ANTONIO DI VINCENZO
LE CONFRATERNITE DI PENNE:
CENNI STORICI
Estratto dal Sepolcro Artistico
Marzo 2008
Italia Nostra
PENNE
ANTONIO DI VINCENZO
LE CONFRATERNITE
DI PENNE:
CENNI STORICI
Estratto dal Sepolcro Artistico
Marzo 2008
edizione aggiornata ed illustrata
in occasione del
Giubileo Straordinario della Misericordia
ANNO SANTO MMXVI
Italia Nostra
PENNE
Sezione di Penne
www.italianostrapenne.org
L’autore ringrazia:
l’Archivio di Stato di Pescara; Don Giuseppe Di Bartolomeo (†),
già responsabile dell’Archivio Storico Archidiocesi Pescara-Penne;
la Dott.ssa Norma D’Ercole e la Dott.ssa Annalisa Massimi,
responsabili dell’Archivio Storico del Comune di Penne;
il Dott. Paolo Di Simone; il Prof. Mario Costantini;
lo Studio Fotografico Ferdinando Bevilacqua;
lo Studio Fotografico Luciano Mincarelli;
il Sig. Antonio Pancione, la Sig.ra Franca Mulciri.
Copertina: Processione di incappucciati, lacerto di affresco del XV secolo,
Penne, Museo Civico-Diocesano, Sala “Refettorio”.
Finito di stampare nel mese di Marzo 2016.
Alla memoria di Antonio e Giacinto Di Vincenzo,
Confratelli del Ss. Rosario e Ss. Nome di Gesù
Le sette opere di Misericordia spirituale:
consigliare i dubbiosi;
insegnare agli ignoranti;
ammonire i peccatori;
consolare gli afflitti;
perdonare le offese;
sopportare pazientemente le persone moleste;
pregare Dio per i vivi e per i morti.
Le sette opere di Misericordia corporale:
dare cibo agli affamati;
dare acqua agli assetati;
vestire gli ignudi;
alloggiare i pellegrini;
visitare gli infermi;
visitare i carcerati;
seppellire i morti.
4
Pietro di Domenico da Montepulciano, Madonna della Misericordia.
Dipinto su tavola (cm. 54 x 43), secondo quarto del XV secolo.
Fondazione Federico Zeri - Università di Bologna, Catalogo Fototeca.
5
Le Confraternite, sodalizi laici ispirati dalla Fede, che si fanno risalire al
Cristianesimo primitivo1, rappresentano l’evoluzione di congregazioni della
tradizione ebraica. Una di esse, descritta nei Vangeli, è quella denominata Figlie
di Gerusalemme: «Lo seguiva una grande moltitudine di gente, e di donne che si
battevano il petto e si lamentavano su di lui. Gesù allora si voltò verso di esse e
disse: “Figlie di Gerusalemme, non piangete per me, ma piangete per voi stesse
e per i vostri figli” [Luca, vv. 27-28]». Le donne appartenenti alle Figlie di
Gerusalemme, che provenivano dai ceti più alti della società ebraica,
accompagnavano e consolavano i condannati a morte e davano loro anche vino
anestetizzato per renderli quasi incoscienti al momento dell’esecuzione.
Per queste particolari mansioni la Confraternita delle Figlie di Gerusalemme è
anche considerata l’antesignana delle congregazioni medievali della Pietà, della
Misericordia ed altre simili2. Sviluppatesi nell’Occidente cristiano in epoca tardo
antica, le Confraternite acquisirono notorietà durante tutto il Medioevo 3 ed
assunsero l’identità di istituzioni laiche che, motivate da un forte impulso
religioso, si prodigavano nelle opere di assistenza ai poveri e ai malati. L’alto
tasso di povertà e soprattutto i frequenti casi di epidemie contagiose favorirono
la formazione di mendicicomi ed ospedali. Questi primitivi luoghi di sollievo
per i meno fortunati erano animati dalle attività caritatevoli delle confraternite 4
ed economicamente erano sostenuti da lasciti testamentari e da elemosine.
Pergamene risalenti al XIV secolo, conservate un tempo nell’Archivio
Capitolare della Cattedrale e studiate da Giovanni De Caesaris nel suo saggio
L’Antico Ospedale di S. Massimo del 1929, costituiscono importanti fonti che
permettono di tracciare la storia degli ospedali e delle confraternite di Penne.
In una pergamena, primo documento citato da De Caesaris, è trascritto un lascito
testamentario del 13345 in cui si parla degli ospedali di S. Nicola dei Ferrari, di
San Lazzaro dei lebbrosi e di Santo Spirito. Sappiamo che questi erano già
esistenti nel secolo XI: «Tre case di ricovero dei poverelli ed infermi poco dopo
il mille si emuneravano: S. Nicolò dei Ferrari, di San Lazzaro de’ lebbrosi e di S.
Spirito... [Manoscritto inedito di Gaetano Castiglione menzionato da De
Caesaris]»6. De Caesaris ipotizza l’ubicazione dell’Ospedale di S. Nicola de
Ferrari, ricovero per poveri, lungo la via dei Ferrari, l’attuale Corso E.
Alessandrini7. Altri ospedali che emergono dalla documentazione studiata sono
quelli di S. Simone e di S. Maria della Misericordia. Con quest’ultimo ospedale
si menziona anche l’omonima Confraternita. Particolari indulgenze furono
elargite da Gioioso, Vescovo di Penne dal 1361 al 1370, e dai vescovi di altre
diocesi verso i benefattori della Confraternita e dell’Ospedale della
Misericordia8; quest’ultimo, secondo De Caesaris, fu costruito durante la peste
che colpì l’Abruzzo tra il 1348 e il 1350 9. Sorgeva nei pressi di Porta Marzia 10,
lungo l’attuale via Mario dei Fiori, ed era anche munito di cappella in cui si
venerava una icona raffigurante la Vergine della Misericordia, invocata
principalmente durante le epidemie contagiose. Oltre alle indulgenze e
6
donazioni accennate da De Caesaris, altre notizie più dettagliate sulla
Confraternita ed Ospedale della Misericordia emergono dall’elenco analitico dei
documenti medievali stilato recentemente dalla prof.ssa Tonia Di Crescenzo.
La studiosa scrive: «Degni di attenzione, tanto più perché si tratta di un nucleo
documentario omogeneo, sono i documenti dell’ospedale e della chiesa di S.
Maria della Misericordia, istituzione che si sviluppò a Penne nell’ultimo quarto
del secolo XIV sotto il controllo del vescovo e del capitolo vestini. La storia di
questo ospedale, già studiata nei primi anni Trenta del Novecento, oggi andrebbe
forse riconsiderata alla luce delle indagini condotte soprattutto in relazione
all’Italia centro-settentrionale»11. Alla prima metà del XV secolo risalgono le
notizie relative alla Confraternita di S. Massimo, il cui Ospedale
successivamente assorbirà quello di Santa Maria della Misericordia 12. Nel 1434
le due confraternite di S. Massimo e della Misericordia risultano già aggregate:
«I canonici e il capitolo di Penne concedono a Cola Cerii de civitade Penne,
priore della confraternita di S. Massimo e di S. Maria della Misericordia, di
costruire un altare dedicato alla Vergine, al fine di agevolare le funzioni
liturgiche e facilitare le sepolture dei confratelli»13. Nel XVI secolo, come Toppi
affermava nel trascrivere le Memorie di Muzio e Carlo Pansa14, gli ospedali
cittadini erano tre: di S. Monaca, di S. Massimo e del Ss. Rosario. L’Ospedale di
S. Monaca, gestito dall’omonima Confraternita (anche se su diversi documenti
appare S. Monaca, il titolo era riferito a santa Monica, la madre di
sant’Agostino) ispirata spiritualmente all’ordine Agostiniano, era ubicato
anch’esso nei pressi di Porta Marzia ed era contiguo a quello di S. Massimo.
