La Scola Del Leutino o Sia Mandolino All
La Scola Del Leutino o Sia Mandolino All
La Scola Del Leutino o Sia Mandolino All
AGANINI
QUADERNO
D E L C O N S E R VAT O R I O “ N . PA G A N I N I ”
D I G E N O VA
IL PAGANINI
Quaderno del Conservatorio “N. Paganini” di Genova
Rivista Annuale N. 5/2019
Comitato scientifico
Carmela Bongiovanni, Anna Maria Bordin,Tiziana Canfori, Barbara
Petrucci, Maurizio Tarrini
Comitato di redazione
Tiziana Canfori, Maurizio Tarrini, Marco Vincenzi
ISSN 2465-0528
Realizzazione editoriale
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SOMMARIO
Davide Viziano
Nel solco della tradizione pag 5
Roberto Tagliamacco
Buon 2019-2020 7
Carmela Bongiovanni
Alcune note a margine degli editori e dei librai musicali a Genova tra Ottocento e Novecento 8
Maurizio Tarrini
Bibliografia di Lorenzo Parodi: gli articoli del «Caffaro», 1892-1899 (II) 25
Davide Mingozzi
L’opera per tastiera di Luigi Cerro.
Appunti per una storia del pianoforte a Genova 35
Federico Filippi Prévost de Bord
La Scola del Leutino, o sia Mandolino alla Genovese 50
Anna Maria Bordin, Dario De Cicco
Il virtuosismo pianistico tra natura e artificio:
il contributo di Rudolf Maria Breithaupt (1873-1945) 65
Marco Vincenzi
Il rapporto col testo da Busoni a oggi:
le scuole pianistiche italiane, tra fedeltà alla lettera o allo spirito 76
Mara Luzzatto
Educazione musicale orchestrale integrata - Genova,
Conservatorio “N. Paganini” – 30 marzo; 27 aprile; 18maggio; 8 giugno 2019 85
Walter Kurt Kreyszig
Oltre il Versuch einer Anweisung die Flöte traversière zu spielen (Berlino, 1752)
di Johann Joachim Quantz (1697-1773): i suoi Capricci per flauto solo contenuti
nel manoscritto di Copenaghen (Collezione Giedde I,17) nel contesto
del suo approccio pedagogico 103
Michele Savino
Valentino Bucchi e il Giuoco del Barone 118
Maurizio Tarrini
L’organo di Mascagni 131
Massimo Pastorelli
La vocazione musicale della scrittura di Sanguineti 133
Appendice
I Quadri dell’Istituto - a.a. 2018/2019 147
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Fig. 1. Francesco Conti, La scola del Leutino, o sia Mandolino alla genovese, seconda metà del XVIII sec., Bi-
blioteca dell’Università di Glasgow, MS Euing R.d.29, acquerello del mandolino alla genovese, cc. 2v-3r.
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Sonata per Rovene è presente un accordo di mi maggiore che sarebbe di difficile esecuzione con
un’accordatura per quinte. Un caso interessante, anche se più tardivo, è quello dell’intavolatura
ritrovata nella biblioteca musicale dell’avvocato Pier Costantino Remondini9, da suonare su
uno strumento con intervalli delle prime quattro corde conformi a quelli del genovese, arricchito
inoltre dalla presenza di segni di notazione tipici della scrittura mandolinistica.
Anche se ad oggi non vi sono certezze sul repertorio che utilizzi questo tipo di accordatura,
il manoscritto di Glasgow non è l’unica fonte che ne suggerisca l’uso sui mandolini. Tempo
dopo, nel 1881, Charles de Sivry descrive nel suo metodo l’usanza di alcuni mandolinisti di ac-
cordare gli strumenti a sei corde come la chitarra10:
Come vediamo nella tavola a seguire il mandolino a sei cori di corde si accorda così:
sol si mi’ la’ re’’ sol’’
I primi tre cori sono in budello e gli altri tre sono filati. Ne vengono fabbricati molti a sei corde
semplici. Questi strumenti sono soprattutto indicati per l’accompagnamento e invece di servirsi del
plettro l’esecutore pizzica le corde con le dita come per la chitarra. Molti artisti accordano il mandolino
a sei corde semplici come quest’ultimo strumento:
mi la re’ sol’ si’ mi’’
Noi non daremo questa intavolatura, rinviando i nostri lettori ai metodi di chitarra.
