Arte Dirigere
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L’ARTE DI DIRIGERE
L’esperienza dei
direttori d’orchestra
Un piano strategico aziendale non vale la carta su cui è stampato senza
Olga Annushkina le capacità esecutive di management e collaboratori. Allo stesso modo, la
è SDA Professor dell’Area
Strategia e Imprenditorialità partitura di una sinfonia non è che un insieme di note mute senza un’or-
della SDA Bocconi.
olga.annushkina@sdabocconi.it chestra guidata da un direttore. In questo articolo viene offerto il resocon-
to puntuale delle principali attività di quattordici direttori d’orchestra di fa-
ma internazionale che hanno raggiunto performance eccellenti nel corso
delle loro carriere. Lo devono alla meticolosa preparazione del lavoro con
l’orchestra e alla definizione di una visione comune chiara e articolata at-
Valeria Marsheva
è flautista. traverso tecniche, affinate nel tempo, di comunicazione e collaborazione
valemars@yahoo.com con le proprie “squadre”. Ci proponiamo di fornire alcuni spunti per mi-
gliorare gli approcci utilizzati nella formulazione e nell’implementazione
di strategie aziendali. L’obiettivo è ispirare manager e imprenditori, auspi-
cando che la lettura dell’articolo venga spesso interrotta dalla domanda:
“Nella nostra azienda lo facciamo?”.
Anna Gryaznova
è professore a contratto di
Organizzazione presso la THE ART OF MANAGEMENT: LESSONS LEARNT FROM ORCHESTRA
Graduate Business School of
Business Administration, CONDUCTORS
Moscow State University. A strategic plan is not worth the paper it is printed on without the execution capa-
anna_griaznova@mail.ru
bilities of the company management and employees. Likewise, a symphony score is
nothing but a set of silent notes without the orchestra guided by its conductor. This
paper offers a detailed map of modus operandi of fourteen internationally distin-
guished orchestra conductors who managed to obtain excellent performance levels
during their careers. Their success is a result of a meticulous preparation of their work
with an orchestra, of a clear and well-structured definition of a common vision, of re-
fined managerial techniques allowing to achieve efficient collaboration and commu-
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nication with their “teams”. In this paper we aim at providing our readers with some
ideas on how to improve their approaches to the formulation and execution of their
companies’ strategies. Our objective was to inspire managers and entrepreneurs, in
the hope that the reading is interrupted from time to time with the question: “And
in our firm, how do we do it?”.
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Il ruolo del direttore varia a seconda della durata del suo impegno con l’orchestra: può
essere di pochi giorni, per i direttori ospiti invitati a dirigere una particolare esecuzio-
ne, oppure di decenni, per i direttori stabili. La molteplicità dei fattori che un direttore
d’orchestra deve tenere in considerazione comprende, per esempio, i diversi livelli pro-
fessionali e artistici dei professori d’orchestra, le tradizioni interpretative delle orche-
stre, ma anche le caratteristiche della sala dove il brano musicale viene eseguito.
“Sale diverse creano musica diversa: l’orchestra è uno strumento che dipende
anche dalla ‘cassa acustica’ nella quale sta suonando.” (Maestro P. Carignani)
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Leadership Leadership
(“fare funzionare” l’organizzazione) (“fare funzionare” l’organizzazione)
Controllo Controllo
(verifica della conformità a obiettivi della qualità dell’esecuzione del
prefissati) brano musicale
stakeholder principali
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La nostra ricerca è basata sull’approccio grounded theory (Bailey 1994), con le seguenti
caratteristiche: a. avvio dello studio empirico senza ipotesi teoriche; b. descrizione pun-
tuale dello studio empirico; c. formulazione delle conclusioni strettamente sulla base
dello studio empirico.
La ricerca è iniziata con la raccolta e l’analisi della letteratura esistente sulla storia delle
orchestre sinfoniche e del mestiere di direttore d’orchestra, sui modelli gestionali e di
leadership utilizzati dagli stessi e sulla gestione strategica delle orchestre sinfoniche.
