accademia nazionale di san luca
Quaderni degli atti 2013-2014
albo accademico
2013-2014
C arlo F ontana 1638-1714
Celebrato Architetto
convegno internazionale
presidenza
accademici nazionali
Presidente
Paolo Portoghesi
Vice Presidente
carlo lorenzetti
Ex Presidente
Guido strazza
Segretario Generale
Francesco moschini
Accademico Amministratore
Pio Baldi
Revisori dei conti
arnaldo acquarelli
Gianni dessì
serenita Papaldo
nicola dabicco (supplente)
Pittori
Getulio alviani
Vasco Bendini
agostino Bonalumi †
eugenio carmi
Bruno caruso
enzo cucchi
Gianni dessì
enrico della Torre
Pablo echaurren
Giorgio Griffa
Piero Guccione
leslie meyer
Franco mulas
Giulia napoleone
claudio olivieri
Giulio Paolini
achille Perilli
michelangelo Pistoletto
Piero Pizzi cannella
concetto Pozzati
mario Raciti
Ruggero savinio
Giacomo Soffiantino †
Guido strazza
Valentino Vago
claudio Verna
Giuseppe zigaina
consiglio accademico
è costituito dalla Presidenza, da accademici delle tre classi nazionali e, dal
2005, da un accademico cultore e da un
accademico Benemerito.
Accademici Nazionali
Pittori
concetto Pozzati
Giulia napoleone
Scultori
Tommaso cascella
Giuseppe spagnulo
Architetti
Franco Purini
Paolo zermani
Accademico Cultore
marisa dalai emiliani
Accademico Benemerito
Fabrizio lemme
Scultori
Pierpaolo calzolari
nicola carrino
Tommaso cascella
mario ceroli
nunzio di stefano
Vincenzo Gaetaniello
luigi Gheno
Paolo icaro
igino legnaghi
carlo lorenzetti
Teodosio magnoni
Luigi Mainolfi
eliseo mattiacci
maurizio nannucci
mimmo Paladino
claudio Parmiggiani
Gianni Piacentino
Giuseppe Pirozzi
arnaldo Pomodoro
alessandro Romano
Pasquale santoro
mauro staccioli
Giuseppe spagnulo
ettore spalletti
antonio Trotta
Valeriano Trubbiani
Giuliano Vangi
Grazia Varisco
Gilberto zorio
Architetti
alessandro anselmi †
enrico Bordogna
saverio Busiri Vici
luigi caccia dominioni
Guido canali
massimo carmassi
Francesco cellini
michele de lucchi
Pietro derossi
massimiliano Fuksas
Vittorio Gregotti
Glauco Gresleri
danilo Guerri
Giuseppina marcialis
carlo melograni
antonio monestiroli
adolfo natalini
aimaro oreglia d’isola
nicola Pagliara
lucio Passarelli
Renzo Piano
Paolo Portoghesi
Franco Purini
umberto Riva
luciano semerani
laura Thermes
Francesco Venezia
Paolo zermani
accademici stranieri
Pittori
Francisco aznar
William Bailey
Janež Bernik
lawrence carroll
Pierre carron
anselm Kiefer
dieter Kopp
Joe Tilson
Scultori
ariel auslender
Kengiro azuma
Tony cragg
Richard Hess
Jannis Kounellis
Hidetoshi nagasawa
nat neujean
Joachim schmettau
Richard serra
cordelia von den steinen
Architetti
oriol Bohigas Guardiola
mario Botta
Romaldo Giurgola
steven Holl
José Rafael moneo Valles
Kevin Roche
Álvaro siza Vieira
Robert Venturi
accademici cultori
Giuseppe appella
Renato Barilli
Paola Barocchi
evelina Borea
Howard Burns
maurizio calvesi
enrico castelnuovo †
Giorgio ciucci
Jean-louis cohen
claudia conforti
Joseph connors
enrico crispolti
Fabrizio d’amico
Francesco dal co
marisa dalai emiliani
andrea emiliani
Francesco Paolo Fiore
Helmut Friedel
antonio Giuliano
andreina Griseri
Pierre Gros
Hellmut Hager
Jennifer montagu
Francesco moschini
Pier nicola Pagliara
antonio Paolucci
antonio Pinelli
Joseph Rykwert
salvatore settis
christof Thoenes
Bruno Toscano
lorenza Trucchi
Rosalba zuccaro
Roma, Palazzo carpegna
22 - 24 ottobre 2014
Atti a cura di
Giuseppe Bonaccorso
Francesco moschini
accademici benemeriti
James ackerman
Pio Baldi
Gabriella Belli
carlo Bertelli
Richard Bösel
Bruno cagli
angela cipriani
Roberto conforti
Kurt W. Forster
Jörg Garms
elisabeth Kieven
Fabrizio lemme
christoph luitpold Frommel
Paolo marconi †
olivier michel
Henry millon
Karl noehles
serenita Papaldo
maria Vincenza Riccardi
scassellati sforzolini
Pierre Rosenberg
Francesco sisinni
Francesco Taddei
matthias Winner
Jack Wasserman
accademia nazionale di san luca
accademia nazionale di san luca
indice
Quaderni degli atti 2013-2014
Numero speciale allegato agli Atti 2013-2014
a cura di
Giuseppe Bonaccorso
Francesco moschini
Atti del convegno internazionale
9
carlo fontana 1638-1714
Celebrato Architetto
carlo Fontana
Principe dell’accademia
Giuseppe Bonaccorso
Francesco Moschini
90
carlo Fontana, stage designer
Dominique Lauvernier
l’ambizione dell’architetto:
progetti e architetture per lasciare un segno
Roma, Palazzo carpegna
22 - 24 ottobre 2014
99
«La Maestria di eccellenti artefici»
note a margine di un rilievo della cappella
cybo di carlo Fontana
Fabio Colonnese
109
carlo Fontana architetto di giardini nelle
ville chigi e a Villa colonna sul Quirinale:
indagini preliminari
Carla Benocci
carlo fontana tra celebrazione e censura
Comitato scientifico
Giuseppe Bonaccorso, elisabeth Kieven, Francesco moschini, Paolo Portoghesi
Convegno organizzato da
accademia nazionale di san luca
Bibliotheca Hertziana - max-Planck-institut für Kunstgeschichte Roma
13
Fontana versus Borromini
una cerniera nella cultura del barocco
Paolo Portoghesi
21
carlo Fontana e Bernini
Marcello Fagiolo
29
l’attualità della bottega di carlo Fontana:
precettistica, apprendistato e professione
Giuseppe Bonaccorso
116
38
Sulla grafica di Carlo Fontana
Elisabeth Kieven
la trasformazione barocca di carlo Fontana
per il palazzo di Flavio chigi a san Quirico
Angela Marino
124
carlo Fontana a siena: idee e ipotesi
progettuali fra tradizione e innovazione
Bruno Mussari
in collaborazione con il
dipartimento di ingegneria dell’impresa - università degli studi di Roma Tor Vergata
genealogia familiare ed esordi architettonici
45
Cura redazionale
laura Bertolaccini
Revisione testi
elena eramo
nicoletta marconi
carla Trovini
La pubblicazione è stata sottoposta alla valutazione
di lettori esterni.
