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La costruzione della carriera di Carlo Fontana: il ruolo delle stampe

Between 1675 and 1690, a decisive span of years in Carlo Fontana’s career, the Roman publisher Giovanni Giacomo De Rossi produced some books of prints illustrating the major buildings of modern Rome: palace facades (“Nuovi Disegni delle architetture e piante dei Palazzi di Roma”, circa 1675), church facades (“Insignium Romae Templorum Prospectus”, 1683 and then 1684 in a new expanded edition), and finally church interiors (“Disegni di vari Altari e Cappelle”, 1688 or 1689). The paper focuses on the relation between De Rossi’s publications and the self-promotion strategy adopted by Fontana to attain professional success. Initially, he ensured that two of his works were included among the buildings presented in “Nuovi disegni” (Palazzo Bigazzini) and “Prospectus” (San Marcello al Corso), even before they were completed. Later, he achieved to be present in “Disegni” with more plates than any other living architect, and one can even suppose that he actually played a role in planning that publication and selecting the works to be shown there. Furthermore, around 1690 German editions of both “Prospectus” and “Disegni” were published in Nuremberg by Johann Jakob von Sandrart and they spread rapidly throughout the Empire and the kingdom of Prussia, and even more widely in Europe.

accademia nazionale di san luca Quaderni degli atti 2013-2014 albo accademico 2013-2014 C arlo F ontana 1638-1714 Celebrato Architetto convegno internazionale presidenza accademici nazionali Presidente Paolo Portoghesi Vice Presidente carlo lorenzetti Ex Presidente Guido strazza Segretario Generale Francesco moschini Accademico Amministratore Pio Baldi Revisori dei conti arnaldo acquarelli Gianni dessì serenita Papaldo nicola dabicco (supplente) Pittori Getulio alviani Vasco Bendini agostino Bonalumi † eugenio carmi Bruno caruso enzo cucchi Gianni dessì enrico della Torre Pablo echaurren Giorgio Griffa Piero Guccione leslie meyer Franco mulas Giulia napoleone claudio olivieri Giulio Paolini achille Perilli michelangelo Pistoletto Piero Pizzi cannella concetto Pozzati mario Raciti Ruggero savinio Giacomo Soffiantino † Guido strazza Valentino Vago claudio Verna Giuseppe zigaina consiglio accademico è costituito dalla Presidenza, da accademici delle tre classi nazionali e, dal 2005, da un accademico cultore e da un accademico Benemerito. Accademici Nazionali Pittori concetto Pozzati Giulia napoleone Scultori Tommaso cascella Giuseppe spagnulo Architetti Franco Purini Paolo zermani Accademico Cultore marisa dalai emiliani Accademico Benemerito Fabrizio lemme Scultori Pierpaolo calzolari nicola carrino Tommaso cascella mario ceroli nunzio di stefano Vincenzo Gaetaniello luigi Gheno Paolo icaro igino legnaghi carlo lorenzetti Teodosio magnoni Luigi Mainolfi eliseo mattiacci maurizio nannucci mimmo Paladino claudio Parmiggiani Gianni Piacentino Giuseppe Pirozzi arnaldo Pomodoro alessandro Romano Pasquale santoro mauro staccioli Giuseppe spagnulo ettore spalletti antonio Trotta Valeriano Trubbiani Giuliano Vangi Grazia Varisco Gilberto zorio Architetti alessandro anselmi † enrico Bordogna saverio Busiri Vici luigi caccia dominioni Guido canali massimo carmassi Francesco cellini michele de lucchi Pietro derossi massimiliano Fuksas Vittorio Gregotti Glauco Gresleri danilo Guerri Giuseppina marcialis carlo melograni antonio monestiroli adolfo natalini aimaro oreglia d’isola nicola Pagliara lucio Passarelli Renzo Piano Paolo Portoghesi Franco Purini umberto Riva luciano semerani laura Thermes Francesco Venezia Paolo zermani accademici stranieri Pittori Francisco aznar William Bailey Janež Bernik lawrence carroll Pierre carron anselm Kiefer dieter Kopp Joe Tilson Scultori ariel auslender Kengiro azuma Tony cragg Richard Hess Jannis Kounellis Hidetoshi nagasawa nat neujean Joachim schmettau Richard serra cordelia von den steinen Architetti oriol Bohigas Guardiola mario Botta Romaldo Giurgola steven Holl José Rafael moneo Valles Kevin Roche Álvaro siza Vieira Robert Venturi accademici cultori Giuseppe appella Renato Barilli Paola Barocchi evelina Borea Howard Burns maurizio calvesi enrico castelnuovo † Giorgio ciucci Jean-louis cohen claudia conforti Joseph connors enrico crispolti Fabrizio d’amico Francesco dal co marisa dalai emiliani andrea emiliani Francesco Paolo Fiore Helmut Friedel antonio Giuliano andreina Griseri Pierre Gros Hellmut Hager Jennifer montagu Francesco moschini Pier nicola Pagliara antonio Paolucci antonio Pinelli Joseph Rykwert salvatore settis christof Thoenes Bruno Toscano lorenza Trucchi Rosalba zuccaro Roma, Palazzo carpegna 22 - 24 ottobre 2014 Atti a cura di Giuseppe Bonaccorso Francesco moschini accademici benemeriti James ackerman Pio Baldi Gabriella Belli carlo Bertelli Richard Bösel Bruno cagli angela cipriani Roberto conforti Kurt W. Forster Jörg Garms elisabeth Kieven Fabrizio lemme christoph luitpold Frommel Paolo marconi † olivier michel Henry millon Karl noehles serenita Papaldo maria Vincenza Riccardi scassellati sforzolini Pierre Rosenberg Francesco sisinni Francesco Taddei matthias Winner Jack Wasserman accademia nazionale di san luca accademia nazionale di san luca indice Quaderni degli atti 2013-2014 Numero speciale allegato agli Atti 2013-2014 a cura di Giuseppe Bonaccorso Francesco moschini Atti del convegno internazionale 9 carlo fontana 1638-1714 Celebrato Architetto carlo Fontana Principe dell’accademia Giuseppe Bonaccorso Francesco Moschini 90 carlo Fontana, stage designer Dominique Lauvernier l’ambizione dell’architetto: progetti e architetture per lasciare un segno Roma, Palazzo carpegna 22 - 24 ottobre 2014 99 «La Maestria di eccellenti artefici» note a margine di un rilievo della cappella cybo di carlo Fontana Fabio Colonnese 109 carlo Fontana architetto di giardini nelle ville chigi e a Villa colonna sul Quirinale: indagini preliminari Carla Benocci carlo fontana tra celebrazione e censura Comitato scientifico Giuseppe Bonaccorso, elisabeth Kieven, Francesco moschini, Paolo Portoghesi Convegno organizzato da accademia nazionale di san luca Bibliotheca Hertziana - max-Planck-institut für Kunstgeschichte Roma 13 Fontana versus Borromini una cerniera nella cultura del barocco Paolo Portoghesi 21 carlo Fontana e Bernini Marcello Fagiolo 29 l’attualità della bottega di carlo Fontana: precettistica, apprendistato e professione Giuseppe Bonaccorso 116 38 Sulla grafica di Carlo Fontana Elisabeth Kieven la trasformazione barocca di carlo Fontana per il palazzo di Flavio chigi a san Quirico Angela Marino 124 carlo Fontana a siena: idee e ipotesi progettuali fra tradizione e innovazione Bruno Mussari in collaborazione con il dipartimento di ingegneria dell’impresa - università degli studi di Roma Tor Vergata genealogia familiare ed esordi architettonici 45 Cura redazionale laura Bertolaccini Revisione testi elena eramo nicoletta marconi carla Trovini La pubblicazione è stata sottoposta alla valutazione di lettori esterni. Le fotografie che accompagnano l’inizio di ciascun capitolo sono state gentilmente concesse da Paolo Portoghesi e dalla Fototeca Hertziana, Collezione Oscar Savio Intorno ai Fontana: spunti anagrafici e ipotesi interpretative Stefania Bianchi Antonio Trapletti 52 Fontana e gli odescalchi Andrea Spiriti 59 la collaborazione tra carlo Fontana e l’atelier di carlo Rainaldi nell’ambito dei cantieri delle chiese gemelle a piazza del Popolo Dimitri Ticconi 68 carlo Fontana e la razionalizzazione dell’impulso barocco. l’esordio per i chigi e altri interventi nei castelli Romani