Un amore off-limits: Harmony Bianca
Di Amy Andrews
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Info su questo ebook
Cosa succede quando due donne forti e indipendenti si innamorano dell'uomo sbagliato?
Lola Fraser non è certo così sprovveduta da prendere una cotta per il fratello della sua migliore amica, soprattutto ora che lei e il dottor Hamish Gibson vivono sotto lo stesso tetto. Ma l'attrazione che provano uno per l'altra potrebbe rendere questa convivenza molto più complicata - ed eccitante! - di quanto avessero previsto. Lavorare insieme, poi, non aiuta a mantenere le distanze e quando si trovano a dover affrontare un caso disperato, tutte le emozioni che hanno trattenuto sotto la superficie finiscono con l'esplodere. In un'unica, indimenticabile notte, che potrebbe cambiare le loro vite per sempre.
Amy Andrews
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Un amore off-limits - Amy Andrews
successivo.
1
Lola Frazer aveva disperatamente bisogno di un drink. Benedisse il Billi's, il pub di fronte al Kirribilli General Hospital, la cui luce blu dell'insegna al neon aveva sempre un effetto rassicurante. Non era certa che sarebbe riuscita a resistere fino a casa sua, a Manly, e a quell'ora di domenica sera ci avrebbe impiegato più di trenta minuti per arrivarci.
Il locale brulicava di tutta la gente che aveva partecipato all'evento della Mandria entra in città che si era tenuto quel giorno stesso. Ora stavano chiaramente celebrando il grande successo della raccolta di beneficenza.
Grace, la coinquilina e migliore amica di Lola, nonché coordinatrice del Reparto Trapianti dell'ospedale, era fra gli organizzatori. In realtà tutta la sua famiglia era coinvolta, e Lola aveva persino dato loro una mano quella mattina per poi attaccare con il turno del pomeriggio. Anche se tanto tempo prima era stata felice di lasciarsi alle spalle la campagna, i cavalli, le mucche e... be', anche tutto il resto, la transumanza attraverso il Sydney Harbour Bridge era stata qualcosa di eccezionale.
Per non parlare dell'effetto contrastante che l'evento aveva creato: una delle costruzioni architettoniche più iconiche del mondo, attraversata da una grande, polverosa mandria di bestiame. Aveva fatto un certo scalpore mediatico in tutto il mondo. Oltretutto erano anche riusciti a raccogliere un'ingente somma di denaro per l'acquisto di macchine per la dialisi da destinare agli ospedali delle zone rurali. L'Associazione Australiana Donatori di Organi ne aveva tratto molta risonanza, soprattutto in termini di sensibilizzazione dell'opinione pubblica sul tema. Era fondamentale che se ne parlasse e che ognuno affrontasse l'argomento con i propri cari.
Magari, se il paziente a cui aveva cercato di salvare la vita quella sera fosse riuscito a fare quel discorso con la sua famiglia, forse ora, dalla sua tragica morte, qualcun altro avrebbe potuto trarre qualcosa di buono per ricominciare a vivere.
Aveva decisamente bisogno di un drink.
Si spostò al bar, allontanandosi dalla folla urlante. Era bello sentire la gente festeggiare, e divertirsi, ma in quel momento non riusciva a sopportarlo.
Gary, l'omone dall'altro lato del bancone, le lanciò un'occhiata. «Stai bene?»
Lola scosse la testa, colta da un'ondata improvvisa di emozioni che le si piantò in gola. Gary conosceva bene tutti i membri dello staff del Kirribilli. E nonostante il suo strano modo di fare da barista, riusciva sempre a intuire se il turno appena finito non era andato bene.
«Che ti serve?»
«Un grosso, gigantesco, bicchiere di vino.»
Lui non batté ciglio. «Sei qui in macchina?»
Lola annuì. «Sì, ma chiamerò un taxi.» Avrebbe recuperato l'auto il giorno dopo, a fine turno.
