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La Necropoli di San Magno

La necropoli di San Magno in Puglia, risalente alla tarda Età del bronzo-inizio Età del ferro, viene presentata in questo volume in maniera organica e sistematica, attraverso un' accurata analisi storica e archeologica delle numerose tombe a tumulo che la caratterizzano. Roberto Marrone è dottore magistrale in Scienze Biologiche, Archeologia e in Conservazione e Diagnostica del patrimonio culturale. E' docente di storia dell' arte e svolge attività di ricerca in ambito della biologia del restauro e del biodeterioramento dell' opera d' arte. E' autore di diverse pubblicazioni fra cui Conservazione e valorizzazione delle strutture lignee delle norie siriane (Aracne, 2012) e Componenti organici e inorganici in uso nell' opera d' arte (Aracne, 2016)

STUDIA ARCHAEOLOGICA 212 S T U D I A A R C H A E O L O G I C A 212 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 - DE MARINIS, S. BARONI, F. LAURENZI, L. GIULIANO, A. NOCENTINI, S. GIULIANO, A. FERRARI, G. BREGLIA, L. LATTANZI, E. SALETTI, C. BLANK, H. 12 - CANCIANI, F. 13 - CONTI, G. 14 - SPRENGER, M. - 15 16 17 18 19 20 - POLASCHEK, K. FABBRICOTTI, E. POLASCHEK, K. PENSA, M. COSTA, P. M. PERRONE, M. - 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 - MANSUELLI, G. A. (a cura di) FAYER, C. OLBRICH, G. PAPADOPOULOS, J. VECCHI, M. MANACORDA, D. MANSUELLI, G. A. (a cura di) ROWLAND, J. J. ROMEO, P. ROMEO, P. MACNAMARA, E. STUCCHI, S. ZUFFA, M. VECCHI, M. SALZA PRINA RICOTTI, E. GILOTTA, F. BECATTI, G. FABRINI, G. M. BUONOCORE, M. - 40 41 42 43 - FUCHS, M. BURANELLI, F. PICCARRETA, F. LIVERANI, P. - 44 - STRAZZULLA, M. J. - 45 - FRANZONI, C. - 46 47 48 49 - SCARPELLINI, D. D’ALESSANDRO, L., PERSEGATI, F. MILANESE, M. SCATOZZA HÖRICHT, L. A. - La tipologia del banchetto nell’arte etrusca arcaica, 1961. Osservazioni sul «Trono di Boston», 1961. Umanità di Fidia, 1961. Il commercio dei sarcofagi attici, 1962. Sculture greche, etrusche e romane nel Museo Bardini in Firenze, 1965. La cultura artistica delle province greche in età romana, 1965. Il commercio dei sarcofagi asiatici, 1966. Le antiche rotte del Mediterraneo documentate da monete e pesi, 1966. I ritratti dei «cosmeti» nel Museo Nazionale di Atene, 1968. Ritratti severiani, 1967. Wiederverwendung alter Statuen als Ehrendenkmäler bei Griechen und Römern, 2a Ed. riv. ed. ill., 1969. Bronzi orientali ed orientalizzanti a Creta nell’VIII e VII sec. a.C., 1970. Decorazione architettonica della «Piazza d’oro» a Villa Adriana, 1970. Die Etruskische Plastik des V Jahrhunderts v. Chr. und ihr Verhältnis zur griechischen Kunst, 1972. Studien zur Ikonographie der Antonia Minor, 1973. Galba, 1976. Porträttypen einer Claudischen Kaiserin, 1973. Rappresentazioni dell’oltretomba nella ceramica apula, 1977. The pre-Islamic Antiquities at the Yemen National Museum, 1978. Ancorae Antiquae. Per una cronologia preliminare delle ancore del Mediterraneo, 1979. Studi sull’arco onorario romano, 1979. Aspetti di vita quotidiana nella Roma arcaica, 1982. Archaische Statuetten eines Metapontiner Heiligtums, 1979. Xoana e Sphyrelata. Testimonianze delle fonti scritte, 1980. Torcello. Ricerche e Contributi, 1979. Un’oicina lapidaria sulla via Appia, 1979. Studi sulla città antica. Emilia Romagna, 1983. Ritrovamenti romani in Sardegna, 1981. Riuniicazione del centro di Roma antica, 1979. Salvaguardia delle zone archeologiche e problemi viari nelle città, 1979. Vita quotidiana degli Etruschi, 1982. Il gruppo bronzeo tiberiano da Cartoceto, 1988. Scritti di archeologia, 1982. Torcello. Nuove ricerche, 1982. L’arte del convito nella Roma antica, 1983. Gutti e askoi a rilievo italioti ed etruschi, 1984. Kosmos. Studi sul mondo classico, 1987. Numana: vasi attici da collezione, 1984. Schiavi e liberti dei Volusii Saturnini. Le iscrizioni del colombario sulla via Appia antica, 1984. Il Teatro romano di Fiesole. Corpus delle sculture, 1986. L’urna «Calabresi» di Cerveteri. Monumenti, Musei e Gallerie Pontiicie, 1985. Manuale di fotograia aerea: uso archeologico, 1987. Municipium Augustum Veiens. Veio in età imperiale attraverso gli scavi Giorgi (1811-13), 1987. Le terrecotte architettoniche della Venetia romana. Contributo allo studio della produzione ittile nella Cisalpina, 1987. Habitus atque habitudo militis. Monumenti funerari di militari nella Cisalpina romana, 1987. Stele romane con imagines clipeatae in Italia, 1986. Scultura e calchi in