Simona Zani un ruolo nella storia: propaganda e ambizione trattatistica 133 carlo Fontana: il perno “internazionale” dell’architettura barocca, nelle grinfie dei pregiudizi degli storici dell’arte Werner Oechslin 148 la costruzione della carriera di carlo Fontana: il ruolo delle stampe Aloisio Antinori 155 Wondrous inversion: empiricism and carlo Fontana’s Tempio Vaticano Kimberley Skelton 164 una restituzione in senso inverso: il progetto di carlo Fontana per il colosseo Erik Wegerhoff teatro e scenografie idraulica e infrastrutture stampato in italia da litografTodi nel mese di dicembre 2017 © 2017 accademia nazionale di san luca, Roma www.accademiasanluca.eu Tutti i diritti riservati issn 2239-8341 isbn 978-88-97610-20-5 77 81 Gian lorenzo Bernini, carlo Fontana, Romano carapecchia: tre artisti nel teatro romano della seconda metà del seicento Elena Tamburini Scenografia ed Effimero nell’eredità di carlo Fontana: il mecenatismo del cardinale carlo colonna Alessandro Spila 171 carlo Fontana e i progetti per il Tevere María Margarita Segarra Lagunes 181 i diversi approcci alla scienza idraulica di carlo Fontana e cornelius meyer, con una nota su Ponte Felice Fabrizio Di Marco 189 197 dagli Effetti delle acque di Vincenzo della Greca all’Utilissimo trattato delle acque correnti: metodo, fonti e apografia in Carlo Fontana teorico Marisa Tabarrini carlo e Girolamo Fontana: tecnici al servizio dei colonna Michela Lucci committenti stranieri, progetti per l’estero e fontana e l’antico: 289 299 307 cantieri controllati a distanza 205 216 sulla ricezione spagnola di carlo Fontana tra sei e settecento Jorge Fernández-Santos Ortiz-Iribas Sara Muniain Ederra carlo Fontana e il santuario di loyola: progettazione italiana e pratiche costruttive spagnole Iacopo Benincampi 223 carlo Fontana e i rappresentanti imperiali a Roma Friedrich Polleroß 233 carlo Fontana and Bohemia: architect’s vision and builder’s reality around 1700 Pavel Kalina 240 carlo Fontana e l’architettura dei palazzi nobiliari: da Roma alla mitteleuropa Tommaso Manfredi i viaggi e i committenti 316 carlo Fontana e Palladio: il progetto per «un casino in Venetia» Lorenzo Finocchi Ghersi 256 «Huomo... abbondante di parole» all’«acquisto... di tanti padroni»: il viaggio di carlo Fontana in lombardia Andrea Bonavita Sergio Monferrini 267 carlo Fontana e il duomo di milano Francesco Repishti 272 carlo Fontana e i progetti per napoli Maria Gabriella Pezone 281 un restauro irrealizzato Progetti per l’abside della cattedrale di napoli e il contributo di carlo Fontana Valentina Russo «Per accompagnare l’antico»: Carlo Fontana e il restauro / riuso dei monumenti antichi Enrico Da Gai The legacy of carlo Fontana: nicola michetti and the Pallavicini Rospigliosi chapel in san Francesco a Ripa John Pinto 401 l’eredità svedese di carlo Fontana Gli architetti della corona di svezia, da nicodemus Tessin il vecchio a carl Gustav Tessin Saverio Sturm 381 architettura e arte plastica di carlo Fontana e leonardo Retti nell’altare maggiore di santa maria in Traspontina: un connubio perfetto Francesco Amendolagine Federico Bulfone Gransinigh Abdul Kader Moussalli 409 la lezione di carlo Fontana in danimarca: tecniche e modelli Elena Manzo 418 nelle terre degli “eretici” l’opera degli allievi di carlo Fontana in sicilia Marco Rosario Nobile Domenica Sutera Particolarità e “incongruenze” del portico settecentesco di santa maria in Trastevere Maria Vitiello carlo Fontana architetto per la Reverenda Fabbrica di san Pietro Marcello Villani Per la Basilica Vaticana: la cappella del Battesimo, il trasporto del sepolcro porfirico di Ottone II e altri «straordinari riattamenti» Nicoletta Marconi professione e conoscenza tecnica 329 carlo Fontana sculturae inventor il ruolo dell’architetto nei cantieri di scultura del tardo barocco romano Alicia Adamczak 335 Roma 1700: pareri e perizie di carlo Fontana sull’architettura e sulla città Maria Grazia D’Amelio Fabrizio De Cesaris 344 Carlo Fontana e la cupola di Montefiascone alla luce di nuovi rilievi Hermann Schlimme 350 carlo Fontana e i sistemi costruttivi per gli apparati effimeri. Il catafalco di Pedro II in sant’antonio dei Portoghesi Barbara Tetti «di lingua italiana» 251 376 dal progetto al restauro insegnamento e apprendistato presso fontana: tra atelier e accademia 359 carlo Fontana, la formazione dell’architetto e il «senso pratico del mestiere» Rosa Maria Giusto 367 Piante e profili geometrici – pensieri e prospettive Tecnica e immaginazione nei disegni di Fontana e Juvarra Giuseppe Dardanello carlo e il rapporto con allievi, epigoni e collaboratori ricordo di hellmut hager 387 426 Hager e gli anni italiani Elisabeth Kieven 427 Hager e gli anni americani Giuseppe Bonaccorso 431 english abstracts a cura di Carla Trovini 396 early impacts in the German lands of carlo Fontana’s colosseum church design (J.l. von Hildebrandt and m.d. Pöppelmann) Peter Heinrich Jahn «le vieux chevalier charles Fontana vit-il encore ou non?». Nicodemus Tessin e l’eredità di Fontana nel nord europa Martin Olin la costruzione della carriera di carlo Fontana: il ruolo delle stampe Aloisio Antinori Q uesto studio mostrerà che durante l’ottavo e il nono decennio del Seicento, cioè nel periodo decisivo della sua ascesa professionale, carlo Fontana utilizzò più volte il medium della stampa per presentare tempestivamente al pubblico, nel contesto di prestigiose imprese editoriali, alcune delle opere che stava realizzando. Questa strategia di autopromozione si basò sul rapporto che l’architetto aveva instaurato con l’editore Giovanni Giacomo de Rossi, culminò verso il 1688 nella raccolta intitolata Disegni di vari Altari e Cappelle e giunse a interessare l’intera europa centrale anche attraverso le ristampe dei volumi de Rossi pubblicate a norimberga intorno al 1690. La stampa con il progetto per la cupola di Santa Maria di Montesanto la trattazione del nostro tema può prendere avvio da un’immagine a stampa prodotta da Fontana prima dell’inizio del suo rapporto con l’editore de Rossi. si tratta dell’incisione datata 20 marzo 1674 (fig. 1), nella quale l’architetto presenta una propria inattuata proposta di qualche tempo prima per il tamburo e la cupola della chiesa carmelitana di santa maria di montesanto in piazza del Popolo1, un edificio progettato inizialmente da Carlo Rainaldi e poi affidato a Fontana – sebbene ancora sotto la supervisione di Bernini – dopo una prolungata sospensione dei lavori2. sotto l’immagine architettonica Fontana pone il testo di una lunga dedica al prelato siciliano matteo orlandi3, che fino alla sua recentissima nomina a vescovo di cefalù4 era stato il generale dei carmelitani, e in quella posizione si era rivolto a Fontana non soltanto per l’importante fabbrica in piazza del Popolo, ma anche per la realizzazione del nuovo altare maggiore di santa maria in Traspontina, la principale chiesa romana della congregazione5. la pubblicazione del progetto per santa maria di montesanto va considerata perciò in primo luogo un omaggio presentato dall’architetto a Orlandi, cioè a colui che era in quel momento il suo più importante committente, per manifestargli la propria deferente gratitudine in occasione del suo passaggio al nuovo prestigioso incarico. è evidente, tuttavia, che la stampa persegue anche un intento autopromozionale. Per il modo in cui è impaginata in funzione del messaggio che comunica, essa anticipa di quasi vent’anni alcune tavole del Ponte Senatorio e del Tempio Vaticano. infatti il prospetto della chiesa, nel quale la rigorosa applicazione del metodo della proiezione ortogonale si integra a un elaborato uso delle ombre, è