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Profiling e psicologia investigativa
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E-book207 pagine2 ore

Profiling e psicologia investigativa

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Varia - saggio (162 pagine) - Dalla scena del delitto alla mente criminale: tecniche e metodi di criminologia per scrittori e lettori appassionati del genere


La storia del cinema e della narrativa poliziesca è zeppa di investigatori.

Già, ma come ragiona un detective in carne e ossa?

D’altronde, il primo a chiederselo fu proprio Sir Arthur Conan Doyle. «Pensai di cimentarmi in una storia in cui il protagonista trattasse il crimine come il Dottor Bell, in cui è la scienza che si sostituisce al caso. Il risultato fu Sherlock Holmes.»

In questo libro approfondiremo dai crimini efferati al modus operandi, dalla cattura di ostaggi alle tecniche del criminal profiling e di psicologia investigativa. Entreremo dentro la mente di un killer per sbirciare tra le pieghe del male, da vicino.

Così da vicino, che vi sembrerà di poterlo toccare.


Giorgio Stefano Manzi è colonnello dei carabinieri. Dopo vari incarichi nella linea territoriale e investigativa, dal 2005 al 2015 ha diretto il Reparto Analisi Criminologiche del Ra.C.I.S. Dal 2015 insegna Criminologia alla Scuola Ufficiali Carabinieri. È laureato in scienze politiche e psicologia clinica, e specializzato in criminologia e sessuologia; cura gli insegnamenti di Psicologia Investigativa a Verona, Padova, Roma e Venezia e in altri atenei. È co-direttore del master in Psicologia Investigativa e analisi delle vulnerabilità della LUMSA. È Consigliere dell'Associazione Italiana di Psicologia Giuridica ed è co-autore della manualistica sulla Psychopathy Check List di R. Hare, e di altre pubblicazioni, manuali e opere.

Maria Elisa Aloisi è un avvocato penalista del Foro di Catania. Con il legal-thriller Il canto della falena si è aggiudicata il Premio Tedeschi 2021. Sto mentendo (Mondadori, 2024) è il secondo romanzo della serie. Ha scritto a quattro mani con il giudice Santino Mirabella Guida pratica per scrittori sulle procedure di polizia giudiziaria (Delos Digital, 2023).

Il mistero di Villa Polifemo (Battello a Vapore, Piemme, 2024) è il suo primo romanzo per ragazzi.

LinguaItaliano
Data di uscita15 ott 2024
ISBN9788825430677
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    Anteprima del libro

    Profiling e psicologia investigativa - Giorgio Stefano Manzi

    Profiling e psicologia investigativa

    Profiling e psicologia investigativa

    Crime & Criminology

    Crime & Criminology

    10

    Collana a cura di Luigi Pachì

    Giorgio Stefano Manzi, Maria Elisa Aloisi

    Profiling e psicologia investigativa

    saggio

    Delos Digital

    Delos Digital


    Il libro

    Dalla scena del delitto alla mente criminale: tecniche e metodi di criminologia per scrittori e lettori appassionati del genere

    La storia del cinema e della narrativa poliziesca è zeppa di investigatori.

    Già, ma come ragiona un detective in carne e ossa?

    D’altronde, il primo a chiederselo fu proprio Sir Arthur Conan Doyle. «Pensai di cimentarmi in una storia in cui il protagonista trattasse il crimine come il Dottor Bell, in cui è la scienza che si sostituisce al caso. Il risultato fu Sherlock Holmes.»

    In questo libro approfondiremo dai crimini efferati al modus operandi, dalla cattura di ostaggi alle tecniche del criminal profiling e di psicologia investigativa. Entreremo dentro la mente di un killer per sbirciare tra le pieghe del male, da vicino.

    Così da vicino, che vi sembrerà di poterlo toccare.


    Gli autori

    Giorgio Stefano Manzi è colonnello dei carabinieri. Dopo vari incarichi nella linea territoriale e investigativa, dal 2005 al 2015 ha diretto il Reparto Analisi Criminologiche del Ra.C.I.S. Dal 2015 insegna Criminologia alla Scuola Ufficiali Carabinieri. È laureato in scienze politiche e psicologia clinica, e specializzato in criminologia e sessuologia; cura gli insegnamenti di Psicologia Investigativa a Verona, Padova, Roma e Venezia e in altri atenei. È co-direttore del master in Psicologia Investigativa e analisi delle vulnerabilità della LUMSA. È Consigliere dell'Associazione Italiana di Psicologia Giuridica ed è co-autore della manualistica sulla Psychopathy Check List di R. Hare, e di altre pubblicazioni, manuali e opere.

