luoghi per la comunità, come gli asili e le
strutture culturali per la socializzazione e gli
spazi privati, la residenza, i luoghi per il commercio e i locali per l’intrattenimento che renderanno vivibile il complesso.
Albergo, residenze e centro commerciale sono
le funzioni strutturanti il nuovo intervento, queste occupano in buona parte i vecchi edifici industriali dismessi, mentre i corpi delle residenze
sono ricostruiti sul sedime di quanto abbattuto.
Il centro commerciale verrà realizzato interamente all’interno della struttura originaria
dello stabilimento di produzione e imbottigliamento; il progetto mantiene le caratteristiche architettoniche della sala. Il rispetto per la
preesistenza è alla base anche del progetto per
il nuovo albergo che occupa il vecchio edificio
della fabbricazione; gli edifici residenziali sono
progettati ex-novo e disegnano i nuovi prospetti
del complesso.
/ La Birreria, redevelopment area ex-Peroni / On going / 2006
01
02
01
The entry / L’ingresso
02
The old industrial sheds / I vecchi capannoni industriali
03
The original factory building
Il vecchio edificio della fabbricazione
03
The Miano district: the context / Il quartiere di Miano: il contesto
173
174
Residential building’s preliminary sketch / Schizzo preliminare delle residenze
Preliminary studies / Studi preliminari
Masterplan: model view / Planimetria generale: vista del modello
// fgp st.udio
/ La Birreria, redevelopment area ex-Peroni / On going / 2006
01.02.03.04
Residential building’s preliminary studies
Studi preliminari delle residenze
05
Residential building view
Veduta di uno degli edifici residenziale
01
02
03
05
04
175
176
Elevation / Prospetto
Plan / Pianta
Longitudinal section / Sezione longitudinale
// fgp st.udio
/ La Birreria, redevelopment area ex-Peroni / On going / 2006
Panoramic views R1 / Vedute panoramiche isolato R1
177
178
Elevation / Prospetto
Plan / Pianta
Elevation / Prospetto
// fgp st.udio
/ La Birreria, redevelopment area ex-Peroni / On going / 2006
Panoramic views R2 / Vedute panoramiche isolato R2
179
SDGR STUDIO
Partners: Andrea Santacroce, Maria Linda Di Giacomo Russo
Location: Caserta
Born: 2003
SDGR Studio Architetti Associati was co-founded
by Andrea Santacroce and Maria Linda
Di Giacomo Russo.
Both scientific and didactic activities have a
strong correlation with theoretic
research and practice, combining work
experience with university studies. SDGR
opend in 2003 primarily to work on the
matters of re-qualification and regeneration
of urban texture and landscape. Main activities
regard: the dynamics involved in transformation
of the contemporary city; the deepening the
principles which govern the recovery of historic
center for the elaboration of environmental and
urban renewal proposals.
Within this framework, urban texture and
historic buildings zvcxare dis-assembled and
re-assembled through use of new architectural
elements.
SDGR Studio Architetti Associati è composto da
Andrea Santacroce (Napoli,1968) e Maria Linda
Di Giacomo Russo (Caserta, 1970). L’attività
scientifica e didattica ha sempre trovato una
forte corrispondenza con una ricerca teorica e
pratica, coniugando esperienze lavorative con
quelle universitarie. SDGR Studio viene fondato
nel 2003, occupandosi prevalentemente dei
temi della riqualificazione e rigenerazione dei
tessuti urbani e del paesaggio, partendo dalla
lettura delle dinamiche di trasformazione della
città contemporanea, approfondendo i principi
che governano il recupero dei centri storici fino
all’elaborazione di proposte di dettaglio urbano
e definendo nuove tecniche d’intervento per il
risanamento ambientale. In tale ottica i tessuti
urbani e gli edifici storici vengono scomposti
e assemblati attraverso nuovi elementi
architettonici.
WOODEN
FLOORS HOUSE
type Functional recovery
location Caserta, Italy
program Private house
team Andrea Santacroce
Maria LInda Di Giacomo Russo
consultants ing. Piercarlo D’Andrea
photos Andrea Santacroce
built area 140 m2
budget 100.000 Euros
status Built
date 2003
184
The first project is the recovery of an apartment
in the center of caserta city. We are close to a
masterpiece of Italian architecture of the seventies (‘700), the royal palace built by Vanvitelli. This monument is the second for visitors
a year, in italy, however the urban fabric that
surrounds it is “bad town”: most of the buildings
are dilapidated and abandoned. However, some
important elements resist strongly: the relationship between atrium –courtyard– garden has
remained intact, reinforced by the distribution
systems that accompany it (balconies, galleries,
arches, stairways and lookout towers).
The situation: four rooms that are developed on
the balcony, very introverted, one room opens in
the another. The second block is an orthogonal
system composed of the tower, a porch and from
the terrace. The roof was set to an environment
called “suppigno”, used as a deposit, typical of
homes of that period.
The first operation was done dismantling the existing roof. It becomes visible the plan used as
deposit.
Removing this plan, we have recovered considerable height in the rooms. The septa of masonry load-bearing have become fixed elements on
which we worked in this part of the house.
The transverse block, opening to the garden,
was made up of the tower volume, the stairs and
the terrace. Unlike the closed room, all these
environments are compared with the garden.
Summarizes the key existent facts : the open
gallery of access, the septum of masonry loadbearing, the floor of the attic, the lookout tower,
stairs, terrace.
The project choice, started by the intention to
preserve the typology character of the so called
“house on gallery”, maintaining the continuity relationship between rooms. (the so-called
“row of doors” or series of doors ) so we put on
this level all public functions: entry-library, office, cloakroom and toilet, living room, kitchen
and dining room. Lowering the attic, we recovered the height to lead the bedrooms on the upper level. this is the plan of the wooden floors
with two bedrooms and an office. The system of
wooden floors, is accessed by two stairs at the
margin. One side is the “home”, the other side
the “workshop”. In the main load-bearing walls,
// SDGR studio
strictly white, were included some added volumes and some fixed furniture, noted by the use
of color.
Il primo progetto illustra il recupero di un voume per uso residenziale in un Palazzo storico nel
Centro di Caserta.
Ci troviamo accanto ad un capolavoro dell’architettura italiana del Settecento, il Palazzo Reale di
Caserta di Luigi Vanvitelli. Sebbene questo monumento sia secondo solo agli scavi di Pompei
per visitatori all’anno, il tessuto urbano che lo
circonda è nella maggior parte dei casi fatiscente e abbandonato. Comunque, alcuni elementi
importanti resistono strenuamente: la relazione
tra il giardino della corte d’ingresso è rimasta intatta, rinforzata dal sistema di distribuzione che
l’accompagna.
Lo stato di fatto: un primo blocco è costituito da
quattro stanze che si sviluppano sul ballatoio,
molto introverse, l’una che si apre nell’altra.
Un secondo blocco è costituito da ed un sistema
ortogonale composto dalla torretta, da una veranda e dal terrazzo. La copertura insiste su un
ambiente chiamato “suppigno” (un piccolo soppalco) usato come deposito, tipico delle case di
quel periodo.
La prima operazione è stata lo smontaggio del
tetto esistente. Diventa così visibile il piano di
deposito di cui abbiamo parlato. Smontando
questo impalcato, abbiamo recuperato un’altezza notevole nelle stanze. I setti di muratura
portante sono diventati gli elementi fissi su cui
abbiamo lavorato in questa parte di casa. Il corpo
trasversale che apre sul giardino, era composto
dal volume torretta, dalle scale e dal terrazzo. A
differenza delle stanze chiuse, questi ambienti
si confrontano tutti con il giardino. Sintetizziamo così gli elementi salienti dello stato difatto:
il ballatoio di accessoi setti di muratura portante,
il piano del sottotetto, la torretta belvedere, le
scale, il terrazzo.
La scelta progettuale partiva dall’intenzione di
conservare il carattere tipologico della casa a
ballatoio, salvaguardando il rapporto di continuità tra gli ambienti a quota 0,00 (la così detta “infilata di porte”); quindi le funzioni sono ingressobiblioteca, studio, guardaroba e wc, soggiorno,
cucina e pranzo. Abbassando il sottotetto, si è re-
/ Wooden floors house / Built / 2003
cuperata l’altezza per portare le camere da letto
al livello superiore. Il progetto per questo piano,
che chiamiamo “soppalco in legno” per l’uso diffuso di questo materiale, prevede due camere da
letto e un ufficio. Il sistema dei piani di legno, è
accessibile da due scale collocate alle estremità.