Dall’analisi della letteratura sono emersi alcuni elementi chiave caratterizzanti l’intera-
zione tra orchestra e direttore che abbiamo utilizzato per costruire un questionario pro-
posto ai direttori d’orchestra durante la parte empirica della ricerca. Le domande del que-
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stionario contenevano una parte “concettuale” e una “fattuale” in quanto i direttori d’or-
chestra intervistati sono stati invitati a illustrare le risposte con esempi o casi concreti.
Il questionario è stato utilizzato per le interviste dirette, di durata variabile tra quaranta
minuti e due ore, nel periodo tra gennaio e marzo 2013. Abbiamo intervistato quattor-
dici direttori d’orchestra di fama internazionale: i Maestri Andrei Alekseev, Nurhan Ar-
man, Matteo Beltrami, Douglas Bostock, Paolo Carignani, Daniele Gatti, Wes Kenney,
Fabio Luisi, Matteo Pagliari, Daniele Rustioni, Ulf Schirmer, Yury Tkachenko, Takuo
Yuasa e Vladimir Ziva (tabella 2). Molti studi hanno già evidenziato l’impatto della cul-
tura nazionale sulle relazioni sociali ed economiche e, in particolare, sui profili della lea-
dership (Gupta, Hanges, Dorfman 2002; Hofstede 1994; Trompenaars 1996), pertanto
abbiamo cercato di ampliare il raggio geografico delle nazionalità dei Maestri che abbia-
mo contattato. I direttori intervistati, infatti, provengono da Italia (sei), Russia (tre), Ar-
menia/Turchia (uno), Regno Unito (uno), USA (uno), Germania (uno), Giappone (uno);
la loro formazione professionale è avvenuta in Italia (sei), Russia (tre), USA (tre), Regno
Unito (due), Turchia (uno), Austria (uno), Germania (uno), Giappone (uno).
Nel corso delle interviste non ci siamo limitate a discutere domande prestabilite, ma
abbiamo lasciato spazio a considerazioni, spiegazioni e concetti emergenti che veniva-
no testati e approfonditi durante incontri successivi. Le interviste sono state trascritte
e codificate in funzione delle principali attività svolte dai direttori d’orchestra: a. prepa-
razione individuale; b. prove; c. concerto. L’analisi dei risultati delle interviste proposta
in questo articolo è illustrata dalle citazioni dirette dei direttori d’orchestra tradotte, ove
necessario, dal russo e dall’inglese, e verificate con gli intervistati.
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La percezione della qualità del proprio lavoro da parte dei professori d’orchestra è in-
fluenzata dal livello di consenso all’interno dell’orchestra, dalle sue dinamiche interne,
dal livello di complessità delle attività, dalle
caratteristiche del brano musicale eseguito
Un direttore d’orchestra non è (Weick, Binkhorst 1977; Weick, Gilfillan,
Keith 1973). L’autorevolezza e la fama del
solo un coordinatore o un dittatore compositore potrebbero influenzare diret-
tamente la qualità dell’esecuzione del bra-
dell’intonazione o degli attacchi no da parte dei musicisti.
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Le prove e il concerto sono preceduti dalla preparazione individuale da parte del di-
rettore e dei professori d’orchestra. Durante una prova o un concerto il rapporto tra
direttore e musicisti si evolve attorno a basi costruite su aspetti formali (la durata e
la tipologia dell’ingaggio del direttore) e su aspetti informali (per esempio, la fiducia
e il rispetto reciproco). Gli aspetti informali tra il direttore e l’orchestra sono anche
il frutto di una comunicazione quotidiana fatta di contenuti, di mezzi e di modalità
(figura 1).
I principali elementi che costituiscono il rapporto tra direttore e orchestra (figura 1) so-
no stati la base del questionario utilizzato per le interviste. Le domande riguardavano i
seguenti quattro temi:
Ω il contesto in cui lavora il direttore d’orchestra (il ruolo del direttore stabile e del di-
rettore ospite, il livello di preparazione dei professori d’orchestra, le differenze tra le
orchestre);
Ω la preparazione individuale e gli obiettivi del direttore d’orchestra;
Ω la natura e le principali dinamiche del rapporto tra il direttore e i professori d’orchestra;
Ω la valutazione dei risultati raggiunti dall’orchestra.
