MINISTERO PERI BENI CULTURALI E AMBIENTALI
SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGICA DI POMPEI
MONOGRAFIE
lo
LE ΠΙΤΤURΕ EROTICHE
DELLE ΤΕ~ΖΝ~ Ε SUBURBANE
DΙ POMPEI
LUCIANA JACOBELL_ =
.
MINISTERO PER I BENI CULTURALI ED AMBIENTALI
SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGICA DI POMPEI
MONOGRAFIE
10
LUCIANA JACOBELLI
Le pitture erotiche
delle Terme Suburbane
di Pompei
« L'ERMA » di BRETSCHNEIDER
Jacobelli, Luciana
Le pitture erotiche delle Terme Suburbane di Pompei / Luciana Jacobelli. Roma : «L'ERMA» di BRETSCHNEIDER, 1995. - 132 p., 9 p. di tal. : ill. ;
26 cm. - (Soprintendenza archeologica di Pompei. Monografie ; 10). - In testa al
front.: Ministero per i Beni Culturali e Ambientali. Soprintendenza Archeologica
di Pompei.
ISBN 88-7062-880-9
CDD 20.
757.8'09377
1. Pittura pompeiana
2. Erotismo nella pittura pompeiana
© Copyright 1995 « L'ERMA» di BRETSCHNEIDER
Via Cassiodoro, 19 — Roma
Sommario
Presentazione
5
Ringraziamenti
8
Introduzione
9
τ.
Le Terme Suburbane
13
Cenni sul monumento
13
L'apodyterium
23
ii. La decorazione pittorica dell'apodyterium
25
Lo schema decorativo dell'ambiente
25
29
Prima fase
Le scene erotiche
Scena prima
Scena seconda
Scena terza
Scena quarta
Scena quinta
Scena sesta
Scena settima
Scena ottava
Ipotesi sul significato degli elementi rettangolari e dei numeri
Gli elementi rettangolari e la loro funzione
Il significato e la funzione dei numeri
L'impiego della numerazione negli affreschi erotici delle Terme Suburbane e in
altre serie di oggetti: il caso delle spintriae
Il valore testimoniale e la peculiarità iconografica degli affreschi
erotici delle Terme Suburbane
32
32
41
43
44
47
48
54
57
60
61
65
70
74
Sommario
4
5. L'ultima fase di vita delle Terme Suburbane: la cancellazione delle
pitture erotiche
Lo schema decorativo della seconda fase
Ipotesi sul motivo della cancellazione delle scene erotiche
78
78
80
τττ. I rapporti fra iconografia e ubicazione delle pitture
83
La tradizione artistica delle tabelle erotiche: ubicazione, funzioni ed
uso
83
La diffusione dei bagni misti nel τ secolo d. C. in area campana. Implicazioni funzionali e sociali
92
iv. Conclusioni
98
Appendice I: L'arredo dell'apodyterium
di STEPHAN MOLS
103
Appendice II: Il piano superiore delle Terme Suburbane
di GIANLUCA SORICELLI
107
Appendice III: Note sulla diagnosi e l'individuazione dell'idrocele dall'età
antica all'età moderna
di PAOLO SAMBROIA
118
Abbreviazioni bibliografiche
Indice dei nomi e dei luoghi
Indice delle figure
Referenze fotografiche
Tavole
120
126
131
133
135
Presentazione
Con questo volume della serie delle Monografie della Soprintendenza Archeologica di Pompei, si intraprende un nuovo, importante, impegno: quello della pubblicazione dei risultati degli scavi e delle ricerche promosse dall'Istituto negli ultimi
anni. Il presente volume costituisce, infatti, un'anticipazione rispetto all'imminente
pubblicazione delle campagne archeologiche condotte nell'area vesuviana usufruendo dei finanziamenti Fτο-Βετ, í cui primi risultati sono stati, a pi ú riprese, anticipati, in parte nei volumi della Rivista di Studi Pompeiani, in parte in altre pubblicazioni scientifiche.
Il presente volume, diversamente dagli altri della medesima serie, che trattano dι singoli monumenti e di problematiche specifiche, ha come oggetto la pubblicazione d'una serie di pitture scoperte nell'apodyterium delle Terme Suburbane
di Pompei.
Questo importante balneum, che è stato riportato alla luce in gran parte fra
il 1985 ed il 1987 (ed in questo periodo restaurato), sarà oggetto d'una specifica
pubblicazione monografica, curata dal prof. Antonio De Simone e dai dott.ri Luciana Jacobelli ed Hubertus Manderscheid. Si è, però, ritenuto che fosse utile, nel
frattempo, estrapolare la parte relativa alle pitture erotiche, le cui problematiche son risultate troppo complesse, ma soprattutto, troppo estese, per rientrar
nel limiti d'una pubblicazione generale come quella che avrà per oggetto l'intero
monumento.