Una muratura con contrafforti, visibile percorrendo via Mario dei Fiori,
dovrebbe costituire ciò che rimane degli antichi luoghi di ricovero di Penne 15.
Molto simili dovevano essere gli ospedali pennesi ad un ospedale raffigurato in
una interessante incisione di J. B. Rondinelli, tratta da Statuta Hospitalis
Hierusalem, Roma 158816: una camerata con ai lati i letti a baldacchino e sulla
parete di fondo un altare sovrastato da una immagine sacra.
Una particolare attenzione merita la Confraternita del Ss. Rosario. La sua
storia è collegata a quella della Confraternita della Beata Vergine, una delle
congreghe più antiche di Penne: istituita agli inizi del XIV secolo, forse anche
prima, ed attiva nella chiesa della Ss. Annunziata, ottenne nel 1339 da Benedetto
XII indulgenze per gli offici svolti; i suoi congregati, fregiati di onorificenze a
forma di croce, conferite dal Priore, formavano la cosiddetta Società dei
crociati17. La Congrega della Beata Vergine, anche denominata Compagnia della
Ss. Vergine dall’Angelo salutata o dell’Annunziata, verso la metà del XIV secolo
si trasferì presso la chiesa di S. Domenico per essere posta sotto la tutela dei
padri predicatori18 e successivamente fu aggregata (da alcune memorie che si
conservavano presso l’Archivio del Ss. Rosario l’anno di aggregazione risulta
essere il 1577)19 alla Confraternita del Ss. Rosario, che aveva un sacello attiguo
7
alla suddetta chiesa di S. Domenico20. Il sacco di colore turchino, antica divisa
della Confraternita dell’Annunziata, nel 1610 fu sostituito con la divisa che
distingue ancora oggi le congreghe intitolate al Ss. Rosario: sacco bianco e
mozzetta nera21. Nella chiesa della Ss. Annunziata rimase la Confraternita della
Pietà, le cui vicende sono già state trattate (Sepolcro Artistico, edizione 2007,
Antonio DI VINCENZO, Le origini del Venerdì Santo Pennese e la
Confraternita del Monte della Pietà; Il Sepolcro: scenografia e simbologia,
Penne, marzo 2007). L’Ospedale gestito dalla Confraternita del Ss. Rosario era
ubicato, come risulta dai già citati scritti di Toppi, in prossimità dell’odierna
Piazza Luca da Penne: Haveva questa città tre hospedali, uno del Ss. Rosario
gionto alle mura della città nella strada della porta della piazza ed ancor vi si
vede un’immagine di nostra Signora Lattante il suo Bambino...22.
Il dipinto, un affresco, fu staccato e collocato sull’altare maggiore della
Collegiata di S. Giovanni Evangelista (cfr. nota 64). Sul Catasto del 1600
l’Ospedale va individuato nella proprietà confinante con il palazzo Armeni 23,
successiva residenza dei Gaudiosi. La descrizione dell’Ospedale da parte di
Toppi è la seguente: L’ospedale del Rosario è hoggi similmente profanato
facendosi le concie di pelle giuntamente con la chiesa a lato, nella quale il
dottor Muzio Pansa si ricorda aver udito messa, come hanco aver visto in
ordine con i letti il detto ospedale che ci stava al lato. Hoggi la chiesa è
profanata e si fa il macello delle capre e delle pecore per i contadini24.
La Confraternita del Ss. Rosario, tutelata spiritualmente dai padri domenicani, fu
riformata agli inizi del XVII secolo dall’umanista e medico pennese Muzio
Pansa, suo Priore25; oltre alle opere misericordiose svolte, va ricordata anche per
i personaggi illustri che ebbe come congregati 26 ed ancora per le opere d’arte
commissionate. Leonzio Compassino, artista di Penne, nel 1618 dipinse per la
Confraternita una tela raffigurante la Madonna del Rosario 27. Pansa, rimasto
soddisfatto del lavoro, dedicò un sonetto all’artista suo concittadino.
Della tela, che era esposta nella chiesa di S. Domenico, da tempo si sono perse
le tracce. Muzio Pansa, come Priore, si adoperò anche per portare a termine
l’Oratorio costruito attiguo alla chiesa. Il pregevole soffitto ligneo a cassettoni
dell’Oratorio, opera dello scultore Sebastiano Carindole di Guardiagrele, risale
al 1638; la doratura fu eseguita nel 1641 da Stefano Tereo di Loreto Aprutino,
attivo tra il 1638 ed il 1648 28. L’altare maggiore dell’Oratorio, commissionato
dalla famiglia Stefanucci nel 1640, realizzato in legno intagliato e dorato,
espone alla devozione dei fedeli la conocchia della Vergine del Ss. Rosario. Sul
coronamento è collocata la tela del Cav. Spinelli raffigurante il Padre Eterno.
La pianta rettangolare dell’Oratorio, modificata nelle dimensioni nel corso dei
secoli29, nell’evidenziare la ricerca della funzionalità rispetto alla “meraviglia”,
suscitata invece dall’arte barocca, rappresenta un tipico esempio di architettura
confraternale del XVII secolo che, utilizzata per le riunioni e le preghiere
collettive30, rispettava le indicazioni di praticità ed essenzialità dettate nelle
8
celebri Istruzioni di san Carlo Borromeo31. Presso l’Archivio Storico del
Comune di Penne si conserva una copia dattiloscritta delle Regole della
Venerabile Confraternita del Ss. Rosario, approvate da S. M. nel Regal assenso
datole dal Regal Palazzo a di 4 febbraio 1778 firmato di sovrano pugno
“Ferdinandus IV” previo parere del Rev Regio Cappellano Maggiore,
comeppure decretazione della Real Camera di S. Chiara sotto la stessa data
[ASCP, 7. 7. 6, b. 1, f. 2]. All’art. II° si legge: Non Mancherà [il confratello] di
venire nelle Processioni, che si faranno dalla nostra Confrat., specialmente
quelle delle prime Domeniche d’ogni mese, e quella del giorno della Festività
della Ss. Vergine del Rosario, che cade nella prima Domenica del mese di
ottobre, a quella di S. Massimo, di S. Biagio, e di S. Francesco di Paola, a
quella delle Rogazioni, a quella del Corpus Domini, della Domenica infra
ottava di esso: a quella, che si fa nel dì della Circoncisione del Signore;
dovendo ogni fratello andar vestito degli abiti della Confraternita, cioè con
camice bianco, e mozzetta, con divozione, ed occupato alla recita del Ss.
Rosario, e mancando ciascuno senza legittima causa pagherà di pena per ogni
mancanza grana cinque a beneficio della Congregazione. Ferdinando II delle
Due Sicilie conferì alla Confraternita, tramite il Real Decreto del 13 aprile 1844,
il titolo di Arciconfraternita. La copia dattiloscritta del documento, datata 8
maggio 1927 ed autenticata dall’allora priore Pietro D’Angelo, si conserva
presso l’Archivio Storico Comunale32.
