Iasos: ImportazIonI dI ceramIca attIca fIgurata
nel V e nel IV sec. ac.
Francesca CURtI* e Alessandra PARRInI**
Lo studio sulle importazioni dei vasi attici a Iasos è solo agli inizi1, seppur con contributi
importanti per uno sguardo d’insieme come quelli di Fede Berti riguardanti la ceramica attica a
figure rosse2, le anfore panatenaiche e le iscrizioni greche e quello di Maurizio Landolfi sulla
ceramica a figure nere3. Le problematiche che si aprono davanti a chi affronta uno studio sistematico
di questi vasi a Iasos sono varie e complesse, in quanto i ritrovamenti sono essenzialmente
provenienti da aree dell’abitato e non da tombe, in una città dalla stratigrafia che vede sovrapposizioni
di periodi ed epoche diverse e distribuite per un lungo lasso di tempo: a questo si aggiunga che si
tratta di analizzare materiali di scavi che si stanno annualmente svolgendo da quasi cinquant’anni, in
una realtà archeologica non facile da gestire e caratterizzata da grandi monumenti e da vestigia che
fanno di questa città uno dei siti antichi più affascinanti da visitare in turchia (Figs. 1-2).
Analizzare la ceramica attica a figure rosse di Iasos vuol dire prendere in considerazione un
piccolo spaccato dei ritrovamenti di questo sito, ma che costringe a intersecare lo studio di una classe
ceramica già di per sé complessa con la difficoltà della lettura dei contesti di scavo da cui provengono
i frammenti, contesti che sappiamo particolarmente problematici come sempre avviene quando si incontrano casi di archeologia urbana.
non è questa la sede in cui aspetti così complicati potranno essere affrontati, per cui il nostro
contributo cercherà di proporre una prima serie di dati, miranti a chiarire quanti e quali vasi attici a
figure rosse sono stati finora rinvenuti a Iasos, quali sono le forme maggiormente presenti e a quali
periodi appartengono, cercando di ricavare dai contesti di scavo osservazioni sull’utilizzo e sulla
committenza di tali vasi: premettiamo che quasi tutti i ritrovamenti sono da giaciture secondarie in
aree risistemate in epoche successive a quella della fase ‘classica’ della città, cosa che limita le considerazioni che potremo permetterci di fare sul rapporto vasi-contesto di provenienza. L’aspetto
principale che ci preme mettere in luce in questa sede è, dopo una prima analisi dei dati, la portata
dei rapporti commerciali di Iasos con Atene; se possibile, vorremmo anche inserire questi flussi
commerciali nella realtà più sfaccettata della Caria e delle regioni limitrofe.
Già Doro Levi, con la pubblicazione delle prime relazioni di scavo nell’Annuario della Scuola
Archeologica Italiana ad Atene4, imponeva precocemente all’attenzione degli studiosi il problema
delle relazioni tra Atene e la Caria pubblicando la foto di un bel cratere a campana a figure rosse5;
*) Dottorato di Ricerca in Storia e Archeologia del mondo antico, Università di Firenze.
**) Dottorato di Ricerca in Archeologia, insediamenti, economia e cultura, Università di Pisa.
1) Ringraziamo Fede Berti per averci offerto di partecipare alla Missione Archeologica Italiana di Iasos e di studiare
la ceramica attica a figure rosse, che sarà di prossima pubblicazione da parte delle scriventi in una monografia dal titolo:
Ceramica attica da Iasos: le figure rosse. Ringraziamo anche Olivier Henry per averci proposto di partecipare a questa
raccolta di studi sulla Caria. Le fotografie dei materiali sono di Daniela Baldoni, Francesca Curti, Maurizio Molinari e di
Guido Ciarniello (foto Archivio SAIA), le vedute di Giuseppe Meucci; i grafici sono di Luca Bachechi.
2) Berti 2004 e 2005; Berti & Innocente 1998; Berti & Franco 2006.
3) Landolfi 2004 e 2009.
4) Levi 1963.
5) Levi 1963, 554, fig. 79; Curti 2004, 119-120.
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Francesca CURtI e Alessandra PARRInI
d’altra parte anche solamente sfogliando le foto dell’archivio conservato presso la Scuola Archeologica
Italiana di Atene si comprende come la valutazione di questa realtà sin dall’inizio sia stata assai
complessa e variegata6.
Come già premesso, la nostra analisi parte dalla revisione e dallo studio sistematico del materiale
attico a figure rosse venuto alla luce durante le annuali campagne di scavo condotte dagli archeologi
italiani dal 1960 e conservato nei magazzini della missione a Iasos o, in alcuni casi, nei magazzini
del Museo Archeologico di Izmir7. Il consistente e articolato nucleo di frammenti esaminati,
proveniente da aree diverse dell’abitato, offre dunque l’opportunità di approfondire la valutazione
delle importazioni greche in una regione la cui storia non ha avuto uno sviluppo lineare e coerente.
La ceramica attica, a figure rosse e a vernice nera, è importata in maniera precoce a Iasos fin
dagli inizi del 5 sec. aC8, ma, dopo una cesura negli anni centrali del 5, diventa una presenza
importante con la fine del secolo e nel primo quarto del secolo successivo. Le vicende storiche che
coinvolgono l’Egeo orientale nel corso del 5 e poi nel 4 secolo sembrano influenzare relativamente
la portata dei commerci fra Atene e le coste della Caria, commerci che continuano anche in periodi
di crisi politica e militare, che non furono pochi nella storia di Iasos, città sempre in bilico fra il
dominio persiano e periodi di egemonia greca.
F.C. - A.P.
la ceramIca attIca a Iasos
I frammenti attici a figure rosse sono riferibili a un gran numero di forme e alla maggioranza
delle botteghe ceramografiche attestate nella madre patria. L’eccezionalità del materiale attico
figurato di Iasos, e forse anche il suo limite, risiede nel fatto che esso proviene in maggioranza
dall’abitato, non essendo state scavate le tombe di 5 e di 4 sec. aC. Come è già stato notato9, la
distribuzione dei frammenti evidenzia come tale ceramica sia stata rinvenuta comunque in ogni
saggio in profondità (con particolare concentrazione in luoghi pubblici e in aree sacre) e che per essa
sia possibile certo ipotizzarne anche un utilizzo funerario come testimoniano i numerosi frammenti
provenienti dall’area della necropoli dell’istmo10.
I dati quantitativi e le notizie sulle provenienze dei frammenti non sono ancora definitivi, ma
risultano significativi ai fini di una valutazione del fenomeno dei contatti commerciali tra la Caria e
l’Attica e, più in generale, del fenomeno dell’ellenizzazione di una regione il cui destino è stato
molto controverso. Iasos, polis di origine mista11, è caratterizzata infatti da un notevole flusso di vasi
attici con un repertorio di forme articolato e complesso che la riportano alle sue radici greche e che
si impongono numericamente tra la fine del 5 e la prima metà del 4 sec. aC. Le alterne vicende
storiche di Iasos e di tutta la regione durante la Guerra del Peloponneso e al momento della creazione
della satrapia autonoma sono lo sfondo su cui si inserisce un quadro di vivaci scambi con un mondo
con cui i legami sono12, e certo sono stati, molto forti13. Come scriveva J.Y. Perrault già nel 1984
riguardo alle coste dell’area siro-palestinese in relazione alla presenza di ceramica attica14, questa
classe di materiali permette di apprezzare meglio la natura dei contatti tra il mondo greco e le
6) Doro Levi affidò a un fotografo, il sig. Ciarniello, la riproduzione di quei frammenti che risultavano più leggibili e
significativi e che poi furono regolarmente in gran parte prelevati e trasferiti dalle autorità.
7) I dati quantitativi rispecchiano l’avanzamento della ricerca al 2009. L’argomento è anche oggetto di una tesi di
Dottorato Internazionale in Storia e Civiltà del Mondo Antico da parte di F. Curti dal titolo La ceramica attica a figure
rosse di Iasos. Documenti per la ricostruzione degli scambi tra Atene e la Caria (V - IV sec. a.C.).
8) Per le prime importazioni attiche a figure nere a Iasos, si veda Landolfi 2004 e 2009.
9) Berti 2004,104-108.
10) Berti 2005, 101-103.
11) Fabiani 2004, 12.
12) Hornblower 1982, 52-60.
13) Berti 2003-04, 13.
14) Perrault 1984, 225.
IASOS: IMPORtAzIOnI DI CERAMICA AttICA FIGURAtA
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fig. 1 : la penisola di Iasos.
fig. 3 : aree di provenienza delle forme della
ceramica attica a figure rosse :
1. area della necropoli di età classica;
2. agora; 3. saggio sul lato est del
bouleuterion; 4. esedra di artemis astias;
5. Quartiere presso la porta est; 6. naiskos di
zeus megistos; 7. Quartieri abitativi a sud
del teatro; 8. acropoli; 9. santuario di
demeter e Kore; 10. casa dei mosaici.
fig. 2 : Veduta della penisola di Iasos e del golfo di mandalya.
