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Una delle tendenze sotterranee più interessanti che sembrano emergere nel pensiero filosofico del nostro tempo è il fatto che, lentamente ma progressivamente, le idee tendano a imporsi da sole, proprio perché, è ormai chiaro a tutti, il nostro pensiero è messo alle strette dopo troppi anni di un'autoreferenzialità sofisticata, raffinata, talvolta addirittura sublimata, ma forse poco utile allo scopo. Se viviamo in un tempo che, disperatamente, ha bisogno di nuove categorie per essere compreso uno autore che, credo, non andrebbe lasciato fuori dal nostro retaggio collettivo è Antonio Gramsci. Ma le valutazioni soggettive, su questo, contano relativamente: proprio perché il pensiero, come dicevo, si impone sempre più da sè, grazie alla capacità che ha di essere interprete del nostro mondo. E così scopriamo che Gramsci è, nell'ambito della critica letteraria e della cultura, uno degli autori italiani più letti e interrogati in Occidente. Ci sono gli studi culturali, certamente, che hanno fatto loro il pensiero di quest'autore da tempo, ma anche una nuova concezione critica e sovranazionale che, lentamente ma con decisione, si sta facendo strada nella sensibilità di sinistra: penso ai vari movimenti legati a Varoufakis, Jeremy Corbin e Bernie Sanders. Ma il richiamo quanto più possibile urgente all'attualità di Antonio Gramsci del resto è la rivolta in corso in queste ore sugli Champs Elysées. Le violenze di strada che avvengono in questi istanti sono il segno di una Francia divisa che riemerge sotto l'esilissima superfice di una ricostruzione socialdemocratica che, sotto la "guida" di Macron, non è altro che l'ennesimo esempio, nell'Occidente degli ultimi anni, di conflitti sociali deprivati di una narrazione ideologica autentica, che sia espressione degli interessi concreti delle persone che la abbracciano. Quando il pensiero e la storia si muovono, il lavoro intellettuale non può far altro che seguirli; e tuttavia non può farlo passivamente, nel senso gramsciano del termine: deve cercare di capire perché Gramsci è così presente nel nostro Zeitgeist, ritessere le complesse fila di una domanda di pensiero che viene da più parti e cercare di darvi risposta. Ma, nel far ciò, sono due gli errori che dobbiamo assolutamente evitare. Il primo: dobbiamo evitare di abdicare alle istanze di cambiamento più profonde nella nostra coscienza, perché esse sono il nucleo ideologico che fa da propulsione alla nostra attività intellettuale, tiene insieme in un modo irrequieto e vivo il passato della nostra formazione intellettuale e il futuro che da essa riusciamo ad immaginare. Il secondo errore che, fatalmente, bisogna evitare di commettere, è quello di assimilare l'oggetto della nostra indagine alle nostre categorie intellettuali, trasformando il nostro desiderio di cambiamento in una strana forma di cecità. In un tempo in cui si marginalizza radicalmente l'ideologia dal dibattito politico, chiunque voglia fare una critica militante deve avere, insomma, l'intelligenza di pensare alla propria ideologia come a qualcosa di simile al super-io di Freud, una formazione di compromesso sempre e costantemente in bilico fra la più nobile tensione ideale-necessaria, con la propria capacità di vedere oltre, per trasformare il presente-e la schiavitù di un imperativo irrazionale. È con questo spirito che consiglio vivamente la lettura de Il presente di Gramsci (Galaad), una bella raccolta curata da Mimmo Cangiano, Paolo Desogus, Marco Gatto e Lorenzo Mari che, mi sembra, hanno fatto esattamente quel che bisognava: più che dimostrare l'attualità del pensiero gramsciano, hanno provato a farla emergere dalle cose stesse, senza feticismi. Si comincia con un lungo saggio di Marco Gatto, che distende sull'intera raccolta un senso di prospettiva e affonda le sue radici fra l'altro nelle intuizioni critiche di Frederic Jameson e Gilles Lispensky, con le quali Gatto si preoccupa di separare la posizione critica e militante dei due autori dalle molte riletture della modernità elaborate dal postmodernismo: pagina 1 / 4
