Tra 700 e 800
Tra 700 e 800
Tra 700 e 800
Introduzione
● PANORAMICA
STORICO-CULTURALE
Capitolo Primo
● I GENERI LETTERARI
● GLI AUTORI “MINORI”
● GLI STRANIERI
Capitolo Secondo
● I GRANDI AUTORI
Introduzione
PANORAMICA STORICO-CULTURALE
1. IL CONTESTO STORICO
Nell’Europa della metà del Settecento molte sono le riforme tentate e rea-
lizzate all’interno degli Stati. All’avanguardia c’è l’Inghilterra, dove esiste
un regime politico parlamentare e dove la potente marina militare e mer-
cantile ha permesso la costituzione dell’impero coloniale asiatico e ame-
ricano. Con l’enorme ricchezza proveniente dalle colonie si avvierà, tra
l’altro, la Rivoluzione industriale e una continua e complessa attività ri-
formatrice.
Nei paesi in cui non si determina un processo riformatore (assolutismo illu-
minato) e nei quali lo sviluppo della borghesia e delle nuove idee è partico-
larmente intenso non resta dunque che la via delle rivoluzioni.
Inizia per prima l’America con quella che è definita prima guerra d’indipen-
denza, vera e propria ribellione contro la madrepatria e contro lo sfrutta-
mento europeo del suolo americano. Il conflitto tra inglesi e americani inizia
nel 1775 e si conclude nel 1783 con la formazione del primo nucleo degli
Stati Uniti d’America (13 Stati). Dopo quattro anni gli USA si daranno la pri-
ma Costituzione, fondata sulla divisione dei poteri, ma in nove dei tredici
Stati rimarrà la schiavitù dei negri, che sarà invece abolita negli altri quattro.
Di tutt’altro genere è la Rivoluzione industriale, che dall’Inghilterra, in po-
chi decenni, irromperà in Europa e poi nel mondo, modificando radical-
mente il modo di produrre e di vivere. Con la Rivoluzione industriale si apre
una fase nuova della storia dell’umanità, una fase che è continuata fino ai
giorni nostri con il passaggio alla rivoluzione tecnologica, ugualmente ra-
pida e radicale.
L’ultimo scorcio del secolo XVIII vede lo scoppio della Rivoluzione francese
(1789), che diffonde nel Vecchio Continente un generale desiderio di libertà
e di abolizione delle vecchie forme di governo.
2. IL CONTESTO CULTURALE
Nell’Europa di fine Settecento, sconvolta dalle campagne napoleoniche, il
panorama culturale vive rapide trasformazioni, che segnano il passaggio
dalla cultura arcadico-illuministica alla nuova stagione del Romanticismo
(→ Glossario).
Nei centri toccati dalle riforme dei sovrani illuminati il cambiamento è meno
tumultuoso, trovando un terreno politico e sociale più evoluto, mentre altrove,
come a Venezia e nel Regno di Napoli, il mutamento è più violento e dramma-
tico, comportando al Sud l’abolizione del regime feudale ancora molto forte.
1. LA PROSA
Nel periodo che va dalla Rivoluzione francese ai primi anni della Restaura-
zione (→ Glossario), il romanzo si avvia a collocarsi al centro del sistema
letterario contemporaneo, accanto alla lirica. Ben presto, infatti, le opere
narrative si differenziano dal romanzo settecentesco a carattere realistico-
borghese; il genere del romanzo diventa sempre più introspettivo e lirico,
nel senso che privilegia l’effusione sentimentale, la confessione diretta, i
personaggi dai tratti per molti versi eccezionali.
Ed è in tale contesto letterario che Preromanticismo e Romanticismo deli-
neano il loro mito umano, quell’eroe travagliato che tanto influenzerà anche
la letteratura successiva fino al Decadentismo (→ Glossario) e oltre. La cifra
dell’eroe romantico sta proprio nel compiacimento del proprio eccezionale
soffrire e nel vagheggiamento di realtà e mondi ideali suggestivi: ne sono te-
stimonianza l’esotismo di Byron, il culto della Grecia in Foscolo (→ I grandi
autori) o del Medioevo in Novalis.
Proprio sulla soglia di questo periodo, si deve anche segnalare il notevole
successo riscontrato dallo stile epistolare. L’uso frequente di tale stile si deve
ad una scrittura che mira alla semplicità e ad aumentare il coinvolgimento
da parte dei lettori. Questo spiega anzitutto perché venga impiegato sia nelle
relazioni di viaggio (per esempio di Algarotti o di Baretti), sia nelle polemi-
che letterarie (le Lettere virgiliane di Bettinelli), sia negli scritti filosofici (Let-
tere filosofiche di Voltaire), sia, infine, nel romanzo.