Nella parte successiva dell’articolo presentiamo una sintesi dei principali approcci alla
gestione manageriale dell’orchestra emersi durante le interviste: la flessibilità nei pro-
cessi decisionali, il ruolo e le modalità di preparazione individuale dei direttori d’orche-
stra, la comunicazione degli obiettivi, la consapevolezza del proprio ruolo e la coscien-
za della propria responsabilità come fonte di ispirazione e di motivazione.
FINE COMUNE
Esecuzione della partitura nel miglior modo possibile
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“Quando fermo l’orchestra dopo quindici minuti dall’inizio della prima prova,
ho già individuato, per esempio, sette importanti problemi da risolvere, e decido
istantaneamente di correggerne quattro e di lasciarne altri tre per le prove
successive.” (Maestro N. Arman)
1. 2. 3. 4.
LOGICO-RAZIONALE EURISTICO SPERIMENTALE REATTIVO
1. Sperimentazione
1. Definizione del Prepa- Incu- Stimolo
problema/ razione bazione 2. Selezione migliori idee esterno
obiettivo strategico
3.
IDEA Advancing
by doing Decisione
2. Diagnosi
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4. Decisione e
piano d’azione
5. Implementazione
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“Un musicista che esegue un ‘solo’ propone una sua interpretazione dal punto
di vista del suono e del fraseggio. Un direttore d’orchestra ascolta e, se
l’interpretazione è molto diversa dalla propria, gli chiede di adeguarsi. In alcuni
casi, però, un direttore d’orchestra, ed è un bene che lo faccia, può considerare
l’idea del musicista, e questo significa dargli fiducia, incoraggiarlo, permettergli
di lavorare molto bene.” (Maestro D. Gatti)
“Un direttore d’orchestra deve essere sempre pronto ad essere flessibile. Potrei
avere la mia interpretazione del brano musicale, però se un professore
d’orchestra interpreta la sua parte in modo leggermente diverso, e questa
interpretazione mi ispira, potrei cambiare il piano.” (Maestro D. Bostock)
Per i direttori d’orchestra la necessità di utilizzare tutti e quattro gli approcci contem-
poraneamente rappresenta un lato positivo del loro lavoro, vissuto come una scelta con-
sapevole e, con l’esperienza, come un’abile oscillazione tra l’analisi logica, la scoperta,
la sperimentazione e la reazione immediata agli stimoli esterni.
“I tempi di preparazione variano tra i direttori d’orchestra. Per me, una nuova
sinfonia richiede circa trecento ore di studio per essere memorizzata.”
(Maestro N. Arman)
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Il risultato del lavoro preparatorio consiste nella creazione di una visione d’insieme da
raggiungere con l’orchestra, una visione molto concreta in quanto comprende i dettagli
“tecnici” e “poetico-concettuali” da implementare. La necessità di arrivare molto prepara-
ti al primo appuntamento con l’orchestra è dettata anche dal numero prefissato di prove:
il tempo è una risorsa molto limitata e il direttore d’orchestra deve essere sicuro di otte-
nere il massimo risultato possibile considerando le sue capacità e quelle dell’orchestra.
“Il fattore tempo incide molto sul modo di comunicare: devi programmare il
lavoro nel tempo che hai a disposizione. Se il tempo di lavoro è poco, il
linguaggio sarà sintetico al massimo. Per esempio, se hai cinquanta cose da dire
in cinquanta giorni, le devi dire una alla volta e manterrai viva l’attenzione; se
invece le dici tutte e cinquanta in due giorni, tutti ricorderanno solo i
quarantotto giorni successivi in cui o non hai detto nulla o ti sei ripetuto.”
(Maestro M. Beltrami)
queste abitudini molto utili anche nel mio lavoro da manager: durante le
riunioni, mi permette di fissare obiettivi molto chiari, andare subito al punto ed
evitare lunghe discussioni.” (Maestro U. Schirmer)
“La prima prova è cruciale: l’orchestra decide in un batter d’occhio chi guiderà
chi, e lo fa semplicemente osservando per la prima volta il direttore d’orchestra.”
