STUDIA
ARCHAEOLOGICA
250
DIMOSTHENIS KOSMOPOULOS
Architettura templare
italica in epoca
ellenistica
«L’ERMA» di BRETSCHNEIDER
Roma - Bristol
ARCHITETTURA TEMPLARE
ITALICA IN EPOCA ELLENISTICA
Dimosthenis Kosmopoulos
© Copyright 2021 «L’ERMA» di BRETSCHNEIDER
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Archeologia/Archaeology
L’ERMA di BRETSCHNEIDER
Dimosthenis Kosmopoulos
Architettura templare italica in epoca ellenistica /
Dimosthenis Kosmopoulos - Roma : «L’ERMA»
di BRETSCHNEIDER 2021 - 544 p. - Studia Archaeologica 250;
ISSN 0081-6299
ISBN Brossura 978-88-913-2276-0
ISBN PDF
978-88-913-2278-4
CDD 930
1. Architettura greca
Stampato nel rispetto dell’ambiente su carta proveniente
da zone a deforestazione controllata
INDICE
Introduzione ......................................................................................................
Pag. 7
PARTE PRIMA. TIPOLOGIE TEMPLARI
ESTERNO .............................................................................................................
1. Periptero ..................................................................................................
2. Periptero sine postico .............................................................................
3. Pseudoperiptero ......................................................................................
4. Prostilo ....................................................................................................
5. Tholos .....................................................................................................
INTERNO
6. Tripartizione della pars postica e varianti............................................
7. Doppia cella............................................................................................
8. “Cella trasversale” ..................................................................................
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PARTE SECONDA. DECORAZIONE ARCHITETTONICA
1.a Podio ....................................................................................................
1.b Podio a “doppio cuscino” .....................................................................
2.a Base a toro singolo ...............................................................................
– con profilo a quarto di cerchio .........................................................
– con profilo semicircolare ...................................................................
2.b Base con due tori e scozia intermedia (attica)....................................
– base attica lavorata con l’imoscapo, con e senza plinto .................
– base attica lavorata senza l’imoscapo, senza plinto ........................
2.c Base con due tori e due scozie intermedie (base a doppia scozia) ...
3. Fusti .......................................................................................................
4. Capitelli .................................................................................................
– Ordine Dorico / Tuscanico................................................................
– Ordine Ionico .....................................................................................
– Ordine Corinzio .................................................................................
5. Trabeazione ...........................................................................................
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PARTE TERZA. CATALOGO
CATALOGO ...........................................................................................................
CONCLUSIONI .......................................................................................................
BIBLIOGRAFIA ......................................................................................................
RIFERIMENTO IMMAGINI CATALOGO ......................................................................
ABSTRACT ...........................................................................................................
TABELLE .............................................................................................................
TAVOLE...............................................................................................................
Indice
5
RINGRAZIAMENTI
Questo lavoro nasce dalla mia tesi di dottorato discussa presso L’Università di Roma
“La Sapienza” nel dicembre del 2015.
Desidero in primis esprimere viva gratitudine al Prof. Eugenio La Rocca per l’incoraggiante, continuo e paziente supporto sin dalle primissime fasi non solo di questa specifica ricerca, ma del mio intero percorso accademico. Senza le sue costanti e preziose
osservazioni, unite a una discussione sempre profonda e generosa, questo lavoro non
avrebbe visto la luce.
Un ringraziamento sincero al Prof. Domenico Palombi per i minuziosi e frequenti
consigli, sia durante la stesura della tesi sia in occasione della pubblicazione del presente
lavoro.
Sono molto grato al Prof. Emanuele Papi per il sostegno durante il soggiorno presso
la Scuola Archeologica Italiana di Atene e alla Prof.ssa Stefania Quilici Gigli per i proficui suggerimenti.
Vorrei inoltre esprimere la mia riconoscenza per i ripetuti confronti sull’argomento
al Prof. Paolo Vitti, al Dott. Alessandro D’Alessio e al Dott. Francesco Maria Cifarelli.
Un ringraziamento particolare a mio fratello Lorenzo Kosmopoulos, per le attente
riflessioni condivise sul tema.
Infine, ringrazio di cuore il Prof. Alessandro Viscogliosi per guidarmi quotidianamente nella lettura delle forme del mondo antico e per gli innumerevoli stimolanti interrogativi posti: la sua curiosità è per me fonte di grande ispirazione, sia scientifica sia,
soprattutto, personale.
Dedico questo lavoro alla mia famiglia.
Roma, novembre 2021
6
Ringraziamenti
INTRODUZIONE
La ricerca affrontata in questo volume si pone come scopo l’analisi e l’approfondimento delle dinamiche di una sezione fondamentale dell’architettura romana medio
e tardo-repubblicana, l’architettura templare, nelle sue manifestazioni di sviluppo costruttivo, tipologico e decorativo.
