Balipedio è un termine propriamente militare indicante l'area destinata a poligono di tiro sperimentale per armi balistiche e di artiglieria.

Durante la prima e la seconda guerra mondiale, furono costruiti balipedi in varie zone d'Italia.

Balipedio di Viareggio

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Attentato al balipedio di Viareggio.

Il balipedio di Viareggio è intitolato a Gregorio Ronca e dai tempi dell'Unità d'Italia fino alla Seconda Guerra Mondiale è stato tra i più usati, dal 1868 al 1944. Sito nell'area divenuta spiaggia del parco naturale di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli, tra Viareggio, Torre del Lago Puccini e la foce del fiume Serchio, era raccordato direttamente con la stazione ferroviaria di Viareggio. Cannoni, mortai, bombe, furono oggetto di sperimentazione da parte della Marina Militare di fronte a quel tratto di mare. All'interno del parco, tra gli alberi, si possono trovare resti di casematte, costruite dai militari, atte alla sperimentazione delle armi.

Il 17 gennaio 1944 alle ore 10, Viareggio fu scossa da un tremendo boato e da altre esplosioni che si susseguirono per quasi tutta la giornata. La zona delle Darsene, ubicata in prossimità dell'installazione militare, fu sotto la minaccia di un disastro e gli abitanti, in preda al panico, fuggirono precipitosamente in cerca di riparo. L'esplosione del balipedio fu causata da un atto di sabotaggio preparato dai partigiani; uno di loro, in tuta da operaio, si era mescolato agli altri che entravano al lavoro, con una borsa contenente un ordigno ad orologeria. Nell'esplosione, perdettero la vita sette innocenti tra dipendenti e artificieri civili del poligono: oltre Eliseo Gianni, membro dell'organizzazione clandestina comunista, morirono anche Guido Benedetti, Umberto Benincasa, Giacomo Castellano, Lamberto Cervelli, Orazio Di Stefano e Mario Sartini (l'episodio, adattato, è ripreso da Mario Tobino nel romanzo Il clandestino, che narra le vicende della lotta partigiana in Lunigiana).

Balipedio di Terni

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Un altro risalente alla seconda metà dell'800 è presso la Fabbrica d'Armi di Terni, che come l'Acciaieria, costruita per la posizione lontana dai confini e dal mare (quindi non facilmente attaccabili dal nemico), nonché per la forza motrice data dalle acque del Nera e della cascata delle Marmore.

Usato per testare le corazze navali prodotte dall'adiacente acciaieria, esse venivano poste su un carrello ferroviario e trainate in fondo ad una galleria rettilinea scavata appositamente nella collina in località Pentima. Un cannone navale sparava il proiettile nel balipedio colpendo la corazza, quindi si rilevavano i danni, la penetrazione e la eventuale modificazione subita.

Al balipedio ternano è tuttora intitolata l'omonima via che vi conduce.

Balipedio della Spezia

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OTO Melara 76mm posizionato al balipedio

Nel golfo della Spezia è presente un balipedio, istituito con il Regio Decreto n. 270 (9 marzo 1911), che fu successivamente intitolato a Paolo Cottrau con Regio Decreto n. 352 (20 marzo 1921). Il sito ricade nel comune di Portovenere ed è attualmente operativo e gestito dal Centro di Supporto e Sperimentazione Navale.[1]

Un'area destinata a poligono di tiro sperimentale per armi balistiche e di artiglieria si presenta all'ingresso del golfo spezzino, prospicente la diga foranea. La struttura è contigua con il complesso del Varignano, sede del COMSUBIN. Si tratta di una realtà che presenta molte criticità sotto il profilo ambientale, come segnalato dalla relazione della Corte dei conti relativa alle bonifiche del settore difesa.[2]