The Pirate Bay

sito svedese che ospita file torrent

The Pirate Bay (TPB) è un sito di file sharing basato sul protocollo di condivisione BitTorrent. È nato in Svezia ed è stato creato da Gottfrid Svartholm, Fredrik Neij e Peter Sunde.

The Pirate Bay
sito web
Logo
Logo
URLthepiratebay.org
Tipo di sitoIndice di file torrent, fornitore di Magnet link
LinguaInglese, svedese, nynorsk, bokmål, danese, finlandese, islandese, tedesco, olandese, italiano, spagnolo, portoghese, francese, portoghese brasiliano, polacco, ungherese, greco, turco, russo, slovacco, catalano, ebraico, giapponese, bulgaro, estone, arabo, serbo, cinese, ceco, sloveno, ucraino, malese, bengali, albanese e croato
Registrazionefacoltativa
CommercialeNo
ProprietarioGottfrid Svartholm
Creato daFredrik Neij
Peter Sunde
Gottfrid Svartholm
Lancio21 novembre 2003[1]
FatturatoPubblicità, donazioni, vendita di gadget
Stato attualeattivo
SloganThe galaxy's most resilient BitTorrent site

The Pirate Bay si autodefinisce come «Il sito BitTorrent più resiliente al mondo»[2] (a partire dal 2012, "Il più resistente della galassia..."[3]) ed è attualmente classificato come il 75° sito più visitato al mondo e il 13° in Svezia secondo Alexa Internet,[4] ha più di 5 milioni di utenti registrati e, dal 2011, ospita più di 3,5 milioni di file torrent.[5] Secondo il Los Angeles Times, The Pirate Bay è il più grande mediatore al mondo di download illegali e "il membro più visibile di un crescente movimento internazionale anti-copyright o pro pirateria".[6] Il sito non è stato accessibile dal 9 dicembre 2014 a causa del sequestro dei server da parte della polizia svedese. In quella data, sul sito è comparso un contatore che segnava come data di ritorno online il primo febbraio 2015; il primo febbraio, come preannunciato, il sito torna online.

Caratteristiche del sito web

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The Pirate Bay permette agli utenti di cercare i link magnet, (utilizzati per fare riferimento a risorse disponibili per il download via peer-to-peer) che, quando vengono aperti in un client BitTorrent, cominciano a scaricare il contenuto desiderato. (In origine,[7] The Pirate Bay permise agli utenti di scaricare file BitTorrent (torrent), che sono piccoli file che contengono i metadata necessari per scaricare i file da altri utenti). I torrent sono organizzati in categorie: "Audio", "Video", "Applicazioni", "Giochi", "Porno" e "Altro".[8] Normalmente la categoria "Porno" è visibile solo per gli utenti registrati e gli utenti loggati che selezionano l'opzione "mostra torrent pornografici" nella pagina delle loro impostazioni. Tuttavia al momento non è necessario il login, consentendo agli utenti non registrati di cercare il contenuto, ma non navigarci.[9] La registrazione richiede un indirizzo email ed è gratuita; gli utenti registrati possono commentare sui vari torrent e caricarne di propri.

The Pirate Bay accetta donazioni tramite Bitcoin[10] e Litecoin[11].

