Referendum costituzionale in Italia del 2020

referendum costituzionale in Italia

Il referendum costituzionale in Italia del 2020 è stato indetto per approvare o respingere la legge di revisione costituzionale dal titolo "Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari", ed è stato il quarto referendum costituzionale nella storia della Repubblica Italiana.

Referendum costituzionale in Italia del 2020

«Approvate il testo della legge costituzionale concernente “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 240 del 12 ottobre 2019?»

StatoItalia (bandiera) Italia
Data20 e 21 settembre 2020[1]
Tipocostituzionale
Esito
  
69,96%
No
  
30,04%
Quorum non previsto
Affluenza51,12%
Risultati per regione
Percentuali di voti validi

Approvato in via definitiva dalla Camera l'8 ottobre 2019, il testo di legge costituzionale prevede il taglio del 36,5% dei componenti di entrambi i rami del Parlamento: da 630 a 400 seggi alla Camera dei deputati, da 315 a 200 seggi elettivi al Senato. Originariamente previsto per il 29 marzo 2020, il referendum è stato rinviato al 20 e 21 settembre a seguito della pandemia di COVID-19 in Italia[2][3].

La legge di revisione costituzionale è stata approvata in doppia lettura da entrambe le Camere a maggioranza assoluta, secondo l'articolo 138, comma 1 della Costituzione[4]. Dal momento che l'11 luglio 2019 la legge non è stata approvata in seconda deliberazione al Senato della Repubblica a maggioranza qualificata dei due terzi dei componenti, un quinto dei senatori ha potuto richiedere il referendum confermativo, come da comma 2 dell'articolo 138 della Costituzione[4].

Il referendum ha avuto un'affluenza del 51,12% (ma sarebbe stato valido anche se non avesse partecipato la maggioranza degli aventi diritto[5]) ed ha visto una vittoria dei "sì" con il 69,96% dei voti validi. Si è trattato del quarto referendum costituzionale nella storia della Repubblica Italiana e nel complesso della 23ª consultazione referendaria svolta in Italia e del 73º quesito sottoposto agli elettori.

Contesto storico

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All'entrata in vigore della Costituzione italiana nel 1948, gli articoli 56 e 57 non individuavano un numero precostituito di parlamentari da eleggere. Infatti, era prevista l'elezione di un deputato ogni 80 000 abitanti o per frazione superiore a 40 000, mentre per ciascuna regione era assegnato un senatore ogni 200 000 abitanti o per frazione superiore a 100 000, con un minimo di sei senatori per ogni regione e massimo un solo senatore per la Valle d'Aosta. Per effetto di ciò, nella prima legislatura (1948-1953) furono eletti 574 deputati e 237 senatori (a cui si aggiunsero i 107 senatori di diritto previsti dalla III disposizione transitoria); nella seconda legislatura (1953-1958) furono eletti 590 deputati e 237 senatori; nella terza legislatura (1958-1963) furono eletti 596 deputati e 246 senatori.[6]

Nel 1963, sul finire della III legislatura e durante il governo Fanfani IV, fu approvata la legge costituzionale n. 2/1963 che modificò gli articoli 56, 57 e 60 della Costituzione, fissando a 630 il numero dei deputati e a 315 il numero dei senatori, equiparando inoltre la durata di entrambe le Camere a 5 anni (originariamente il Senato durava 6 anni). Scopo della riforma fu garantire un miglior equilibrio funzionale del sistema bicamerale; peraltro, il rapporto fisso di 2 a 1 dei parlamentari di Camera e Senato avrebbe tutelato la rappresentanza senatoriale in occasione delle sedute comuni del Parlamento.[7]

Già pochi anni dopo, dapprima con l'entrata in funzione dei consigli delle 15 regioni a statuto ordinario (1970) e poi con l'elezione diretta dei membri del Parlamento europeo (1979), ci si rese conto che il numero di rappresentanti politici elettivi era notevolmente cresciuto; per questo motivo, si iniziò a ipotizzare una diminuzione dei seggi parlamentari all'interno della Commissione parlamentare per le riforme costituzionali.[8]