Da un lato si accede alla “casa”, dall’altro lato al
“laboratorio”. Nelle pareti portanti, severamente
bianche, sono stati inseriti alcuni volumi di arredo fisso, messi in evidenza dall’uso del colore.
Urban typology / Tipologia urbana
185
186
Exploded existing volumes / Esploso volumi esistenti
// SDGR studio
/ Wooden floors house / Built / 2003
Exploded project volumes / Esploso volumi di progetto
187
188
Section sleeping quarter-stairway / Sezione scala-piano notte
// SDGR studio
/ Wooden floors house / Built / 2003
Plan and elevation / Pianta e prospetto
The house in the urban context / La casa nel contesto urbano
189
INFO POINT
MATESE PARK
type Environmental restoration
location Fontegreca,Caserta, Italy
program Information point
team Andrea Santacroce
Maria LInda Di Giacomo Russo
collaborators arch. Antonio Capriata
consultants ing. Gaetano Nacci
photos Andrea Santacroce
built area 80 m2
budget 300.000 Euros
status Built
date 2007
192
The project requested by the Recupero Paesaggistico ed Ambientale della Strada Provinciale
89 Colleperito consists of the redefinition of the
boundaries on the valley side of said street as
well as the definition of the rest area called Porta
del Parco del Matese. An info-point, along with
a small car parking area is proposed to be positioned in the curve of the west end of the park,
which is about 1200 square meters. The area
is composed of two sections at different levels,
separated by a dividing wall about 1 meter in
height. The lower level is marked by a vehicular lane that allows parking for a maximum of
five automobiles. A reinforced concrete ramp
connects the parking area with the upper level
where the info-point would be located. This upper level would be paved with calcareous stone
cut in irregular shapes defining the area surrounding the info-point, with large gravel used to
define the entrance. A ramp positioned opposite
to the third floor entrance serves as a passage
for the first two levels. The area protected by a
containing wall has a small, open terrace with
a countryside view of the surrounding valleys.
The structure, which includes an office, handicap accessible restroom facilities, and an area
with porticos designed for the sale of authentic regional products, is entirely constructed in
wood both in the frame and the horizontal fasteners, so as to facilitate its rapid assembly and
disassembly. This structure is intended as an
archaic construction, a small temple-like built
on a raised wooden base and covered by a single-pitched roof with a trapezoidal pediment, a
single copper volume will be placed on pillars. A
system of arbored staves has been positioned at
intervals of 2,40 in the base of the pillars on the
northeast side. On the southwest side it remains
open onto the panoramic view of the valley with
a system of structures between the pillars, base,
and ceiling, that like drawers, slide autonomously from the structure.
// SDGR studio
Il progetto, che ha previsto il Recupero Paesaggistico ed Ambientale della Strada Provinciale 89
Colleperito, consiste nella ridefinizione del bordo verso valle di tale strada e nella sistemazione
dell’area di sosta denominata Porta del Parco del
Matese. In un tornante di circa 1200 mq, posto al
limite ovest del Parco, si è previsto il posizionamento di un info-point ed un piccolo parcheggio
auto. L’area è composta da due piani a quote
differenti divise da un muro di contenimento alto
di circa un metro. Il piano inferiore è segnato
da una corsia carrabile che serve il parcheggio
per un massimo cinque auto. Una rampa in cemento vibrato collega il parcheggio con il piano
dell’infopoint. Tale piano è in parte pavimentato
con pietra calcarea tagliata a ricorsi irregolari
definendo l’area che circonda l’infopoint, in parte con un pietrisco di grana doppia che definisce
l’area di accesso all’infopoint. Una gradonata
sul lato opposto al fronte di accesso porta ad
terzo livello, intermedio ai primi due. E’ un’area
di sosta protetta dal muro di contenimento, una
piccola terrazza aperta verso il paesaggio delle
valli circostanti. Il volume, che ospita un ufficio,
servizi igienici per i diversamente abili e un’area
porticata destinata alla vendita dei prodotti tipici locali, è completamente costruito in legno sia
nella struttura che nelle chiusure orizzontali in
modo da poter essere montato e smontato in
tempo breve. Tale volume è inteso come una
piccola architettura arcaica, un tempietto posto
su una base di legno sollevata da terra e coperta
con un tetto ad una falda con un frontone trapezoidale; un unico volume di rame che si appoggia
sopra i pilastri. Nell’interasse dei pilastri, scanditi da un passo di 2,40 m, sono state collocate
sul lato nord-est un sistema di doghe frangisole
e sul lato sud-ovest, che si apre verso il panorama della valle, un sistema di volumi tra i pilastri,
la base e la copertura che, come cassetti, slittano autonomamente rispetto alla struttura.
/ Info Point, Matese Park / Built / 2007
Intervention area / Area d’intervento
193
194
// SDGR studio
01
02
03
04
05
06
07
08
/ Wooden floors house / Built / 2003
Plan and Elevation / Pianta e prospetto
01.02
Platform / Basamento
03.04
Pillars sistem / Struttura
05.06
Wood volume / Volume
07.08
Roof flap / Tettoia
View from the down road / Vista dal basso
195
196
The north side / Fronte nord
General plan / Planimetria generale
View from the upper road / Vista dal tornante superiore
// SDGR studio
/ Info Point, Matese Park / Built / 2007
Box office / Blocco uffici
197
198
North side’s shielding / Schermatura fronte nord
// SDGR studio
/ Info Point, Matese Park / Built / 2007
199
BASED AND BLADE
UNIVERSITY CENTER
type university center
location Nola, Napoli, italy
program student halls, auditoriums, classrooms, common areas
team Andrea Santacroce
Maria LInda Di Giacomo Russo
with
Giampaolo Cianci, Alfredo Del Prete,
Achille Molitierno, Gaetano Fusco
client Municipality of Nola (Napoli)
built area 1.050 m2
budget 5.000.000 Euros
status On going
date 2009
202
The last work we present is a project in progress
of a University Centre in Nola (in the province
of Naples). Nola is a small city of Roman origin
placed at the foot of the Vesuvius between Napoli and Caserta. Not far from the old town, on
the ancient route leading to Napoli, there is an
area that the local government wants it to become a University Centre. It is a little developed
area with no significant urban elements, actually
compressed between Napoli-Bari motorway and
the rail station surrounding the Vesuvius.
The significant places of the old town and the
rinascimental buildings tell about a rich town,
seat of important public and religious institutions, such as the Orsini palace (now seat of the
Tribunal) which is a big court building, and the
cathedral, bishop’s see, where stone elements,
(lava stone and white limestone) witness this
richness in decorating bases and cornices.
On the road to Napoli, there is a country road
leading to a small suburb having no regard, but
that its houses are founded following the cadastral divisions. It is a urban area with no feature. It
does not have any kind of public service, neither
the “food shop nor the police station”. On this
small road there is the lot of the above mentioned project which is squared (50 x 50 meters),
currently occupied by four warehouses of no
value, one of which sold to a private.
The building, for a particular project choice,
does not settle any direct urban relation with the
context. We just think to a chance of linking to
the fast-flowing road placed on the South, with
a pedestrian route which should link the centre
with this adjacent area, that will be a parking.
The typology detected is related to the old town
buildings, empowering the idea of a building introverted towards the context, but it opens in the
court/square, where the different element of
the composition are compared.
// SDGR studio
Nola è una piccola cittadina di origine Romana
ai piedi del Vesuvio situata in linea d’aria tra Napoli e Caserta. Poco distante dal centro storico,
sull’antica strada che portava verso Napoli, c’è
un’area che il comune vuole destinare alla realizzazione di un Centro Universitario. E’ un’area
poco sviluppata con nessun elemento urbano
significativo, anzi compressa tra l’autostrada
Napoli-Bari e la linea della Circumvesuviana.
I luoghi significativi del centro storico ed i palazzi
seicenteschi /settecenteschi raccontano di una
cittadina ricca e sede di importanti istituzioni
pubbliche e religiose, come il Palazzo Orsini (ora
sede del Tribunale) che è un grande edificio a
corte, e la cattedrale sede vescovile dove gli elementi lapidei, (la pietra lavica e calcare bianco)
denunciano tale ricchezza nelle decorazioni dei
basamenti e delle cornici.
Sulla strada, che porta a Napoli, c’è una strada
di campagna che conduce in un piccolo borgo di
abitazioni senza alcun pregio, che hanno come
unica regola d’impianto il tracciato delle divisioni catastali. E’ una parte urbana che non ha
riconoscibilità. E’ sprovvista di qualunque tipo di
servizio pubblico, dalla “salumeria al presidio dei
carbinieri”. Su questa piccola strada si incontra
il lotto interessato dal progetto che è di forma
quadrata (50 x 50 metri), attualmente occupato
da quattro capannoni di nessun valore uno dei
quali ceduto ad un privato.