Nascita - 2003

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Inizialmente fondato nel novembre 2003 dall'organizzazione anti-copyright svedese Piratbyrån (Il Partito Pirata), The Pirate Bay è stato gestito come un'organizzazione separata dall'ottobre 2004. The Pirate Bay fu gestito prima da Gottfrid Svartholm e Fredrik Neij, che sono conosciuti con i loro nickname "anakata" e "TiAMO", rispettivamente. Sono stati entrambi accusati di "aiutare a rendere disponibili contenuti protetti da copyright" dalla Motion Picture Association of America. Il 31 maggio 2006, i server del sito web a Stoccolma furono perquisiti e portati via dalla polizia svedese, causando tre giorni di inattività[12]. The Pirate Bay è stato coinvolto in una serie di cause, sia come querelante che come imputato. Il 17 aprile 2009, Peter Sunde, Fredrik Neij, Gottfrid Svartholm e Carl Lundström furono giudicati colpevoli di assistenza alla violazione del copyright e condannati ad un anno di reclusione e al pagamento di una multa di 32 milioni di corone svedesi (circa 4.200.000 dollari; 2.800.000 sterline; o 3.100.000 Euro), dopo un processo di 9 giorni. Gli imputati presentarono ricorso contro il verdetto e il giudice fu accusato di parzialità[13]. Il 26 novembre 2010, la corte d'appello confermò il verdetto, diminuendo le pene detentive originali, ma aumentando la multa a 46 milioni di corone svedesi[14]. Il 17 maggio 2010, a causa di un'ingiunzione contro il loro fornitore di banda, il sito fu messo offline[15]. L'accesso al sito fu successivamente ripristinato con messaggio che prendeva in giro l'ingiunzione sulla loro pagina principale. Il 23 giugno 2010 il gruppo del Partito Pirata si sciolse a causa della morte di Ibi Kopimi Botani, un membro di spicco e cofondatore del gruppo[16]. Sebbene sia stato inizialmente riportato che il sito opera sotto gli auspici della Chiesa missionaria del copimismo[17], Isak Gerson, fondatore della chiesa, ha negato ogni rapporto tra le due organizzazioni[18].

Processo a The Pirate Bay 2006

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Processo a The Pirate Bay.
 
Dimostranti a favore di TPB protestano davanti agli uffici temporanei della corte distrettuale di Stoccolma il primo giorno del processo

Il 17 aprile 2009 i quattro responsabili di Pirate Bay sono stati condannati a un anno di prigione per complicità nella violazione di diritti d'autore. Lo ha reso noto un tribunale di Stoccolma. "Il tribunale di Stoccolma ha oggi condannato le quattro persone che erano processate per complicità in violazione della legge sul diritto d'autore. Il tribunale ha deciso di condannare ciascuno di loro ad un anno di carcere", precisa la corte in un comunicato. Il tribunale ha condannato Fredrik Neij, 30 anni, Gottfrid Svartholm, 24 anni e Peter Sunde, 30 anni, fondatori di Pirate Bay, e Carl Lundström, 48 anni, accusato di avere investito nel sito. I quattro sono stati condannati anche a versare 32 milioni di corone (2,7 milioni di euro) di danni e interessi all'industria discografica, cinematografica e dei videogiochi, che reclamavano 117 milioni di corone a titolo di mancati guadagni.

La condanna è stata conforme alle richieste del procuratore che aveva pronunciato la sua requisitoria il 2 marzo 2009. Il processo, durato tre settimane, è considerato come uno dei più importanti contro la pirateria informatica[19]. I legali dei quattro imputati sono ricorsi in appello[20]. Pochi giorni dopo la sentenza, l'emittente radiofonica Sveriges Radio ha rivelato che il giudice Tomas Norström era affiliato a diverse associazioni pro-copyright, tra le quali una a cui appartengono i legali dei titolari di copyright che erano parte attrice nel processo contro The Pirate Bay. La sentenza di appello emessa il 26 novembre 2010 ha confermato il verdetto, diminuendo però la pena carceraria (dieci mesi per Neij, otto per Sunde e quattro per Lundström), sebbene la pena pecuniaria sia aumentata a 46 milioni di corone.

Il 1º febbraio 2012 la Suprema Corte svedese ha respinto l'ultima richiesta di appello, ingiungendo al sito di spostarsi dal dominio thepiratebay.org a quello svedese thepiratebay.se, in modo da riportare il sito sotto la giurisdizione svedese e prevenire un eventuale intervento delle autorità statunitensi.

Incursione della polizia del 2014

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Il 10 dicembre 2014 avviene una nuova incursione della polizia che ne confisca i server e costringe The Pirate Bay ad alcuni mesi di stop.