Le fotografie che accompagnano l’inizio di ciascun
capitolo sono state gentilmente concesse da Paolo Portoghesi
e dalla Fototeca Hertziana, Collezione Oscar Savio
Intorno ai Fontana: spunti anagrafici e
ipotesi interpretative
Stefania Bianchi
Antonio Trapletti
52
Fontana e gli odescalchi
Andrea Spiriti
59
la collaborazione tra carlo Fontana e l’atelier
di carlo Rainaldi nell’ambito dei cantieri delle
chiese gemelle a piazza del Popolo
Dimitri Ticconi
68
carlo Fontana e la razionalizzazione
dell’impulso barocco. l’esordio per i chigi e
altri interventi nei castelli Romani
Simona Zani
un ruolo nella storia: propaganda e
ambizione trattatistica
133
carlo Fontana: il perno “internazionale”
dell’architettura barocca, nelle grinfie
dei pregiudizi degli storici dell’arte
Werner Oechslin
148
la costruzione della carriera di carlo Fontana:
il ruolo delle stampe
Aloisio Antinori
155
Wondrous inversion: empiricism and carlo
Fontana’s Tempio Vaticano
Kimberley Skelton
164
una restituzione in senso inverso: il progetto
di carlo Fontana per il colosseo
Erik Wegerhoff
teatro e scenografie
idraulica e infrastrutture
stampato in italia da litografTodi
nel mese di dicembre 2017
© 2017 accademia nazionale di san luca, Roma
www.accademiasanluca.eu
Tutti i diritti riservati
issn 2239-8341
isbn 978-88-97610-20-5
77
81
Gian lorenzo Bernini, carlo Fontana,
Romano carapecchia: tre artisti nel teatro
romano della seconda metà del seicento
Elena Tamburini
Scenografia ed Effimero nell’eredità di
carlo Fontana: il mecenatismo del
cardinale carlo colonna
Alessandro Spila
171
carlo Fontana e i progetti per il Tevere
María Margarita Segarra Lagunes
181
i diversi approcci alla scienza idraulica di
carlo Fontana e cornelius meyer, con una
nota su Ponte Felice
Fabrizio Di Marco
189
197
dagli Effetti delle acque di Vincenzo della
Greca all’Utilissimo trattato delle acque
correnti: metodo, fonti e apografia in Carlo
Fontana teorico
Marisa Tabarrini
carlo e Girolamo Fontana: tecnici al servizio
dei colonna
Michela Lucci
committenti stranieri, progetti per l’estero e
fontana e l’antico:
289
299
307
cantieri controllati a distanza
205
216
sulla ricezione spagnola di carlo Fontana
tra sei e settecento
Jorge Fernández-Santos Ortiz-Iribas
Sara Muniain Ederra
carlo Fontana e il santuario di loyola:
progettazione italiana e pratiche costruttive
spagnole
Iacopo Benincampi
223
carlo Fontana e i rappresentanti imperiali a Roma
Friedrich Polleroß
233
carlo Fontana and Bohemia: architect’s vision
and builder’s reality around 1700
Pavel Kalina
240
carlo Fontana e l’architettura dei palazzi
nobiliari: da Roma alla mitteleuropa
Tommaso Manfredi
i viaggi e i committenti
316
carlo Fontana e Palladio: il progetto per «un
casino in Venetia»
Lorenzo Finocchi Ghersi
256
«Huomo... abbondante di parole»
all’«acquisto... di tanti padroni»: il viaggio di
carlo Fontana in lombardia
Andrea Bonavita
Sergio Monferrini
267
carlo Fontana e il duomo di milano
Francesco Repishti
272
carlo Fontana e i progetti per napoli
Maria Gabriella Pezone
281
un restauro irrealizzato
Progetti per l’abside della cattedrale di napoli
e il contributo di carlo Fontana
Valentina Russo
«Per accompagnare l’antico»: Carlo Fontana
e il restauro / riuso dei monumenti antichi
Enrico Da Gai
The legacy of carlo Fontana: nicola michetti
and the Pallavicini Rospigliosi chapel in san
Francesco a Ripa
John Pinto
401
l’eredità svedese di carlo Fontana
Gli architetti della corona di svezia, da
nicodemus Tessin il vecchio a carl Gustav Tessin
Saverio Sturm
381
architettura e arte plastica di carlo Fontana
e leonardo Retti nell’altare maggiore di santa
maria in Traspontina: un connubio perfetto
Francesco Amendolagine
Federico Bulfone Gransinigh
Abdul Kader Moussalli
409
la lezione di carlo Fontana in danimarca:
tecniche e modelli
Elena Manzo
418
nelle terre degli “eretici”
l’opera degli allievi di carlo Fontana in sicilia
Marco Rosario Nobile
Domenica Sutera
Particolarità e “incongruenze” del portico
settecentesco di santa maria in Trastevere
Maria Vitiello
carlo Fontana architetto per la Reverenda
Fabbrica di san Pietro
Marcello Villani
Per la Basilica Vaticana: la cappella del
Battesimo, il trasporto del sepolcro porfirico
di Ottone II e altri «straordinari riattamenti»
Nicoletta Marconi
professione e conoscenza tecnica
329
carlo Fontana sculturae inventor
il ruolo dell’architetto nei cantieri di scultura
del tardo barocco romano
Alicia Adamczak
335
Roma 1700: pareri e perizie di carlo Fontana
sull’architettura e sulla città
Maria Grazia D’Amelio
Fabrizio De Cesaris
344
Carlo Fontana e la cupola di Montefiascone
alla luce di nuovi rilievi
Hermann Schlimme
350
carlo Fontana e i sistemi costruttivi per gli
apparati effimeri. Il catafalco di Pedro II in
sant’antonio dei Portoghesi
Barbara Tetti
«di lingua italiana»
251
376
dal progetto al restauro
insegnamento e apprendistato presso fontana:
tra atelier e accademia
359
carlo Fontana, la formazione dell’architetto e il
«senso pratico del mestiere»
Rosa Maria Giusto
367
Piante e profili geometrici – pensieri e prospettive
Tecnica e immaginazione nei disegni di
Fontana e Juvarra
Giuseppe Dardanello
carlo e il rapporto con allievi, epigoni
e collaboratori
ricordo di hellmut hager
387
426
Hager e gli anni italiani
Elisabeth Kieven
427
Hager e gli anni americani
Giuseppe Bonaccorso
431
english abstracts
a cura di Carla Trovini
396
early impacts in the German lands of
carlo Fontana’s colosseum church design
(J.l. von Hildebrandt and m.d. Pöppelmann)
Peter Heinrich Jahn
«le vieux chevalier charles Fontana vit-il
encore ou non?». Nicodemus Tessin e l’eredità
di Fontana nel nord europa
Martin Olin
la costruzione della carriera di carlo Fontana:
il ruolo delle stampe
Aloisio Antinori
Q
uesto studio mostrerà che durante l’ottavo e il nono decennio del Seicento, cioè nel
periodo decisivo della sua ascesa professionale, carlo Fontana utilizzò più volte il
medium della stampa per presentare tempestivamente al pubblico, nel contesto di
prestigiose imprese editoriali, alcune delle opere che stava
realizzando. Questa strategia di autopromozione si basò
sul rapporto che l’architetto aveva instaurato con l’editore
Giovanni Giacomo de Rossi, culminò verso il 1688 nella
raccolta intitolata Disegni di vari Altari e Cappelle e giunse
a interessare l’intera europa centrale anche attraverso le
ristampe dei volumi de Rossi pubblicate a norimberga
intorno al 1690.
La stampa con il progetto per la cupola di Santa Maria di
Montesanto
la trattazione del nostro tema può prendere avvio
da un’immagine a stampa prodotta da Fontana prima
dell’inizio del suo rapporto con l’editore de Rossi. si
tratta dell’incisione datata 20 marzo 1674 (fig. 1), nella
quale l’architetto presenta una propria inattuata proposta
di qualche tempo prima per il tamburo e la cupola della
chiesa carmelitana di santa maria di montesanto in
piazza del Popolo1, un edificio progettato inizialmente da
Carlo Rainaldi e poi affidato a Fontana – sebbene ancora
sotto la supervisione di Bernini – dopo una prolungata
sospensione dei lavori2. sotto l’immagine architettonica
Fontana pone il testo di una lunga dedica al prelato siciliano
matteo orlandi3, che fino alla sua recentissima nomina a
vescovo di cefalù4 era stato il generale dei carmelitani, e
in quella posizione si era rivolto a Fontana non soltanto
per l’importante fabbrica in piazza del Popolo, ma
anche per la realizzazione del nuovo altare maggiore di
santa maria in Traspontina, la principale chiesa romana
della congregazione5. la pubblicazione del progetto
per santa maria di montesanto va considerata perciò
in primo luogo un omaggio presentato dall’architetto
a Orlandi, cioè a colui che era in quel momento il suo
più importante committente, per manifestargli la propria
deferente gratitudine in occasione del suo passaggio al
nuovo prestigioso incarico. è evidente, tuttavia, che la
stampa persegue anche un intento autopromozionale. Per
il modo in cui è impaginata in funzione del messaggio che
comunica, essa anticipa di quasi vent’anni alcune tavole
del Ponte Senatorio e del Tempio Vaticano. infatti il
prospetto della chiesa, nel quale la rigorosa applicazione
del metodo della proiezione ortogonale si integra a un
elaborato uso delle ombre, è accompagnato in alto da due
cartigli, che per mezzo di un testo esplicativo (a sinistra)
e una piccola sezione orizzontale (a destra) espongono
148
con chiarezza la proposta – presentata da Fontana come
un’occasione perduta – di ridurre ad apparente circolarità
la pianta ovale della cupola variando gradualmente lo
spessore murario del tamburo e l’aggetto dei contrafforti.
in modo analogo a quanto farà nelle sue opere letterarie
degli anni novanta, Fontana vuole dunque mostrare a
professori e intendenti di architettura, e specialmente
al pubblico dei suoi potenziali committenti, di saper
risolvere brillantemente un problema di natura formale
grazie alla solidità delle proprie competenze tecniche.