Marx 101 nr.6 (ottobre), 1991
Nel 1991 diversi intellettuali del PCI che erano contrari al suo scioglimento, aderirono alla Rifondazione Comunista e si impegnarono a preservare l'eredità gramsciana da letture e interpretazioni moderate-riformiste funzionali alla liquidazione di una forte organizzazione comunista con autonomia teorico-politica. Tra questi, Andrea Catone e Ferdinando Dubla, intellettuali impegnati in Puglia nella ricostruzione di un partito comunista di quadri e di massa. Il saggio, pubblicato sulla rivista Marx 101, fu tradotto in portoghese sulla rivista Vertice! sul nr.43 dell'ottobre 1991 ("O NOSSO GRAMSCI - GRAMSCI PARA LER , E MUDAR, O NOSSO PRESENTE") e in catalano sulla rivista Realitat, nr.34 del gennaio 1993 ("NUESTRO GRAMSCI - GRAMSCI PARA LEER Y CAMBIAR NUESTRO PRESENTE"). Il saggio si compone dei seguenti paragrafi: - La concezione del partito comunista - Per l’analisi del capitalismo contemporaneo - La concezione del socialismo - Le contraddizioni insuperabili (la teoria della crisi) - Critica al sistema capitalista e alla sua egemonia culturale - Gramsci e le forme della transizione in Occidente (e limiti della prassi riformista) - Internazionalismo e vie nazionali (a proposito di "interdipendenza") - Una critica moderna dell’alienazione (un altro esito possibile dell’antieconomicismo)
2018
Introduzione allo studio della filosofia. Che cosa è l'uomo? È questa la domanda prima e principale della filosofia. Come si può rispondere. La definizione si può trovare nell'uomo stesso; e cioè in ogni singolo uomo. Ma è giusta? In ogni singolo uomo si può trovare che cosa è ogni «singolo uomo». Ma a noi non interessa che cosa è ogni singolo uomo, che poi significa che cosa è ogni singolo uomo in ogni singolo momento. Se ci pensiamo, vediamo che ponendoci la domanda che cosa è l'uomo vogliamo dire: che cosa l'uomo può diventare, se cioè l'uomo può dominare il proprio destino, può «farsi», può crearsi una vita. Diciamo dunque che l'uomo è un processo e precisamente è il processo dei suoi atti. Se ci pensiamo, la stessa domanda: cosa è l'uomo? non è una domanda astratta, o «obbiettiva». Essa è nata da ciò che abbiamo riflettuto su noi stessi e sugli altri e vogliamo sapere, in rapporto a ciò che abbiamo riflettuto e visto, cosa siamo e cosa possiamo diventare, se realmente ed entro quali limiti, siamo «fabbri di noi stessi», della nostra vita, del nostro destino. E ciò vogliamo saperlo «oggi», nelle condizioni date oggi, della vita «odierna» e non di una qualsiasi vita e di un qualsiasi uomo. La domanda è nata, riceve il suo contenuto da speciali, cioè determinati modi di considerare la vita e l'uomo: il più importante di questi modi è la «religione» ed una determinata religione, il cattolicismo. In realtà, domandandoci: «cos'è l'uomo», quale importanza ha la sua volontà e la sua concreta attività nel creare se stesso e la vita che vive, vogliamo dire: «è il cattolicismo una concezione esatta dell'uomo e della vita? essendo cattolici, cioè facendo del cattolicismo una norma di vita, sbagliamo o siamo nel vero?» Tutti hanno la vaga intuizione che facendo del cattolicismo una norma di vita sbagliano, tanto