Nel giro di qualche secondo, Gary le piazzò davanti un bicchiere abbondante di vino bianco ghiacciato.
«Chiamami quando ne vuoi altro.»
Lola gli rivolse un sorriso grato. Gary aveva già capito che un bicchiere non le sarebbe bastato. «Grazie.»
Portandosi il calice alle labbra, Lola fece tre lunghe sorsate e chiuse gli occhi, cercando di liberare la mente dalle ultime ore. Lavorare in Terapia Intensiva le piaceva. La gente entrava in condizioni disperate e la maggior parte delle volte si riprendeva e tornava a casa. Considerava una fortuna poter assistere a un tale miracolo.
Ma per alcuni il destino decideva diversamente.
A volte bisognava fare i conti con il rovescio della medaglia. Aveva imparato a non lasciarsi coinvolgere troppo dalle tragedie e sapeva quanto fosse importante confrontarsi con i colleghi. Solo che non sempre era facile. E in quei casi l'alcol, la musica ad alto volume e i film in streaming potevano aiutare.
Oppure il sesso.
Non aveva problemi a sfruttare nessuna di queste cose per le loro proprietà amnesiche.
Lola bevve altro vino, stavolta limitandosi a un sorso.
«Cosa ci fa una bella donna come te qui da sola al bar?»
Lola sorrise nel sentire la voce alle proprie spalle, e provò un brivido dietro la nuca. «Hamish.»
Hamish Gibson rise e prese posto sullo sgabello accanto al suo. Il cuore di Lola accelerò leggermente, proprio come aveva fatto quella mattina quando lo aveva incontrato per la prima volta all'Harbour Bridge. Era alto, spallato e molto bello. E sapeva di esserlo.
Ed era chiaramente alla ricerca di un po' di sesso occasionale.
Solo che era anche il fratello di Grace e si sarebbe fermato nel loro appartamento per la notte. Quindi l'idea di saltargli addosso le parve fuori luogo.
O no?
Avrebbe potuto bere un drink con lui, però. Non c'era nulla di male. «Vuoi bere qualcosa?»
Lui le rivolse uno di quei suoi sorrisi adorabili che l'avevano incantata quella mattina. Doveva fare davvero strage di donne con quei sorrisi. Quella bocca...
«Non dovrei essere io a offrire da bere a te?»
«Ricordati che sei in città, adesso» lo provocò. «Noi donne di Sydney siamo emancipate. È forse un problema per te?»
«Assolutamente no. Mi piacciono le donne emancipate.» Fece un cenno a Gary e ordinò una birra. «E per te?»
Lola sollevò il suo bicchiere ancora mezzo pieno. «Per me no» rispose bevendo un altro sorso di vino.
Gli occhi blu di Hamish si strinsero leggermente. «Pessimo turno?»
«Ne ho avuti di migliori.»
Lui annuì. Hamish era paramedico, quindi per Lola non era necessario dare spiegazioni. «Ti va di parlarne?»
«No.» Un altro sorso di vino.
«Hai intenzione di ubriacarti?»
«No, solo distrarmi un po'.»
Lui sorrise di nuovo. Questa volta il brivido la colse, inaspettato, più in basso della nuca. «Io posso essere una distrazione.»
Lola rise. «Tu sei un'ottima distrazione.»
«E tu sei ottima per il mio ego, Lola Fraser.»
«Già. Come se il tuo ego avesse bisogno di essere rassicurato.»
Lui scoppiò a ridere inclinando la testa all'indietro, e Lola si sorprese a guardare la linea mascolina della sua mascella, il pomo d'Adamo perfettamente posizionato al centro del collo. Sembrava il supereroe di un cartone animato. Provò il desiderio proibito di baciarlo proprio lì.
Gary portò la birra di Hamish e la posò sul bancone davanti a lui. «A cosa brindiamo?» chiese afferrando il bicchiere.