Altra congrega esistente nella chiesa di S. Domenico era quella del Ss.
Nome di Gesù. Derivante dall’antica ed estinta Confraternita di S. Biagio 33, in
seguito alle soppressioni murattiane si fuse con quella del Ss. Rosario34.
Nella chiesa di S. Domenico, l’altare del Ss. Nome di Gesù, altare Maggiore alle
spalle, è il primo laterale di destra. Realizzato nel 1730 da Girolamo Rizza,
mastro stuccatore della Valle d’Intelvi35, rappresenta un importante esempio di
decorazione a stucco che evidenzia influenze artistiche d’oltralpe.
Sul coronamento dell’altare due putti sostengono un globo raggiato contenente il
trigramma IHS o Cristogramma, che sintetizza il nome IHESUS dal greco
antico. Sul cartiglio, che conclude la composizione, si legge: NOMEN SUPER
OMNE NOMEN. Tra le varie preghiere devozionali dei Domenicani ricordiamo
quella composta dal Beato Giordano di Sassonia in cui le lettere iniziali dei
salmi da recitare compongono il nome di Gesù:
I - Iudica me Deus et discerne causam meam de gente non sancta (Salmo 19);
E - Exaudiat te Deus in die tribulationis (Salmo 128);
S - Saepe expugnaverunt me a inventute mea (Salmo 12);
U - Usquequo Domine oblivisceris me in finem (Salmo 12);
S - Super flumina Babilonis illic sedimus et flevimus (Salmo 136)36.
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Un notevole sviluppo delle confraternite pennesi si riscontra nella seconda
metà del XVI secolo, in seguito all’evoluzione economica e sociale resa
possibile dalla politica illuminata di Margarita d’Austria37, Duchessa della Penne
Farnesiana, e soprattutto dalla Riforma Cattolica del Concilio di Trento.
La Riforma Tridentina (1545-1563), nata per contenere il Protestantesimo
dilagante nell’Europa centrale, doveva soprattutto rinvigorire la Chiesa di Roma,
vittima della sua fastosità passata, attraverso la promozione di iniziative
religiose, culturali e sociali che posero le fondamenta della Morale Cattolica.
La Riforma anche a Penne diede i suoi frutti: gli Ordini monastici, due
femminili e sette maschili, intensificarono la predicazione evangelica; fu
costruito il Seminario Diocesano38 per l’istruzione dei sacerdoti, che erano
abbastanza numerosi ma culturalmente carenti, come lamentava il Vescovo
Orazio Montani nel 159039; le confraternite continuarono con fervore rinnovato
a svolgere gli offici religiosi e a sovvenzionare l’Ospedale cittadino con una
somma di cento Ducati annui40. L’Ospedale era quello della Trinità, istituito nel
1587 dal Vescovo Giambattista De Benedictis attraverso l’unione degli ospedali
più importanti della Città: del Ss. Rosario e dell’Annunziata, di S. Massimo e di
Santa Monica41. La gestione dell’Ospedale della Trinità fu affidata ai frati di S.
Giovanni di Dio, noti anche come i Fatebenefratelli ed esperti nella pratica del
salasso42.
Se la Processione del Venerdì Santo di Penne trae origine dal Teatro Sacro
medievale (si rimanda al già citato Sepolcro Artistico 2007), le ragioni che
portarono Padre Girolamo da Montefiore ad istituirla in forma solenne vanno
invece ricercate nel contesto religioso e sociale, un contesto rimarcato dalle
opere misericordiose cui erano storicamente depositarie le confraternite
dell’epoca della Riforma tridentina. La Processione, definita da Toppi come
cosa di molta divotione, esprimeva così una forma di religiosità popolare che
però, attraverso l’esaltazione della Fede in Cristo, secondo lo spirito della
Riforma Cattolica, alimentava la speranza di redenzione dell’uomo.
Sul Catasto di Penne del 1600 sono citate, come confinanti con altri
immobili, le proprietà delle seguenti confraternite: del Corpo di Cristo, del
Monte della Pietà, della Nunziata, di S. Monica, del Ss. Rosario, della Ss.
Trinità. I dati emergono da una importante ricerca redatta da Antonio Procacci
nel 1995: Premesse di una rivoluzione. Penne 1600-1647. Lo studioso in merito
alla Confraternita di San Crispino scriveva:
«Dall’abbondante elenco di santi, confraternite e conventi manca quello della
Compagnia (Confraternita) di S. Crispino e Crispiniano operante in Penne dal
1500 sotto il Titolo di S. Maria della Visitazione o delle Grazie. La stessa
Confraternita ottiene, in data 4 aprile 1644, l’autorizzazione dal Cardinale
titolare del Convento della Minerva di Roma, di trasferirsi in S. Domenico
10
perché “molti fratelli si sono molto raffreddati dal primo fervore” e per questo si
rende necessario porla sotto la direzione dei frati di S. Domenico»43.
Dagli scritti di Antinori sappiamo che la Confraternita di S. Crispino, una delle
tre operanti nella chiesa di S. Domenico, era stata fondata dall’Università dei
Calzolai44. Nel 1659 si annoveravano a Penne sedici Confraternite: quindici
maschili ed una femminile (quale?). Nella Relatio di quell’anno, redatta dal
Vescovo Gaspare Burgi, si legge che i confratelli si riunivano tutti i giorni festivi
ed indossavano una rozza veste45.
Nel XVIII secolo, considerate istituzioni di elevata dignità, le
confraternite, pur continuando a svolgere opere misericordiose, offrivano ai
nobili l’opportunità di ricoprire le ambite cariche di Priore (Governatore),
Dignitario ed Ufficiale. A volte però tra le congreghe e l’autorità ecclesiastica si
creavano dissidi: il Vescovo Bussolini, nella Relatio del 1728 inviata al Santo
Padre, si lamentava dell’eccessiva autonomia di queste associazioni laiche,
spesso restie a fornire il rendiconto economico alla Curia vescovile.
La stessa situazione si riscontra nel 1772 durante il vescovado De Leone46.
Le centum viginti confraterinte annoverate nella Relatio anni 172847 non
sono riferite alla sola Città di Penne, ma probabilmente a tutta la Diocesi; undici
confraternite sono elencate nel Catasto Onciario di Penne del 175448; lo stesso
numero è confermato dal Catasto del 1757 (Catasto De Mattheis)49; nel
manoscritto di Mazzaccone risulta che nel 1767 ne erano quattordici50; Antonio
Ludovico Antinori nella sua Corografia ne descrive dodici51.
Dai documenti notarili si ricavano interessanti notizie che ci permettono
di ricostruire, attraverso alcune particolari vicende vissute dalle confraternite,
uno spaccato di vita sociale e religiosa della Penne settecentesca. La Congrega
di S. Massimo, intitolata al Santo Patrono cittadino, nel 1760 incaricò
l’argentiere Carlo Frezza di realizzare, sul modello in cera di Giuseppe
Sanmartino (Sammartino), il busto argenteo del Santo Patrono. La Confraternita
però non ritirò la statua; addirittura intese causa contro l’argentiere, accusato di
aver utilizzato più argento del pattuito. Il busto, trafugato nel dicembre 1982,
usato nella processione per la festa del Santo Patrono, fu invece commissionato
dalla Confraternita nel 1771 e realizzato dall’argentiere Biase Giordano52.
