Fonetica
Fonetica
Fonetica
CAPITOLO 1
1.1 Fonetica e scienza del linguaggio
La fonetica (dal greco phon, "voce, suono") la scienza che studia la voce o i suoni prodotti e
percepiti dagli esseri umani per comunicare verbalmente.
Idealmente, il processo comunicativo audioverbale si articola in tre fasi:
1) ideazione e produzione del messaggio
2) trasmissione del messaggio in un mezzo
3) ricezione e interpretazione del messaggio.
La fonetica va dal momento in cui gli organi del parlante si mettono in movimento a quello in cui
l'orecchio dell'ascoltatore ha trasformato gli impulsi meccanici in impulsi nervosi. In senso pi
ampio, essa non pu non considerare che a monte della produzione fonica e a valle della percezione
uditiva esiste una complessa attivit neuropsicologica e cognitiva.
continuum in cui non solo a volte molto difficile individuare i confini tra i singoli foni e le singole
parole, ma in cui si osserva anche come la realizzazione dei foni sia sempre molto variabile, e come
essi si influenzino a vicenda.
L'analisi fonetica mostra infine come la prosodia, cio l'insieme dei fenomeni come pause,
variazioni di velocit dell'eloquio, variazioni di altezza e di volume, svolga un ruolo
importantissimo nella scansione del messaggio, mentre la scrittura da della prosodia solo una
rappresentazione parziale e sommaria.
[1.3.2] Iperarticolazione e ipoarticolazione
I suoni che produciamo quando parliamo, e che i nostri interlocutori percepiscono, possono essere
prodotti e percepiti in condizioni profondamente diverse.
La qualit articolatoria, fisica e percettiva dei suoni che vendono prodotti pu variare nelle varie
situazioni: il parlato pi accurato e scandito viene detto iperarticolato, quello pi informale e
trascurato viene detto ipoarticolato.
Il parlato iperarticolato, al contrario dell'altro, richiede a chi parla molto lavoro, molta attenzione e
molto controllo ma di pi facile interpretazione per chi ascolta.
Ogni parlante sceglie (+ o consapevolmente) il livello di articolazione che giudica pi adeguato
alla situazione in cui si trova a parlare: se ritiene che il suo interlocutore abbia gi informazioni su
quello che gli vuole dire, sceglier una forma tendente alla ipoarticolazione, assumendo che
l'ascoltatore, nell'interpretare il messaggio foneticamente povero, ricorra a informazioni esterne
come mimica e gesti.
CAPITOLO 2
[2.1.1] Gli alfabeti storici e gli alfabeti fonetici
In una rappresentazione scritta della fonetica, indispensabile far ricorso a qualche notazione
grafica dei foni di cui si parla, cio ad una trascrizione.
I segni alfabetici in uso ormai per tutte le lingue occidentali e per numerose lingue dell'Asia e
dell'Africa, rappresentano un tentativo di rendere graficamente i suoni delle varie lingue.
Ma anche lingue che usano uno stesso alfabeto assegnano molto spesso agli stessi simboli
alfabetici, o lettere, valori diversi (una causa dell'incongruenza che l'alfabeto ideato per una lingua
[quello latino] viene poi usato e adattato anche ad altra lingue; un'altra il fatto che mentre
l'ortografia tendenzialmente stabile nel tempo, la lingua parlata subisce molte mutazioni).
Inoltre, anche all'interno di una singola lingua si danno molto spesso casi di non regolare
corrispondenza tra foni e lettere. In italiano, ad esempio, in quasi, casa, chino ad uno stesso fono
iniziale corrispondono tre diverse grafie ( q, c, ch), mentre in cena e cassa a stessa grafia
corrispondono due diversi foni. Per questi motivi, i linguisti hanno fatto ricorso a sistemi di
trascrizione dei foni basati su un principio di corrispondenza regolare tra foni e segni grafici. Un
alfabeto fonetico assegna univocamente a ciascun fono uno e un solo simbolo.