Lola sorrise. «Ai turni di merda?»
«Ai turni di merda.» Approvò lui toccando il suo bicchiere con il proprio. «... E alle distrazioni.»
Tornarono a casa attorno alle undici. Lola aveva bevuto un altro bicchiere di vino e Hamish era rimasto fedele alla sua birra. Avevano parlato della Mandria entra in città e lui le aveva raccontato qualche aneddoto divertente sul suo paese natale, Toowoomba, e alcune esperienze che aveva avuto come paramedico. Era stato davvero un'ottima distrazione, ma quando lei aveva iniziato a sbadigliare, lui aveva insistito per riaccompagnarla a casa.
Ora che erano arrivati, però, Lola non si sentiva stanca. In realtà non aveva alcuna voglia di andare a letto. Non era abbastanza ubriaca per riuscire a spegnere i pensieri, e il sesso con Hamish era fuori discussione.
Del tutto off-limits.
«Vuoi bere ancora qualcosa?» Lola entrò in cucina e andò dritta al frigo. Non fece caso alle tre cartoline dei viaggi di Zia May, attaccate con i magneti allo sportello. Venivano dall'India, dal Vietnam e dalla Corea del Sud. Normalmente l'avrebbero fatta sorridere, ma in quel momento la facevano sentire irrequieta.
Lei stessa sarebbe partita per lo Zimbabwe nel mese di aprile. Non vedeva l'ora.
«Va bene, perché no?»
Non sembrava convinto. «È troppo tardi?» lo provocò lei prendendo una bottiglia di vino e una birra dal frigorifero.
Lui sorrise e accettò la birra. I capelli gli caddero sulla fronte, facendole venire voglia di infilarci le dita. C'erano delle sfumature rossicce che risaltavano alla luce, e che le ricordavano la bellissima chioma di Grace.
«Pensavo di trovare Grace ancora sveglia.»
Lola fece una smorfia. «Sono certa che lo sia. Ma non qui. Dimentichi che oggi si è fidanzata con Marcus.»
«No che non me lo dimentico» disse lui ridendo sotto i baffi.
«Sì, be'...» Lola si versò da bere. «Di sicuro staranno festeggiando... Non so se mi spiego.»
Il modo in cui gli occhi di lui si soffermarono sulla sua bocca le confermò che aveva capito benissimo.
«È un bravo ragazzo, no?»
«Oh, sì.» Lola annuì. «Sono fatti l'uno per l'altro.»
Lola fu sorpresa dalla leggera fitta di dolore che provò al centro del petto. Non aveva mai pensato a una storia d'amore... le era sempre piaciuto essere libera e spensierata. E allora perché all'improvviso aveva la sensazione che le mancasse qualcosa?
Distolse lo sguardo. Era solo una notte. «Vogliamo uscire sul terrazzo?»
Non si voltò a controllare se Hamish la stesse seguendo all'esterno, riusciva a sentirsi addosso il peso dello sguardo di lui. Sul suo fondoschiena, più precisamente. Avrebbe preferito indossare qualcosa di meglio che i pantaloni blu da lavoro e la camiciona gessata con il logo dell'ospedale stampato sulla tasca sinistra.
Lola si appoggiò alla ringhiera, sporgendosi a guardare il prato dall'altra parte della strada. L'aria era rinfrescata dalla tipica brezza serale di Sydney, ad agosto. Si sentiva il lieve profumo dell'oceano ? sabbia e sale ? nonostante fossero distanti da Manly Beach.
Adorava quel profumo e inspirò profondamente, lasciando che le penetrasse nei polmoni, assaporando la salsedine, grata dell'esistenza di serate come quella. Grata di essere viva. E all'improvviso le si annebbiò la vista e l'eco del pianto di una ragazza di tredici anni strinse il suo cuore in una morsa.