(Maestro N. Arman)
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“Se nei primi dieci, quindici minuti il direttore d’orchestra non si impossessa
delle menti dei professori d’orchestra, per loro non diventerà mai un leader per i
suoi meriti (non per la sua posizione) e quindi perderà la possibilità di guidare
l’orchestra.” (Maestro Y. Tkachenko)
“La prima prova è molto importante. Dopo i primi cinque minuti – non so
spiegare per quale motivo, può essere il linguaggio del corpo, qualche modo
subliminale nel porsi o parlare – l’orchestra capisce chi ha di fronte, un direttore
collaborativo o arrogante, sicuro di sé o senza idee chiare, sincero o artificiale.”
(Maestro F. Luisi)
La maggior parte dei Maestri intervistati ha sottolineato che l’orchestra riesce sempre
a percepire, a livello intuitivo, la preparazione del direttore d’orchestra dopo tre-cinque
minuti dal primo incontro, ancora prima di iniziare a lavorare. L’ingresso nella sala
prove, la maniera con la quale il direttore d’orchestra saluta il primo violino e altri pro-
fessori d’orchestra e il modo in cui apre la partitura permettono all’orchestra di perce-
pire subito se egli ha una visione chiara che gli permetterà di lavorare e di raggiunge-
re i massimi livelli artistici.
“Sii te stesso, ma resta assolutamente fermo sui tuoi obiettivi. L’obiettivo finale
è fare musica al più alto livello possibile. Il mio ruolo consiste nello stimolare
i professori d’orchestra e ricordare loro perché siamo tutti qui.”
(Maestro D. Rustioni)
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“In ogni caso, la musica ci impone una struttura immediata degli obiettivi.”
(Maestro W. Kenney)
Tuttavia, le KPI non rappresentano una condizione sufficiente per il funzionamento ef-
ficace di un’organizzazione. La conoscenza dello spartito da parte di ogni singolo stru-
mentista non garantisce una rappresentazione armonica o emozionante per il pubbli-
co. Così come è impossibile definire con indicatori di performance il livello di attenzio-
ne verso il cliente da parte del personale di un’azienda, nello stesso modo durante un
concerto le note possono essere suonate correttamente senza creare alcuna “magia”.
Il lavoro preliminare da parte del direttore d’orchestra gli permette di arrivare alla pri-
ma prova con una sua visione della partitura convincente, attraente e comunicabile.
“Il compito del direttore d’orchestra è dare un obiettivo, sì, ma che sia fondato.
Se il suo obiettivo non è fondato sulla partitura e su un modello interpretativo
ben definito, l’orchestra non ci crede e di conseguenza non segue il direttore. E
così non funziona.” (Maestro F. Luisi)
“Le orchestre sinfoniche senza direttore d’orchestra sono come navi senza
capitano: galleggiano, ma non c’è nessuno che le indirizzi o si assuma le
responsabilità. Il direttore d’orchestra è responsabile del lavoro finale e durante
le prove assume il ruolo del pubblico, di una terza parte, ascoltando e valutando
il quadro generale dell’esecuzione.” (Maestro U. Schirmer)
Tutti i direttori d’orchestra intervistati hanno confermato che, se non hanno già effet-
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tuato la prima prova d’orchestra, raramente ricorrono all’uso delle parole per descrive-
re la loro visione della composizione. Le prove iniziano dopo un breve saluto; l’orche-
stra viene fermata di tanto in tanto, il direttore corregge l’esecuzione, portando un pas-
so alla volta i professori d’orchestra verso il risultato finale.
Il possesso di una visione artistica e tecnica precisa del risultato finale permette ai di-
rettori di essere consistenti e chiari nel lavoro con l’orchestra, assicurando autorevolez-
za nella comunicazione. Gli interventi di correzione dell’orchestra si svolgono a un giu-
sto livello di attenzione al dettaglio. Per non scoraggiare o addirittura irritare i profes-
sori d’orchestra, professionisti di altissimo livello, occorre interrompere le prove solo
quando è necessario. La correzione del loro lavoro deve lasciare spazio per la crescita
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personale. Misurare gli interventi serve anche per mantenere alta l’attenzione e l’ener-
gia dell’orchestra.