Quest'ultima - composta da deputati e senatori, e perciò detta anche Commissione bicamerale - fu istituita durante la IX legislatura, sotto la presidenza di Aldo Bozzi, e ipotizzò di assegnare un deputato ogni 110 000 abitanti e un senatore ogni 200 000, oppure di assegnarli in linea con la media europea; la discussione però non portò ad alcuna proposta concreta.[9]

Nella XIII legislatura la commissione bicamerale presieduta da Massimo D'Alema presentò un progetto per individuare il numero di deputati fra 400 e 500, mentre i senatori avrebbero dovuto essere 200.[9]

Il progetto di revisione costituzionale del 2005-2006, varato nella XIV legislatura su iniziativa del centro-destra durante il governo Berlusconi III, prevedeva in particolare la riduzione del numero di deputati da 630 a 518 e di senatori da 315 a 252.[9] I senatori federali sarebbero stati eletti contemporaneamente ai consigli regionali; i senatori a vita sarebbero diventati deputati a vita; sarebbe diminuita l'età minima per essere eletti alla Camera (da 25 a 21 anni) e al Senato federale (da 40 a 25 anni). La proposta venne però bocciata a seguito del referendum costituzionale del 2006, in cui il 61,29% dei votanti espresse voto contrario.

Nella XV legislatura, Luciano Violante presentò una bozza di legge costituzionale che indicava 512 deputati e 186 senatori federali, questi ultimi eletti dai consigli regionali, provinciali e comunali. Il progetto fu licenziato dalla Commissione affari istituzionali della Camera senza voti contrari, ma non fu mai approvato dall'aula a causa della fine anticipata della legislatura.[10]

Nel 2012 venne approvata in prima lettura al Senato una riforma che diminuiva i parlamentari da 950 a 758 (508 deputati e 250 senatori federali), ma anche questa volta l'iter si interruppe con la chiusura della XVI legislatura.[10] Il tema fu ripreso nella XVII legislatura, ipotizzando 480 deputati e 120 senatori delle Regioni (in linea con la media europea),[10] mentre il governo Letta propose 450 membri alla Camera e 200 al Senato.[11]

La successiva proposta di riforma costituzionale Renzi-Boschi del 2016 prevedeva, oltre alla ridefinizione del ruolo del Senato della Repubblica, che il numero dei senatori elettivi fosse ridotto da 315 a soli 95 membri nominati dai consigli regionali fra i loro stessi componenti e fra i sindaci dei propri territori; nessuna modifica numerica era invece prevista per la Camera dei deputati. Anche tale proposta tuttavia trovò il voto contrario del 59,12% degli elettori che si espressero nel referendum costituzionale del 2016.[11]

Riforma costituzionale e iter di approvazione

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Il testo della riforma costituzionale dispone la complessiva riduzione del numero dei parlamentari da 945 a 600 membri elettivi. La Camera dei deputati avrà 400 parlamentari (anziché 630); il Senato della Repubblica avrà 200 membri (anziché 315), oltre ai senatori a vita di nomina presidenziale (che potranno essere al massimo cinque, venendo così codificata l'interpretazione più restrittiva del previgente articolo 59) e agli ex presidenti della Repubblica.

Il 18 maggio 2018 il Movimento 5 Stelle e la Lega hanno sottoscritto il "Contratto per il governo del cambiamento", dando vita al governo Conte I; l'accordo di governo prevedeva anche una serie di riforme istituzionali, tra cui la "drastica riduzione del numero dei parlamentari: 400 deputati e 200 senatori".[12]

Il successivo governo Conte II, nato nel settembre 2019 dall'accordo di programma tra Movimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali, ha portato avanti la proposta di "riduzione del numero dei parlamentari, avviando contestualmente un percorso per incrementare le opportune garanzie costituzionali e di rappresentanza democratica, assicurando il pluralismo politico e territoriale", anche attraverso una revisione della legge elettorale in caso di esito positivo del referendum.[13]

Testo della riforma

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La legge costituzionale sottoposta ad approvazione referendaria si compone di quattro articoli.

L'articolo 1 modifica l'articolo 56 della Costituzione riducendo il numero dei deputati da 630 a 400. Il numero dei deputati eletti nella circoscrizione Estero passa da 12 a 8.