Il romanzo epistolare, infatti, dopo il suo esordio nella prima metà del seco-
lo, si afferma decisamente nella seconda, con Rousseau (La nuova Eloisa,
1761), Choderlos de Laclos (1741-1803; Le relazioni pericolose, 1782), Goethe
(I dolori del giovane Werther, 1774), Foscolo (Ultime lettere di Jacopo Ortis), e
più tardi con Etienne Pivert de Sénancour (Oberman, 1804) e Friedrich Höl-
2. LA POESIA
Nella lirica del secondo Settecento si sovrappongono tendenze diverse, ar-
cadiche, neoclassiche e notturno-sepolcrali. In quest’epoca, tuttavia, il fe-
nomeno letterario dominante è senza dubbio il Neoclassicismo.
Per Foscolo la grecità non è solo uno strumento formale, un patrimonio di immagi-
ni, temi, topoi (→ Glossario): la grecità è Zacinto, l’infanzia, cioè la felicità, l’armo-
nia, la patria perduta, che contrasta con un presente personale e storico di esilio,
disarmonia, disordine, ingiustizia, guerra e morte.
3. IL TEATRO
Il teatro, come avvenuto nei primi decenni del secolo, continua la sua avven-
tura innovativa ed espressiva. Da Marivaux a Goldoni (→ Parte Seconda, I
grandi autori), a Diderot, fino alle tragedie di Alfieri, la scena, con la sua grande
capacità di diffusione e di presa sul pubblico, diventa il luogo privilegiato di
dibattito dei problemi contemporanei.
Tra le varie modalità di scrittura appartenenti alla letteratura illuministica, è
certamente quella a carattere patetico-sentimentale a realizzarsi maggiormente
nel teatro, sia nel melodramma, sia nel dramma borghese. Quest’ultimo è un
genere nuovo che si sviluppa a partire da due opere di Denis Diderot, Il figlio
naturale, scritto nel 1757 ma rappresentato solo ne1 1771, e soprattutto Il pa-
dre di famiglia, del 1758, ma messo in scena nel 1761. In Francia si arriva persi-
no al rifacimento dell’Amleto shakespeariano in chiave patetico-borghese e
con lieto fine. Anche nella riforma della commedia effettuata da Goldoni è evi-
dente la tendenza al dramma borghese, per quanto la modalità sentimentale e
patetica si unisca spesso a quella comica e ironico-parodica.
3.3 Le opere
Nella produzione artistica di Foscolo confluiscono da un lato l’eredità illumi-
nistica, sia per quanto riguarda la filosofia sensistica e materialistica sia per
quanto concerne gli ideali rivoluzionari di libertà e giustizia, dall’altro gli echi
di quei movimenti culturali che si andavano affermando in Europa tra Sette-
cento e Ottocento: il Neoclassicismo, il Preromanticismo, il Romanticismo.
Nell’opera foscoliana si possono rintracciare due linee importanti: da una
parte l’ideale neoclassico di arte come evasione dalla vita, con il suo gusto
per le immagini mitologiche; dall’altra il grande messaggio morale, civile e
patriottico di ascendenza romantica.
Dei Sepolcri
Scritto tra il luglio e il settembre 1806 e pubblicato a Brescia nel 1807, il carme
Dei Sepolcri, in endecasillabi sciolti, parte da un motivo occasionale: una di-
sputa che Foscolo ebbe con Ippolito Pindemonte circa la questione delle se-
polture, tema allora assai discusso. A quei tempi, infatti, la legislazione france-
se (editto di Saint-Cloud del 1804) stava per essere estesa anche all’Italia: essa
prescriveva che le sepolture fossero poste fuori dei centri abitati. Si trattava di
misure ispirate a criteri di igiene e di salute pubblica, ma si temeva che si finis-
se con il proibire monumenti e iscrizioni che distinguessero le sepolture o ad-
dirittura si vietasse ai parenti dei defunti di accedere ai cimiteri. Il problema
delle sepolture coinvolgeva i valori fondamentali celebrati da Foscolo in tut-
te le sue opere: il necessario rispetto dovuto agli uomini illustri del passato,
l’importanza civile delle tombe dei grandi, il profondo significato umano del
sepolcro come vincolo affettivo tra i vivi e i morti. La struttura dei Sepolcri è
difficilmente riconducibile a un modello: in alcuni passi, infatti, rimanda al
carattere dell’epistola in versi, in altri a quello del poemetto epico-storico, in
altri ancora sembra ricalcare l’esempio delle «sentenze» morali e politiche del-
l’antichità. Forse proprio per questo l’opera ricevette numerose critiche, ri-
guardanti la discontinuità e le numerose digressioni storiche e descrittive. Par-
ticolarmente aspro fu il giudizio espresso dal letterato Aimé Guillon, a cui Fo-
scolo rispose polemicamente nella famosa Lettera a Monsieur Guillon.