La Congrega si riuniva nel sottempio della Cattedrale, presso una cappella
dedicata alla Madonna dei Sette dolori. Nel 1769, costituita da 58 confratelli tra
dignitari, ufficiali e procuratori, era retta dall’Illustrissimo Camillo dei Baroni
Castiglione53. Nello stesso sottempio, come affermava De Caesaris (cfr. nota 50),
si riuniva anche la Compagnia dei Sette dolori o della Pietà.
Nella chiesa di S. Nicola di Bari operava la Confraternita di S. Martino;
nel 1759 il suo Priore era Don Domenico Negrete Apollinare 54. Sulla famiglia
11
Negrete Apollinare trascriviamo alcuni passi di un altro studio precedentemente
affrontato in cui si accenna all’Oratorio del Ss. Rosario, attiguo alla chiesa di S.
Domenico: «Sull’altare laterale di sinistra (altare maggiore alle spalle) è visibile
lo stemma della famiglia Apollinare con le seguenti figure araldiche: fascia che
separa un leone passante da tre gigli. Queste figure apparivano anche nello
stemma partito che un tempo decorava l’altare della famiglia Negrete
Apollinare, dedicato a Cristo Redentore presso la Cattedrale. Lo stemma
nell’Oratorio del Ss. Rosario rappresenta al momento l’unico simbolo araldico
sopravvissuto degli Apollinare che, originari di Ravenna, come è noto, si
estinsero nella famiglia Negrete; i Negrete Apollinare a loro volta si estinsero
negli Sgariglia di Ascoli Piceno»55. Padre Costantino Baiocco, nella sua
Cronaca Serafica, già parlava dell’altare del Cristo Redentore e di una epigrafe
che ne documentava il restauro commissionato dalla Famiglia Negrete
Apollinare56. Nella chiesa di S. Nicola, oltre alla Confraternita di S. Martino, di
cui fa menzione De Caesaris57, risiedeva anche la Compagnia della Trinità58. Sul
Catasto De Mattheis, citato precedentemente, la Compagnia della Trinità risulta
aggregata con quella di S. Martino (cfr. nota 49).
La Confraternita dei Cinturati, eretta nella chiesa del convento degli
Agostiniani, era anche denominata di S. Maria dell’Unione e di Santa Monica 59.
Il rifacimento del pavimento della chiesa, operato nel 1759, generò una
controversia tra la Congrega di S. Monica e i Padri Agostiniani: ...con tal
costruzione di pavimento venisse ad esser sepolto, pregiudicato l’Oratorio 60 di
detta loro Ven.le Compagnia, ed a chiudere la porticina dove sono entrati e di
presente entrano. A quel tempo il Padre Priore del Convento era Nicola
Procacci, mentre il Priore della Congregazione era Ciro Castiglione61.
Lo Statuto - Regolamento della Venerabile Arciconfraternita della Ss. Cintura e
del Ss. Sacramento in Penne è anch’esso conservato presso l’Archivio Storico
del Comune di Penne (ASCP, 7. 7. 6, b. 1, f. 2). All’art. 1° si legge:
L’Arciconfraternita della Sacra Cintura e del Ss. Sacramento, anticamente sotto
il titolo di S. Monica e di Maria Ss. della Consolazione, veniva fondata nella
Chiesa, allora conventuale, dei PP. Agostiniani nell’anno 1610 e sovranamente
riconosciuta con Regio Decreto di Ferdinando IV nel 31 ottobre 1777. Essa ha,
oltre lo scopo religioso, cioè di zelare la gloria di Dio, e della Beatissima
Vergine Maria, ed il bene delle anime; lo scopo ancora della beneficenza,
erogando ogni anno due maritaggi a favore di due giovanette povere e di buona
condotta, pagabili dopo avvenuto il matrimonio religioso; seguito dal certificato
di moralità rilasciato dal proprio parroco e dall’adempimento dell’atto civile.
Al punto A) dell’art. 2°: Intervenire in camice, mozzetta e cintura con devozione
e serietà a tutte le processioni proprie del sodalizio e alle altre indette dal
Vescovo ordinarie e straordinarie a mente del Can. 71° c.c. All’art. 6°: Alla
morte di ciascun confratello che sarà stato sempre puntuale nell’adempiere gli
12
obblighi, conforme al presente regolamento, sarà fatto il funerale gratuitamente
come segue:
A)
Messe piane N° 2,
B)
Ufficio dei morti, messa cantata ed assoluzione al tumulo nella domenica susseguente,
C)
Accompagno fino al Cimitero da 12 confratelli e la croce più la coltre mortuaria.
Le Confraternite dedicate al Corpo di Cristo o del Ss. Sacramento, erano
due: una aveva sede nella chiesa di S. Panfilo 62; l’altra nella Collegiata di S.
Giovanni Evangelista63. Quest’ultima nel 1725 si rese promotrice con Don
Ermenegildo de Dura, duca di Collepietro, della ristrutturazione della Collegiata,
come attesta l’epigrafe posta sul parapetto della cantoria. Nel 1736, invece, non
avendo i fondi necessari per la ricostruzione dell’altare maggiore, la
Confraternita donò il detto altare al Mag.co Saverio Recchia, il quale provvide a
riedificarlo ed anche alla decorazione a stucco del coro, ottenendo in cambio,
per sé e tutti i componenti della sua famiglia, lo Jus sepellendi nella Collegiata64.
La Confraternita di S. Carlo Borromeo risiedeva nella chiesa di Comizio;
il suo Priore nel 1721 era il Barone Nicola Castiglione. La pubblica
congregazione, ossia la riunione della Confraternita, era chiamata a suon di
campana...65. Antinori66 a riguardo della Confraternita di S. Carlo Borromeo
scriveva: accompagna con lumi sotto il baldacchino il Sacramento, che si porta
ai parrocchiani infermi come fanno le altre Compagnie delle due seguenti
parrocchie... Le altre Compagnie riferite da Antinori sono della Trinità in S.
Nicola e del Corpo di Cristo in S. Panfilo, già citate precedentemente.
La Confraternita della Madonna del Carmine, eretta nella chiesa del
convento dei Padri Carmelitani, nel 1782 aveva come Priore Giuseppe Maria
Leopardi67. Non dobbiamo dimenticare, infine, le confraternite che
raggruppavano le varie classi artigiane: oltre alla Confraternita di S. Crispino dei
mastri calzolai, prima citata, vi erano le corporazioni dei fabbri e dei sarti, che
possedevano nella chiesa della Ss. Annunziata rispettivamente due altari
laterali68. Di queste ultime e soprattutto della Confraternita del Sacro Monte dei
Morti o del Monte della Pietà 69 parleremo nella prossima edizione del Sepolcro
Artistico.
Nel Quadro di Città di Penna di Gentili, edito nel 1832, le 14
confraternite annoverate sono dedite, nonostante la ristrettezza delle loro rendite,
ad opere di beneficenza: doti alle zitelle orfane; distribuzione del pane alle
famiglie bisognose; tumulazione dei forestieri poveri morti in città70.
Gentili annovera anche la Confraternita delle Stigmate officiante in San Nicola.