L’edificio, per una precisa scelta progettuale,
non stabilisce nessun rapporto urbano diretto
con il contesto. Si è pensata solo una possibilità
di collegamento con la strada a scorrimento veloce posta a sud, con un percorso pedonale che
dovrebbe collegare il complesso con quest’area
adiacente, da destinarsi a parcheggio. La tipologia individuata si rapporta agli edifici storici del
centro, rafforzando l’idea di un edificio introverso verso il contesto, ma che si apre nella corte/
piazza, in cui si misurano i diversi elementi della
composizione.
/ Based and Blade University Center / On going / 2009
Nola city: plan / Città di Nola: planimetria
University center plan
Centro universitario planovolumetrico
203
Aerial photograph / Aerofotogrammetria
204
Plan -3,00 m / Pianta quota -3,00 m
Composition of the building elements / Elementi compositivi
// SDGR studio
/ Based and Blade University Center / On going / 2009
Plan 0,00 m / Pianta quota 0,00 m
Refernce-inside front reading area / Riferimento-fronte interno sale di lettura
205
206
Section AA / Sezione AA
Section BB / Sezione BB
Section CC / Sezione CC
// SDGR studio
/ Based and Blade University Center / On going / 2009
207
South elevation / Prospetto sud
Detail hall / Particolare hall
Detail reading area / Particolare zona lettura
208
Court view / Vista della corte
// SDGR studio
/ Based and Blade University Center / On going / 2009
209
East side view / Vista lato est
South side view / Vista lato sud
N.B. Il lavoro di impaginazione, preparazione e documentazione per
la mostra e la conferenza tenuta ad Oslo è stata curata insiseme a
Giampaolo Cianci e Alfredo Del Prete.
Milano
Lubriano
Castell’Arquato
Wien
London
Paris
Shanghai
Milano
S. Michele Appiano
Lille
Bologna
Oslo
Pristina
Londra
Innsbruck
OF
ESSIO
N
Dubrovnik
PR
Edimburgh
Nottingham
RES
CH ACTI
EAR
V
ITI
ES
C
O
LL
A
B O R AT I O N S
Berlin
Milano
Ascoli Piceno
Rotterdam
Oslo
Trondheim
Melbourne
Dublin
Oslo
Milano
Rotterdam
Milano
Cecina
STUDIOMETRICO
Partners: Lorenzo Bini, Francesca Murialdo
Location: Milan
Born: 2004
Born in Milan in 2004 from the collaboration
between Lorenzo Bini and Francesca Murialdo,
studiometrico is the place where few people
conceive and develop architectural projects
and researches on interior and outdoor spaces,
on existing buildings or new constructions.The
practice works for private clients in Milan, in
Italy and abroad, designing, transforming and
building places for living, working and traveling.
Although studiometrico’s roots are Milanese, its
branches are articulated over an international
net of collaborations, links and physical places.
Contents, problems, successes, defeats and
important moments of the day by day activity of
the office are featured in a web blog.
To find out more about us visit:
www.studiometrico.com
Fondato a Milano nel 2004 dalla collaborazione
tra Lorenzo Bini e Francesca Murialdo,
studiometrico è il luogo dove un gruppo
di persone concepisce e sviluppa progetti
architettonici e ricerche sugli spazi interni
ed esterni, sugli edifici esistenti o su nuove
costruzioni. Lavori professionali per clienti
privati a Milano, in Italia e all’estero, progettando,
trasformando e costruendo spazi residenziali,
di lavoro, di viaggio. Sebbene le radici di
studiometrico siano Milanesi, le sue ramificazioni
sono articolate su una rete internazionale di
collaborazioni, collegamenti e luoghi fisici.
I contenuti, i problemi, i successi, le sconfitte e i
momenti importanti dell’attività quotidiana dello
studio sono pubblicati in un web blog.
Per avere maggiori dettagli sulla nostra attività:
www.studiometrico.com
type Refurbishment of existing building
location Milan, Italy
program
team Lorenzo Bini, Francesca Murialdo
collaborators Marco Lampugnani
Mattia Mancarella
client Comvert s.r.l.
consultants Atelier LC (structures)
Studio Corelli (electrical)
Studio Giustini (mechanical)
photos Giuliano Berarducci
built area 1.700 m2
budget 800.000 Euros
status Built
date 2008
BASTARD STORE
214
1. The Clients
// Studiometrico
orari
Founded in Milan in 1994 by four skateboarders, Comvert S.r.l. creates, produces and distributes clothing for skateboarders and snowboarders under the brand ‘bastard’.
Few years ago Comvert asked studiometrico to search for a location
to realize a new headquarter that could host an administrative department, a design department, a flagship store, a storage facility and
a skate-bowl for employees, friends and team riders.
2. The Building
3. The Project
To define a shared idea of ‘working together’, informations concerning
habits and attitudes of Comvert employees were first gathered. The idea
of a working place that could facilitate the communication was then made
clear. Transforming and equipping the Cinema for its new function has
been a very complex task, but the building proved adapt to respond to those
needs that had been put into focus. All the elements of world of bastard
world are put in a constant physical and visual communication.
4. Bastard Store
The entrance of the Cinema has been transformed in a flagship store, conceived not only to sell products, but also to meet the people that belong to the bastard universe. The furnitures can be freely
placed on the floor and have been assembled using left-over wooden panels from the offices construction, the dressing rooms have been fitted out with the left-over elements from the bastard bowl.
A system of wooden elements has been designed to display skateboards, sunglasses and goggles.
15:00
14:00
13:00
12:00
11:00
10:00
9:00
8:00
Designed by engineer Mario Cavallé in the 40’s, Cinema Istria has an overall surface of 1.400 m² and
a volume of 6.600 m³ occupied by the old pit and by a 350 m² balcony.
The roof of the building is composed by several arches in reinforced concrete.
Although it had been used by its last owner as a car dealer for years, the building was still able to show
its original character and seemed adapt to fulfill the Client’s needs.
/ Bastard Store / Built / 2008
215
1. I Committenti
Fondato a Milano nel 1994 da quattro skateboarders, Comvert S.r.l. crea, produce e distribuisce abbigliamento per skateboarders e snowboarders sotto il marchio “Bastard”.
Qualche anno fa Comvert chiese a studiometrico di cercare una location per realizzare una nuova
sede centrale che potesse ospitare un reparto amministrativo, un reparto creativo (la zona Design),
un flagship store, un magazzino per le attrezzature e una skatebowl per dipendenti, amici e per la
squadra dei riders.
2. L’edificio
Progettato dall’Ing. Mario Cavallé negli anni ‘40, Il Cinema
Istria di Milano è un edificio con una superficie totale di
1.400 mq ed un volume principale di 6.600 mc occupato dalla vecchia platea e da una galleria di 350 mq. La copertura
dell’edificio è costituita da una serie di archi in cemento armato. Benché fosse stato usato dal suo ultimo proprietario
come autorimessa, l’edificio era ancora in grado di mostrare il suo carattere originale e sembrava adatto a soddisfare
le necessità del Cliente.
3. Il Progetto
Per definire un’idea comune di “lavorare insieme”, sono state prima raccolte le informazioni riguardo
le abitudini e le attitudini dei dipendenti di Comvert . L’idea di uno spazio lavoro che potesse facilitare
la comunicazione è diventata dunque chiara. Trasformare e attrezzare il Cinema per la sua nuova
funzione è stato un compito molto arduo, ma l’edificio si è dimostrato adatto a rispondere a quelle
richieste che erano state messe in luce. Tutti gli elementi del mondo Bastard sono messi in una costante comunicazione fisica e visiva.
4. Bastard Store
L’ingresso principale, è stato trasformato in un flagshipstore, concepito non solo per vendere, ma soprattutto per
conoscere le persone che appartengono all’universo della
Bastard. Gli elementi d’arredo del negozio possono essere
disposti liberamente a terra e sono stati montati usando pannelli di legno avanzati dalla costruzione degli uffici mentre i
camerini sono rivestiti con gli scarti in legno lamellare della
Bastard Bowl. Un sistema di elementi di legno è stato progettato per esporre skateboard, occhiali da sole e da piscina.
216
// Studiometrico
5. Administrative Department
The half-moon shaped foyer, flanked by two staircases and connected with the old pit, it’s a recurrent
element in Cavallé’s projects and works as a central joint element. The marble floor lays on a slightly
slanted plane, the stairs have wooden handrails and two light fixtures composed by metallic circular
elements. The offices have been placed on a platform that straightens the level of the floor. The banisters work as containers and give privacy from the curious eyes of the visitors of the shop.