    Maria Elisa Aloisi è un avvocato penalista del Foro di Catania. Con il legal-thriller Il canto della falena si è aggiudicata il Premio Tedeschi 2021. Sto mentendo (Mondadori, 2024) è il secondo romanzo della serie. Ha scritto a quattro mani con il giudice Santino Mirabella Guida pratica per scrittori sulle procedure di polizia giudiziaria (Delos Digital, 2023).

    Il mistero di Villa Polifemo (Battello a Vapore, Piemme, 2024) è il suo primo romanzo per ragazzi.

    Indice

    Copertina

    Crime & Criminology

    Frontespizio

    Il libro

    Gli autori

    Indice

    Maria Elisa Aloisi, Introduzione

    Profiling e psicologia investigativa

    La scena del crimine

    Lezione 1. Criminalistica e criminologia

    Approcci e modelli criminologici. La scuola nord-americana

    Lezione 2. Perché si commettono reati

    Lezione 3. Geographical profiling e crime linking

    Lezione 4. La vittimologia

    Lezione 5. L’interrogatorio

    Lezione 6. I reati efferati

    Lezione 7. Sesso e crimine

    Lezione 8. Crimini e misfatti

    Lezione 9. Narrative criminali

    Dallo stesso autore

    In questa collana

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    Copyright


    Introduzione

    Maria Elisa Aloisi

    Vabbè, vi dico com’è nata l’idea di scrivere questo testo.

    D’accordo? Sì?

    Allora mettetevi comodi.

    Vado.

    Avete presente il dottor Fileno? Quel personaggio molesto che sistematicamente si presentava a casa di Luigi Pirandello, importunandolo affinché raccontasse la sua storia?

    Ecco, è andata più o meno così.

    All’inizio di un luglio caldissimo, verso sera, un giovan…

    Scherzo, questo è l’incipit di Delitto e castigo.

    Però era davvero l’inizio di un luglio caldissimo. Ed era sera.

    E cosa succede?

    Senza essere invitato, senza alcun preavviso, si presenta a casa mia questo personaggio: una trentenne molto graziosa, un tenente in servizio al R.A.C.

    Se vi state chiedendo cos’è, il R.A.C. è il Reparto Analisi Criminologiche dell’Arma dei Carabinieri.

    Ma torniamo al mio personaggio.

    In buona sostanza mi dice che ha una bella storia da raccontarmi e di prendere carta e penna.

    Al che le dico di no, che non la vedo fattibile, che di criminologia non ne so nulla.

    Che si trovi un altro scrittore.

    Ma sapete come vanno queste cose, no? Come da copione, lei se ne frega. Si piazza sul mio divano e insiste.

    PER GIORNI.

    PER SETTIMANE.

    PER MESI.

    Mi porta al punto che non ne posso più.

    Quindi che faccio?

    Vado su Google.

    E dopo qualche ricerca, cosa trovo? O meglio, chi trovo?

    Proprio lui: il colonnello Giorgio Stefano Manzi, fino al 2015 comandante del R.A.C e che oggi insegna criminologia applicata alla Scuola Ufficiali dei Carabinieri.

    E qui arriva la parte più difficile: trovare il modo di agganciarlo e soprattutto convincerlo ad aiutarmi.

    La buona notizia è che trovo il profilo su Facebook: indossa una polo rossa e ha un sorriso leale, aperto.

    Confronto la foto con altre in divisa trovate in rete. Beccato, mi pare decisamente lui.

    Inizio a sperare che sia un tipo social, alla mano.

    E se invece non lo fosse? Se fosse uno di quei militari tutti d’un pezzo?

    Certo, la cosa più facile sarebbe scrivergli su Messenger, ma se mi mandasse a quel paese prendendomi per un’invasata?

    Mi dico che è un rischio che non voglio correre anche perché coincidenza vuole che, proprio in quei giorni, debba accompagnare mio marito a Roma.

    E indovinate chi abita nella Capitale?

    Esatto, il nostro bersaglio.

    E siccome, oltre che scrivere, faccio pure l’avvocato, non mi risulta troppo difficile procurarmi il suo indirizzo di casa.

    Sì, avete capito benissimo, mi presento a casa sua senza essere invitata.

    A essere sinceri, però, questa specie di euforia mi abbandona non appena arrivo davanti alla pulsantiera del citofono, anche perché è il momento in cui realizzo di non avere un piano.

    Cioè, suono il campanello e dico cosa?

    È uno di quei momenti in cui vorrei dirmi di stare tranquilla, che è tutto sotto controllo, ma la verità è che questa è la volta buona che mi faccio arrestare.

    Sono sul punto di tornare sui miei passi quando sento una voce alle mie spalle: «Cerca qualcuno?»

    Mi volto e mi ritrovo davanti due ragazzi: uno molto alto, poco più che ventenne, l’altro a occhio e croce sui sedici anni.

