Academia.eduAcademia.edu

Outline

I vetri.

NONANTOLA 1 Ricerche archeologiche su una grande abbazia dell’altomedioevo italiano a cura di Sauro Gelichi e Mauro Librenti Contributi e schede di Francesca Bertoldi, Michele Chimienti, Alessandra Cianciosi, Margherita Ferri, Rossana Gabrielli, Sauro Gelichi, Mauro Librenti, Sebastiano Lora, Emanuele Magnani, Annamaria Pazienza ALL’INSEGNA DEL GIGLIO M. CHIMIENTI, A. CIANCIOSI, M. FERRI, M. LIBRENTI, A. PAZIENZA lativo unicamente all’età moderna ed in particolare al fattura grossolana destinata ad accogliere l’olio com- XVII secolo. Rari quelli tardomedievali, con l’eccezio- bustibile. L’orlo dei manufatti risulta infatti annerito. ne di alcuni frammenti di “maiolica arcaica bleu” dal Simili manufatti sono segnalati solo raramente, seb- pozzo (US 9031). bene debba trattarsi di oggetti di uso piuttosto comu- Buona parte della ceramica di età moderna provie- ne. Da alcuni castelli del territorio bolognese, ad esem- ne da differenti contesti, alcuni dei quali piuttosto cao- pio, provengono oggetti simili ed anche mattonelle esa- tici quanto a caratteristiche della giacitura, ma contrad- gonali romane scavate per ottenerne lumini18. distinti da una discreta uniformità, tra cui prevalgono (M. L.) nettamente le ingobbiate graffite e/o dipinte. Gli og- getti sono riferibili in prevalenza a forme aperte, in particolare piatti apodi a tesa e scodelle su piede a ven- 6. I vetri tosa, manufatti riferibili prevalentemente a centri di produzione del territorio modenese. Emblematico, da I vetri trovati nell’area 9000 sono poco numerosi, questo punto di vista, è un piatto dipinto in bleu con in uno stato estremamente frammentario e nessuna for- fogliami sulla tesa (Fig. 36, n. 13. Tav. IV, n. 3), una ma è completamente ricostruibile. tipologia che rimanda ai moduli della porzione setten- trionale della provincia esemplificati dai prodotti delle Il numero totale dei recipienti non è determinabile fornaci di Finale Emilia (GELICHI, LIBRENTI 1998, p. 30, ma possiamo indicare la presenza di almeno quattro nn. 35-43). Altrettanto significativa è una graffita poli- bottiglie, due bicchieri19, una lampada(?) e un vetro croma a punta e stecca (Fig. 36, n. 12. Tav. IV, n. 2) che da finestra. A questi si aggiunge un consistente nume- riprende i motivi tipici del repertorio bolognese del ro di pareti prive di decorazione (il 55% dei fram- secondo venticinquennio del XVII secolo15. Intuibili, menti soffiati), alcune scorie schiumose e recipienti in ma decisamente meno leggibili, invece, le caratteristi- vetro presso fuso. che delle porzioni rimaste di fiasche ad anse simmetri- La maggior parte dei reperti (tra cui le bottiglie e il che decorate a fondo risparmiato, tipologia diffusa nelle frammento di vetro da finestra), si colloca nella Fase IV, medesime aree produttive (REGGI 1971, nn. 338-346). databile tra la metà dell’XI e la metà del XIII secolo. In Rappresentano una eccezione rispetto a questo qua- questo stessa fase si concentrano i rinvenimenti delle sco- dro sostanzialmente sub-regionale, alcuni frammenti di rie vetrose, associate anche ad altri tipi di scarti, tanto “bianchetto”, ceramiche ingobbiate finite a vernici po- che si è ipotizzato che l’area potesse aver svolto funzioni licrome (Fig. 36, n. 11. Tav. IV, n. 1) (GELICHI, LIBRENTI artigianali. Dalla Fase II gli unici reperti vitrei provengo- 1997, pp. 200-201). La produzione settecentesca ab- no