accompagnato in alto da due cartigli, che per mezzo di un testo esplicativo (a sinistra) e una piccola sezione orizzontale (a destra) espongono 148 con chiarezza la proposta – presentata da Fontana come un’occasione perduta – di ridurre ad apparente circolarità la pianta ovale della cupola variando gradualmente lo spessore murario del tamburo e l’aggetto dei contrafforti. in modo analogo a quanto farà nelle sue opere letterarie degli anni novanta, Fontana vuole dunque mostrare a professori e intendenti di architettura, e specialmente al pubblico dei suoi potenziali committenti, di saper risolvere brillantemente un problema di natura formale grazie alla solidità delle proprie competenze tecniche. La tavola con la facciata del Palazzo Bigazzini a San Marco per i nuovi disegni dell’architetture, e piante de’ palazzi di Roma se la stampa con il progetto per santa maria di montesanto appare ancora riferibile alla dinamica dei rapporti che nel XVii secolo convenzionalmente legavano un architetto al suo committente, il secondo caso in esame ci pone di fronte a una situazione nuova. si tratta della tavola con la facciata del Palazzo Bigazzini (poi Bolognetti e Torlonia) a San Marco (fig. 2), che compare (tav. 43) nei 1. C. Fontana, progetto per il tamburo e la cupola della chiesa di Santa Maria di Montesanto a Roma, ante 1674, incisione di S.F. Delino. carlo fontana 1638-1714 Celebrato Architetto sopra: 2. C. Fontana, progetto per la facciata del Palazzo Bigazzini (poi Bolognetti e Torlonia) in piazza San Marco a Roma, 1676-1677 ca., incisione di S.F. Delino, da nuovi disegni dell’architetture, e piante de’ palazzi di Roma de’ più celebri architetti, Roma, Giovanni Giacomo De Rossi, s.d., tav. 43. a destra, dall’alto: 3. G. Vasi, veduta del palazzo e della piazza di San Marco a Roma, incisione, da Magnificenze di Roma antica e moderna, libro Quarto, Roma, Niccolò e Marco Pagliarini, 1754, tav. 65. Sulla sinistra è visibile la facciata del Palazzo Bigazzini (poi Bolognetti e Torlonia). 4. Roma, Palazzo Bigazzini (poi Bolognetti e Torlonia) in piazza San Marco, foto, ante 1902, Roma, Museo di Roma, AF 2199. Nuovi disegni dell’architetture, e piante de’ palazzi di Roma de’ più celebri architetti, una raccolta realizzata da Giovanni Battista Falda per Giovanni Giacomo de Rossi come ideale continuazione, all’interno di un volume in due parti, dei Palazzi di Roma di Pietro Ferrerio, che lo stesso editore aveva acquisito e stampato intorno al 16556. i Nuovi disegni furono pubblicati certamente tra il 1671 e il 1677, sia perché recano una dedica al cardinale camillo massimo, che ottenne la porpora nel dicembre del 1670 e morì il 12 settembre 1677, sia perché già figurano nell’Indice delle stampe de Rossi del 16777. sappiamo che il conte perugino Giovanni antonio Bigazzini acquistò un fabbricato sulla piazza il 5 dicembre 1672 e affidò subito dopo a Carlo Fontana, come riferisce anche Pascoli8, l’incarico di trasformarlo in una prestigiosa residenza. Poiché tuttavia, com’è stato chiarito da Giovanna curcio, i lavori non ebbero inizio prima della primavera del 16789, è molto probabile che carlo Fontana abbia disegnato egli stesso, sulla base del progetto che andava elaborando fin dal 1673, la tavola da inserire nella pubblicazione di de Rossi. si potrebbe supporre che la tavola sia stata introdotta, in sostituzione di un’altra, in una successiva edizione dell’opera. Questa ipotesi dev’essere però esclusa, perché il monumentale portale a quattro piedritti di cui Fontana dotò il palazzo è rappresentato nell’incisione con due colonne e due paraste, mentre fu alla fine eseguito con quattro colonne, come appare sia nella veduta (tav. 65) di Giuseppe Vasi per il Libro Quarto delle Magnificenze di Roma Antica e Moderna (1754) (fig. 3), sia nelle foto di fine Ottocento (fig. 4). Dunque Fontana ottenne che nei Nuovi disegni fosse inserita una tavola relativa a una sua opera che – unico caso nella raccolta – non era stata ancora realizzata. sorprendentemente, de Rossi accettò di pubblicare un disegno di progetto presentato come immagine di un edificio esistente, e lasciò che l’architetto si occupasse Un ruolo nella storia: propaganda e ambizione trattatistica anche della sua trasposizione su rame. Questa operazione fu infatti eseguita da un collaboratore di Fontana, simone Felice delino10, anziché da Falda come per tutte le altre tavole11. come dobbiamo interpretare la disponibilità di de Rossi nei confronti di Fontana? entrambi di origine lombarda e nati a soli sette anni di distanza, i due dovevano conoscersi bene, e possiamo immaginare che abbiano a un certo punto concluso un accordo di collaborazione. da quest’intesa de Rossi ottenne – oltre a utili relazioni con l’accademia di san luca – una consulenza altamente qualificata, che certamente influì anche sulla sua decisione di cominciare a presentare gli edifici in proiezione ortogonale. Fontana, da parte sua, ne ricavò le importanti occasioni che stiamo qui considerando per far conoscere e apprezzare il proprio lavoro. Significativa di questa contiguità professionale tra de Rossi e Fontana appare, del resto, la loro tendenza ad avvalersi degli stessi collaboratori in modo scambievole: infatti nella carriera di simone Felice delino (o semplicemente simone Felice, come spesso si firma) il rapporto con carlo Fontana sembra aver preceduto e verosimilmente introdotto quello con Giovanni Giacomo de Rossi12, mentre nel caso di Alessandro Specchi si verificò il contrario13. La tavola con la facciata di San Marcello per gli insignium Romae Templorum Prospectus Passiamo ora a considerare gli Insignium Romae Templorum Prospectus, pubblicati anch’essi da Giovanni Giacomo de Rossi. la prima edizione dell’opera porta la data del 1683 e comprende, dopo un frontespizio e un’antiporta, cinquantadue tavole recanti, tutte tranne una, disegni in proiezione ortogonale14. in una seconda 149 accademia nazionale di san luca edizione apparsa con lo stesso titolo soltanto un anno più tardi, la raccolta fu ampliata con l’aggiunta di quindici nuove tavole15, relative all’oratorio dei Filippini (nn. 3133), a san marcello al corso (38), a sant’ivo alla sapienza (40-42), a santa maria in via lata (51), ai santi ambrogio e carlo al corso (52 e 53), a santa maria in campitelli (55-57), a santa maria di loreto (61) e a santa maria della Pace (72)16. l’aggiornamento incluse dunque anche la facciata di San Marcello di Carlo Fontana (fig. 5), vale a dire un’opera che, sebbene in didascalia la si dica «extructa A.