    Hanno entrambi un sorriso leale, aperto. Mi ricordano qualcuno…

    «Cerco il colonnello Manzi.»

    «È nostro padre» dice il più grande. «Vuole che lo chiami?»

    «Ehm… non saprei… Veramente non mi sta aspettando.»

    «Ah…»

    «Cioè… non sa che sono qui.»

    Mi scruta perplesso: si starà chiedendo se sono una testimone di Geova o una che fa vendita porta a porta. Ma ho solo una borsa piccola, niente valigetta, per cui decide di no: «Scusi, ma allora cosa è venuta a fare?»

    È ciò che mi sto chiedendo anch’io ma, arrivata a questo punto, l’unica è vuotare il sacco.

    Alla fine del racconto, lui sorride: «Quindi è una scrittrice? Ma che ficata. Forza, entriamo.»

    «Davvero?»

    «Certo, ci segua. E, a proposito, io sono Giorgio, ma mi chiamano Dodo, e lui è mio fratello Lele, Gabriele.»

    Con una leggera incoscienza mi dico che sta andando tutto per il verso giusto. Ottimista varco la soglia di casa Manzi e Dodo chiama: «Pa’, ci sono visite.»

    Ma anziché il colonnello, da una stanza fa capolino una donna. «È in giardino…». Poi, vedendomi, si blocca.

    Ahi.

    Con le guance in fiamme mi faccio avanti. Dodo ci presenta e riassume la situazione.

    Prego.

    Ma Gabriella, la moglie del colonnello, non sembra per nulla ostile, anzi mi guarda con simpatia. «Quindi vorrebbe parlare con Giorgio?»

    «Ehm… sì. Se non è di troppo disturbo.»

    «Nessun disturbo. Glielo chiamo: Papà, puoi venire?»

    Papà? Chiama suo marito papà?

    La trovo una cosa talmente carina, che mi fa tornare il buon umore.

    Dai, mi dico, per una volta sta andando tutto liscio.

    Mi giro in direzione della portafinestra, che si affaccia su un giardino, e lo vedo spuntare.

    Eccolo, il colonnello.

    Si avvicina con la faccia a punto interrogativo e mi stringe la mano che a momenti me la spezza.

    Intanto Dodo fa il punto per l’ennesima volta.

    Non so se si tratta di una mia impressione ma, man mano che spiega il motivo della mia visita, lo sguardo del colonnello si fa sempre più severo, più torvo.

    E come dargli torto, un’estranea si è appena intrufolata in casa sua con l’aiuto dei suoi figli, affermando di essere una scrittrice di romanzi gialli in cerca di aiuto.

    Strano che non abbia ancora chiamato il 112.

    No, aspettate: è lui il 112.

    Non spiccica parola e io già mi vedo ospite di Regina Coeli.

    Poi alla fine parla: «E dunque, oltre che scrittrice, è anche avvocato?»

    Perché me lo chiede? «Sì.»

    «E con la sua bella laurea in giurisprudenza non poteva iscriversi a un master di criminologia, anziché presentarsi in casa mia di sabato, e senza essere invitata?»

    In effetti non fa una piega, non so che dire. Il sorriso mi si è paralizzato in faccia, vorrei soltanto liquefarmi.

    «Giorgio! Che modi sono» lo rimprovera la moglie e poi si rivolge a me. «Scusalo, a volte è un po’ rude.»

    «Ah, pure! Sarei io quello rude. Lei invece non poteva limitarsi a telefonare o a mandare un’email?»

    Già, avrei potuto, ma ringrazio di non averlo fatto: almeno qui ci sono moglie e figli a darmi manforte.

    «Dai, pa’» intervengono Dodo e Lele, «che ti costa? Aiutala.»

    «Forza, Giorgio, sii gentile» rincara la dose Gabriella.

    Il colonnello alza gli occhi al cielo e sospira. «E va bene, mi segua.»

    Ed è più o meno così che è iniziata la nostra collaborazione.

    Col piede sbagliato.

    Ciò nonostante, Giorgio non soltanto mi aiuta a caratterizzare il mio personaggio; intanto che scrivo altre cose, mi dà una mano, mi risolve snodi di trama, mi suggerisce soluzioni a cui io non avrei mai pensato.

    Insomma, una specie di mago della lampada di Aladin.

    Bene, se vi state chiedendo perché tutto ciò dovrebbe interessarvi, arrivo al punto.

    Come spesso capita, da cosa nasce cosa e da un’idea ne nasce un’altra.

    E quindi un giorno di Un bellissimo novembre (vabbè, quello era il film di Bolognini, però era davvero un giorno di metà novembre), mentre facevo brainstorming da sola con me stessa, mi dico: Che poi, alla fine non c’è nulla di nuovo in ciò che sto facendo con Giorgio Manzi.