La tavola con la facciata del Palazzo Bigazzini a San
Marco per i nuovi disegni dell’architetture, e piante de’
palazzi di Roma
se la stampa con il progetto per santa maria di montesanto
appare ancora riferibile alla dinamica dei rapporti che nel
XVii secolo convenzionalmente legavano un architetto
al suo committente, il secondo caso in esame ci pone
di fronte a una situazione nuova. si tratta della tavola
con la facciata del Palazzo Bigazzini (poi Bolognetti e
Torlonia) a San Marco (fig. 2), che compare (tav. 43) nei
1. C. Fontana, progetto per il tamburo e la cupola della chiesa di Santa
Maria di Montesanto a Roma, ante 1674, incisione di S.F. Delino.
carlo fontana 1638-1714 Celebrato Architetto
sopra: 2. C. Fontana, progetto per la facciata del Palazzo Bigazzini (poi
Bolognetti e Torlonia) in piazza San Marco a Roma, 1676-1677 ca.,
incisione di S.F. Delino, da nuovi disegni dell’architetture, e piante de’
palazzi di Roma de’ più celebri architetti, Roma, Giovanni Giacomo
De Rossi, s.d., tav. 43. a destra, dall’alto: 3. G. Vasi, veduta del palazzo
e della piazza di San Marco a Roma, incisione, da Magnificenze di
Roma antica e moderna, libro Quarto, Roma, Niccolò e Marco
Pagliarini, 1754, tav. 65. Sulla sinistra è visibile la facciata del Palazzo
Bigazzini (poi Bolognetti e Torlonia). 4. Roma, Palazzo Bigazzini (poi
Bolognetti e Torlonia) in piazza San Marco, foto, ante 1902, Roma,
Museo di Roma, AF 2199.
Nuovi disegni dell’architetture, e piante de’ palazzi di
Roma de’ più celebri architetti, una raccolta realizzata da
Giovanni Battista Falda per Giovanni Giacomo de Rossi
come ideale continuazione, all’interno di un volume in
due parti, dei Palazzi di Roma di Pietro Ferrerio, che
lo stesso editore aveva acquisito e stampato intorno al
16556. i Nuovi disegni furono pubblicati certamente
tra il 1671 e il 1677, sia perché recano una dedica al
cardinale camillo massimo, che ottenne la porpora
nel dicembre del 1670 e morì il 12 settembre 1677, sia
perché già figurano nell’Indice delle stampe de Rossi
del 16777. sappiamo che il conte perugino Giovanni
antonio Bigazzini acquistò un fabbricato sulla piazza il
5 dicembre 1672 e affidò subito dopo a Carlo Fontana,
come riferisce anche Pascoli8, l’incarico di trasformarlo
in una prestigiosa residenza. Poiché tuttavia, com’è stato
chiarito da Giovanna curcio, i lavori non ebbero inizio
prima della primavera del 16789, è molto probabile che
carlo Fontana abbia disegnato egli stesso, sulla base del
progetto che andava elaborando fin dal 1673, la tavola
da inserire nella pubblicazione di de Rossi. si potrebbe
supporre che la tavola sia stata introdotta, in sostituzione
di un’altra, in una successiva edizione dell’opera. Questa
ipotesi dev’essere però esclusa, perché il monumentale
portale a quattro piedritti di cui Fontana dotò il palazzo
è rappresentato nell’incisione con due colonne e due
paraste, mentre fu alla fine eseguito con quattro colonne,
come appare sia nella veduta (tav. 65) di Giuseppe Vasi
per il Libro Quarto delle Magnificenze di Roma Antica
e Moderna (1754) (fig. 3), sia nelle foto di fine Ottocento
(fig. 4). Dunque Fontana ottenne che nei Nuovi disegni
fosse inserita una tavola relativa a una sua opera che –
unico caso nella raccolta – non era stata ancora realizzata.
sorprendentemente, de Rossi accettò di pubblicare un
disegno di progetto presentato come immagine di un
edificio esistente, e lasciò che l’architetto si occupasse
Un ruolo nella storia: propaganda e ambizione trattatistica
anche della sua trasposizione su rame. Questa operazione
fu infatti eseguita da un collaboratore di Fontana, simone
Felice delino10, anziché da Falda come per tutte le altre
tavole11. come dobbiamo interpretare la disponibilità di
de Rossi nei confronti di Fontana? entrambi di origine
lombarda e nati a soli sette anni di distanza, i due dovevano
conoscersi bene, e possiamo immaginare che abbiano a
un certo punto concluso un accordo di collaborazione.
da quest’intesa de Rossi ottenne – oltre a utili relazioni
con l’accademia di san luca – una consulenza altamente
qualificata, che certamente influì anche sulla sua decisione
di cominciare a presentare gli edifici in proiezione
ortogonale. Fontana, da parte sua, ne ricavò le importanti
occasioni che stiamo qui considerando per far conoscere
e apprezzare il proprio lavoro. Significativa di questa
contiguità professionale tra de Rossi e Fontana appare,
del resto, la loro tendenza ad avvalersi degli stessi
collaboratori in modo scambievole: infatti nella carriera
di simone Felice delino (o semplicemente simone Felice,
come spesso si firma) il rapporto con carlo Fontana
sembra aver preceduto e verosimilmente introdotto
quello con Giovanni Giacomo de Rossi12, mentre nel caso
di Alessandro Specchi si verificò il contrario13.
La tavola con la facciata di San Marcello per gli insignium
Romae Templorum Prospectus
Passiamo ora a considerare gli Insignium Romae
Templorum Prospectus, pubblicati anch’essi da Giovanni
Giacomo de Rossi. la prima edizione dell’opera porta
la data del 1683 e comprende, dopo un frontespizio e
un’antiporta, cinquantadue tavole recanti, tutte tranne
una, disegni in proiezione ortogonale14. in una seconda
149
accademia nazionale di san luca
edizione apparsa con lo stesso titolo soltanto un anno
più tardi, la raccolta fu ampliata con l’aggiunta di quindici
nuove tavole15, relative all’oratorio dei Filippini (nn. 3133), a san marcello al corso (38), a sant’ivo alla sapienza
(40-42), a santa maria in via lata (51), ai santi ambrogio
e carlo al corso (52 e 53), a santa maria in campitelli
(55-57), a santa maria di loreto (61) e a santa maria della
Pace (72)16. l’aggiornamento incluse dunque anche la
facciata di San Marcello di Carlo Fontana (fig. 5), vale a
dire un’opera che, sebbene in didascalia la si dica «extructa
A.° 1683», non era in realtà ancora terminata, giacché nel
1683 fu ultimato il rivestimento in travertino, ma nel 1684,
anno di pubblicazione della tavola, si lavorava ancora
alla definizione del secondo ordine17. infatti rispetto alla
stampa pubblicata nei Prospectus, il livello superiore della
facciata realizzata (fig. 6) presenta numerose differenze, le
più importanti delle quali riguardano il finestrone centrale,
cancellato dall’invenzione dell’edicola inserita nel timpano
dell’ordine di colonne binate che inquadra l’ingresso, e
le volute in forma di palma raccordanti i due livelli, per
le quali si preferì un disegno semplificato. Molto vicino
alla stampa è invece il foglio conservato nella collezione
Tessin di stoccolma18 (fig. 7), sul quale una mano coeva
scrisse in effetti: «il cav. Fontana l’inventò e disegnò
per la facciata di s. marcello nel corso di Roma. Questo
disegno servì per farne la stampa, parmi però variato
dall’Opera». Così come aveva già fatto per Palazzo
Bigazzini, Fontana convinse dunque de Rossi a inserire
nell’edizione 1684 dei Prospectus la rappresentazione
della sua opera più recente, sebbene questa fosse – si tratta
nuovamente dell’unico caso nel volume – ancora lontana
dal completamento. Per l’incisione del rame egli fornì
naturalmente all’editore l’ultima versione del progetto,
e uno dei disegni eseguiti in quella circostanza finì tre
anni più tardi nella disponibilità di nicodemus Tessin il
Giovane, che lo portò con sé a stoccolma.