166
Francesca CURtI e Alessandra PARRInI
tabella 1 : cronologia delle forme.
FORMA
Anfora Panatenaica
Pelike
Crateri a volute
Crateri a colonnette
Crateri a calice
Crateri a campana
Crateri tipo Falaieff
Crateri di tipo non id.
Crateri non id
Tot. crateri
Hydria
Chous
Oinochoe
Lekyth. a fond. bianc.
Lekythos
Lekythos a reticolo
Lekanis
Askos
Guttus
Feeder
Piatto
Piatto da pesce
Kantharos
Skyphos
Kylix-Coppa
tOt 500-475 475-450
1%
1,1%
0,5%
1,1%
1,1%
2,2%
0,2%
19%
0,1%
19,6%
37%
79,5%
0,5%
0,1%
1,5%
0,1%
1,7%
0,6%
3,5%
3,9%
1%
0,2%
0,2%
0,2%
0,2%
2,2%
2,5%
450-425 425-400 V sec.
400-375 375-350 350-325 IV sec.
1%
1,1%
0,5%
0,4%
0,5%
0,2%
2,8%
1%
0,2%
0,1%
0,4%
1,2%
11,2%
5,3%
8,4%
37%
0,1%
0,4%
0,1%
1,5%
0,1%
0,5%
1,2%
0,6%
3,5%
3,5%
0,5%
0,4%
0,5%
0,2%
0,2%
0,1%
0,1%
0,2%
0,2%
0,9%
2%
1,6%
Tabella 2 : Distribuzione delle forme della ceramica attica a figure rosse.
tot.
Anfore panatenaiche
Pelikai
Hydriai
Crateri
Choes
Oinochoai
Lekythoi a fondo bianco
Lekythoi
Lekanides
Askoi
Gutti
Feeder
Piatti e piatti da pesce
Kantharoi
Skyphoi
Kylikes
9%
Area urbana
(fra parentesi i quartieri
abitativi)
84,8% (27%)
0,8%
0,1%
0,1%
71,2% (24,1%)
0.1%
0,7%
0,1%
1% (0,1%)
2,2% (0,7%)
3,6% (1%)
1 (0,1%)
0,2%
0,2%
1,3% (0,2%)
1,1% (0,6%)
Area necropoli
12,6%
0,1%
0,7%
0,4%
6,3%
Erratici
2,6%
0,2%
1,7%
0,7%
10
1,0%
0,1%
0,1%
0,4%
0,1%
0,6%
0,9%
0,4%
IASOS: IMPORtAzIOnI DI CERAMICA AttICA FIGURAtA
167
differenti aree che componevano l’impero persiano. A differenza di quanto accade in altri siti
dell’Anatolia, quali Xanthos15, i frammenti attici a figure rosse sembrano diventare quindi più
frequenti alla fine del 5 e nel 4 sec. aC, quando diventano predominanti i crateri.
In primo luogo abbiamo valutato le provenienze (Fig. 3), che nella quasi totalità riguardano la
città perché, anche se questo è dovuto solamente al fatto che le tombe coeve non sono state ritrovate,
il dato condiziona notevolmente le possibili conclusioni. Ribaltando le prospettive secondo cui
vengono studiate le presenze attiche nel mondo occidentale, e in quello etrusco in particolare16, che
devono tener necessariamente presente l’ideologia funeraria e i rituali a essa connessi (si pensi a
Spina e alle necropoli dell’Etruria propria), dai materiali di Iasos emerge un quadro legato piuttosto
al mondo dei vivi, all’uso quotidiano a al rituale di ambito pubblico o sacro. Si tratta di frammenti
che testimoniano un alto livello della ceramica, importata con forme elaborate e scene raffinate di
grande qualità tecnica; il fatto che si tratti in maggioranza di forme aperte ci indica inoltre che i
relativi vasi erano acquistati per la loro destinazione d’uso e non per il contenuto17. tenendo presenti
le categorie usate dalla Rotroff possiamo affermare che dominano le serving shapes (le forme per
servire) e possiamo supporre quindi che le forme per bere fossero in altro materiale, forse meno
costoso come la vernice nera18.
le QuantItà deI VasI attIcI a fIgure rosse
Delle centinaia di frammenti attici di Iasos che abbiamo censito con la nostra indagine, il 21,8 %
appartiene al 5 sec., il 13,4 % è attribuibile alla prima metà del 4 sec. aC e il 10,9 % al terzo quarto,
mentre il 53,5 % rientra genericamente nel 4 sec. aC (tabella 1 e 2).
trattandosi esclusivamente di frammenti, il dato numerico è puramente indicativo e deve essere
valutato con cautela. La ridotta quantità di frammenti a figure rosse relativa agli anni iniziali della
nuova tecnica, rispetto alla rilevanza del numero di reperti a figure nere coevi, rispecchia il
ridimensionato successo di questa esperienza, che però trova poi la sua affermazione con vasi di
prestigio quale doveva essere il cratere della bottega del Pittore di Achille col pedagogo appoggiato
al bastone19, o il grande cratere a volute con la pioggia d’oro di zeus20. Il numero delle esportazioni,
figurate e a vernice nera, cresce tuttavia in maniera evidente col passare del tempo, segno della
presenza di una comunità fortemente ellenizzata. Avvalora questa ipotesi il rinvenimento della
lekythos a fondo bianco e delle ventotto lekanides, vasi che, secondo l’opinione comune, erano
utilizzati principalmente da donne attiche (Grafici 1-4).
Serving vessels: i crateri21
Dalla tabella riassuntiva delle quantità di vasi per quarto di secolo testimoniate nell’abitato di
Iasos, risulta evidente la preferenza accordata al cratere (79,5 % degli esemplari individuati finora)
nelle sue diverse redazioni, con una scelta mirata rivolta al cratere a campana, 19 %22. nella grande
15) Metzger 1972, 193-197.
16) La ceramica attica proveniente da necropoli non può essere confrontata con quella proveniente da santuari o da
abitato, cfr. Hannestad 1989, 113-116; l’autrice si è occupata più volte del problema della relazione commerciale tra Grecia
e Etruria. Per la bibliografia relativa ai rapporti commerciali tra Grecia e Etruria si veda anche Curti 1993; Curti 2001, 97103; Curti 2002; Curti 2004a; Curti 2009.
17) Vickers 1985 e Hannestad 1989, 130.
18) Rotroff 1997, 5 e seguenti.
19) Inv. 2975, sul vaso cfr. Curti 2011, 25-27.
20) Inv. 7311, 7312, sul vaso cfr. Curti 2011, 27.
21) Per la presentazione delle forme, adottiamo la suddivisione per destinazione d’uso usata da Rotroff 1997 e Morgan
2007.
22) I materiali attici provenienti dal naiskos del di zeus Megistos sono in corso di studio da parte di M. Landolfi. Lo
stesso autore ha già pubblicato contributi sull’ argomento, si veda: Landolfi 1987, Landolfi & Berti 2007 e Landolfi 2009;
i materiali del santuario di Demetra e Kore sono in corso di pubblicazione da parte di Antonella Romualdi.
168
Francesca CURtI e Alessandra PARRInI
grafico 1 : le forme della ceramica attica a
figure rosse.
grafico 2 : I crateri attici a figure rosse.
grafico 3 : altre forme della ceramica attica a figure
rosse (1. anfore panatenaiche; 2. hydriai; 3. pelikai;
4. oinochoai; 5. choes; 6. lekythoi; 7. feeder;
8. kantharoi; 9. skyphoi; 10. kantharoi; 11. piatti da
pesce; 12. lekanides; 13. askoi; 14. gutti).
grafico 4 : percentuali di distribuzione della ceramica
attica a figure rosse.
varietà di forme, la quantità di questi recipienti è talmente schiacciante da non rivestire carattere di
casualità, ma è anzi tale da fornire spunti di riflessione: se askoi, coppe, piatti, lekanides e lekythoi
sono legati ad un uso quotidiano e si possono immaginare inseriti in un contesto privato di carattere
abitativo, i grandi crateri a volute, i sofisticati crateri a calice e la grande massa dei crateri a campana
fanno pensare a doni votivi e a riunioni simposiache dove questi vasi rivestivano un ruolo di rilievo
per la loro funzione, ma assumono anche un significato di indicatori sociali in relazione a un gruppo
preminente colto e ricco. Il loro numero così elevato può far pensare inoltre a una usanza analoga a
quella attestata in Etruria e deducibile dalle deposizioni nei corredi tombali23: l’uso di coppie di
crateri, sporadicamente anche di tre vasi, durante simposi e banchetti come è testimoniato dall’affresco
della tomba tarquiniese della nave.