6. Design Department
The idea of building the offices on the slanted surface
of the balcony has provoked a structural and an architectural challenge but has also positively responded
to the problems related to the dynamics of work. The
balcony is, with the skate bowl, the most spectacular
element of the project. The wooden platforms modify
the levels of the old steps without changing their nature. Fitted out with 3-layered larch panels that work
as banisters or desk, they provide privacy and exposition at the same time.
7. Showroom
The lower steps of the balcony have been kept and restored to be used as showroom for the products
that are presented to the sales representatives. The black painted removable steel standers can be
interchanged with the ones in the bastard store and are characterized by two little ‘horns’ recalling
the Comvert logo designed by studiometrico. The showroom can be also used for informal meetings,
video projections, fashion shows or, more simply, chill-out sessions.
8. Bastard Bowl
Suspended at 6m over the products depot, placed in
front of the design department, the bastard bowl is too
important not to find a location inside the offices of a
company founded by skateboarders, and is the ‘dream
that comes true’ for partners, employees and teamriders. The position of this 200 m² bowl came from the
shortage of space and from the will of establishing a visual relation with the design department. Composed by
glue laminated wooden element and steel beams it’s unique in the World.
/ Bastard Store / Built / 2008
217
5. Amministrazione
Lo spazio a mezzaluna del foyer, affiancato da due scalinate curve e collegato alla vecchia platea, è un elemento ricorrente nei progetti di Mario Cavallè e funge
da elemento centrale di connessione. Il pavimento di
marmo poggia su di un piano leggermente pendente e
le scale hanno corrimano in legno e due strutture illuminanti composte da elementi metallici circolari. Gli
uffici sono stati posizionati su una piattaforma che ricostruisce l’orizzontalità del piano di calpestio. Le ringhiere fungono da contenitori e forniscono privacy
dagli occhi indiscreti dei visitatori del negozio.
6. Design Department
L’idea di costruire gli uffici sulla superficie inclinata della terrazza ha dato il via ad una sfida strutturale ed architettonica ma ha anche risposto positivamente ai problemi relativi alle dinamiche del
lavoro. La balconata è, con lo skatebowl, il più spettacolare elemento del progetto. Le piattaforme
di legno modificano i livelli dei vecchi gradoni senza cambiare la loro natura. Realizzati con pannelli
tri-strato di larice che fungono da balaustre o scrivanie, garantiscono la privacy e l’esposizione allo
stesso tempo.
7. Lo showroom
I gradoni inferiori della balconata sono stati ripresi e
restaurati per usarli come showroom per i prodotti che
sono presentati agli agenti di vendita e ai rappresentanti. Gli espositori in acciaio verniciato nero (removibili)
possono essere intercambiati con quelli presenti nel
bastard store e sono caratterizzati da due piccoli “corni”
che richiamano il logo Comvert disegnato anch’esso da
studiometrico. Lo showroom può anche essere usato
per incontri informali, video proiezioni, sfilate di moda o, più semplicemente, momenti di relax.
8. Bastard Bowl
Sospesa a circa 6 metri d’altezza al di sopra del magazzino, collocata di fronte alla zona Design, la
Bastard Bowl è troppo importante per non trovare una posizione di rilievo all’interno degli uffici di
una società fondata da skateboarders, ed è il “sogno che diventa realtà” per soci, dipendenti e riders.
La collocazione di questa bolla di 200mq è stata determinata dalla ristrettezza dello spazio e dalla
volontà di stabilire una relazione visuale con il reparto di design. Composta da originalissimi elementi
di legno lamellare e da travi d’acciaio è unica al Mondo nel suo genere.
218
Cinema Istria as found / Cinema Istria stato di fatto
// Studiometrico
/ Bastard Store / Built / 2008
Cinema Istria historical pictures / Cinema Istria foto storiche
219
220
// Studiometrico
independence from shape
organising wthout stuffing
Project diagrams / Diagrammi di progetto
Ground Floor / Piano terra
Upper Floor / Livello superiore
combine without
/ Bastard Store / Built / 2008
overlapping
221
stressing proportions
design department
bastard store
Overall section / Sezione longitudinale
administrative department
relieving the edges
bastard bowl
products depot
222
1.
Gradinate esistenti
// Studiometrico
2.
Pilastri verticali
Design department development / Sviluppo della sezione dedicata ai Designers della Bastard
3.
Travi principali
/ Bastard Store / Built / 2008
4.
Pedane
223
5.
Tamponamenti
6.
Parapetti
224
// Studiometrico
01
02
03
04
05
06
07
08
/ Bastard Store / Built / 2008
225
Product depot / Deposito dei prodotti
01.02
Bastard store / Bastard Store
03.04
Administrative department / Spazi per l’Amministrazione
05.06.07.08
Design department / Spazi per i Designers
09. Product depot / Deposito dei prodotti
10. Bastard bowl / La Bastard bowl
11. Daniel Cardone - Fs Flip
10
09
11
ATELIER
YAN PEI MING
type Refurbishment of existing building
location Paris, France
program Artist’s atelier
team Lorenzo Bini, Francesca Murialdo
collaborators Marco Di Nallo, Roberta Pezzulla, Dora Pugliese, Emanuela Ragazzoni
client Yan Pei Ming
photos Lorenzo Bini
built area 2.100 m2
status Unbuilt
date 2007
228
Yan Pei Ming is a Chinese painter that moved
to France in the early 80’s. Among his most famous works there are several portraits of Mao
Zedong and Bruce Lee. Few years ago we had
the opportunity to be introduced to him by his
Italian Gallerist.
Yan Pei Ming needed help to transform an old
industrial 2.500 sqm warehouse in Paris into an
equipped atelier and showroom for his works.
We took the task very seriously, we flew over to
visit the building and to understand his requirements. Together we agreed a deadline to present our design proposal.
Back in Milan we joined a French language
course to facilitate the communication with our
new client and started to work intensively for
some weeks. We then went back to Paris and
presented a consistent proposal that featured
architectural drawings, diagrams, collages and
a 1:50 scale model.
Our work was first described through a set of
architectural drawings in 1:200 scale featuring a
number of elements inserted and organised into
the existing space. Each element hosted one or
more functions according to the client’s needs
and desires.
The proposed constructions were conceived as
small independent buildings while the existing industrial environment was treated as an
architectural landscape with minimal and only
necessary interventions. The atmosphere and
the character of the transformed space were depicted and communicated in a number of collages and perspective views. Some collages were
manipulations based on the actual photographs
of the building. Other images, based on a simple
digital 3d model, were completely ‘artificial’ and
much more abstract, but still helpful to describe
the space inside, outside, above and around the
new constructed elements of the project.
A 1:50 scale model has been built to allow ourselves to understand the proportions of the new
inserted elements and their effects and implications on the natural light inside the building.
Unmounted and wrapped in paper, the miniature
was transported to Paris and then reassembled,
presented, discussed and left inside the space it
represented as a ‘gift’ to the client.
The presentation in Paris was actually the last
// Studiometrico
event of this project. Despite his apparent will to
go on and start with the refurbishment, the client
vanished into hiding... After a never ending wait
for a longed-for phone call that never arrived, we
eventually understood that this was just another
lost project and therefore decided it could be
made public without delay.
Yan Pei Ming è un pittore Cinese arrivato in
Francia nei primi anni 80. Tra i suoi lavori più
famosi ci sono serie di ritratti di Mao Zedong
e Bruce Lee. Qualche anno fa abbiamo avuto
l’opportunità di essere presentati a lui dal suo
gallerista italiano.Yan Pei Ming aveva bisogno
di trasformare un magazzino industriale a Parigi, ca 2500 mq, in un atelier attrezzato e uno
showroom per i suoi lavori. Abbiamo assunto
l’incarico molto seriamente e siamo volati lì per
visitare l’edificio e capire le necessità del committente. Abbiamo, in quell’occasione, anche
concordato insieme una scadenza per presentare la nostra proposta di progetto.
Tornati a Milano abbiamo frequentato un corso
di lingua francese per facilitare la comunicazione con il nuovo cliente e abbiamo iniziato a lavorare intensamente per alcune settimane. Poi
siamo tornati a Parigi ed abbiamo presentato
una proposta concreta attraverso disegni architettonici, diagrammi funzionali, fotomontaggi e
ambientazioni, e un modello in scala 1:50.