dal riempimento del pozzo (fine XIII-inizio XIV se- bonda di simili manufatti imitanti le smaltate ma di colo), in cui sono state rinvenute alcune pareti e l’orlo di prezzo ridotto, destinati ad un mercato di fascia medio un bicchiere (Tabella 2). Il bollo applicato al collo di bassa. Alcuni frammenti sono riconducibili ad un esem- bottiglia è stato rinvenuto in un strato di XIV secolo. I plare decorato con volatile nel cavetto e steli bleu con recipienti in vetro presso fuso sono stati tutti rinvenuti cerchi arancione sulla tesa16. nella Fase I (non riportati nella Tabella 2). Pochi altri frammenti rimandano a prodotti di que- Il vetro è generalmente di colore verde, in qualche sto tipo, sebbene questi dovessero essere comunissimi caso incolore e in solo due casi ambra. Alcuni fram- ancora nel pieno Ottocento. menti (30%) si presentano con la superficie ricoperta da patina di giacitura. Una porzione minoritaria dei materiali raccolti, in- fine, è costituito da pentolame da fuoco invetriato, Per quanto riguarda i vetri di produzione pre-indu- manufatti distribuiti capillarmente in età moderna in striale, il vasellame da mensa è predominante, se non un areale pluriregionale con forme standardizzate17, esclusivo. L’identificazione infatti di un frammento di quali la pentola ovoide con ansa ed il tegame. ansa di lampada è ancora dubbioso, mentre la presenza di un unico frammento di lastra di vetro da finestra può considerarsi fortuita. Il primato di bicchieri e bot- 5.4 Altri manufatti in ceramica tiglie su altre forme è ricorrente in altri contesti dello stesso periodo. La presenza invece di un numero mag- Il numero di questi oggetti è modesto. In particola- giore di bottiglie piuttosto che di bicchieri è in parte re vorremmo segnalare la presenza di due lucerne (Fig. discrepante20. Allo stesso modo appare discorde l’am- 36, nn. 14-15. Tav. IV, n. 4) di tipo inconsueto, realiz- pia presenza di vasellame per la tavola privo di decora- zate con frammenti di laterizio lavorato e scolpito ve- zioni, quando, in contesti di XIV secolo, esso è solita- rosimilmente a cotto, al fine di creare una vaschetta di 18 L’oggetto è conservato presso il Museo di Medicina (BO) e 15 In particolare per i motivi decorati a stecca alla base del fiore proviene dal castello di Trifolce. cfr. LIBRENTI 1993, fig. 17. 19 Non è stato possibile ricostruire il diametro di due frammenti 16 Si tratta di un manufatto di origine imprecisabile. La produ- di orlo arrotondato e ingrossato, privi di decorazioni, ma pertinenti zione di questi manufatti era distribuita nel corso del XVIII secolo a forme aperte. in numerose località della regione, le cui produzioni sono in gran 20 STIAFFINI 1994, p. 213; vedi anche i vetri da Argenta, dove il parte sconosciute: Ibid., fig. 3. 70% del vasellame da mensa è costituito da forme aperte, e solo il 17 Ibid., p. 196. 30% da forme chiuse: GUARNIERI 1999. 52 LA TORRE DEI MODENESI US VETRI FORME NUMERO FASE 9021 Parete priva di decorazione inc. 1 V Scoria 1 9088 Presa Lampada? 