Marco Cavenago
Storico dell’arte, si è formato all'Università degli Studi di Milano e conclude nella primavera 2021 il Dottorato in Scienze del patrimonio letterario, artistico e ambientale nel medesimo Ateneo con la tesi “Arte sacra in Italia: la Scuola Beato Angelico di Milano (1921-1950)”.
Guida turistica abilitata, opera in una primaria società del settore nell'accompagnamento di scuole, gruppi e singoli visitatori alla scoperta di musei e monumenti del capoluogo lombardo.
Tra le sue esperienze: attività di studio, inventariazione e divulgazione di beni culturali (anche ecclesiastici), consulenze nell’ambito dell’antiquariato e del collezionismo, un anno di Servizio civile presso la Galleria d’Arte Moderna di Milano, docenza in un’Università del tempo libero, curatela e progettazione di mostre e iniziative culturali.
Ha al suo attivo numerose pubblicazioni, cartacee e online, dedicate a temi e problemi dell'arte lombarda dalla fine del Settecento alla prima metà del Novecento, nonché alla storia locale: si segnalano gli studi sulla chiesa neoclassica dei SS. Protaso e Gervaso di Gorgonzola derivanti dalla tesi di laurea magistrale.
Ha collaborato alla guida delle collezioni della Galleria d’Arte Moderna di Milano (2017), alla mostra “100 anni scultura a Milano” (2017), al “Catalogo Generale dei dipinti e delle sculture di Musei Civici di Varese” (2014) e al “Dizionario Biografico degli Italiani” dell’Enciclopedia Treccani (2019-2021); suoi articoli sono pubblicati in “L’uomo nero. Materiali per una storia delle arti della modernità”, “Arte lombarda”, "Arte cristiana. Rivista internazionale di storia dell'arte e di arti liturgiche" e “Il Cantonetto. Rassegna letteraria bimestrale”. Per la tesi di Specializzazione in Storia dell’arte si è occupato dello scultore milanese Luigi Secchi (1853-1921), impeccabile ritrattista e autore di numerosi monumenti pubblici nella Milano di Luca Beltrami.
Guida turistica abilitata, opera in una primaria società del settore nell'accompagnamento di scuole, gruppi e singoli visitatori alla scoperta di musei e monumenti del capoluogo lombardo.
Tra le sue esperienze: attività di studio, inventariazione e divulgazione di beni culturali (anche ecclesiastici), consulenze nell’ambito dell’antiquariato e del collezionismo, un anno di Servizio civile presso la Galleria d’Arte Moderna di Milano, docenza in un’Università del tempo libero, curatela e progettazione di mostre e iniziative culturali.
Ha al suo attivo numerose pubblicazioni, cartacee e online, dedicate a temi e problemi dell'arte lombarda dalla fine del Settecento alla prima metà del Novecento, nonché alla storia locale: si segnalano gli studi sulla chiesa neoclassica dei SS. Protaso e Gervaso di Gorgonzola derivanti dalla tesi di laurea magistrale.
Ha collaborato alla guida delle collezioni della Galleria d’Arte Moderna di Milano (2017), alla mostra “100 anni scultura a Milano” (2017), al “Catalogo Generale dei dipinti e delle sculture di Musei Civici di Varese” (2014) e al “Dizionario Biografico degli Italiani” dell’Enciclopedia Treccani (2019-2021); suoi articoli sono pubblicati in “L’uomo nero. Materiali per una storia delle arti della modernità”, “Arte lombarda”, "Arte cristiana. Rivista internazionale di storia dell'arte e di arti liturgiche" e “Il Cantonetto. Rassegna letteraria bimestrale”. Per la tesi di Specializzazione in Storia dell’arte si è occupato dello scultore milanese Luigi Secchi (1853-1921), impeccabile ritrattista e autore di numerosi monumenti pubblici nella Milano di Luca Beltrami.
less
InterestsView All (15)
Uploads
Papers by Marco Cavenago
Volendo sviluppare una ricostruzione storica di circostanze, eventi e caratteristiche di questi laboratori ci si scontra, però, con la lacunosità di fonti e testimonianze, resa ancor più grave dalla consuetudine di non tenere accurata documentazione della propria storia . Individuare i nomi dei docenti e gli anni in cui essi prestarono servizio è possibile solo in modo discontinuo e impreciso. A ciò si aggiunga che nei laboratori di cesello, vetrate o ricamo spesso erano i maestri architetti o scultori e pittori a fornire disegni e progetti, che poi gli allievi – e i collaboratori specializzati – realizzavano. Quanto agli allievi, ciascuno faceva esperienza di quasi tutte le discipline, orientandosi poi verso quella per la quale risultava meglio versato, seguendo il concetto di ‘bottega’ dove tutti in modo concorde e anonimo collaborano sotto un’unica guida, quella del maestro architetto e sacerdote. Infine, i materiali archivistici relativi ai laboratori, conservati e resi fruibili, sono esclusivamente di tipo grafico, mancando tutta quella parte testuale di documentazione composta da lettere, fatture, preventivi, etc.