L'alfabeto fonetico pi diffuso il cosiddetto Alfabeto Fonetico Internazionale, indicato con la
sigla francese API (Association Phontique Internationale) o con quella inglese IPA (International
Phonetic Association) dal nome dell'organismo che l'ha proposto alla fine del XIX sec.
[2.1.2] La trascrizione fonetica
La trascrizione fonetica un'operazione consistente nel rappresentare per iscritto la forma fonica di
una parola. Lo scopo di una trascrizione fonetica pu essere prescrittivo, come accade nei
dizionari, dove accanto ad ogni lemma riportata la sua trascrizione secondo la pronuncia standard.
Oppure lo scopo pu essere descrittivo, come accade quando si debba annotare graficamente il
comportamento fonico di un parlante oggetto di una indagine linguistica.
Una trascrizione fonetica rappresenta sempre una certa astrazione, o una semplificazione dei dati.
Infatti la realt fonica costituita da una infinita variet di possibili realizzazioni, mentre qualunque
sistema grafico deve comprendere un numero ridotto di simboli, eventualmente per arricchito da
segni diacritici posti accanto, sopra o sotto i simboli per specificare meglio il valore fonetico.
Il grado di questa semplificazione arbitrario: pu essere ricca di dettagli ( trascrizione stretta)
oppure pi approssimativa ( trascrizione larga).
c) la laringe, che costituisce il proseguimento superiore del tubo della trachea. Al suo interno
essa presenta due pliche, rivestite di mucosa, dette pliche vocali (le "corde vocali"). Le
pliche durante la normale respirazione silente restano separate; quando per i piccoli
muscoli vocali che si trovano all'interno delle pliche si contraggono, queste occludono
parzialmente o totalmente il passaggio dell'aria; la parte della laringe che comprende le
pliche detta anche glottide e lo spazio che le separa detto rima glottidale.
d) proseguendo nel percorso verso l'esterno l'aria passa dalla laringe alla faringe.
e) In corrispondenza della parte pi alta della faringe (rinofaringe) si trova il velo palatino (o
palato molle), organo muscolare che separa la rinofaringe dalla cavit orale.
f) l' ugola
g) la cavit orale nel suo complesso, che va dal velo del palato alle labbra.
h) la lingua, il pi mobile fra gli organi che partecipano alla fonazione. La parte posteriore,
detta radice attaccata alla base del cavo orale, vi poi il dorso, la parte centrale, all'altezza
del velo palatino e del palato, e la punta o apice, l'estremit libero, a contatto coi denti.
i) il palato duro (il palato) a cupola ossea, rivestita di mucosa, che sovrasta la cavit orale
separandola dalle cavit nasali.
j) gli alveoli dei denti, leggeri rigonfiamenti dove le radici degli incisivi sollevano la mucosa.
k) i denti, fra cui quelli direttamente coinvolti sono solo gli incisivi
l) le labbra
m) le cavit nasali (destra e sinistra, separate dal setto nasale)
Gli organi fonatori si dividono in organi mobili e organi fissi, a seconda che intervengano nella
fonazione con movimenti attivi o solo passivamente, in quanto raggiunti da un organo mobile.
[2.2.2] Fisiologia
Durante la sua uscita, l'aria incontra lungo il percorso uno o pi ostacoli, cio dei restringimenti
parziali oppure delle occlusioni complete del canale che attraversa. E' proprio l'incontro tra il flusso
dell'aria espiratoria e questi ostacoli a produrre il suono tipico di ciascun fono.
[2.2.3] Il meccanismo laringeo
Un primo ostacolo sul percorso pu trovarsi nella laringe, al livello delle pliche vocali.
Quando l'aria espiratoria, che i polmoni continuano a spingere verso l'esterno, si viene ad
accumulare a ridosso dell'ostacolo costituito dalle pliche vocali combacianti aumenta la pressione
subglottidale. Si crea cos un contrasto tra due forze opposte: la tensione muscolare, e la pressione
subglottidale, che cerca di aprire la strada al passaggio dell'aria.