1 r? Scoria 1 V 9085 Scoria 3 IV 9087 Scoria 1 IV 9081 Scoria 1 IV 9082 Scoria 2 IV 9073 Orlo arrotondato cilindrico Bottiglia 1 IV Pareti prive di decorazioni inc. 6 Scoria 1 9070 Orlo arrotondato Bicchiere 1 IV 9027 Parete costolata Bottiglia 1 IV Vetro da finestra Vetro da finestra 1 9031 Scoria 1 II Orlo arrotondato Bicchiere 1 9063 Bollo Bottiglia 1 II * Nella terza colonna “inc” sta per forma incerta, mentre la “r” in ultima colonna indica i materiali residuali Tabella 2 – Reperti in vetro dalla UTS 9000. mente a parità numerica con vasellame decorato in stam- ben diffusa anche nell’Italia nord orientale24. Essa inol- po (STIAFFINI 1991). Mancano del tutto, ad esempio, in tre è presente a Tarquinia, Tuscania25, nonché ad Otran- questo ristretto contesto, i bicchieri con decorazioni a to (GIANNOTTA 1993, p. 232, fig. 8.5.105). Si tratta di losanghe, a cerchi, a spina di pesce o a costolature dia- una produzione che interessa buona parte del territo- gonali. rio italiano, con forse una più marcata presenza nel Centro Nord, a partire dalla metà del XIII secolo. Bottiglie Un bollo (dalla USM 9063) di forma approssimati- Un frammento (dalla US 9073) di orlo ingrossato vamente circolare è applicato sulla spalla di una botti- verso l’esterno a sezione triangolare, con bordo leg- glia (Tav. V, n. 3). Presenta il bordo ingrossato per ef- germente svasato e stretto collo cilindrico appartiene fetto della stampigliatura posta al centro e raffigura un ad una bottiglia del tipo comunemente in uso fin dal fiore a sei petali. Lo stesso motivo è stato parzialmente XII secolo (STIAFFINI 1991, forma O2a, 1) (Tav. V, n. impresso anche sul bordo. È di colore verde chiaro, 1). Il corpo, andato perduto, era presumibilmente glo- come il corpo del recipiente. Bolli vitrei provengono bulare. Di colore verde chiaro, privo decorazioni, pre- da ambiti liguri26, datati tra il XIII e l’inizio del XV senta una leggera patina biancastra dovuta alla giaci- secolo, da Venezia (MININI 1998), datati alla fine del tura nel terreno. XV secolo, da Ferrara e Argenta (GUARNIERI 1999, p. 111, tav. 28.71), datati tra la metà del XIII e la metà Un frammento (dalla US 9027) di parete di colore del XIV secolo. L’uso di bolli su bottiglie è d’altra parte giallo ambra, con decorazione soffiata in stampo costi- ben documentato anche dalle fonti scritte veneziane, tuita da costolature verticali, spetta al corpo piriforme già a partire dalla seconda metà del XIII secolo (ZECCHIN di una bottiglia con collo tronco conico, andato perdu- 1990, p. 133). Essi assolvevano alla funzione di certifi- to, caratterizzato da bordo ripiegato all’interno a for- care la capacità legale del recipiente, nonché di perso- mare un’imboccatura concava (STIAFFINI 1991, forma nalizzare il contenitore con il simbolo della rivendita. O2b ) (Tav. V, n. 2). La presenza di questa tipologia a Nonantola è certa per il rinvenimento di un collo dello stesso tipo nell’area 10000. La forma sembrava, fino a qualche anno fa, poco attestata in Italia, con antece- Paradiso; GUARNIERI 1999, p. 147, tav. 26.49, per Argenta; LIBRENTI, denti tipologici nella produzione di Corinto21. Recenti ZANARINI 1998, p. 105, fig. 18.1, per Castelfranco Emilia, e dove si ritrovamenti, nonché la revisione di vecchi dati22, han- segnala la presenza di bottiglie simili anche dal Museo di Modena; no fatto emergere un quadro ben diverso. La forma è VANNINI 1987, p. 642, fig. 3494, per Pistoia. 24 Ad esempio: COZZA 1988, p. 238, fig. 16.90 per Palazzo Dondi senz’altro presente nel territorio emiliano e toscano dell’Orologio a Padova, XIV secolo; GASPARETTO 1982, p. 65, fig. 36 dalla seconda metà del XIII secolo23, ma appare essere e 37 per Cividale e Torcello, XIII secolo; GASPARETTO 1986, p. 206, tav. XX.7 e 8, per Torretta; TESTORI 1992, p. 276, tav. 9.1 dal Ca- stello di Zuccola a Cividale, metà XIV secolo; TOMADIN 1999, p. 35, 21 DAVIDSON 1952, p. 118, n. 782 e 784; DAVIDSON 1975, p. 134, tav. 5.74, dal Castello di Buttrio (UD), datato al XVIII secolo, ma figg. 12-13. l’US contiene materiali databili tra XIV e XVIII secolo. 