Questo studio, infatti, oltre ad offrire la compiuta descrizione delle scene erotiche riportate alla luce nell'apodyterium delle Terme Suburbane, affronta le complesse problematiche relative ad un tema su cui pesano ancor oggi, dei forti
pregiudizi. Nonostante la rappresentazione di motivi sessuali permei cisl fortemente la cultura e la società pompeiana, e romana in generale, l'atteggiamento
degli studiosi verso quest'area di studio è stato, nella gran parte dei casi, o di olimpica indifferenza o d'evidente imbarazzo, tanto da contraddire la decantata apertura intellettuale e la dichiarata tolleranza, proprie del nostro secolo, e da mettere
in evidenza come le reazioni, vuoi emotive, vuoi moralistiche, figlie d'una pruderie fin de siècle, abbiano prevalso su un ragionevole rigore scientifico.
È ben per questo che, nonostante la stragrande maggioranza delle pitture di
soggetto erotico romane giunte fino a noi provenga da Pompei, non è stato mai
6
Luciana Jacobelli
affrontato lo studio sistematico di questi materiali, al fine di valutarne gli scopi,
la funzione ed il significato nel contesto della società classica e nella cultura del
mondo romano in particolare, per cui s'è persa l'occasione per trarre, da tale studio, alcune inferenze nella società medesima. Quest'atteggiamento ha di certo pesato negativamente sulla conoscenza integrata della società romana ed ha causato
un notevole ritardo degli studi sull'arte erotica antica, in ambito classico, laddove assai ρi sviluppati sono gli studi della materia per quanto attiene alle società
orientali, specialmente dell'Estremo Oriente.
È per questo che abbiamo ritenuto opportuno dedicare una delle Monografie
del nostro Istituto alla valutazione d'un ciclo pittorico che, per la sua importanza, e per le sue relazioni con l'insieme della produzione di pittura erotica a Pompei, apporta elementi nuovi e sostanziali ad un argomento cisl a lungo trascurato.
Il presente lavoro affronta lo studio delle pitture erotiche come qualsiasi altro
elemento figurativo, con tutti i problemi di classificazione e di interpretazione
esegetica, lessicale ed estetica che v i si riferiscono, giungendo alla definizione del
ruolo e della destinazione funzionale di tali pitture, senza scadere in facili banalizzazioni.
Tanto p ~ú significativo, inoltre, per lo sviluppo delle nostre conoscenze sull'arte erotica a Pompei, è il fatto che sia stato possibile studiare le pitture delle
Terme Suburbane nel contesto per il quale esse furono eseguite. E, infatti, ben
noto che la piú parte delle pitture erotiche pompeiane fu riportata alla luce in
un periodo in cui questi soggetti, ritenuti osceni, venivano staccati dal supporto
originario perché non fossero esposti a i visitatori comuni, e trasferiti, spesso senza
indicazioni di provenienza, in collezioni museali riservate (Il Gabinetto Segreto
del Museo Nazionale di Napoli, per esempio) e di difficile accesso.
S'è perso, cosí, sovente, il contesto nel quale le pitture erotiche erano collocate, rendendo ancor p ~ú difficoltoso lo studio approfondito di questo materiale.
Il recupero d'un importante ciclo di affreschi erotici ha, percib, consentito di affrontare, con una mole notevole di dati a disposizione, e con informazioni di prima mano, i problemi della funzione e del contesto di collocazione, della pittura
erotica pompeiana. S'è, cisl, allargato il campo d'indagine anche nei confronti
di altre classi di oggetti (le spintríae, la suppellettile domestica, e soprattutto
modelli letterari, che funzionavano da fonti per la pittura erotica romana), tentando di collegare tutti questi dati con una serie di questioni píú ampie sul significato dell'erotismo e della sessualità, rispetto alle istituzioni familiari e sociali
romane, laddove questi temi raramente possono avvalersi di contributi di tipo archeologico.
Sono lieto di aver avuto l'occasione di presentare nella nostra collana delle
Monografie un lavoro cosí accurato ed informato, frutto di anni di ricerche d'una
nostra giovane, validissima, collaboratrice.
BALDASSARE CONTICELLO
Α Riccardo
Ringraziamenti
Desidero esprimere un sentito ringraziamento al Soprintendente di Pompei,
prof. Baldassare Conticello, il quale ha voluto che questo studio, elaborato inizialmente nella forma di un saggio, venisse ampliato ed accolto nella collana di
Monografie della Soprintendenza Archeologica di Pompei, e si è adoperato concretamente per una sua rapida pubblicazione.