All’origine la Confraternita operava nella chiesa di San Francesco del convento
dei Minori Conventuali71; si trasferì presso la Parrocchiale di S. Nicola dopo che
13
la chiesa ed il convento andarono distrutti. Sull’altare laterale sinistro della
Parrocchiale, altare maggiore alle spalle, la tela raffigurante S. Nicola reca la
seguente epigrafe: Hocce Altare pertinet ad Josephum Ronzi, ejusque familiam,
nec non ad Archiconfraternitatem Sacrorum Stygmatum S. Francicsi Ass. Pinne
die 2 Decembris 1874.
La maggior parte delle confraternite pennesi dopo la metà del XIX secolo
si estinsero ed i loro beni passarono successivamente sotto il controllo della
Commissione di Beneficenza72, un istituto amministrativo gestito direttamente
dal Comune. Solo la Confraternita del Rosario in una con il Nome di Gesù e
quella della Cintura raggiunsero la metà del XX secolo per poi scomparire dallo
scenario religioso cittadino.
I colori delle mozzette delle tre Confraternite erano i seguenti:
Ss. Rosario
- mozzetta nera;
Ss. Nome di Gesù
- mozzetta rossa;
Cintura
- mozzetta in velluto bleu.
Numerose mozzette delle ultime tre congreghe cittadine sono state da tempo
depositate presso il Museo Civico Diocesano.
La memoria popolare ricorda che nella Processione in onore della Madonna
della Cintura, partecipavano anche alcuni bambini che recavano gli stendardi,
grandi bandiere con gli emblemi della Confraternita. Anche i costumi indossati
dai bambini, realizzati in velluto bleu, sono oggi conservati presso il Museo
Civico Diocesano.
Una importante testimonianza iconografica, che può sintetizzare tutto il
discorso sociale e religioso compiuto attorno alle confraternite di Penne, è
costituita da un lacerto di affresco del XV secolo, visibile sulla parete di fondo
del locale detto “refettorio”, presso il Museo Civico Diocesano di Penne.
L’opera d’arte raffigura una processione di incappucciati appartenenti ad una
non ben specificata confraternita73.
Dal periodo della Riforma cattolica ad oggi è passato molto tempo, ma le
confraternite, anche se diversi dei loro compiti, come ad esempio l’assistenza ai
malati, sono stati demandati ad altre istituzioni di carattere umanitario, tutt’altro
che anacronistiche rispetto all’attualità, sono ancora punti di riferimento per la
Fede e per la comprensione delle nostre tradizioni. Al raduno annuale delle
confraternite svoltosi ad Assisi nel giugno 1999 S. E. il Vescovo di Assisi Mons.
Sergio Goretti così si è espresso: «Attendo con ansia di potervi vedere ed
incontrare e insieme a voi ringraziare Dio per il dono che vi ha fatto,
chiamandovi a prendere parte alla missione della Chiesa, attraverso i numerosi
servizi che vengono svolti dalle vostre organizzazioni. Oggi la Chiesa ha
bisogno di cristiani adulti e motivati nella fede e voi avete mostrato di aver
14
capito questa urgenza pastorale»74. Al XVI Cammino di Fraternità delle
Confraternite delle Diocesi d’Italia svoltosi a Lanciano nel giugno 2006 si è
detto: «Oggi le confraternite operano nel sociale, affiancando le istituzioni
pubbliche in molteplici settori, dalla Protezione Civile, alla gestione del Banco
Alimentare e delle mense per gli indigenti, sino alle Misericordie che, in tante
regioni, gestiscono il servizio di ambulanza. Ovunque, le confraternite sono
sinonimo di aperta solidarietà, di sostegno, di custodia di un patrimonio
culturale enorme che spazia dalla pittura, alla musica all’architettura»75.
I motivi che fino ad oggi non hanno permesso di ricostituire a Penne, città
laboriosa e ricca di storia, almeno una Confraternita, quando invece in tutta
Italia questa antica forma associativa continua ad operare sotto vari titoli, non si
riescono a comprendere.
I Sacconi a Venezia.W. Gail del.
Incisione su lastra di rame tratta da CARL FROMMEL, Pittoresckes Italien, Leipzig 1840.
Opera edita in 2 volumi con illustrazioni di vari incisori: Gail, Weller, Pinelli, etc.
Collezione
Antonio Di Vincenzo
incisioni e stampe d’epoca.
15
ILLUSTRAZIONI
Penne, Processione della Madonna del Ss. Rosario, inizio XX secolo.
Archivio Fotografico Ferdinando Bevilacqua - Penne.
16
Penne, Processione della Madonna del Ss. Rosario inizio XX secolo.
Archivio Fotografico Ferdinando Bevilacqua - Penne.
Penne, Processione della Madonna del Ss. Rosario 1930/40 c. a
Archivio Fotografico Ferdinando Bevilacqua - Penne.
17
Penne, Processione della Madonna del Ss. Rosario con Mons. Iannucci, 1960 c. a
Archivio Fotografico Ferdinando Bevilacqua - Penne.
Penne, Processione del Corpus Domini.
Cartolina postale con annullo del 21/7/1923. Archivio Antonio Di Vincenzo - Penne
18
Note
Abbreviazioni:
ASPE
Archivio di Stato di Pescara
ASCP
Archivio Storico del Comune di Penne
ASAPP
Archivio Storico Archidiocesi Pescara-Penne
1
Le confraternite sono citate per la prima volta nel Concilio di Nantes del 985 come di
istituzioni esistenti da molto tempo (Cfr.: Abate Luigi DI VESTEA, Penne Sacra,
Teramo 1923, Cap. IX, p. 216).
2
Vittorio MESSORI, Patì sotto Ponzio Pilato?, Trento 1993, p. 252.
3
«…soprattutto nelle città, a partire sempre dal XIII secolo, crebbe notevolmente
l’importanza delle confraternite. Queste esistevano anche in precedenza, ma con il
Duecento si moltiplicarono, si arricchirono di nuove forme, redassero i propri statuti
e giunsero a coinvolgere la stragrande maggioranza del laicato, diventando così uno
degli strumenti privilegiati attraverso i quali la Chiesa si espresse nella società
urbana medievale» (AA.VV., La storia gli avvenimenti ed i personaggi. Storia sociale
e culturale d’Italia, vol. I, Bramante Editrice, Varese 1987, Francesco SURDICH,
Il Medioevo. Parrocchie e confraternite, p. 408).
«Le origini di molte confraternite laicali possono farsi risalire al periodo postcomunale, quando, caduto il Comune, le Corporazioni continuarono la loro vita
affiancando allo scopo iniziale, eminentemente commerciale o comunque economico,
quello religioso» (AA.VV., Miserere. Immagini e suoni della Settimana Santa in
Abruzzo, Lanciano 1997, Luigi TOPPETA, L’Arciconfraternita Morte ed Orazione e
le celebrazioni della Settimana Santa, p. 9).
4
«Nel mondo Medievale fu sempre quanto mai vago ed ambiguo il confine tra povertà
e malattia e lo spazio sociale e semantico di pauper ed infirmitus tesero spesso a
coincidere nella indeterminatezza di questi termini, accomunati dal carattere
indifferenziato di debolezza al tempo stesso fisica, economica e giuridica che
caratterizzò in quel tipo di società sia il povero sia il malato, per cui molto spesso il
malato più che di cure fu oggetto di una generica ed indiscriminata carità» (AA.VV.,
La storia gli avvenimenti etc., cit., Francesco SURDICH, Il Medioevo. Malattie,
medicina ed assistenza sanitaria, p.454).