° 1683», non era in realtà ancora terminata, giacché nel 1683 fu ultimato il rivestimento in travertino, ma nel 1684, anno di pubblicazione della tavola, si lavorava ancora alla definizione del secondo ordine17. infatti rispetto alla stampa pubblicata nei Prospectus, il livello superiore della facciata realizzata (fig. 6) presenta numerose differenze, le più importanti delle quali riguardano il finestrone centrale, cancellato dall’invenzione dell’edicola inserita nel timpano dell’ordine di colonne binate che inquadra l’ingresso, e le volute in forma di palma raccordanti i due livelli, per le quali si preferì un disegno semplificato. Molto vicino alla stampa è invece il foglio conservato nella collezione Tessin di stoccolma18 (fig. 7), sul quale una mano coeva scrisse in effetti: «il cav. Fontana l’inventò e disegnò per la facciata di s. marcello nel corso di Roma. Questo disegno servì per farne la stampa, parmi però variato dall’Opera». Così come aveva già fatto per Palazzo Bigazzini, Fontana convinse dunque de Rossi a inserire nell’edizione 1684 dei Prospectus la rappresentazione della sua opera più recente, sebbene questa fosse – si tratta nuovamente dell’unico caso nel volume – ancora lontana dal completamento. Per l’incisione del rame egli fornì naturalmente all’editore l’ultima versione del progetto, e uno dei disegni eseguiti in quella circostanza finì tre anni più tardi nella disponibilità di nicodemus Tessin il Giovane, che lo portò con sé a stoccolma. Carlo Fontana e i disegni di vari altari e cappelle Tra il marzo del 1688 e la fine del 1689, Giovanni Giacomo de Rossi pubblicò un secondo volume di stampe sulle chiese romane, comprendente cinquanta tavole dedicate questa volta agli interni: i Disegni di vari Altari e Cappelle19. è stato più volte messo in evidenza il particolare rilievo che in quest’opera è dato, nella scelta dei soggetti rappresentati e in alcune didascalie, all’attività di ciro Ferri20, che peraltro cessò di vivere nel settembre di quello stesso 1689. è del tutto evidente, tuttavia, che nella progettazione editoriale dei Disegni una speciale attenzione venne rivolta anche alle opere di carlo Fontana. Va notato infatti in primo luogo che, non considerando Ciro Ferri, Fontana è di gran lunga il più rappresentato tra i cinque architetti viventi le cui opere entrarono nella raccolta. a lui sono dedicate infatti ben sei tavole, relative a quattro realizzazioni: la cappella cybo in santa Maria del Popolo (tavole 4 e 5) (fig. 8), il già ricordato altare maggiore di santa maria in Traspontina (tav. 27), la cappella Ginnetti in sant’andrea della Valle (tavole 38 e 39) e la perduta cappella dell’assunta nel collegio clementino dei somaschi (tav. 40). degli altri quattro architetti, sono pressappoco coetanei di Fontana soltanto mattia de Rossi (1637-1695), presente con due opere e peraltro molto vicino al ticinese specialmente nell’ambito dell’accademia di san luca, e antonio Gherardi (16381702), al quale è dedicata una sola tavola. Appartengono invece alla generazione precedente Giovanni antonio de Rossi (1616-1695), di cui sono riprodotte due opere, e Carlo Rainaldi (1611-1691), del quale è presentato soltanto il recente (1680) altare maggiore della chiesa dei santi nomi di Gesù e maria. ancora più indicativa dell’egemonia di Fontana è la posizione che all’interno del volume fu riservata alla più importante delle sue quattro opere, cioè la Cappella Cybo in Santa Maria del Popolo. le due tavole relative alla cappella voluta in basso, da sinistra: 5. C. Fontana, progetto per la facciata della chiesa di San Marcello al Corso a Roma, 1683 ca., incisione di G.F. Venturini, dalla seconda edizione di insignium Romae Templorum Prospectus, Roma, Giovanni Giacomo De Rossi, 1684, tav. 38. 6. Roma, San Marcello al Corso, facciata, 1681-1703. 7. C. Fontana, facciata della chiesa di San Marcello al Corso, disegno preparatorio per l’incisione della tav. 38 dell’edizione del 1684 degli insignium Romae Templorum Prospectus, Stoccolma, National Museum, H Cels 11. 8. C. Fontana, Cappella Cybo in Santa Maria del Popolo a Roma, sezione trasversale verso l’altare e sezione longitudinale con piante parziali, incisioni, da disegni di vari altari e cappelle, Roma, Giovanni Giacomo De Rossi, s.d. (1688 o 1689), tavole 4 e 5. da alderano cybo, che era stata consacrata l’8 agosto 1687, sono situate infatti in apertura della raccolta, subito dopo quelle che presentano la cappella chigi nella stessa basilica. L’intento è ovviamente quello di riprodurre nel libro il rapporto che tra le due cappelle esiste all’interno della chiesa, dove si aprono una di fronte all’altra. Ma è chiaro che si vuole anche affermare la possibilità di un confronto tra la cappella consacrata due anni prima e la più importante cappella del Rinascimento romano, e alludere all’esistenza di una continuità tra il classicismo di Raffaello, che Bellori indicava ormai da un ventennio come la più alta manifestazione dell’idea del bello, e il nuovo classicismo contemporaneo di Fontana. nei Disegni di vari Altari e Cappelle, dunque, il rapporto tra Giovanni Giacomo de Rossi e carlo Fontana – che intanto, nel 1686, era stato eletto per la prima volta principe dell’accademia di san luca21 – subì una netta evoluzione. Questa volta l’editore non si limita a inserire tra i molti edifici riprodotti un progetto di Fontana in corso di esecuzione, ma offre al pubblico un’antologia delle opere dell’architetto, nel quadro di un’operazione critica intesa a porre in evidenza l’importanza storica del suo lavoro. ci si dovrà chiedere, allora, se i contenuti e la struttura dei Disegni debbano essere integralmente riferiti all’ideazione di Ciro Ferri, come è stato proposto, o se invece la cura della pubblicazione non sia stata affidata da de Rossi proprio a carlo Fontana, che utilizzò certamente disegni forniti da Ferri e forse in rapporto con l’attività dell’accademia medicea di Roma (1673-1686), ma poté anche allestire una controllata e tuttavia non sommessa autocelebrazione. stampe di primo piano nella norimberga dell’ultimo terzo del XVii secolo22, nonché pronipote del celebre Joachim von sandrart (1606-1688), l’autore della Teutsche Academie, e figlio dell’importante incisore Jakob II (1630-1708). della prima opera sandrart mantenne lo stesso titolo, mentre quello italiano della seconda fu latinizzato in Altaria et Sacella varia Templorum Romae. le tavole di de Rossi furono copiate nello stesso formato in folio, e da tali copie fu eseguita direttamente l’incisione dei rami, senza preoccuparsi del fatto che, così facendo, le tavole dell’edizione tedesca sarebbero ovviamente risultate in controparte rispetto alle originali. inoltre in alcuni casi – per esempio nel volume conservato presso la Biblioteca Braidense di milano23, che contiene entrambe le opere e dal quale sono tratte le immagini che qui si presentano – i fogli delle tavole di sandrart furono rilegati dopo essere stati piegati in due (fig. 9), evidentemente nella convinzione che un volume di minor formato potesse essere proposto a un più ampio mercato. l’edizione tedesca degli Insignium Romae Templorum Prospectus riproduce quella romana integralmente24, mentre gli Altaria et Sacella varia Templorum Romae si possono considerare un’edizione ridotta dei Disegni, perché includono, oltre al frontespizio, solo trentotto tavole anziché quarantanove. sandrart decise dunque, per motivi che non conosciamo, di non riprodurre undici tavole dell’edizione originale, tra cui le due relative alla cappella chigi in santa maria del Popolo25. negli Altaria et Sacella varia venne quindi a cadere il parallelo tra l’opera di Raffaello e la cappella cybo, che lontano dal contesto culturale romano sarebbe risultato del resto assai meno pregnante. le tavole con opere di Fontana, d’altra parte, arrivarono ad essere quasi un sesto del totale. di grande interesse è la circostanza, passata fino ad oggi inosservata, che un certo numero di tavole dell’edizione tedesca dei Prospectus portano la firma come incisore di Johann Baptist Homann (1664-1724), ossia di colui che sarebbe diventato il più importante cartografo tedesco del XViii secolo. la presenza di Homann nei Prospectus di sandrart ci aiuta anzitutto a determinare il periodo di pubblicazione dell’opera, che nel frontespizio non reca alcuna data. nato nel 1664 presso Kammlach, in Baviera, e formatosi nel cattolicesimo, Homann giunse a 9. insignium Romae Templorum Prospectus, Nürnberg, Johann Jakob von Sandrart, s.d. [1689-1690 ca.], frontespizio, incisione. altaria et sacella varia Templorum Romae, Nürnberg, Johann Jakob von Sandrart, s.d. [1689-1690 ca.], frontespizio, incisione, dalla tavola originale di Ciro Ferri per disegni di vari altari e cappelle. Le edizioni dei Prospectus e dei disegni