2017 ad oggi

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Il 14 giugno 2017 a seguito dell'ingiunzione della fondazione olandese Stichting Brein nei confronti di Ziggo e XS4ALL di bloccare i domini e gli indirizzi ip di The Pirate Bay, Corte dell'Unione Europea emette una sentenza che stabilisce che: "la fornitura e la gestione di una piattaforma di condivisione online di opere protette quale è The Pirate Bay, possono costituire una violazione del diritto d'autore anche se le opere sono messe online da utenti della piattaforma di condivisione". Ad oggi il sito è ancora attivo[21].

 
La schermata visibile agli utenti italiani al posto dei contenuti del sito.

Blocchi del sito

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La mattina del 24 agosto 2009, per ordine della corte svedese, il sito è stato disconnesso. Tuttavia la sera dello stesso giorno il sito è tornato nuovamente online.

 
Il Principato di Sealand

In seguito il sito (che era ospitato da un provider tedesco) è stato reso inaccessibile in tutto il mondo, anche se secondo gli osservatori non sarebbe rimasto offline per molto tempo[22]. Infatti, dopo solo venti ore il sito è tornato online, grazie alla banda fornita dal Partito Pirata[23] che diventa il suo ISP.

Il 12 settembre 2012, dopo essere stato estradato dalla Cambogia per la Svezia, il cofondatore Gottfrid Svartholm viene arrestato. Lo stesso giorno Google decide di togliere dalla funzione Instant i risultati di ricerche che riconducono a Pirate Bay.

Il 30 aprile 2013 il sito si è spostato sul dominio di primo livello .sx.[24]

Il 10 dicembre 2013 il sito si è spostato sul dominio di primo livello .ac.[25]

Il 12 dicembre 2013 il sito si è spostato sul dominio di primo livello .pe.[26]

Il 18 dicembre 2013 il sito si è spostato sul dominio di primo livello .gy.[27]

Il 19 dicembre 2013 il sito si è spostato nuovamente sul dominio di primo livello .se (www.thepiratebay.se).[28]

Il 9 dicembre 2014 i server del sito sono stati requisiti dalla polizia svedese.[29]

Il 1º febbraio 2015 il sito è stato riaperto, utilizzando copie di backup del precedente sito.

Il 2 febbraio 2015 il sito si è spostato sul dominio di primo livello .ac (https://web.archive.org/web/20131211023225/http://thepiratebay.ac/).[30]

Al 22 maggio 2015 i domini su cui si appoggia Pirate Bay sono:

  • www.thepiratebay.org
  • www.thepiratebay.se
  • www.thepiratebay.am
  • www.thepiratebay.gd
  • www.thepiratebay.gs
  • www.thepiratebay.la
  • www.thepiratebay.mn
  • www.thepiratebay.vg

Blocco del portale in Italia

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Il 10 agosto 2008 The Pirate Bay ha annunciato che i provider italiani hanno bloccato l'accesso al sito su ordine del sostituto procuratore di Bergamo Mancusi[31][32]; il sito ha prontamente costruito un nuovo dominio[33] al fine di ristabilire la raggiungibilità da parte degli utenti italiani. Il 24 settembre 2008 il Tribunale di Bergamo ha accolto il ricorso degli avvocati di The Pirate Bay Giovanni Battista Gallus e Francesco Paolo Micozzi[34] e revocato il provvedimento di sequestro preventivo[35]. The Pirate Bay non è più accessibile direttamente dall'Italia, utilizzando l'indirizzo principale, dal 10 febbraio 2010. Il Tribunale del Riesame di Bergamo ha revisionato il provvedimento di sequestro dell'agosto 2008.

Tale iniziativa giudiziaria ha suscitato molti dubbi da parte di esperti di Internet come Marco Calamari[36] e avvocati come Daniele Minotti[37] che in generale ravvisano nel provvedimento un'incompetenza territoriale della magistratura italiana nell'iscrivere nel registro degli indagati di un tribunale italiano quattro cittadini svedesi, residenti all'estero, che non hanno mai messo piede in Italia e che non hanno né server né domini né connettività sul territorio italiano: sostengono quindi, ai sensi degli accordi di Diritto Internazionale che se deve esserci un processo questo deve svolgersi in Svezia secondo le leggi svedesi e da parte di tribunali svedesi, e non in Italia secondo leggi italiane. Inoltre, il provvedimento di blocco utilizzerebbe un'infrastruttura creata ad hoc solo per oscurare siti di pedopornografia e non di violazione di copyright e che, in ogni caso, proprio la legge sul commercio elettronico citata dal PM Mancusi nel provvedimento di sequestro prevederebbe esplicitamente l'impunibilità dell'intermediario (hosting o service provider).