Il nostro lavoro è stato descritto prima istanza
attraverso una serie di disegni architettonici in
scala 1:200 che mostravano un certo numero di
attrezzature inserite ed organizzate nello spazio
esistente. Ogni elemento ospitava una o più funzioni in base ai bisogni e ai desideri del cliente.
Le costruzioni proposte sono state concepite
come piccoli edifici indipendenti mentre l’ambiente industriale esistente è stato trattato come
un paesaggio architettonico indipendente con
interventi minimi e strettamente necessari. L’atmosfera e il carattere dello spazio trasformato
sono stati dipinti e comunicati in numerosi fotomontaggi e viste prospettiche.
Alcuni fotomontaggi sono stati manipolati in base
a foto reali dell’edificio. Altre immagini, basate
sul semplice modello 3D, erano completamente
“artificiali” e molto più astratte, ma comunque
d’aiuto per descrivere lo spazio dentro, fuori, so-
/ Atelier Yan Pei Ming / Unbuilt / 2007
pra ed attorno ai nuovi elementi introdotti nello
spazio dal progetto.
Un modello in scala 1:50 era stato costruito per
permettere, prima di tutto a noi stessi, di capire le proporzioni dei nuovi elementi inseriti ed
i loro effetti e implicazioni sulla luce naturale
all’interno dell’edificio. Dopo averla costruita, la
miniatura è stata smontata e incartata per essere trasportata a Parigi dove è stata nuovamente
riassemblata per essere presentata, discussa e
lasciata nello spazio che rappresentava, come
un “dono” per il cliente.
La presentazione a Parigi è stata in realtà l’ultimo evento di questo progetto. Al contrario delle
sue apparenti intenzioni di andare avanti e iniziare i lavori di rinnovo, il cliente è scomparso dalla
circolazione…dopo un’infinita attesa della telefonata ardentemente aspettata, ma che non arrivava mai, abbiamo finalmente capito che questo
era solo un altro progetto perso e perciò abbiamo deciso che poteva essere pubblicato senza
indugio sul nostro web blog.
The building as found / Stato di fatto
229
230
The elements of the project / Elementi del progetto
Stock paintings / L’archivio dei dipinti
// Studiometrico
/ Atelier Yan Pei Ming / Unbuilt / 2007
Stock paintings / L’archivio dei dipinti
231
232
// Studiometrico
Ground Floor / Pianta piano terra
01
01
Entrance hall / La hall di ingresso
02
Ming’s office / L’ufficio di Ming
03
Meeting room / La sala riunioni
/ Atelier Yan Pei Ming / Unbuilt / 2007
233
Upper Floor / Pianta livello superiore
02
03
234
Towards the inner courtyard / Verso la corte interna
// Studiometrico
/ Atelier Yan Pei Ming / Unbuilt / 2007
The inner courtyard / Il giardino interno
235
Gabicce Monte
Castel di Mezzo
Fiorenzuola di Focara
Santa Marina
Foglia Est
Metauro Ovest
Scapezzano
Montignano
Esino Ovest
Falconara Alta
Petra la Croce
Sirolo
Conero Est
Chienti Ovest
Torre di Palme
Piceno Est
Marano
Grottammare
San Benedetto
Colonella
Tortoreto
Tortoreto Est
Giulianova
Montepagano
Vomano Ovest
Silvi Paese
Torre Cerrano Est
Montesilvano Colle
Alento Ovest
Ortona
San Vito Chietino
Fossacesia
Sangro Est
Stefania
Gabriele
Matteo and Giulia
is traveling from Venezia to Bari
he’s about to enter the gallery and park his car
he has booked a room for the night at Alto Market
left from Bergamo and are heading to Ostuni
they spent the night at Alto Market
and are about to enjoy a morning swim
St
Matteo and Giulia
Dora
left Innsbruck and is going to Dubrovnik
she just woke up at Alto Market
she is going to board this evening in Pescara
Roberta
type Invited Idea Competition
location Marano, Italy
program Urban renewal
team Lorenzo Bini, Francesca Murialdo
collaborators Erica Borsa, Valenina Cocco
client University of Camerino
photos Lorenzo Bini
status Project
date 2008
is driving between Bolzano and Brindisi
50 Km before Marano decides to stop at Alto Market
BAM
238
// Studiometrico
BAM is an invited idea competition held by the
University of Camerino. The overall theme was
to imagine possible re-uses of a number of half
abandoned historical centers (Borghi Alti di
Mare) scattered along the Italian Adriatic Coast.
These small villages used to be important centers
but are today completely cut off from the sea by
new infrastructures and disorganised aggressive
urban development. The centre that was assigned
to us is Marano. Our entry was well received by
the Jury and awarded with the 1st Prize.
A14
In our vision the Highway A14 – co-responsible
with the railway and the route SS16 of the birth
and growth of the Adriatic City as well as the fall
of the historical centers – takes back and save
Marano from death and abandonment.
TRIP
The generous hug of the naughty asphalt strip
redeems Marano and transforms it into the first
Highway City separating it from the territory and
offering it to the travelers - its new citizens - that
don’t know it and, therefore, love it.
STOP
Only accessible from underground through two
parking areas and two spectacular escalators
(one for each driving direction) ‘Alto Market’ is a
13 hectares retail Park completely enclosed and
separated from the outer world. Travelers that
have been driving for too long can find here (for
a maximum of 24 hours) everything they need: a
swimming pool, some shops that sell whatever
is needed, good restaurants, a good movie, a
healthy massage, a turf for the dog, a fast internet connection and a room for free (if a minimum
of 100 euros is spent in goods or services).
ALTO (high)
The Village of Marano – comletely regenerated
by this new dimensions – keeps that Italian character that British and German tourists love. Its
Architecture hasn’t changed and its buildings
haven’t been radically transformed. The only
real change is in the intensity and in the quality
of the activities. Alto Market provides the good
products of the Italian territory as well as the
‘best sellers’ of the consumers’ culture.
iatic
aadriatic
aadriatic
aadriat
icaadr
iaticaa
driatic
aadriatica
adriatica
adriatic
aadria
ticaadr
Gabriele
sta viaggiando da Venezia a Bari
sta per entrare in galleria e parcheggiare la propria auto
ha prenotato una stanza per la notte ad Alto Market
iaticaa
driatic
aadriatica adriaticaadriaticaadriatica
Roberta
marsi ad Alto Market
vive a Gr
adriatica
adriaticaa
driatica
adri
Alto Market
driaticaa
driat
driaticaa
driaticaa
aticaad
riaticaa
icaadriatic
aadriatic
aadria
ticaad
riatic
aadri
aticaadr
iaticaa
driatica
adr
caad
riatica
adria
iaticaad
riatica
adriati
Gianluca
sta viaggiando da Lecce a Torino
sulla scala mobile che porta ad Alto Market
sorride mentre un’amica gli scatta una foto
Dora
è partita da Innsbruck per andare a Dubrovnik
si è appena svegliata ad Alto Market
ha un traghetto questa sera a Pescara
Ortona
San Vito Chietino
Vasto
costa
ferrovia
adriatica
Fossacesia
/ BAM / Competition / 2007
239
MARKET
Thanks to this lucky ‘distant proximity’ to the A14
and to a small engineering construction, Marano
becomes, in our vision, the prototype of future
‘highway villages’. Alto market is the study case
and the gear of a new powerful phenomenon
that spreads on the asphalt and conquers dead
fragments of territory regenerating them and
transforming them into a new life.
BAM (Borghi Alti di Mare) è un concorso d’idee
ad invito promosso dall’Università di Camerino.
Il tema principale era immaginare riusi possibili
di un certo numero di centri storici semi abbandonati dispersi lungo la costa Adriatica. Questi
piccoli paesi erano stati, nel passato, importanti
centri ma oggi, completamente tagliati via dal
mare dalla presenza di nuove infrastrutture e
da uno sviluppo urbano aggressivo e disorganizzato, sono quasi del tutto dismessi. Il Borgo
a noi assegnato era Marano. La nostra proposta
fu ben accolta dalla giuria conseguendo il primo
premio.
Paola e Amit
viaggiano da Francoforte alla Puglia
prima di rimettersi in strada comprano dell’ottimo
vino Marchigiano in un’enoteca di Alto Market
Marco
rottammare ed ha appena finito il turno
sta bevendo un caffè di fronte al mare
lavora come cameriere ad Alto Market
Stefania
viaggia tutti i giorni tra Ascoli e Pedaso
sta lasciando Alto Market dove ha comprato
un libro da regalare ad un amico
Matteo e Giulia
sono partiti da Bergamo alla volta di Ostuni
dopo una notte di riposo ad Alto Market
si concedono un bagno in piscina
Mattia
viaggia con un gruppo di amici di Genova in giro per l’Italia
è seduto sotto ad un albero nel parco di Alto Market
consulta la carta autostradale prima di rimettersi in viaggio
A14
Nella nostra visione dell’Autostrada A14 - corresponsabile insieme alla linea ferroviaria e alla
strada SS16 della nascita e crescita della “Città
continua adriatica” e quindi della decadenza dei
Borghi storici - recupera Marano dalla morte e
dall’abbandono.
