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Presentazione - Elementos de la lengua guna.

Un po’ di storia di persone, Massimo Squillacciotti, Presentazione per il libro di Aiban Wagua, Dulegaya sunmaggega, absogega, narmagbaliga. Elementos de la lengua guna, consegnato ad ottobre 2019 e non pubblicato . Indice: - Un po’ di storia di persone - Un po’ di storia della lingua cuna - E così siamo arrivati ad oggi - Nota sulla grafia nella lingua cuna/kuna/guna - Bibliografia sul tema della lingua e della scrittura guna Nel testo dell’ “Ied Namagged” con L. Giannelli avvertiamo in una nota che: «Nel nostro lavoro impieghiamo il vocabolo “cuna” come etnonimo e come glossonimo, considerando che tale voce è riportata in lessicografia italiana, p. es. da T. De Mauro e M. Mancini, “Dizionario Etimologico”, Garzanti, Milano 2000, e anche dall'Enciclopedia Treccani. La voce “cuna” corrisponde a usi grafici consolidati, successivamente: “cuna”, in spagnolo, “kuna” più ampiamente diffuso ma successivo, infine “guna” secondo l'ortografia sanzionata di recente dalle autorità cuna stesse. La parola “guna”, in questa forma grafica, s'impiega per designare la popolazione in alternativa a “dule”, letteralmente 'gente'. La lingua viene designata come “dulegaya”, letteralmente 'lingua della gente' (ove 'gente' si applica alle persone di etnia cuna) o “gunagaya”.»

Un po’ di storia di persone Massimo Squillacciotti Presentazione per il libro di Aiban Wagua, Dulegaya sunmaggega, absogega, narmagbaliga. Elementos de la lengua guna, consegnato ad ottobre 2019 e non pubblicato. Un po’ di storia di persone Quando era ragazzo mio padre mi diceva “Dire non è fare” per mettermi in guardia a che non bastava promettere a parole di fare una cosa, ma bisognava che la facessi veramente. Poi, quando sono diventano padre io, insegnavo ai miei figli a scrivere parole, e non solo disegni, per passare dalle “immagini disegnate” alle “immagini di scrittura” della lingua che pure usavano per raccontare quello che avevano disegnato... Poi, quando Aiban viveva a Roma e studiava all’Università, veniva spesso a casa dalla mia famiglia e così ha conosciuto i miei figli e provato ad insegnare loro la lingua dei cuna, ma invano… Poi nel 1981 Aiban si è laureato ed io l’ho seguito nella sua casa a Ogobsukun per conoscere la sua famiglia; così ho cominciato ad imparare il cuna da un gruppo di giovani con cui ci vedevamo il pomeriggio nella casa della missione cattolica di Ustupu: ci eravamo addirittura inventati una scuola di lingue cuna-castigliano-italiano. 1 Parlavamo e traducevamo da una lingua all’altra, ma non solo: per capirci meglio scrivevamo anche sulla lavagna le parole o le frasi che dicevamo. In realtà, per quanto riguarda la lingua cuna, stavamo sperimentando sistemi di scrittura per una lingua che era solo parlata: quella che si chiama “la lingua madre” – il cuna – rispetto all’altra lingua – il castigliano – che pure imparavano a scuola e che viene da fuori di Kuna Yala. Ben presto ci accorgemmo che nello scrivere usavamo due diversi criteri: mentre la grafia per l’italiano o per lo spagnolo era ed è consolidata da tempo, per il cuna si ponevano alcune questioni, al di là del fatto che io avevo comunque visto come scriveva Aiban in cuna, forse inventandosi un suo sistema, lui che di lingue ne conosceva almeno quattro e scriveva poesie in cuna su “Il pianto della terra”. I ragazzi per scrivere in cuna usavano la grafia della lingua spagnola pur sentendo che questa era una forma di dominio culturale, mentre io un po’ copiavo il modo di scrivere di Aiban, un po’ provavo ad usare il sistema di trascrizione fonetica che avevo imparato all’università, un po’ ne inventano uno mio personale. Ma che stavamo facendo? Che differenza c’è parlare e scrivere? Magari la frase che diceva mio padre poteva avere qui un altro significato: “Parlare non è fare scrittura”? Certo è che parliamo con la bocca e scriviamo con la mano, che scrivere è pur sempre un fare, che ha bisogno di maestria e sapienza… Un po’ di storia della lingua cuna Stavo per lasciare Kuna Yala quella prima volta, quando padre Ibeler, un missionario clarettiano, nel salutarmi mi regala un libretto in lingua cuna: era il Pab-se Naet Igala / Catecismo stampato già nel 1964. Anche Aiban non fu da meno perché in segno di amicizia mi regalò un libro: la Gramatica de la lengua Kuna, scritto da Jesús Erice, stampato a Panamá nel 1980, e che io conservo ancora. Ho