pubblicate da Johann Jakob von Sandrart in una data sconosciuta, che cercheremo qui di precisare, sia degli Insignium Romae Templorum Prospectus sia dei Disegni di vari Altari e Cappelle fu pubblicata un’edizione tedesca per iniziativa di Johann Jakob von sandrart (16551698), disegnatore, incisore, editore e commerciante di 150 carlo fontana 1638-1714 Celebrato Architetto Un ruolo nella storia: propaganda e ambizione trattatistica 151 accademia nazionale di san luca 10. C. Fontana, progetto per la facciata della chiesa di San Marcello al Corso, 1683 ca., incisione, da insignium Romae Templorum Prospectus di Johann Jakob von Sandrart, cit., tav. 36, incisione di J.B. Homann dalla tav. 38 dell’edizione del 1684 di disegni di vari altari e cappelle. Si noti il ribaltamento dell’immagine rispetto alla tavola originale (qui fig. 5). norimberga nel 1687, chiedendo alle autorità cittadine di sostenerlo nel percorso di conversione al protestantesimo che intendeva compiere, e che giunse formalmente a compimento nel marzo del 168826. nella città francone, verosimilmente proprio presso la stamperia dei sandrart, il giovane Homann apprese anche in breve tempo l’arte dell’incisione, e nel 1690 firmò per la prima volta alcune tavole di una grande opera cartografica sul Ducato di savoia27, un’impresa alla quale collaborava anche Jakob ii sandrart, il padre di Johann Jakob. è molto probabile che Homann abbia lavorato ai Prospectus di sandrart proprio in questo periodo d’esordio compreso tra il 1689 e il 1690. dal 1691, infatti, egli si dedicò completamente alla realizzazione di una innovativa carta del territorio di norimberga, nella quale introdusse importanti novità tecniche che lo imposero fin da allora come un maestro dell’incisione cartografica. Le tavole firmate da Homann sono sei e si riferiscono a cinque capolavori del barocco romano. si tratta della sezione di san carlo alle Quattro Fontane (tav. 13), della sezione di sant’agnese in agone (tav. 16), del prospetto del Palazzo della sapienza verso sant’eustachio (tav. 38) con una sezione di sant’ivo (tav. 39), della sezione di santa maria in campitelli (tav. 54) e proprio della facciata di san marcello al corso di carlo Fontana (tav. 36)28 (fig. 10). Non sappiamo se, nella pubblicazione di sandrart, Homann sia stato autore 152 esclusivamente di queste tavole o se ne abbia invece realizzate anche altre, scegliendo poi di firmarne soltanto sei. In entrambi i casi, tuttavia, è significativo che l’opera di carlo Fontana, appena terminata, ottenga a norimberga la stessa speciale attenzione riservata ai celebrati capolavori di Borromini e di Carlo Rainaldi. Così come non è da escludere che Homann – che negli anni seguenti divenne una personalità molto nota e stimata ben oltre i confini della Baviera, tanto che nel 1714 fu chiamato a far parte dell’accademia Prussiana delle scienze e nel 1715 ottenne da carlo Vi il titolo di cartografo imperiale – abbia egli stesso in qualche misura contribuito a diffondere la conoscenza e l’apprezzamento delle architetture di carlo Fontana. in ogni caso, le edizioni tedesche dei libri de Rossi, più agevolmente reperibili e meno costose delle originali, conobbero una vasta diffusione in tutto l’impero, nel regno di Prussia e nella confederazione elvetica29, e superando i confini di quei territori giunsero in qualche caso fino in Italia. È interessante rilevare, ad esempio, che nel 1722 il grande collezionista e scrittore d’arte Francesco maria niccolò Gabburri (1676-1742), che visse stabilmente a Firenze e non compì mai lunghi viaggi, possedeva tanto dei Prospectus quanto dei Disegni l’edizione tedesca e non quella romana30, che in apparenza avrebbe potuto procurarsi più facilmente31. sempre a Firenze un esemplare degli Altaria et Sacella varia, che potrebbe essere proprio quello appartenuto a Gabburri32, entrò a far parte della biblioteca privata dei lorena quando questa venne gradualmente ricostituita in Palazzo Pitti a partire dal 1771, cioè dopo la donazione, voluta dal granduca Pietro leopoldo, dell’antica Biblioteca mediceolotaringia Palatina alla Biblioteca magliabechiana, nucleo della futura Biblioteca nazionale33. Per quanto riguarda infine l’edizione tedesca dei Prospectus, va segnalato che anche leopoldo cicognara (1767-1834) ne possedette un esemplare, acquistato poi nel 1824, come tutti i libri d’arte dello studioso ferrarese, dalla Biblioteca apostolica Vaticana34. note 1 Un esemplare di questa stampa è in Roma, Istituto Nazionale per la Grafica, FC 37122 (volume storico 35. H. 10). 2 Non è precisabile il momento in cui Fontana aveva elaborato la proposta poi pubblicata. sul suo rapporto con la fabbrica in questione si vedano specialmente h. hager, Zur Planungs- und Baugeschichte der Zwillingskirchen auf der Piazza del Popolo: S. Maria di Monte Santo und S. Maria dei Miracoli in Rom, «Römisches Jahrbuch für Kunstgeschichte», 11, 1967-1968, pp. 189-306: 215-256, in particolare sulla stampa in esame p. 240; id., Zwillingskirchen an der Piazza del Popolo, in Rom: Meisterwerke der Baukunst von der Antike bis heute: Festgabe für Elisabeth Kieven, a cura di ch. strunck, Petersberg 2007, pp. 414-419. 3 Il testo della dedica è il seguente: «Ill.mo e Rev.mo Sig.re monsig.re matteo orlandi Vescovo di cefalù. Restariano sepolte [sic] nell’oblivione i favori di V. s. ill.ma che prodigamente mi diede, quando era meritissimo Generale della Religgione carmelita, nel fare il presente disegno, se nella publica luce non fusse esposto dalla mia devotiss.ma osservanza per memoria delle mie debolezze, e delle sue Gratie. Offero a V.S. Ill.ma una vittima, che è sua, con viva speranza d’esserle gradita, benche non affettuata nell’opra; p[er] che il suo cuore tutto religioso non sa refiutare un disegno delineato che è sacro, fatto a proportione del suo comando et Umilmente la riverisco. di V. s. ill.ma e Rev.ma devotiss[i]mo et obed[ientissi]mo Serv[itor]e Carlo Fontana». carlo fontana 1638-1714 Celebrato Architetto 4 la data della nomina di matteo orlandi a vescovo della diocesi siciliana dovette essere di poco precedente – o forse coincidere – con quella del 20 marzo 1674, apposta da Fontana sulla stampa. infatti egli fu presentato dal re di spagna – che esercitava quest’antica prerogativa per tutti i vescovi di sicilia – il 29 aprile dello stesso anno, assunse formalmente l’incarico il 25 giugno e il 1° luglio fu consacrato a Roma dal cardinale camillo massimo. 5 sull’altare maggiore della Traspontina, che si può considerare il primo grande successo professionale di carlo Fontana, si veda c. catena, Traspontina. Guida storica e artistica, Roma s.d. [1954], pp. 51-55. catena fu il primo a esaminare il fascicolo delle «notizie della fabbrica dell’altar magg.re di Traspontina fatta nel Generalato del R.mo P. matteo d’orlando, poi Vescovo di cefalù, col disegno molto stimato dell’insigne architetto carlo Fontana. nell’anno 1674», conservato in Archivio di Stato di Roma, Carmelitani Calzati di s. maria in Traspontina, 4, («notizie di Funzioni ecclesiastiche spettanti alla Chiesa della Trasp[ontin]a dall’Anno 1609 al 1761»), cc. 47r-96v. da questi documenti risulta che la costruzione dell’altare prese avvio già nel febbraio del 1673 e che la sua consacrazione ebbe luogo il 23 dicembre 1674. 6 su entrambe le pubblicazioni, e anche sull’edizione tedesca in tre parti che ne realizzò Johann Jacob von Sandrart e che è datata 1694, si veda British Architectural Library, Early Printed Books 1478-1840, i-V, compiled by n. savage, a. shell, P.W. nash, G. Beasley, J. meriton coast, Royal institute of British architects, london-melbourne-münchen-new Jersey 1994-2003, ii, 1995, pp. 595-597. 