Quando questa pressione diventa pi forte della tensione muscolare, l'aria forza l'ostacolo e procede
verso l'esterno. A questo punto la forza muscolare torna ad avere il sopravvento e le pliche si
riuniscono, ed il ciclo ricomincia. Ciascun ciclo dura, mediamente, circa 5 millisecondi per le voci
femminili e 10 ms per quelle maschili.
La successione dei cicli di apertura e chiusura della glottide viene chiamata meccanismo laringeo,
oppure, pi impropriamente, vibrazione delle pliche vocali.
Nel corso della fonazione il meccanismo laringeo si attiva solo per la produzione di alcuni tipi di
foni, mentre resta inattivo in altri. I foni in cui il meccanismo laringeo attivo sono detti sonori,
quelli in cui le restano rilasciate e inattive (nessuna vibrazione laringea) sono detti sordi.
La laringe si attiva anche con atteggiamenti delle pliche intermedi tra la totale apertura e la totale
chiusura. In particolare nel mormorio, in cui le pliche sono tenute insieme debolmente e solo nella
porzione anteriore, in modo che posteriormente l'aria passi e anteriormente vibrino in modo debole.
Il bisbiglio,in cui pure resta un passaggio per l'aria posteriormente, mentre anteriormente le pliche
sono serrate con molta forza e quindi non vibrano.
Altre modalit di fonazione
Nel descrivere i meccanismi di produzione dei foni, si detto che in tutti i casi necessario un
flusso d'aria espiratoria; in effetti, questa modalit di fonazione, detta egressiva, di gran lunga la
pi diffusa. Tuttavia, ci sono lingue che usano anche altri meccanismi.
Uno di questi quello ingressivo, che agisce sul flusso d'aria inspiratoria. In it, capita ad esempio
quando per la fretta continuiamo a parlare anche mentre riprendiamo fiato.
Un'altra modalit di fonazione quella avulsiva, completamente indipendente dalla respirazione.
Un esempio di questi foni, detti anche clicks, sono lo schiocco della lingua per dire "no", il suon di
un bacio mandato da lontano, ecc. Sono usati sistematicamente in numerose lingue africane.
Quando due vocali si trovano all'interno della stessa sillaba costituiscono un dittongo ( pau-sa,
lai-co). Sono escluse da questa definizione le sequenze tipo ie-ri, uo-mo, in cui il primo elemento
costituito da consonante approssimante e non da una vocale, e gli iati.
Il vocalismo atono presenta in genere in ogni lingua una diminuzione dei timbri vocalici (in it. le
vocali toniche sono 7, le atone 5), e una loro minore definizione (sono pi brevi, pi centrali e meno
intense delle corrispondenti toniche.
[2.3.2] Consonanti
Nel caso delle consonanti, l'aria espiratoria incontra sempre lungo il suo percorso un ostacolo
parziale o totale. Inoltre, mentre le vocali sono sonore (vibrazione delle pliche vocali), le consonanti
si dividono sistematicamente in sonore e sorde.
Possiamo classificare le consonanti in base a tre parametri: 1) Il modo di articolazione, che indica
il tipo di ostacolo che le genera; 2) il luogo di articolazione, che indica quali organi vengono a
creare questo ostacolo; 3) la assenza/presenza di meccanismo laringeo, che indica la natura
rispettivamente sorda o sonora della consonante.
Modi di articolazione
a) occlusivo. L'ostacolo consiste nel blocco total del passaggio dell'aria causato dallo stretto
contatto tra due organi (es; le labbra) o la lingua e il palato. La prima fase, di chiusura totale del
passaggio, detta occlusione; la seconda, con la brusca riapertura dell'occlusione, l' esplosione.