In questo caso non viene fatto riferimento diretto al genovese, ormai fuori produzione da
tempo, ma si tratta di mandolini a sei corde semplici che utilizzavano un’accordatura all’ottava
della chitarra, suonati con le dita. Una testimonianza discordante si trova invece nel Reallexicon
der musikinstrumente di Sachs, in cui il mandolino genovese viene brevemente descritto come
uno strumento a cinque cori accordato sol do’ mi’ la’ re’’ o a sei in sol si mi’ la’ re’’ sol’’, mentre
viene citata una tipologia di mandolino senese che veniva accordato come il violino se aveva
quattro cori o come la chitarra se ne aveva sei11.
L’usanza di intonare all’ottava della chitarra strumenti con lunghezza della corda vibrante
simile a quello del genovese descritta da Sivry sembra avvalorare l’indicazione data dal mano-
scritto di Glasgow, ma rimane dubbio il repertorio dedicato a questi mandolini. Come si vedrà
nella seconda parte del metodo, gran parte degli esercizi indicano delle posizioni di tipo accordale
in intavolatura, suggerendo un’analogia con il repertorio tipico della chitarra barocca suonata
con la tecnica a ‘botte’, movimenti della mano che colpivano più corde assieme. In questo caso
bisogna specificare che, a differenza della chitarra o di altri mandolini, lo strumento genovese
veniva suonato a plettro, indicato nel metodo con il nome di ‘penna’.
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Il manoscritto
Francesco Conti (?), L’accordo della Mandola | è l’istesso della Chitarra | alla Francese
| SCOLA Del Leutino, | o sia Mandolino alla Geno- | vese, Italia, seconda metà del
XVIII secolo, cartaceo, 15 cc.
Filigrana: Giglio inscritto in un cerchio. La filigrana appare nella parte inferiore delle
carte, lasciando visibile solo la metà superiore della figura, ben visibile a carta 15r. L’unica
eccezione si trova a carta 12v, dove al margine superiore della carta si intravede quella che
potrebbe essere la metà inferiore del giglio inscritto nel cerchio (fig. 2).
Dal momento che il contenuto del manoscritto non è mai stato trattato nel dettaglio, a
seguire verrà fornita una descrizione dei contenuti relativi a ciascuna carta.
Frontespizio, c. 1r
Nel frontespizio troviamo il titolo dell’opera, con l’aggiunta di una scritta nella parte
superiore: «l’accordo della mandola è l’istesso della chitarra alla francese». Questa indica-
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Fig. 2. A sinistra, filigrana raffigurante un giglio inscritto in un cerchio, c. 15r. A destra, filigrana con la possibile
parte inferiore del cerchio, c. 12v.
zione fa riferimento al modello francese di chitarra a sei corde singole della quale abbiamo
come primi strumenti superstiti due chitarre datate 1785 di Giovanni Battista Fabricatore
e AntonioVinaccia13. Su questa carta è presente anche un’etichetta della catalogazione del
1875 presso l’Anderson College di Glasgow.
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chiostro verde «Leutino, o sia.. Mandolino alla Genovese.»; al di sotto del manico è presente
un ulteriore riferimento all’accordutara:
Quei toni che sono nel capotasto, sono i vacanti delle rispettive corde; cioè elamì alla prima
corda; bemì alla seconda corda &c.
Carta bianca, c. 3v
Principj di musica, c. 4r
La prima parte del metodo è dedicata a un’introduzione generale dei fondamenti mu-
sicali per la lettura della musica sul pentagramma; un’interessante similitudine si riscontra
negli appunti per mandolino barocco trovati nelle carte prima delle sonate del musicista
veneziano Girolamo Venier14. A carta 4r è presente un elenco delle figure di durata; a fondo
pagina viene data la definizione di battuta come misura formata da 4/4, in cui a ogni sospiro
corrisponde a una semiminima.
Delle figure, c. 4v
Sintesi delle figure di durata dalla massima alla semibiscroma con nome, segno grafico,
durata equivalente in battute da 4/4 o sospiri e relativi segni grafici per le pause.
Delle battute, c. 5r
«Il tempo perfetto si batte in parti uguali e l’imperfetto in tre sospiri», sintesi dei tempi
indicati come perfetti 4/4, 2/4, 6/8, 12/8, 2/2, e imperfetti 3/1, 3/2, 3/4, 3/8.
Elenco con esempi e breve spiegazione a lato dell’appoggiatura, del punto, della lega-
tura, del punto coronato, della replica, del ritornello e del segno finale.
Le note vengono indicate con i nomi utilizzati nella solmisazione antica, progressivamente
sostituiti dal sistema moderno tra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento: gesol-
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reut, alamirè, bemì, cesolfaut, delasolre, elamì, effaut. Il sistema si basa sulla sovrapposizione dei
tre tipi di esacordo, naturale, duro e mollo, dalla quale si ottengono i nomi con cui venivano
indicate le altezze (fig. 3). A seguire vengono indicate le chiavi di cimbalo, violino e basso, ri-
spettivamente do, fa e sol.