La visione sonora e concettuale del direttore d’orchestra diventa concreta grazie all’aiu-
to dell’orchestra, che tuttavia non può essere paragonata a uno strumento “suonato” dal
direttore. La tecnica, il carattere delle orchestre, le loro esperienze con altri direttori, ma
anche i modelli interpretativi proposti dai solisti contribuiscono alla costruzione di una
realtà comune, sempre sotto la responsabilità del direttore.
“Il direttore ascolta anche quello che l’orchestra ‘offre’, in particolare i singoli
musicisti durante le frasi eseguite in ‘solo’. Può lasciare spazio affinché i solisti
possano esprimere i loro punti di vista, ma raramente può accadere con gruppi
strumentali più ampi. Spesso, in definitiva, prevale l’opinione del direttore
d’orchestra che ha la responsabilità diretta del risultato finale: le sue idee non
vengono messe in discussione.” (Maestro F. Luisi)
(Maestro M. Beltrami)
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servatori in tutto il mondo preparano musicisti eccellenti: sono pronti a far parte delle
orchestre di primo livello subito dopo il diploma, eppure si ritengono fortunati se rie-
scono a trovare il primo impiego in un’orchestra semiprofessionale.
“Nella nostra orchestra, per ogni singola nuova posizione abbiamo la possibilità
di valutare settanta, ottanta candidati, per alcuni gruppi strumentali come i fiati
anche trecento o quattrocento.” (Maestro N. Arman)
“Il livello tecnico dei professori d’orchestra è molto elevato: oggi i giovani dopo il
conservatorio sono in grado di suonare tutto, di fare parte sin da subito di una
grande orchestra alla pari con gli altri. Il lavoro di un musicista è estremamente
specializzato, all’interno dell’orchestra ognuno di essi ricopre mediamente il
ruolo corrispondente al suo massimo livello tecnico. Durante le prove e i
concerti tutti cercano di dare il meglio, mettendo da parte i raffreddori e
lasciando a casa i problemi personali.” (Maestro F. Luisi)
“Non penso che oggi i professori d’orchestra debbano essere motivati: sono già
motivati proprio perché lavorano in un’orchestra. È importante non
demotivarli.” (Maestro U. Schirmer)
L’elevato livello tecnico e artistico dei professori d’orchestra, da un lato, permette loro
di raggiungere obiettivi musicali complessi e ambiziosi, dall’altro rende la conquista
dell’autorevolezza da parte del direttore ancora più difficile.
“Se un professore può sempre insegnare qualcosa agli studenti grazie al divario
nelle competenze, un direttore d’orchestra si trova a gestire un gruppo di
colleghi.” (Maestro A. Alekseev)
“È incredibile come, solo rendendo partecipi i musicisti, nel giro di pochi minuti
si possa passare da un atteggiamento di leggera ostilità a uno di entusiastica
partecipazione. Occorre dimostrare all’orchestra che si è sicuri che un passaggio
difficile sarà eseguito perfettamente in breve tempo, e che si otterranno risultati
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“Selezionare parole positive (‘fare’ rispetto a ‘non fare’) provoca più facilmente
un cambiamento nei comportamenti. È sempre meglio suggerire qualcosa in
modo appropriato, lasciando lo spazio all’interpretazione.” (Maestro T. Yuasa)
In sintesi, il metodo più efficace consigliato dai direttori d’orchestra per correggere i
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comportamenti e per guidare un gruppo verso l’obiettivo comune consiste nella scel-
ta di un linguaggio di comunicazione positivo. In più, il livello di dettaglio specifica-
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to negli interventi deve lasciare spazio alla responsabilizzazione di ogni membro del-
l’organizzazione.