Nella realizzazione di questo studio mi sono avvalsa dei consigli e delle indicazioni dei dott. Umberto Pappalardo, Thomas Fröhlich, Eric M. Moormann, Florían Seiler. Un valido apporto, come sempre, mi è stato offerto dal dott. Hubertus
Manderscheid, íl quale oltre ad avermi fornito preziosi suggerimenti ha realizzato alcune fotografie del testo e mi ha messo in contatto con il prof. Otto Winckelmann, dal quale ho ricevuto utili informazioni sulle patologie mediche trattate
nel libro. Utili indicazioni mi ha fornito inoltre il dott. Adolf Kulich; il prof. John
R. Clarke mi ha segnalato alcuni importanti testi sulla sessualità nel mondo antico, mentre il dott. Antonio Vanne mi ha cortesemente consentito di consultare
le bozze del suo volume Erotica Pompeiana. Il dott. Rodolfo Martini, delle Civiche Raccolte Archeologiche e Numismatiche del Castello Sforzesco di Milano, mi
ha gentilmente fornito le fotografie delle spintriae conservate presso quel Museo.
Le dott. Maria Galasso, Marisa Mastroroberto, Marina Piranomonte, Graziella Ruggi, Valenia Sampaolo, Francesca Tessuto, il prof. Antonio De Simone, la sig.ra Giovanna Delfino, mi hanno gentilmente fornito aiuti logistici di ogni tipo. La sig.ra
Maria Oliva ed il sig. Renato Miele, della Soprintendenza Archeologica di Pompei, hanno realizzato í disegni delle pitture erotiche, seguendo con grande pazienza e professionalità ogni mia indicazione. Il sig. Filippo Jacobelli ha spesso messo
a mia disposizione le sue capacità di traduttore. A tutti va il mio p~ú vivo ringraziamento.
Un grazie particolare va infine a mio marito, Riccardo Lattuada, al quale sono spesso ricorsa per aiuti e suggerimenti di ogni genere, e che p ~ú di una volta,
grazie alle sue straordinarie doti di decrittazione, ha reso piani e scorrevoli concetti da me espressi in maniera contorta.
Gli errori eventualmente commessi sono da imputare solo all'autrice.
Introduzione
Questo libro è volto ad analizzare un gruppo di pitture erotiche recentemente riportate alla luce durante lo scavo delle Terme Suburbane di Pompei. Affrontando lo studio complessivo del monumento, che di per sé offre notevoli problemi
interpretativi, sono subito emerse la complessità e la vastità delle problematiche
relative alle sole pitture erotiche ubicate nell'apodyterium delle Terme. Le caratteristiche d'immagine e di contenuto delle scene rappresentate sono infatti talmente singolari che si è pensato di inserirle in una monografia a se stante e non
nel volume, di prossima pubblicazione, relativo allo studio complessivo delle Terme
Suburbane. Questa scelta è stata determinata da diversi fattori: in primo luogo
la complessità dell'analisi degli affreschi oltrepassava í limiti di una pubblicazione generale su un singolo monumento; in secondo luogo lo studio della pittura
erotica pompeiana risulta ancora molto limitato, e l'approfondimento degli affreschi delle Terme Suburbane offre un interessante spunto di ricerca in un genere
su cui hanno pesato nel passato — ed in parte ancora pesano — forti pregiudizi.
Nel xviii e xix secolo, infatti, i reperti considerati non consoni agli standards
morali dell'epoca venivano classificati come "osceni". Se ritenuti degni di essere
conservati li si raccoglieva in collezioni speciali, píú o meno segrete e dí difficile
accesso (musei segreti si formarono a Firenze, Londra, Dresda e altrove in Europa).
Anche le pitture erotiche di Pompei erano staccate quasi segretamente, e spesso
senza indicazione di provenienza le si trasferiva in sezioni museali riservate, il
cui accesso era rigidamente regolamentato. Cosi, già nel Museo Reale di Portici
gli oggetti "osceni" provenienti dagli scavi di Pompei ed Ercolano erano raggruppati nella diciottesima stanza del primo piano del Palazzo Caramanico, e per entrare era indispensabile un permesso speciale'. La raccolta di Portici costituisce
un antecedente della collezione che prenderà vita quando tutti í reperti provenienti
dagli scavi di Pompei ed Ercolano confluiranno nel Palazzo degli Studi di Napoli,
adibito a Museo Nazionale.