5
Giovanni DE CAESARIS, L’Antico Ospedale di S. Massimo. Saggio Storico di
Penne dal Secolo XIII al XIX, Casalbordino 1929, pp. 7-8.
Anche Eliseo Marrone accenna a questi documenti (Cfr.: Eliseo MARRONE, Penne
Sacra e Risorgimentale, Penne 1981, p. 21, nota 1).
6
G. DE CAESARIS, L’Antico etc., cit., p. 9 nota 1.
7
L’aggiunta «de’ Ferrari» fa supporre che l’ospedale di questo nome fosse sulla via,
che oggi si dice dei ferrari, cioè sul «corso» (G. DE CAESARIS, L’Antico etc., cit., p.
7, nota 1).
19
8
G. DE CAESARIS, L’Antico etc., cit., p. 12.
9
G. DE CAESARIS, L’Antico etc., cit., p. 12, nota 1.
10
«Dunque la chiesa della Misericordia era prossima alla porta Marzia...» (G. DE
CAESARIS, L’Antico etc., cit., p. 14).
11
AA.VV., Episcopati e monasteri a Penne e in Abruzzo (sec. XII-XIV). Esperienze
storiografiche e storiche a confronto, a cura di MICHELE DEL MONTE, Casoria
(NA), 2007, Tonia DI CRESCENZO, Elenco analitico dei documenti medievali (sec.
X - XV) conservati presso l’Archivio dell’Arcidioecesi di Pescara-Penne, p. 385.
12
«… il quale ultimo ospedale [S. Massimo] assumeva in sè quello di S. Maria della
Misericordia» (G. DE CAESARIS, L’Antico etc., cit., p. 17).
13
Tonia DI CRESCENZO, cit., p. 447.
14
G. DE CAESARIS, L’Antico etc., cit., p. 21.
15
«La zona di S. Panfilo, verso porta Marzia o di Marte, aveva S. Antonio prope
balneum e S. Giovanni ad balneum, nonchè S. Maria della Misericordia, vicino alla
Porta stessa (demolita nel 1889). Forse una di queste chiese è da ravvisare
nell’edificio con lesene (come in altre di Penne) a sinistra di chi, voltate le spalle a
S. Panfilo, si dirige verso la Porta» (Aleardo RUBINI, Penne: le sue chiese, Penne
1988, p. 27).
16
AA.VV., Roma del Rinascimento, a cura di Antonio PINELLI, Laterza & Figli, 2001,
fig.7.
17
Padre Benedetto CARDERI, I Domenicani nella Diocesi di Penne, in «Bullettino della
Deputazione Abruzzese di Storia Patria», vol. II, Teramo 1976, p. 693 e p. 934.
18
B. CARDERI, cit., p. 934.
Nel 1475 la Congrega dovrebbe essere già operante presso la chiesa di S. Domenico
in quanto dall’elenco analitico dei documenti medievali risulta che una concessione in
enfiteusi di una portio appartenente alla stessa era stata redatta in capitulo Sancti
Dominici ubi capitulariter congregantur conventuales Sancti Dominici (Cfr.: Tonia DI
CRESCENZO, cit., p. 459).
19
G. DE CAESARIS, L’Antico etc., cit., p.19, nota 2.
20
G. DE CAESARIS, L’Antico etc., cit., pp. 18-19, nota 2.
21
B. CARDERI, cit., p. 693.
22
G. DE CAESARIS, L’Antico etc., cit., p. 21.
20
«L’ospedale sotto la denominazione dell’Annunziata e del Rosario, appartenente alla
nostra Congrega, era anticamente eretto nell’attuale fondaco del sigr. Duca
Gaudiosi, a strada porta grande, e riunito l’anno 1587 agli altri due intitolati di S.
Massimo e di S. Maria della Misericordia, e di S. Agostino die’ origine a quello
elevato oggi ad ospedale distrettuale. Libro delle risoluzioni della Congrega del
1577» (B. CARDERI, cit., p. 935, nota 4).
23
Donato Armenio have casa in detto Rione con cortile, fondico et bottega con stantia
sopra detta bottega, iuxta con la strada, la Piazza pubblica, li beni di Colagioanno,
et fratelli Salconio, muro com.e m.te l’her. di Not. Vinc.o Caponigro muro com.e m.te,
la Venerabile Confraternita del Ss. Rosario, over Nunziata, muro com.e m.te parte, et
parte lacquaria ex.ta [...] novant’otto, et sol quattordeci, confina anco la bottega di
M.o Fran.co Lavizaro sotto di dette case.(ASCP, b. 22 n.193, Catasto 1600, Rione da
Piedi, f. 138v).
24
G. DE CAESARIS, L’Antico etc., cit., p. 18.
25
Muzio Pansa fu nominato Priore del Ss. Rosario nel 1633 (Cfr.: Giovanni DE
CAESARIS, Un Umanista Abruzzese Mutio Pansa, Estratto dal «Bullettino del R.
Deputazione Abruzzese di Storia
Patria», Anno XXIV - serie IV - vol. III,
(1933), Aquila 1934, p. 149).
26
«Superfluo dire le richieste di iscrizione alla Fraternita del Rosario: laici d’ambo i
sessi, letterati e artigiani, nobildonne e buone massaie; né mancavano chierici,
religiosi e religiose (le Monache Gerosolimitane e le Clarisse), dignità capitolari,
autorità e magistrati della Città; faremo due soli nomi: Il Vescovo Odescalchi il quale
si trovò insieme col Card. Granvela, Legato di Pio V, prima a Napoli, e poi a
Messina, dove benedì i vessilli dell’armata cristiana pronta a salpare per lo
scontro vittorioso di Lepanto, e il dott. Muzio Pansa di Penne, valente medico e fine
umanista...» (B. CARDERI, cit., pp. 693-694).
27
Nella parte bassa della tela si leggeva la seguente iscrizione: Leontius Compassinus
Civitatis Pinnae pingeabat ex voto fratrum Congregationis Sanctissimi Rosarii, A. D.
1618 (Cfr.: G. DE CAESARIS, Un umanista etc. cit. p. 150, nota 1).
P. B. CARDERI, cit. p. 694.
28
G. DE CAESARIS, L’Antico etc. cit., p. 19.
Aleardo RUBINI, Penne: le sue chiese, cit., pp. 16-17.
Così Antinori descriveva l’Oratorio: … ha particolare Oratorio con altari ornati di
statue, con soffitta di vaghi intagli dorati… (Antonio Ludovico ANTINORI,
Corografia, Volume 30°, p. 105).
Tra il 1962 ed il 1963, in seguito a lavori di manutenzione straordinaria della copertura
dell’Oratorio, il soffitto ligneo fu restaurato per anastilosi da Giustino Di Vincenzo.
21
29
«La soffitta fu danneggiata nel 1900, per potersi ampliare il palcoscenico dell’antico
teatro cittadino» (G. DE CAESARIS, Un Umanista etc. cit. p. 149, nota 4); «La
soffitta dell’oratorio del Rosario, pregevole particolarmente per la freschezza della
doratura, ed ora ridotta per essere stato ampliato il vicino teatro comunale...» (G. DE
CAESARIS, Arte e Religione nella storia di Penne, Teramo 1915, p. 12, nota 1).