L'8 febbraio 2010, il Nucleo polizia tributaria della Guardia di Finanza di Bergamo iniziò l'esecuzione delle notifiche per l'oscuramento del sito agli Internet provider italiani, che dovevano inibire gli accessi dall'Italia.

Il 18 ottobre 2013, ancora il Nucleo polizia tributaria della Guardia di Finanza di Bergamo iniziò l'esecuzione delle operazioni per l'oscuramento del portale, dopo le numerose pressione della FIMI. L'accesso è stato inibito filtrando tutto il blocco di ip 194.71.107.0/24[38] e non solo il dominio.

Gli accessi restano comunque possibili utilizzando PirateBrowser, il browser ufficiale rilasciato da The Pirate Bay e basato su Firefox e TOR, oppure utilizzando un servizio DNS come Google Public DNS o OpenDNS.[39]

PRQ Hosting

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The Pirate Bay fu ospitato per diversi anni da PRQ, una società con sede in Svezia, di proprietà dei creatori di TPB Gottfrid Svartholm e Fredrik Neij.[40] Di PRQ si dice che fornisce "un servizio di hosting altamente sicuro, dove nessuna domanda viene chiesta ai suoi clienti."[41] Serious Tubes Networks sta attualmente fornendo la connettività di rete a The Pirate Bay.[42]

Progetti

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Sealand

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Nel 2006 i componenti di The Pirate Bay avevano annunciato di avere l'intenzione di comprare il principato di Sealand, messo in vendita dal proprietario, per poterne fare un baluardo del p2p libero e legale ma l'anno successivo hanno dovuto rinunciare all'acquisto e ora sono in cerca di un luogo alternativo.

 
Poster di Steal This Film usato come logo da TPB

Steal This film

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Steal This Film, (in italiano "Ruba questo film") è il titolo del documentario prodotto da The Pirate Bay contro la proprietà intellettuale e in opposizione alla campagna antipirateria presente al cinema e nei DVD originali. Il film è scaricabile liberamente dal sito di The Pirate Bay. Vi è una versione nella sola lingua inglese, ma nel sito sono disponibili versioni non ufficiali del documentario sottotitolate in italiano.

Playable

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Nel maggio 2007 The Pirate Bay ha annunciato di voler creare un portale, di nome Playable, dove si potrà scaricare liberamente opere protette da diritto d'autore, a un prezzo mensile scelto liberamente dall'utente[43].

The Video Bay

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«Lo "YouTube" che non ha paura del copyright»

The Video Bay è il nuovo portale in fase di creazione da parte di The Pirate Bay in alternativa a YouTube sulla pubblicazione di video, dove la rimozione dei video sarà decisa dagli iscritti al sito e per cui non basterà una sola denuncia. Questo nuovo sistema si mette in linea con la filosofia di libertà e diffusione libera della cultura di The Pirate Bay[44][45].

Secure P2P

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L'8 novembre 2007 The Pirate Bay ha annunciato il nuovo progetto Secure P2P, ossia un nuovo protocollo da sviluppare a partire da Bit torrent, dando particolare attenzione alle problematiche di sicurezza. Il protocollo si prevedeva completato entro la fine del 2008[46].

BayWords

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BayWords è il sito de La Baia in cui un utente può creare un suo blog per esprimere le sue opinioni le quali non verranno censurate in nome della libertà d'espressione, a patto che non infrangano le leggi svedesi. È basato su WordPress e verrà finanziato con dei banner pubblicitari. Attualmente i blog dal punto di vista della personalizzazione sono ancora a un livello grezzo[47].