Carlo Fontana e i disegni di vari altari e cappelle
Tra il marzo del 1688 e la fine del 1689, Giovanni
Giacomo de Rossi pubblicò un secondo volume di
stampe sulle chiese romane, comprendente cinquanta
tavole dedicate questa volta agli interni: i Disegni di vari
Altari e Cappelle19. è stato più volte messo in evidenza il
particolare rilievo che in quest’opera è dato, nella scelta
dei soggetti rappresentati e in alcune didascalie, all’attività
di ciro Ferri20, che peraltro cessò di vivere nel settembre
di quello stesso 1689. è del tutto evidente, tuttavia, che
nella progettazione editoriale dei Disegni una speciale
attenzione venne rivolta anche alle opere di carlo Fontana.
Va notato infatti in primo luogo che, non considerando
Ciro Ferri, Fontana è di gran lunga il più rappresentato
tra i cinque architetti viventi le cui opere entrarono
nella raccolta. a lui sono dedicate infatti ben sei tavole,
relative a quattro realizzazioni: la cappella cybo in santa
Maria del Popolo (tavole 4 e 5) (fig. 8), il già ricordato
altare maggiore di santa maria in Traspontina (tav. 27),
la cappella Ginnetti in sant’andrea della Valle (tavole
38 e 39) e la perduta cappella dell’assunta nel collegio
clementino dei somaschi (tav. 40). degli altri quattro
architetti, sono pressappoco coetanei di Fontana soltanto
mattia de Rossi (1637-1695), presente con due opere e
peraltro molto vicino al ticinese specialmente nell’ambito
dell’accademia di san luca, e antonio Gherardi (16381702), al quale è dedicata una sola tavola. Appartengono
invece alla generazione precedente Giovanni antonio
de Rossi (1616-1695), di cui sono riprodotte due opere,
e Carlo Rainaldi (1611-1691), del quale è presentato
soltanto il recente (1680) altare maggiore della chiesa
dei santi nomi di Gesù e maria. ancora più indicativa
dell’egemonia di Fontana è la posizione che all’interno
del volume fu riservata alla più importante delle sue
quattro opere, cioè la Cappella Cybo in Santa Maria
del Popolo. le due tavole relative alla cappella voluta
in basso, da sinistra: 5. C. Fontana, progetto per la facciata della chiesa di San Marcello al Corso a Roma, 1683 ca., incisione di G.F. Venturini, dalla seconda
edizione di insignium Romae Templorum Prospectus, Roma, Giovanni Giacomo De Rossi, 1684, tav. 38. 6. Roma, San Marcello al Corso, facciata,
1681-1703. 7. C. Fontana, facciata della chiesa di San Marcello al Corso, disegno preparatorio per l’incisione della tav. 38 dell’edizione del 1684 degli
insignium Romae Templorum Prospectus, Stoccolma, National Museum, H Cels 11.
8. C. Fontana, Cappella Cybo in Santa Maria del Popolo a Roma,
sezione trasversale verso l’altare e sezione longitudinale con piante
parziali, incisioni, da disegni di vari altari e cappelle, Roma, Giovanni
Giacomo De Rossi, s.d. (1688 o 1689), tavole 4 e 5.
da alderano cybo, che era stata consacrata l’8 agosto
1687, sono situate infatti in apertura della raccolta, subito
dopo quelle che presentano la cappella chigi nella stessa
basilica. L’intento è ovviamente quello di riprodurre nel
libro il rapporto che tra le due cappelle esiste all’interno
della chiesa, dove si aprono una di fronte all’altra. Ma è
chiaro che si vuole anche affermare la possibilità di un
confronto tra la cappella consacrata due anni prima e la
più importante cappella del Rinascimento romano, e
alludere all’esistenza di una continuità tra il classicismo
di Raffaello, che Bellori indicava ormai da un ventennio
come la più alta manifestazione dell’idea del bello, e
il nuovo classicismo contemporaneo di Fontana. nei
Disegni di vari Altari e Cappelle, dunque, il rapporto
tra Giovanni Giacomo de Rossi e carlo Fontana –
che intanto, nel 1686, era stato eletto per la prima volta
principe dell’accademia di san luca21 – subì una netta
evoluzione. Questa volta l’editore non si limita a inserire
tra i molti edifici riprodotti un progetto di Fontana in
corso di esecuzione, ma offre al pubblico un’antologia
delle opere dell’architetto, nel quadro di un’operazione
critica intesa a porre in evidenza l’importanza storica del
suo lavoro. ci si dovrà chiedere, allora, se i contenuti e la
struttura dei Disegni debbano essere integralmente riferiti
all’ideazione di Ciro Ferri, come è stato proposto, o se
invece la cura della pubblicazione non sia stata affidata da
de Rossi proprio a carlo Fontana, che utilizzò certamente
disegni forniti da Ferri e forse in rapporto con l’attività
dell’accademia medicea di Roma (1673-1686), ma poté
anche allestire una controllata e tuttavia non sommessa
autocelebrazione.
stampe di primo piano nella norimberga dell’ultimo
terzo del XVii secolo22, nonché pronipote del celebre
Joachim von sandrart (1606-1688), l’autore della Teutsche
Academie, e figlio dell’importante incisore Jakob II
(1630-1708). della prima opera sandrart mantenne lo
stesso titolo, mentre quello italiano della seconda fu
latinizzato in Altaria et Sacella varia Templorum Romae.
le tavole di de Rossi furono copiate nello stesso formato
in folio, e da tali copie fu eseguita direttamente l’incisione
dei rami, senza preoccuparsi del fatto che, così facendo,
le tavole dell’edizione tedesca sarebbero ovviamente
risultate in controparte rispetto alle originali. inoltre
in alcuni casi – per esempio nel volume conservato
presso la Biblioteca Braidense di milano23, che contiene
entrambe le opere e dal quale sono tratte le immagini
che qui si presentano – i fogli delle tavole di sandrart
furono rilegati dopo essere stati piegati in due (fig. 9),
evidentemente nella convinzione che un volume di minor
formato potesse essere proposto a un più ampio mercato.
l’edizione tedesca degli Insignium Romae Templorum
Prospectus riproduce quella romana integralmente24,
mentre gli Altaria et Sacella varia Templorum Romae
si possono considerare un’edizione ridotta dei Disegni,
perché includono, oltre al frontespizio, solo trentotto
tavole anziché quarantanove. sandrart decise dunque,
per motivi che non conosciamo, di non riprodurre undici
tavole dell’edizione originale, tra cui le due relative alla
cappella chigi in santa maria del Popolo25. negli Altaria
et Sacella varia venne quindi a cadere il parallelo tra
l’opera di Raffaello e la cappella cybo, che lontano dal
contesto culturale romano sarebbe risultato del resto assai
meno pregnante. le tavole con opere di Fontana, d’altra
parte, arrivarono ad essere quasi un sesto del totale. di
grande interesse è la circostanza, passata fino ad oggi
inosservata, che un certo numero di tavole dell’edizione
tedesca dei Prospectus portano la firma come incisore di
Johann Baptist Homann (1664-1724), ossia di colui che
sarebbe diventato il più importante cartografo tedesco
del XViii secolo. la presenza di Homann nei Prospectus
di sandrart ci aiuta anzitutto a determinare il periodo
di pubblicazione dell’opera, che nel frontespizio non
reca alcuna data. nato nel 1664 presso Kammlach, in
Baviera, e formatosi nel cattolicesimo, Homann giunse a
9. insignium Romae Templorum Prospectus, Nürnberg, Johann
Jakob von Sandrart, s.d. [1689-1690 ca.], frontespizio, incisione.
altaria et sacella varia Templorum Romae, Nürnberg, Johann Jakob
von Sandrart, s.d. [1689-1690 ca.], frontespizio, incisione, dalla tavola
originale di Ciro Ferri per disegni di vari altari e cappelle.