Durante il secolo scorso il tema è stato al centro di numerosi studi, i quali si
sono maggiormente soffermati sui singoli edifici, mentre raramente le analisi hanno
dato una lettura di più ampio respiro del fenomeno; infatti, sebbene la tematica
dell’architettura sacra nella sua complessità sia stata presa in considerazione, non
sono stati numerosi i lavori che abbiano inquadrato le dinamiche in una cornice
complessiva. La frammentarietà dei dati pubblicati e la mancanza di una visione
d’insieme della tematica ha comportato una dispersione in molteplici pubblicazioni
che, sebbene abbiano contribuito alla comprensione della materia nei suoi numerosi aspetti, non hanno trovato un appropriato spazio all’interno di una cornice
unitaria. La critica ha inoltre enfatizzato in particolar modo l’architettura templare
di epoca proto-imperiale, trascurando (in parte) le manifestazioni medio e tardo-repubblicane in ambito italico, cronologicamente anteriori, le quali tuttavia risultano
fondamentali per comprendere l’origine e lo sviluppo delle successive espressioni
architettoniche.
Durante il periodo medio-repubblicano il linguaggio romano, sebbene non
esente da influssi provenienti dal mondo greco, è ancora fortemente legato a una
tradizione italica, mentre durante la tarda repubblica, in particolare dal II secolo
a.C., si assiste a un aumento di contatti con il mondo greco-ellenistico con il
conseguente risultato di un’architettura varia e diversificata. Un dinamismo che
si apprezza non solo nelle diverse soluzioni planimetriche adottate e nella loro
evoluzione, ma anche nella scansione degli alzati architettonici, per esempio in
un graduale passaggio da una peristasi con maggiore distanziamento di colonne
a ritmi più serrati di tradizione greco-orientale. L’analisi effettuata si incentra
su un periodo con scarsa documentazione da cui emerge tuttavia un’abbondante
diversificazione, al contrario di come si interpreta invece la fase di canonizzazione del corinzio romano di epoca imperiale; proprio i prodromi e gli elementi
fondanti di questa tradizione, che sarebbe divenuta “tipicamente romana”, sono
da ricercarsi nelle manifestazioni architettoniche, dinamiche e multiformi, del periodo repubblicano.
Introduzione
7
PROBLEMATICA E METODOLOGIA
La problematica principale della ricerca risiede nella natura stessa della materia.
Oltre alla carenza di dati archeologico-stratigrafici per la maggior parte dei contesti,
i molteplici rifacimenti e le ricostruzioni a cui l’edificio templare veniva spesso sottoposto rende arduo, specialmente per le evidenze del periodo medio-repubblicano,
l’investigazione delle prime fasi costruttive1. La scarsità e frammentazione delle evidenze ostacola lo studio analitico, in aggiunta a una confusione derivata dall’utilizzo
di diverse terminologie. Tuttavia, negli ultimi anni i recenti scavi e in particolare
il rinnovato interesse dato all’argomento hanno contribuito a colmare la lacuna e a
indirizzare la ricerca verso nuove prospettive. Il presente studio si è pertanto concentrato sui dati a disposizione relativi sia alle tipologie templari, sia alla relativa
decorazione architettonica. La prima parte della ricerca è pertanto dedicata all’analisi delle principali planimetrie adottate, mentre la seconda parte approfondisce gli
elementi architettonici relativi all’edificio templare. Per entrambe le sezioni, accanto
allo studio precipuo delle evidenze, si è provveduto alla comparazione della tipologia
con il mondo greco-ellenistico, al fine di leggere i fenomeni italici all’interno di una
cornice architettonica mediterranea.
SPETTRO DELLA RICERCA
Data l’ampiezza dello spettro di ricerca e avendo come obiettivo lo studio della
costruzione templare, il fulcro del lavoro si è impostato sulle planimetrie ed elementi
dell’alzato architettonico, con lo scopo ultimo di comprendere l’organicità e unitarietà della progettazione dell’edificio sacro. Lo spettro della ricerca ha preso in considerazione le evidenze templari della penisola italica, includendo nel catalogo e nell’analisi anche le architetture propriamente magno-greche, della Sicilia e della Sardegna
per favorire la completezza della ricerca e fornire un utile strumento di confronto.
Risulta tuttavia necessario sottolineare le differenti dinamiche che animano le diverse
aree geografiche, distinguendo pertanto, in una visione macro-territoriale, le aree con
una forte matrice greca (Magna Grecia e Sicilia per esempio) dalle aree italiche che,
nonostante avessero diacronicamente subito l’influenza greca tramite molteplici canali, sono tuttavia rimaste al di fuori della sfera architettonica precipuamente greca2.
L’unica fonte antica in nostro possesso dedicata per intero all’architettura è il te-
1
Come sottolineato in VALENTI 2013, p. 79 e PALOMBI 2019b. In riferimento al periodo
medio-repubblicano, la mancanza di dati (in particolare gli apparati architettonici) resta una
lacuna importante nella ricomposizione di un quadro che nondimeno resta frammentario e
particolarmente problematico.
2
Per gli studi di architettura sacra in ambito siciliano, in particolare per il sito di Agrigento si segnalano gli studi di E. De Miro. Per una panoramica vd. FUDULI 2015.
8
Introduzione
sto di Vitruvio, databile in epoca augustea3. Un testo da prendere necessariamente in
considerazione durante lo studio dell’architettura sacra, con la dovuta accortezza di
contestualizzare l’opera vitruviana e di utilizzare le informazioni desunte in accordo
con i dati archeologici a disposizione, ove disponibili4.