Music Bay

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Physible

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Nel gennaio 2012 ha annunciato la nascita della categoria Physible per i file contenenti la descrizione di oggetti tridimensionali da stampare con le stampanti 3D[48][49][50].

Pirate Browser

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A fine 2013 annunciano lo sviluppo di un browser basato sul protocollo Bittorrent e di una rete P2P a cui si collegherà per evitare i blocchi effettuati dai governi di molti paesi[51][52].

Controversie

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Il 15 Settembre 2017 un gruppo di sviluppatori scoprì tra il codice delle pagine del sito un miner silenzioso, il cui scopo era quello di utilizzare la potenza di calcolo delle CPU dei visitatori per generare la criptovaluta "Monero", innescando lamenti e sfiducia da parte degli utenti.[53]

Tale miner portava per tutta la durata di permanenza del sito web ad un aumento del 100% della CPU, andando non solo ad aumentare il consumo energetico, ma anche il calore. Secondo gli admins di ThePirateBay, il miner è stato testato nel sito web come nuova forma di monetizzazione per circa 24 ore, per poi essere prontamente rimosso.

  1. ^ Win Magazine 266, p. 46.
  2. ^ (EN) Eric Pfanner, Swedes charge 4 in case involving copyright infringement of music and films, in International Herald Tribune, 31 gennaio 2008. URL consultato il 1º ottobre 2008 (archiviato il 3 febbraio 2008).
  3. ^ (EN) Megan Garber, The Pirate Bay: 'The Next Step in Copying Will Be Made From Digital Form Into Physical Form', in The Atlantic, 24 gennaio 2012. URL consultato il 28 gennaio 2012 (archiviato il 28 gennaio 2012).
  4. ^ (EN) Thepiratebay.org Site Info, su alexa.com, Alexa Internet. URL consultato il 2 ottobre 2011 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2011).
  5. ^ (EN) The Pirate Bay Welcomes Its 4 Millionth User, su freakbits.com, 9 dicembre 2009. URL consultato il 19 maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 13 dicembre 2009).
  6. ^ (EN) David Sarno, The Internet sure loves its outlaws, in Los Angeles Times, 29 aprile 2007. URL consultato il 3 maggio 2014.
  7. ^ (EN) Jamie Keene, The Pirate Bay set to kill torrent files, keep its service running with magnet links, su theverge.com, The Verge, 13 gennaio 2012. URL consultato il 3 maggio 2014.
  8. ^ (EN) Browse torrents, su thepiratebay.se. URL consultato il 1º febbraio 2009 (archiviato dall'url originale il 10 maggio 2014).
  9. ^ (EN) Browse torrents, su thepiratebay.se. URL consultato il 1º agosto 2010 (archiviato dall'url originale il 10 maggio 2014).
  10. ^ (EN) Ernesto Van Der Sar, The Pirate Bay Now Accepts Bitcoin Donations, su torrentfreak.com, TorrentFreak, 23 aprile 2013. URL consultato il 3 maggio 2014.
  11. ^ (EN) As BitCoins Roll In, The Pirate Bay Adds Support For LiteCoin Donations, su torrentfreak.com, TorrentFreak, 1º maggio 2013. URL consultato il 3 maggio 2014.
  12. ^ (EN) Two years and still going, su thepiratebay.se, 31 maggio 2008. URL consultato il 19 dicembre 2013 (archiviato dall'url originale il 6 febbraio 2012).
  13. ^ (EN) The Pirate Bay Trial: The Official Verdict – Guilty, su torrentfreak.com, TorrentFreak, 17 aprile 2009. URL consultato il 4 maggio 2013 (archiviato il 18 aprile 2009).