Il cosiddetto «Gabinetto degli oggetti osceni» fu realizzato nel 1819 su suggerimento di Francesco τ Duca di Calabria, futuro Re di Napoli, il quale durante una
1 ALLROGGEN, GROTI-IAUS
1983, p. 119.
10
Luciana Jacobelli
visita al Real Museo Borbonico manifestò la necessità di «chiudere tutti gli oggetti osceni, di qualunque materia essi fossero in una stanza, alla quale stanza
avessero poi unicamente ingresso le persone di matura età e di conosciuta morale» 2 . Nel 1823 la raccolta mutò il suo nome in quello di «Gabinetto degli oggetti
riservati», ed anche in questo nuovo allestimento le opere potevano essere viste
soltanto da chi fosse in possesso di un regolare permesso regio 3 .
D'altronde la reticenza con la quale si affrontavano il nudo o gli oggetti in
qualche modo inerenti alla sfera del sesso è provata anche da una serie di pubblicazioni che spesso ignorano le opere definite "oscene", o infarciscono di commenti
puritani e moraleggianti gli scarni riferimenti a questo tipo di materiale 4. Anche
nei cataloghi ove si documentano molte delle pitture scavate e non distaccate, spesso mancano riproduzioni delle raffigurazioni erotiche scoperte, come accade per
i paesaggi nilotici «con osceno concubito» ritrovati nel ninfeo G delle Terme Stabiane, perduti senza essere stati documentati 5 .
Nel 1849 le porte del Gabinetti degli oggetti riservati vennero definitivamente chiuse, e tre anni dopo l'intera collezione fu trasferita in un'altra sala ancor
piú remota, la cui porta venne murata perché «si distruggesse qualunque esterno
indizio della funesta esistenza di quel Gabinetto e se ne disperdesse per quanto
possibile la memoria» 6 . Solo nel 1860, quando Giuseppe Garibaldi nominò Direttore del Museo Alessandro Dumas padre, si provvide alla catalogazione di tutti
i reperti e il nome della collezione fu mutato in «Raccolta pornografica», nome
che essa tuttora conserva. La Raccolta pornografica del Museo Nazionale di Napoli è ancora chiusa al pubblico.
Oggi, nonostante cominci a venir meno la rigida segregazione degli oggetti
erotici conservati nei musei, s i incontrano ancora notevoli difficoltà per chi voglia studiarli, ed anche fra gli studiosi permane la tendenza a trattare l'arte erotica come una materia a se stante invece di considerarla parte integrante dei contesti
culturali in cui si è sviluppata nel mondo antico. Di conseguenza nelle discipline
archeologiche e storico-artistiche la conoscenza e l'integrazione dei dati su tali
materiali sono assai in ritardo.
Negli ultimi vent'anni s i registra comunque un notevole incremento degli studi,
in una prospettiva di osservazione di volta in volta storico-culturale, sociologica,
antropologica, storico-letteraria. In questa fioritura un notevole contributo ha dato
la cultura femminista che, nonostante le posizioni a volte discutibili, ha avuto il
merito di indicare sistematicamente il valore di tali approcci e di accelerare notevolmente il processo di conoscenza in questo campo specifico. Soprattutto a par-
Il fascino e l'amuleto contro del fascino presso gli antichi, Napoli 1825, p. 45.
Per un excursus delle vicende del Gabinetto degli oggetti riservati del Museo Nazionale di
Napoli cfr. CANTILENA 1992.
4 Questo tipo di atteggiamento contraddistingue molte pubblicazioni ottocentesche nonché varie opere piuttosto recenti.
5 I. BRAGANTINI, M. Dε Vos, La documentazione della decorazione pompeiana nel Settecento e
Ottocento, in Pompei 1748-1980, p. 39; D ε Vos 1979, pp. 86-88.
6 Cfr. FIoRELLI 1866, introduzione al catalogo.
2 M. ARDITI,
3
Introduzione
11
tire dagli anni Settanta si è intrapreso un ampio lavoro di documentazione e di
rilettura dei testi antichi, nel tentativo di scrivere una "storia delle donne" fino
a quel momento dimenticata. Proponendo sintesi volte ad attribuire alle donne
una identità nella storia del mondo antico, una parte degli antichisti ha allargato
il campo di osservazione allo studio del rapporto fra i sessi. Si è aperto così un
fertile filone di ricerca sia sul rapporto uomo-donna nelle relazioni sociali, sia nel
tentativo di precisare quale fosse la divisione del ruoli sessuali nel mondo antico.
