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Il mio modello NetLogo sul fenomeno del racket mafioso. Presentazione in italiano e descrizione del modello in inglese. Lo puoi trovare qui http://terna.to.it/tesineEconofisica/State-Mafia_model.htm
Pierre Marie Nicolas Léon Duguit 2 nasce a Libourne, amena cittadina non distante da Bordeaux, il 4 febbraio 1859, e muore nel capoluogo della Gironda il 18 dicembre 1928 3 . Nell'intraprendere gli studi di giurista, si inscrive a pieno titolo nella tradizione familiare: suo padre, Paul Duguit 4 , era infatti, a sua volta, avvocato, poi distaccato presso il tribunale di Libourne. Léon conclude brillantemente i suoi studi, iniziati nel 1876, e, nel 1882, porta a termine due tesi di dottorato, con cui si guadagna una medaglia d'oro, che la città di Bordeaux gli conferisce per il suo valore scientifico 5 . Nel 1882, a soli ventritre anni, supera l'agrégationcon una dispensa per limiti d'età -in un concorso tra i cui partecipanti figurano Hauriou, Michoud, Berthélemy. Docente agrégé presso la facoltà 6 2 Si faccia innanzitutto riferimento al Dossier personnel a lui dedicato presso gli Archives nationales, n., 17/26737. Per gli aspetti biografici relativi alla sua figura, cfr. M. LABORDE-LACOSTE, La vie et la personnalité de Léon Duguit, Atti del Congrès commémoratif du centenaire de la naissance du doyen Léon Duguit, numero monografico della «Revue juridique et economique du sud-ovest», nn. 3-4, 1959, pp. 93-114, nonché M.A.-J. BOYÉ, Souvenirs personnel sur Léon Duguit, ivi, pp. 115-128. La vie de Bordeaux ha pubblicato una sintesi dell'intervento di Marcel Labord-Lacoste nel convegno dedicato al centenario della nascita di Duguit, dal titolo Le centenaire d'un grand juriste et d'un homme de bien, pubblicato il 6 giugno 1959, pp. 2 e ss. Un rigoroso necrologio di Duguit è quello di A. PAGANO, Léon Duguit (1859-1928, in «Rivista internazionale di filosofia del diritto », 1929, pp. 470-473. 3 Cfr. il necrologio comparso ne La Gironda, il 22 dicembre 1928; i discorsi pronunciati in quell'occasione sono raccolti nel volumetto A la mémoire de Léon Duguit, Bordeaux 1929. 4 Paul Duguit nasce in terra girondina, a Coutures-sur-Dropt il 13 dicembre 1833, si trasferisce nel 1861 a Libourne, dove abiterà fino al 1901 e dove esercita da avvocato, essendo consigliere locale dell'ordine negli anni 1904-05; proprietario di una viticoltura, quella del Château de Tourenne, in Saint-Germain-la-rivière, sindaco di questa cittadina, vi soggiorna sino alla morte, sopraggiunta nell'agosto del 1909. Pierre Paul Duguit si sposa con Jeanne Marie Caroline Fourcaud il 18 aprile 1858 a Libourne. Devo queste notizie a Jean e Bernard Guérin, Des hommes et des activités autour d 'un demi-siècle à Bordeaux, Lormont 1957, p. 904. 5 Du principe de la théorie des risques dans les stipulations (droit romain). De conflits de législations relatifs à la forme des actes civils (droit français), tesi di dottorato discusse presso l'Università di Bordeaux, anno accademico 1882-83. 8 In questo senso, Duguit condivide pienamente la «critica negativa del metodo tradizionale di Gény, dal quale pure si distacca nel suo momento costruttivo. Per il giurista lorenese, infatti (Méthode d'interprétation et sources en droit privé positif, cit., p. 120): «In cosa, dunque, consiste, semplicemente, l'abuso, che critico qui, nei processi logici del metodo tradizionale? Quest'abuso consiste, se non mi sbaglio, nel considerare, come dotate di una realtà obbiettiva permanente, delle concezioni ideali, provvisorie e puramente soggettive quanto alla loro natura. E, questa falsa maniera di vedere, che, secondo me, è un simbolo dell'assoluto realismo del medioevo, conduce a considerare, A PRIORI, tutto il sistema di diritto positivo, in un numero limitato di CA-TEGORIE LOGICHE, che sarebbero predeterminate per essenza, immutabili nel loro fondo, rette da dogmi inflessibili, non suscettibili in altri termini di adattarsi alle esigenze ed ai cambiamenti della vita». È altresì chiaro che, quando Gény parla di abuso dei processi logici tradizionali, preconizza una soluzione al problema, soluzione strettamente legata alla ridefinizione metodologica del ruolo dell'interprete, tesa alla limitazione della pretesa totalizzante della logica giuridica. Per una puntuale ricognizione dell'apporto metodologico del giurista lorenese, confrontato al realismo di Duguit, cfr. F. BATTAGLIA, L'interpretazione giuridica nella moderna letteratura francese, in «Rivista internazionale di filosofia del diritto», IX, 1929, pp. 185-237 e 376-413; importanti riferimenti, sostenuti da una solida prospettiva teorica, sono contenuti in W. CESARINI SFORZA, Sugli aspetti filosofici del libero-diritto, in «Rivista italiana per le scienze giuridiche», LIII, 1913, pp. 41-56. Più radicale, invece, anche filosoficamente, l'opzione di Duguit, il cui realismo va oltre lo spostamento dell'ordinamento sull'asse dell'interprete, giudice o giurista che sia; sugli aspetti metodologici del realismo nel giuspubblicista francese, cfr. M. PESET, Philosophie et science dans l'oevre de Léon Duguit, in «Revue de droit public », 1971, pp. 353-386. 