Il suo paziente di quella sera non avrebbe mai più sentito il profumo del mare sulla propria pelle. Sua moglie e i suoi due figli non avrebbero mai più apprezzato niente di tanto semplice.
«Ehi.»
Non aveva sentito Hamish avvicinarsi e chiuse di colpo gli occhi. Ma lui le sollevò il mento con un dito, costringendola a riaprirli, colmi di lacrime. «Sei sicura di non volerne parlare?»
La sua voce era profonda e Lola non poté fare a meno di fissarlo. Portava una camicia di flanella a quadri aperta sul petto e un paio di vecchi jeans, morbidi e sdruciti nei punti giusti. Emanava calore e sapeva di birra, salsedine e... Sì che voleva parlarne.
Chissà, magari avrebbe potuto farle bene? Magari parlarne con qualcuno che aveva avuto esperienze simili sarebbe stato d'aiuto. Lui tolse la mano, ma senza staccarsi da lei.
«Il mio paziente... È stato dichiarato in morte cerebrale stasera. Lo abbiamo staccato. Aveva dei figli adolescenti e...» Si strinse nelle spalle, rabbrividendo al ricordo del grido della figlia, che le riecheggiava nella mente. «È stato... terribile.»
La sua voce si fece rauca e le lacrime tornarono a riempirle gli occhi. Cercò di trattenerle, mentre lui si appoggiava alla ringhiera accanto a lei, in modo da poterla guardare.
«Scusa...» disse asciugandosi gli occhi e rifiutandosi di lasciarsi consolare. «Non voglio essere melodrammatica.»
Lui fece spallucce. «Alcuni ti colpiscono più di altri.»
Era semplice, ma non tutti riuscivano a comprenderlo, e quelle parole scatenarono qualcosa in Lola. Hamish capiva davvero. Che a volte alcuni pazienti riuscivano a penetrare nell'armatura.
«È vero... però... Lascia stare.» Gli rivolse un sorriso commosso. «Sono una stupida.»
Lui scosse il capo. «Non è vero.»
Lola fece un mezzo sorriso, sbuffando. «Non so cosa mi stia prendendo stasera.»
«Credo sia semplicemente dovuto al fatto che hai un cuore.»
Lui le sorrise con una tale gentilezza che le venne ancora più voglia di piangere. Ma non lo fece; si voltò di nuovo a guardare verso il parco, sfiorandolo con le braccia. Nessuno dei due disse altro per un lungo momento, e continuarono a sorseggiare i loro drink.
«È stato un incidente?» chiese Hamish alla fine.
«Sì, d'auto.» Lola fu felice di cambiare argomento.
«Ha donato gli organi?»
Merridy, la cognata di Grace e Hamish, aveva subito un trapianto di rene quattro anni prima, e Lola sapeva bene quanto l'argomento fosse caro alla famiglia Gibson.
Scosse la testa. «No.»
«Non era un donatore?»
Lola percepì il suo cipiglio in quella domanda e un pesante nodo le si formò in gola. Che diavolo le prendeva, quella sera? Di solito era brava a gestire le emozioni.
«Non era registrato?»
Il groppo in gola le rendeva difficile parlare. Si schiarì la voce. «Sì, però...»
La frase rimase in sospeso. Hamish aveva già intuito il seguito e stava annuendo.
«Odio quando succede...» Hamish strinse la mano in un pugno.
«Anche io.»
«Non è giusto che la famiglia possa disattendere le volontà del paziente in questo modo.»
La famiglia aveva sempre l'ultima parola, indipendentemente dalle volontà del paziente.
Lola gli fece un mezzo sorriso. Capiva la sua frustrazione, ma la questione era un po' più complessa. «Purtroppo è così. Ma i parenti non dicono di no perché sono nel mezzo di una tragedia o per delle convinzioni personali, Hamish. Spesso lo fanno perché non hanno mai parlato della cosa con il loro caro. E se non hanno mai sentito quella persona dire