7 Indice delle stampe intagliate in rame, al bulino, all’acqua forte esistenti nella Stamperia di Gio. Giacomo De Rossi in Roma alla Pace, in Roma, nella stamperia della Reverenda camera apostolica, 1677, p. 14: «Palazzi della città di Roma de’ più celebri architetti con le loro piante, e misure, disegnati da Pietro Ferrerio, intagliati all’acqua forte, libro primo in 42. mezzi fogli imperiali per traverso / Palazzi di Roma de’ celebri architetti, con le loro piante, spaccati, e misure, disegnati, & intagliati all’acqua forte da Gio. Battista Falda, libro secondo in 60. mezzi fogli imperiali per traverso». 8 l. pascoli, Vite de’ Pittori, Scultori, ed Architetti Moderni, 2 voll., Roma 1730-1736, ii, pp. 543-544. 9 g. curcio, Carlo Fontana: Palazzo Bigazzini, in g. curcio-l. spezzaferro, Fabbriche e architetti ticinesi nella Roma barocca, milano 1989, pp. 136-139. Bigazzini si trovò in seguito nell’impossibilità di far fronte agli ingenti debiti contratti per portare avanti la fabbrica. I suoi beni furono allora confiscati nel giugno del 1700 e il 21 luglio 1701, dopo una stima eseguita da carlo e Francesco Fontana, il palazzo fu venduto all’asta e acquistato dai Bolognetti per 70.000 scudi. 10 si legge infatti sulla tavola «simon Felice delino sculp. con licen. de Sup.i». Anche l’incisione del progetto per Santa Maria di Montesanto, che abbiamo già esaminato, era stato affidata da Fontana a simone Felice delino. su questo incisore e architetto, che spesso si firmò soltanto «Simone Felice», si veda m. bevilacqua, Documenti per il tardo barocco romano. Casa Panizza e l’opera dell’architetto Simone Felice Delino, «Palladio», 2, 1989, 3, pp. 133-142; s. iacobini, Simone Felice Delino, in In Urbe architectus. Modelli, Disegni, Misure. La professione dell’architetto. Roma 16801750, catalogo della mostra (Roma, 1991), a cura di B. contardi e G. curcio, Roma 1991, pp. 349-350; l. volpe, Felice, Simone, in Dizionario Biografico degli Italiani, 46, Roma 1996, pp. 49-50. cfr. anche infra la nota 12. 11 in un’edizione successiva dei Nuovi disegni figura, con il n. 27, anche un’altra tavola non eseguita da Falda. Il soggetto è la pianta del casino nobile della Villa Borghese, e la tavola, che reca come riferimento editoriale «nella stamp.a di dom.co de Rossi erede di Gio. Giacomo de Rossi in Roma alla Pace, con Privilegio», fu «Diseg.ta da Carlo Quadri Architetto» e «Intag.ta da Antonio Barbey». Nell’inventario della British Architectural Library (cfr. nota 5) si ipotizza che l’esemplare presente in quella collezione sia stato pubblicato tra il 1696, data d’inizio dell’attività conosciuta di carlo Quadri, e il 1702, anno dell’ultimo lavoro noto di Barbey, vale a dire le tavole da lui firmate come incisore nel primo volume dello Studio d’Architettura Civile. Poiché nell’Indice delle stampe de Rossi del 1677 le tavole dei Nuovi disegni sono già sessanta, dobbiamo ritenere che la tavola di Quadri e Barbey sia stata inserita nella raccolta al posto di un’altra. Un ruolo nella storia: propaganda e ambizione trattatistica 12 oltre alle tavole con il progetto per la cupola di santa maria in montesanto (1674) e per la facciata del Palazzo Bigazzini (1675 ca.), simone Felice delino (1654 ca.–1697) disegnò intorno al 1679 la veduta a volo d’uccello – incisa e pubblicata soltanto nel 1773 – con il progetto del maestro per la villa di Flavio chigi a cetinale presso Siena (un esemplare della stampa è in Roma, Istituto Nazionale per la Grafica, FC 97, volume storico 26. F. 6): cfr. h. hager, Carlo Fontana, in Storia dell’architettura italiana. Il Seicento, a cura di a. scotti Tosini, milano 2003, pp. 238-261: 242-244. è invece probabile che la sua collaborazione con Giovanni Giacomo de Rossi abbia preso avvio qualche tempo dopo la morte di Falda nell’agosto 1678, quando l’editore affidò a lui il completamento dell’opera di Falda sui Giardini di Roma, chiedendogli di eseguire le cinque tavole – due piante e tre vedute – relative alla Villa Borghese al Pincio e alla Villa Pamphilj. 13 alessandro specchi (1666-1729) incise nel 1690 le tavole disegnate da Girolamo Fontana per l’opuscolo che illustrava la «festa teatrale» di Giuseppe Domenico De Totis sul tema della Caduta del regno dell’Amazzoni, che si era svolta presso la residenza dell’ambasciatore di spagna in occasione delle nozze di carlo ii. Poi nel 1692, con l’opera sul Ponte Senatorio, prese avvio la sua lunga collaborazione con carlo Fontana. ma il rapporto di specchi con Giovanni Giacomo de Rossi era precedente e risaliva almeno al 1687. in quell’anno egli realizzò per lui una Veduta interiore della gran Basilica di S. Pietro in Vaticano, che nel sottotitolo dichiara di aver disegnato sulla base di un rilievo originale. Qualche tempo dopo eseguì anche le tre tavole finali (nn. 48-50) dei Disegni di vari Altari e Cappelle, menzionati per la prima volta nell’Indice delle stampe di de Rossi del 1689. 14 su questa pubblicazione di de Rossi si veda ora p. placentino, Gli insignium Romae Templorum Prospectus, in Studio d’Architettura Civile. Gli atlanti di architettura moderna e la diffusione dei modelli romani nell’Europa del Settecento, a cura di A. Antinori, pp. 235-247, con bibliografia precedente. L’unica tavola della raccolta in cui il soggetto è presentato in prospettiva è quella relativa a Santa Maria di Montesanto, firmata come incisore da Giovanni Battista Falda, che certamente traspose su rame un disegno già esistente. 15 se si fa riferimento alla numerazione, la seconda edizione dei Prospectus presenta diciotto tavole in più della prima, poiché la pianta della Basilica di san Pietro con l’antistante piazza, la facciata di sant’ignazio e quella di sant’andrea della Valle furono pubblicate nel 1683 su tavole doppie ripiegate, mentre nel 1684 si utilizzarono, per ciascuno di questi soggetti, due tavole distinte e numerate singolarmente (rispettivamente tavole 9 e 10, 26 e 27, 43 e 44). 16 dell’oratorio dei Filippini, di sant’ivo e di santa maria in campitelli sono presentati, su tre distinte tavole, la pianta, il prospetto della facciata e una sezione. ai santi ambrogio e carlo si riferiscono due tavole recanti la pianta e il prospetto della facciata. Una sola tavola è dedicata a San Marcello (prospetto e pianta della facciata), a santa maria in via lata (prospetto della facciata), a santa maria di loreto (pianta, prospetto e sezione parziali) e a santa maria della Pace (veduta prospettica). 17 le quattro statue del coronamento furono collocate in opera soltanto nel 1703: curcio-spezzaferro, Fabbriche e architetti, cit., p. 132, note 13 e 14. 18 sul disegno preparatorio della tav. 38 dei Prospectus – conservato a stoccolma, national museum, H cels 11 – si veda la scheda di martin olin in m. olin-l. henriksson, Architectural Drawings I. Ecclesiastical and Garden Architecture (“nicodemus Tessin the Younger: sources, Works, collections”, iV), stockholm 2004, p. 58, n. 41 e inoltre m. olin, Nicodemus Tessin the Younger and the De Rossi books: a vision of Roman architecture in eighteenth-century Sweden, in Studio d’Architettura Civile, a cura di a. antinori, cit., pp. 185-211: 202. Ringrazio martin olin per avermi fornito la riproduzione del foglio. un altro disegno della facciata di san marcello, diverso dall’opera eseguita anche in alcuni dettagli del livello inferiore, si conserva a Berlino, Kunstbibliothek, Hdz 1090. si tratta in questo caso di un foglio che, diversamente da quanto è stato talvolta proposto, non ha alcuna relazione con la pubblicazione di de Rossi. infatti il rilevamento delle misure interne al disegno, gentilmente eseguito da christiane salge, ha evidenziato che la facciata del foglio di Berlino e quella della tavola dei Prospectus hanno dimensioni discordanti. 