Sulla base di queste premesse e con l’obiettivo di avere una visione globale dell’architettura templare nella penisola italica, la ricerca si è incentrata su un’analisi dettagliata delle soluzioni planimetriche e della decorazione architettonica dell’edificio sacro. Sono state approfondite le dinamiche relative alla circolazione dei modelli e agli
schemi tipologici costruttivi al fine di comprendere il fenomeno della ricezione e conseguente interazione di modelli ellenistici, in un quadro di partecipazione dell’architettura sacra italica alle contaminazioni, variazioni e derivazioni del mondo greco. Si è
dunque posto l’accento sul grado d’influenza della cultura ellenistica sull’architettura
templare italica, con la presenza dei primi segnali concreti già a partire dal IV secolo
a.C. e in maniera più tangibile nel corso del III secolo a.C. Infatti, se in una prima fase
l’edilizia sacra risulta profondamente legata a una tradizione italica, nel corso della
media repubblica e in seguito durante l’intero periodo tardo-repubblicano (II-I secolo
a.C.) si assiste a una vivace dialettica tra i diversi influssi che conduce sia a soluzioni
nel solco delle tradizioni (italica o greca), sia a manifestazioni di compromesso5. Le
esperienze costruttive maturate nel corso della media e tarda repubblica avrebbero in
seguito costituito lo scheletro portante dell’architettura romana imperiale strictu sensu.
La forbice temporale all’interno della quale ricade il periodo indagato, ritagliata per
necessità di delimitazione cronologica ma senza pretesa di netta suddivisione, è compresa orientativamente, nel periodo che intercorre tra la conquista di Veio (396 a.C.) e
la battaglia di Azio (31 a.C.)6. I modelli del linguaggio pertinente all’architettura sacra
seguono necessariamente le dinamiche storiche generate dalle conquiste, dalle disponibilità finanziarie e dai committenti. Un periodo fondamentale che vede Roma imporsi
prima nella lega latina (338 a.C.) per successivamente espandere la sua sfera d’influenza nella penisola italica meridionale, con contatti sempre maggiori con le realtà magnogreche, in particolare alla fine del III secolo a.C. a seguito della presa di Siracusa
(212 a.C.) e Taranto (209 a.C.)7. Roma, a seguito delle guerre puniche e ormai divenu-
3
Per una panoramica sull’opera vitruviana vd. GROS 2009b.
Per quel che concerne il lavoro di commento sul testo vitruviano si segnala oltre all’edizione GROS 1990, in particolare l’edizione GROS 1997 con commentario a cura di A. Corso;
vd. inoltre GROS 2015.
5
In quest’ottica si devono leggere alcune ricostruzioni templari del II secolo a.C., oscillanti tra una conformazione tradizionale italica e una radicale trasformazione dell’edificio
secondo canoni ellenistici, come sottolineato in CIFARELLI 2003, pp. 84-88.
6
Tali datazioni non delineano una rigida griglia di riferimento, ma devono considerarsi in
maniera flessibile, tanto più che, per quanto concerne l’architettura templare, non possediamo
una cronologia definibile con certezza.
7
Sul tema della “romanizzazione” della penisola italica vedi da ultimo il volume di
4
Introduzione
9
ta padrona del Mediterraneo occidentale, espande ulteriormente il suo territorio verso
il mondo orientale, ampliando i confini verso la Grecia e l’Asia Minore. La battaglia
di Azio che porterà alla riduzione dell’Egitto a proprietà privata dell’imperatore vede
ormai Roma in possesso della totalità del bacino del Mediterraneo e a diretto contatto
con il mondo ellenistico.
STORIA DEGLI STUDI
Il processo definito come l’“ellenizzazione” di Roma e della penisola italica nel
corso del II e del I secolo a.C. è stato al centro di lavori fondamentali, tra cui l’opera
di R. Delbrück, che hanno enucleato il fenomeno nella sua prospettiva più ampia. In
Hellenistiche Bauten in Latium8 R. Delbrück ha affrontato in maniera sistematica i
monumenti architettonici più significativi del Lazio (Tivoli, Cori, Palestrina, Gabii)
e introdotto il termine “ellenistico” riferito alle evidenze architettoniche. Pertanto,
per lo studioso tedesco, seppur si mantenga una precisa connotazione italica nelle
manifestazioni architettoniche, queste sono da inquadrare in un ramo dell’“ellenismo
italico”. L’approccio esemplare alla tematica e una documentazione grafica ineccepibile ne fanno tuttora un caposaldo degli studi, in particolar modo per il merito di
aver esaminato le principali architetture del Lazio antico inserendole in un contesto
compartecipe all’architettura ellenistica. Per molti anni il lavoro di R. Delbrück è
rimasto uno dei rari lavori incentrati sulle dinamiche dell’architettura sacra in area
centro-italica9.
Per lo studio del periodo medio-repubblicano di Roma e del Lazio fondamentale
è stata la mostra innovativa del 1973, Roma Medio Repubblicana. Aspetti culturali di
Roma e del Lazio nei secoli IV e III a.C., che ha preso in considerazione il periodo
spesso trascurato di Roma medio-repubblicana e di conseguenza del Latium vetus.
Il fenomeno dell’ellenismo in area centro-italica è stato il fulcro del colloquio
tenutosi a Göttingen nel 1974, i cui interventi, ancora fondamentali, sono stati pubblicati nei due volumi Hellenismus in Mittelitalien: Kolloquium in Göttingen vom
5. bis 9. Juni 1974, curati da P. Zanker10. Di particolare interesse i saggi di F. Van
Wonterghem e L. Mercando, incentrati sulle aree geografiche centro-italiche (Piceno)
e il contributo di A. La Regina sul Sannio, con particolare risalto alla tematica della
ricezione dei modelli ellenistici; lo studio, oltre a offrire una panoramica sui restanti
edifici templari dell’area, evidenzia la centralità del santuario di Pietrabbondante nel
ABERSON et al. 2016, con diversi saggi sull’argomento; si segnala in particolare LIPPOLIS 2016,
sui rapporti tra le diverse culture italiche nelle città, tra IV e I secolo a.C.