    Perfino Sir Arthur Conan Doyle, quando scriveva di Sherlock Holmes, prendeva ispirazione dal metodo del suo maestro, il dott. Bell. Cioè, non veniva ancora etichettata psicologia investigativa, ma di fatto lo era, no?

    E tutto questo ragionamento a cosa mi porta?

    Rifletto che sarebbe bello, divertente e soprattutto utile scrivere un manuale, non una roba per addetti ai lavori, qualcosa che funga da supporto agli scrittori di gialli, thriller, polizieschi. O magari per lettori appassionati del genere. Una guida che racconti in modo agile metodi di psicologia investigativa, criminal profiling, serial killer, stalking, negoziazione d’ostaggi e compagnia bella.

    In buona sostanza basta chiederlo a Giorgio, e il gioco è fatto!

    E quindi lo messaggio.

    Risposta: No.

    Io: Ma come no! Perché?

    Risposta: Due spunte blu su Whatsapp.

    Avete presente le spunte del visualizzato, quelle che ti fanno salire il crimine quando non ricevi risposta?

    Ecco, quelle lì.

    Naturalmente non mi lascio scoraggiare. E naturalmente Giorgio continua a dire di no o, più spesso, a visualizzare e tacere.

    E quindi com’è andata? Semplice, ancora una volta ho chiesto aiuto a Gabriella, Dodo e Lele.

    Chi meglio di loro poteva convincerlo?

    E infatti alla fine Giorgio dice sì.

    E dove ci porterà il colonnello Manzi?

    Sono pronta a scommettere che, come un Virgilio in carne e ossa, ci accompagnerà all’inferno, ci farà entrare nella mente di un killer, ci farà sbirciare tra le pieghe del male, da vicino.

    Così da vicino che ci sembrerà di poterlo toccare.

    Per concludere, quello che leggerete non sarà un manuale di quelli super classici.

    In pratica andrete leggendo cosa mi ha spiegato il colonnello, nel modo più fedele possibile. Perché, e adesso vi dico un segreto, ho registrato tutto e quella che ascolterete è davvero la sua voce.

    E vi posso garantire che lo sentirete strigliarmi per bene, ci sentirete battibeccare.

    Tanto.

    Tantissimo.

    Ecco, scrivere un manuale tradizionale significava rinunciare alla voce del Colonnello Manzi e soprattutto al suo caratteraccio.

    Me lo sono dovuto sorbire io, e adesso ve lo sorbite pure voi.

    Un po’ per uno, o no?

    Scherzo, in realtà è stato tutto fighissimo, anche se la cosa più bella è stata essere adottata per qualche giorno dalla famiglia Manzi, dalla moglie e dai figli del colonnello.

    Per concludere, dunque, a Giorgio spetta la dedica sul frontespizio del manuale, perché il testo è tutta farina del suo sacco.

    Una piccola dedica, però, qui me la concedo anch’io:

    A Gabriella, a Dodo e a Lele

    A mille altre pizze margherita e alla crema di pistacchio spalmata sul pane caldo.


    Profiling e psicologia investigativa


    La scena del crimine

    Prima di lasciarvi nelle grinfie del colonnello Manzi vi porto a fare un giretto.

    Dove?

    Andiamo a fare un sopralluogo su una scena del crimine.

    Ed eccoci arrivati.

    Avete indossato le divise?

    Quasi quasi io me ne infilo una con i gradi di maggiore.

    Dai, adesso facciamoci largo tra curiosi e giornalisti.

    Innanzitutto per prima cosa dobbiamo salvaguardare la scena da ogni rischio di contaminazione in attesa dell’arrivo della polizia scientifica (che fa capo alla polizia) o del RIS (che fa capo all’Arma dei Carabinieri).

    Dobbiamo anche tutelare la sicurezza dei cittadini presenti sul posto, stabilendo se i luoghi presentino fattori di rischio: fughe di gas, presenza di sostanze tossiche o infiammabili, pericolo corto circuiti, presenza ordigni esplosivi. Ciò in modo da richiedere l’immediato intervento di personale specializzato, quali vigili del fuoco o artificieri.

    È anche necessaria l’individuazione di vittime e di soggetti bisognosi di cure, chiedendo l’intervento di personale sanitario, se non già presente sul luogo.

    Purtroppo tale intervento comporta spesso la modificazione delle condizioni in cui si trova la vittima, con potenziale dispersione delle tracce dell’autore del reato. In questo caso, dunque, risulterà necessaria un’attività di documentazione relativa alla posizione originaria della vittima, agli indumenti indossati mediante registrazione e foto. E sarà opportuno prelevare

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