L'articolo 2 modifica l'articolo 57 della Costituzione riducendo il numero dei senatori elettivi da 315 a 200. Il numero dei senatori eletti nella circoscrizione Estero passa da 6 a 4. Il numero minimo di senatori assegnato a ogni regione si abbassa da 7 a 3. Nel nuovo testo, inoltre, le due province autonome di Trento e Bolzano vengono equiparate alle regioni, assicurandosi tre senatori a testa. Rimangono invece invariati i seggi assegnati al Molise (2) e alla Valle d'Aosta (1).

L'articolo 3 modifica l'articolo 59 della Costituzione chiarendo che il numero massimo di senatori a vita di nomina del Presidente della Repubblica non possa in alcun caso essere superiore a 5. In tal modo viene eliminata l'ambiguità del precedente testo costituzionale in cui il limite di 5 senatori a vita poteva intendersi come limite massimo di senatori a vita presenti in Senato oppure come limite massimo di nomine a disposizione di ciascun Presidente della Repubblica (quest'ultima interpretazione fu seguita dai soli presidenti Sandro Pertini e Francesco Cossiga, che nominarono entrambi 5 senatori a vita, raggiungendo così il massimo di 9 senatori a vita di nomina presidenziale contemporaneamente in carica).

L'articolo 4 disciplina infine l'entrata in vigore delle nuove disposizioni di legge, stabilendo che esse si applicano a decorrere dalla data del primo scioglimento o della prima cessazione delle Camere successivo alla data di entrata in vigore della legge costituzionale, e comunque non prima che siano decorsi 60 giorni dalla predetta data di entrata in vigore.[14]

Iter di approvazione

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Facsimile dell'avviso di indizione del referendum

Di seguito la cronologia dell'iter parlamentare della riforma e dei passaggi formali necessari al referendum:

  • 4 aprile 2018: il senatore Gaetano Quagliariello (FI) presenta il primo progetto di legge S.214;[15] una seconda bozza (S.515) verrà poi presentata, con motivazioni differenti, anche da Roberto Calderoli (Lega) e Gianluca Perilli (M5S),[16] mentre una terza proposta (S.805), anch'essa identica nei contenuti, da Stefano Patuanelli (M5S) e Massimiliano Romeo (Lega).[17]
  • 7 febbraio 2019: il Senato della Repubblica approva il disegno di legge in prima deliberazione con 185 voti favorevoli, 54 contrari e 4 astenuti.[18]
  • 9 maggio 2019: la Camera dei deputati approva il disegno di legge in prima deliberazione con 310 voti favorevoli, 107 voti contrari e 5 astenuti.[19]
  • 11 luglio 2019: il Senato della Repubblica approva il disegno di legge in seconda deliberazione con 180 voti favorevoli e 50 contrari. Hanno votato contro i senatori del Partito Democratico e di Liberi e Uguali, allora opposizione del governo Conte I, mentre quelli di Forza Italia non hanno partecipato al voto.[20] La maggioranza è quindi inferiore ai due terzi dei componenti richiesta dal terzo comma dell'articolo 138 della Costituzione per rendere inammissibili le richieste di referendum.[18]
  • 8 ottobre 2019: la Camera dei deputati approva il disegno di legge in seconda deliberazione con 553 voti favorevoli, 14 voti contrari e 2 astenuti (maggioranza superiore ai due terzi dei componenti). Hanno votato a favore tutti i gruppi parlamentari di maggioranza e opposizione, con l'eccezione di alcune componenti del Gruppo misto.[21]
  • 12 ottobre 2019: la legge costituzionale viene pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 240. Da questo momento partono i tre mesi di tempo affinché un quinto dei membri di una Camera o 500 000 elettori o cinque Consigli regionali possano domandare che si proceda al referendum popolare.[14]
  • 17 ottobre 2019: il Partito Radicale deposita alla Corte di cassazione la richiesta di referendum costituzionale confermativo;[22] dopo tre mesi però i Radicali annunciano di aver raccolto in tutta Italia solo 669 firme, a fronte delle 500 000 firme richieste.[23]
  • 10 gennaio 2020: 71 senatori depositano presso la Corte di Cassazione la richiesta di referendum costituzionale, promossa dai senatori Tommaso Nannicini (PD), Andrea Cangini e Nazario Pagano (FI).
  • 23 gennaio 2020: l'Ufficio centrale per il referendum presso la Corte suprema di cassazione dichiara la richiesta di referendum conforme all'articolo 138 della Costituzione e accerta la legittimità del quesito referendario proposto.[24] Da questo momento il Consiglio dei ministri ha 60 giorni di tempo per fissare la data del referendum che dovrà tenersi tra 50 e 70 giorni dalla fissazione.[25]
  • 27 gennaio 2020: il Consiglio dei ministri fissa la data del referendum al 29 marzo 2020.[26]
  • 28 gennaio 2020: il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella firma il decreto d'indizione del referendum.[27]
  • 5 marzo 2020: il Consiglio dei ministri, in considerazione di quanto disposto con il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 4 marzo 2020, recante misure per il contrasto, il contenimento, l’informazione e la prevenzione sull’intero territorio nazionale del diffondersi della malattia COVID-19 propone al Presidente della Repubblica la revoca del decreto di indizione del referendum per il 29 marzo.[28] Lo stesso giorno il Presidente della Repubblica firma il decreto di revoca dell'indizione del referendum.[29]
  • 17 marzo 2020: viene pubblicato il decreto-legge n. 18/2020 (cosiddetto "Cura Italia"), che con l'art. 81 estende da 60 a 240 giorni (fino al 19 settembre 2020) il termine entro il quale indire il referendum tramite decreto del Presidente della Repubblica.[30]
  • 14 luglio 2020: il Consiglio dei ministri fissa la nuova data del referendum al 20 e 21 settembre 2020.[31]
  • 17 luglio 2020: il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella firma il nuovo decreto d'indizione del referendum.[1]

