Dall'analisi Alla Riscrittura (Malvano)
Dall'analisi Alla Riscrittura (Malvano)
Dall'analisi Alla Riscrittura (Malvano)
Original Citation:
Dall’analisi alla riscrittura: l’orchestrazione di Webern del Ricercare a 6 voci di Bach / Malvano. - In: RIVISTA DI ANALISI
E TEORIA MUSICALE. - ISSN 1724-238X. - 1(2008), pp. 7-21.
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04 February 2021
Rivista di Analisi e Teoria Musicale
Anno XIV n. 1, 2008
La rivista è stampata con il contributo dell’Università di Roma – Tor Vergata
Dipartimento di Beni Culturali Musica e Spettacolo
7 Andrea Malvano
Dall’analisi alla riscrittura: l’orchestrazione di Webern del «Ricercare a sei
voci» di Bach
23 Lauri Suurpää
L’arrivo alla tonica in due Preludi e due Fughe dal «Clavicembalo ben
temperato» di Bach
39 Vasileios Kallis
Forma, tonalità “modificata”, modalità “non diatonica” in «Jeux d’eau» di
Ravel
59 Domenico Giannetta
Il mondo è fatto a scale. Studio teorico sulle relazioni possibili fra scale e
modi
87 Claudia Aristotile
«Cor mio deh non languire» di Battista Guarini nella produzione
madrigalistica secentesca
Andrea Malvano
Prima parte:
Esposizione (Soggetto 1): bb. 1-51
Divertimenti: bb. 52-78
Seconda parte:
Nuova esposizione con stretti (Soggetto 2 derivato dal Soggetto 1): bb.79-
114
Terza parte:
Coda– ritorno del Soggetto 1: bb. 115-fine
Es. 1. J.S. Bach, Offerta musicale BWV 1079, Ricercare a sei voci, Soggetto (bb. 1-8)
DALL’ANALISI ALLA RISCRITTURA: L’ORCHESTRAZIONE DI WEBERN DEL «RICERCARE A SEI VOCI» DI BACH 9
Per questo motivo si può parlare di un’esposizione ‘a tre parti più arpa’. Lo
strumento a corde pizzicate infatti resta per tutto il brano confinato in una po-
sizione autonoma rispetto agli altri timbri: una sorta di valore esplicito che ri-
torna periodicamente all’interno di una funzione a tre incognite. Webern
sembra voler affidare all’arpa un ruolo di rinforzo rispetto al tessuto melodico
disegnato dagli altri strumenti: pennellate puramente coloristiche, che punteg-
giano l’andamento della composizione, privilegiando la natura percussiva dello
strumento.
Sia Carl Dahlhaus [Dahlhaus 1969] sia Joseph N. Straus [Straus 1986] hanno
messo in evidenza le plausibili cause della frammentazione timbrica, indivi-
duando una continuità tra le cellule melodiche eseguite dagli stessi strumenti
nel corso di ciascuna delle esposizioni: alcune serie intervallari (in particolare
due tetracordi alla tromba e al corno) che sembrerebbero dimostrare proprio
quella coerenza motivica, che lo stesso Webern disse di aver cercato nel Ricer-
care a sei voci di Bach [Kolneder 1996, 208]. 1 Straus, riprendendo Dahlhaus,
osserva come Webern abbia usato lo strumento timbrico per associare altezze
non contigue del soggetto: un’analisi che spiega la frammentazione timbrica in
funzione della coesione interna alle strutture tematiche. Ma la scomposizione
1. «La mia strumentazione (e qui alludo all’intero brano) tenta solo di far affiorare l’unità motivica.»