8 acriticamente i fatti a dignità normativa 8 , da cui il giuspubblicista giustamente si dice alieno. Duguit si dichiara critico delle versioni ingenue sia del formalismo sia del realismo: la sua polemica è rivolta non verso ogni forma di astrazione o di costruzione secondo concetti in quanto tale, ma a quella modalità di elaborazione tutta soggettiva, tesa alla costruzione tanto di entità logiche, essenzialisticamente dedotte a partire da principi indimostrabili, non sottoposti al criterio della verificabilità empirica, quanto di astrazioni che smarriscono il loro valore euristico, cioè funzionale a un dato contesto storico-sociale di riferimento, finendo per assolutizzarsi, ipostatizzandosi sulla base di procedimenti di stampo formalistico. La tesi di fondo che sostiene implicitamente The Law and the State è che la formalizzazione di categorie a priori, attraverso cui l'esperienza giuridica vie-13 Ascrivibile, ma solo parzialmente, a quest'atteggiamento la riflessione di Croce, secondo cui (Filosofia della Pratica. Economia ed Etica, Laterza, Bari 1909, pp. 391-92): «Più francamente, trasporta il centro del diritto nella morale il francese Duguit; il quale concepisce il diritto come affatto diverso dalla forza; non come politica, ma anzi come limite della forza; come coscienza della solidarietà umana, alla cui regola tutti sono sottoposti, Stato e individui, forti e deboli, governanti e governati. I filosofi francesi del diritto fanno, di solito, opposizione alla scuola tedesca, in cui è preminente il carattere della forza; cosicché la filosofia giuridica francese assume, talvolta (p.e. nel Fouillée), contro la scuola tedesca, atteggiamento analogo a quello, che la "generosa" scuola economica assunse, come sappiamo, contro gli economisti inglesi».
Sistemi Intelligenti, 2019
Premessi alcuni cenni ai profili giuridici della comunicazione tramite social network, l'articolo si occupa dell'estensione (analogica?) di certe norme giuridiche, pensate per la comunicazione tradizionale, alla comunicazione attraverso social network. In particolare, si può estendere alla comunicazione via social network una norma sulle molestie recate "in luogo pubblico o aperto al pubblico"? Il problema giuridico è che nel nostro ordinamento non è consentita l'estensione analogica delle norme incriminatrici, mentre non è proibita la loro estensione "interpretativa". L'articolo presenta un argomento in favore di questo secondo tipo di estensione.
Come si mostra che nella conoscenza non potrebbe darsi obbiettività, e neppure la pretesa ad essa, se essa consistesse in copie o riproduzioni del reale, così si può dimostrare che nessuna traduzione sarebbe possibile se la traduzione mirasse, nella sua ultima essenza, alla somiglianza con l'originale. Poiché nella sua sopravvivenza, che non potrebbe chiamarsi così se non fosse mutamento e rinnovamento del vivente, l'originale si trasforma, c'è una maturità postuma anche delle parole che si sono fissate.
L'ipotesi qui ventilata è che gli Svedesi-Variaghi intorno al VII-VIII sec. d.C. cominciano a insediarsi sempre più numerosi sulle coste baltiche e da razziatori stagionali tentano il gran colpo di fondare postazioni stabili nella Pianura Russa, naturalmente lungo i fiumi. La formula è: Presentarsi alla gente autoctona in pieno assetto militare e offrirsi come difensori da eventuali attacchi di altre bande più selvagge di cui annunciano la venuta. Se i capivillaggio sono disposti a pagare per il servizio, essi si installeranno in vicinanza e proteggeranno la regione, altrimenti procederanno a razziare tutto quello che c'è. Su questo modello Vladimiro fonda la Rus' di Kiev.
Le società, per partecipare al Campionato di competenza stagione sportiva 2012/2013, devono ottenere la Licenza Nazionale e a tal fine devono effettuare gli adempimenti di seguito trascritti in relazione ai criteri economico-finanziari e legali, ai criteri infrastrutturali ed ai criteri sportivi e organizzativi.