Richiesta di referendum

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Il referendum sul testo di legge costituzionale approvato dal Parlamento è stato richiesto da 71 senatori, appartenenti a quasi tutti i gruppi parlamentari e partiti, con l'esclusione di Fratelli d'Italia e il gruppo Per le Autonomie (SVP-PATT, UV).

I senatori richiedenti sono stati 71, numero superiore ai 64 senatori corrispondenti a un quinto dei membri del Senato della Repubblica previsto dall'articolo 138 della Costituzione:[32]

Hanno ritirato la propria firma:

Quesito

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Il quesito sottoposto a referendum, come da decreto di indizione del Presidente della Repubblica del 17 luglio 2020, è il seguente:

«Approvate il testo della legge costituzionale concernente "Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari", approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 240 del 12 ottobre 2019?».[1]

Posizioni di partiti e movimenti presenti nei Parlamenti italiano o europeo

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Nella tabella seguente sono elencate le posizioni assunte dai partiti politici rappresentati nel Parlamento italiano e/o nel Parlamento europeo.

Partito Indicazione di voto Fonti
Movimento 5 Stelle    [36][37]
Lega    [38]
Partito Democratico    [39][40]
Fratelli d'Italia    [41]
Union Valdotaine    [42]
Alternativa Popolare    [43]
Cambiamo!    [44]
Identità e Azione    [45]
Patria e Costituzione    [46]
Italexit    [47]
Südtiroler Volkspartei   Indeciso [48]
Italia Viva   Indeciso [49]
Articolo Uno   Indeciso [50]
Forza Italia   Indeciso [51][52]
Sinistra Italiana   No [53]
Azione   No [54]
+Europa   No [36][55]
Partito Socialista Italiano   No [56]
Vox Italia   No [57]
Green Italia   No [58]
Unione di Centro   No [59]
MAIE   No [60]
USEI   No [60]
Centro Democratico   No [61]
Rifondazione Comunista   No [62]
Centristi per l'Europa   No [63]
èViva   No [64]
Noi con l'Italia   No [65]
Democrazia Solidale   No [66]
Sicilia Futura   No [67]

Comitati referendari

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Comitati per il Sì

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  • Comitato per Sì al taglio dei Parlamentari[68]