  14. ^ (EN) Prison terms of Pirate Bay executives' shortened, Stoccolma, Agence France-Presse, 26 novembre 2010. URL consultato il 26 novembre 2010 (archiviato il 19 dicembre 2011).
  15. ^ (EN) Loek Essers, German Injunction Knocks The Pirate Bay Offline Temporarily, su pcworld.com, PC World, 17 maggio 2010. URL consultato il 3 maggio 2014 (archiviato dall'url originale il 23 giugno 2012).
  16. ^ (EN) Ernesto Van Der Sar, Pirate Bay’s Founding Group ‘Piratbyrån’ Disbands, su torrentfreak.com, TorrentFreak, 23 giugno 2010. URL consultato il 3 maggio 2014.
  17. ^ (EN) Rollo Romig, The First Church of Pirate Bay, in The New Yorker, 12 gennaio 2012. URL consultato il 14 gennaio 2012.
  18. ^ Salvatore Privitera, Kopimismo, il file-sharing in Svezia è una religione vera, su lavika.it, 28 gennaio 2012. URL consultato il 3 maggio 2014 (archiviato dall'url originale il 3 maggio 2014).
  19. ^ Pirate bay, tutti colpevoli, su videoin.eu, 23 aprile 2009. URL consultato il 30 maggio 2009 (archiviato dall'url originale il 20 aprile 2009).
  20. ^ Nicola Battista, The Pirate Bay: condannati i re del peer-to-peer, su mytech.it, Panorama, 17 aprile 2009. URL consultato il 30 maggio 2009 (archiviato dall'url originale il 19 aprile 2009).
  21. ^ Pirate Bay viola i diritti d'autore, dice la giustizia UE, in toms'hw.it, 14 giugno 2017. URL consultato il data = 14 giugno 2017 (archiviato dall'url originale il 14 giugno 2017).
  22. ^ Giorgio Pontico, La Baia è fuori dalla Rete, su punto-informatico.it, Punto Informatico, 17 maggio 2010. URL consultato il 3 maggio 2014.
  23. ^ Mauro Vecchio, Svezia, un porto per la Baia, su punto-informatico.it, Roma, Punto Informatico, 18 maggio 2010.
  24. ^ (EN) Ernesto Van Der Sar, The Pirate Bay Moves to .SX as Prosecutor Files Motion to Seize Domains, su torrentfreak.com, TorrentFreak, 30 aprile 2013. URL consultato il 3 maggio 2014.
  25. ^ (EN) Ernesto Van Der Sar, The Pirate Bay Moves to .AC After Domain Name Seizure, su torrentfreak.com, TorrentFreak, 10 dicembre 2013. URL consultato il 3 maggio 2014.
  26. ^ (EN) Pirate Bay Docks in Peru: New System Will Make Domains Irrelevant, su torrentfreak.com, TorrentFreak, 12 dicembre 2013. URL consultato il 3 maggio 2014.
  27. ^ (EN) Ernesto Van Der Sar, Pirate Bay Moves to Guyana After Domain Suspension, 70 Domains to Go, su torrentfreak.com, TorrentFreak, 18 dicembre 2013. URL consultato il 3 maggio 2014.
  28. ^ (EN) Ernesto Van Der Sar, Pirate Bay Back in Sweden’s Calm Waters After .GY Suspension, su torrentfreak.com, TorrentFreak, 19 dicembre 2013. URL consultato il 3 maggio 2014.
  29. ^ Swedish Police Raid The Pirate Bay, Site Offline, TorrentFreak
  30. ^ Anonymous, WARNING: Old ‘The Pirate Bay’ Back Online, BUT Seized by FBI – Real TPB Website Has New Domain, su anonhq.com, 2 febbraio 2015.
  31. ^ GIP Bergamo, su ictlex.net, ICTLEX, 1º agosto 2008. URL consultato il 3 maggio 2014.
  32. ^ (EN) Fascist state censors Pirate Bay, su thepiratebay.se, 8 ottobre 2008. URL consultato il 19 dicembre 2013 (archiviato dall'url originale l'11 febbraio 2012).
  33. ^ Lo staff del sito ha temporaneamente cambiato i propri indirizzi IP, consentendo ad una parte degli utenti italiani l'accesso al servizio. Un Provider italiano RV89 ha registrato un nuovo dominio http://labaia.net/ Archiviato il 6 gennaio 2011 in Internet Archive. che usando un Proxy fa da tramite tra "Thepiratebay" e il visitatore senza attuare nessuna modifica.