19 su quest’opera si veda ora specialmente a. antinori, I disegni di vari altari e cappelle, in Studio d’Architettura Civile, 153 accademia nazionale di san luca a cura di a. antinori, cit., pp. 249-258 e id., Rappresentare Roma moderna. La stamperia De Rossi alla Pace tra industria del libro e cultura architettonica (1648-1738), ivi, pp. 11-69: 33-36. 20 sul rapporto tra ciro Ferri e i Disegni richiamò per primo l’attenzione carlo cresti: c. cresti, L’Accademia Medicea a Roma, 1673-1686, in Gian Lorenzo Bernini architetto e l’architettura europea del Sei-Settecento, atti del convegno (Roma, 1981), a cura di G. spagnesi e m. Fagiolo, 2 voll., Roma 1983-1984, ii, pp. 443-457: 448. 21 contemporaneamente stava entrando nella fase decisiva anche il suo impegno, avviatosi fin dal 1680, per la realizzazione del libro sul Tempio Vaticano. il 26 febbraio 1687, infatti, Fontana presentò alla Fabbrica di San Pietro la richiesta di un finanziamento di 300 scudi per la produzione di quel volume. si veda specialmente h. hager, Osservazioni su Carlo Fontana e sulla sua opera del Tempio Vaticano (1694), in Il Barocco Romano e l’Europa, atti del convegno (Roma, 1987), a cura di m. Fagiolo e m.l. madonna, Roma 1992, pp. 83-149: 87-88. molte delle notizie fornite da Hager derivano da g. beltrami, Di alcune pubblicazioni riguardanti la Basilica Vaticana promosse dalla Rev. Fabbrica di S. Pietro, «La Bibliofilia», 17, 1925-1926, pp. 18-23 e appendice alle pp. 27-30. un nostro studio sulla vicenda è in corso di pubblicazione in «The Burlington Magazine». 22 conosciamo i libri e le stampe di Johann Jakob von sandrart presenti nel magazzino del suo negozio al momento della sua morte nel 1698: r.a. peltzer, Sandrart-Studien, II. Das Nachlaßinventar des Nürnberger Kunstverlegers Johann Jakob von Sandrart von 1698, «Münchner Jahrbuch der bildenden Kunst», n.s., 2, 1925, pp. 147-165. in particolare, Peltzer pubblicò (pp. 162-164) l’elenco dei «Bücher und Kupfferstuck, zur Handlung gehörig, auch Papier und Kupffer-Blatten», nel quale sono inventariati (p. 163) «Dreyßig exemplaria Romanischer capellen, jedes pro einen Gulden... 30 Gulden», e alla voce successiva «Drey und zwanzig Exemplaria Romanische Tempel, jedes pro 30 Creuzer... 11 Gulden 30 Creuzer» (un Guld corrispondeva a 60 Kreuzer). Nell’elenco figurano anche 26 copie dei Giardini di Roma (valutate 12 Kreuzer l’una), 25 copie di una pubblicazione sui Palazzi di Roma in due parti (stimate 1 Guld l’una), e 20 copie di una terza parte, o volume, sui Palazzi di Roma, evidentemente con un minor numero di fogli perché valutata soltanto 20 Kreuzer la copia. Quanto ai rami, nel negozio si conservavano (p. 164) 19 lastre relative ai Giardini, 74 delle tre parti dei Palazzi e 115 lastre delle «Kirchen und Capellen». Su Johann Jakob von Sandrart si veda anche la scarna voce in Neue Deutsche Biographie, 22, 2005, pp. 428-429. sulle sue edizioni delle opere di Giovanni Giacomo de Rossi: ch. salge, The reception of De Rossi books in eighteenthcentury Germany and Austria, in Studio d’Architettura Civile, a cura di a. antinori, cit., pp. 165-183: 168-169. 23 nonostante l’aiuto gentilmente fornitomi da alcuni funzionari della Biblioteca Braidense, non è stato possibile far luce sulla provenienza e sulla data di acquisizione del volume (oggi alla collocazione c.18.0722). Ringrazio in particolare il dott. aldo coletto. 24 nell’esemplare dell’edizione tedesca dei Prospectus conservato presso la Bibliotheca Hertziana di Roma manca, rispetto all’edizione italiana, soltanto l’ultima tavola (n. 72), cioè quella che presenta la veduta prospettica di santa maria della Pace incisa da dominique Barrière per l’edizione del 1658 della Roma ricercata nel suo sito di Fioravante martinelli. 25 le altre tavole dei Disegni di vari Altari e Cappelle non presenti negli Altaria et Sacella varia sono le due con il Baldacchino e con la cattedra di san Pietro, quella con il monumento sepolcrale di santa Francesca Romana in santa maria nova, le due riguardanti la cappella caetani in santa Pudenziana e le quattro che rappresentano la cappella sistina e la cappella Paolina in santa maria maggiore. 26 dopo un decennio inquieto, durante il quale un temporaneo riavvicinamento alla fede cattolica lo costrinse ad abbandonare la città che lo aveva accolto, Homann fece definitivamente ritorno a norimberga nel 1698. nel 1702 vi aprì una propria stamperia, avviando un’intensa produzione di atlanti geografici e astronomici scientificamente all’avanguardia. Negli anni successivi il suo prestigio crebbe al punto che nel 1715 carlo Vi lo nominò cartografo imperiale, decretando che a tutte le sue pubblicazioni si applicasse la tutela del privilegio, ossia che ne fosse vietata la riproduzione. dopo la sua morte nel 1724, la ditta da lui fondata fu portata avanti dal figlio Johann Christoph, e in seguito continuò ad esistere, con la denominazione di «Homannschen Erben», fino al 1848. Su Johann 154 Baptist Homann si veda specialmente la documentata voce di Franz Xaver Pröll in Neue Deutsche Biographie, 9, 1972, pp. 582-584. 27 l’opera, intitolata Gelegenheit und heutiger Zustand des Hertzogthums Savoyen und Fürstenthums Piemont […] beschrieben durch J.G.D.T., fu pubblicata dall’editore Johann andreas endter. come emerge dai testi che accompagnano le tavole, fu realizzata anche nell’intento di celebrare il ritorno della comunità valdese in Piemonte, il cosiddetto «Glorioso Rimpatrio», che era avvenuto l’anno precedente. 28 Va notato tra l’altro che il complesso della sapienza, santa maria in campitelli e san marcello sono tre degli otto soggetti che Giovanni Giacomo de Rossi aveva aggiunto alla raccolta nella seconda edizione del 1684. 29 scorrendo i cataloghi delle maggiori biblioteche storiche della Germania, dell’austria, della Repubblica ceca e della svizzera tedesca, si scopre infatti che esemplari delle edizioni italiane dei libri de Rossi si conservano soltanto in quelle città che nel corso del XViii secolo furono, per varie circostanze, centri di cultura di particolare rilievo. ad esempio la raccolta dei Disegni di vari Altari e Cappelle, certamente la più importante per la diffusione della conoscenza delle opere di Carlo Fontana, è presente soltanto nelle biblioteche di Hannover e di augsburg (augusta), e inoltre in quella di erlangennürnberg, dove pervenne con i libri appartenuti a Wilhelmine di Prussia, moglie del margravio Friedrich di Brandeburg-Bayreuth e grande committente di architettura a Bayreuth tra il 1735 e il 1755. un esemplare dell’edizione tedesca dell’opera, gli Altaria et Sacella varia, si trova invece in Germania nella Herzog august Bibliothek di Wolfenbüttel e nella universitäts - und landesbibliothek sachsen-anhalt di Halle (saale); in svizzera nella zentral - und Hochschulbibliothek di lucerna e presso la universitätsbibliothek di Basilea, alla quale pervenne con la biblioteca di Jakob Burckhardt (1818-1897); a Praga presso la Biblioteca nazionale della Repubblica ceca. Per quanto riguarda la diffusione dell’edizione romana e di quella tedesca degli Insignium Romae Templorum Prospectus, la situazione che si riscontra è molto simile. 