vero che nessuno si attiene al cattolicismo come norma di vita, pur dichiarandosi cattolico. Un cattolico integrale, che cioè applicasse in ogni atto della vita le norme cattoliche, sembrerebbe un mostro, ciò che è, a pensarci, la critica più rigorosa del cattolicismo stesso e la più perentoria. I cattolici diranno che nessuna altra concezione è seguita puntualmente, ed hanno ragione, ma ciò dimostra solo che non esiste di fatto, storicamente, un modo di concepire ed operare uguale per tutti gli uomini e niente altro; non ha nessuna ragione favorevole al cattolicismo, sebbene questo modo di pensare ed operare da secoli sia organizzato a questo scopo, ciò che ancora non è avvenuto per nessun'altra religione con gli stessi mezzi, con lo stesso spirito di sistema, con la stessa continuità e centralizzazione. Dal punto di vista «filosofico» ciò che non soddisfa nel cattolicismo è il fatto che esso, nonostante tutto, pone la causa del male nell'uomo stesso individuo, cioè concepisce l'uomo come individuo ben definito e limitato. Tutte le filosofie finora esistite può dirsi che riproducono questa posizione del cattolicismo, cioè concepiscono l'uomo come individuo limitato alla sua individualità e lo spirito come tale individualità. È su questo punto che occorre riformare il concetto dell'uomo. Cioè occorre concepire l'uomo come una serie di rapporti attivi (un processo) in cui se l'individualità ha la massima importanza, non è però il solo elemento da considerare. L'umanità che si riflette in ogni individualità è composta di diversi elementi: 1) l'individuo; 2) gli altri uomini; 3) la natura. Ma il 2° e il 3° elemento non sono così semplici come potrebbe apparire. L'individuo non entra in rapporti con gli altri uomini per giustapposizione, ma organicamente, cioè in quanto entra a far parte di organismi dai più semplici ai più complessi. Così l'uomo non entra in rapporto con la natura semplicemente, per il fatto di essere egli stesso natura, ma attivamente, per mezzo del lavoro e della tecni
La politica e gli Stati. Problemi e figure del pensiero occidentale, 2022
Riproduzione vietata ai sensi di legge (art. 171 della legge 22 aprile 1941, n. 633) Senza regolare autorizzazione, è vietato riprodurre questo volume anche parzialmente e con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche per uso interno o didattico.
Ritorno a Gramsci, 2020
Idee sulla continua rievocazione di Gramsci come "solutore" dei problemi politici della sinistra. Tra potenzialità e limiti di un approccio simile.
Critica Marxista 6/2006, 2006
Gramsci è stato uno dei principali interlocutori di Althusser.
Nazione Indiana, 2016
Recensione del libro di Michele Filippini "Una politica di massa. Antonio Gramsci e la rivoluzione della società".
2015
Il volume di Giuseppe Cospito è un introduzione a Gramsci come filosofo, che tiene conto della grande fortuna internazionale che il pensiero gramsciano sta incontrando in questi anni. Attraverso un'ampia disamina dei concetti fondamentali dei "Quaderni del carcere", visti nella loro evoluzione anche in relazione alla vicenda storica degli anni Trenta, vengono indagate categorie quali: filosofia della prassi, struttura-sovrastruttura, egemonia, società civile, intellettuali, società regolata, americanismo e fordismo, soggetto-oggetto, nazionale-popolare. Il volume si conclude con una sintetica ricostruzione delle principali vicende interpretative del pensiero di Gramsci, con particolare attenzione agli anni più recenti, dalla nuova filologia gramsciana all'Edizione nazionale degli scritti, e una sintesi delle polemiche su conversioni, abiure, quaderni mancanti.