VIAGGIO
L’abbraccio generoso delle dispettose fasce
d’asfalto riscatta Marano e la trasforma nella
prima “Città Autostradale”, separandola completamente dal territorio circostante per offrirla
esclusivamente agli automobilisti, i suoi nuovi
cittadini che non la conoscono e, quindi, la amano.
STOP
Accessibile soltanto da sottoterra attraverso due
aree parcheggio e due scale mobili spettacolari
(una per ogni senso di marcia) “Alto Market” è un
Parco commerciale di 13 ettari completamente
chiuso e separato dal mondo esterno. I viaggiatori che hanno guidato troppo a lungo possono
trovare qui (per massimo 24 ore) tutto ciò di cui
hanno bisogno: una piscina, alcuni negozi che
vendono tutto ciò di cui hanno bisogno, buoni ristoranti, un bel film, un massaggio rigenerante,
del verde per i cani, una connessione veloce a
internet e una camera gratis (con un minimo di
100 euro spesi in buoni o servizi).
ALTO
Il Paese di Marano – completamente rigenerato
da questa nuova dimensione – prende quel carattere italiano che i turisti Inglesi e i Tedeschi
amano. La sua architettura non è cambiata e i
suoi edifici non sono stati modificati radicalmente. L’unico cambiamento vero è nell’intensità e
nella qualità delle attività. Alto Market fornisce
i buoni prodotti del territorio italiano nonché i
“best sellers” della cultura dei consumatori.
MERCATO
Grazie alla sua fortunata propizia vicinanza
all’A14 e ad una piccola costruzione ingegneristica, Marano diventa, nella nostra visione, il
prototipo dei futuri “paesi autostradali”. Alto
market è il case study e l’ingranaggio di un nuovo potente fenomeno che si estende sull’asfalto
e conquista frammenti abbandonati di territorio
rigenerandoli e trasformandoli in una nuova vita.
STUDIOAZERO|TRANSIT
Partners: Paolo Mestriner / Elisabetta Bianchessi
Location: Brescia / Milan
Born: 2000 / 2007
MILANO
Studioazero - Paolo Mestriner
Professor in Architecture, Politecnico di Milano.
Founder and director of the Master Extraordinary
Landscapes; founder Studioazero office in Brescia.
Award-winning in: Matosinhos, Brescia, Segovia,
Roma, Firenze, Perugia, Varese, Samarate,
Quartu Sant’Elena. Published in Housing, Pasajes,
d’Architettura, Wettwerbe Aktuell, Costruire,
Cadernos, Future Arquitecturas, Progettare.
Exhibitions in Brescia, Milano, Porto, Parma,
Venezia, Londra, Cina e Norvegia. Founder of the
Association Connceted Landscapes. Editor of the
quarterly Magazine ARCH+.
Transit - Elisabetta Bianchessi
Graduated in Architecture FAUP Lisboa,
ETSAM Madrid, Politecnico di Milano. PhD
in Architecture ETSAB Barcelona, ETSAM
Madrid. Professor at Politecnico di Milano in
Architecture and Landscape Design. Creator
and Director of the Master Extraordinary
Landscapes, Politecnico di Milano. Founder
TRANSIT office in Milan, research and project on
ambient and landscape design. Founder of the
association ATLANTIDE in Barcelona.
Studioazero - Paolo Mestriner
Docente di Architettura al Politecnico di Milano.
Fondatore e direttore del Master Extraordinary
Landscapes; fondatore di Studioazero a Brescia.
Premiato a Matosinhos, Brescia, Segovia,
Roma, Firenze, Perugia, Varese, Samarate,
Quartu Sant’Elena. Pubblicato su Housing,
Pasajes, d’Architettura, Wettwerbe Aktuell,
Costruire, Cadernos, Future Arquitecturas,
Progettare. Mostre a Brescia, Milano, Porto,
Parma, Venezia, Londra, Cina e Norvegia.
Fondatore dell’associazione Paesaggi Connessi.
Cura il trimestrale ARCH+.
Transit - Elisabetta Banchessi
Laureata in Architettura alla FAUP Lisbona,
ETSAM Madrid, Politecnico di Milano. Dottorato
in Architettura all’ETSAB Barcellona e
all’ETSAM Madrid. Docente di Architettura e
Paesaggio al Politecnico di Milano. Creatrice e
Direttrice del Master Extraordinary Landscapes
al Politecnico di Milano. Fondatrice dello studio
Transit a Milano, ricerca e progetti sul design
dell’ambiente e del paesaggio. Fondatrice
dell’associazione Atlantide a Barcelona.
// STUDIOAZERO
/ The restoration of the entrance to sant’eufemia / Built / 2002-2004
THE RESTORATION
OF THE ENTRANCE
TO SANT’EUFEMIA
243
type Public space
location Brescia, Italy
team Arch. Paolo Mestriner - studioazero,
P.Pedrali, A. Rossini
collaborators M. J. Cruz Moreno, B. Tasca,
E. Viva, M. Romano, A. Busi
client Local municipality
consultants A. Gasparini
photos Archivio studioazero
built area 12.198 m2
budget 574.717 Euros
date 2002-2006
244
This project began from the directive of the municipal administration, which drew up the preliminary plan: an urban project with a homogeneous character. The strip of 140x27 metres, lay
in an east/west direction towards the urban centre, where this large space becomes a sequence
of areas and articulations that interacts with the
surrounding and pre-existing systems. Thus
there is not a single focal point to the project, but
rather a sort of backbone from which the public
canals of communication radiate.
The plan of the historical streets becomes the
generating axis of a new system, creating a path
that enhances the old monastic complex and the
streets themselves.
The conservation of the line of trees along this
axis is important; it creates green spaces and
stopping or parking areas on the new strip of
land. This would suggest an organic area where
space and time outlines the sharp form of the
strip. The green and the material qualities of the
space, with its stone, levelled earth, wood and
corten metal characterise this area. Furthermore the water, the aromatic gardens and the
lighting give a sensorial role to this public area.
The churchyard to the north of the strip will have
two paths: one paved in acacia wood and another
in granite at the beginning of Viale Rimembranze. The garden will be more or less levelled to
form an area contained by a raised limit, acting as both septum, and also straightforward
benches..
The granite pavement plays an important role.
The material is worked in various ways so as to
mark out for the pedestrian a path between one
system and another. The levelled earth breaks
up the project visually, giving the environment a
certain harmony with the surrounding hilly area.
Il progetto parte dalle direttrici che l’amministrazione comunale ha steso per il progetto preliminare: una riqualificazione urbana che tende a
dare carattere ad un tessuto eterogeneo. La piastra, di 140x27 metri, che si estende in direzione
est-ovest viene spinta a bacino urbano, dove la
grande dimensione diviene sequenza di spazi e
articolazioni che dialogano con i sistemi limitrofi e con le preesistenze. Non abbiamo così una
// STUDIOAZERO
vera e propria centralità, ma una sorta di spina
dorsale dalla quale partono i canali di flusso dello spazio pubblico.
Il tracciato viario del viale storico, che arriva
dalla città, diviene l’asse generatore del nuovo
sistema formando un percorso che valorizza
l’ex complesso monastico e l’articolazione dello
spazio pubblico. Avvalora tutto ciò il mantenimento delle alberature allineate su quest’asse;
saranno queste a generare gli spazi verdi e di
sosta all’interno della nuova piastra sollecitando
i fruitori verso percorsi organici dove solo lo spazio ed il tempo restituiscono la forma cristallina
della piastra. Il verde quindi, ma anche la qualità
materica degli spazi con la pietra, la terra stabilizzata, il legno ed il metallo cortèn. L’acqua, i
giardini aromatici e l’illuminazione pubblica sollecitano il ruolo sensoriale dello spazio pubblico.
La sistemazione del Sagrato della Chiesa a nord
sarà integrata con la piastra con due percorsi:
uno pavimentato in legno di acacia e l’altro, tracciato sul sedime di viale Rimembranze, in granito. Il Giardino viene portato ad una quota pressoché costante sino a formare un terrapieno il
cui contenimento ha una duplice funzione: setto
e panca lineare.