30 cfr. il catalogo redatto nel 1722 dei disegni e delle stampe di Francesco maria niccolò Gabburri, Descrizione dei disegni della Galleria Gabburri in Firenze, conservato presso la Biblioteca nazionale centrale di Firenze e ora consultabile anche online in www.memofonte.it, alla c. 292: «libro XXXXViii. Per alto palmi 17 chiuso, largo palmi 14, legato all’olandese in cartapecora. di stampe 73, intitolato Insignium Rome templorum prospectus, di Giovanni Jacomo sandrart, stampato in norimberga / libro XXXXiX. compagno in tutto e per tutto dell’antecedente. di stampe 40 in tutto, col frontespizio di ciro Ferri. intitolato Aras, imagines, symulacra [Deo] sanctisque suis exstruimus ponimus, di Giovanni Jacomo Sandrart». Si veda anche (in libera consultazione online) l. simonato, «Il credulo Sandrart». La ricezione della Teutsche academie (e delle sue riedizioni) tra Sette e Novecento, «Studi di Memofonte», 3, 2009, pp. 1-10: 5. 31 Non è noto per quale via Gabburri entrò in possesso dei due volumi. sappiamo però da antonio magliabechi (1633-1714) che già alla fine del nono decennio del Seicento era divenuto troppo costoso acquistare i libri stampati nei paesi dell’europa centrale dai librai veneziani, come si era fatto per molti anni in precedenza, e conveniva piuttosto rivolgersi ai lionesi oppure ai Blaeu di amsterdam. egli scrive al granduca cosimo iii nel 1688: «Questa è una regola generale che se i libri sono stampati in Francia, costeranno a V.a.R. quasi la metà in meno a fargli venire da lione, che a commettergli a Venezia, e mentre fossero stampati in olanda, in inghilterra e nella Germania, molto maggiore vantaggio avrà a fargli commettere al signor Blaeu che ai signori combi [a Venezia]»: a. mirto, Stampatori, editori, librai nella seconda metà del Seicento, ii, I grandi fornitori di Antonio Magliabechi e della corte medicea, Firenze 1994, p. 165, nota 18. Ringrazio lucia simonato per le sue utili segnalazioni. 32 anche sulla dispersione delle collezioni e specialmente della biblioteca di Francesco maria niccolò Gabburri dopo la sua morte, abbiamo informazioni frammentarie: g. perini, Gabburri, Francesco Maria Niccolò, in Dizionario Biografico degli Italiani, 51, Roma 1998, pp. 8-10. 33 si tratta del volume oggi in Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Fondo Palatino, 9. 6. 6. 3. 34 il volume si conserva oggi in città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Fondo cicognara, X. 3873. carlo fontana 1638-1714 Celebrato Architetto Wondrous inversion: empiricism and carlo Fontana’s Tempio Vaticano Kimberley Skelton i n late seventeenth-century Rome, the publisher Giovanni Francesco Buagni made a surprising decision: he published carlo Fontana’s idiosyncratic, costly and cumbersome Tempio Vaticano only five years after he had produced his first book and during years when he was publishing primarily small volumes, for instance dramatic works1. comprised of nearly 500 pages and addressing topics as diffuse as the ancient Roman history of the Vatican site and domed structures across the world, Tempio Vaticano seemed potentially a little desirable and even little useful book. one had to turn merely a few pages in order to find a disclaimer from Fontana himself about the volume’s lack of structure. He urged, «[L]et it not seem strange to anyone…[to find] things which are completely unrelated to what we had promised» amongst the first pages of his volume; readers will find chapters on architectural representation and on measurement units across europe, but Fontana nevertheless assured them that all was in order2. seventeenthcentury readers could have readily learned about st. Peter’s from other, more clearly structured volumes. Within the past two decades, carlo Padredio and Giovanni Battista Falda had produced Descrittione fatta della chiesa antica e moderna di S. Pietro, and Giovanni Battista costaguti had brought out Architettura della Basilica di S. Pietro in Vaticano3. While Padredio and Falda offered engravings showing old st. Peter’s and seventeenth-century st. Peter’s, costaguti provided a brief historical introduction before meticulously detailed illustrations of seventeenth-century st. Peter’s. certainly, Tempio Vaticano offered little risk to Buagni since either Fontana or the congregazione would have paid for the paper on which it was printed and since Buagni already knew Fontana from the Discorso di Monsignor Gio: Carlo Vespignani sopra la facile riuscita di restaurare il Ponte Senatorio for which Fontana had executed the illustrations4. Yet if readers simply found Tempio Vaticano too confusing, even the reputation of carlo Fontana, the head of the accademia di san luca since 1692, could not guarantee good sales and so respect for Buagni; Fontana’s Utilissimo trattato delle acque correnti, also published by Buagni only two years later in 1696, sold few copies5. despite the seemingly unwieldy nature of Tempio Vaticano, however, Buagni had recognized a volume that would earn widespread and even international acclaim. merely months after Tempio Vaticano was published, the erudite Roman accademia degli arcadi elected Fontana to their membership6. as an architect having published only one book, Fontana appeared to share little with the Un ruolo nella storia: propaganda e ambizione trattatistica other arcadians who were primarily wealthy, noble, and well-educated individuals as well as intellectuals and poets and who sought to improve «good taste» in Italian literature, especially poetry7. He, in fact, remained the only architect or artist without literary interests for a decade8. Yet he was nevertheless elected by secret ballot, suggesting a relatively widespread respect among the arcadians9. Beyond Roman circles, european rulers heard of Fontana’s volume, for the director of the French academy in Rome reported about Tempio Vaticano to louis XiV, and the German elector Friedrich augustus of saxony received a copy when he visited Rome in 169510. during the eighteenth century, architects too across europe purchased copies. The austrian Johann Bernhard Fischer von erlach, the italian Filippo Juvarra, the German matthäus daniel Pöppelmann, the english nicholas Hawksmoor, and the italian Giovanni Battisa Piranesi all owned Tempio Vaticano11. Paradoxically because of its seemingly disparate nature and dense accumulation of detail, Tempio Vaticano was also highly desirable; it reflected scientific and philosophical discussion of the natural world and human perception through its blend of wonder and stringent analysis and through its stress on a sensory-dominated individual – the viewer who would become key to eighteenth-century accounts of building theory and design. From the very first pages of Tempio Vaticano, Fontana’s readers found a hybrid volume that stressed physical particularities but that also claimed to offer instruction in general architectural design. The latin and italian title pages asserted a focus on a single building and so called to mind more a curiously admiring viewer than an architecture student. similar volumes published earlier in the century had frequently emphasized display of the building under discussion. Padredio’s and Falda’s as well as costaguti’s offered little text to guide readers admiring precise illustrations, while Francesco maria Torrigio’s Le sacre grotte vaticane and Girolamo Teti’s Aedes Barberinae led readers on tours of the grottoes in st. Peter’s and of Palazzo Barberini12. across the introductory chapters of Tempio Vaticano, Fontana in fact explicitly invoked this admiring viewer. He repeatedly averred how st. Peter’s was the most impressive building in the world and explained how he had created comparisons with other structures – from the circus of nero to domed buildings around the world – to demonstrate its unparalleled magnificence13. st. Peter’s, consequently, evoked stunned admiration from its viewers; Fontana claimed, st. Peter’s was «the most wondrous» building in the world and that 155