Stesso discorso vale per la proliferazione degli studi recenti sulla cosiddetta omosessualità nel mondo antico, studi molto vari per approcci, per metodo e per ambito tematico, e caratterizzati da un notevole sforzo di storicizzazione. Tuttavia
questi studi, pur fondamentali nell'approccio globale che propongono, sono spesso rimasti disancorati dalla ricerca archeologica e storico-artistica, o in molti casi si sono avvalsi di dati archeologici bisognosi di radicali revisioni.
Il ritardo registrato in questo settore ha inevitabilmente pesato anche sulla
comprensione dell'arte erotica antica. Molto spesso í termini della questione sono stati generalizzati e banalizzati, e spesso ancora oggi si tende a raggruppare
sotto l'unica categoria di "osceno" tutto ciò che rimandi in qualche modo al sesso. L'interpretazione culturale della pittura erotica pompeiana e p ~ú in generale
romana è invece particolarmente complessa, sia considerando i notevoli precedenti maturati a partire dalla scoperta delle prime pitture erotiche a Pompei, sia
specialmente alla luce delle acquisizioni piY recenti. In base a queste acquisizioni non è p~ú possibile un inquadramento della pittura erotica come genere a se
stante, avulso dai contesti culturali e di fruizione in cui è nato. Evidentemente,
però, la sensibilità contemporanea, che vede riflettersi ovunque nell'azione sociale
l'influenza dell'erotismo, mentre si interessa ai prodromi del problema nella cultura greca, muove ancora i primi passi verso il corretto inquadramento della sensibilità sviluppatasi in età romana su questo terreno. La difficoltà principale da
affrontare nel ricostruire il rapporto fra sessualità nel mondo romano, approcci
culturali ad essa contemporanei e nostra interpretazione, è data dal fatto che prima il Cristianesimo, poi soprattutto la cultura borghese maturata nel XIX secolo,
hanno caricato la sessualità e le sue forme di una valenza simbolica stratificatissima e assai complessa, che fa da filtro ad ogni nostro approccio storico al problema. Anche recenti validi contributi come quelli della Johns e del Veyne, nell'attribuire a posizioni sessuali ricorrenti nella pittura erotica romana una valenza
simbolica di "potere" o di "dominio" del sesso maschile sull'altro o viceversa, rivelano una visione fortemente caricata dall'influenza dell'ideologia borghese su
questi temi 7 Categorie come quella del "potere" o del "dominio" di un sesso sull'altro risultano difficilmente trasferibili tout court alla mentalità romana, come
non è possibile estendere indistintamente ad essa le stesse categorie di analisi su
temi come la sessualità maschile e femminile, l'emancipazione femminile, il giudizio collettivo sull'omosessualità, etc.
.
7
Cfr. ad esemplo J.
BAUDRILLARD,
Lo scambio simbolico e la morte, Milano 1979.
12
Luciana Jacobelli
Inoltre non è possibile considerare il mondo romano come rigidamente unitario: al suo interno avvengono variazioni storiche, culturali e di costume talmente
significative che fanno in modo che i figli non amino p ~ú nello stesso modo dei padri.
Va infine tenuto presente che, come in ogni società evoluta, anche nel mondo
romano le espressioni di arte erotica non possono aver risposto ad un'interpretazione univoca della loro identità, ma furono vissute secondo schemi comportamentali ed abiti mentali disparati. Il loro scopo non fu quello di suscitare soltanto
la libido dei fruitori, ma a seconda dei contesti esse potevano assumere intenti
e significati umoristici, satirici, religiosi, apotropaici, o semplicemente mostrarsi come una componente piacevole e naturale della vita, esattamente come accade nelle espressioni attuali della comunicazione mediatizzata.
È proprio in questa direzione che ci si propone di muovere per analizzare le
pitture erotiche delle Terme Suburbane di Pompei. Il contesto nel quale esse vengono a collocarsi, che non è né una abitazione privata, né un edificio legato a commerci di carattere erotico, bensì una struttura di fruizione pubblica a destinazione
balneare, impone un diverso modo di analizzare questo tipo di rappresentazioni.
Nel corso della presente trattazione si avrà modo di constatare come le pitture
erotiche delle Terme Suburbane di Pompei offrono da questo punto di vista un'occasione probabilmente unica di aprire un nuovo spiraglio di conoscenze sulla mentalità, i costumi e la sfera della sessualità nella cultura romana antica.
Naturalmente non ci si propone qui uno studio sociologico o antropologico
di tipo generale su un tema cosí vasto. L'intento è semplicemente quello di presentare, nel modo che si spera il piú completo possibile, questo importante ritrovamento archeologico in rapporto ad un contesto di riferimenti utili a qualificarne
il significato.