Comitati per il No

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  • Comitato per il No del referendum sulla riduzione del numero dei Parlamentari[69]
  • Comitato noiNO[70]
  • NOstra - Comitato Giovanile per il No al Referendum Costituzionale[71]
  • 3 Motivi per il No[72]
  • Democratici per il NO[73]

Sondaggi

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Data Rilevatore Committente Campione      No   Indeciso
4 set 2020 Ipsos Corriere della Sera 1 000 71,0 29,0 31,0
4 set 2020 SWG La7 1 000 68-72 28-32 0,0
3 set 2020 Noto sondaggi Quotidiano Nazionale N.D. 65-70 30-35 32,0
3 set 2020 Istituto Ixè Istituto Ixè 1 000 51,3 17,9 30,8
31 ago 2020 Euromedia research La Stampa N.D. 42,0 15,8 41,2
31 ago 2020 Eumetra MR NewsMediaset-TGcom24 618 74,0 10,0 16,0
31 ago 2020 BiDiMedia - 1 661 71,0 29,0 0,0
28 ago 2020 Demos la Repubblica 1 014 82,0 18,0 0,0
25 ago 2020 Winpoll-CISE Il Sole 24 ORE N.D. 66,0 34,0 0,0
17 ago 2020 Archiviato il 20 ottobre 2020 in Internet Archive. Lab2101 Affaritaliani.it 1 000 72,4 27,6 0,0
27 giu 2020 Ipsos Corriere della Sera N.D. 46,0 10,0 24,0
25 feb 2020 Piepoli Patriae-Rai 2 N.D. 81,0 9,0 10,0
13 gen 2020 Demos la Repubblica N.D. 86,0 12,0 2,0
9 ott 2019 Termometro Politico Coffee Break-La7 1 600 49,0 48,7 2,3
30 lug 2019 Termometro Politico Coffee Break-La7 1 700 68,9 30,4 0,7

Operazioni di voto

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Schede del referendum costituzionale

Le operazioni di voto si sono svolte in Italia domenica 20 settembre dalle ore 07:00 alle ore 23:00 e lunedì 21 settembre dalle 7:00 alle 15:00; gli scrutini sono iniziati subito dopo.

I cittadini italiani residenti all'estero che avevano scelto di votare nel proprio paese di residenza[74] hanno votato per corrispondenza nelle settimane precedenti la data del voto in Italia. Lo scrutinio delle schede votate per corrispondenza si è svolto il pomeriggio del 21 settembre, in contemporanea con le schede votate in Italia, nei seggi appositamente allestiti alla Fiera di Roma.

Complessivamente il corpo elettorale ammontava a 50 955 950 cittadini, di cui 46 418 642 residenti in Italia o residenti all'estero che hanno optato per il voto in Italia e 4 537 308 residenti all'estero o situati temporaneamente all'estero che hanno chiesto di votare per corrispondenza.

Rilevazioni dell'affluenza

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Area domenica lunedì
ore 12:00 ore 19:00 ore 23:00 definitiva
  Italia 12,24% 29,68% 39,37% 53,84%
  Estero 23,30%
Totale 51,12%

Risultati

modifica
Scelta
Voti
%
  
17 913 259 69,96
  No
7 691 837 30,04
Totale
25 605 096
100
Schede bianche
218 093
0,84
Schede nulle
227 038
0,87
Votanti
26 050 227
51,12
Elettori
50 955 985

Area Italia

modifica
Scelta
Voti
%
  
17 168 702 69,64
  No
7 484 748 30,36
Totale
24 653 450
100
Schede bianche
210 848
0,84
Schede nulle
128 717
0,52
Votanti
24 993 015
53,84
Elettori
46 418 677

Area estero

modifica
Scelta
Voti
%
  
744 557 78,24
  No
207 089 21,76
Totale
951 646
100
Schede bianche
7 245
0,69
Schede nulle
98 321
9,30
Votanti
1 057 212
23,30
Elettori
4 537 308