Fig. 3. Sovrapposizione dei tre tipi di esacordo naturale (n), molle (m) e duro (d). Leggendo la colonna dalla
notazione alfabetica verso il basso si trovano i nomi delle note secondo la solmisazione antica.
Seguono le chiavi, c. 6v
Chiavi di soprano, contralto e tenore con esempi per la lettura su pentagramma e re-
lativa notazione alfabetica.
Degl’acciddenti de toni, c. 7r
Fig. 4.
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Esempi di armature di chiave delle tonalità con diesis con breve spiegazione a lato.
Situazione de bmolli, c. 8r
Esempi di armature di chiave delle tonalità con bemolle con breve spiegazione a lato.
Continuazione della carta precedente con altre scalette e intonazioni. Scala per il leu-
tino: posizioni delle note senza alterazioni per tutta l’estensione del manico segnate su
pentagramma, intavolatura e notazione alfabetica, con indicazione delle relative corde da
utilizzare. A fondo pagina si trovano informazioni per la lettura dell’intavolatura:
I numeri denotano i tasti. Lo zero significa che la corda va toccata colla penna a vacante, cioè
senza tasteggiare, l’uno va tasteggiata al primo tasto, il 3 al terzo tasto &c. Quei numeri che
sono sotto i righi sono spettanti alla sesta corda &c.
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Fig. 5.
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Con il termine “penna” viene indicato un plettro realizzato in molti casi proprio con
una penna di uccello, come quelle di corvo, e utilizzato per pizzicare le corde con l’estre-
mità trasparente; in altri casi veniva ottenuto con materiali flessibili come la corteccia di
ciliegio.
Toni maggiori con il richiamo d’un tono all’altro: cadenze I-IV-V-I per le tonalità
maggiori indicate su pentagramma e intavolatura.
Continuano le cadenze nelle tonalità maggiori; «Cadenze ne toni minori», con uno
schema simile a quelle precedenti.
Simile alla scala per leutino di carta 9r, ma con l’aggiunta di una trasposizione nelle
chiavi di do e fa.
Passaggio di tutti i toni con il richiamo della quinta falza &c, c. 12v
Intavolatura con le posizioni degli accordi maggiore e di settima di prima specie co-
struiti a partire da ogni nota; gli esempi per Cesolfaut ed Elamì vengono indicati anche su
pentagramma.
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Intavolatura con cinque diverse posizioni e rivolti per gli accordi maggiori lungo tutto
il manico. Nella riga di effaut ci dev’essere stato un errore perché viene ripetuta la prima
riga con gli accordi di do. Nel quarto accordo della riga di befà è indicato XIII, ma pro-
babilmente doveva essere un XII per ottenere un re naturale. Nella figura sono stati ag-
giunti fra parentesi quadre gli accordi corrispondenti indicati in notazione su pentagramma
non presenti nel manoscritto (fig. 6).
Scalette per le tonalità maggiori, alcune hanno un arpeggio in chiusura che non segue
uno schema fisso (fig. 8).
Indicazioni per l’accordatura del mandolino con schema e intavolatura dei tasti da pre-
mere per trovare gli unisoni, in nero, e le ottave, in verde. A fondo pagina:
La 6 corda toccata al 5° tasto dà la voce al vacante della quinta, e così seguitando di tutte le
altre. I numeri verdi sono per ritrovamento dell’ottave.
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Fig. 6.
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Fig. 7.
Fig. 8.
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Note
1
FRANCESCO CONTI, Scola del leutino o sia mandolino alla Genovese. L’accordo della mandola è l’istesso della chitarra
alla francese, Ms Euing R.d.29, Euing Collection, Biblioteca dell’Università di Glasgow. Il manoscritto è già
stato citato in altre ricerche sul mandolino genovese indicando soltanto le informazioni relative all’accor-
datura dello strumento, si veda JAMES TYLER, PAUL SPARKS, The early mandolin, Clarendon Press, Oxford,
1989, p. 140.
2
Alcune caratteristiche costruttive peculiari del mandolino genovese erano già state evidenziate nell’articolo
di CARLO AONZO, Il mandolino genovese. Relazione tenuta al convegno di iconografia musicale, Genova, 13-15
Gennaio 1994, in «Plectrum»,V (1994), n.1, p. 4.