La durata dell'occlusione pu variare, mentre l'esplosione ha sempre una durata brevissima.
b) fricativo (o spirante). L'ostacolo consiste nell'avvicinamento senza contatto di due organi
articolatori, producendo un rumore di frizione. Le consonanti fricative sono continue perch la
sorgente di rumore pu restare attiva per un tempo prolungabile a piacere.
c) affricato. L'ostacolo consiste in una occlusione, ma questa viene rilasciata gradualmente e gli
organi, dopo essersi staccati, restano vicini tra loro, come nel caso delle fricative.
d) nasale Si ha quando nel canale orale si determina un ostacolo e contemporaneamente il velo del
palato resta abbassato, permettendo all'aria di defluire attraverso le cavit nasali. Sono continue.
e) laterale L'ostacolo costituito da una occlusione centrale del canale provocata dalla lingua, che
per consente il passaggio dell'aria lungo i due lati.
f) vibrante (o trillo), L'ostacolo prodotto da una debole occlusione intermittente. Se l'occlusione
si produce una sola volta si ha il modo di articolazione monovibrante. Sono continue.
g) approssimante (o semiconsonantico o semivocalico), E' un modo di articolare di pi incerta
definizione, sul confine tra l'articolazione vocalica e quella consonantica. Sono prodotti con gli
organi articolatori molto ravvicinati, ma non quanto per le fricative. I foni approssimanti, che sono
generalmente sonori, tendono a confondersi con quelli vocalici adiacenti, mentre nei casi di
desonorizzazione, tendono a confondersi con le fricative corrispondenti.
Luoghi di articolazione
Sono i punti dell'apparato fonatorio nei quali si formano gli ostacoli di cui abbiamo parlato.
[ v.tabella ]
Nella catena parlata gli effetti della coarticolazione si possono trasmettere si all'indietro
(coarticolazione regressiva), sia in avanti (coarticolazione progressiva) e a distanza di molti foni.
[2.4.2] Fattori periferici e centrali della coarticolazione
Il fenomeno della coarticolazione dovuto all'interazione tra:
a) la funzione neuromotoria del sistema nervoso centrale
b) l'inerzia degli organi articolatori, che non sempre modificano la propria forma e posizione
abbastanza rapidamente per eseguire la corretta sequenza dei movimenti.
Manifestazioni evidenti della coarticolazione sono l' undershoot, cio il mancato raggiungimento
della posizione prevista (il bersaglio) e l' overshoot, ovvero il superamento del bersaglio.
Ma un grande peso nel determinare i fenomeni di coarticolazione va attribuito all'attivit di
programmazione temporale dei comandi neuromotori. Questa infatti deve iniziare mentre ancora
incorso l'esecuzione del segmento o dei segmenti precedenti, e deve tener conto delle loro durate.
[2.4.3] Fenomeni sistematici
1) Quando in una parola sono presenti vocali diverse per apertura, anteriorit o
labializzazione, pu accadere che la tendenza alla riduzione del lavoro articolatorio porti
all'assimilazione (parziale o totale) tra queste vocali. In lingue come il finlandese e il turco esiste l'
armonia vocalica, in base alla quale le vocali di una parola sono tutte anteriori o tutte posteriori
(lingue ugro-finniche), tutte labializzate o tutte non labializzate (turco). In molte lingue germaniche
si determinato il fenomeno storico della metafonesi (o Umlaut) che consiste in una assimilazione
(parziale o totale) della vocale radicale al timbro della vocale del suffisso. [ted falle "io cado", fllst
"tu cadi" dovuto all'antica desinenza ist della seconda persona singolare del verbo].
2) Accade regolarmente che in una sequenza si alternino foni sordi e foni sonori, quindi che
l'attivit laringea sia intermittente Es in ['tonto], per semplificare la programmazione, l'attivit
laringea pu non venir interrotta tra la [n] e a [o] finale (per fare la [t]): il risultato una
sonorizzazione del fono [t] che diventa [d]., eventualmente con una pronuncia mormorata. Si
verificato in molti dialetti italiani centro-meridionali. Viceversa, pu accadere che l'attivit laringea
si interrompa prima del dovuto, anticipando la natura sorda di un fono successivo.
Ai tempi di attivazione del meccanismo laringeo legato un fenomeno noto come VOT, (Voice
Onset Time, "tempo di attacco della sonorit"), particolarmente evidente in inglese e tedesco.