gesso. Storia, tecnica e conservazione, 1987. Gli scavi dell’oppidum preromano di Genova, 1987. Le terrecotte igurate di Cuma del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, 1987. NECROPOLI DI SAN MAGNO Roberto Marrone «L’ERMA» di BRETSCHNEIDER Roberto Marrone Necropoli di San Magno © Copyright 2016 «L’ERMA» di BRETSCHNEIDER Via Cassiodoro, 11 - 00193 Roma www.lerma.it - erma@lerma.it Progetto graico «L’ERMA» di BRETSCHNEIDER Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione di testi e illustrazioni senza il permesso scritto dell’Editore. In copertina: Foto di Roberto Marrone Necropoli di San Magno, Tomba n. 5, VII-VI sec. a.C. Roberto Marrone Necropoli di San Magno / Roberto Marrone - Roma : «L’ERMA» di BRETSCHNEIDER 2016 - 116 p. - Studia Archaeologica 212; ISBN CARTACEO 978-88-913-1201-3 ISBN DIGITALE 978-88-913-1204-4 CDD 930-1 1. Necropoli RINGRAZIAMENTI Desidero ringraziare tutti coloro che hanno permesso, con il loro contributo scientifico e morale, la realizzazione di questo volume. In particolare vorrei ricordare il Prof. Jacopo Ortalli dell’Università di Ferrara, il Prof. Livio Zerbini dell’Università di Ferrara, la Prof.ssa Arch. Adriana de Miranda dell’Università di Bologna, il maggiore Gaetano Marrone della polizia municipale di Andria, e l’architetto Maria Venditti di Napoli. Un sincero ringraziamento va inoltre al personale della biblioteca di lettere e filosofia dell’Università degli studi di Bari per avermi permesso di accedere al materiale di archivio. Roberto Marrone INDICE GENERALE PREMESSA................................................................................................................................................................ pag. 7 INTRODUZIONE .................................................................................................................................................... » 11 I - INQUADRAMENTO GEOLOGICO DELLA PUGLIA ................................................................................ » 15 1. 2. 3. 4. Geologia della Murgia.................................................................................................................................... Il clima e la vegetazione della Puglia........................................................................................................ Le prime popolazioni della Puglia ............................................................................................................ Cenni storici sulla città di Corato................................................................................................................ » » » » 15 18 20 21 II - EVOLUZIONE DELL’ARCHITETTURA SEPOLCRALE ............................................................................ » 25 1. 2. 3. 4. 5. La necropoli nelle grandi civiltà del passato: Egitto............................................................................ Architettura sepolcrale micenea ................................................................................................................ Architettura sepolcrale greca ...................................................................................................................... Architettura sepolcrale etrusca .................................................................................................................. Architettura sepolcrale romana.................................................................................................................. » » » » » 29 31 32 33 37 III - DIFFUSIONE DEI SEPOLCRI A TUMULO IN PUGLIA .......................................................................... » 43 1. Tipologia della tomba a tumulo in Puglia .............................................................................................. 2. Scoperta del sito archeologico zona di San Magno............................................................................ » » 44 45 IV - TOMBE DI SAN MAGNO: PRIMA CAMPAGNA DI SCAVO ................................................................ » 51 » » » » » » » » 58 70 74 78 79 84 86 92 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. Catalogo della prima campagna.............................................................................................................. Seconda campagna di scavo .................................................................................................................... Catalogo della seconda campagna di scavo ...................................................................................... Terza campagna di scavo............................................................................................................................ Catalogo della terza campagna di scavo .............................................................................................. Quarta campagna di scavo ........................................................................................................................ Catalogo della quarta campagna di scavo .......................................................................................... Quinta campagna di scavo ........................................................................................................................ 9. 10. 11. 12. 13. Catalogo della quinta campagna di scavo .......................................................................................... Sesta campagna di scavo .......................................................................................................................... Catalogo della sesta campagna di scavo.............................................................................................. Ulteriori scavi .................................................................................................................................................. Catalogo delle tombe del primo e secondo scavo De Juliis .......................................................... » » » » » 94 97 97 100 100 CONCLUSIONI ........................................................................................................................................................ » 105 BIBLIOGRAFIA ........................................................................................................................................................ » 109 UNA NECROPOLI DIMENTICATA Il presente lavoro è il frutto dell’indagine che l’Autore ha svolto col fine di presentare a un pubblico non specialista un prezioso patrimonio archeologico di un’antica civiltà, che è stato finora sottovalutato e non adeguatamente tutelato. Ubicata ai piedi dell’Alta Murgia, di fronte allo svettante Castel del Monte, la necropoli di San Magno rappresenta una significativa testimonianza del nostro passato. Il sito, comprendente oltre un centinaio di tombe a tumulo, risale al periodo di passaggio dal Bronzo Finale alla prima età del Ferro. Oggi la necropoli è seminascosta da una fitta vegetazione spontanea e coltivata. La mancanza di qualsiasi forma di recinzione la espone facilmente al rischio di atti vandalici. I percorsi sterrati e mal segnalati, che la collegano alla vicina strada statale, ne rendono difficoltosa l’accessibilità. Le campagne di scavo condotte da Rodolfo Striccoli fra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90 del secolo scorso, che portarono alla luce oltre 60 tombe con pregevoli corredi funerari, e le ulteriori campagne condotte da Ettore M. De Juliis, non hanno evitato una successiva trascuratezza dell’area. Combinando l’analisi diretta dei ritrovamenti col materiale storico, architettonico e iconografico disponibile, l’Autore ha cercato di far riscoprire l’importanza del sito, ponendo l’attenzione sull’autenticità delle preesistenze archeologiche della tradizione locale. Lo studio si concentra sugli aspetti architettonici delle strutture sepolcrali, delle quali vengono individuate precise classificazioni tipologiche. Va inoltre segnalato l’accurato apparato grafico, iconografico e fotografico che rende pienamente conto di tutte le affermazioni contenute nel testo. Il volume si può suddividere in tre parti. La prima comprende la contestualizzazione storica e ambientale del sito, con particolare attenzione alle caratteristiche geologiche del territorio pugliese. La seconda parte introduce il lettore alla comprensione della evoluzione della cultura funeraria delle grandi civiltà del passato, per agevolarlo nella successiva lettura dei numerosi ritrovamenti dei monumenti sepolcrali pugliesi. L’accurata analisi tipologica delle tombe e la loro catalogazione, con i risultati delle campagne di scavo condotte da R. Striccoli e E. M. De Juliis, costituiscono pertanto il fulcro del volume. L’Autore ha infine avanzato una proposta di massima per il recupero e la valorizzazione del sito, evidenziandone l’esigenza di tutela e salvaguardia, che sembrano più affidate ad iniziative sporadiche che non ad un chiaro programma sostenuto da