Papers by lorenzo pavolini
Dante e l'arte, Dec 22, 2022
Dante e l'arte 9, 2022 165-170 "E sta selva selvaggia… e via dicendo". Non ha terminato la second... more Dante e l'arte 9, 2022 165-170 "E sta selva selvaggia… e via dicendo". Non ha terminato la seconda terzina Vittorio Sermonti quando, con impercettibile scarto nel tono, disegna il primo ponte tra il testo che sta leggendo e gli ascoltatori "amici suoi plurali". Confida nell'energia vocale che sa suscitare il dialetto "per italiani futuri" 1 della Commedia, una lingua che ha fretta di raccontare, paterna, quindi familiare. Una lingua verso la quale Sermonti sollecita come nessuno il senso di avventura della conoscenza acustica. "Leggeremo non come i commercianti immagazzinano, ma come i marinai vanno per mare", premette, cioè per esplorare qualcosa che si sa più grande di noi. E raggiunge un numero straordinario di persone, partendo dalla radio e dilagando in presenza nelle città italiane, con cicli interi e completi delle cantiche, anno dopo anno, Ravenna, Milano, Roma, Firenze… fino al papa (il 31 agosto 1997, il canto XXIII del Paradiso al cospetto di Giovanni Paolo II), radunando cittadini sempre più attenti e numerosi, tra cattedrali e monumenti, un pubblico che viene a costituirsi nei vent'anni a cavallo del millennio-presunta spina dorsale del paese, stando all'algoritmo patria lingua-e che lui Sermonti è tra i primi a intercettare, scegliendo di abbinare il testo e il medium sorgenti sonore pubbliche primigenie, anticipando festival e saloni, o per lo meno accompagnando il loro parallelo fiorire. E il "trucco" risiede nell'intuizione di partenza: la radio è il luogo della lectura dantis. Più dei teatri e delle chiese, più della vetta delle civilissime torri. E certo più della televisione, che negli anni Ottanta dilaga per ogni dove. La radio pubblica, entrata in apparente ombra dopo i fasti del decennio precedente, quando dettava linee valide al futuro di
Dante e l'Arte
Dante e l'arte 9, 2022 165-170 "E sta selva selvaggia… e via dicendo". Non ha terminato la second... more Dante e l'arte 9, 2022 165-170 "E sta selva selvaggia… e via dicendo". Non ha terminato la seconda terzina Vittorio Sermonti quando, con impercettibile scarto nel tono, disegna il primo ponte tra il testo che sta leggendo e gli ascoltatori "amici suoi plurali". Confida nell'energia vocale che sa suscitare il dialetto "per italiani futuri" 1 della Commedia, una lingua che ha fretta di raccontare, paterna, quindi familiare. Una lingua verso la quale Sermonti sollecita come nessuno il senso di avventura della conoscenza acustica. "Leggeremo non come i commercianti immagazzinano, ma come i marinai vanno per mare", premette, cioè per esplorare qualcosa che si sa più grande di noi. E raggiunge un numero straordinario di persone, partendo dalla radio e dilagando in presenza nelle città italiane, con cicli interi e completi delle cantiche, anno dopo anno, Ravenna, Milano, Roma, Firenze… fino al papa (il 31 agosto 1997, il canto XXIII del Paradiso al cospetto di Giovanni Paolo II), radunando cittadini sempre più attenti e numerosi, tra cattedrali e monumenti, un pubblico che viene a costituirsi nei vent'anni a cavallo del millennio-presunta spina dorsale del paese, stando all'algoritmo patria lingua-e che lui Sermonti è tra i primi a intercettare, scegliendo di abbinare il testo e il medium sorgenti sonore pubbliche primigenie, anticipando festival e saloni, o per lo meno accompagnando il loro parallelo fiorire. E il "trucco" risiede nell'intuizione di partenza: la radio è il luogo della lectura dantis. Più dei teatri e delle chiese, più della vetta delle civilissime torri. E certo più della televisione, che negli anni Ottanta dilaga per ogni dove. La radio pubblica, entrata in apparente ombra dopo i fasti del decennio precedente, quando dettava linee valide al futuro di
World Literature Today, 2006
World Literature Today, 2006
Uploads
Papers by lorenzo pavolini