8
DELBRÜCK 1912.
9
Da segnalare inoltre gli altrettanto validi lavori di R. Delbrück incentrati sul tempio di
Segni (DELBRÜCK 1903b) e sui templi del Foro Olitorio (DELBRÜCK 1903c).
10
HELLENISMUS 1976.
10
Introduzione
quadro dell’architettura sacra sannitica, con riferimento allo schema teatro-tempio11.
La propagazione della cultura ellenistica nelle regioni centro-italiche è stata inoltre
al centro delle ricerche pubblicate nei volumi coordinati da V. Cianfarani, Culture
adriatiche di Abruzzo e Molise12 e A. Campanelli e A. Faustoferri, I luoghi degli dei:
sacro e natura nell’Abruzzo italico.
L’accento sulla presenza a Roma di architetti greci e l’impatto che ebbero sull’architettura repubblicana di Roma è stato il fulcro dei lavori di P. Gros13, che ha sottolineato il ruolo chiave di architetti ellenistici durante la fase principale del II secolo
a.C., cd. hellénisation des formes. In particolare P. Gros, oltre ad avere approfondito
l’opera dell’architetto Hermodoros di Salamina14, ha contribuito a riaprire il dibattito
sulla lettura e interpretazione del testo vitruviano, indagando le prime manifestazioni
di architettura sacra di matrice ellenistica a Roma.
Le dinamiche della koiné ellenistica si diffondono in aree e contesti al di fuori
dell’ambito geografico di Roma e del Lazio antico. La presenza di elementi da ricondursi a un’esperienza di natura greca è già riscontrabile nell’architettura etrusca,
per la quale resta imprescindibile il volume del 1985 curato da G. Colonna, Santuari
Etruschi15, e il più recente volume a cura di E. Govi, La città etrusca e il sacro.
Santuari e istituzioni politiche (Atti del Convegno, Bologna 21-23 gennaio 2016).
Le analisi di F. Coarelli, e in particolare il volume del 1987, Santuari del Lazio
in età repubblicana, hanno contribuito a indagare l’architettura nelle regioni centrali
italiche con una fondamentale revisione delle cronologie16, ponendo l’attenzione in
particolare sull’architettura sacra tardo-repubblicana in ambito laziale. F. M. Cifarelli
nella monografia del 200317 partendo dallo studio del tempio di Giunone Moneta a
Segni e contribuendo in maniera determinante a inquadrarne la realizzazione alla
metà del II secolo a.C., ha posto l’accento sulle diverse forme dell’architettura sacra,
nello specifico per quel che riguarda l’epoca tardo-repubblicana nel Lazio. Attraverso
l’analisi del panorama costruttivo sacro del periodo, particolare risalto è dato alla
11
LA REGINA 1976; sul santuario di Pietrabbondante vd, inoltre STRAZZULLA 1971. Per
una panoramica sul paesaggio cultuale del Sannio e sulla romanizzazione, vd. MOREL 1991;
SARDELLA 2015; WIDOW 2016.
12
CIANFARANI et al. 1978; CAMPANELLI 2008.
13
Sia nel campo dell’architettura sia in altri ambiti artistici, come per esempio la presenza
di scultori greci a Roma, vd. LA ROCCA 2020.
14
GROS 1973, 1976 a-b, 1996; 2001. Si segnala inoltre il lavoro di Zevi sul tempio di
Marte in circo, ZEVI 1976.
15
COLONNA 1985.
16
COARELLI 1983a, 1983b e 1987. Un lavoro di sintesi su alcune evidenze templari centroitaliche è il dossier di M. Boos, Heiligtümer römischer Bürgerkolonien che analizza le evidenze del sacro, sia sotto un aspetto architettonico sia cultuale, BOOS 2011.
17
CIFARELLI 2003. È inoltre a F. M. Cifarelli che si deve la distinzione di un “Lazio del
calcare” e un “Lazio del tufo”, con riferimento alle diverse zone di utilizzo del materiale, che
trova conferma nell’alacre attività edilizia in particolare per il periodo medio-repubblicano.
Introduzione
11
compresenza di modelli ellenistici con conservatorismi religiosi, svincolando pertanto
la cronologia di costruzione dalla soluzione templare adottata. I lavori citati hanno
avuto pertanto il merito di riaprire il dibattito sull’argomento e di portare nuova luce
sulle manifestazioni edilizie del Lazio medio e tardo-repubblicano.