una strumentazione urbanistica e territoriale che ancora appare inadeguata. Sarebbero pertanto auspicabili ulteriori approfondimenti di studio; numerose apPremessa 7 paiono altresì le tombe da inventariare e tutelare. L’area, se ancora scavata, potrebbe restituire nuove testimonianze del passato. Rivalorizzato, il sito costituirebbe inoltre uno straordinario luogo di fruizione turistica. Adriana de Miranda Dicembre 2016 8 Roberto Marrone A mia Madre INTRODUZIONE Per quanto la morte possa cancellare l’esistenza di qualsiasi essere vivente, essa può diventare una fonte di scoperta e di conoscenze. I luoghi dove la morte è racchiusa, ossia le tombe, sono da secoli i luoghi di ritrovamenti archeologici di antiche civiltà. Lo scopo di questo lavoro è l’analisi storica e archeologica della Necropoli di San Magno in Puglia, ubicata nel parco dell’Alta Murgia e distante pochi chilometri dal federiciano Castel Del Monte. Il sito archeologico è caratterizzato da numerose1 tombe a tumulo risalenti alla tarda Età del bronzo inizio Età del ferro. Le tombe sono di forma circolare, delimitate da blocchi litici, e contenenti una cista rettangolare al loro interno. Nelle tombe è stata rinvenuta una notevole quantità di vasellame d’impasto, oltre ad oggetti di bronzo e di ferro. Nonostante meriti maggior considerazione ed attenzione, il sito archeologico è ancora oggi poco conosciuto. Esso è difficilmente raggiungibile, non essendo mai stato adeguatamente segnalato nei vari itinerari turistici. Il sito in questione non è stato ancora sufficientemente studiato; il materiale finora Fig. 1. Tomba n. 10 presenta la cista infestata da piante selvatiche. Introduzione 11 pubblicato, inerente le tombe di San Magno, è invero, tuttora frammentario e fornisce dati archeologici dal 1987 al 1992. Il presente studio, rivolto alla tipologia della necropoli, è consistito nella analisi storica del sito, nella catalogazione della documentazione presente negli archivi dell’Università degli studi di Bari, e nel rilievo fotografico delle tombe accessibili. Inoltre è stata avanzata una proposta di massima di valorizzazione e conservazione del sito. Dai rilievi effettuati nel mese di maggio, luglio e agosto 2015, è emerso un totale stato di abbandono del sito. Le numerose tombe sono in parte nascoste da un’incolta vegetazione e le varie ciste sono infestate da piante selvatiche2 (Fig. 1) e da licheni. Purtroppo vi è una scarsa attenzione da parte delle autorità preposte alla loro tutela. Inoltre la presenza dei cinghiali nella parte nord-occidentale dell’area archeologica ha reso impossibile l’analisi delle tombe di quella zona per la sua pericolosità. Nel corso del lavoro è emerso che gran parte del materiale archeologico rinvenuto è conservato nei magazzini del Museo Archeologico di Bari. Alcuni manufatti ceramici e metallici sono collocati invece nel Museo della Città e del Territorio3 di Corato. (Figg. 2, 3, 4, 5). Fig. 2. Boccale monoansato a vernice nera. Rinvenuto nel sepolcro VII della sesta campagna di scavo. 12 Roberto Marrone Fig. 3. Bracciale e anelli di bronzo, rinvenuti nel sepolcro C. Fig. 4. Fibula “ad occhiali” in bronzo. Fig. 5. Orlo a tesa inadorno. Introduzione 13 NOTE Le tombe indagate dal 1987 al 1992 sono 62. Ci sono oltre una sessantina di tumuli ancora da indagare. Comunque la ricerca è legata alla conoscenza del fenomeno dolmenico pugliese. 2 Esempio tomba n.10 della prima campagna di scavo. 3 Museo della città e il territorio. Via Trilussa - Corato (BA). 1 14 Roberto Marrone Capitolo I INQUADRAMENTO GEOLOGICO DELLA PUGLIA L’origine geologica della Puglia ha inizio a partire dal paleozoico superiore. Essa presenta diverse tappe evolutive che hanno interessato le differenze litologiche delle rocce di cui è costituita, come i calcari, le argille e le arenarie. La fase di orogenesi4 porta alla formazione di: a) l’avampaese apulo, che corrisponde al promontorio del Gargano, all’altopiano delle Murge e alle Serre Salentine; b) la fossa bradanica, che corrisponde al Tavoliere delle Puglie ed alla Fossa Premurgia; c) la catena appenninica meridionale, che corrisponde all’area montuosa subappenninica e comprende anche i monti della Daunia. In Italia meridionale, il processo di orogenesi ha coinvolto una porzione della superficie terrestre nota come placca apula. Questa è stata ed è tuttora interessata dalla convergenza fra la placca africana e la placca europea, ed ha determinato prima la formazione della catena montuosa alpina (circa 23 milioni di anni fa), e poi la formazione della catena appenninica. La placca apula era caratterizzata nel suo interno da piattaforme carbonatiche separate da bacini marini. La piattaforma carbonatica si riconosce dai grandi ammassi rocciosi calcari del Gargano, della Murgia e del Salento. 