25 22 WHITEHOUSE 1993, che ipotizza la derivazione e dipendenza WHITEHOUSE 1987, fig. 6.41 e 42, fine del XIV secolo, per degli ateliers di Corinto da produzioni italiane. Tarquinia; LAMARQUE 1973, p. 123, figg. 34.23-25, per Tuscania. 26 25 FELLONI, GUARNIERI, PICCININI 1985, n. 35, per Ferrara Palazzo FOSSATI, MANNONI 1975, p. 58; VENTURA 1996, p. 384, fig. 57. 53 M. CHIMIENTI, A. CIANCIOSI, M. FERRI, M. LIBRENTI, A. PAZIENZA Lampada mente la classificazione del CNI è da considerare supe- rata e non più utilizzabile. Una applicazione a caldo (dalla US 9088) con moti- vo decorativo stampato sulla superficie superiore è pro- Alla fine dell’VIII secolo Carlo Magno aveva impo- babilmente pertinente all’ansa di una lampada vitrea, sto in tutto il territorio del Sacro Romano Impero il anche se le tipologie di suppellettile per l’illuminazione proprio sistema di conto la cui unità principale era la diffuse tra XI e XIII secolo non sembrano trovare con- libbra d’argento (in seguito chiamata lira) suddivisa in fronti con il nostro (STIAFFINI 1991, forme G2 e G3) 20 soldi e questi ultimi in 12 denari; tuttavia l’unica (Tav. V, n. 4). Si tratta di un frammento di forma ovale moneta coniata era il denaro corrispondente ad un con appendice frammentata, di colore verde azzurro, duecentocinquantesimo di libbra (pesava circa 1,7 gram- con decorazione costituita da linee verticali ed orizzon- mi ed era alla lega di 950 millesimi) (CIPOLLA 1975). In tali in rilievo e che racchiudono, all’interno di ogni questo modo in Italia vi era una grande area moneta- quadrilatero che risulta dalla loro intersezione, una pic- ria, comune a buona parte dell’Europa, in cui circola- cola protuberanza. Non si esclude che possa trattarsi di vano denari d’argento tutti di peso e di lega identici. un frammento intrusivo, non più in giacitura primaria, Ben presto il denaro andò incontro ad una progres- forse di produzione tardoantica. siva svalutazione, nel senso di una riduzione del suo contenuto d’argento. Per questo motivo la lira di 240 Vetro da finestra denari smise di avere il peso di una libbra. Le poche zecche italiane erano attive a nord di Roma (Milano, Il solo frammento di lastra di vetro da finestra rin- Pavia, Verona, Venezia e Lucca)27. Comunque per un venuto (da US 9027) è di colore verde oliva, di forma certo tempo esse mantennero i denari allineati tra loro. triangolare e con lavorazione a grossarium su due lati Solo a partire dalla seconda metà del X secolo, dopo (Tav. V, n. 5). Presenta decoro a grisaille in un’unica l’ascesa al titolo imperiale degli Ottoni, le manovre stesura su di un solo verso. Il disegno è costituito da svalutative smisero di essere coordinate per cui si perse due anelli circolari al cui interno è un piccolo disco, l’allineamento tra i denari delle diverse zecche. Il feno- mentre al di sotto vi è una banda orizzontale. A San meno è ben testimoniato dai documenti archivistici di Vincenzo al Volturno (DELL’ACQUA, JAMES 2001, p. 220, carattere economico che furono redatti dopo l’inizio fig. 6.27) la tecnica a grisaille è utilizzata a partire dalla del XI secolo. fine dell’XI-XII secolo, in pannelli con decori geome- trici, in alcuni casi