30
Raffaele GIANNANTONIO, L’Abruzzo dall’Umanesimo all’età barocca, Chieti 2002,
p. 189.
31
Carlo BORROMEO, Instructiones Fabricae et Supellectilis Ecclesiasticae, 1577 (Cfr.:
C. NORBERG-SCHULZ, Architettura Barocca, Electa Milano 1979, p. 205, nota
35).
32
ASCP, 7. 7. 6, b.1, f. 2.
Del Real Decreto parla anche Carderi (Cfr.: P. B. CARDERI, cit., p. 938).
33
P. B. CARDERI, cit., pp. 691-692.
AA.VV., San Biagio in Abruzzo tra storia arte e tradizioni, Lanciano 2007, Maria
Cristina SEMPRONI, Testimonianze di un antico culto a Penne, p. 191.
34
P. B. CARDERI, cit., p. 692.
35
AA.VV., Documenti dell’Abruzzo Teramano. Dalla Valle del Fino alla Valle del Medio
e alto Pescara, DAT VI, vol. I, Pescara 2003, Franco G. Maria BATTISTELLA, Le
decorazioni a stucco della chiesa di S. Giovanni Battista di Penne e altre opere di
stuccatori intelvesi in territorio vestino, p. 588.
36
P. B. CARDERI, cit., p. 692, nota 25.
37
Margarita d’Austria (Fiandre 1522 - Ortona 1586) era figlia naturale dell’Imperatore
Carlo V d’Asburgo. Dopo la morte di Alessandro De’ Medici, suo primo marito, sposò
Ottavio Farnese e divenne Duchessa di Penne, Capitale dello Stato Farnesiano
d’Abruzzo. Nella chiesa della Ss. Annunziata due volte l’anno si distribuivano ai
poveri 210 ducati lasciati da Margarita. Per ulteriori approfondimenti su Margarita
d’Austria consultare AA.VV., Giornate di studi Margheritiani, Penne 1988.
Un interessante ritratto di Margherita d’Austria è costituito da una incisione del 1730
proveniente dal mercato antiquario olandese: MARGARETA VAN OOSTENRYK
HARTOGIN VAN PARMA. Collezione A. Di Vincenzo - Penne.
38
Nel 1590 durante il Vescovado di Orazio Montani il Seminario era già in costruzione,
ma a causa dei pochi fondi a disposizione, procedeva molto lentamente. Solo con il
Vescovo Tommaso Baldano, successore di Montani, il Seminario sarà ultimato (Cfr.:
Luciana RICCIOTTI, Aspetti di vita religiosa in Abruzzo dopo la Riforma Tridentina,
L’Aquila 1979, p. 18).
22
39
Montani comunque provvide all’istruzione dei futuri Sacerdoti mediante prediche
pubbliche di Sacra Teologia pronunciate da un padre Agostiniano e lezioni di musica
e di grammatica impartite da due maestri (Cfr.: L. RICCIOTTI, cit., p. 19).
40
...et inter alia contribuunt ducatos 100 hospitali fratium S.ti Joannis de Deo... (L.
RICCIOTTI, cit., p. 48).
41
G. DE CAESARIS, L’Antico etc., cit., pp. 22-23.
P. B. CARDERI, cit., p. 935, nota 4. Vedi anche nota 22.
42
L’Ordine dei Fratelli dell’Ospitalità o dei Fate Bene Fratelli (Fatebenefratelli) fu
fondato da S. Giovanni di Dio (portoghese), il santo dei poveri e degli infelici (Cfr.: G.
DE CAESARIS, L’Antico etc., cit., pp. 23-24).
Nella Relatio del 1593 il Vescovo Montani si lamenta per la negligenza dei Fate Bene
Fratelli e ne richiede il loro allontanamento (Cfr.: L. RICCIOTTI, cit., p. 53).
43
Antonio PROCACCI, Premesse di una rivoluzione. Penne 1600-1647, Penne 1995,
p. 14.
44
A. L. ANTINORI, cit., p. 105.
45
L. RICCIOTTI, cit., p. 33.
Dalla Relatio si legge: In Ecclesiis praedictis adsunt sexdecim societates Laicorum:
quindecim virorum at una mulierum; viri induunt diversos saccos et omnes recitant
psalmos et preces simul congregati separati tamen in eorum Ecclesiis quod faciunt et
mulieres piae earum cappella... (L. RICCIOTTI, cit., p.. 77).
46
L. RICCIOTTI, cit., p. 34.
47
L. RICCIOTTI, cit., p. 96.
48
Aleardo RUBINI, Storia di Penne, Penne 1988, p. 358.
49
Le proprietà delle Confraternite sono trascritte sui seguenti fogli: Confraternita di S.
Massimo (f. 306), del Corpus Domini in S. Giovanni Evangelista (f. 308), del
Carmine (f. 309), Ss. Trinità e S. Martino (f. 310), del Corpus Domini in S. Panfilo
(f. 310), di S. Crispino (f. 311), delle Sacre Stigmate di S. Francesco (f. 311), del Ss.
Nome di Gesù (f. 312), del Sacro Monte dei Morti (f. 314), di Santa Monica (f. 314),
di S. Carlo (f. 316), del Ss. Rosario (f. 316) (Cfr.: ASCP, Catasto 1757, vol. II).
50
Risultano dall’elenco: del Nome di Gesù, del Rosario, di S. Crispino, di S. Monaca, di
S. Massimo, del Monte della Pietà, del Corpus Domini (chiesa di S. Giovanni
Evangelista), di S. Carlo Borromeo, di S. Croce, del Purgatorio, della Trinità, del
Corpo di Cristo (chiesa di S. Panfilo), delle Sacre Stigmate, della Madonna del
Carmine (Cfr.: G. DE CAESARIS, L’Antico etc., cit., p. 29, nota 1).
23
51
Antinori, tra le varie confraternite, menziona anche la compagnia della Croce, nella
chiesa di S. Erasmo; quella delle Stigmate di S. Francesco, eretta nella chiesa del
convento dei Minori Conventuali; quella del Suffragio, eretta presso l’omonima
chiesa (Cfr.: A. L. ANTINORI, cit., p. 102 e p. 108).
52
Franco BATTISTELLA, Note su alcune “fabbriche” attribuite a Francesco Di Sio
architetto napoletano attivo in Abruzzo tra il settimo ed il nono decennio del XVIII
secolo. Estratto dalla «Rivista Abruzzese». Annata XLII (1989) N° 12, Lanciano 1989,
p. 152, nota 89.
53
ASPE, Protocolli Notaio Giueppe Presutti, b. 202, vol. 10°, a. 1769, f. 91.
Per ulteriori approfondimenti sul culto di san Massimo si rimanda a:
Giovanni DE CAESARIS, S. Massimo Lev. e Mart., Patrono della Città e Diocesi.
Brevi cenni Storici del culto, Atri 1898.
54
ASPE, Protocolli Notaio Domenico De Angelis, b. 111, vol. 5°, a. 1759, f. 95r.
Il palazzo degli Apollinare si trova descritto nel rione S. Paolo al f. 283 del Catasto
del 1600: Giuseppe di Marcantonio Apollinare have Palazzo in detto Rione, con
cortile, cisterna da acqua vaschia con pilone, et piloni da olio...