Le edizioni dei Prospectus e dei disegni pubblicate da
Johann Jakob von Sandrart
in una data sconosciuta, che cercheremo qui di precisare,
sia degli Insignium Romae Templorum Prospectus sia dei
Disegni di vari Altari e Cappelle fu pubblicata un’edizione
tedesca per iniziativa di Johann Jakob von sandrart (16551698), disegnatore, incisore, editore e commerciante di
150
carlo fontana 1638-1714 Celebrato Architetto
Un ruolo nella storia: propaganda e ambizione trattatistica
151
accademia nazionale di san luca
10. C. Fontana, progetto per la facciata della chiesa di San Marcello
al Corso, 1683 ca., incisione, da insignium Romae Templorum
Prospectus di Johann Jakob von Sandrart, cit., tav. 36, incisione di
J.B. Homann dalla tav. 38 dell’edizione del 1684 di disegni di vari
altari e cappelle. Si noti il ribaltamento dell’immagine rispetto alla
tavola originale (qui fig. 5).
norimberga nel 1687, chiedendo alle autorità cittadine di
sostenerlo nel percorso di conversione al protestantesimo
che intendeva compiere, e che giunse formalmente a
compimento nel marzo del 168826. nella città francone,
verosimilmente proprio presso la stamperia dei sandrart,
il giovane Homann apprese anche in breve tempo l’arte
dell’incisione, e nel 1690 firmò per la prima volta alcune
tavole di una grande opera cartografica sul Ducato di
savoia27, un’impresa alla quale collaborava anche Jakob
ii sandrart, il padre di Johann Jakob. è molto probabile
che Homann abbia lavorato ai Prospectus di sandrart
proprio in questo periodo d’esordio compreso tra il 1689
e il 1690. dal 1691, infatti, egli si dedicò completamente
alla realizzazione di una innovativa carta del territorio
di norimberga, nella quale introdusse importanti novità
tecniche che lo imposero fin da allora come un maestro
dell’incisione cartografica. Le tavole firmate da Homann
sono sei e si riferiscono a cinque capolavori del barocco
romano. si tratta della sezione di san carlo alle Quattro
Fontane (tav. 13), della sezione di sant’agnese in agone
(tav. 16), del prospetto del Palazzo della sapienza verso
sant’eustachio (tav. 38) con una sezione di sant’ivo
(tav. 39), della sezione di santa maria in campitelli (tav.
54) e proprio della facciata di san marcello al corso di
carlo Fontana (tav. 36)28 (fig. 10). Non sappiamo se, nella
pubblicazione di sandrart, Homann sia stato autore
152
esclusivamente di queste tavole o se ne abbia invece
realizzate anche altre, scegliendo poi di firmarne soltanto
sei. In entrambi i casi, tuttavia, è significativo che l’opera di
carlo Fontana, appena terminata, ottenga a norimberga
la stessa speciale attenzione riservata ai celebrati capolavori
di Borromini e di Carlo Rainaldi. Così come non è da
escludere che Homann – che negli anni seguenti divenne
una personalità molto nota e stimata ben oltre i confini
della Baviera, tanto che nel 1714 fu chiamato a far parte
dell’accademia Prussiana delle scienze e nel 1715 ottenne
da carlo Vi il titolo di cartografo imperiale – abbia
egli stesso in qualche misura contribuito a diffondere
la conoscenza e l’apprezzamento delle architetture di
carlo Fontana. in ogni caso, le edizioni tedesche dei
libri de Rossi, più agevolmente reperibili e meno costose
delle originali, conobbero una vasta diffusione in tutto
l’impero, nel regno di Prussia e nella confederazione
elvetica29, e superando i confini di quei territori giunsero
in qualche caso fino in Italia. È interessante rilevare, ad
esempio, che nel 1722 il grande collezionista e scrittore
d’arte Francesco maria niccolò Gabburri (1676-1742),
che visse stabilmente a Firenze e non compì mai lunghi
viaggi, possedeva tanto dei Prospectus quanto dei Disegni
l’edizione tedesca e non quella romana30, che in apparenza
avrebbe potuto procurarsi più facilmente31. sempre a
Firenze un esemplare degli Altaria et Sacella varia, che
potrebbe essere proprio quello appartenuto a Gabburri32,
entrò a far parte della biblioteca privata dei lorena
quando questa venne gradualmente ricostituita in Palazzo
Pitti a partire dal 1771, cioè dopo la donazione, voluta dal
granduca Pietro leopoldo, dell’antica Biblioteca mediceolotaringia Palatina alla Biblioteca magliabechiana, nucleo
della futura Biblioteca nazionale33. Per quanto riguarda
infine l’edizione tedesca dei Prospectus, va segnalato che
anche leopoldo cicognara (1767-1834) ne possedette
un esemplare, acquistato poi nel 1824, come tutti i libri
d’arte dello studioso ferrarese, dalla Biblioteca apostolica
Vaticana34.
note
1
Un esemplare di questa stampa è in Roma, Istituto Nazionale
per la Grafica, FC 37122 (volume storico 35. H. 10).
2
Non è precisabile il momento in cui Fontana aveva elaborato
la proposta poi pubblicata. sul suo rapporto con la fabbrica in
questione si vedano specialmente h. hager, Zur Planungs- und
Baugeschichte der Zwillingskirchen auf der Piazza del Popolo:
S. Maria di Monte Santo und S. Maria dei Miracoli in Rom,
«Römisches Jahrbuch für Kunstgeschichte», 11, 1967-1968, pp.
189-306: 215-256, in particolare sulla stampa in esame p. 240; id.,
Zwillingskirchen an der Piazza del Popolo, in Rom: Meisterwerke
der Baukunst von der Antike bis heute: Festgabe für Elisabeth
Kieven, a cura di ch. strunck, Petersberg 2007, pp. 414-419.
3
Il testo della dedica è il seguente: «Ill.mo e Rev.mo Sig.re
monsig.re matteo orlandi Vescovo di cefalù. Restariano sepolte
[sic] nell’oblivione i favori di V. s. ill.ma che prodigamente mi diede,
quando era meritissimo Generale della Religgione carmelita, nel
fare il presente disegno, se nella publica luce non fusse esposto dalla
mia devotiss.ma osservanza per memoria delle mie debolezze, e
delle sue Gratie. Offero a V.S. Ill.ma una vittima, che è sua, con viva
speranza d’esserle gradita, benche non affettuata nell’opra; p[er] che
il suo cuore tutto religioso non sa refiutare un disegno delineato
che è sacro, fatto a proportione del suo comando et Umilmente la
riverisco. di V. s. ill.ma e Rev.ma devotiss[i]mo et obed[ientissi]mo Serv[itor]e Carlo Fontana».
carlo fontana 1638-1714 Celebrato Architetto
4
la data della nomina di matteo orlandi a vescovo della diocesi
siciliana dovette essere di poco precedente – o forse coincidere – con
quella del 20 marzo 1674, apposta da Fontana sulla stampa. infatti
egli fu presentato dal re di spagna – che esercitava quest’antica
prerogativa per tutti i vescovi di sicilia – il 29 aprile dello stesso
anno, assunse formalmente l’incarico il 25 giugno e il 1° luglio fu
consacrato a Roma dal cardinale camillo massimo.
5
sull’altare maggiore della Traspontina, che si può considerare
il primo grande successo professionale di carlo Fontana, si veda c.
catena, Traspontina. Guida storica e artistica, Roma s.d. [1954],
pp. 51-55. catena fu il primo a esaminare il fascicolo delle «notizie
della fabbrica dell’altar magg.re di Traspontina fatta nel Generalato
del R.mo P. matteo d’orlando, poi Vescovo di cefalù, col disegno
molto stimato dell’insigne architetto carlo Fontana. nell’anno
1674», conservato in Archivio di Stato di Roma, Carmelitani Calzati
di s. maria in Traspontina, 4, («notizie di Funzioni ecclesiastiche
spettanti alla Chiesa della Trasp[ontin]a dall’Anno 1609 al 1761»),
cc. 47r-96v. da questi documenti risulta che la costruzione dell’altare
prese avvio già nel febbraio del 1673 e che la sua consacrazione ebbe
luogo il 23 dicembre 1674.
6
su entrambe le pubblicazioni, e anche sull’edizione tedesca in
tre parti che ne realizzò Johann Jacob von Sandrart e che è datata
1694, si veda British Architectural Library, Early Printed Books
1478-1840, i-V, compiled by n. savage, a. shell, P.W. nash, G.