La maggioranza dei frammenti relativi a crateri proviene dall’area urbana, anche da aree
residenziali a sud del teatro, che risultano quelle in cui la percentuale è più elevata. I frammenti attici
23) Si veda recentemente la riflessione di Stefano Bruni sui corredi di Spina, Bruni 2004, 104.
IASOS: IMPORtAzIOnI DI CERAMICA AttICA FIGURAtA
169
a figure rosse che segnaliamo dall’area della cd. stoà di Artemis come quelli dall’area della cd.
basilica est sono stati ritrovati in aree fortemente rimaneggiate, tutti in giaciture secondarie. L’area
dove è stata indagata la necropoli ha sì restituito materiale attico, ma mescolato a materiali di varie
epoche e anche qui non in giacitura primaria, quindi il dato può essere interessante solo dal punto di
vista quantitativo e può confermare l’utilizzo della zona come area funeraria, se si presuppone che
tali vasi facessero parte di corredi smembrati. I pezzi a figure rosse provenienti genericamente
dall’agorà, dalla zona a est del bouleuterion ellenistico e dalla cd. acropoli testimoniano una
frequentazione di tali aree nel 5 secolo e soprattutto nel 4 sec. aC.
I pochi frammenti di crateri a volute conservati provengono da aree con diversa destinazione
(l’area della cd. Basilica presso la porta est, la necropoli e il quartiere abitativo a sud del teatro). tra
questi spiccano i frammenti di quello che doveva essere un vaso di grandi dimensioni con una rara e
elaborata scena mitologica sul lato A: la pioggia d’oro di zeus che scende su Danae24. Gli altri
frammenti di questa forma non permettono l’individuazione di scene o pittori poiché conservano
solamente la decorazione accessoria, ma possono essere inquadrati cronologicamente nell’ultimo
quarto del 5 sec. aC e attestano un alto livello tecnico.
I crateri a colonnette sono chiaramente riconoscibili per la particolare morfologia dell’orlo e
delle anse, ma purtroppo nessuno dei frammenti consente di andare al di là dell’identificazione della
forma e di una generica cronologia. La loro presenza è comunque un’attestazione importante per un
tipo di vaso più tradizionale che ha avuto una diffusione particolare e limitata al 5 sec. aC, eccezion
fatta per la necropoli di Spina25.
tra i frammenti più antichi a figure rosse di Iasos troviamo inoltre quelli appartenenti a due
crateri a calice degli inizi del 5 sec. aC che conservano la sofisticata decorazione della bocca26.
Merita inoltre una nota l’orlo con tralcio di mirto sovradipinto in bianco e con bacche sovradipinte in
giallo (Fig. 4) che è tipico della Bottega del Pittore della Phiale27; oltre ad essere un pezzo di
notevole qualità, questo ha ancora i fori del restauro antico, che mantengono il piombo all’interno,
segno che anche per gli abitanti di Iasos questo vaso era un bene prezioso da custodire e riparare. Il
frammento, che conserva parte del corpo del vaso con l’attacco della spalla28 – cosa che lo rende sicuramente riconoscibile per il tipo di forma – è della fine del 5 sec. aC e offre pochi tratti di quella
che doveva essere una complessa scena a carattere mitologico con la partecipazione di Apollo, rappresentato dal tripode.
Il frammento (Fig. 5) di cratere tipo Falaieff29, vaso molto raro di derivazione metallica, è degli
inizi del 4 sec. aC e rientra in un gruppo di contenitori con filtro incorporato che dovevano unire la
funzione di mescolare con quella di filtrare il vino e che si collocano nel pieno 4 sec. aC. L’alto orlo
conserva un satiro con le braccia protese che ben si inserisce nel repertorio dionisiaco tipico della decorazione di questi contenitori. L’origine della forma è da ricercare in prototipi metallici e viene
collegata a esemplari etruschi in bucchero della fine del 7 - inizi 6 sec. aC30; questo particolarissimo
tipo di decanter (modernizzando la terminologia) sembra essere prodotto non solo per il mercato
24) Vedi nota 40.
25) Curti 2001, 60-61.
26) Rispettivamente Inv. 4921 e S.n. inv.
27) Inv. 7702. Cfr. cratere a calice Pittore della Phiale con tralcio identico, Oakley 1990, n. 53 tav. 37. 440-430 aC.
28) S.n. inv. Si conserva la parte inferiore del sostegno del tripode di Apollo. Il cratere può essere inserito nella
produzione attica della fine del V secolo di alto livello per l’uso della linea a rilievo e delle sovradipinture che sottolineano
le linee del terreno che delimitavano i diversi piani su cui si sviluppa la narrazione di un episodio mitologico relativo ad
Apollo, come suggerisce il tripode.
29) Inv. 2655, orlo di cratere di tipo Falaieff. All’esterno: satiro con le braccia protese. Sul tipo Drougou 1979;
McPhee 2000. 400-380 aC.
30) Sulla redazione in bucchero si veda Camporeale 1971, Brommer 1980 e McPhee, il quale ipotizza che, data la
precocità dei rapporti commerciali tra Corinto e l’Etruria, sia stata Corinto a inventare la forma per l’esportazione, forma
poi imitata da Atene: McPhee 2000, 476-480. Gli esemplari corinzi d’impasto sarebbero quindi frutto di una lunga
tradizione persistente e non un’imitazione attica a figure rosse.
170
Francesca CURtI e Alessandra PARRInI
interno, infatti le provenienze note degli esemplari raccolti recentemente da McPhee sono: Atene ma
anche Corinto, la Campania, il Mar nero, il Chersoneso, l’Istro e adesso Iasos31. La maggioranza dei
pezzi noti ha scene legate a Dioniso e una provenienza da abitato, solo alcuni esemplari dovevano fra
parte di corredi funebri32. La cronologia del gruppo Falaieff si basa soprattutto su considerazioni
stilistiche che lo avvicinano al Gruppo telos e al Pittore Erbach e lo collocano tra il primo quarto e
la metà del 4 sec. aC, con alcuni esemplari della fine del 5 secolo. Molto significativo è il fatto che a
Corinto sia stata riconosciuta una produzione locale di questo tipo di vaso realizzata in ceramica
grossolana, ma con una forma di chiara imitazione attica o comunque derivata da esemplari figurati.
Questa produzione, certo cronologicamente successiva a quella attica, è presente in 16 frammenti da
due edifici di Corinto: uno forse di destinazione pubblica con una sala destinata al banchetto e uno
privato, ma di grandi dimensioni, con una grande sala di ritrovo e forse un altare33. Il frammento
iasio col satiro, anche se apparentemente isolato e poco significativo, offre quindi un contributo fondamentale alla comprensione delle importazioni a Iasos nel 4 sec. aC perché si tratta di una forma
che solo secondariamente viene ad avere una destinazione funeraria, mentre in numerosi contesti,
sia in redazioni attiche che corinzie, è da collegare al banchetto pubblico, anche con implicazioni rituali.
Il gruppo di frammenti relativi ai crateri a campana è il più numeroso (19 % degli esemplari riconoscibili), come del resto lo è anche nella madrepatria e nell’ambito dei ritrovamenti sulle coste
del Mediterraneo. Le attestazioni si distribuiscono in ogni settore della città, con una presenza più
cospicua e significativa nelle insulae dove sono invece assenti gli altri tipi di crateri (28 esemplari).
Osservando la tabella risulta chiaro come tale attestazione si faccia massiccia nel corso del 4 sec. aC,
tenendo anche conto del fatto che le centinaia di frammenti di orli con tralcio di olivo non
identificabili per tipo e cronologia, ma comunque relativi al 4 sec. aC e a forme aperte di grandi
dimensioni, potrebbero appartenere a questo tipo di cratere che è appunto il più venduto da Atene.
Alla fine del 5 sec. aC è databile un frammento con una figura maschile panneggiata (Fig. 6) avvicinabile alla bottega del Pittore di Jena per la morbidezza del panneggio e la resa dell’anatomia del
corpo in riposo34. Al Pittore di Cadmo è attribuibile un importante frammento (Fig. 7) con una scena
mitologica ricostruibile: la contesa tra Apollo e Marsia35. Da segnalare uno dei pochi crateri in gran
parte conservato, insieme al primo pubblicato dal Levi e ricordato supra, che offre una scena di ambientazione orientale (Fig. 8): una scena di oklasma chiaramente ricostruibile36, cioè una danza
orientale che si eseguiva per il Gran Re o per divinità orientali come Sabazio37. Allude sempre
all’Oriente e forse agli Arimaspi la bella testa di giovane che tiene un rython (Fig. 9) a forma di grifo
su un piccolo frammento di cratere degli anni iniziali del 4 sec. aC38. La ricorrenza di temi orientali
sulla ceramica figurata attica proveniente da Iasos è un importante segno del forte legame tra le due
sponde dell’Egeo, anche se è sempre difficile stabilire quanto il gusto degli acquirenti possa aver in31) Si tratta di quattordici esemplari pubblicati con foto e disegno: McPhee 2000, 453-459.