Fra 1803 e 1804 il mosaicista romano Giacomo Raffaelli realizzò, su commissione del vicepresidente della Repubblica Italiana Francesco Melzi d’Eril un grandioso centrotavola destinato al palazzo Nazionale (oggi Reale), sede ufficiale del Governo. L’opera, spettacolare composizione di marmi, pietre dure, bronzi, smalti e alabastro, lunga 12 metri, presenta architetture templari, colonne, obelischi, statue e ornamentazioni che combinano il repertorio classico col gusto egizio ed è ispirata alla struttura del circo romano. Fra 1810 e 1823 Giovanni Battista Sommariva, rampante alto funzionario filofrancese, commissionò ad alcuni artisti specializzati decine e decine di miniature dipinte a smalto su rame, riproducenti capolavori senza tempo e opere della propria ricca collezione, sparsa fra Milano, Parigi e il lago di Como. Nel 1830 pervenne alla Pinacoteca Ambrosiana la donazione di Giovanni Eduardo De Pecis, che rese possibile l’allestimento di un «Gabinetto de’ bronzi dorati» composto da riproduzioni in bronzo – in formato ridotto – di alcuni obelischi romani, delle colonne Traiana e Antonina, oppure di celebri opere di Guido Reni, Andrea Appiani e Antonio Canova.
Volendo sviluppare una ricostruzione storica di circostanze, eventi e caratteristiche di questi laboratori ci si scontra, però, con la lacunosità di fonti e testimonianze, resa ancor più grave dalla consuetudine di non tenere accurata documentazione della propria storia . Individuare i nomi dei docenti e gli anni in cui essi prestarono servizio è possibile solo in modo discontinuo e impreciso. A ciò si aggiunga che nei laboratori di cesello, vetrate o ricamo spesso erano i maestri architetti o scultori e pittori a fornire disegni e progetti, che poi gli allievi – e i collaboratori specializzati – realizzavano. Quanto agli allievi, ciascuno faceva esperienza di quasi tutte le discipline, orientandosi poi verso quella per la quale risultava meglio versato, seguendo il concetto di ‘bottega’ dove tutti in modo concorde e anonimo collaborano sotto un’unica guida, quella del maestro architetto e sacerdote. Infine, i materiali archivistici relativi ai laboratori, conservati e resi fruibili, sono esclusivamente di tipo grafico, mancando tutta quella parte testuale di documentazione composta da lettere, fatture, preventivi, etc.
Fra 1803 e 1804 il mosaicista romano Giacomo Raffaelli realizzò, su commissione del vicepresidente della Repubblica Italiana Francesco Melzi d’Eril un grandioso centrotavola destinato al palazzo Nazionale (oggi Reale), sede ufficiale del Governo. L’opera, spettacolare composizione di marmi, pietre dure, bronzi, smalti e alabastro, lunga 12 metri, presenta architetture templari, colonne, obelischi, statue e ornamentazioni che combinano il repertorio classico col gusto egizio ed è ispirata alla struttura del circo romano. Fra 1810 e 1823 Giovanni Battista Sommariva, rampante alto funzionario filofrancese, commissionò ad alcuni artisti specializzati decine e decine di miniature dipinte a smalto su rame, riproducenti capolavori senza tempo e opere della propria ricca collezione, sparsa fra Milano, Parigi e il lago di Como. Nel 1830 pervenne alla Pinacoteca Ambrosiana la donazione di Giovanni Eduardo De Pecis, che rese possibile l’allestimento di un «Gabinetto de’ bronzi dorati» composto da riproduzioni in bronzo – in formato ridotto – di alcuni obelischi romani, delle colonne Traiana e Antonina, oppure di celebri opere di Guido Reni, Andrea Appiani e Antonio Canova.
Fra 1803 e 1804 il mosaicista romano Giacomo Raffaelli realizzò, su commissione del vicepresidente della Repubblica Italiana Francesco Melzi d’Eril un grandioso centrotavola destinato al palazzo Nazionale (oggi Reale), sede ufficiale del Governo. L’opera, spettacolare composizione di marmi, pietre dure, bronzi, smalti e alabastro, lunga 12 metri, presenta architetture templari, colonne, obelischi, statue e ornamentazioni che combinano il repertorio classico col gusto egizio ed è ispirata alla struttura del circo romano. Fra 1810 e 1823 Giovanni Battista Sommariva, rampante alto funzionario filofrancese, commissionò ad alcuni artisti specializzati decine e decine di miniature dipinte a smalto su rame, riproducenti capolavori senza tempo e opere della propria ricca collezione, sparsa fra Milano, Parigi e il lago di Como. Nel 1830 pervenne alla Pinacoteca Ambrosiana la donazione di Giovanni Eduardo De Pecis, che rese possibile l’allestimento di un «Gabinetto de’ bronzi dorati» composto da riproduzioni in bronzo – in formato ridotto – di alcuni obelischi romani, delle colonne Traiana e Antonina, oppure di celebri opere di Guido Reni, Andrea Appiani e Antonio Canova.