I DIRITTI
Un errore può capitare anche durante il concerto; in questo caso la maggior parte dei
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avere una giornata negativa. Le ragioni dell’errore possono essere anche oggettive, ed
è importante per il leader assicurarsi che la parte rimanente del lavoro sia eseguita al
massimo livello.
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“Il musicista sa di avere fatto un errore e lo sanno anche gli altri, quindi si
rischia di concentrarsi su uno sbaglio e perdere la concentrazione. Il mio
compito è ristabilire lo spirito dell’esecuzione che è stato abbandonato per
alcuni attimi.” (Maestro D. Gatti)
“Io preferisco chiarire, motivare le ragioni delle mie scelte, soprattutto quando
queste, per un motivo o per l’altro, sono in controtendenza rispetto a una
consuetudine cui l’orchestra è assuefatta.” (Maestro M. Pagliari)
L’organizzazione “ispirata”
Il pieno potenziale dell’orchestra rischia di rimanere dormiente qualora non riceva sti-
moli a livello emotivo che la indirizzino verso la perfezione e la creatività artistica. Nel-
l’Antica Grecia, le Muse sussurravano ai poeti la conoscenza divina e davano loro il lin-
guaggio per esprimere tale conoscenza.
L’ispirazione infonde ai membri di un’organizzazione nuova energia, offre loro un in-
dirizzo per i comportamenti, permette di trascendere gli schemi cognitivi usuali e la
percezione iniziale dei propri limiti e di acquisire come conseguenza nuove capacità
esecutive. L’ispirazione non arriva da un’azione esterna diretta da parte di un altro es-
sere umano, oppure da un atto di volontà interno, ma viene evocata da meccanismi
indiretti ancora poco conosciuti da psicologi e studiosi di leadership (Trash, Elliot
2003).
Il ruolo del direttore d’orchestra è cambiato notevolmente rispetto alla prima metà del
Novecento, il dittatore ha lasciato lo spazio a un coach che lavora su un obiettivo comu-
ne insieme ai colleghi (anche se dalla sua posizione gerarchicamente diversa). Nel cor-
so delle nostre interviste abbiamo cercato di comprendere le azioni dei direttori volte a
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“Il compito del direttore è rendere felici i professori d’orchestra, fare in modo cioè
che siano felici di fare quello che stanno facendo. Esistono molti modi per
raggiungere questo obiettivo. Potete essere duri o forti o gentili – dipende da voi. È
come la bellezza di una donna – la stessa donna non può essere bella per tutti, ci
sono delle preferenze, esiste una ‘chimica’ nella relazione. Lo stesso vale per i
direttori d’orchestra. Un ottimo direttore non può essere adatto a tutte le orchestre.
Il successo per me è un’orchestra felice di rispondere alle mie richieste. Sorridere
alla fine della giornata – questo per me è il successo.” (Maestro T. Yuasa)
“Il direttore deve essere se stesso. Succede che un grande direttore incontri una
grande orchestra e tra di loro non scatti alcuna alchimia artistica.”
(Maestro V. Ziva)
“Il mio obiettivo primario è trasmettere fiducia nelle loro capacità, rassicurarli
sul fatto che possono suonare bene. Rovinare tutto è piuttosto facile: una faccia
arrabbiata e tutti diventano molto tesi.” (Maestro D. Bostock)
“Un leader deve sempre mantenere il livello di concentrazione molto alto, per
assicurare che un alto livello d’energia si trasmetta all’orchestra, magari facendo
qualche volta una battuta. L’approccio varia da paese a paese: in Italia, in Israele,
in Germania le abitudini dei musicisti sono molto diverse in termini di
disciplina, organizzazione, individualità.” (Maestro U. Schirmer)
In terzo luogo, un direttore d’orchestra deve essere consapevole dell’alto livello di mo-
tivazione e di passione per il proprio lavoro dei professori d’orchestra. Affidarsi in mi-
sura eccessiva agli stimoli profusi dal direttore d’orchestra potrebbe creare un effetto
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“I professori d’orchestra devono essere motivati dalla musica. Dico spesso: ‘non
fatelo per me, ma fatelo per il compositore’. È un approccio molto più
produttivo.” (Maestro W. Kenney)
Infine, per assicurare che l’orchestra abbia il livello di coinvolgimento desiderato, il di-
rettore deve essere sinceramente appassionato ed emozionato dal brano al quale si sta
lavorando.