Negli ultimi anni il periodo medio e tardo-repubblicano di Roma ha ricevuto
maggiore attenzione, nelle sue diverse accezioni ma in particolar modo nell’ambito
dell’architettura sacra. La discussione attorno al tema, che aveva subito un affievolirsi dell’interesse, ha visto una ripresa negli ultimi decenni, grazie a diversi lavori i
quali, oltre a concentrarsi sulle singole evidenze, hanno affrontato la tematica in un
quadro complessivo. Gli ultimi due secoli della repubblica romana sono caratterizzati
da una forte influenza ellenistica che si manifesta nel campo dell’architettura con una
commistione di elementi di origine greca e romano-italica. Una tematica affrontata
in particolare nel catalogo della mostra del 2010 ai Musei Capitolini di Roma a cura
di E. La Rocca, C. Parisi Presicce e A. Lo Monaco I giorni di Roma: l’età della
conquista18, dove l’approccio ha privilegiato sia un punto di vista urbanistico (saggio
di D. Palombi) sia quello più specificamente architettonico (saggi di A. D’Alessio e
M. J. Strazzulla). Il tema delle contaminazioni e dei modelli presenti nell’architettura
romana e italica tardo-repubblicana è stato il punto focale del volume Tradizione
e Innovazione. L’elaborazione del linguaggio ellenistico nell’architettura romana e
italica di età tardo-repubblicana a cura di E. La Rocca e A. D’Alessio19 edito nel
2011 negli Studi Miscellanei de la “Sapienza” Università di Roma, incentrato proprio
sul linguaggio costruttivo ellenistico nell’architettura italica.
Una sintesi delle manifestazioni di architettura sacra del Lazio e in particolare
degli aspetti cultuali connessi è stata raggiunta nel convegno Sacra Nominis Latini.
I santuari del Lazio arcaico e repubblicano del 2009 ed edito in Ostraka del 2012.
Nei due volumi pubblicati risultano particolarmente significativi i contributi di E. La
Rocca e D. Palombi20 dove oltre a fornire una panoramica, in ottica architettonica,
sulla situazione dei vari santuari, sono approfondite alcune problematiche precipue
quali la scelta di determinate soluzioni costruttive, allo scopo di delineare, per quanto possibile, un quadro completo dello status dell’architettura medio e tardo repubblicana in questo particolare contesto geografico.
Un rinnovato interesse per l’architettura del sacro nell’ambito del Lazio antico è
stato confermato dal convegno tenutosi a Terracina nel 2013 i cui interventi, incentrati
specificamente sull’architettura templare, sono stati pubblicati nel 2016 a cura di M.
18
L’ETÀ DELLA CONQUISTA 2010.
Il lavoro ha avuto il merito di riaprire un dibattito concreto su diversi aspetti relativi
all’architettura tardo-ellenistica e di riportare in primo piano la problematica relativa all’accoglienza e alla variegata forma di ricezione dei modelli ellenistico-orientali, sia per le forme
planimetriche sia per gli elementi architettonici. Si veda in particolare l’introduzione, pp.
VII-IX.
20
MARRONI 2012.
19
12
Introduzione
Valenti nel volume L’architettura del sacro in età romana. Paesaggi, modelli, forme
e comunicazione. Il volume riflette un vivido dinamismo costruttivo (templi e santuari) delle città del Lazio meridionale, in particolare durante il II secolo a.C., dipendente
da un’intensa competizione edilizia tra i diversi centri, da Terracina a Cuma.
Negli Atti del Convegno di Studi, pubblicati nel 2017 a cura di L. M. Caliò e J.
des Courtils nel volume L’architettura greca in Occidente nel III secolo a.C., sono
stati analizzati alcuni aspetti relativi all’architettura sacra della Magna Grecia e della
Sicilia durante il III secolo a.C., nella cornice più ampia di un fenomeno ellenistico
con diversificate varianti regionali purtuttavia partecipi della medesima koiné. Rilevanti risultano inoltre gli studi sull’architettura templare pompeiana, essenzialmente
per quel che riguarda il tempio ellenistico di Apollo21, congiunti agli studi di C.
Rescigno inerenti all’architettura sacra della città di Cuma22.
In questa cornice si inseriscono i due incontri di studio organizzati di recente e
incentrati su un’analisi ad ampio spettro Roma medio repubblicana: dalla conquista
di Veio alla battaglia di Zama e Oltre “Roma medio repubblicana”: il Lazio tra i
Galli e la battaglia di Zama23. Tra i diversi contributi di carattere pluridisciplinare
che spaziano dall’epigrafia, alla numismatica, alla tecnica edilizia delle fortificazioni,
il saggio di G. Ghini è incentrato sull’architettura e topografia del sacro nel IV e III
secolo a.C., in connessione con le dinamiche storiche del Latium Vetus e la presenza
sempre crescente della sfera di influenza di Roma, in particolare dopo il 338 a.C.24
Per quel che riguarda la diffusione di modelli ellenistico-italici e le dinamiche di
sviluppo dell’architettura templare in area italica settentrionale risultano fondamentali
i lavori incentrati sulle evidenze architettoniche di Brescia25 e di Verona26. La tematica degli schemi geometrici, delle analisi metrologiche e dei confronti planimetrici è
stata trattata da P. Barresi27 (per i templi dell’Italia centrale).
Il dinamismo delle forme architettoniche risulta evidente anche nello sviluppo
morfologico e diacronico delle modanature dei podi templari e nella scelta della decorazione architettonica dell’edificio sacro, elementi centrali nella formazione del lin21
DOBBINS et al. 1998; CARROLL, GODDEN 2000; BALL, DOBBINS 2013.
Si vedano inoltre i lavori di M. Wolf sull’architettura ellenistica della Campania, WOLF
2015 e DE CARO 2012, pp. 214-222 per l’architettura sacra romana in Campania.