Assume un ruolo importante, la pavimentazione in granito che, seppur trattata cromaticamente in modo uniforme, si differenzia per lavorazione in modo tale da segnalare al pedone
le soglie di passaggio tra un sistema e l’altro.
La terra stabilizzata frammenta cromaticamente l’intervento, restituendo allo spazio pubblico un carattere ambientale in sintonia con la
zona pedecollinare vicina.
L’importante tema dell’acqua all’interno dello
spazio pubblico viene trattato come elemento
ludico e sensoriale, dove le griglie di smaltimento all’interno della piastra fungono anche
da bacini di scorrimento e lo scroscìo assume
un ruolo evocativo.
L’area posta ad sud-est e sud-ovest sarà trattata con materiali in sintonia con il progetto. Una
strategia che mira quindi a riqualificare il tessuto urbano nella sua complessità sia esso piazza,
strada, parcheggio o parco.
/ The restoration of the entrance to sant’eufemia / Built / 2002-2004
01
02
01
Aerial photography / Foto aerea
02
Localization map / Localizzazione
03
Sketches / Schizzi
03
Rendering view / Vista
245
246
Xxxxxxxx xxxxx xxxxxxx / Xxxxxxx xxx x xxxxxxx xxx
// STUDIOAZERO
/ The restoration of the entrance to sant’eufemia / Built / 2002-2004
247
248
// STUDIOAZERO
granito cordoli
granito canaletta
cordoli corten
corpo illuminante lineare a terra
corpo illuminante lineare a parete
corpo illuminante ottica
asimmetrica, palo 8m
corpo illuminante ottica
stradale, palo 8m
terra stabilizzata
granito a lastre
granito a cubetti
asfalto
Layers diagrams / Schemi
/ The restoration of the entrance to sant’eufemia / Built / 2002-2004
249
rampa legno
granito diffuso
granito percorso ruvido
setti murari
muri di contenimento
sedute corten
panche lineari
acqua
alberi esistenti
alberi progetto
alberi trapiantati
alberi rimossi
essenze aromatiche
verde esteso
grigliato erboso
250
Masterplan / Planimetria generale
Intervention plan / Pianta dell’intervento
// STUDIOAZAERO
/ Cultural and polyvalent center / Competition / 2008
251
252
// STUDIOAZAERO
Bench detail / Dettaglio della panca
1. Granite / Granito
2. Concrete layer for floor laying / Caldana
3. Plaster / Stucco
4. Ground / Terra vegetale
5. Sheath / Guaina
6. Concrete / Cls
7. Drainage gravel / Ciottoli per drenaggio
8. Drainage pipe / Tubo drenante
9. Hardcore / Massicciata
10. Sand / Sabbia
11. Water collection basin / Raccolta acqua piovana
12. Cor-ten 10 mm / Corten 10 mm
13. Cor-ten 3 mm / Corten 3 mm
14. Cor-ten grate / Griglia in corten
Section: corner fountain
Sezione verticale: fontana ad angolo
/ Cultural and polyvalent center / Competition / 2008
Shelter detail / Dettaglio della pensilina
1. Corten cover 10 mm / Copertura in corten 10 mm
2. Concrete / Cls
3. Corten covering 3mm / Rivestimento in corten 3 mm
4. Corten seats 10 mm / Seduta in corten 10 mm
5. Water collection basin / Raccolta acque pivane
253
// STUDIOAZAERO
/ Cultural and polyvalent center / Competition / 2008
CULTURAL AND
POLYVALENT
CENTER
255
type Public space
location Samarate (varese), Italy
program Cultural center
team Arch.Paolo Mestriner-studioazero,
Arch. M. Facchinelli, Arch. A. Dotti,
Ing A. Gaparini
collaborators Arch. A. Romani,
Arch. C. Rovati, Arch. M. Battistini,
Arch. Rodolfi
consultants L. liev, Orizomodelli,
Studio Bernoni
photos Archivio studioazero
built area 2.000 m2
budget 2.673.490 Euros
date 2008
256
The site in which the cultural center will be built
is located in the outskirts of the town, there
where the Ticino Park begins, acting as an alternation to the natual areas of the Ticino Park itself.
Three are the main principles for the All-Purpose Cultural Center in Samarate project:
• to enhance the territorial structure putting it
in connection with the areas for pubblic endusers;
• to create an architecture concept that blends
with the surrounding residential area and, at
the same time, without opting out its civic characteristics that such public uses shall keep.
• to meet the need of constructing an open
air car park for hundred cars reshaping the
ground area in such a way that it works as territorial administration.
Through a simple operation of filling-up the
project surface it was possible to create a sort
of horizontal and vertical container, like a bowl
that can collect the spreading growth of the native vegetation, not only concerning the specific project area but also including the low hills
geographical district. In this context the woods
in the Plain Area wood represents our reference system.
The whole action aims to move beyond a simple
services provider, reaching instead the quality
of a cultural operation spreading a strong message from an environmental point of view – this
means, the opportunity of granting a surplus
value for the territory, not only functionally and
socially speaking but also connecting it indissolubly to the environmental development the
society is having.
The project shall start from one single building
which dimensions refer to settlements for collective use. Functional and context needs shall
determine its development forming four elements that can be recognized and easily led to
one only unity. The breaking down of its volume
identifies four homogeneous areas. Three of
them contain the library, and one the auditorium.
The new volumes shall have one floor only. The
core of the new building shall work as pivot for
the four volumes. This core shall actually be an
empty area, a sort of dig within the original volume which has monolithic character.
The two accesses to the area shall be put from
// STUDIOAZAERO
Giosuè Barsi Street: one for pedestrians, and
one for cars.
Once the doorstep of the area in question is
crossed, the user shall follow ways without continuity–this is due to the features of the ways in
the inner and in the outer rooms.
L’area destinata ad accogliere il Centro Culturale Polivalente di Samarate è situata in una parte
della città dove il costruito si sfrangia e si alterna
ai sistemi naturali legati al Parco del Ticino.
Tre sono i principi che sviluppano il progetto per
il Centro Culturale Polivalente di Samarate:
• potenziare la struttura territoriale ponendola in
relazione con le aree a destinazione pubblica;
• concepire un’architettura in grado di relazionarsi con il contesto limitrofo a vocazione residenziale senza rinunciare al carattere civico
che una funzione come questa deve avere.
• soddisfare la necessità programmatica di
cento posti auto a raso per mezzo del ridisegno del suolo ponendolo come principio di
ordinamento del territorio.
Con una semplice operazione di riempimento
abbiamo considerato l’area destinata al progetto come un contenitore di verde orizzontale e
verde verticale. Un catino in grado di accogliere
l’estendersi della vegetazione autoctona caratteristica non solo di questa area ma di tutto il
comprensorio geografico pedecollinare. Il sistema di riferimento è il Bosco Pianiziale. L’operazione vuole andare al di là di un semplice soddisfacimento di servizi, diventare essa stessa
operazione culturale con un forte messaggio dal
punto di vista ambientale. Determinare un valore
aggiunto territoriale non solamente da un punto
di vista sociale e funzionale, ma legarlo indissolubilmente all’evoluzione ambientale che la società sta avendo.
Il progetto si sviluppa partendo da un monoblocco con dimensioni che rimandano ad insediamenti ad uso collettivo.
Per necessità funzionali e contestuali, si disarticola sino a formare quattro elementi riconoscibili e al contempo facilmente riconducibili ad un
unico organismo. La scomposizione volumetrica
identifica quattro aree di utilizzo omogenee. Tre
contengono la biblioteca, uno l’auditorium. I nuo-
/ Cultural and polyvalent center / Competition / 2008
257
vi volumi saranno prevalentemente monopiano.
Il cuore del nuovo edificio è la parte di cerniera dei
quattro volumi, cuore che si manifesta come vuoto, scavo nella monoliticità del volume originario.
I due accessi all’area, situati su via Giosuè Borsi,
sono uno pedonale e l’altro carrabile.
Una volta varcata la soglia dell’area in oggetto,
l’utente segue percorsi senza soluzione di continuità, grazie ad una percorribilità degli spazi sia
esterni che interni.