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I professori d’orchestra, come tutti gli esseri umani, apprendono non solo con l’udito
o con la lettura dello spartito (Bandura, Grusec, Menlove 1966) ma anche osservando
e, consciamente o inconsciamente, imitando l’atteggiamento del loro leader.
π π π IMPLICAZIONI MANAGERIALI
In questo articolo ci siamo ripromesse di sottolineare le best practices manageriali di
un mestiere esercitato con eccellenza da alcuni Maestri di fama internazionale. Nel cor-
so delle interviste siamo state colpite dalla molteplicità di idee potenzialmente applica-
bili al mondo del business. In quante organizzazioni il vertice è pienamente consape-
vole di avere la massima e finale responsabilità della performance di tutti i membri?
Quanto viene presa seriamente in considerazione la presenza di un solo membro del-
l’organizzazione “stonato”? Quanto è diffuso nelle aziende di oggi l’orgoglio, coinvol-
gente e motivante, di essere tra i migliori del settore o di fare parte di un progetto uni-
co e vincente?
Nei momenti di forte stress economico il ruolo della persona alla guida di un’impresa
diventa decisivo per trovare vie d’uscita dalle situazioni di crisi in tempi rapidi e con-
vogliando tutte le risorse a disposizione. In molte aziende sfidate dalla recessione e dal-
la crisi strutturale nei loro settori di riferimento il vertice sta dedicando la maggior par-
te del tempo a fermare l’emorragia di liquidità e a rincorrere le emergenze trascuran-
do il suo compito principale: la definizione e l’implementazione della strategia. La no-
stra ricerca riporta quindi l’attenzione dei manager, degli imprenditori e degli aspiran-
ti imprenditori alle fondamenta del loro ruolo, che va oltre l’eccellenza operativa.
Il pieno potenziale economico e competitivo di un’azienda può essere raggiunto solo
quando i top manager si avventurano nella gestione consapevole dello “spazio bianco”,
ovvero del potenziale organizzativo amorfo e libero da processi e strutture esplicite, dai
budget, dai sistemi di controllo formali
(Maletz, Nohria 2001). Il potenziale della
risorsa più importante nello “spazio bian- Nei momenti di forte stress
co” – le persone – deve essere coltivato dai
top manager e dagli imprenditori attraver- economico il ruolo della persona
so quattro azioni: a. definire linee guida
strategiche ampie, ma con obiettivi quanti- alla guida di un’impresa diventa
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tabella 3 le best practices dei direttori d’orchestra come coltivazione dello “spazio bianco”
di un’impresa
nizzazione a raggiungere (e a volte superare) gli obiettivi proposti dal leader (tabella 3):
un’influenza idealizzata dei manager che diventano modelli di comportamento per i
collaboratori; una motivazione ispirata che permette ai manager di convogliare gli sfor-
zi dell’organizzazione nel raggiungimento degli obiettivi comuni; una stimolazione in-
tellettuale che mette in discussione gli stereotipi organizzativi e ispira all’innovazione
e alla creatività; un’attenzione individuale
ai membri dell’organizzazione.
La comunicazione positiva è una L’esperienza dei direttori d’orchestra di-
scussa in questo articolo insegna che l’ec-
scelta obbligata dei leader cellenza nella performance a breve e a lun-
go termine non può essere frutto di im-
contemporanei anche perché è un provvisazione. Le testimonianze dirette dei
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L’arte di dirigere
o. annushkina - v. marsheva - a. gryaznova
zione positiva è una scelta obbligata dei leader contemporanei in quanto non solo cor-
risponde a una necessità di base degli esseri umani di essere accettati dal gruppo dei
pari e dai superiori, affiliarsi e formare relazioni con gli altri, in particolare con i pro-
pri leader (Daft 2002), ma anche a un importante fattore motivazionale (Cummings,
Worley 2004; Hackman, Johnson 2004).
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