23
Il convegno internazionale affronta varie tematiche nei diversi contesti. Architettura e
topografia del sacro sono approfonditi nell’intervento di G. Ghini (GHINI 2019). Si veda inoltre il contributo di E. La Rocca sulla ricezione dell’arte greca e lo sviluppo di un linguaggio
artistico a Roma in età medio-repubblicana, LA ROCCA 2020 e il contributo di D. Palombi sul
paesaggio sacro medio-repubblicano a Roma, PALOMBI 2020b.
24
Di particolare rilievo inoltre le ricerche di F. Diosono su importanti santuari repubblicani, tra cui Villa S. Silvestro (Cascia), Nemi e Fregellae, DIOSONO 2009, 2016 e 2019.
25
BRESCIA 2014.
26
CAVALIERI MANASSE 2002; CAVALIERI MANASSE 2008a, 2008b.
27
BARRESI 1990. Sui rapporti modulari e le griglie metriche relative all’architettura templare vd. anche FUCHS 2020.
22
Introduzione
13
guaggio architettonico romano. Per quanto riguarda le modanature, allo stato odierno
delle ricerche, restano ancora fondamentali i lavori di L. T. Shoe per quanto concerne l’ambito sia greco sia etrusco-romano28; in particolare vero caposaldo risulta il volume Etruscan and Republican Roman Mouldings, una panoramica delle modanature
utilizzate in epoca repubblicana corredata da un imprescindibile apparato grafico29. In
tempi recenti, sulla scia del lavoro di L. T. Shoe, M. Valenti ha riportato l’attenzione sulle decorazioni nell’architettura monumentale tardo-ellenistica nel Lazio meridionale30, attraverso un dossier incentrato sull’analisi delle modanature fondamentali
utilizzate nell’architettura sacra.
Nell’ampia letteratura che tratta gli ordini architettonici in relazione all’edificio
templare, restano essenziali i lavori di P. Pensabene31 e G. Rocco incentrati sull’ordine dorico e ionico32, oltre al lavoro sull’ordine corinzio di H. von Hesberg33.
Una visione più dettagliata delle forme relative all’architettura sacra in ambito
italico non può prescindere da un’analisi dell’architettura ellenistica, specialmente
microasiatica – al centro di accurate analisi legate alle singole evidenze dei siti archeologici indagati sin dal XIX secolo – con una finestra cronologica tra il III e il
II secolo a.C.34 Al fine di restituire un quadro più completo possibile, si è proceduto
di conseguenza ad approfondire le dinamiche sottese allo sviluppo dell’architettura ellenistica in area orientale, sulla scia dei lavori dedicati all’architetto principale
del periodo Hermogenes e alla sua scuola, tra cui Hermodoros di Salamina, anello
di congiunzione tra le esperienze orientali e le manifestazioni architettoniche tardorepubblicane a Roma e, probabilmente, non solo.
Per quanto riguarda i lavori impostati sulla tematica dell’architettura ellenistica
inerenti all’attuale ricerca, tenuto conto della sterminata bibliografia al riguardo, sono
fondamentali alcuni paragrafi dedicati all’architettura templare microasiatica a cura di
H. Lauter35, mentre resta essenziale la raccolta di studi a cura di E. Höpfner ed E.L. Schwandner36, sulla figura dell’architetto Hermogenes: dalle soluzioni planimetriche
adottate nell’architettura ermogeniana – in particolare l’utilizzo del ritmo di colonne
eustilo e i casi dell’Artemision di Magnesia e il tempio di Dioniso a Teos – alle de-
28
SHOE 1936, 1952, 1965.
Nella scia dei lavori di L. Shoe si inseriscono ora nello studio delle modanature le fondamentali ricerche di I. Edlund-Berry.
30
VALENTI 2013.
31
In particolare i lavori su Ostia: PENSABENE 1973, 2007.
32
ROCCO 1994, 2003.
33
HESBERG 1981. Per una raccolta e studio della morfologia delle basi ora fondamentale
DIRSCEHDL 2013.
34
Si consideri a solo titolo esemplificativo, non essendo possibile in questa sede citare
i plurimi lavori singoli, la serie dedicata agli scavi di Pergamo, Altertümer von Pergamon.
35
LAUTER 1999, in particolare pp. 166-185.
36
HÖPFNER-SCHWANDNER 1990.
29
14
Introduzione
corazioni architettoniche, il lavoro rimane una valida sintesi sull’opera dell’architetto
microasiatico. In tempi più recenti il volume curato da J. Des Courtils, L’architecture
monumentale grecque au IIIe siècle A.C., si è concentrato in particolare sulle dinamiche di sviluppo dell’architettura greco-ellenistica del III secolo a.C., analizzando contesti edilizi sacri e pubblici. In area greca il lavoro sull’architettura dell’Argolide di
G. Roux37 è risultato nodale per l’analisi di alcune morfologie templari del IV e III
secolo a.C., in particolar modo per l’analisi degli ordini architettonici e dei modelli
planimetrici. Restano basilari gli studi di H. von Hesberg fondati sul confronto delle
dinamiche costruttive greco-ellenistiche e tardo-repubblicane, tra cui Formen privater
Repräsentation in der Baukunst des 2. und 1. Jahrhunderts v. Chr.38.
