I vetri.
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in “Palazzo Madama. Studi e notizie”, n. 4, 2020 (2021), pp. 90-97, 2021
2012
hadrianopolis II. Risultati delle indagini archeologiche 2005-2010 • ISBN 978-88-7228-683-8-© 2012 · Edipuglia s.r.l. -www.edipuglia.it
Il primo nucleo di cammei fece il suo ingresso nel 1871 a seguito della permuta con il Regio Museo di Antichità. Si tratta di 26 opere, alcune delle quali di età romana, la maggior parte del XVI-XVII secolo, tra cui alcuni capolavori, come il grande cammeo in agata raffigurante l'Arca di Noè con montatura in oro e smalto (cat. 45/I), il cammeo in conchiglia con Scena presso il tempio (cat. 100/I) e il lapislazzulo con Busto di Satiriskòs (cat. 10/I). Come le altre opere giunte al Museo Civico dal Museo di Antichità-avori gotici, bronzetti rinascimentali, coppe in cristallo e pietre dure, microintagli in legno di bosso di fattura tedesca e fiamminga, alcuni gioielli-, anche questo gruppo di gemme apparteneva originariamente alle raccolte d'arte di Palazzo Reale, e in particolare alla collezione di oggetti preziosi costituita tra Cinque e Seicento dai duchi Emanuele Filiberto e Carlo Emanuele I. Essa comprendeva, accanto a cristalli, argenti, coralli, tessuti pregiati, strumenti scientifici, armi, orologi, cofanetti di varia tipologia, libri illustrati e objets de curiosité in materiali rari, anche numerose gemme, come risulta, per esempio, dall'inventario degli acquisti per il duca di Savoia fatti a Venezia nel 1573. Questo documento elenca infatti, oltre a numerose perle e granati da montare, circa un centinaio di pietre intagliate con figure classiche: 15 zaffiri, 52 corniole, 7 diaspri, "un cameo de agata antiqua", un granato giallo, 9 lapislazzuli e "un zirasol con testa di imperatore antiqua" 1. Un altro inventario utile per ricostruire la raccolta di cammei dei duchi è quello steso per Vittorio Amedeo II da Matteo Allemandi nel 1682, relativo a dipinti, sculture e oggetti preziosi del Palazzo Vecchio e del Palazzo Ducale Nuovo di Torino. Così risulta che nel Palazzo Vecchio, nella sala denominata Gabinetto degli Specchi, all'interno di due "scrittoi di bosco d'Alemagna", si trovavano-accanto a medaglie, bottoni in cristallo e smalto, conchiglie, piccole miniature su avorio con ritratti o paesaggi-, numerosissimi cammei e pietre incise: tra i cammei, una testa del Salvatore in lapislazzuli con montatura in ferro ageminato, una testa di san Francesco in lapislazzuli, un'Annunciazione, una Flagellazione in diaspro verde, un'ametista con testa di donna attorniata di smeraldini con montatura in oro cui era fissata una piccola perla, una Fenice su agata, un ritratto di Emanuele Filiberto su madreperla, e ancora tre ritratti, del duca di Savoia, di Giovanni Andrea Doria e di Filippo II su pietre non specificate. Tra le pietre incise spiccano la testa di Cristo in cristallo con montatura in argento dorato, conservata in un astuccio di seta verde con ricami in oro, una figura di pastore e diverse teste intagliate nel cristallo, una corniola con incisa la figura di Bacco, un'agata con ritratto di imperatore. Nell'insieme, una raccolta di pezzi assai preziosi, purtroppo non riconoscibili tra quelli pervenuti al Museo Civico nel 1871, cui si devono affiancare anche le centinaia di pietre incise e cammei di soggetto non specificato registrati nello stesso inventario Allemandi del 1682, come le 30 "piccole pietre di diaspro, lapislasuli, pietra di paragone, alabastro e cristallo nelle quali sono intagliate teste di basso rilievo di diversi imperatori...", le 28 "tra teste e figurine parte camaijno, parte allabastro ed altre pietre", e tutte le gemme contenute in una serie di cofanetti appositi a più 'estages', cioè cassetti, ciascuno dei quali arrivava a contenere una settantina di pietre 2. Al momento l'unica gemma, tra quelle della permuta con il Regio Museo di Antichità, che sembra possibile ricollegare al nucleo seicentesco della raccolta e a un personaggio specifico della famiglia ducale, è il bel calcedonio arancione con il busto di Enrico IV re di Francia e di Navarra (1553-1610), con fattezze assai realistiche e abbigliato all'antica: potrebbe infatti trattarsi di una sorta di oggetto ricordo pervenuto a Torino tramite
«l’immaginazione», a. XXV, n. 243, pp. 55-56, 2008
Le poesie pubblicate in Criterio dei vetri seguono di qualche mese quelle riunite nella silloge La casa esposta, edita nella collana «fuoriformato», diretta da Andrea Cortellessa per Le Lettere. Entrambi i volumi sono curati con rigore a livello macrotestuale, lo sperimentalismo agisce anche sull’architettura dell’opera. Al punto che il libro di poesia de La casa diventa piuttosto spartito polimorfo (o s/composto) per l’attivazione di molteplici codici e piani espressivi: un’intera sezione è affidata al linguaggio della fotografia, inserti in prosa scompaginano trame e sequenze, salti tipografici suggeriscono linee laterali (in fieri) e scarti, più che bilanci o parabole compiute. Se lì si configurava una esposizione raggelante di oggetti e ombre, l’esibizione cristallina (mai univoca né lineare) di particolari o dettagli – rovine-emblemi di privazione e di un’insignificanza sempre incombente o appena consumata –, anche nel Criterio dei vetri la disposizione delle liriche segue in prevalenza l’incedere dello sguardo, alle prese con l’arido cerchio toponomastico di un tour doloroso e coatto tra «cortili» e «parchi», «città», «cliniche» e «case».