1. GEOLOGIA DELLA MURGIA La Murgia rappresenta la porzione centrale dell’Avampaese Apulo ed è caratterizzata da precisi aspetti geologici, morfologico-strutturali, idrogeologici e pedologici. L’altopiano murgiano, che si estende da nord-ovest a sud-est, è caratterizzato da un paesaggio uniforme con alture non accentuate. Raggiunge circa 700 m s.l.m.; ad esempio, il monte Caccia è alto 680 metri, mentre Torre Disperata raggiunge un’altezza di 686 metri. È ricco di forme carsiche2 (Fig. 1), fra cui spiccano i cosiddetti “Puli”3 (Fig. 2) che possono raggiungere dimensioni notevoli, fino a 600 m di diametro e fino a cento metri di profondità. Sono ampie doline da crollo, formatesi per erosione e cedimento delle volte di enormi cavità sotterranee. Dal punto di vista geologico-tettonico, la Murgia si presenta come una piattaforma Per una lettura storica 15 Fig. 1. Matera. “Gravina”. Fig. 2. Foto di Giuseppe Carlucci “ Pulo di Altamura”(BA). 16 Roberto Marrone Fig. 3. Carta geologica schematica della Puglia con indicazione della Murgia bassa e della Murgia alta. carbonatica di età mesozoica (piattaforma carbonativa apula) il cui spessore può raggiungere i 2500-3000 m. È costituita da calcari e da calcari dolomitici cretacei, denominati “Gruppo dei Calcari delle Murge” 4. Verso la fine del Cretaceo Superiore (70-60 milioni di anni fa) l’intera piattaforma ha subìto un graduale sollevamento, con la conseguente emersione di una regione molto estesa, nella quale va compresa l’attuale Puglia, ed è stata ulteriormente sollecitata da fenomeni di collisione tra le Zolle Eurasiatica e Africana e di fagliamento a carattere distensivo, e a decorso prevalentemente appenninico. Questi fenomeni hanno modificato l’originario assetto orizzontale degli strati della piattaforma. Si sono così determinati i primi depositi residuali, noti con il nome di ‘terre rosse pugliesi’, connessi anche con la nascita e lo sviluppo della fenomenologia carsica5. Per quasi tutta l’era Terziaria continuò il fenomeno di emersione dell’attuale territorio pugliese, iniziato già alla fine dell’era precedente; la parte emersa, formata in prevalenza da rocce calcaree, fu esposta dunque agli agenti climatici, con la conseguente erosione e dissoluzione chimica delle rocce carbonatiche e la formazione della morfologia tipicamente carsica. Durante il Terziario, inoltre, il blocco murgiano è stato interessato da faglie a prevalente andamento appenninico, che hanno creato una struttura a gradinata, sia verso l’Appennino, sia lungo l’Adriatico, dividendo l’altopiano in due blocchi minori, indicati con il nome di Murge alte, nel tratto interno, a nord-ovest, e Murge basse, o Premurgia che scende a gradoni verso la fascia costiera, a sud-est6 (Fig. 3). All’inizio del Pliocene medio-superiore e per tutto il Pleistocene inferiore, buona parte dell’avampaese apulo venne sommerso dalle acque. L’abbassamento tettonico regionale favorì l’ingressione marina7, dando così inizio ad una nuova fase sedimentaria, detta “ciclo della Fossa Bradanica”. Sulle aree periferiche del basamento calcareo murgiano, infatti, si depositarono i sedimenti del ciclo della Fossa Bradanica, costituiti da calcareniti, argille, sabbie e conglomerati8. Inquadramento geologico della Puglia 17 A partire dal Pleistocene superiore si verificò la fine dell’ingressione marina e l’inizio di una tendenza tettonica contraria alla precedente, che determinò un nuovo sollevamento e la concomitante regressione marina, cioè una progressiva emersione dell’area. Il ritiro del mare, iniziato circa un milione di anni fa, fu condizionato anche da variazioni del livello marino dovuto al verificarsi di fasi glaciali (abbassamento del livello marino) e interglaciali (innalzamento del livello del mare). Per effetto della regressione del mare legata alle variazioni del livello marino per cause glacio-eustatiche e al sollevamento tettonico9, si determò la chiusura del ciclo bradanico e l’affioramento dal mare di buona parte del blocco murgiano10. I successivi periodi di stasi nel sollevamento, combinati con gli effetti glacio-eustatici, modellarono ulteriormente l’area a partire dal Pleistocene medio, conferendole