Grandissima parte degli odierni europei, compresi logicamente i russi e gli affini slavi e i non slavi del nordest, per tutto il Medioevo sono vissuti dello sfruttamento dell'antica ed enorme foresta boreale. Oggi la selva non è più sfruttata come prima e ha " riacquistato " il suo ruolo di " polmone verde " , ma conserva i " suoi ricordi " di aver favorito milioni di uomini a sopravvivere. Per di più, come è avvenuto nella porzione " russa " a nord delle steppe ucraine, sono nati degli stati all'interno di essa strettamente collegati a questo tipo di natura e ciò a noi è sembrata una novità nella scena storica medievale europea e abbiamo dedotto di non poter prescindere dal fare un tentativo per spiegarne gli aspetti particolari e chissà più distintivi. Pensiamo alla fondazione di uno stato nell'Europa Occidentale come esempio. Quasi automaticamente lo attribuiamo al barbaro invasore, ma dobbiamo ricordare che nel VIII-IX sec. d.C. il barbaro invasore entrava e si insediava in territori dell'ex Impero Romano e che quindi, individuata una città sede di vescovado, bastava accordarsi appunto col vescovo per trasformare la regione intorno in un piccolo regno o comunque in un appannaggio soddisfacente ogni esigenza di dominio. Tutto era già organizzato secondo il modello classico conservatosi e il vescovo da quando la chiesa aveva preso il potere dopo la scomparsa o l'inefficienza dell'autorità imperiale si prendeva cura ora di tributi, tribunali, sfruttamento delle risorse, relazioni con i vicini etc. E queste sono infine delle avventure fortunate che leggiamo per parecchie élites gotiche... Nella Pianura Russa tali o simili situazioni non esistevano. Imperi a livello organizzativo, logistico, militare e di comunicazioni pari a quello romano non ce ne erano mai stati e da lungo tempo la foresta purtroppo per ragioni ideologiche prevalentemente importate era divenuta un luogo misterioso e impenetrabile. Eppure, l'abbiamo ripetuto, la foresta era il pilastro economico del mondo medievale e, come tale, se nel nordest non poteva essere trascurata in nessun budget di tipo statale come se fosse un cespite d'entrata secondario, lo stesso accadeva in Occidente dove i prodotti forestali pullulavano negli elenchi tributari carolingi. La ricerca comparata con stati localizzati in biocenosi simili in altri paesi del mondo – pensiamo a Angkor Wat o ai Maya peraltro contemporanei alla Rus' di Kiev, ma situati nelle foreste pluviali – ci suggerisce due tipi di sfruttamento più diffusi e, per quanto riguarda la Pianura Russa, abbastanza ben documentati: Al nord la raccolta e la caccia all'interno della selva e al sud ai margini della selva sotto forma di sedentarizzazione agricola. Quest'ultima maniera di vivere – parliamo meglio di orticoltura – risulta da secoli la più conveniente e per di più, superata Kiev verso sud o dopo la confluenza del Kama nel Volga sempre a valle di questa seconda corrente, esiste un'ampia fascia di suolo a loess che con la sua fertilità ha permesso nei secoli passati di esser coltivato con arnesi primitivi, sebbene ciò malgrado fornendo rese sufficienti a far vivere bene intere comunità fino a 200 persone. Se colorassimo diciamo col rosso i raggruppamenti agricoli su una carta geografico-storica del XI-XII sec. d.C., noteremmo come innumerevoli gocce piccolissime d'inchiostro vermiglio schizzato intorno a un mare verde di alberi i villaggi perlopiù slavi, ma noteremmo pure l'assenza di grandi conglomerati abitati. E questa è una tipicità da segnarsi... Dal folclore contadino della Pianura Russa, che possiamo includere in quello paneuropeo perché analogo nei contenuti alle favole e alle epopee della foresta note nel resto d'Europa, sappiamo che l'ecosistema forestale era percepito sovente come una minaccia incombente essendo infestato da esseri non troppo umani e persino non umani sotto forme fantastiche di animali feroci e mostri, dèi e folletti. Con tali presenze nell'ambiente silvicolo la tradizione pagana avvertiva che occorreva patteggiare onde evitare assalti mortali allorché l'uomo volesse addentrarvisi. Vuol ciò forse dire che esistesse una fondamentale ostilità fra chi viveva intorno o nella foresta e gli altri esseri viventi della selva che, altra tipicità da segnarsi, erano considerati per nulla inferiori in sentimenti e
AF 44, 2022
Journal of Plant Pathology & Microbiology, 2021
International Journal of Environmental Research and Public Health, 2014
Atti della XXXVII Riunione Scientifica dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria: “Preistoria e Protostoria della Calabria”, Scalea, Praia a Mare, Tortora (CS), 2002, 2004
Turkish studies, 2021
Christiani Sambo Bungin, 2024
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International Journal of English Linguistics, 2020
International Business Analytics Conference for Academic and Industry Professionals, 2024
Proceedings of 6th Eurasphalt & Eurobitume Congress, 2016
Foreign Trade Review, 2020
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Arthroscopy techniques, 2018
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The Lancet, 2021
Journal of Tourism and Gastronomy Studies, 2023
SPIE Proceedings, 2011