32) McPhee 2000, 461-462.
33) McPhee 2000, 462-471.
34) Inv. 3433, 9 x 6.5. Inizi 4 sec. aC.
35) Inv. 263b, Curti 2011, 27.
36) Inv. 802. A) Una figura femminile in costume orientale, con alopekis e anxirides coperte da una corta tunica
ricamata, col volto sovradipinto in bianco, esegue un oklasma tra due menadi, una in piedi a ds. con tirso e una a sn. seduta
che suona il cembalo decorato con nastri e un piccolo fiore dipinto in nero al centro; la danzatrice è in punta di piedi e ha
la gamba ds. piegata, le braccia sono alzate e rivolte verso l’alto. A sn. si intravede una terza figura in piedi con una lunga
veste. La danza si svolge all’aria aperta come indicano le infiorescenze in basso, al centro della scena e le rocce su cui è
seduta la menade. Fine 5 sec. aC.
37) Si veda il cratere a volute di Ferrara, Museo Archeologico nazionale 2897, attribuito a Polignoto, Beazley 1963,
1052, 25 e il cratere a volute di Vienna, Kunsthistorisches Museum 158, attribuito al Pittore di Meleagro, Beazley 1963,
1409; Curti 2001, n. 1.
38) Inv. 7623. La bella testa trova confronti con le teste maschili del Pittore della Centauromachia di new York. Inizi
4 sec. aC.
IASOS: IMPORtAzIOnI DI CERAMICA AttICA FIGURAtA
171
fig. 4 : orlo di cratere inv. 7702.
fig. 5 : orlo di cratere inv. 2655.
fig. 6 : frg. di cratere inv. 3433.
fig. 7 : frg. di cratere inv. 263b
(foto Ciarniello, Archivio SAIA neg. 9158).
fig. 8 : cratere a campana inv. 802
(foto Ciarniello, Archivio SAIA neg. 10579).
172
Francesca CURtI e Alessandra PARRInI
fluenzato la produzione o se siano scelte mirate dei commercianti che offrono soggetti adatti al
mercato. tra i pezzi più significativi degli inizi del 4 sec. aC spicca quello (Fig. 10) con la scena di
nozze tra Dioniso e Arianna realizzata secondo il noto schema del Piramiden Gruppen e arricchita
da sovradipinture39. I profili delle figure nonché l’uso del bianco e del giallo, la distribuzione dei
personaggi su più registri e la ricchezza delle decorazioni vegetali permettono di attribuire l’opera al
Pittore di Erbach. numerosi sono i frammenti (Fig. 11) che propongono scene di banchetto40, anche
inserite in ambienti definiti da elementi architettonici che potrebbero alludere appunto a un andron.
Sono frequenti anche le scene con satiri che presuppongono contesti dionisiaci. Dioniso e i banchetti
forse alludono ancora una volta a quella che doveva essere la destinazione primaria della ceramica
importata: il banchetto in grandi sale di riunione, sebbene sia difficile stabilire le modalità di
svolgimento di questi incontri e il conseguente uso dei vasi importati.
La produzione più tarda è rappresentata anche se i materiali sono molto frammentari, ne sono
esempi la figura femminile sovradipinta in bianco (Fig. 12) del frammento dalla cd. stoà di Artemis,
e l’elegante testa proveniente dalla cd. Basilica est (Fig. 13)41.
La preferenza per i crateri, e in particolare per quelli a campana, testimoniata dalle centinaia di
frammenti rinvenuti a Iasos in contrapposizione con la varietà delle altre forme, che sono attestate
però in numero più esiguo, avvicina il nostro sito alla realtà delineata negli ultimi anni dagli studi
relativi alle coste della Francia e della Spagna42. Come nota Landolfi: “questa curiosa analogia
riscontrabile per le importazioni del primo quarto del 5 sec. aC tra le aree periferiche del Mediterraneo
sia orientale sia occidentale ritorna significativamente, con profonde affinità, anche nel caso della
tarda e ultima produzione a figure rosse, sino al terzo quarto del 4 sec. aC” e tale affinità è
verificabile nel numero e nelle forme43. Due fattori possono aver inciso su questo particolare aspetto
della distribuzione delle importazioni attiche in questa polis: da una parte le scelte della produzione
e gli orientamenti del Ceramico, quindi il tipo di offerta da parte di Atene e di chi veicolava le merci,
dall’altro la provenienza, il contesto di ritrovamento dei reperti che negli scavi recenti (soprattutto
spagnoli) riguarda in particolare gli abitati. Saremmo quasi portati a pensare che si tratti principalmente
di crateri perché è Atene che produce soprattutto questi, oltre al fatto che la provenienza non è da
contesti funebri ma è da aree pubbliche o private, dove evidentemente per bere si usavano vasi potori
a vernice nera meno costosi, mentre il cratere non era sostituito o sostituibile con altro; se si trattasse
invece di corredi funerari avremmo forse anche altri tipi di vasi, quelli di piccole dimensioni per olii
e unguenti, vasi per versare e compiere libagioni, coppe e skyphoi che rappresentano il servito
‘buono’ per bere, lekanides per i corredi femminili. Questo tipo di forme è sì attestato a Iasos, ma in
numero inferiore perché usato come bene di lusso nelle case e nei santuari.
F.C.
Pouring vessels: le oinochoai, le hydriai e le pelikai
Come già osservato da Fede Berti44, scarse sono le attestazioni di oinochoai a figure rosse: nella
nostra ricerca sono emersi una dozzina di pezzi, tutti riconducibili al 4 secolo (prima metà). La
forma sembra rara anche nella redazione a vernice nera e tale lacuna al momento non pare colmata
da altri tipi di produzioni. A meno che non si ipotizzi un uso di vasi ‘per versare’ (nei simposi o nei
luoghi di culto) in altro materiale (bronzo?) poi andato perduto, o (nelle case) in redazioni di
39) Inv. 2865. A) trionfo di Dioniso e Arianna.
40) S.n. inv. Metà 4 sec. aC.
41) S.n. inv. 360-350 aC. Inv. 2977/2. Gruppo L.C. 340-330 aC.
42) Si vedano: Campenon 1987; Sabattini 2000; Dominguez & Sanchez 2001; Miro’ I Alaix 2006.
43) Landolfi 2004, 69.
44) Berti 2004, 108-9.
IASOS: IMPORtAzIOnI DI CERAMICA AttICA FIGURAtA
173
fig. 9 : frg. di cratere inv. 7623.
fig. 10 : cratere a campana inv. 2865.
fig. 11 : frg. di cratere s. n. i. con simposiasti.
fig. 12 : frg. di
cratere inv. 8487.
fig. 13 : frg. di cratere
inv. 2977/2.
fig. 14 : Oinochoe frammentaria
inv. 3041.
174
Francesca CURtI e Alessandra PARRInI
ceramiche locali, al momento attuale rimane il dato di una scarsa presenza dell’oinochoe, cosa che
desta una certa perplessità. I nostri frammenti per la maggior parte provengono dalla necropoli, gli
altri da area urbana. I vasi presenti sono di produzione corrente (Fig. 14) e appartengono a gruppi
come quello del F.B.45, di serie, ampiamente diffuso nel Mediterraneo, nei cui porti fu largamente
esportato46: ebbe successo la sua povera iconografia, che ripeteva di norma una scena di palestra con
due personaggi a conversazione, dei quali uno nudo (un atleta) e l’altro ammantato oppure entrambi
avvolti nell’himation. tutti furono realizzati da una molteplicità di mani, che interpretarono
variamente il tema, come già affermò Beazley e come ha rimesso in evidenza in tempi recenti la
Sabattini.
Pochissime sono le hydriai riconoscibili nei frammenti di ceramica attica a figure rosse di Iasos,
delle quali una frammentaria fu già resa nota da Doro Levi47: i frammenti provengono dalla necropoli48.