l’aspetto attuale. Sia lungo la costa adriatica che lungo quella ionica, l’altopiano murgiano risulta dunque bordato da terrazzi marini post-calabriani, allungati quasi parallelamente alla costa, interrotti da scarpate ben visibili lungo il lato bradanico tra Minervino e Gravina di Puglia, lungo quello ofantino e adriatico, e tra Conversano e Ostuni. Tali scarpate sono riconducibili ad originarie ripe di abrasioni o a piani di faglia, e sono interpretabili come antiche linee di costa contrassegnate da depositi di spiaggia, cordoni litorali, dune di sbarramento costiero di età via via più recente procedendo dalle aree più elevate fino al mare. Queste scarpate costituiscono gli elementi naturali di raccordo tra i succitati terrazzi marini. Per quanto riguarda l’aspetto più strettamente litostratigrafico e litologico, la serie delle rocce carbonatiche mesozoiche è suddivisa nelle unità stratigrafiche del ‘Calcare di Bari’ e del ‘Calcare di Altamura’, e sono separate da una lacuna stratigrafica contrassegnata da depositi continentali bauxitici nelle Murge di Spinazzola, da depositi sabbioso-marnoso-argillosi nei dintorni di Corato, Ruvo di Puglia e Fasano e Ostuni11. 2. IL CLIMA E LA VEGETAZIONE DELLA PUGLIA La Puglia costituisce la porzione più orientale della penisola italiana. È bagnata dal Mar Ionio e dalla porzione meridionale del Mar Adriatico. È una regione d’Italia caratterizzata da clima spiccatamente Mediterraneo. E’ possibile tuttavia riconoscere la presenza di almeno cinque aree climatiche omogenee, in relazione alla topografia e al contesto geografico, entro le quali si individuano aree a cui corrispondono caratteristiche fitocenosi. I limiti topografici delle diverse aree sono stati determinati partendo dai valori di temperatura dei mesi più freddi (gennaio e febbraio). Una prima area climatica omogenea comprende la parte più elevata del promontorio del Gargano, e del preappennino dauno e una piccola area presso Gravina di Puglia (BA) dove, per l’accentuata continentalità, si ha il dominio di boschi a Quercus cerris L ( Il cerro)12. Una seconda area climatica omogenea occupa tutta la parte nordoccidentale delle Murge, la pianura di Foggia sino al litorale adriatico settentrionale, i fianchi nord-orien18 Roberto Marrone Fig. 4. Lino delle fate piumoso meridionale. Foto di Pancrazio Campagna. tali del preappennino dauno sino a quote comprese tra 500 e 600 m, nonché le aree comprese tra le isoipse di 400 e 850 m del promontorio del Gargano. Influenzata dal settore geografico nordorientale e dalla vicina catena appenninica, la zona presenta anch’essa una spiccata continentalità con una vegetazione dominata da Q. pubescens Willd. ascrivibili al Quercion pubescenti (la roverella). Nell’ambito di questa area climatica i territori caratterizzati da elevata aridità estiva ospitano praterie xeriche a Stipa austroitalica Martinovsky (Il lino delle fate piumoso meridionale) (Fig. 4) e Festuca circumme-diterranea Patzke (Festuca mediterranea). Una terza area climatica, inizia dalla depressione di Gioia del Colle e segue la morfologia del complesso collinare murgiano orientale. Corrisponde al comprensorio delle Murge sudorientali. L’area è caratterizzata da boschi a Quercus trojana Webb (Il fragno), quasi totalmente degradati a pascoli arborati dalla millenaria azione antropica. Una quarta area climatica omogenea comprende l’estremo sud della Puglia e la pianura di Bari con le aree collinari murgiane limitrofe. Le fitocenosi più caratteristiche sono date da boscaglie e macchie a Quercus coccifera L. (la quercia spinosa), e da stadi più degradati della corrispondente serie di vegetazione, come ad esempio, le garighe a Thymus capitatus (L.) Hoffmgg. et Link (il timo arbustivo) e a Sarcopoterium spinosum (L.) Spach (lo spinaporci) del Salento meridionale. Una quinta area climatica omogenea occupa tutta l’ampia pianura di Brindisi e Lecce e il promontorio del Gargano a quote comprese tra 150 e 400 m. La vegetazione è caratterizzata da Quercus ilex L. (il leccio) che, in prossimità delle coste, viene sostituito da Pinus halepensis Mill. (il pino d’Aleppo) e da sclerofille termofile della macchia mediterranea. Nella pianura di Brindisi e Lecce, le colture hanno quasi completamente cancellato la vegetazione originaria che è tuttavia ancora riconoscibile per la presenza lungo la costa di ridotti lembi di specie meso-termofile del Quercion ilicis Br.-Bl. 1936. Inquadramento geologico della Puglia 19