Risultati per regione e ripartizione

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Regione No Affluenza
Preferenze % voti val. Preferenze % voti val. Votanti % elettori
  Abruzzo 384 500 73,75% 136 885 26,25% 527 724 50,78%
  Basilicata 169 024 75,84% 53 856 24,16% 226 725 49,83%
  Calabria 521 444 77,53% 151 138 22,47% 686 648 45,21%
  Campania 2 087 311 77,41% 609 290 22,59% 2 772 801 61,01%
  Emilia-Romagna 1 273 585 69,55% 557 716 30,45% 1 843 160 55,37%
  Friuli-Venezia Giulia 281 042 59,57% 190 743 40,43% 475 312 50,22%
  Lazio 1 307 304 65,86% 677 693 34,14% 1 999 446 45,68%
  Liguria 450 354 63,78% 255 804 36,22% 716 525 59,17%
  Lombardia 2 609 614 68,12% 1 221 140 31,88% 3 856 588 51,36%
  Marche 533 479 69,19% 237 569 30,81% 782 889 66,39%
  Molise 93 178 79,89% 23 456 20,11% 118 155 47,52%
  Piemonte 1 172 338 68,42% 541 183 31,58% 1 728 133 51,55%
  Puglia 1 477 164 75,22% 486 614 24,78% 2 010 849 61,91%
  Sardegna 322 200 66,84% 159 843 33,16% 484 661 35,71%
  Sicilia 1 055 351 75,88% 335 397 24,12% 1 400 512 35,39%
  Toscana 1 216 952 65,96% 627 949 34,04% 1 870 237 65,89%
  Trentino-Alto Adige 390 490 70,88% 160 389 29,12% 571 972 70,96%
  Umbria 221 989 68,72% 101 062 31,28% 325 319 48,75%
  Valle d'Aosta 48 165 67,96% 22 708 32,04% 72 709 73,44%
  Veneto 1 553 218 62,44% 934 313 37,56% 2 522 650 67,55%
  Totale Italia 17 168 702 69,64% 7 484 748 30,36% 24 933 015 53,84%
Europa 422 616 80,07% 105 168 19,93% 572 640 23,39%
America meridionale 226 522 74,19% 78 819 25,81% 347 492 23,95%
America settentrionale e centrale 62 644 81,07% 14 632 18,93% 89 621 22,49%
Africa, Asia, Oceania e Antartide 32 775 79,46% 8 470 20,54% 47 459 19,75%
  Totale Estero 744 557 78,24% 207 089 21,76% 1 057 212 23,30%
Totale 17 913 259 69,96% 7 691 837 30,04% 26 050 227 51,12%

Conseguenze giuridiche del voto

modifica

A seguito della larga approvazione del quesito referendario, il 19 ottobre 2020 il Presidente della Repubblica ha promulgato la legge costituzionale n. 1/2020, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 261 del 21 ottobre[75] ed entrata in vigore il 5 novembre 2020. La disposizione di modifica dell'articolo 59 della Costituzione, che cristallizza il limite della coesistenza di cinque senatori a vita tra quelli di nomina presidenziale, ha trovato immediata applicazione. Invece, ai sensi dell'articolo 4 della riforma, le disposizioni di modifica degli articoli 56 e 57 (concernenti il numero dei parlamentari) si sarebbero applicate a partire dal primo scioglimento delle Camere non anteriore al 4 gennaio 2021 (sessantesimo giorno successivo all'entrata in vigore della legge di revisione costituzionale).

La riduzione del numero dei parlamentari è quindi divenuta effettiva nel 2022, a seguito dell'elezione (25 settembre) e insediamento (13 ottobre) della XIX legislatura.

  1. ^ a b c DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 17 luglio 2020 Indizione del referendum popolare confermativo relativo all'approvazione del testo della legge costituzionale recante «modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari», approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 240 del 12 ottobre 2019., in Gazzetta Ufficiale. URL consultato il 18 luglio 2020.
  2. ^ Referendum sul taglio delle Camere: sospesa la data, si va verso il rinvio, in Corriere della Sera, 5 marzo 2020.
  3. ^ Taglio parlamentari, da Cdm ok referendum il 20 e 21 settembre, in Adnkronos, 15 luglio 2020.
  4. ^ a b Costituzione della Repubblica Italiana, articolo 138
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