Si proporrà quindi una lettura iconografica di ogni scena, confrontandone i
contenuti con tutti quei materiali figurativi e letterari necessari a chiarirne il p ~ú
compiutamente possibile il senso. Spesso, come si avrà modo di osservare, tale
operazione è caratterizzata dal problema di risalire a fonti visive e testuali molto
lontane cronologicamente e culturalmente dalla realtà specificamente pompeiana, secondo dinamiche storiche di "lunga durata" che sembrano fornire elementi
sostanziali al nostro discorso.
τ. Le Terme Suburbane
1.
CENNI SUL MONUMENTO
Nel settembre del 1985 fu iniziato lo scavo sistematico delle Terme Suburbane di Pompei, portato a termine nel 1988'. Pur senza fornire una ricostruzione
dettagliata del monumento, che verrà data in uno studio complessivo in preparazione, se ne illustreranno qui sinteticamente gli aspetti occorrenti ad inquadrare
il contesto storico ed architettonico in cui si collocano le pitture erotiche.
Le Terme Suburbane sorgono nella zona sud-occidentale della città antica,
subito fuori Porta Marina (fig. 1). Il luogo scelto per l'edificazione delle Terme
era particolarmente impervio a causa del forte pendio della collina. A monte del
progetto architettonico, quindi, c i fu la sistemazione dell'area e la realizzazione
di una terrazza artificiale creata colmando il declivio naturale con una ingente
quantità di terreno. Il complesso termale occupa gran parte del piano della terrazza. Le strutture perimetrali del monumento sono contigue al tracciato extraurbano di via Marina. Il lato ad est 8 definito dalle mura urbiche e quello a nord-ovest
da un lungo muro in opera reticolata in cui è inserita una serie di anelli di pietra
del tipo utilizzato per l'attracco di barche 2 , e sulla cui funzione non 8 stata ancora data una interpretazione soddisfacente 3 (fig. 3). Si potrebbe forse ipotizzare in quest'area la presenza d i un canale di collegamento con il mare 4 .
1 Sulle Terme Suburbane di Pompei: JACOBELLI 1987, pp. 151-154; EAD., Terme Suburbane. Stato attuale delle conoscenze, in RStPomp, 2, 1988, pp. 202-208; Α. Dε SIMONE, Scavi e restauri a Pompei: le recenti esperienze, in Restauro-Tecniche per il restauro archeologico, 110, 1990, p. 58 ss.; D ε
SIMONE, RINAURO 1990, p. 14 ss.; L. JAc0BELLI, Die Suburbanen Thermen in Pompei: Architektur, Raumfunktion und Ausstattung, in ArchKorrBl, 23, 1993, p. 327 ss.
2 Si tratta di un tipo di ormeggio piuttosto diffuso in molte istallazioni portuali di età romana sia
fluviali (per esempio al Tevere, cfr. R. MENEcrnNI, Siti archeologici 1-2, in BNumRoma, 5, 1985, pp. 15-46,
figg. 14-18; ID., Attivitd e istallazioni portuali lungo il Tevere. La riva dell Emporium, in AA. VV., Misurare la terra: centuriazione e coloni nel mondo romano. Cittd, agricoltura, commercio: materiali da Roma e dal suburbio, catalogo della mostra, Modena 1985, pp. 162-171), sia marine (porto di Terracina,
cfr. G. LUGLI, Forma Italiae. Regio I, Latium et Campania, I, Anxur-Terracina, Roma 1926, p. 124 ss.).
3 Poco plausibile l'ipotesi di L. ESCuEBACH, Hafenstadt Pompeii, in AW, 20, 1989, p. 40 ss.
4 Sulla ricostruzione del corso del fiume Sarno, dell'antica linea di costa e del porto di Pompei si veda: C. ALBORE LIVADIE, D. BARRA, G. BONADUCE, L. BRANCACCIO et Al., Evoluzione geomorfologt-
14
1-2. Pompei. Terme Suburbane, ubicazione e planimetria.
Luciana Jacοbe Ι '~
Le Σerrτe Subu: bGr~
Τerme Suburbane Muro a nord-ovest dell'area con anelli di pietra.
Teme Suburbar_e. Veduta generale del complesso.
35
Luciana Jacobeili
16
Il monumento si articola su due livelli (fig. 4): quello inferiore è costituito .dalle
sale termali, quello superiore da una serie di ambienti aperti verso la costa. I due
livelli comunicano fra loro mediante una scala 5 Alle Terme si accede dalla via,
per un vestibolo che immette in un cortile cinto sui lati sud ed ovest da un portico
con colonne laterizie.