In cammino con Gramsci, 2020
Leggere Gramsci, fra tradizione e futuro 1. Dalla filologia all'interpretazione. La filologia «senza aggettivi», come si usa definirla in quanto sapere umanistico uni-versale, è una disciplina basilare in tutte le civiltà fondate sulla scrittura, necessaria per stabilire l'integrità dei testi, la loro diffusione e alterazione, i comportamenti e le inten-zioni degli autori. 1 In una conferenza alla Columbia University del gennaio 2000 (am-pliata e variamente pubblicata negli anni successivi) Edward Said ne propose un elogio persuasivo, 2 memore della pagina sulla «filologia vivente» che Gramsci aveva scritto nel Quaderno 7 e rielaborato nel Quaderno 11. 3 Nel caso di Gramsci la ricerca filologica acquista tuttavia un significato specifico e perfino insolito, legandosi in maniera diretta al compito dell'interpretazione e alle diverse stagioni che hanno segnato la "fortuna" di questo autore. Il motivo non è difficile da decifrare. La maggiore impresa intellettuale di Gramsci, i Quaderni del carcere, costituisce l'esempio singolare di una opera intera-mente postuma, 4 scritta nelle condizioni di una dura reclusione, fra molteplici disagi di ordine fisico e psicologico, con scarse indicazioni sui tempi e modi di composizione 5 e non destinata, come tale, alla pubblicazione. Per ragioni diverse anche gli scritti precar-cerari presentano problemi filologici rilevanti, relativi alla difficoltà di stabilirne con si-curezza l'attribuzione. 6 Per tali ragioni (e non, come a volte si è detto, per una specie di furia disgregatrice) 7 tutte le principali edizioni gramsciane sono state guidate da ipotesi 1 Stefano Rapisarda, La filologia al servizio delle nazioni. Storia, crisi e prospettive della filologia romanza, Mi-lano-Torino, Bruno Mondadori, 2018, pp.
Egemonia e modernità. Gramsci in Italia e nella cultura internazionale. a cura di Fabio Frosini e Francesco Giasi. Roma: Viella, 2019, pp. 447-465. ISBN: 978-88-3313-120-7, 2019
Consapevoli della sfida rappresentata dal tentativo di produrre un testo che non sia la mera ripetizione di ciò che è già stato scritto sullo stesso argomento, né un semplice aggiornamento della bibliografia prodotta di recente, partiamo da una certezza iniziale: le idee gramsciane si trovano disseminate e radicate nella cultura politica argentina. Detto in modo gramsciano (e seguendo la tradizione di lettura di Juan Carlos Portantiero e José Aricó), possiamo affermare che Gramsci è stato tradotto con successo in argentino. Ciò non significa omogeneità interpretativa; al contrario, la lotta per il senso dell’eredità di Gramsci è un segno di ciò che chiamiamo “disseminazione”. Esiste in Argentina un’ampia rete di sensi diversi, interpretazioni e progetti che, rivendicando per sé l’interpretazione egemonica, creano quello che potremmo chiamare un “campo discorsivo gramsciano” sul cui controllo avviene un’aspra disputa.
2019
In questo saggio propongo qualche riflessione “sul nesso che c’è in Gramsci tra l’impegno nei rapporti più intimi, in cui è fortissimo il coinvolgimento emotivo, l’analisi dei propri stati d’animo e l’emergenza sul piano della riflessione teorica di temi che riguardano l’idea di ‘persona’, il rapporto tra individuo e società, tra il singolo e la storia”, tra “l'uno e il collettivo”. Questo nesso si manifesta nel rapporto epistolare con Giulia Schucht e nelle riflessioni suscitate dalla propria drammatica condizione in carcere, in particolare nella nota dei Quaderni sulle “catastrofi del carattere”. Nella parte finale, con la citazione di una critica mossa a Gramsci da Ernesto De Martino e con un richiamo ad Albert Camus, accenno alla possibilità di rintracciare, negli scritti di Gramsci, germi di un pensiero che tende a superare i limiti del suo “storicismo assoluto”.
Papeles del Psicologo
Research, Society and Development
Márcia Batista da Fonseca, 2024
Psychological Inquiry, 2004
Conflict and Resolution: Includes Comments on the Russian-Ukraine War, 2022
Journal of Clinical Pathology, 2002
International Journal of Agricultural and Environmental Information Systems, 2016
Innovación y emprendimiento. El sendero hacia la prosperidad, 2025
2007 Atlanta Conference on Science, Technology and Innovation Policy, 2007
Journal of Neonatal-Perinatal Medicine, 2017
Science Technology and Management Journal, 2021
DS 110: Proceedings of the 23rd International Conference on Engineering and Product Design Education (EPDE 2021), 2021
Ethics, Medicine and Public Health, 2016
Extended Abstracts of the 2013 International Conference on Solid State Devices and Materials, 2013