55
Antonio DI VINCENZO, Omaggio a Luigi Di Vincenzo e Maria Gaudiosi sposi il
30 gennaio 1908. L’altare Gaudiosi nella chiesa di San Domenico a Penne, Penne, 30
gennaio 2008.
56
Il testo dell’epigrafe è il seguente: Opus Christo Redmpt ridicantum expensis Marci
Pollari anno MDXXV. Magnificentius renovare facerunt D. Antonius U. J. Doctor. D.
Dominicus Negrette Apollinare Anno MDCCXVI (Cfr.: Padre Costantino BAIOCCO,
Cronaca Serafica di Penne, Seconda Edizione, Penne 1888, p. 128, nota 3).
Candido GRECO, Gli Apollinare, titolari di botteghe e di terre, in «LACERBA», 1
febbraio 2004, anno IX n°1, p. 31.
57
«Così non si fa parola di una Confraternita di S. Martino, la cui esistenza, come della
confraternita della Trinità, è provata da una “nota” del 1 novembre 1857, posta fra le
“lettere della Commissione di Beneficenza di Penne” (1855-1857)» (G. DE
CAESARIS, L’Antico etc., cit., p. 29, nota 1).
58
A. L. ANTINORI, cit., p. 102.
59
A. L. ANTINORI, cit., p. 106.
Le confraternite dei Cinturati traggono origine dalla devozione a Maria Ss. Della
Cintura, devozione che attinge da due diverse tradizioni. La prima, che deriva dai
vangeli apocrifi, racconta che Tommaso, uno degli apostoli, giunto tardi al capezzale
della Vergine, dopo aver fatto aprire il sepolcro per contemplare le spoglie mortali
della madre di Cristo, trovò solo la sua cintura, che divenne in seguito una sacra
reliquia venerata dai fedeli. La seconda invece si riferisce direttamente al culto di santa
24
Monica, la madre di sant’Agostino. Monica, rimasta vedova, si rivolse alla Vergine per
trovare conforto e consolazione. La Madonna le apparve in sonno vestita di nero con
una cintura di cuoio stretta ai fianchi esortandola ad imitarla nell’abbigliamento per
avere conforto e protezione. Agostino, il figlio di Monica, dopo aver condotto una vita
dissoluta, si convertì e come la madre indossò una nera veste munita di cintura:
indumento che caratterizzerà in seguito l’Ordine Agostiniano. Nel XV secolo, poste
sotto la tutela spirituale degli agostiniani, sorsero confraternite denominate della
Cintura o Nostra Signora della Consolazione e grande diffusione se ne ebbe nei paesi
non cristiani, dove gli agostiniani svolgevano opere di evangelizzazione.
Una litografia di Francesco Apicella, della metà del XIX secolo, esprime l’iconografia
di gusto popolare del culto della Madonna della Cintura.
Sono raffigurati Agostino e la madre Monica mentre ricevono la Cintura dalla Vergine.
Collezione A. Di Vincenzo - Penne.
60
L’Oratorio, attiguo alla chiesa di S. Agostino, riedificato nel 1863 su progetto di
Federico Dottorelli, presenta stucchi attribuiti a Francesco Paolo Evangelista (Cfr.:
Aleardo RUBINI, Penne: le sue chiese, Penne 1988, p. 27; Candido GRECO,
Francesco Paolo Evangelista. Ovvero il Trionfo di Lucifero, Penne 1995, p. 444).
Chiuso al culto, per diversi anni è stato utilizzato come deposito dell’ex Seminario.
Nel novembre 2007 la Sezione di Penne di Italia Nostra, in collaborazione con la
locale Sezione ANA (Associazione Nazionale Alpini), lo ha parzialmente ripulito
recuperando diverse suppellettili sacre, dipinti, statue ed altro materiale ora depositato
temporaneamente, in attesa di catalogazione, nella chiesa di S. Agostino. Il tetto
dell’Oratorio, fatiscente da anni, necessita di un immediato intervento di
ristrutturazione (la nota riferisce i fatti accaduti prima del 2008).
61
ASPE, Protocolli Notaio Domenico De Angelis b. 111, vol. 5°, a. 1759, f. 175r.
62
ASPE, Protocolli Notaio G. De Matteis, b. 182, vol. 4°, a. 1714, f. 111r.
63
Antinori riferisce: … la Confraternita laicale del Corpo di Cristo, eretta dall’autorità
vescovile, che ha l’obbligo d’associare con Baldacchino e lumi il Sacramento agli
infermi, e che ha il patronato d’uno de quattro canonici. Essa nella domenica fra
l’ottava del Corpo di Cristo ne solennizza la festa con grande illuminazione, dispensa
la cera a tutti i Religiosi, e Confratelli che intervengono alla Processione di quel
giorno… (A. L. ANTINORI, cit., p.100).
64
Franco BATTISTELLA, Note etc. cit., p. 142, nota 65.
ASPE, Protocolli Notaio Giuseppe De Simone, b. 188, vol. 16°, a. 1736, f. 37r.
Il documento permette di attribuire alla Famiglia Recchia i due stemmi “parlanti” che
ornano l’altare maggiore. L’orecchio infatti è raffigurato all’interno dello scudo tra le
altre figure araldiche. Sull’altare maggiore di S. Giovanni Evangelista è anche esposto
un dipinto raffigurante la Vergine lattante il Bambino: un affresco staccato proveniente
dall’Ospedale del Ss. Rosario e dell’Annunziata (Cfr.: G. DE CAESARIS, L’antico
etc., cit., p. 21, nota 2).
25
65
ASPE, Protocolli Notaio Giuseppe De Simone, b. 186, vol. 2°, a. 1722, f. 18r.
66
A. L. ANTINORI, cit., p. 101.
67
ASPE, Protocolli Notaio Gioacchino Leone, b. 212, vol. 11°, a. 1782, f. 91v.
68
Giovanni DE CAESARIS, Arte e Religione nella Storia di Penne, Teramo 1915, p.
18.
69
… la Confraternita del Monte di Pietà governata da soli Nobili, la quale fa esporre il
Venerabile ogni primo lunedì del mese, e vi recita l’Ufficio de’ defunti (A. L.
ANTINORI, cit., p. 105).
70
Vincenzo GENTILI, Quadro di Città di Penna, o Saggio Storico-Statistico su Città di
Penna, Napoli, 1832, p. 65.
71
Vedi nota 49 e nota 51.
Per conoscere le vicende della chiesa conventuale di S. Francesco si rimanda a Padre
Costantino BAIOCCO, Cronaca Serafica di Penne, cit.
72
Archivio Antonio Di Vincenzo - Penne, Luoghi pii sotto la Commissione di
Beneficenza. 5 Marzo 1853 (vedi Appendice).
73
Orlando RASICCI, Guida al Museo Civico-Diocesano di Penne, Penne 1988, p. 20.
74
9° Cammino di Fraternità delle Confraternite d’Italia. Assisi, 18-20 Giugno 1999.
75
XVI Cammino di Fraternità delle Confraternite delle Diocesi d’Italia, 2 - 3 - 4 Giugno
2006, Lanciano Città Eucaristica.
26
APPENDICE
27
Archivio Mario Costantini - Penne.
28
Archivio Antonio Di Vincenzo - Penne
29
Penne, Processione della Madonna del Ss. Rosario con Mons. Iannucci, 1960 c. a
Archivio Fotografico Sig. ra Franca Mulciri.
30