Costruttivamente nelle Terme Suburbane possiamo riconoscere due fasi principali. Una originaria, databile verosimilmente ai primi decenni del τ secolo d. C.,
ed una seconda di ampliamento dell'edificio: Negli ultimi armé prima dell'eruzione'vennero effettuate ulteriori opere di riammodernamento e restauro, alcune delle
quali erano ancora in corso al momento della catastrofe.
Del nucleo originario (fig. 2) fanno parte 1'apódyterium [7], il f rigidarium [6-9],
il tepidarium [5], íl laconicum [10] ed il calídarzum [4], che probabilmente aveva
una forma diversa da quella attuale, e gli ambienti di servizio alle spalle [11-14].
Le aule termali si dispongono in successione lineare
secondo un asse nord-sud,
6. :
conformemente alla tradizione termale locale In una seconda fase furono aggiunti gli ambienti [1-2-3], creati in funzione della natatio calda [2] L'ambiente [1]
doveva forse assolvere alla funzione di sala di attesa inoltre l a presenza di un
rubinetto in bronzo, che alimentava un bacino non píú esistente, induce a pensare che qui avvenisse un preliminare lavaggio prima del tuffo in piscina. L'ambiente
[3], riscaldato, era probabilmente sfruttato in modo polifunzionale per le operazioni connesse al bagno. Probabilmente i tre ambienti potevano costituire un percorso alternativo a quello balneare canonico per chi non volesse compiere tutto
l'iter del bagno, reso obbligatorio, nell'impianto originario, dalla disposizione delle
sale. Sul lato sud fu anche aggiunto l'ambiente [8] cm funzione di vestibolo (fig. 5).
Allo stesso tempo si modificò il sistema di accesso al f rigidarium, prima possibile
solo tramite l' apodyterium, aprendo un nuovo ingresso sul vestibolo [8] in funzione
di una visione prospettica secondo un asse ovest -est ortogonale alla direttrice nordsud lungo la quale si succedono gli ambienti. In asse con questi ambienti fu costruito anche un ninfeo a cascata s che alimentava la nata tu fredda [9] (fig. 7).
';
ca, neotettonica e vulcanica della piana costiera del fiume Sarno (Campania) in. relazione agli insediamenti anteriori all'eruzione del 79 d. C., in Volcanologie etArchéologie (PACT;25), Strasbourg 1990,
p. 237 ss. Sul rapporto fra la c ittà di .Pompei con il mare e con il fiume Sarno cfr. anche
B. CONTIcELLO, Introduzione a P. SoMMELLA, Urbanistica pompeiana, Roma 1989, p. 13 ss.
5 Per il pi an o superiore delle Terme Suburbane, cfr: qui Appendice 11.
6 R. A. STACCIOLI Sugli edi fici term ali minori; in ArchCl, χ, 1958; pp. 273-278; I. NIELSEN, Considerazioni sulle prime fasi dell'evoluzione dell'edificio termale romano, in AnalRom, 14, pp. 81-112,
in particolare cfr. p. 94; NIELSEN 1990, p. 67.
' La funzione di sala di attesa sembra essere testimoniata fra l'altro da un graffiti oggi non
piú leggibile: C GτοκuλN~,'Α CASALE, Iscrizioni pompeiane inedite scoperte tra. gli anni 1954-1978,
"'
r
in AttiAcPontan, 39 1990, p. 297,' n. 99.
8 Sul ninfeo: A. MATURI, Pompei. Sterro di cumuli ed isolamento della cinta murale, in BdA, ι-π,
1960, pp. 171-172, fig. 7; Ν. NEuERBURG, L'architettura delle fontane e dei ninfei nell'Italia antica, in
MemNap, 5, 1965, n. 34, pp. 130-131; D. JOLY, Quelques aspects de la mos α que pariétale au Ier siècle
de notre ère d'après trois documents pompéiens, in La Mosaique Greco Romaine Coll. Int., 1, Paris
19.65, p. 64; F. Β. SEAR, Roman Wall and Vault Mosaics, in RM, Suppl. 23, 1977 ;p. 85; I. BRAGANTINI,
1~VI~. DE Vos, F. PARIsE ΒΑτιοΝτ, Schede introduttive e didascaliche, in Pompei 1748-1980, p. 176; J. P .
ΑΙαΑΝΙ, S. DEvrs, La façade des -Thermes de Sens, Dijon 1987, pp. 40-41, fig. 25; J~COBELLI 1991, p. 149.
Le Terme Suburbane
5-b. Terme Suburbane. Vestibolo [8] e calidarium [4].