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dei colori orchestrali cercata da Webern esprime una logica molto più ampia,
da estendere al percorso macroscopico della composizione: non è un procedi-
mento esclusivamente vòlto a evidenziare i lineamenti nascosti del motivo
principale; è anche un mezzo per identificare una continuità tra le varie riappa-
rizioni tematiche dell’intero brano. Dahlhaus, Jürgen Raidt [1992], Klaus Hein-
rich Stahmer [1982] e Heinz Bauer [1974] hanno insistito molto sulla natura
analitico-interpretativa dell’intervento di Webern sul Ricercare di Bach; e senza
dubbio gran parte delle scelte timbriche mettono in luce relazioni motiviche,
scansioni formali e corrispondenze nascoste tra gli elementi strutturali del mo-
dello bachiano. Ma l’analisi di Webern introduce un percorso che mira ad ag-
giornare gli elementi grammaticali del contrappunto al linguaggio moderno
della Klangfarbenmelodie: un’orchestrazione che traduce, oltre che analizzare.
Webern riscrive con la penna dell’orchestrazione moderna il lessico dell’antica
tradizione polifonica. Lo si avverte già alla prima esposizione del soggetto, che
sembra mettere in discussione l’impostazione polifonica del lavoro bachiano:
quattro strumenti si alternano all’esposizione del tema; niente di più alieno alle
fondamenta di un ricercare o di una fuga. Eppure Webern riesce a garantire i
confini del soggetto, trasformando la sua peculiarità melodica in un sistema ri-
petitivo di colori orchestrali: un tematismo puramente timbrico. La linearità in-
tervallare del soggetto tende a disperdersi tra le varie parti, ma tre strumenti
più l’arpa espongono ogni riapparizione dei sette frammenti del tema secondo
uno schema ricorrente; una funzione a tre incognite, che ricompare identica a
ogni ripresa del soggetto.
Questo vuol dire che la nozione bachiana di tema non è affatto contraddetta
dall’orchestrazione di Webern.2 Anche se la frammentazione timbrica, una
volta completato l’impianto polifonico, rende molto più difficile l’individua-
zione delle singole linee melodiche e delle rispettive riprese tematiche, resta
nella nuova tessitura a sedici parti un elemento ripetitivo: la scansione dei tre
strumenti impegnati a esporre il soggetto. Webern, come ha giustamente sotto-
lineato Adorno, molto spesso si rifiuta di sottoporre a iterazione il materiale
delle sue composizioni:3 la sua orchestrazione si sarebbe potuta snodare senza
attenersi ad alcun vincolo timbrico. Invece, in questo caso, ogni riapparizione
del soggetto prevede il rispetto di un preciso dialogo tra tre strumenti e arpa.
L’orchestrazione quindi da un lato contraddice le attese del fruitore, rendendo
meno netto l’isolamento del soggetto dal resto del materiale melodico, dall’altra
2. Anche un trattato coevo alla produzione bachiana come quello di Johann Mattheson insiste, definendo il
tema di una composizione scolastica in forma di fuga, sulla categoria della ricorrenza motivica: «Gebun-
dene [Fugen] sind, wenn sich der Setzer daran bindet, das alle Noten vom Anfange des Unterwurffs oder
Fugen-Satzes, welches man Thema nennet, bis zum Ende desselben, ohne Ausnahm, nachgesungen oder
nachgespielet werden sollen. » [Mattheson 1739, 366]. (Sono [fughe] scolastiche, quando il compositore si
pone come vincolo che tutte le note dall’inizio del brano o della composizione in forma di fuga, che si
chiama tema, siano cantate o suonate sempre uguali, senza eccezioni, fino alla fine della stessa).
3. «La sua pungente irsutezza, come esigenza dell’hic et nunc non arrendevole alla vaghezza e alla comunica-
zione diretta, bisogno dell’assoluta irripetibilità di ogni singola struttura, dovrebbe anche impedire di
ascoltare, in un’unica successione, un consistente numero delle sue opere come invece è possibile fare con
tutti gli altri compositori: ogni brano di Webern, in quanto intensiva totalità, quasi reclama la propria
unicità al mondo, inconciliabile con l’esistenza del brano successivo» [Adorno 1995, 66].