In seguito alla nostra indagine, sono stati censiti diversi frammenti di pelikai, quasi esclusivamente
rinvenuti nell’area di scavo della necropoli e quindi, probabilmente, residui di corredi tombali di età
classica e di 4 secolo andati perduti. L’orizzonte cronologico in cui sono inquadrabili è il 4 secolo
(nel periodo centrale, se non nella seconda metà) come nel caso di una pelike in frammenti (Fig. 15)
rinvenuta negli strati in superficie della necropoli49, la cui raffigurazione sul lato A aveva una scena
di Amazzonomachia (rimane un’amazzone in costume frigio ed armata di lancia a cavallo) che trova
confronti con pelikai da Bodrum e da Mileto50, attribuite da Beazley al Gruppo G, datate al 4 sec. aC:
sempre in Caria, ne sono presenti diverse anche nel Museo Archeologico di Milas che ospita corredi
tombali di 5-4 sec. aC provenienti dalla città (come cita più avanti F. Curti). La decorazione
accessoria leggibile nel nostro frammento, con ovuli e con la linea sovrastante di punti eseguiti con
una certa cura, ha fatto ipotizzare per esemplari simili una datazione bassa, fra il 325 e il 300 aC51.
Pelikai nello stile cd. di Kerch con scene di Amazzonomachia sono diffuse nei mercati mediterranei
a partire dagli inizi del 4 secolo: con uno schema diverso dal nostro si veda l’esemplare rinvenuto a
Marsiglia, dalla necropoli de La Bourse, dove sembra essere stata usato come vaso funerario, datato
attorno al 390 aC52.
Drinking vessels: i kantharoi, gli skyphoi, le kylikes
La forma del kantharos è presente a Iasos con due soli esemplari già noti, entrambi appartenenti
al gruppo S. Valentin, produzione ateniese di pieno 5 secolo, esportata su larga scala in vari ambiti
del Mediterraneo: un esemplare è stato ritrovato nell’Agorà53, l’altro (Fig. 16) nella prima stipe del
45) Inv. 3041 a-b-c. F.B. Group. Secondo quarto del 4 sec. aC.
46) Un numero molto alto nell’Adriatico settentrionale, a Spina.
47) Inv. 582. Parte superiore di hydria con scena di incerta interpretazione, con una menade (? oppure Dioniso?) con
tirso, Eroti, Apollo girato verso Atena di cui rimane la testa con elmo. 4 sec. aC. Ceramica cd. di Kerch, forse Pittore di
Marsia: Levi 1967, 451, nota 6. Bibliografia: Levi 1967, 451-452, fig. 59 e 451, nota 5.
48) Cfr. Berti 2004, 102-103: non è detto che la presenza dell’hydria sia da considerarsi indicatore ‘al femminile’,
anche se avesse fatto parte di un corredo funerario. Berti 2004, 109: in genere la forma a Iasos è frequente in ambiti legati
al culto.
49) Inv. 1644 a/d. In b) parte superiore di un’amazzone a cavallo in costume orientale, nell’atto di vibrare l’asta. In a)
due giovani ed una terza figura. Il giovane al centro regge uno strigile. Bibliografia: Berti 2004, 109, nota 17 (citata).
Gruppo G Beazley ? Seconda metà del 4 sec. aC.
50) Bodrum: cfr. Archivio Beazley, vaso 230268; inv. F14, Londra British Museum: Beazley 1963, 1464, n. 62.
Mileto: cfr. Archivio Beazley, vaso 230224; Beazley 1963, 1463, n. 19.
51) Py & Sabattini 2000, 195-196, n. 1 e 4, fig. 34: frr. di pelikai da Lattes.
52) Pelike vicina al Pittore di Monaco 2365: Gantès 2000, 136-137, figs. 2, 4-7. Simili alla nostra i tratti del cavallo
visibile nella figs. 2, 6, p. 137.
53) Fu uno dei primi pubblicati da Doro Levi: Levi 1969, 557-558, fig. 23a.
IASOS: IMPORtAzIOnI DI CERAMICA AttICA FIGURAtA
175
naiskos di zeus Megistos54. L’inquadramento cronologico ci riporta alla seconda metà del 5 secolo,
forse all’ultimo quarto.
Meno di una decina sono gli skyphoi, forma piuttosto rara nella redazione figurata, come d’altra
parte lo sono i vasi potori in generale: fra l’altro, dallo studio che sta conducendo Fede Berti sui vasi
attici a vernice nera di Iasos, la forma non sembra essere stata preferita nemmeno nella redazione a
vernice nera, che ha rare attestazioni. La maggior parte dei frammenti proviene dall’area urbana ed è
inquadrabile per lo più nella prima metà del 4 secolo. Rientrano nella produzione del F.B. (Fig. 17),
con scene di conversazione fra ammantati e atleti e decorazioni accessorie con palmette sotto l’ansa55.
Un certo numero di skyphoi è rappresentato da quelli cd. di tipo corinzio56, decorati con reticolo
nella fascia inferiore del corpo, al di sopra del piede: variamente ritrovati negli strati di superficie
della necropoli e in area urbana (con un esemplare dai quartieri abitativi), essi attestano una
funzionalità soprattutto pratica e di uso quotidiano. Sono datati alla prima metà del 4 secolo.
Sono aumentate di numero con il nostro censimento le kylikes nella redazione figurata: dei circa
venti frammenti che abbiamo individuato, un po’ più della metà proviene dall’area della necropoli e
anche dai quartieri abitativi. Il gruppo è costituito da esemplari di 5 secolo e da altri inquadrabili
anche nel secolo successivo. Ad arricchire il panorama delle kylikes a figure rosse, recentemente è
stata pubblicata da Maurizio Landolfi una kylix restituita dalla stipe votiva del santuario di zeus
Megistos, con nel tondo interno due lottatori, attribuita al Pittore di Antiphon e datata tra il 490 e il
480 aC: sicuramente una delle importazioni attiche a figure rosse più antiche ritrovate a Iasos57.
Vessels for food service: piatti e piatti da pesce
Rari nella redazione a figure rosse sono i piatti, dei quali un paio è sicuramente da pesce. E’
probabile che queste stoviglie da mensa (che attestano anche le abitudini alimentari degli abitanti di
Iasos, che dal mare traevano un importante sostentamento) fossero più frequenti nella redazione
verniciata di nero. In tale versione sembrerebbero diventare più frequenti a partire dal terzo quarto
del 5 secolo, quando entrano nell’uso nelle case cittadine (e forse anche nei luoghi di culto) ciotole
di vario tipo, coppe, piatti, piattelli e piatti da pesce58.
Il frammento (Fig. 18) più significativo è stato rinvenuto negli strati di superficie dell’area della
necropoli e conserva, della raffigurazione, l’occhio, la branchia e la testa di un pesce che sembra
essere un’orata o un muggine. I confronti rimandano a esemplari di prima metà 4 sec. aC, forse di
primo quarto.
Oil container o piccoli contenitori: le lekythoi, gli askoi, i gutti, i feeder
Un primo gruppo di lekythoi è costituito da esemplari semplicemente decorati a reticolato,
rinvenuti tutti (tranne uno dall’area della necropoli) in città nella zona a est del Bouleuterion
ellenistico. La loro collocazione cronologica è nella prima metà del 4 sec. aC.
54) Per un inquadramento del naiskos affacciato su un piazzale con basi per ex-voto e che faceva parte del temenos di
zeus Megistos, si veda Berti 2004, 106. Recentissimo il contributo di M. Landolfi (Landolfi 2009, 44-46). S.n. inv. Gruppo
S. Valentin. Seconda metà, forse ultimo quarto, del 5 sec. aC, Levi 1963, 558, fig. 23; Berti 2004, 111, fig. 2. Il frammento
è riconducibile o al gruppo V o al gruppo 6 della classificazione di Howard & Johnson 1954, 194, fig. 16, tav. 34, V 4 e fig.
18, tav 34, VI 2.
55) S.n. inv. F.B. Group. Prima metà del 4 sec. aC.
56) Cfr. skyphoi “corinthian type”: Sparkes & talcott 1970, 81 e seguenti. Il tipo di raggiera ‘disordinata’ che
contraddistingue i nostri esemplari porta più verso il terzo quarto del IV che agli inizi del secolo.
57) Landolfi 2009, 48-49.
58) Cfr. Berti & Franco 2006, 21.
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Francesca CURtI e Alessandra PARRInI
fig. 15 : Pelike frammentaria inv. 1644 (foto Ciarniello,
Archivio SAIA neg. 13024).
fig. 16 : frg. di kantharos s.Valentin s.n.i.
fig. 17 : Skyphos frammentario s.n.i.
fig. 18 : frg. di piatto da pesce s.n.i.
IASOS: IMPORtAzIOnI DI CERAMICA AttICA FIGURAtA
177
Risultano più numerosi di quanto sembrasse finora, invece, i ritrovamenti di lekythoi a figure
rosse, la cui presenza inizia nella prima metà del 5 secolo anche con esemplari a vernice nera: i
frammenti a figure rosse provengono per lo più dagli strati superficiali della necropoli (quindi da
sepolture di 5 o 4 secolo, andate perdute), con poche altre attestazioni dall’area urbana. Sono
collocate cronologicamente nella prima metà del 4 secolo, con qualche pezzo di età anteriore.