In tedesco, in una sequenza che inizi con una consonante sonora accade regolarmente che l'attivit
laringea non iniziai simultaneamente al costituirsi dell'ostacolo, provocando un effetto di parziale o
totale desonorizzazione della consonante.
Oppure, quando una occlusiva sorda seguita da una vocale, il meccanismo laringeo si attiva
sempre con qualche ritardo dopo la fase di esplosione della consonante, come accade in inglese ad
esempio. Durante questo intervallo si produce una leggera frizione glottidale sorda (detta aspirazione). Nelle trascrizioni accurate viene indicata con un [h]: ing. pen [phen]. Non si produce quando
sono precedute da una fricativa: ing spy [spai].
3) Accade frequentemente che si alternino foni nasali e foni orali: il velo palatino deve
dunque cambiare rapidamente e tempestivamente di posizione. L'esperienza di laboratorio mostra
che in sequenze come cane, vini, mamma, ecc, le vocali adiacenti alle consonanti nasali si
presentano sistematicamente nasalizzate: ['kn], ['vn], ['mmm].
4) In una sequenza possono alternarsi foni labializzati e foni non labializzati, sia consonantici
che vocalici. In questo caso, le labbra, ad esempio in [kostru'ire], si protendono gi con [k] e lo
rimangono almeno fino all'inizio della [i].
5) Nei gruppi consonantici sono frequentissimi gli effetti di coarticolazione. Consonanti a
contatto tra loro tendono ad assimilare il luogo o il modo di articolazione, o ambedue. Es un padre
[um'padre], un gatto [u'gatto], si osserva come la consonante nasale assuma sistematicamente il
luogo di articolazione della consonante seguente.
6) Le consonanti provocano un effetto coarticolatorio sulle vocali immediatamente precedenti e seguenti. Per esempio le [a] di [pa], [ta] e [ka] sono diverse tra loro.
[2.4.4] Fenomeni non sistematici
1) Quando in una sequenza si trovano due o pi foni vocalici a contatto, sia che si tratti di
dittonghi, sia di iati, la lingua deve spostarsi da un punto all'altro del quadrilatero attraversando le
posizioni intermedie. In questo tragitto non c' discontinuit, per questo dal punto di vista
articolatorio andrebbe considerata una vocale lunga variabile. La consuetudine vuole che venga
considerata come la successione di due vocali rappresentate rispettivamente dalla posizione iniziale
e finale della lingua. La trascrizione fonetica segue questa consuetudine. E' particolarmente
evidente nel parlato ipoarticolato, e nel parlato veloce capita anche che l'intera sequenza si riduca
alla sua porzione intermedia. Questo fenomeno detto monottongazione.
2) Nell'articolazione di gruppi di consonanti che abbiano lo stesso luogo di articolazione, ad es
[st] in ['kwesto], gli organi fonatori compiono movimenti brevi e veloci; specie nel parlato
ipoarticolato, alcuni di questi movimenti vengono semplificati od omessi: cos nel gruppo [st] la
lingua non chiude il passaggio in corrispondenza dell'occlusiva e il risultato ['kwesso].
[2.5.4] Intensit
Nel considerare le funzioni linguistiche, quello che conta sono i rapporti tra le intensit dei vari foni
di uno stesso enunciato. Si parla quindi di intensit relativa, e si misurano le differenze di intensit
tra i vari elementi all'interno della stessa sequenza.
A parit di spinta espiratoria, i foni si collocano lungo una scala di intensit (detta scala di sonorit
intrinseca) in funzione del grado di apertura dell'articolazione. Dall'alto in basso: vocali aperte,
vocali via via pi chiuse, approssimanti, vibranti, nasali, laterali, fricative, affricate, occlusive.
[2.5.4] Altezza
Per definizione l'articolazione di ogni fono sonoro prevede la vibrazione delle pliche vocali. Il
numero di cicli di apertura e chiusura della glottide per ogni secondo corrisponde alla frequenza
fondamentale della voce (Fo). Essa determina nell'ascoltatore la sensazione di altezza o acutezza.