Le tematiche Il carme si apre a una strenua difesa dei valori umani, primo fra
tutti il culto dei morti. Proprio la tomba, infatti, dà all’uomo l’illusione di poter
sopravvivere nell’affetto dei propri cari, creando una nuova forma d’immortalità.
La linea portante dell’intero carme sta nel valore privato e pubblico dei se-
polcri, elemento di congiunzione tra passato e presente. Su questo nucleo
RECENSIONE D’AUTORE
Il suicidio di Ortis
Nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis il suicidio è già una precisa e solenne protesta contro il
mondo, la società, il destino. Non sorprende, pertanto, la struttura del romanzo foscoliano,
che fin dall’inizio mira ostinatamente all’apoteosi del suicidio. Il valore di protesta che gli
assegna l’autore è molto più violento di quello che si esplica nel romanzo wertheriano di
Goethe. A questo proposito è di grande interesse l’introduzione che Ugo Foscolo premet-
teva all’ultima edizione dell’Ortis (nel 1817), in cui riprende a considerare il progetto già
espresso in una lettera di parecchi anni prima, di fare cioè la storia letteraria del suicidio,
come una delle manifestazioni più terrificanti della disperazione umana: un gesto che sta al
confine dell’estrema determinazione, laddove la volontà tocca il limite della follia.
L’autore è conscio del proprio programma narrativo, allorché conviene che il suo pro-
tagonista è «suicida per indole d’anima e per sistema di mente». Anche l’uso di un
termine come «labirinto» ha sapore assai moderno.
La catastrofe, non che voleva occultare, è manifestata sin dalle prime pagine e dal titolo
del volume, e perciò appunto lo spettatore sa che non trattasi di colpirlo, e si lascia
pazientemente guidare di giorno in giorno, e d’ora in ora, ne’ labirinti dell’anima del
suicida.
Il suicidio in effetti nasce da un amore viscerale della vita […]. Nel caso di Jacopo Ortis
l’idea dominante della morte e dell’autodistruzione si alimenta da un vivaio ferace di
idealità, ambizioni, desideri, amori, che si tramutano in altrettanti disinganni. […] È il
mondo delle illusioni che si logorano nel sordo attrito con la realtà. Forse senza il
Foscolo (tanto dell’Ortis quanto dei Sepolcri) ci mancherebbe una delle vie maestre che
portano al pessimismo leopardiano.
Ma allo scrittore corre l’obbligo di giustificare l’apologia del suicidio contenuto nel-
l’Ortis. Una pagina della «Notizia bibliografica» (che rimane forse il documento più
generoso di critica letteraria prima del De Sanctis) è redatta con rischiosa sincerità.
L’autore si propone di schivare o minimizzare le ragioni obiettive che hanno provocato
il biasimo dei lettori e dei critici. Ma nello stesso tempo non intende rinunciare alle
proprie convinzioni e tanto meno derogare ai princìpi morali del proprio romanzo:
«Ma l’accusa senza difesa veruna è il suicidio, rappresentato in guisa da fare che alcuno
di que’ tanti che sono indotti […] dalla noia o dalle sventure al desiderio di finire
S. Battaglia
Tecniche di lettura
Il testo poetico: versi e schemi metrici
I versi si distinguono in diversi “tipi”, a seconda del numero di sillabe da cui sono
composti:
• Bisillabo (2 sillabe): l’accento cade sulla I sillaba;
• Ternario (3 sillabe): l’accento cade sulla II sillaba;
• Quaternario (4 sillabe): l’accento cade sulla I e sulla III sillaba;
• Quinario (5 sillabe): un accento cade costantemente sulla IV sillaba, un altro sulla
I o sulla II;
• Senario (6 sillabe): l’accento cade sulla II e sulla V sillaba;
• Settenario (7 sillabe): accento fisso sulla VI sillaba; l’altro può cadere sulla I, II, III
o IV;
• Ottonario (8 sillabe): accento sulla III e VII sillaba;
• Novenario (9 sillabe): accento sulla II, V e VIII sillaba;
• Decasillabo (10 sillabe): gli accenti cadono sempre, a intervalli regolari, sulla III, VI
e IX sillaba;
• Endecasillabo (11 sillabe): accento fisso sulla X sillaba, gli altri accenti cadono
liberamente.
In un testo poetico, i vari versi vengono visibilmente raggruppati in unità più grandi,
di natura ritmico-metrica, dette strofe. La tradizione poetica italiana distingue le
strofe secondo schemi ritmici fissi; le forme più ricorrenti sono:
• il distico, formato da due versi a rima baciata;
• la terzina, formata da tre versi legati da rima incatenata;