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Es. 5. Webern-Bach, Fuga (Ricercata), bb. 78-84, soggetto della seconda parte (particolare corno
inglese, corno e violoncello)
Tale schema conferma a livello timbrico quella filiazione diretta tra soggetto
principale e secondario, che è documentata dalla condivisione di un croma-
tismo discendente (Cfr. Fig. 4). Inoltre il restringimento delle imitazioni trova
una corrispondenza nella puntillizzazione dei vari frammenti tematici: in parti-
colare gli interventi dei primi due strumenti individuano un minuto croma-
tismo di semitono. Questa tendenza a scorporare in particelle microscopiche la
testa del tema sembra proporre una traduzione timbrica della nozione di imita-
zione stretta: gli strumenti, tramite una serie di fitte sovrapposizioni e concate-
nazioni tematiche, riproducono all’ascolto quella sensazione di addensamento
melodico, che appare evidente nella scrittura bachiana.
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Anche in questo caso, quindi, la scelta sembra andare proprio nella dire-
zione della coerenza motivica. Webern sente nel soggetto una sorta di corri-
spondenza tra la prima e l’ultima parte del tema (i frammenti A e F-G), mentre
individua nei segmenti della sezione centrale una continuità basata sull’anda-
mento cromatico degli intervalli (frammenti B, C, D, E). Il rubato deve mettere
in risalto queste affinità tra le varie sezioni del soggetto, delineando un nuovo
lineamento espressivo da riprodurre a ogni ripresa tematica. Ancora una scelta
in favore dell’iterazione e della ripetitività; qualcosa che consente all’ascoltatore
di individuare quei tratti fisionomici del tema che la frammentazione timbrica
tende a disperdere tra le sedici parti orchestrali.
E lo stesso accade con le dinamiche. Webern si trova davanti a un terreno
vergine, lasciato da Bach privo di ogni indicazione esecutiva. Il suo sistema
propone una rivisitazione molto marcata del tessuto originale, ma perfetta-
mente coerente con l’articolazione dell’architettura formale. Nel corso dell’e-
sposizione (bb. 1-51) troviamo solo indicazioni che scorrono dal piano al pia-
nissimo. Nella seconda sezione (bb. 51-78) prende forma una fitta frammenta-
zione delle dinamiche, limpidamente allineata alla scomposizione orchestrale
in segmenti microscopici. Nella seconda parte (bb. 80-114) la dinamica si as-
sottiglia nuovamente ripiegando su sonorità sotto voce. Mentre nel finale, la
progressiva solidificazione delle linee, che culmina nella ripresa del soggetto af-
fidata a fagotto e contrabbasso, si rispecchia nella conclusiva ascesa al fortis-
simo di tutti gli strumenti.
Concludendo, l’analisi della partitura mette in rilievo un atteggiamento che
potrebbe sfuggire all’ascolto della Fuga (Ricercata). Webern sfrutta le risorse
dell’orchestrazione con una duplice finalità. Da una parte tende a destrutturate
quanto si legge nel dettato bachiano: la fitta scomposizione timbrica ostacola
sistematicamente l’individuazione dei confini tra le sei voci di cui si compone il
tessuto polifonico originale. Dall’altra cerca di dare una nuova veste ai principi
fondanti della grammatica contrappuntistica: la nozione di soggetto è garantita
da una ricorrenza nella distribuzione dei timbri, così come l’alternanza tra sog-
getto e controsoggetto è mantenuta intatta nel corso dell’esposizione da una ri-
gida separazione tra le famiglie di strumenti coinvolte. Lo stesso si verifica con
l’articolazione formale del brano, che cerca una corrispondenza tra la riparti-
zione dei colori orchestrali e l’evoluzione del trattamento contrappuntistico
presente nel modello. E anche le indicazioni previste a livello della dinamica e
dell’agogica cercano di confermare quanto espresso sotto il profilo timbrico.
Michal Bristiger [1985] ha parlato di «metamorfosi» della fuga di Bach, accen-
nando all’idea goethiana di trasformazione come raggiungimento di un grado
DALL’ANALISI ALLA RISCRITTURA: L’ORCHESTRAZIONE DI WEBERN DEL «RICERCARE A SEI VOCI» DI BACH 19
4. Anche Kathryn Bailey ha lavorato a fondo sulle composizioni di Webern con la finalità di leggere nelle
sue scelte un atteggiamento innovativo ma nello stesso tempo radicato nella tradizione [Bailey 1991].
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