3
Una ricerca sui marchi a fuoco attualmente in corso ha già permesso di identificare i costruttori di quattro
mandolini genovesi conservati uno al Metropolitan museum of art di New York, due al Palau de la musica
di Barcellona e uno al Musikmuseet di Copenaghen.
4
I nomi di Agostino Delle Piane e Giuseppe Graziani sono stati portati all’attenzione dal liutaio Federico
Gabrielli. I violini di Agostino Delle Piane sono stati studiati da Philip J. Kass, esperto di strumenti ad arco
e violini; secondo il suo parere uno strumento datato 1780-1 sarebbe il più attendibile, nonostante abbia
evidenziato la presenza di una seconda mano nella lavorazione, forse quella del figlio Antonio o del nipote
Paolo. Le informazioni più specifiche sono frutto di una corrispondenza per posta elettronica, ma su Delle
Piane si veda anche PHILIP J. KASS, Delle Piane Agostino, in Oxford Dictionary of Music, Oxford 2014. Alcuni
violini di Giuseppe Graziani sono stati venduti dalla casa d’aste Amati e sul loro sito viene segnalata l’etichetta
«Joseph Gratiani Fecit Genue 1762».
5
Su Cristiano Nonnemacker fino al 1760 si veda MAURIZIO TARRINI, Giacomo e Cristiano Nonnemacker (Genova,
secoli XVII-XVIII) documenti d’archivio, in «Organi Liguri», 2 (2005), pp.19-27. Si veda inoltre per Cristiano
Nonnemacker dal 1765 al 1766 CARMELA BONGIOVANNI, Luigi Boccherini a Genova (1765, 1767): novità e
precisazioni, in «Rivista italiana di musicologia», XLI (2006), n. 1, pp. 70-76.
6
Una foto del mandolino appartenuto a Paganini, del quale si sono perse le tracce dopo i bombardamenti
subiti al Museo Grassi di Lipsia nel 1943, si trova in PHILIP J. BONE, The guitar and mandolin: biographies of ce-
lebrated players and composers for these instruments, Schott & Co., Seconda edizione, London 1954.
7
PAUL RAYMOND SPARKS, A history of the Neapolitan mandolin from its origins until the early nineteenth century,
with a thematic index of published and manuscript music for the instrument, tesi non pubblicata, presentata per il
dottorato di ricerca presso la City University London, Department of Music, 1989, volume II , pp. 252.
Sparks ipotizza che le sonate possano essere scritte per mandolino genovese notando il frequente utilizzo
di terze e ritenendole compatibili con una tecnica che utilizzi le dita per pizzicare le corde, mentre gli ac-
cordi, adatti al modello napoletano, potrebbero essere stati modificati dal copista. Ma secondo quanto si
vedrà a carta 9r e per la presenza del battipenna su tutti gli strumenti è probabile che il mandolino genovese
fosse suonato a plettro.
8
Per un elenco completo delle opere di Paganini per mandolino si veda MARIA ROSA MORETTI, ANNA SOR-
RENTO, Aggiornamento del catalogo tematico delle opere di Niccolò Paganini, Milano, Edizione Musica con le Ali,
2018, pp. 90, 91, 159.
9
GIAN ENRICO CORTESE, Una sconosciuta intavolatura forse per mandolino genovese, in «Il Paganini», 1 (2015), pp.
111-115.
10
CHARLES DE SIVRY, Méthode élémentaire de mandoline a 4 et a 6 choeurs de Cordes, Paris, L. Billaudot Editeur,
1881, Collezione privata di Michael Reichenbach, p. 6.
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11
CURT SACHS, Real-Lexicon der Musikinstrumente: zugleich ein Polyglossar für das gesamte Instrumententgebiet,
Berlin, Julius Bard, 1913, pp. 252-253.
12
HERMINE WEIGEL WILLIAMS, Francesco Bartolomeo Conti: his life and music, Aldershot, Ashgate, 1999, p. 27.
13
JAMES TYLER, PAUL SPARKS, The guitar and its origins from the renaissance to the classical era, Oxford, Oxford
University Press, 2002, p.219.
14
Principj di musica [di autori vari], in Suonate per il cembalo di diversi autori Per la N.D. Maria Venier S. Vio, Bi-
blioteca nazionale Marciana, Contarini It.IV, 476,Venezia, prima metà XVIII sec, cc. 96v - 98r.
15
Questo tipo di intavolatura con cifre, avente la prima corda nella riga in alto, si trova anche nell’opera per
vihuela de mano di Luis de Milan del 1536, ma solitamente la scrittura per mandora e successivamente per
mandolino utilizzava l’intavolatura francese o italiana.
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