Askoi e gutti rappresentano il gruppo numericamente più consistente dei ritrovamenti attici a
figure rosse dopo i crateri. La loro provenienza è varia, in città anche dai quartieri abitativi
(evidentemente usati nelle case). Accanto ad un repertorio decorativo con animali, c’è un gruppo di
askoi con palmette (Fig. 19), talvolta anche ben conservati59: la maggior parte degli esemplari
appartiene a produzioni correnti inquadrabili nella prima metà del 4 sec. aC, pur non mancando
askoi che potrebbero essere di poco anteriori60.
I gutti sono rappresentati da un gruppo di vasetti, con corpi discoidali superiormente bombati,
sulla cui sommità una concavità circolare racchiude la zona con i fori; le decorazioni sono limitate a
linguette radiali, ovuli, baccellature, cerchielli, raramente un ramo d’ulivo.
Al gruppo più numeroso di askoi e gutti si affiancano due feeder61, in frammenti (Fig. 20),
recuperati nell’area a est della cd. Basilica, negli strati di “riempimento di 4 secolo”. La forma,
piuttosto rara, è nota nella redazione a vernice nera con due varianti, distinte in base alla presenza di
un’apertura centrale o meno nella parte superiore62. L’utilizzo di questi “vasetti-poppatoio” (la cui
presenza è in genere attestata in ambito funerario) è in parte legato al mondo infantile, per essere
usati da bambini dai nove mesi in su: sembra però che potessero servire anche ad invalidi, forse
come tipo particolare di askòs usato per riempire d’olio le lucerne63. La maggior diffusione di tale
forma è a vernice nera, rarissima a figure rosse e comune nel 4 secolo con una decorazione a onde
come i nostri due esemplari (entrambi nella variante con apertura centrale superiore, con confronti
che riportano al secondo quarto del secolo)64.
Toilette vessels: le lekanides
Le forme che ai dati attuali sono attestate con maggior frequenza a Iasos, dopo i crateri, sono le
lekanides e il gruppo di askoi/gutti. Delle lekanides i luoghi di provenienza sono vari: diversi
esemplari sono stati trovati nell’area della necropoli, in area urbana (anche nei quartieri residenziali).
Sarebbero quindi oggetti regolarmente utilizzati in casa da donne presumibilmente greche e poi
deposti nelle loro tombe.. La maggior parte degli esemplari è decorata con scene di preparativi alle
nozze e di toeletta della sposa oppure con scene più generiche di gineceo derivanti dalle precedenti;
non mancano però raffigurazioni diverse da queste, perché sono presenti coperchi di lekanides con
esseri fantastici di gusto orientale (grifi e Arimaspi) oppure più semplicemente con animali o
palmette. Gli esemplari rispecchiano la varietà di raffigurazioni scelte dai pittori di lekanides nel 4
secolo, i quali, oltre alle predilette scene di gineceo, si dedicarono talvolta a decorare i propri vasi
con animali (leoni, pantere, cigni), per poi abbandonare gli elementi realistici e passare prima a
scene in cui comparivano animali reali e animali fantastici (ad esempio i grifi), per approdare poi a
vere e proprie scene fantastiche dominate da grifi e da Arimaspi in abiti orientali. Queste ultime sono
59) Inv. 2887. Prima metà del 4 sec. aC.
60) Inv. 7307. Decorazione: rimane parte di un’ala. Ultimo quarto 5 - primi decenni 4 sec. aC. L’ala è probabilmente
pertinente ad un animale come un cigno o, comunque, ad un volatile o a un animale fantastico tipo la sfinge.
61) Inv. 4922 e 4926. Sulla spalla di entrambi rimane parte della decorazione: motivo ad ‘onda corrente’ dipinto a
vernice nera su fondo risparmiato. Entrambi inquadrabili nella prima metà del 4 sec. aC.
62) Sparkes & talcott 1970, 161-162, fig. 11, tav. 39, n. 1197-8.
63) Sparkes & talcott 1970, 161.
64) Da Olinto: Robinson 1950, tavv. 178, 480 (da tomba), datato al secondo quarto del 4 sec., prima del 360. Cfr.
anche Mitsopoulou-Leon 1972-73, 253, 260-1 e fig. 3: non con onda corrente, ma con archetti concentrici.
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Francesca CURtI e Alessandra PARRInI
diffuse soprattutto nella produzione della ceramica cd. di Kerch, che sembra prediligere un gusto
‘orientalizzante’65.
Riportiamo come esempio un esemplare (Fig. 21) frammentario: sul coperchio rimane parte di
una scena di preparativi per le nozze, con un’ancella con abito trasparente, dalle fitte pieghe e
bordato di nero, dotato nella parte superiore di un apoptygma corto e ricco sui fianchi66. nella mano
sinistra la donna regge un grosso flabello rivolto verso il basso, mentre nella destra tiene un altro
oggetto, forse una cassetta su stoffa. Il resto della scena (mancante) poteva comprendere la sposa
(generalmente seduta, pronta a ricevere doni e accessori per la preparazione alla cerimonia), talvolta
lo sposo, spesso un Erote che indicava il loro legame amoroso. I confronti rimandano al gruppo
Otchët comprendente lekanides, per lo più provenienti da Kerch e decorate secondo schemi piuttosto
ripetitivi, con scene riferibili in genere alla preparazione delle spose67. Beazley ha classificato le
lekanides del gruppo in ‘lekanides’ e ‘nuptial lekanides’, a seconda che la raffigurazione mostri
presente o meno lo sposo di fronte alla futura moglie – dipinta sempre seduta e spesso col seno
scoperto. Le nuptial lekanides hanno scene inequivocabilmente ‘nuziali’, ma subiscono gradualmente
una semplificazione che porta alla scomparsa prima della figura dello sposo, poi dell’Erote. La scena
nel tempo quindi si snatura e la sua progressiva perdita di significato (rimangono le donne e le
ancelle in un contesto generico) corrisponde ad una evoluzione cronologica seguibile all’interno del
gruppo Otchët68. Un elemento particolare e raro è, nella raffigurazione sul nostro frammento, il
flabello in mano alla donna, molto grande e lungo, quasi triangolare, forse costituito da lunghe penne
di pavone, di gusto inequivocabilmente orientale e forse proprio per questo gradito dalle acquirenti
di Iasos69, per quanto non esclusivo dei porti di quest’area del Mediterraneo70.
La cronologia delle lekanides di Iasos è in modo compatto, riferibile alla prima metà del 4
secolo, con una particolare concentrazione degli esemplari al secondo quarto. Le botteghe di
produzione sono inquadrabili nel gruppo Otchët, nel Gruppo della Lekanis di Vienna71, e nell’ambito
del Pittore di Salonicco 38.29072, che esportarono i loro prodotti nei porti del Mediterraneo73.
65) Schefold 1934, 138; Iadanza 2000, 21. Pochi però sono gli studi su tali esemplari, che per lo più rimangono non
attribuiti.
66) Inv. 4321. Secondo quarto del 4 sec. aC.
67) Beazley 1963, 1496-1499; Carpenter 1989, 192.
68) Sul gruppo Otchët, cfr. Rutherfurd Roberts 1973, 435-437.
69) Cfr. lekanis rinvenuta ad Ampurias e conservata al Museo di Barcellona (CVA Barcelona 1, tav. 20, n. 4, 28, inv.
508), attribuita da Beazley 1963, 1499, n. 15, ‘nuptial lekanides’ al Gruppo Otchët, 4 sec. aC.
70) Cfr. da Spina lekanis della tomba 73C di Valle Pega (Berti 1991, 37-38) datata fra il 370 e il 360 aC; un altro
confronto è con una lekanis, sempre appartenente al gruppo Otchët, da Spina datata al 360 aC (inv. 2364 Museo
Archeologico nazionale di Ferrara: Felletti Maj 1940, 328; Massei 1978, 90-2; Berti 1983, 75; Desantis 1993, 310).
71) Beazley 1963, 1501.
72) Beazley 1963, 1500. Era un ceramografo in genere poco accurato e a questo aspetto corrisponde, nei vasi da lui
decorati , una graduale perdita di significato delle scene. Sembra essere di livello più basso rispetto ai contemporanei pittori
del gruppo Otchët e forse doveva rivolgersi a una clientela più modesta.