Beasley, J. meriton coast, Royal institute of British architects,
london-melbourne-münchen-new Jersey 1994-2003, ii, 1995, pp.
595-597.
7
Indice delle stampe intagliate in rame, al bulino, all’acqua
forte esistenti nella Stamperia di Gio. Giacomo De Rossi in Roma
alla Pace, in Roma, nella stamperia della Reverenda camera
apostolica, 1677, p. 14: «Palazzi della città di Roma de’ più celebri
architetti con le loro piante, e misure, disegnati da Pietro Ferrerio,
intagliati all’acqua forte, libro primo in 42. mezzi fogli imperiali
per traverso / Palazzi di Roma de’ celebri architetti, con le loro
piante, spaccati, e misure, disegnati, & intagliati all’acqua forte da
Gio. Battista Falda, libro secondo in 60. mezzi fogli imperiali per
traverso».
8
l. pascoli, Vite de’ Pittori, Scultori, ed Architetti Moderni,
2 voll., Roma 1730-1736, ii, pp. 543-544.
9
g. curcio, Carlo Fontana: Palazzo Bigazzini, in g.
curcio-l. spezzaferro, Fabbriche e architetti ticinesi nella Roma
barocca, milano 1989, pp. 136-139. Bigazzini si trovò in seguito
nell’impossibilità di far fronte agli ingenti debiti contratti per
portare avanti la fabbrica. I suoi beni furono allora confiscati nel
giugno del 1700 e il 21 luglio 1701, dopo una stima eseguita da carlo
e Francesco Fontana, il palazzo fu venduto all’asta e acquistato dai
Bolognetti per 70.000 scudi.
10 si legge infatti sulla tavola «simon Felice delino sculp. con
licen. de Sup.i». Anche l’incisione del progetto per Santa Maria
di Montesanto, che abbiamo già esaminato, era stato affidata da
Fontana a simone Felice delino. su questo incisore e architetto, che
spesso si firmò soltanto «Simone Felice», si veda m. bevilacqua,
Documenti per il tardo barocco romano. Casa Panizza e l’opera
dell’architetto Simone Felice Delino, «Palladio», 2, 1989, 3, pp.
133-142; s. iacobini, Simone Felice Delino, in In Urbe architectus.
Modelli, Disegni, Misure. La professione dell’architetto. Roma 16801750, catalogo della mostra (Roma, 1991), a cura di B. contardi e
G. curcio, Roma 1991, pp. 349-350; l. volpe, Felice, Simone, in
Dizionario Biografico degli Italiani, 46, Roma 1996, pp. 49-50. cfr.
anche infra la nota 12.
11 in un’edizione successiva dei Nuovi disegni figura, con il
n. 27, anche un’altra tavola non eseguita da Falda. Il soggetto è la
pianta del casino nobile della Villa Borghese, e la tavola, che reca
come riferimento editoriale «nella stamp.a di dom.co de Rossi
erede di Gio. Giacomo de Rossi in Roma alla Pace, con Privilegio»,
fu «Diseg.ta da Carlo Quadri Architetto» e «Intag.ta da Antonio
Barbey». Nell’inventario della British Architectural Library (cfr.
nota 5) si ipotizza che l’esemplare presente in quella collezione sia
stato pubblicato tra il 1696, data d’inizio dell’attività conosciuta di
carlo Quadri, e il 1702, anno dell’ultimo lavoro noto di Barbey,
vale a dire le tavole da lui firmate come incisore nel primo volume
dello Studio d’Architettura Civile. Poiché nell’Indice delle stampe
de Rossi del 1677 le tavole dei Nuovi disegni sono già sessanta,
dobbiamo ritenere che la tavola di Quadri e Barbey sia stata inserita
nella raccolta al posto di un’altra.
Un ruolo nella storia: propaganda e ambizione trattatistica
12 oltre alle tavole con il progetto per la cupola di santa maria
in montesanto (1674) e per la facciata del Palazzo Bigazzini (1675
ca.), simone Felice delino (1654 ca.–1697) disegnò intorno al 1679 la
veduta a volo d’uccello – incisa e pubblicata soltanto nel 1773 – con
il progetto del maestro per la villa di Flavio chigi a cetinale presso
Siena (un esemplare della stampa è in Roma, Istituto Nazionale per
la Grafica, FC 97, volume storico 26. F. 6): cfr. h. hager, Carlo
Fontana, in Storia dell’architettura italiana. Il Seicento, a cura di a.
scotti Tosini, milano 2003, pp. 238-261: 242-244. è invece probabile
che la sua collaborazione con Giovanni Giacomo de Rossi abbia preso
avvio qualche tempo dopo la morte di Falda nell’agosto 1678, quando
l’editore affidò a lui il completamento dell’opera di Falda sui Giardini
di Roma, chiedendogli di eseguire le cinque tavole – due piante e tre
vedute – relative alla Villa Borghese al Pincio e alla Villa Pamphilj.
13 alessandro specchi (1666-1729) incise nel 1690 le tavole
disegnate da Girolamo Fontana per l’opuscolo che illustrava la
«festa teatrale» di Giuseppe Domenico De Totis sul tema della
Caduta del regno dell’Amazzoni, che si era svolta presso la residenza
dell’ambasciatore di spagna in occasione delle nozze di carlo ii. Poi
nel 1692, con l’opera sul Ponte Senatorio, prese avvio la sua lunga
collaborazione con carlo Fontana. ma il rapporto di specchi con
Giovanni Giacomo de Rossi era precedente e risaliva almeno al
1687. in quell’anno egli realizzò per lui una Veduta interiore della
gran Basilica di S. Pietro in Vaticano, che nel sottotitolo dichiara
di aver disegnato sulla base di un rilievo originale. Qualche tempo
dopo eseguì anche le tre tavole finali (nn. 48-50) dei Disegni di vari
Altari e Cappelle, menzionati per la prima volta nell’Indice delle
stampe di de Rossi del 1689.
14 su questa pubblicazione di de Rossi si veda ora p.
placentino, Gli insignium Romae Templorum Prospectus, in
Studio d’Architettura Civile. Gli atlanti di architettura moderna e
la diffusione dei modelli romani nell’Europa del Settecento, a cura
di A. Antinori, pp. 235-247, con bibliografia precedente. L’unica
tavola della raccolta in cui il soggetto è presentato in prospettiva è
quella relativa a Santa Maria di Montesanto, firmata come incisore
da Giovanni Battista Falda, che certamente traspose su rame un
disegno già esistente.
15 se si fa riferimento alla numerazione, la seconda edizione
dei Prospectus presenta diciotto tavole in più della prima, poiché la
pianta della Basilica di san Pietro con l’antistante piazza, la facciata
di sant’ignazio e quella di sant’andrea della Valle furono pubblicate
nel 1683 su tavole doppie ripiegate, mentre nel 1684 si utilizzarono,
per ciascuno di questi soggetti, due tavole distinte e numerate
singolarmente (rispettivamente tavole 9 e 10, 26 e 27, 43 e 44).
16 dell’oratorio dei Filippini, di sant’ivo e di santa maria
in campitelli sono presentati, su tre distinte tavole, la pianta, il
prospetto della facciata e una sezione. ai santi ambrogio e carlo si
riferiscono due tavole recanti la pianta e il prospetto della facciata.
Una sola tavola è dedicata a San Marcello (prospetto e pianta della
facciata), a santa maria in via lata (prospetto della facciata), a santa
maria di loreto (pianta, prospetto e sezione parziali) e a santa
maria della Pace (veduta prospettica).
17 le quattro statue del coronamento furono collocate in opera
soltanto nel 1703: curcio-spezzaferro, Fabbriche e architetti, cit.,
p. 132, note 13 e 14.