sempre pensato che Aiban volesse farmi studiare ed imparare la lingua cuna in modo da non dovermi sempre tradurre quello che io dicevo nella Capanna del Congresso o nel rispondere a quello che mi chiedevano i vari saila che, curiosi di conoscermi, volevano saperne di più su di me e sulla cultura del mio paese e della mia gente. Ebbene ho scoperto che questi due libri hanno lo stesso sistema di scrittura: usano i fonemi della lingua spagnola. Ma è giusto? La questione è chiara: quale segno grafico (grafema) può rispettare ed essere compreso come trascrizione del suono (fonema) delle parti che formano le parole? Eppure molti sono gli studi sulla grammatica e la sintassi della lingua cuna (dal 1946 ad oggi), fino ad arrivare al vocabolario cuna-castigliano (dal 1851 ad oggi), e ricordo che con Aiban nel 1984 avevamo preparato un Corso Elementare di Lingua Cuna con un testo scritto in italiano e cuna e le cassette audio del dialogo nelle due lingue. Lo scritto in cuna era pur sempre quello che usava Aiban, anche se magari si andava diffondendo tra i giovani ed i maestri cuna per cultura ed esigenza personale perché se si impara a parlare in cuna a casa, è pur vero che si impara a scrivere a scuola ed a scuola allora a Kuna Yala si doveva parlare lo spagnolo e non la lingua madre… E così siamo arrivati ad oggi Ricordo che il Congresso Generale e quello della Cultura hanno lavorato per realizzare diversi progetti in proposito per avere una scuola di base in lingua cuna, per aggiornare e formare i maestri ad insegnare in cuna e ad insegnare la lingua madre in classe, per realizzare un sistema di scrittura della lingua fino a renderlo chiaro, facile e condiviso all’interno di tutta Kuna Yala, per avere un vocabolario cuna-castigliano, per avere materiale didattico adatto, per conservare e diffondere documenti della tradizione orale dei canti o trattati (Igala). 2 Bene, tutto questo oggi c’è e non dobbiamo dimenticare come si è arrivati a realizzare una scuola rispettosa della cultura tradizionale: nelle prime classi maestri, alunni e alunne parlano in cuna, alunni e alunne imparano a scrivere in lingua madre ed hanno a disposizione non solo maestri professionalmente preparati, ma anche gli strumenti fondamentali in lingua cuna e che sono il materiale didattico, il libro di grammatica e sintassi, il vocabolario. E a questa opera hanno collaborato in molti ed in molti vi hanno lavorato per lungo tempo. Non dico qui, e neanche ricordo, i nomi di tutte queste persone ed amici cuna e waga, dico solo che il lavoro di Aiban Wagua Dulegaya sunmaggega, absogega, narmagbaliga. Elementos de la lengua guna rientra in questa lunga storia che arriva ad oggi, storia di persone insieme a storia della lingua cuna, storia che vede la parola Cuna o Kuna avere ora la forma scritta Guna... Nota sulla grafia nella lingua cuna/kuna/guna Nel testo dell’ “Ied Namagged” con L. Giannelli avvertiamo in una nota che: «Nel nostro lavoro impieghiamo il vocabolo “ cuna” come etnonimo e come glossonimo, considerando che tale voce è riportata in lessicografia italiana, p. es. da T. De Mauro e M. Mancini, “Dizionario Etimologico”, Garzanti, Milano 2000, e anche dall'Enciclopedia Treccani. La voce “cuna” corrisponde a usi grafici consolidati, successivamente: “cuna”, in spagnolo, “kuna” più ampiamente diffuso ma successivo, infine “guna” secondo l'ortografia sanzionata di recente dalle autorità cuna stesse. La parola “ guna”, in questa forma grafica, s'impiega per designare la popolazione in alternativa a “dule”, letteralmente 'gente'. La lingua viene designata come “ dulegaya”, letteralmente 'lingua della gente' (ove 'gente' si applica alle persone di etnia cuna) o “gunagaya”.» Bibliografia sul tema della lingua e della scrittura guna ERICE Jesús, 1980, Gramatica de la lengua Kuna, Panamá, Impresora de la Nación/INAC. ERICE Jesús, 1982, Diccionario de la lengua cuna, Panamá, Editorial Mariana Arosemena. Gayamar sabga: diccionario escolar – gunagaya-español, Proyecto de Implementación de la Educación Bilingüe Intercultural en los Territorios Gunas de Panamá, compilación de REUTER Orán y WAGUA Aiban, ilustración de Ologwagdi, Panamá, 2011. 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Inoltre si veda: Pueblos indígenas en Panamá: una bibliografía, compilación de Julia Velásquez Runk, Mònica Martínez Mauri, Blas Quintero Sánchez, Jorge Sarsaneda Del Cid, Panamá, Acción Cultural Ngóbe (ACUN), con el apoyo de Senacyt, 2011. 5