  34. ^ L'Italia sblocca l'accesso a The Pirate Bay, su punto-informatico.it, Punto Informatico, 25 settembre 2009. URL consultato il 3 maggio 2014.
  35. ^ Alessandro Longo, Pirate Bay torna libero in Italia accolto il ricorso degli sito p2p, in La Repubblica, 25 settembre 2008. URL consultato il 3 maggio 2014.
  36. ^ Marco Calamari, Cassandra Crossing/ Pedoterropirati, censurati, su punto-informatico.it, Roma, Punto Informatico, 12 febbraio 2010. URL consultato il 3 maggio 2014.
  37. ^ Oscuramento di siti web, i provider alzano gli scudi, su punto-informatico.it, Roma, Punto Informatico, 27 ottobre 2008. URL consultato il 3 maggio 2014.
  38. ^ Mauro Vecchio, The Pirate Bay, Bergamo colpisce ancora, su punto-informatico.it, Roma, Punto Informatico, 17 ottobre 2013. URL consultato il 3 maggio 2014.
  39. ^ (EN) Come sbloccare The Pirate Bay, su avoidcensorship.org. URL consultato il 17 maggio 2016.
  40. ^ (EN) Tapio Häyhtiö e Jarmo Rinne, Net Working/Networking: Citizen Initiated Internet Politics, Tampere University Press, 2008, p. 344, ISBN 978-951-44-7464-4.
  41. ^ (EN) Dan Goodin, Wikileaks judge gets Pirate Bay treatment, in The Register, 21 febbraio 2008. URL consultato il 3 maggio 2014.
  42. ^ (EN) Ernesto Van Der Sar, Comcast Offers Help to The Pirate Bay, Problems Fixed, su torrentfreak.com, TorrentFreak, 12 maggio 2011. URL consultato il 3 maggio 2014.
  43. ^ Pirate Bay: le major non servono più, su punto-informatico.it, Roma, Punto Informatico, 2 maggio 2007. URL consultato il 3 maggio 2014.
  44. ^ Ma quale YouTube? Pirate Bay presenta The Video Bay, su punto-informatico.it, Roma, Punto Informatico, 21 maggio 2007. URL consultato il 3 maggio 2014.
  45. ^ (EN) The Pirate Bay to Launch YouTube Competitor, su torrentfreak.com, TorrentFreak, 18 maggio 2007. URL consultato il 3 maggio 2014.
  46. ^ Alfonso Maruccia, Pirate Bay rinuncia a BitTorrent, su punto-informatico.it, Roma, Punto Informatico, 8 novembre 2007. URL consultato il 3 maggio 2014.
  47. ^ Gaia Bottà, I blog di Pirate Bay sono inaffondabili, su punto-informatico.it, Roma, Punto Informatico, 18 aprile 2008. URL consultato il 3 maggio 2014.
  48. ^ Evolution: New category., su thepiratebay.se. URL consultato il 19 dicembre 2013 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2013).
  49. ^ (EN) The Pirate Bay Wants You To Really Download A Car, su torrentfreak.com, TorrentFreak, 24 gennaio 2012. URL consultato il 3 maggio 2014.
  50. ^ Tiziano Toniutti, Pirate Bay lancia i "Physibles" oggetti reali da stampare in 3d, in la Repubblica, 2 febbraio 2012. URL consultato il 3 maggio 2014.
  51. ^ Martina Pennisi, Pirate Bay al lavoro sul programma anti censura, in Corriere della Sera, 7 gennaio 2014. URL consultato il 3 maggio 2014.
  52. ^ Valerio Porcu, Pirateria: The Pirate Bay diventa impossibile da bloccare, 13 dicembre 2013. URL consultato il 3 maggio 2014 (archiviato dall'url originale il 19 febbraio 2014).
  53. ^ ThePirateBay sfrutta la CPU dei propri utenti con un miner silenzioso - Coiners, in Coiners, 17 settembre 2017. URL consultato il 29 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 30 maggio 2020).

Bibliografia

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Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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