18 sul disegno preparatorio della tav. 38 dei Prospectus –
conservato a stoccolma, national museum, H cels 11 – si veda la
scheda di martin olin in m. olin-l. henriksson, Architectural
Drawings I. Ecclesiastical and Garden Architecture (“nicodemus
Tessin the Younger: sources, Works, collections”, iV), stockholm
2004, p. 58, n. 41 e inoltre m. olin, Nicodemus Tessin the Younger
and the De Rossi books: a vision of Roman architecture in
eighteenth-century Sweden, in Studio d’Architettura Civile, a cura
di a. antinori, cit., pp. 185-211: 202. Ringrazio martin olin per
avermi fornito la riproduzione del foglio. un altro disegno della
facciata di san marcello, diverso dall’opera eseguita anche in alcuni
dettagli del livello inferiore, si conserva a Berlino, Kunstbibliothek,
Hdz 1090. si tratta in questo caso di un foglio che, diversamente
da quanto è stato talvolta proposto, non ha alcuna relazione con
la pubblicazione di de Rossi. infatti il rilevamento delle misure
interne al disegno, gentilmente eseguito da christiane salge, ha
evidenziato che la facciata del foglio di Berlino e quella della tavola
dei Prospectus hanno dimensioni discordanti.
19 su quest’opera si veda ora specialmente a. antinori, I
disegni di vari altari e cappelle, in Studio d’Architettura Civile,
153
accademia nazionale di san luca
a cura di a. antinori, cit., pp. 249-258 e id., Rappresentare Roma
moderna. La stamperia De Rossi alla Pace tra industria del libro e
cultura architettonica (1648-1738), ivi, pp. 11-69: 33-36.
20 sul rapporto tra ciro Ferri e i Disegni richiamò per primo
l’attenzione carlo cresti: c. cresti, L’Accademia Medicea
a Roma, 1673-1686, in Gian Lorenzo Bernini architetto e
l’architettura europea del Sei-Settecento, atti del convegno
(Roma, 1981), a cura di G. spagnesi e m. Fagiolo, 2 voll., Roma
1983-1984, ii, pp. 443-457: 448.
21 contemporaneamente stava entrando nella fase decisiva anche
il suo impegno, avviatosi fin dal 1680, per la realizzazione del libro
sul Tempio Vaticano. il 26 febbraio 1687, infatti, Fontana presentò
alla Fabbrica di San Pietro la richiesta di un finanziamento di 300
scudi per la produzione di quel volume. si veda specialmente h.
hager, Osservazioni su Carlo Fontana e sulla sua opera del Tempio
Vaticano (1694), in Il Barocco Romano e l’Europa, atti del convegno
(Roma, 1987), a cura di m. Fagiolo e m.l. madonna, Roma 1992,
pp. 83-149: 87-88. molte delle notizie fornite da Hager derivano
da g. beltrami, Di alcune pubblicazioni riguardanti la Basilica
Vaticana promosse dalla Rev. Fabbrica di S. Pietro, «La Bibliofilia»,
17, 1925-1926, pp. 18-23 e appendice alle pp. 27-30. un nostro
studio sulla vicenda è in corso di pubblicazione in «The Burlington
Magazine».
22 conosciamo i libri e le stampe di Johann Jakob von sandrart
presenti nel magazzino del suo negozio al momento della sua morte
nel 1698: r.a. peltzer, Sandrart-Studien, II. Das Nachlaßinventar
des Nürnberger Kunstverlegers Johann Jakob von Sandrart von
1698, «Münchner Jahrbuch der bildenden Kunst», n.s., 2, 1925, pp.
147-165. in particolare, Peltzer pubblicò (pp. 162-164) l’elenco dei
«Bücher und Kupfferstuck, zur Handlung gehörig, auch Papier
und Kupffer-Blatten», nel quale sono inventariati (p. 163) «Dreyßig
exemplaria Romanischer capellen, jedes pro einen Gulden... 30
Gulden», e alla voce successiva «Drey und zwanzig Exemplaria
Romanische Tempel, jedes pro 30 Creuzer... 11 Gulden 30 Creuzer»
(un Guld corrispondeva a 60 Kreuzer). Nell’elenco figurano anche
26 copie dei Giardini di Roma (valutate 12 Kreuzer l’una), 25 copie di
una pubblicazione sui Palazzi di Roma in due parti (stimate 1 Guld
l’una), e 20 copie di una terza parte, o volume, sui Palazzi di Roma,
evidentemente con un minor numero di fogli perché valutata soltanto
20 Kreuzer la copia. Quanto ai rami, nel negozio si conservavano (p.
164) 19 lastre relative ai Giardini, 74 delle tre parti dei Palazzi e 115
lastre delle «Kirchen und Capellen». Su Johann Jakob von Sandrart
si veda anche la scarna voce in Neue Deutsche Biographie, 22, 2005,
pp. 428-429. sulle sue edizioni delle opere di Giovanni Giacomo de
Rossi: ch. salge, The reception of De Rossi books in eighteenthcentury Germany and Austria, in Studio d’Architettura Civile, a cura
di a. antinori, cit., pp. 165-183: 168-169.
23 nonostante l’aiuto gentilmente fornitomi da alcuni funzionari
della Biblioteca Braidense, non è stato possibile far luce sulla
provenienza e sulla data di acquisizione del volume (oggi alla
collocazione c.18.0722). Ringrazio in particolare il dott. aldo coletto.
24 nell’esemplare dell’edizione tedesca dei Prospectus conservato
presso la Bibliotheca Hertziana di Roma manca, rispetto all’edizione
italiana, soltanto l’ultima tavola (n. 72), cioè quella che presenta la
veduta prospettica di santa maria della Pace incisa da dominique
Barrière per l’edizione del 1658 della Roma ricercata nel suo sito di
Fioravante martinelli.
25 le altre tavole dei Disegni di vari Altari e Cappelle non presenti
negli Altaria et Sacella varia sono le due con il Baldacchino e con
la cattedra di san Pietro, quella con il monumento sepolcrale di
santa Francesca Romana in santa maria nova, le due riguardanti la
cappella caetani in santa Pudenziana e le quattro che rappresentano
la cappella sistina e la cappella Paolina in santa maria maggiore.
26 dopo un decennio inquieto, durante il quale un temporaneo
riavvicinamento alla fede cattolica lo costrinse ad abbandonare la
città che lo aveva accolto, Homann fece definitivamente ritorno
a norimberga nel 1698. nel 1702 vi aprì una propria stamperia,
avviando un’intensa produzione di atlanti geografici e astronomici
scientificamente all’avanguardia. Negli anni successivi il suo
prestigio crebbe al punto che nel 1715 carlo Vi lo nominò cartografo
imperiale, decretando che a tutte le sue pubblicazioni si applicasse la
tutela del privilegio, ossia che ne fosse vietata la riproduzione. dopo
la sua morte nel 1724, la ditta da lui fondata fu portata avanti dal
figlio Johann Christoph, e in seguito continuò ad esistere, con la
denominazione di «Homannschen Erben», fino al 1848. Su Johann
154
Baptist Homann si veda specialmente la documentata voce di Franz
Xaver Pröll in Neue Deutsche Biographie, 9, 1972, pp. 582-584.
27 l’opera, intitolata Gelegenheit und heutiger Zustand des
Hertzogthums Savoyen und Fürstenthums Piemont […] beschrieben
durch J.G.D.T., fu pubblicata dall’editore Johann andreas endter.
come emerge dai testi che accompagnano le tavole, fu realizzata
anche nell’intento di celebrare il ritorno della comunità valdese in
Piemonte, il cosiddetto «Glorioso Rimpatrio», che era avvenuto
l’anno precedente.
28 Va notato tra l’altro che il complesso della sapienza, santa
maria in campitelli e san marcello sono tre degli otto soggetti
che Giovanni Giacomo de Rossi aveva aggiunto alla raccolta nella
seconda edizione del 1684.
29 scorrendo i cataloghi delle maggiori biblioteche storiche della
Germania, dell’austria, della Repubblica ceca e della svizzera
tedesca, si scopre infatti che esemplari delle edizioni italiane dei libri
de Rossi si conservano soltanto in quelle città che nel corso del XViii
secolo furono, per varie circostanze, centri di cultura di particolare
rilievo. ad esempio la raccolta dei Disegni di vari Altari e Cappelle,
certamente la più importante per la diffusione della conoscenza
delle opere di Carlo Fontana, è presente soltanto nelle biblioteche di
Hannover e di augsburg (augusta), e inoltre in quella di erlangennürnberg, dove pervenne con i libri appartenuti a Wilhelmine di
Prussia, moglie del margravio Friedrich di Brandeburg-Bayreuth e
grande committente di architettura a Bayreuth tra il 1735 e il 1755.
un esemplare dell’edizione tedesca dell’opera, gli Altaria et Sacella
varia, si trova invece in Germania nella Herzog august Bibliothek
di Wolfenbüttel e nella universitäts - und landesbibliothek
sachsen-anhalt di Halle (saale); in svizzera nella zentral - und
Hochschulbibliothek di lucerna e presso la universitätsbibliothek
di Basilea, alla quale pervenne con la biblioteca di Jakob Burckhardt
(1818-1897); a Praga presso la Biblioteca nazionale della Repubblica
ceca. Per quanto riguarda la diffusione dell’edizione romana e di
quella tedesca degli Insignium Romae Templorum Prospectus, la
situazione che si riscontra è molto simile.