Pertanto, senza la pretesa di esaustività in un campo multiforme e articolato quale
lo studio dell’architettura sacra microasiatica, l’analisi si è focalizzata sulle caratteristiche principali dell’edificio sacro, al fine di enucleare i principali modelli e le dinamiche di interazione presenti all’interno di un sistema dialettico composto da differenti
culture costruttive39.
In tempi recenti una particolare rilevanza è stata data alla città di Pergamo come
centro propulsore dell’architettura microasiatica, e non solo in questa sfera. Un centro
di irradiamento di influssi (non solo monodirezionali) oriente-occidente di notevole vitalità e interesse, dalle planimetrie templari alle decorazioni architettoniche40.
TERMINOLOGIA
Per ordine misto non si intendono soltanto le soluzioni osservabili nell’architettura ellenistica, ma anche gli esempi templari con una tradizione etrusco-italica e
elementi di tradizione greca, che rientrano nella definizione vitruviana grecorum et
tuscanicorum operae41.
Si preferisce utilizzare la definizione di etrusco-italico per quelle componenti costruttive che rimandano a una cultura architettonica esente dai modelli greci e che
trova la sua manifestazione principale nella parte centro-meridionale della penisola
italica, esclusa l’area geografica riferibile alla Magna Grecia.
Il termine tuscanico è stato utilizzato per le strutture e gli elementi architetto37
ROUX 1961. In particolare, per la tipologia dello pseudoperiptero e per lo studio sulla
morfologia dei templi rotondi.
38
HESBERG 1980, 1994.
39
Uno strumento essenziale per le decorazioni architettoniche in ambito microasiatico resta il fondamentale lavoro di F. Rumscheid, RUMSCHEID 1994.
40
Da ultimo si veda il contributo in corso di stampa di E. La Rocca sui rapporti culturali
tra Pergamo e Roma in età ellenistica, con una sezione dedicata alle tematiche del rapporto
tra i linguaggi architettonici romano e pergameno. Per quanto riguarda i capitelli a gola dritta
di probabile origine pergamena, fondamentale LAUFER 2017.
41
VITR., 4, 8, 5. Cfr. LA ROCCA 2011, p. 5. PALOMBI 2019a, p. 50.
Introduzione
15
nici che presentano le caratteristiche vitruviane, in particolare le basi con evidente
profilo “a bacile” e gli epistili lignei che si associano a un ritmo areostilo delle colonne e che necessitavano di antepagmenta come rivestimenti42. Tuttavia, non vi è
una uniformità nell’utilizzo del termine, spesso intercambiale con italico ed etruscoitalico.
La terminologia di dorico-italico è riferita agli alzati che rispondono ai dettami
offerti dalla teorizzazione dell’ordine dorico greco, ma comunque soggetti a rielaborazioni locali nell’area centro-meridionale italica. Si ritiene rilevante, infatti, distinguere le soluzioni magno-greche, riferite alla stessa cultura architettonica della
Grecia, dalle manifestazioni più indipendenti del dorico-italico43.
CONCLUSIONI
Pertanto, il tessuto connettivo su cui si è impostata la ricerca si articola in diversi
livelli di analisi. In primis si è operato un censimento, con conseguente classificazione, dei dati relativi a una elevata percentuale di edifici templari in ambito italico.
Questa struttura, da intendersi in forma catalogica, ha consentito una suddivisione
tipologica, non solo per quanto concerne le planimetrie templari – livello di analisi
già privilegiato negli studi passati –, bensì focalizzando anche sugli elementi architettonici, nel tentativo di isolare e approfondire le dinamiche sottese allo sviluppo
della costruzione di edifici templari nella loro interezza, comprensiva di strutturazione planimetrica e progettazione dell’elevato. La ricerca si inserisce proprio tra questi
due livelli di analisi. I dati ottenuti sono dunque da incrociare e leggere su molteplici
livelli di analisi – tipologico, stilistico e cronologico – al fine di espletare il potenziale informativo delle principali manifestazioni costruttive nel periodo in esame.
Da un punto di vista metodologico la ricerca si è concentrata in particolar modo
sulle evidenze templari dell’area italica centrale; tuttavia, una simile impostazione
non ha escluso una più ampia panoramica, tenuto conto dei limiti imposti allo spettro
della ricerca, rivolta allo studio dell’architettura templare, contemplando non solo le
evidenze della penisola italica bensì anche i casi presenti nell’area di diffusione della
tradizione architettonica ellenistica (Grecia, Asia Minore, penisola iberica) in una
chiave di lettura mirata a confronti stilistici e tipologici.
Il confronto con il mondo ellenistico è di fondamentale importanza, nel tentativo
42
Vitruvio parla di alzato tuscanico riferendosi esclusivamente a un alzato ligneo con
rivestimenti in terracotta.
43
Come per esempio il tempio dell’acropoli di Cori o gli esempi campani di Pompei e
Cuma. L’elemento più distintivo è il capitello dorico, il quale nonostante segua nella distribuzione degli elementi un’analoga conformazione, tre anuli, si distingue per una costante
presenza di un collarino liscio, elemento che caratterizzerà l’evoluzione dell’ordine nell’area
centrale della penisola dalla metà del I secolo a.C. in poi.