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Luciana Jacobelli
Le pitture che decorano le sale termali appartengono alla seconda fase di vita del monumento. Esse sono da- attribuire tutte al iv stile: alcune alla fase iniziale, come quelle superstiti sulla parete est del vestibolo [8], altre agli anni immediatamente precedenti l'eruzione del 79 9 .
Rispetto ai precedenti complessi termali pompeiani, di dimensioni p~ú ridotte e con ambienti mal illuminati e sistemi di riscaldamento piuttosto antiquati,
le Terme Suburbane introducono molti elementi nuovi. Si. accennerà qui solo brevemente:all'uso ρ~ú adeguato ed efficiente di impianti e sistemi di riscaldamento,
alla presenza di sale ampie e luminose (fig. 6), ed inoltre alla ricomparsa del laconicum con funzione di sala peri bagni caldi e asciutti 1°. Si nota poi una propensione:all'effetto scenografico - per esempionella realizzazione del ninfeo a cascata
della natatio fredda (fig. 7) — ed agli apparati di lusso, come la piscina riscaldata 11. Le Terme _ Suburbane sono inoltre il primo complesso balneare di Pompei a
non essere distinto in due sezioni per i differenti sessi 1 2,
Si puó ipotizzare che le innovazioni architettoniche e tecnologiche riscontrabili nelle Terme Suburbane non necessariamente ebbero come modello i coevi impianti cli Roma, ma poterono ispirarsi allë-grandi terme dell'area flegrea. I rapporti
fra Pómpeí e la zona , occident a le del Golfo di. Napoli sono d'altronde variamente
ed abbondantemente attestati 13 . I testi epigrafici ci rivelano fra l'altro che alcuni imprenditori operavano in entrambe queste aree. A tal proposito è interessante l'epigrafe scoperta presso Porta Ercolano che reclamizzava: Thermae/ Μ. Crassi•
Frugi/ Aqua• marina• et bain/ aqua• duici• lanuarius L14. Il bagno, ammesso che
l'epigrafe si riferisca ad un unico impianto 15 era di proprietà di Marco Crasso
Frugi, lo stesso personaggio che secondo Plinio aveva fatto costruire a Pozzuoli
un'isola artificiale per-sfruttare al meglio una polla-d'acqua bollente che zampillava nel mare ~6 . A lungo; si è tentato di determinare l'esatta ubicazione dello stabilimento reclamizzato dall'epigrafe rinvenuta nei pressi di Porta Ercolano, e
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Per un primo inquadramento: JACOBELLI 1991, p. 147 ss.
10 Sui l aconica nelle terme di tradizione reρubblicarna a Pompei ed Ercolano si vedano: R. Α.
STACCIOLI, Le "rotonde" nelle -tenne pompeiane, in ArchCl, in, 1955, pp. 75-84; NIELSEN 1990, pp.
158-160. Sull'uso corretto del termine cfr. R. REBUFFAT, Vocabulaire thermal. Documents sur le bain
romain, in Les. Thermes Romains, Roma 1991, pp. 2- 3-.
11 Sulla - na#atio. delle Terme Suburbane, riscaldata con il sistema cosidetto a "samovar", si veda
ΜΑΝJDΕ τscκε1D.1993, ρρ. 337-346. )?erim impianto simile nelle Terme Suburbane di Ercolano si veda U.
PAPPALARDO, H. MΑΝ• DΗ~τsc
κεm, Die Suburbanen Thermen von Herculaneum, in AW (in corso di stampa).
12 Dopo il 62 furono cοstrυite te+Terme Centrali, anch'esse aduna sola sezione (cfr. BARGELLIνι 1991, 'pp. 115-128).
13 Per le numerose famiglie dí origine flegrea trapiantate a Pompei si veda: o. ONQRÀTO, 'senizioni pompeiane. La vita pubblica, Firenze 1957; P CΑΤΕΝ Ordo populus que"Pompeiarus. Polity
and Society in Roman - Pompeii, Roma 1-975.
14, CIL, x, 1063. Sulla scoperta: FIoanLLj,- PAH, I,p S- Äntichità-.di'Ercolano, vu, p. 336, n. 31;
H. ΝτssEN, Pompejanische Studien zur Stiidtekunde des Altertums, Leipzig -1877, p. 136.
15 E. DE RUGGIERRo, D. E., s.v. bdlneum, ove si sostiene- che l'epigrafe faccia riferimento a due
stabilimenti distinti: «í quali si distinguono fra loro con diverso -nome, perché nel fatto le acque
del primo erano termali ».
16 PLIΙ, N. Η., xxxi, 2,5.
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Le Terme Suburbane
7. Terme Suburbane. Ninfec a mosaico che alimerta νιΡ a la r,atatio [9].
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