30 cfr. il catalogo redatto nel 1722 dei disegni e delle stampe di
Francesco maria niccolò Gabburri, Descrizione dei disegni della
Galleria Gabburri in Firenze, conservato presso la Biblioteca
nazionale centrale di Firenze e ora consultabile anche online
in www.memofonte.it, alla c. 292: «libro XXXXViii. Per alto
palmi 17 chiuso, largo palmi 14, legato all’olandese in cartapecora.
di stampe 73, intitolato Insignium Rome templorum prospectus,
di Giovanni Jacomo sandrart, stampato in norimberga / libro
XXXXiX. compagno in tutto e per tutto dell’antecedente. di
stampe 40 in tutto, col frontespizio di ciro Ferri. intitolato Aras,
imagines, symulacra [Deo] sanctisque suis exstruimus ponimus, di
Giovanni Jacomo Sandrart». Si veda anche (in libera consultazione
online) l. simonato, «Il credulo Sandrart». La ricezione della
Teutsche academie (e delle sue riedizioni) tra Sette e Novecento,
«Studi di Memofonte», 3, 2009, pp. 1-10: 5.
31 Non è noto per quale via Gabburri entrò in possesso dei
due volumi. sappiamo però da antonio magliabechi (1633-1714)
che già alla fine del nono decennio del Seicento era divenuto
troppo costoso acquistare i libri stampati nei paesi dell’europa
centrale dai librai veneziani, come si era fatto per molti anni in
precedenza, e conveniva piuttosto rivolgersi ai lionesi oppure ai
Blaeu di amsterdam. egli scrive al granduca cosimo iii nel 1688:
«Questa è una regola generale che se i libri sono stampati in Francia,
costeranno a V.a.R. quasi la metà in meno a fargli venire da lione,
che a commettergli a Venezia, e mentre fossero stampati in olanda,
in inghilterra e nella Germania, molto maggiore vantaggio avrà a
fargli commettere al signor Blaeu che ai signori combi [a Venezia]»:
a. mirto, Stampatori, editori, librai nella seconda metà del Seicento,
ii, I grandi fornitori di Antonio Magliabechi e della corte medicea,
Firenze 1994, p. 165, nota 18. Ringrazio lucia simonato per le sue
utili segnalazioni.
32 anche sulla dispersione delle collezioni e specialmente della
biblioteca di Francesco maria niccolò Gabburri dopo la sua
morte, abbiamo informazioni frammentarie: g. perini, Gabburri,
Francesco Maria Niccolò, in Dizionario Biografico degli Italiani, 51,
Roma 1998, pp. 8-10.
33 si tratta del volume oggi in Firenze, Biblioteca nazionale
centrale, Fondo Palatino, 9. 6. 6. 3.
34 il volume si conserva oggi in città del Vaticano, Biblioteca
apostolica Vaticana, Fondo cicognara, X. 3873.
carlo fontana 1638-1714 Celebrato Architetto
Wondrous inversion:
empiricism and carlo Fontana’s Tempio Vaticano
Kimberley Skelton
i
n late seventeenth-century Rome, the publisher
Giovanni Francesco Buagni made a surprising
decision: he published carlo Fontana’s idiosyncratic,
costly and cumbersome Tempio Vaticano only five
years after he had produced his first book and during
years when he was publishing primarily small volumes,
for instance dramatic works1. comprised of nearly 500
pages and addressing topics as diffuse as the ancient
Roman history of the Vatican site and domed structures
across the world, Tempio Vaticano seemed potentially a
little desirable and even little useful book. one had to
turn merely a few pages in order to find a disclaimer from
Fontana himself about the volume’s lack of structure. He
urged, «[L]et it not seem strange to anyone…[to find]
things which are completely unrelated to what we had
promised» amongst the first pages of his volume; readers
will find chapters on architectural representation and on
measurement units across europe, but Fontana nevertheless assured them that all was in order2. seventeenthcentury readers could have readily learned about st.
Peter’s from other, more clearly structured volumes.
Within the past two decades, carlo Padredio and
Giovanni Battista Falda had produced Descrittione fatta
della chiesa antica e moderna di S. Pietro, and Giovanni
Battista costaguti had brought out Architettura della
Basilica di S. Pietro in Vaticano3. While Padredio and
Falda offered engravings showing old st. Peter’s and
seventeenth-century st. Peter’s, costaguti provided a
brief historical introduction before meticulously detailed
illustrations of seventeenth-century st. Peter’s. certainly,
Tempio Vaticano offered little risk to Buagni since either
Fontana or the congregazione would have paid for the
paper on which it was printed and since Buagni already
knew Fontana from the Discorso di Monsignor Gio: Carlo
Vespignani sopra la facile riuscita di restaurare il Ponte
Senatorio for which Fontana had executed the
illustrations4. Yet if readers simply found Tempio Vaticano
too confusing, even the reputation of carlo Fontana, the
head of the accademia di san luca since 1692, could not
guarantee good sales and so respect for Buagni; Fontana’s
Utilissimo trattato delle acque correnti, also published by
Buagni only two years later in 1696, sold few copies5.
despite the seemingly unwieldy nature of Tempio
Vaticano, however, Buagni had recognized a volume that
would earn widespread and even international acclaim.
merely months after Tempio Vaticano was published, the
erudite Roman accademia degli arcadi elected Fontana
to their membership6. as an architect having published
only one book, Fontana appeared to share little with the
Un ruolo nella storia: propaganda e ambizione trattatistica
other arcadians who were primarily wealthy, noble, and
well-educated individuals as well as intellectuals and
poets and who sought to improve «good taste» in Italian
literature, especially poetry7. He, in fact, remained the
only architect or artist without literary interests for a
decade8. Yet he was nevertheless elected by secret ballot,
suggesting a relatively widespread respect among the
arcadians9. Beyond Roman circles, european rulers
heard of Fontana’s volume, for the director of the French
academy in Rome reported about Tempio Vaticano to
louis XiV, and the German elector Friedrich augustus
of saxony received a copy when he visited Rome in
169510. during the eighteenth century, architects too
across europe purchased copies. The austrian Johann
Bernhard Fischer von erlach, the italian Filippo Juvarra,
the German matthäus daniel Pöppelmann, the english
nicholas Hawksmoor, and the italian Giovanni Battisa
Piranesi all owned Tempio Vaticano11. Paradoxically
because of its seemingly disparate nature and dense
accumulation of detail, Tempio Vaticano was also highly
desirable; it reflected scientific and philosophical
discussion of the natural world and human perception
through its blend of wonder and stringent analysis and
through its stress on a sensory-dominated individual –
the viewer who would become key to eighteenth-century
accounts of building theory and design. From the very
first pages of Tempio Vaticano, Fontana’s readers found a
hybrid volume that stressed physical particularities but
that also claimed to offer instruction in general architectural design. The latin and italian title pages asserted a
focus on a single building and so called to mind more a
curiously admiring viewer than an architecture student.
similar volumes published earlier in the century had
frequently emphasized display of the building under
discussion. Padredio’s and Falda’s as well as costaguti’s
offered little text to guide readers admiring precise
illustrations, while Francesco maria Torrigio’s Le sacre
grotte vaticane and Girolamo Teti’s Aedes Barberinae led
readers on tours of the grottoes in st. Peter’s and of
Palazzo Barberini12. across the introductory chapters of
Tempio Vaticano, Fontana in fact explicitly invoked this
admiring viewer. He repeatedly averred how st. Peter’s
was the most impressive building in the world and
explained how he had created comparisons with other
structures – from the circus of nero to domed buildings
around the world – to demonstrate its unparalleled
magnificence13. st. Peter’s, consequently, evoked stunned
admiration from its viewers; Fontana claimed, st. Peter’s
was «the most wondrous» building in the world and that
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