16
Introduzione
di delineare il grado di influenze e commistioni nelle varie manifestazioni architettoniche. L’augurio è di superare le diverse posizioni su un esclusivismo ellenizzante
o, in alternativa, autoctono per invece favorire un approccio che prenda in considerazione le numerose varianti possibili. L’ossatura portante dell’analisi ha esaminato
le caratteristiche architettoniche distintive dei differenti centri, così da constatare la
presenza (o meno) di elementi preminenti da ricondurre a manifestazioni locali o, in
alternativa, connessi alla cultura architettonica ellenistica, con la finalità di approfondire il grado di interazione tra le diverse culture architettoniche.
I quesiti inerenti alla ricerca si sono concentrati pertanto sul grado di influenza
e sulle dinamiche di interazione dell’architettura greco-ellenistica nel quadro dello
sviluppo costruttivo della sfera sacra italica e, soprattutto, sul grado di impatto di
tale “acculturazione”. L’impostazione della ricerca ha condotto in fase conclusiva
a un raffronto dell’ambito italico con il linguaggio architettonico ellenistico, al fine
di evidenziare le tangenze e, di conseguenza, i tratti distintivi dei diversi apparati
architettonici.
Il presente lavoro vuole essere un punto di partenza piuttosto che di arrivo per lo
studio dell’architettura sacra e soprattutto delle dinamiche relative alle fasi di progettazione, decorazione e pianificazione dell’edificio templare. Inoltre, è auspicabile un
futuro ampliamento dello spettro di ricerca, verso direzioni non indagate in questa
sede per scelta ponderata ma direttamente correlate all’edificio sacro in quanto tale:
la relazione tra il tempio e gli ulteriori annessi architettonici, gli aspetti cultuali in
rapporto alla forma, le dinamiche storiche relative alla sua realizzazione44.
L’auspicio risiede pertanto nella capacità del presente lavoro di risultare non solo
uno strumento di approfondimento ma che possa anche favorire un impulso verso un
dibattito sui processi e sulle dinamiche architettoniche medio e tardo-repubblicane,
ancora da comprendere pienamente ma caratterizzate dalla loro multiforme varietà.
44
Sulle manifestazioni del sacro in ambito laziale vd. DI FAZIO 2019a, 2019b mentre
sull’identificazione dei culti templari in ambito italico BOOS 2011, in particolare pp. 30-32
sulla possibile relazione tra culto e la forma o la posizione dell’edificio templare. Vd. inoltre
LIPPOLIS, SASSU 2018 e per quanto riguarda i templi di Ercole da ultima DIOSONO 2016, pp.
254-259.
Introduzione
17
PARTE PRIMA
TIPOLOGIE TEMPLARI
CAPITOLO 1
PERIPTERO
INTRODUZIONE
Per conformazione templare periptera – con riferimento ai colonnati “attorno alle
ali”1 – si intende una tipologia architettonica caratterizzata da un giro completo di
colonne attorno alla cella sui quattro lati del perimetro dell’edificio. È una delle
forme templari più utilizzate nella progettazione di edifici sacri nei diversi contesti
architettonici (tav. I).
Vitruvio delinea le caratteristiche del periptero in due passi del De Architectura2. Nel secondo capitolo del terzo libro, l’intento classificatorio dei diversi principia3 o species pone il periptero tra l’anfiprostilo e lo pseudodiptero, in un climax di importanza tipologica4: è descritto come una aedes con sei colonne sulla
fronte e undici sui lati lunghi comprese le colonne angolari5; si specifica inoltre
1
Sono rari i lavori generali incentrati sulla tipologia templare periptera in epoca ellenistica, tra questi ROUX 1961, pp. 389-391 (sulla tipologia periptera in Argolide), GROS 1976a, pp.
108-115 (sulla tipologia periptera in rapporto all’architettura romana. Vd. inoltre la raccolta
bibliografica a p. 248, a. Temples périptères); una silloge di templi peripteri dorici di epoca
ellenistica in OSTHUES 2005, pp. 133-135; HELLMANN 2006, pp. 96-108 sulla contrazione dimensionale degli edifici sacri. Per l’origine della tipologia in epoca arcaica vd. in generale
HELLMANN 2006, pp. 56-63; per alcuni esemplari di peripteri arcaici in Grecia settentrionale
con rapporti architettonici cicladici e microasiatici vd. SCHMIDT-DOUNAS 2004. Per il termine
periptero: LS, vd. περίπτερος; GROS 1990, note 5.2-7, pp. 84-89; GROS 1997, nota 63, p. 286,
in cui si ipotizza un prestito del termine dalla tradizione ermogeniana; GINOUVÈS 1998, p.
45 s.; HELLMANN 2006, p. 30. Sulla tecnica di erezione di un edificio periptero vd. DE RUYT
1983. Il termine peripteros da intendersi come “edificio circondato da colonne” ricorre anche
in VARRO, rust., 2, praef., 2, sul quale vd. GUIRAUD 1985, nota 10, p. 78; RE, 9, 2000, col.
587 s., s.v. Peripteros (Cristoph Höcker).
2
VITR., 3, 2, 5; 7, praef., 12. Il termine “periptero” ricorre in totale quattro volte: VITR., 3, 2,
1; 3, 2, 5 con tema il tempio periptero. VITR., 4, 8, 1; 4, 8, 2, capitoli incentrati sui templi rotondi.
3
Sul termine species nel senso di categoria vd. POLLITT 1974, pp. 436-439.
4
GROS 1997, p. 224.
5
Peripteros autem erit quae habebit in fronte et postico senas columnas, in lateribus
cum angularibus undenas.
1. Periptero
21