73) Il gruppo Otchët è stato ritrovato in Grecia ad Atene, nell’Agorà (Beazley 1963, 1496, n. 4-6, 1497, n. 7-13, 21,
27, 30; 1498, n. 32-33; Moore 1997, tav.104, n. 1095-1097, tav.105, n. 1098, 1100) e al Pireo (Palaiokrassa 1991, tav. 34B,
n. KA51), ad Eleusi ed è risultato poi ampiamente esportato in varie località del Mediterraneo: sul tirreno (Cuma, Capua,
napoli) e sull’Adriatico (Adria, Spina, Montefortino). Per Adria: Wiel-Marin 2005, 189, n. 648-649. Per Spina, ad esempio
nella tomba 58C Valle Pega (metà del 4 sec. aC: Massei 1978, 259-262, tavv. LX, 3 e LXII, 1-3; Berti 1993, 81-97),
nell’Egeo settentrionale (Olinto: Beazley 1963, 1497, n. 20, 23, 24, 25; thasos: Beazley 1963, 1497, n. 22), centrale (Delo:
Beazley 1963, 1497, n. 26) e orientale (Rodi: Beazley 1963, 1497, n. 13bis; 1497, n. 20), ad Occidente (Ampurias), sulle
coste del Vicino Oriente (Al-Mina) e del Mar nero (Olbia, Kerch). A questi ritrovamenti individuati da Beazley 1963,
1496-1499 e Beazley 1981, 499, se ne sono aggiunti altri, anche in siti non distanti da Iasos, come a Smirne (tuna-nørling
1998, 188, figs. 5, 58, tav. 16).
IASOS: IMPORtAzIOnI DI CERAMICA AttICA FIGURAtA
179
le anfore panatenaiche
Questa categoria di vasi è rappresentata da un discreto numero di esemplari (tutti frammentari),
che hanno attirato l’attenzione degli studiosi74. Per quelli resi noti da Fede Berti, l’area di ritrovamento
è quella dei pressi di un edificio sacro denominato “delle doppie asce”, ubicato nell’agorà75, a cui
erano probabilmente destinati come offerte votive. tutti i frammenti sono inquadrabili fra il 360 e il
300 aC76.
Vasi particolari
Fra i vasi che potrebbero anche attestare la presenza di ateniesi nella città di Iasos, ne possiamo
mettere in evidenza un paio, riferibili rispettivamente al mondo adulto e a quello infantile: una
lekythos a fondo bianco77, mal conservata (Fig. 22), e un chous (o meglio, un choidion)78, con una
rappresentazione che, assieme alle dimensioni, rimanda al mondo dell’infanzia. La raffigurazione
(Fig. 23) (un bimbo grassoccio che pare inseguire un uccellino, se è tale l’elemento sospeso alla sua
destra) è adatta alla funzione dell’oggetto che, per quanto sappiamo, doveva essere legato
all’iniziazione infantile durante le Anthesterie79.
A.P.
la dIffusIone della ceramIca fIgurata attIca In IonIa e In carIa
Il quadro della diffusione della ceramica attica a figure rosse sulle coste dell’Asia Minore è
ancora frammentario e sarebbe rischioso tentare una definizione dei traffici nel Mediterraneo
orientale sulla base di dati non completi. Partendo da alcuni contesti conosciuti è possibile però
analizzare la diffusione delle ceramiche a figure rosse attiche esportate verso le coste dell’Anatolia e
in particolare in Ionia e in Caria (Fig. 24).
La realtà della regione della Ionia è rappresentata dai dati di Smyrna, di Larisa, di Clazomene, di
Chio, di Efeso, di Samo, di Mileto e Didyma. Le prime importazioni attiche a Smyrna risalgono al
primo quarto del 6 sec. aC con una certa varietà nelle forme e un’alta qualità delle pitture80, ma le attestazioni sono solo fino alla prima decade del 5 secolo. Si nota poi una cesura nelle presenze attiche
dal primo quarto del 5 secolo, mentre c’è un’evidente ripresa dei contatti agli inizi del 4 sec. aC. Pur
nella ridotta quantità di frammenti, il rapporto tra le forme attestate a Smyrna e a Iasos risulta simile,
con una preferenza per il cratere e una certa importanza accordata a askoi e lekanides81. Dopo la
rivolta ionica la regione cadde sotto il dominio persiano e non sono testimoniati contatti con il
mondo greco neppure dalle fonti82. La ceramica rispecchia quindi una situazione storica che
ha inciso sulla circolazione commerciale, qui come in numerosi siti della costa della regione. nel 4
sec. aC. la città divenne un fiorente porto, molto frequentato ed ecco che riprendono anche le
importazioni. Gli scavi di Larisa sull’Hermos, hanno restituito un piccolo nucleo di ceramiche
74) Per l’anfora panatenaica di seconda metà 4 sec. aC proveniente dal santuario di zeus Megistos, si veda Landolfi
1987 e 2004; per gli altri frammenti, Berti 2005 con bibliografia precedente.
75) Si rimanda a Berti 2005, 122 sgg. per la discussione sull’edificio e per la presentazione degli ex-voto ivi trovati.
76) Si veda in proposito: Berti 2005. Sull’anfora panatenaica dal naiskos del santuario di zeus Megistos: Landolfi
2009, 49.
77) Inv. 4130. non vi sono tracce della raffigurazione. Proviene da una giacitura secondaria dell’Agorà.
78) Inv. 2425. 4 sec. aC.
79) In genere il chous sembra testimoniare l’esistenza di rituali ateniesi al di fuori della patria: cfr. Berti 1991, 17 ssg.
Per ora a Iasos questo è l’unico esemplare rinvenuto.
80) Boardman 1958-59, 152.
81) tuna-nørling 1998, diagrammi 1-3, 175-177.
82) Cook 1958-59, 31-32.
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Francesca CURtI e Alessandra PARRInI
fig. 19 : Askòs inv. 2887.
fig. 20 : frg. di feeder inv. 4926.
fig. 21 : coperchio frammentario di lekanis
inv. 4321.
fig. 22 : Lekythos a fondo bianco
frammentaria inv. 4130.
IASOS: IMPORtAzIOnI DI CERAMICA AttICA FIGURAtA
fig. 23 : Chous inv. 2425 (foto Ciarniello, Archivio SAIA neg. 14376).
fig. 24 : le provenienze della ceramica attica a figure rosse sulle coste dell’anatolia.
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182
Francesca CURtI e Alessandra PARRInI
attiche a figure rosse: si tratta dei frammenti di 15 vasi che si concentrano tra la fine del 5 e
soprattutto nel 4 sec. aC, eccettuato uno stamnos del primo ventennio del 5 secolo83. Ceramica attica
proviene anche da Klazomene84.
A Emporio durante la dominazione persiana fu costruito il tempio di Atena e i Persiani non ostacolarono i traffici85; l’isola però cambiò strategia e sostenne la rivolta ionica. La conseguenza di
questa presa di posizione fu, secondo Erodoto (6, 31), la devastazione delle isole di Chio, Lesbo e
tenedo. E’ un dato archeologico che in questo periodo cessano le offerte al tempio, che riprendono
dopo la metà del 5 sec. aC. Le importazioni attiche a Emporio sono molto ridotte nel 6 sec. aC: il
frammento più antico è databile al 570 e proviene dalla città. tra il 5 e il 4 secolo sono attestate solo
3 coppe, una oinochoe, cinque crateri e un frammento di forma aperta, la vernice nera è però una
presenza apprezzabile.
Pochi esemplari attici a figure rosse provengono dall’Artemision di Efeso: si tratta di 29
frammenti di crateri, piccole forme chiuse, coppe e skyphoi relativi a un arco cronologico compreso
tra la seconda metà del 5 e il 4 sec. aC86. Anche in questo sito ha grande importanza il cratere che è
rappresentato da un bell’esemplare a volute della fine del 5 secolo vicino al Pittore di Pronomos87.
L’isola di Samo ha certamente svolto un ruolo importante dal punto di vista commerciale poiché
costituisce un ponte di collegamento tra Attica e Ionia. Dall’area della porta arcaica settentrionale del
santuario di Hera provengono frammenti di 11 vasi a figure rosse di cui 5 kylikes, una lekythos e 5
grandi forme aperte, di cui due databili nel 4 sec. aC presumibilmente crateri88. Dal castrum
provengono molti frammenti attici a figure e a vernice nera. Le figure rosse sono rappresentate da
uno skyphos, un kantharos, una piccola forma aperta e da due crateri a calice di 4 sec. aC89. Da
Mileto provengono frammenti di due crateri a colonnette dei Manieristi90. Ceramica attica figurata
proviene anche dal santuario di Apollo a Didyma91. La regione fu fortemente influenzata dagli eventi
storici che la videro protagonista e le importazioni dall’Attica rispecchiano in parte queste vicende.