simili a questo esempio da Nonan- Sino a quel momento nei pagamenti si parlava solo tola. La stessa datazione è stata proposta anche per i di denari, soldi e lire di «buon argento» senza la neces- pannelli rinvenuti presso la Torre Civica di Pavia (PIRINA sità di specificare da quale zecca fossero emessi. In se- 1993) e presso l’Abbazia della Santissima Trinità a Mi- guito questo dato divenne necessario perché il conte- leto (FIORILLO, PEDUTO 2001). In contesti della Francia nuto d’argento, e quindi il loro valore, era divenuto Mediterranea il motivo decorativo della teoria di cer- disomogeneo (SACCOCCI 1998). Così nacquero e si de- chi inscritti in bande è piuttosto comune dalla metà del finirono le aree monetali intese come territori in cui XII secolo (FOY 2001, p. 298 e p. 301, fig. 147.14). circolavano preferibilmente monete di una stessa zecca o almeno di zecche allineate tra loro. (M. F.) Alla fine del X secolo il denaro pavese28 era la mo- neta dominante in gran parte dell’Italia centro setten- trionale ed è molto probabile che i documenti dell’XI 7. I reperti monetali secolo, quando parlano di buona moneta d’argento sen- za altre indicazioni, sottintendano l’uso dei denari pa- Durante la campagna di scavo effettuata nella UTS vesi che si distinguono da quelli veneziani e veronesi. 9000 sono state ritrovate 7 monete, di cui solo una Infatti all’inizio del XI secolo aveva iniziato ad affer- risulta illeggibile (Tav. V, nn. 6-11). marsi nel nord-est una nuova moneta emessa dalla zec- Due di esse sono fuori contesto (quattrino di Urbino, ca di Venezia (il denaro del tipo “Cristus imperator”), 1508-1538; un centesimo del Lombardo Veneto, 1822). seguita dopo poco dal denaro veronese (Grafico 1). Le altre furono emesse tra la metà del XII secolo e l’ini- In questo modo l’area iniziale unica in cui prevaleva zio del XIII (denaro della Zecca di Milano; due denari il denaro pavese venne erosa della moneta veneziana della zecca di Lucca; denaro della zecca di Bologna; de- che, oltre alle Venezie, si estese alla Romagna, almeno naro non classificabile, ma per le alcune caratteristiche sino a Modena, ed alle Marche (Grafico 2)29. In un se- morfologiche da attribuire a questo periodo). condo tempo, a partire dall’ultimo quarto dell’XI se- Per alcune di esse (denari della zecca di Lucca e Mi- colo, anche il denaro lucchese iniziò a diffondersi nel- lano) la collocazione cronologica è difficoltosa in quanto portano il nome ENRICVS senza distinguere se si tratti 27 In precedenza erano attive anche le zecche di Treviso e Roma, del III, del IV o del V (1039-1125); ma il problema ma erano state già chiuse nell’XI secolo. della loro datazione è ancora più complesso perché 28 In quell’epoca il denaro di Milano era allineato a quello pavese, monete con quel nome furono emesse anche sotto altri ma la sua importanza nella circolazione era decisamente inferiore. 29 imperatori. Gli unici elementi d’aiuto sono lo stile e la A Fonte Avellana (PU) su 297 atti esaminati solo in 3 è citata la moneta veneziana per dei pagamenti, in tutti e tre i casi il luogo di presenza di segni che alcune zecche hanno posto per redazione del contratto è nel territorio di Faenza: Pierucci, POLVERARI distinguere le diverse emissioni (MURARI 1984). Certa- 1972. 54 TAVOLA V 1-5. I reperti in vetro più significativi provenienti dalla UTS 9000. 7 9 9b 8 10 9 11 6-11. I reperti monetali recuperati dallo scavo della UTS 9000.