L'unit di misura della Fo l' Hertz (Hz). Ciascun parlante ha una sua frequenza media di base.
[2.5.5] La sillaba
Ogni fono si dispone lungo una scala di intensit. Il tracciato di una sequenza quindi una
successione di picchi e di avvallamenti. La sillaba rappresenta un'unit prosodica costituita da uno
o pi foni agglomerati intorno a un picco di intensit.
Ogni sillaba inizia in corrispondenza di un minimo di intensit e termina prima i un minimo
successivo [la divisione in sillabe foniche pu non coincidere con quella tradizionale. Es pos-to e
non po-sto perch il minimo di intensit si trova nella occlusiva].
Tra questi due minimi sempre compreso un picco di intensit detto nucleo sillabico.
La sillaba minima formata dal solo nucleo; quest'ultimo pu essere preceduto da una testa,
formata da una o pi consonanti, e seguito da una coda formata da una consonante o da pi
consonanti.
Una sillaba priva di coda detta sillaba aperta, una che ha coda sillaba chiusa.
Vi sono lingue in cui il nucleo di una sillaba pu essere costituito da una consonante, come la parola
ceca krk "collo". In questo caso la consonante detta sillabica e viene segnalata col segno diacritico
[] sottoscritto.
[2.5.6] L'accento
Le sillabe, e le vocali che contengono, che hanno una prominenza rispetto alle altre si dice che sono
accentate o toniche. L'accento l'insieme delle caratteristiche fonetiche che mettono in rilievo una
sillaba nella sequenza.
1) Una sillaba pu essere messa in rilievo mediante un aumento dell'intensit con cui prodotta.
La sillaba corrispondente al picco di intensit pi elevato chiamata sillaba tonica e la sua
prominenza sulla altre detta accento intensivo. Le sillabe non toniche e le vocali che esse
contengono, sono definite atone. Il simbolo IPA per l'accento ['] e va collocato in alto a sinistra
prima del primo fono della sillaba tonica. papa ['pa:pa], pap [pa'pa]..
E' importante comunque tener presente che le variazioni di intensit sono accompagnate di solito da
contemporanee e parallele variazioni di altezza e di durata della sillaba tonica, per cui si parler
pi esattamente di accento di parola prevalentemente intensivo.
Sequenze di tre o pi sillabe possono presentare anche dei picchi secondari di intensit su sillabe
diverse da quella tonica; si parla perci di accento secondario o sillaba semitonica e il simbolo
IPA corrispondente [] che va posto in basso a sinistra prima della sillaba: [kapostat'tsjo:ne].
In lingue come l'italiano, lo spagnolo, l'inglese e il tedesco l'accento detto libero perch pu
collocarsi in posizioni diverse nella parola, mentre in altre come il francese l'accento detto fisso
perch pu trovarsi solo in una posizione.
2) Una sillaba pu essere prominente perch le sue componenti sonore sono prodotte con una
maggiore frequenza della vibrazione laringea, e quindi con una maggiore altezza. Questo tipo di
prominenza detto accento musicale. Esso presente nelle lingue cosiddette a toni, come il
giapponese e numerose lingue africane. Es. giap: nga "verdura" e nag "nome".
Ci sono inoltre lingue, come il cinese mandarino, in cui tutte le sillabe sono caratterizzate da toni
modulati. In cin. mand. si trovano quattro diversi toni: alto [], ascendente [ ], discendente [ ] , discendenteascendente []. Es [ma] "mamma", [ ma] "lino", [ ma] "ingiuriare" e [ ma] "cavallo".
[2.5.7] L'intonazione
Nel corso della fonazione la frequenza di vibrazione della pliche vocali pu variare in funzione
della dinamica prosodica complessiva dell'enunciato o intonazione. Si osserva una tendenza a una
graduale diminuzione dell'altezza nel corso dell'enunciato, detta declinazione naturale.
Opposizioni come "frase dichiarativa" e "interrogativa" sono rese con diversi andamenti melodici.