L' Ouverture e Il Preludio PDF
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Nel corso del settecento, i grandi operisti, da Rameau a Handel, da Gluck a Mozart,
rielaborarono le formulazioni di Lully e Scarlatti, facendo prevalere ora l’una, ora l’altra,
comunque tendendo ad evidenziare sempre più il legame dell’ouverture con il clima
generale dell’opera. Esemplari quelle composte da Mozart per le Nozze di Figaro del
1786(in cui viene preannunciato il movimentato sviluppo dell’intreccio teatrale, ma anche
l’imminente sovvertimento rivoluzionario) e per il Don Giovanni del 1787 (in cui si avverte
l’incombenza del dramma sulla farsa che caratterizza l’Opera, aleggia un tormento
esistenziale proto-romantico e il tema iniziale viene ripreso nella cruciale penultima scena
del Convitato di pietra). All’inizio dell’ottocento, Carl Maria Von Weber sviluppò l’intuizione
mozartiana della ripresa del tema nel corso dell’Opera, fino a un uso sistematico del
Leitmotiv, sviluppato ulteriormente in seguito da Wagner; Rossini si concentrò
sull’autonomia esecutiva dell’ouverture, giungendo alla composizione di brani anche di una
certa durata, non a caso spesso inclusi nel repertorio propriamente sinfonico. Senza
dimenticare l’ossessione di Beethoven per l’ouverture della sua unica Opera Fidelio, di cui
compose quattro versioni differenti, c’è da aggiungere che diversi autori (lo stesso
Beethoven, Mendelssohn, Berlioz, Brahms e Tchaikovsky, tra gli altri) utilizzarono il termine
ouverture per introduzioni a spettacoli meramente teatrali o per brani assolutamente
indipendenti da ogni forma di rappresentazione scenica.
Wiki
Nell'opera lirica il preludio è un brano strumentale collocato all'inizio dell'opera, di un atto (in
questo caso denominato anche intermezzo o entr'acte) o di un quadro. In molti casi è
eseguito a sipario chiuso, più raramente a sipario aperto, eventualmente abbinato ad
un'azione scenica (ad esempio nel Tabarro o nell'ultima scena del Pirata).
Il preludio posto all'inizio dell'opera contiene di rado temi musicali sviluppati nel seguito della
partitura (Aida, La traviata) e comunque assolve la funzione di definirne il clima e il carattere
(Lucia di Lammermoor e seconda versione di Simon Boccanegra).
In Wagner, il Vorspiel, preludio al Lohengrin, è un breve movimento basato sulle musiche
del Grail. Con la sua meravigliosa strumentazione, la romantica bellezza e l'identità delle
musiche susseguentemente sviluppate nel primo e terzo atto, non rappresentano un
ulteriore passo avanti rispetto alla forma dell'ouverture classica, come rappresentata
cinquant'anni prima da Etienne Méhul nelle interessanti ouverture all'Ariodante ed a Uthal, in
cui si sente una voce provenire dal palcoscenico prima dell'apertura del sipario. Il Vorspiel a
Die Meistersinger (I maestri cantori di Norimberga) è già piacevole di per sé. Quello del
Tristano e Isotta fu scritto dallo stesso Wagner per essere eseguito in concerto e la sua
lunghezza dimostra che fu pensato per essere eseguito staccato dall'opera alla quale
apparteneva. In ultimo il Vorspiel del Parsifal è una composizione pensata espressamente
per l'esecuzione separata dalla sua opera. I quattro preludi alle opere de L'Anello del
Nibelungo hanno invece la mera funzione di preparare gli spettatori all'apertura del sipario.
Alcune opere, quali Falstaff di Verdi, Salomé di Richard Strauss e Tosca di Giacomo Puccini
non hanno una ouverture in quanto il sipario si apre alle prime note dell'orchestra.
Nel corso del XIX secolo la sua forma breve, poco strutturata, soppiantò poco per volta le
grandi forme della Sinfonia e dell'Ouverture alla francese.
Daniel Barenboim mette giustamente l’accento sul fatto che il Tristan-Akkord ci porta in una
dimensione spazio temporale altra, un altrove che verrà mantenuto per l’intera opera, esso
non crea solo tensione musicale/emotiva ma anche un processo di dislocamento, uno
spaesamento. Il fatto che l’accordo iniziale non venga mai completamente risolto sta a
significare l’incertezza dei nostri rapporti umani, sempre a più dimensioni, enigmatici. La
risoluzione finale in si maggiore, dopo la trasfigurazione di Isolde, non fa che confermare il
mistero della vita e della morte, è una risoluzione che non chiarisce, scioglie la protagonista
dai legami con il mondo ma dove la porta?
"Il preludio incomincia con un pianissimo veramente lontano, intimo, profondo. La prima
battuta è senza armonia: ci sono solo un la e un fa suonati dai violoncelli, due note che
possono avere tante possibilità. Come indirizzo armonico potrebbe anche essere in fa
maggiore. Perché no? Invece già nella seconda battuta c’è il famoso accordo del Tristan.
[…] È lo stesso accordo che ritroveremo nel punto culminante, verso la fine del preludio. […]
Anche il peso dell’orchestra è calcolato. Non soltanto nel senso che la dinamica è sempre
crescente, ma anche gli strumenti accentuano la potenza, come i tromboni e soprattutto le
trombe, che entrano proprio all’ultimo momento del crescendo, prima del punto culminante.
Vuol dire che fino all’ultimo momento non ti rendi conto di quello che sta per succedere,
perché la tromba comincia a suonare dentro l’impasto dell’orchestra e solo poi diventa
elemento guida, che porta e indirizza tutto il discorso verso la grande esplosione del punto
culminante. […] Un’ambiguità di armonia, di suono e di silenzio. Si entra in un mondo in cui
la musica è allo stesso tempo nel mondo e fuori dal mondo. È questa la magia del Tristan.
Renzo cresti.
Nell’introduzione sono già esposti tutti i Grundmotive (motivi ) principali che ritorneranno
durante lo svolgersi degli atti. Da notare che né Tristan né Isolde hanno dei loro motivi veri e
propri: il fatto che non vi sia concordanza negli esegeti sul nominare e a volte sull’individuare
questi motivi già di per sé la dice lunga come quest’analisi nominalistica (9) abbia poco
senso e sia fuori luogo, soprattutto in Tristan dove la musica va colta nel suo complessivo e
inarrestabile fluire che simboleggia il flusso di coscienza che è uno zampillare di emozioni
non razionalizzabili. La musica è un quid che si avvicina a un’esperienza religiosa, a
qualcosa che lega l’uomo a ciò che lo travalica; l’esaltazione dei due amanti che si
trasfigurano, oltrepassando ogni contingenza, la loro morte d’amore, sono momenti mistici,
non ascetici ma sicuramente mistici ossia connessi al mistero, all’enigma arcano della
Liebestod.