Πρακτικά επιστημονικού συνεδρίου «Τα εκκλησιαστικά αρχεία, πηγή ιστορίας και πολιτισμού της Κεφαλονιάς», Αργοστόλι 3-4 Οκτωβρίου 2018, Ληξούρι, Ιακωβάτειος Βιβλιοθήκη, 2022, σσ. 151-175, 2022
DA CEFALONIA A VENEZIA. MEMORIE DI FAMIGLIE NELL’ARCHIVIO ECCLESIASTICO DELLA CONFRATERNITA GRECA... more DA CEFALONIA A VENEZIA. MEMORIE DI FAMIGLIE NELL’ARCHIVIO ECCLESIASTICO DELLA CONFRATERNITA GRECA DI VENEZIA DURANTE LA VENETOCRAZIA
La sezione ecclesiastica dell’Archivio dell’Istituto Ellenico di Venezia (già Archivio della confraternita greca) è costitutito dall’insieme dei documenti prodotti e ricevuti dalla chiesa di San Giorgio dei Greci e dalla cancelleria vescovile. Di questo materiale fanno parte i registri dei battesimi e dei matrimoni a partire dall’anno 1599, quando l’arcivescovo di Filadelfia Gabriele Seviros diede disposizioni a riguardo, e dei morti solo a partire dal 1811, poiché in precedenza i decessi si registravano nei libri della parrocchia cattolica del defunto. Focalizzando la nostra attenzione sui matrimoni, gli atti venivano redatti dai cappellani della chiesa in lingua greca e ripartiti secondo la lettera iniziale del nome di battesimo dello sposo, seguendo la formula redazionale dell’epoca. Venivano annotati i nomi degli sposi, dei genitori, il luogo di origine, eventualmente il mestiere dello sposo o del padre, la qualifica o l’incarico che ricopriva, il nome del sacerdote uffiziante, che di solito registrava anche l’atto e il nome dei testimoni di nozze. In un numero significativo di matrimoni tutti e due gli sposi o uno dei due sono di Cefalonia, residenti a Venezia o recati in città appositamente per la cerimonia. Scorrendo gli atti constatiamo che l’unione dei figli fa parte delle strategie famigliari per promuovere interessi comuni, rafforzare alleanze, salvaguardare i patrimoni. Anche la scelta dei testimoni, ortodossi o cattolici, è indicativa della posizione delle famiglie. La religione degli sposi non costituiva alcun impedimento. I matrimoni misti erano permessi, salvo restante il principio di “iuxta ritum suum”, sancito dal Senato con decreto del 31 luglio 1599.Allo stato attuale della ricerca, l’obiettivo di fare un censimento dei Cefalonioti che si sposarono a Venezia e battezzarono i loro figli con rito ortodosso o cattolico, come pure di coloro che risiedevano in città e vi morivano, appare ancora lontano.
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Papers by Despina Vlassi
La sezione ecclesiastica dell’Archivio dell’Istituto Ellenico di Venezia (già Archivio della confraternita greca) è costitutito dall’insieme dei documenti prodotti e ricevuti dalla chiesa di San Giorgio dei Greci e dalla cancelleria vescovile. Di questo materiale fanno parte i registri dei battesimi e dei matrimoni a partire dall’anno 1599, quando l’arcivescovo di Filadelfia Gabriele Seviros diede disposizioni a riguardo, e dei morti solo a partire dal 1811, poiché in precedenza i decessi si registravano nei libri della parrocchia cattolica del defunto. Focalizzando la nostra attenzione sui matrimoni, gli atti venivano redatti dai cappellani della chiesa in lingua greca e ripartiti secondo la lettera iniziale del nome di battesimo dello sposo, seguendo la formula redazionale dell’epoca. Venivano annotati i nomi degli sposi, dei genitori, il luogo di origine, eventualmente il mestiere dello sposo o del padre, la qualifica o l’incarico che ricopriva, il nome del sacerdote uffiziante, che di solito registrava anche l’atto e il nome dei testimoni di nozze. In un numero significativo di matrimoni tutti e due gli sposi o uno dei due sono di Cefalonia, residenti a Venezia o recati in città appositamente per la cerimonia. Scorrendo gli atti constatiamo che l’unione dei figli fa parte delle strategie famigliari per promuovere interessi comuni, rafforzare alleanze, salvaguardare i patrimoni. Anche la scelta dei testimoni, ortodossi o cattolici, è indicativa della posizione delle famiglie. La religione degli sposi non costituiva alcun impedimento. I matrimoni misti erano permessi, salvo restante il principio di “iuxta ritum suum”, sancito dal Senato con decreto del 31 luglio 1599.Allo stato attuale della ricerca, l’obiettivo di fare un censimento dei Cefalonioti che si sposarono a Venezia e battezzarono i loro figli con rito ortodosso o cattolico, come pure di coloro che risiedevano in città e vi morivano, appare ancora lontano.
La sezione ecclesiastica dell’Archivio dell’Istituto Ellenico di Venezia (già Archivio della confraternita greca) è costitutito dall’insieme dei documenti prodotti e ricevuti dalla chiesa di San Giorgio dei Greci e dalla cancelleria vescovile. Di questo materiale fanno parte i registri dei battesimi e dei matrimoni a partire dall’anno 1599, quando l’arcivescovo di Filadelfia Gabriele Seviros diede disposizioni a riguardo, e dei morti solo a partire dal 1811, poiché in precedenza i decessi si registravano nei libri della parrocchia cattolica del defunto. Focalizzando la nostra attenzione sui matrimoni, gli atti venivano redatti dai cappellani della chiesa in lingua greca e ripartiti secondo la lettera iniziale del nome di battesimo dello sposo, seguendo la formula redazionale dell’epoca. Venivano annotati i nomi degli sposi, dei genitori, il luogo di origine, eventualmente il mestiere dello sposo o del padre, la qualifica o l’incarico che ricopriva, il nome del sacerdote uffiziante, che di solito registrava anche l’atto e il nome dei testimoni di nozze. In un numero significativo di matrimoni tutti e due gli sposi o uno dei due sono di Cefalonia, residenti a Venezia o recati in città appositamente per la cerimonia. Scorrendo gli atti constatiamo che l’unione dei figli fa parte delle strategie famigliari per promuovere interessi comuni, rafforzare alleanze, salvaguardare i patrimoni. Anche la scelta dei testimoni, ortodossi o cattolici, è indicativa della posizione delle famiglie. La religione degli sposi non costituiva alcun impedimento. I matrimoni misti erano permessi, salvo restante il principio di “iuxta ritum suum”, sancito dal Senato con decreto del 31 luglio 1599.Allo stato attuale della ricerca, l’obiettivo di fare un censimento dei Cefalonioti che si sposarono a Venezia e battezzarono i loro figli con rito ortodosso o cattolico, come pure di coloro che risiedevano in città e vi morivano, appare ancora lontano.