Grosio | ||
Stato | Italia | |
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Regione | Lombardia | |
Territorio | Alta Valtellina | |
Altitudine | 656 m s.l.m. | |
Superficie | 126,92 km² | |
Abitanti | 4.431 (2017) | |
Nome abitanti | grosini | |
Prefisso tel | +39 0342 | |
CAP | 23033 | |
Fuso orario | UTC+1 | |
Patrono | San Giuseppe | |
Posizione
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Sito istituzionale |
Grosio (Gròs in dialetto valtellinese) è una città della Lombardia, che sorge allo sbocco della Val Grosina.
Da sapere
modificaSituato in Valtellina, è un antico borgo nel quale sono presenti diverse testimonianze artistiche, storiche ed archeologiche tra le più interessanti a livello provinciale.
Cenni storici
modificaIl popolamento nella zona risale all'età del bronzo ed è testimoniato dal maggior monumento archeologico valtellinese: la Rupe Magna. Come nella più famosa e vicina Valcamonica anche qui troviamo delle incisioni rupestri.
Durante il Medioevo il paese fu feudo dei Venosta. Testimonianze di questo periodo sono i due castelli che sovrastano gli abitati di Grosio e Grosotto, costruiti con funzioni sia difensive sia di avvistamento:
- il primo, detto di San Faustino (o castello vecchio), si trova sopra Grosotto ed è di fondazione vescovile;
- il secondo, detto castello nuovo o dei Visconti, si trova sopra Grosio e risale invece al periodo delle lotte tra guelfi e ghibellini (seconda metà del XIII secolo).
Durante il Seicento il paese ebbe frequenti contatti con la Repubblica di Venezia. Molti grosini si recavano nella Serenissima per lavoro o come soldati. Il costume tipico del paese, diverso dagli altri della zona, viene fatto risalire a questo periodo e a questi contatti. Secondo le leggende (non confermate però da documenti d'archivio) deriverebbe da quello di schiave circasse, balcaniche od ottomane, comperate e poi sposate dagli abitanti di Grosio che si erano trasferiti come emigranti a Venezia. A queste origini risalirebbe anche il costume tipico delle donne, "costume tipico dai colori vivaci, dalle scollature profonde, dai gioielli, dai fiocchi di seta e dai cappelli con piume di struzzo", che molte grosine anziane continuano a indossare.
Questa tenuta è arricchita da peculiari orecchini, detti in lingua locale urecìn di bròchi, "orecchini d'oro, ad anello con una borchia, che vengono portati dalle donne di Grosio. Possono essere lisci o in filigrana e, fino agli inizi del XX secolo, provenivano direttamente da Venezia. Alla lettera "orecchini con le bullette", detti anche urecìn cun la bròca".
Secondo la tradizione, le donne circasse e straniere importarono la coltivazione del grano saraceno, che poi da Grosio (ma anche da Teglio) si diffuse in Valtellina; ancora oggi base per la preparazione dei pizzoccheri valtellinesi.
Un'importante testimonianza artistica è la villa Visconti Venosta, ora sede del museo comunale. Nel Cinquecento Grosio diede anche i natali a uno dei più noti pittori locali, Cipriano Valorsa. Altri personaggi di origine grosina furono Emilio Visconti-Venosta, ministro degli esteri del Regno d'Italia e suo fratello Giovanni, autore di Ricordi di gioventù e del poemetto satirico Il prode Anselmo.
Nella storia di Grosio va anche ricordata la famosa fonderia di campane "Giorgio Pruneri".
La fonderia Pruneri operò ininterrottamente dal 1822 al 1915 e dal 1949 al 1956, salvo l'apertura straordinaria del 1926 in occasione della fusione del Monumento ai Caduti di Grosio. Di questa rimane in paese la via intitolata al fonditore e le meravigliose campane della Prepositurale, oltre a molti altri concerti nel comune, in Italia e nel mondo.
Come orientarsi
modificaCome arrivare
modificaCome spostarsi
modificaCosa vedere
modificaEventi e feste
modifica- Carneval Vecc.
- Palio dei Coscritti.
- Feste in alpeggio.
Cosa fare
modificaAcquisti
modificaL'artigianato locale è incentrato sull'arte del merletto che si può ammirare nei costumi tradizionali, oltreché nella lavorazione del peltro, finalizzata alla produzione di oggetti artistici, monili, trofei, vassoi e piatti.
Il prodotto più iconico del paese, è la Pestèda. Un insaporitore aromatico, nato a Grosio e divenuto tipico della cucina valtellinese. Si tratta di un battuto di aglio, sale, pepe, foglie di achillea nana (girupina) e timo serpillo (peverel). Dal sapore intenso e leggermente piccante è largamente utilizzato come condimento aromatico. Principalmente utilizzato per i piatti tipici della tradizione, come: pizzoccheri, manfrigole, gnocchetti di Chiavenna, chisciöi o il riso alla valtellinese. Si sposa anche con i primi piatti della tradizione alpina, ma anche con patate lessate, lardo, carni e verdure.
Come divertirsi
modificaDove mangiare
modificaDove alloggiare
modificaSicurezza
modificaCome restare in contatto
modificaNei dintorni
modificaMolti turisti passano da Grosio per raggiungere Livigno attraverso il passo della Forcola.
- Tirano —
- Bormio — All'imbocco della Valfurva, là dove il Frodolo che scende dalle sue montagne si confonde nell'Adda, Bormio fu antico centro di commerci fra milanese, veneto e nazioni germaniche. A questo aggiunge ora l'attività turistica, estiva ed invernale, che ne fa un centro di solida economia e ancor più di solida fama.
- Santa Caterina Valfurva —
- Livigno — paese più settentrionale della Lombardia, è una rinomata località sciistica e di villeggiatura. Sviluppato è anche il turismo "giornaliero" poiché il comune gode di uno statuto extra-doganale (le merci sono esenti dalla maggior parte delle tasse e quindi meno care).
Itinerari
modifica- Ferrovia del Bernina
- Strada del Vino e dei Sapori della Valtellina, un percorso di promozione turistica enogastronomica, lungo circa 200 kilometri e riconosciuto dalla Regione Lombardia, che si snoda nella Valtellina sondriese su un territorio di 78 comuni, toccando tra questi: Tirano, Montespluga, Madesimo, Chiavenna, Colico, Lecco, Morbegno, Ardenno, Postalesio, Chiesa in Valmalenco, Teglio, Aprica, Sondrio, Grosio, Bormio e Livigno.
Note
modificaAltri progetti
modifica- Wikipedia contiene una voce riguardante Grosio
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Grosio