La Caria rivela una situazione un po’ diversa da quella della Ionia. Sembra infatti che i rapporti
con la Persia e la situazione storica abbiano influito in maniera minore sulla circolazione della
ceramica attica, la cui presenza è molto apprezzabile, come risulta in maniera evidente dai frammenti
di Iasos. Beazley annovera tra le pelikai del Gruppo G un vaso appartenuto alla collezione Metaxas
proveniente da Mylasa92. nel Museo Archeologico di Milas sono esposti corredi tombali anche
inediti della fine del 5 secolo e degli inizi del 4 sec. aC contenenti vasi attici figurati. Presso Milas è
ubicato il santuario di Sinuri dove è stata rinvenuta ceramica attica: si tratta di pochi frammenti riconducibili a kylikes, stamnoi e crateri, tutti del 5 sec. aC93. non lontano un altro importante sito che
ha restituito frammenti di ceramica attica a figure rosse è il santuario di zeus a Labranda94. Il luogo
fu frequentato a partire dal 6 sec. a C. Le importazioni attiche che non sono frequenti e si
concentrano nel periodo ecatomnide, con crateri, un piatto da pesce e un askos, mentre i vasi potori
sono esclusivamente a vernice nera. La condizione di Labranda, come noto, è diversa da quella di
Iasos, ma la collocazione geografica così impervia, nonostante ci fosse una via sacra di comunicazione
con Mylasa, e l’ambito cultuale spiegano le diversità. D’altra parte, la presenza dei crateri del
83) Boehlau & Schefold 1942, vol.3, 176-179, tav. 59.
84) tuna-nørling 1996.
85) Boardman 1967, 251-255.
86) Gasser 1990, 93-100, tavv. 38-40.
87) Risultano provenire da Efeso, ma con un punto di domanda, due esemplari a Braumschweig, Erzog Anton Ulrich
Museum: lekythos inv. 262, Beazley 1963, 712, 89; kylix inv. 263, Beazley 1963, 925, 6.
88) Isler 1978, 104-105, tav. 53.
89) tölle-Kastenbein 1974, 234-237, tav. 148.
90) Müller-Wiener 1982, tav. 8; Voigtländer 1982, tav.31.
91) tuna-nørling 1996.
92) Beazley 1963, 1463, 19. Recenti scavi di a Milas hanno restituito ceramica attica, Kızıl 2009.
93) Per Sinuri si veda Devambez & Haspels 1959, 21-22, tavv. 27-28.
94) Hellström 1965.
IASOS: IMPORtAzIOnI DI CERAMICA AttICA FIGURAtA
183
4 sec. aC, come avviene a Iasos, avvalora l’ipotesi che anche alcuni dei nostri avessero un uso
cultuale e votivo.
In un quadro così delineato, possiamo osservare come Iasos riveli un particolare apprezzamento
per la ceramica figurata e una sua capillare diffusione nell’uso anche quotidiano.
Ad Alicarnasso sono documentati crateri, sia a volute, sia a calice e a campana, lekanides e uno
skyphos relativi alla fine del 5 e alla prima metà del 4 sec. aC95, mentre da theangela provengono
due frammenti a figure rosse96. Come risulta chiaro da questo quadro delle presenze attiche in Ionia
e in Caria le importazioni di vasi figurati sono capillari e nel 4 sec. aC rendono vivace la circolazione
commerciale.
Più a sud, a Rodi, la ceramica attica a figure rosse è testimoniata dai tre frammenti di crateri sull’acropoli di Lindos97, ma anche solo in Beazley ci sono gli elementi per riconoscere già alla metà
del 5 secolo presenze importanti come i vasi del gruppo del Pittore dei niobidi da Kimissala e da
Camiros98. Si tratta di vasi interi e ben conservati, quindi presumibilmente da tombe. E’ importante
notare che pure la splendida hydria del Pittore di Jena a Berlino proviene da Rodi99.
Di fronte all’isola le tombe rupestri di Kaunos hanno restituito frammenti di un cratere a figure
rosse della metà del 4 sec. aC; dagli scavi del santuario all’aperto in area urbana provengono due
frammenti di un cratere a campana del secondo quarto del secolo100.
A Xanthos, le ceramiche attiche a figure rosse sono numericamente molto inferiori alle attestazioni
della ceramica attica a figure nere: si tratta di pochi pezzi di anfore, crateri, un dinos, hydriai,
skyphoi, di coppe e di un piatto della fine del 6 e degli inizi del 5 sec. aC101. Dopo la catastrofe del
470 aC, la città fu ricostruita e furono instaurati nuovi rapporti con Atene, ma i vasi attici diventano
più rari, anche se è difficile stabilire se questo sia dovuto a un diradarsi dei rapporti commerciali con
la Licia. Come già detto, gli scavi delle tombe rupestri hanno restituito frammenti di crateri a
campana dello stile di Kerch della metà del 4 sec. aC. Da Limyra provengono quattro frammenti di
crateri della seconda metà del 5 sec. aC, un alabastron a figure rosse forse più antico, frammenti di
tre lekanides e di due skyphoi102.
La circolazione della ceramica attica a figure rosse può essere seguita nel Mediterraneo sud
orientale attraverso Creta e Cipro verso le coste della Panfilia, della Cilicia e della Siria e poi in
Egitto e in Cirenaica103. Una realtà molto simile a quella di Iasos è stata messa in luce a Salamina di
Cipro104, sebbene le valutazioni riguardino un insieme numericamente più esiguo. Pure in tale sito si
nota un periodo di grande diffusione della classe ceramica tra il 420 e il 370 aC, con una prosecuzione
dei contatti fino al 320 aC. Anche in questo caso, il cratere è il vaso preminente, oggetto di prestigio
con funzione particolare. nonostante che la quantità non sia rilevante, questi reperti sono importanti
per valutare le relazioni tra Grecia e Cipro in età classica.
Quello che emerge è un quadro regionale articolato e molto vario, diverso a seconda delle
reazioni all’offerta di merci di lusso che forse varia anche in base alla risposta di Atene alle esigenze
95) Vaag et al. 2002.
96) Bodrum, Archaeological Museum inv. 29030, 20031, Işık 1990, 23, tav. 2.
97) Sørensen & Pentz 1992, 129.
98) Da Kimissala: Beazley 1963, 611, 36; da Camiros: Beazley 1963, 610, 24 e 1963, 619, 18.
99) Beazley 1963, 1516, 81 da Kimissala.
100) Roos 1974 e Diler 1995, 12 nota 6, tav. 4.
101) Metzger 1972, 195-197.
102) I frammenti inediti sono conservati ad Antalya. Da Varsak, vicino ad Antalya, proviene il vaso citato in Beazley
1963, 1454, 18.
103) Creta: Erickson 2005, 636-641 viene messa in luce una chiara cesura nelle importazioni attiche tra il 460 e il 400
aC. Da Aspendos: Beazley 1963, 572. Da Tarso: Beazley 1963, 619, 18. Siria: Beazley 1939; Boardman 1990; tunanørling 1998; Boardman 1999. Egitto: l’emporion di naukratis ha restituito ceramica attica; da ricordare che proviene da
Alessandria uno dei vasi più tardi della produzione attica a figure rosse, l’hydria di Monaco inv. 2439 del 320 aC con il
giudizio di Paride. Cirenaica: Boardman & Hayes 1966; Elrashedy 2002; Copland thorn 2005.
104) Jehasse 1980, 217.
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Francesca CURtI e Alessandra PARRInI
della popolazione locale. Fu una circolazione molto intensa, che nei periodi di maggior concentrazione,
come il 4 sec. aC, vide la ceramica attica figurata inserita nell’uso quotidiano.
F.C.
conclusIonI
La ceramica attica di Iasos era destinata a un uso quotidiano (come attestano lekanides, askoi,
skyphoi o kylikes ritrovati nei quartieri residenziali), forse ad offerte votive e probabilmente era poi
legata a occasioni di incontro pubbliche o private quali il simposio e le riunioni negli spazi riservati
agli uomini come testimoniano le centinaia di frammenti relativi a crateri.
Era una ceramica di lusso destinata a una élite, che doveva utilizzare vasi potori a vernice nera
per completare il servito da simposio. Alcuni vasi recano il segno di una riparazione antica,
espressione del loro apprezzamento e del loro lungo impiego.
La committenza dava importanza nella scelta dei suoi acquisti sia alle forme, sia alle scene
dipinte sui vasi: si preferiscono soggetti a carattere dionisiaco, scene mitologiche e alcuni temi legati
al mondo orientale (persiano). Dopo l’utilizzo, il vaso doveva entrare a far parte del corredo
funerario o partecipare al rituale funebre. Il momento di maggior diffusione della ceramica attica
figurata e a vernice nera, a Iasos come nel resto della Caria, è il 4 sec. aC, momento che storicamente
coincide con la particolare fioritura della regione in periodo ecatomnide.
F.C – A.P.
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