Transparent glass rapidly became a fundamental material bringing scholars to produce new knowledge in the field of mechanics too. An advancement of knowledge can be found in astronomy and pneumatics.
L'insediamento romano della Tesa di Mirandola (MO). Ricognizioni e scavi (1930-2011), 2012
F. Foroni, Vetri, in L'insediamento romano della Tesa di Mirandola (MO). Ricognizioni e scavi (1930-2011), a cura di M. Calzolari, F. Foroni, Quaderni di Archeologia dell'Emilia Romagna 30, pp. 144-156
in L. A. Scatozza Hoericht (a cura di), Nuovi studi su Kyme Eolica. Produzioni e rotte trasmarine, Cliopress, Grisignano 2012, pp. 211-222.
Produzioni e rotte trasmarine a cura di L.A. Scatozza Höricht CLIOPRESS a cura di L.A. Scatozza Höricht NUOVI STUDI SU KYME EOLICA CLIOPRESS Il volume comprende una serie di contributi relativi alle produzioni artigianali dell'antica città di Kyme eolica (Turchia), che la Curatrice ha riunito con lo scopo di indagare, attraverso la loro circolazione, i rapporti della metropoli eolica con altre aree dell'Egeo e del Mediterraneo antico. L'opera si inserisce in un settore di indagine non agevole, poiché non tutti i centri produttori dell' Anatolia, fra cui la stessa Kyme, sono stati finora adeguatamente documentati. Dall'analisi condotta nei diversi contributi dagli archeologi dell'Università Federico II, dell'Università della Calabria e dell'Università di Milano, che partecipano alle attività della Missione archeologica italiana a Kyme, deriva uno spaccato del ruolo economico che la città di Kyme ebbe nelle diverse fasi storiche esaminate, centro portuale di primaria importanza, posto lungo l'asse viario costiero nordsud e presso lo sbocco sul mare Egeo del fiume Ermo, la principale via di comunicazione verso l'entroterra anatolico. Lucia A. Scatozza Höricht, ricercatrice e docente di Archeologia classica presso il Corso di Laurea magistrale in Organizzazione e gestione del patrimonio culturale dell'Università Federico II, è autrice di numerosi lavori su Kyme/Cuma flegrea, alla cui fondazione avrebbero concorso gli abitanti di Kyme/Cuma eolica. Dal 2003, in qualità di Responsabile scientifico dell'Unità di ricerca dell' Ateneo federiciano, conduce scavi e ricerche nell'ambito delle attività interuniversitarie della Missione archeologica italiana di Kyme eolica. Nel 2005 ha organizzato il Convegno internazionale "Kyme e l'Eolide, da Augusto a Costantino" e curato la pubblicazione dei relativi Atti nel volume Kyme e l'Eolide, da Augusto a Costantino (Napoli, 12-13 dicembre 2005 ), Napoli, Luciano, 2007. È autrice di numerosi articoli su riviste internazionali, di comunicazioni a congressi scientifici e di monografie, tra cui I vetri romani di Ercolano, Roma, L'Erma, 1986; Le terrecotte figurate di Cuma del Museo archeologico nazionale di Napoli, Roma, L'Erma, 1987; I monili di Ercolano, Roma, L'Erma, 1988; Pithecusa. Materiali votivi da Monte Vico e dall'area di Santa Restituta, Roma, G. Bretschneider, 2007; Le prime lavorazioni dell'oro in area flegrea, Siena, Nuova Immagine, 2010; L'instrumentum vitreum di Pompei, Nuovi studi su Kyme eolica / a cura di Lucia A. Scatozza Höricht. -Napoli : ClioPress, 2012. -224 p. ; 29 cm (Saggi ; 10) Accesso alla versione elettronica:
Il legno, il fuoco, il pane. La necropoli romana di Gussago (Bs), a cura di S. Solano, 2023
già Soprintendenza per i beni archeologici della Lombardia La presenza di oggetti in vetro nella necropoli è limitata a 33 tombe e quindi solo a poco più del 17% delle sepolture 1. A fronte della scarsa frequenza di questo tipo di materiale, alcuni fra i 35 esemplari restituiti dallo scavo risultano pertinenti a forme poco comuni o singolari così che il loro esame può essere utile anche per fornire indicazioni sul gusto e sugli aspetti culturali della piccola comunità che utilizzò il sepolcreto. Una prima osservazione riguarda la quantificazione degli oggetti vitrei documentati nelle singole sepolture e la loro tipologia. Poco più di una metà delle tombe hanno all'interno del corredo funebre un solo esemplare vitreo che in dodici casi è rappresentato da un unguentario. Questa forma nelle sue varianti appare la più diffusa, costituendo più del 54% fra i vetri presenti, secondo una percentuale vicina a quella di molte altre necropoli romane 2 .
Ricordiamoci di Plinio il Giovane, là dove dice che se noi non possiamo fare cose degne d'essere scritte, dobbiamo almeno scrivere cose degne d'essere lette. -Michele Amari