The site project and the urban system of green
Sito di progetto e sistema urbano del verde
Strategic coordination of the areas for pubicuse / Coordinazione strategica delle aree ad uso pubblico
Qualitative elements of landscape context (wood/ glade) / elementi qualitativi del contesto paesaggistico (legno/radure)
258
// STUDIOAZAERO
/ Cultural and polyvalent center / Competition / 2008
259
01
04
02
05
01.02
Modeling / Modellazione
03
Final model / Modello finale
04.05.06.07
Study model / Modello di studio
06
03
07
260
Rooftop plan
Pianta della copertura
// STUDIOAZAERO
/ Cultural and polyvalent center / Competition / 2008
1. Wc / Wc
2. Rehearsal room / Sala prove
3. Music hall / Spazio musica
4. Image hall / Spazio immagine
5. Laboratory 1 / Laboratorio1
6. Laboratory 2 / Laboratorio2
7. Laboratory 3 / Laboratorio3
8. Laboratory 4 / Laboratorio4
9. Listening hall/vision / Sala ascolto-visione
10. Wc / Wc
11. Wc boys / Wc ragazzi
12. “Child hole” [3-5 anni] / “Tana dei piccoli”(3-5anni)
13. “Soft corner” [0-2 anni] / “Angolo morbido” (0-2 anni)
14. Boys zone [6-13 anni] / Area ragazzi (6-13 anni)
15. Paper library / Emeroteca
16. Coffee shop / Caffetteria
17. Dressing room / Spogliatoio
18. Reception / Accoglienza
19. Wc / Wc
20. Reading space with open shelves 180 mq [fiction and no-fiction]
Spazio lettura a scaffale aperto (fiction e non-fiction)
21. Internal service [2 offices] / Servizi interni (2 uffici)
22. Wc / Wc
23. Lending point / Punto prestito
24. Back office / Back-office
25. Studying space [study and socializing]
Spazio studio (studio e socializzazione)
26. Foyer / Foyer
27. Reception / Accoglienza
28. Cloakroom / Guardaroba
29. Wiring closet / Vano tecnico
30. Stalls / Platea
31. Stage-set / Palcoscenico
32. Dressing-room / Camerini
33. Wc / Wc
34. Storage / Magazzino
35. Dressing-room / Spogliatoio
36. Closed store/ Magazzino chiuso
Plan / Pianta
261
262
// STUDIOAZAERO
Section / Sezione
Elevation / Prospetto
Section / Sezione
1. External covering type Rheinzink with chip shaped net
2. Wooden flooring 2,5 cm
3. Double layer of insulation of wood fiber with interposed
wooden flooring 2,5 cm
4. Ventilated facade
5. Bearing structure of Glued Laminated Timber
6. Aluminium frame with double glass 6/12/6 and argon
7. Bituminous sheath
8. Continuous foundation beam
9. Ventilated hipped roof
10. Skylight “velux” type
11. Air chamber
12. Double layer of plaster
13. Flooring
14. Concrete for floor laying
15. Floor heating
16. Insulation – polystyrene 6 cm
17. Concrete
18. Bituminous sheath
19. Igloo
20. Drainage pipes
1. Rivestimento esterno tessitura a scaglie tipo “Rheinzink
2. Assito in legno sp. 2,5 cm
3. Doppio strato di isolamento in fibra di legno con interposto
assito in legno sp. 2,5 cm
4. Facciata ventilata
5. Struttura portante in legno lamellare
6. Serramento in alluminio a taglio termico, vetro 6/12/6 e argon
7. Guaina bituminosa armata
8. Trave di fondazione continua
9. Colmo ventilato
10. Lucernario tipo “velux”
11. Camera d’aria
12. Doppio strato di cartongesso 2+2 su profili omega
13. Pavimentazione
14. Caldana per pavimenti con rete elettrosaldata
15. Riscaldamento a pavimento
16. Isolamnento - polistirene sp. 6 cm
17. Cartella in cls sp. 9 cm per impianti
18. Guaina bituminosa armata
19. Igloo da 35 cm
20. Tubazioni di scarico
/ Cultural and polyvalent center / Competition / 2008
Constuctive section / Sezione costruttiva
263
264
// STUDIOAZERO
/ The environmental riqualification the corna rossa quarry / Built / 2007-2009
THE
ENVIRONMENTAL
RIQUALIFICATION
THE CORNA ROSSA
QUARRY
265
type Public space
location Rezzato (Brescia), Italy
team Arch. Paolo Mestriner - studioazero,
Arch. Elisabetta Bianchessi - transit
collaborators M. Gottini, M.Zambetti,
L.Feliciani
consultants Arch. Annalisa Romani, Arch.
Crolina Rovati
photos Archivio studioazero
built area 10.993 m2
budget 400.000 Euros
date 2007-2009
266
The environmental riqualification of the Corna Rossa quarry is born by the need to convert a working
area into a public space. The quarry was already
used as natural background for several events:
its walls have been climbed, and recently have
been the natural theater for concerts and screenings of movies. This new Corna Rossa’s life shows
that certain spaces could have an important public
meaning.
Some elements make the operation more achievable as the position close to the center, the proximity of some parking areas available to use, the
proper dimensions for “en plain air” shows.
The riqualification required to put inside the area a
mass of “press filter mud” coming from the marble
work. This chance makes the potential of the site
higher and sets up a new scenario: re-shaping the
mass creating a new morphology. The aim is to sew
together the actual void and the natural contest designing a new balance of full and empty spaces.
The design has come out working with alignments
and triangulations and the new public space is
marked by two areas:
• the first one emphasizes the climbing wall with
a sloping audience spot used as watching point
and school;
• the second one, differentiated by the orientation,
is a flexible public space ready to welcome different performances and manifestations.
The access to these two areas happens by the only
passage that touched the street. To complete the
scenario a vertical green platform outdistances the
public space. This choice from one hand wants to
move away the users from the danger of rock-falling, from the other hand wants to give a garden with
native essences as natural filter. The result is a new
way of living the nature of the site where the production needs of the marble live together with the
need of going near the natural setting of reference.
01.02
Aerial photograph / Foto aerea
03
Localization map / Localizzazione
04.05.06
Study model / Modello di studio
// STUDIOAZERO
Il progetto di riqualificazione ambientale dell’ex
cava Corna Rossa parte dalla necessità di recuperare un’area estrattiva a fini pubblici. Già nel passato la cava è stata utilizzata per eventi: dall’utilizzo di
alcune pareti per la palestra di roccia, ai più recenti
concerti o proiezioni. Questa nuova vita della cava
ha messo in evidenza il ruolo pubblico che uno spazio come questo può avere. A favorire l’operazione
alcuni fattori quali la vicinanza con il centro abitato,
la possibilità di sfruttare aree a parcheggio limitrofe, la dimensione adatta a spettacoli en plain air.
Il lavoro di recupero parte dall’ esigenza di collocare all’interno dell’area fanghi filtro pressati
risultanti dalla lavorazione del marmo. Questa
opportunità aumenta la potenzialità del sito configurando un nuovo scenario: rimodellare la massa
da riportare determinando una nuova morfologia;
l’obiettivo è ricucire il vuoto attuale con il contesto
ambientale ri - proporzionando il rapporto tra i pieni e i vuoti. Partendo da una massa data per mezzo
di allineamenti planialtimetrici e di triangolazioni si
è raggiunto un disegno che traccia il nuovo spazio
pubblico delimitando due aree:
• la prima valorizza la palestra di roccia con una
platea inclinata che funge da piano di osservazione/scuola;
• la seconda si distingue per orientamento dalla
precedente e sarà uno spazio pubblico polifunzionale che potrà accogliere manifestazioni di
varia natura.
Si accede a questi due ambienti tramite l’unico passaggio che insiste sulla strada. A completamento di
ciò una piattaforma di verde verticale distanzia lo
spazio pubblico. Questa scelta nasce dalla volontà
di allontanare i fruitori da possibili cadute di materiale roccioso, ma ha anche all’importante ruolo di
giardino / bosco autoctono legato alle specificità del
luogo con la funzione di filtro naturale.
Il risultato è uno nuovo modo di vivere il territorio
dove le necessità produttive, siano esse estrattive o
di lavorazione, convivono con il bisogno di riavvicinarsi al contesto ambientale di riferimento.
/ The environmental riqualification the corna rossa quarry / Built / 2007-2009
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// STUDIOAZERO
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/ The environmental riqualification the corna rossa quarry / Built / 2007-2009
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07
10
01
Plan / Pianta
02
Façade / Prospetto
03.04
Sections / Sezioni
05.06. 07
Study model / Modello di studio
08.09. 10.11
Conceptual model exposed at Sustainab.Italy
Modello concettuale sposto a Sustainab.Italy
11
269
Finito di stampare nel mese di Giugno 2010
per conto di LetteraVentidue Edizioni S.r.l.
presso lo Stabilimento Tipolitografico Priulla S.r.l. (Palermo)
Printed in Sicily in June 2010