2 L'epidemiologia
2 L'epidemiologia
2 L'epidemiologia
L'epidemiologia deriva dal termine greco “epi-demos-logos", cioè studi nella/sulla popolazione.
Tiene in considerazione lo stato di salute o di malattie delle popolazioni umane in relazioni ai fattori
che ne determinano l’insorgenza e/o ne modificano la frequenza. Consiste, cioè, nell’ acquisire
conoscenze sui fattori positivi (fattori protettivi) e negativi (fattori causali, fattori di rischio) per la
salute e sui meccanismi d’azione che ne facilitano o ostacolano le potenzialità d’azione. L'utilità è
quella di comprendere la distribuzione di queste malattie per andare a prevenire.
Anche l’epidemiologia ha due peculiarità rispetto ad altre discipline: studia gruppi di individui (non
singoli individui) e studia popolazioni e gruppi sia di soggetti sani che di soggetti malati (come
confronto per capire se, tra gli esposti e noi esposti a quel fattore, ci sono differenze in termini di
malattia).
I principali determinanti della salute sono i fattori che influenzano la probabilità che una malattia
insorga: i fattori di rischio, i fattori causali e i fattori protettivi.
I fattori di rischio sono i fattori ai quali è associata una maggiore probabilità di comparsa
della malattia stessa e, per essere tali, devono aderire a tre criteri:
Dato che sia i fattori comportamentali che ambientali sono modificabili, l'importanza dei fattori di
rischio e l’incidenza delle malattie associate cambiano nel tempo e da una popolazione all’altra; e
sempre per questo motivo, si agisce proprio su questi con programmi dii prevenzione per ridurre la
frequenza della malattia nella popolazione.
I fattori causali sono condizioni direttamente implicate nel determinismo della malattia, cioè
capaci di partecipare direttamente alla sua formazione.
I criteri di Bradford Hill forniscono delle raccomandazioni generali per il riconoscimento delle
relazioni causali: plausibilità biologica, coerenza in studi diversi, forza dell’associazione tra il fattore e
la malattia (misurata dal rischio relativo o dall’odds ratio) e relazione dose-risposta (quantità
maggiore di fattore, quantità risposta dell’individuo). Se vengono soddisfatti tutti questi criteri, un
fattore può definirsi come fattore causale probabile.
Per passare dalla probabilità alla certezza, l’unico parametro a cui ci si affida è l’ex juvantibus, cioè
verificare se la presenza o la scomparsa di quel fattore è in grado di determinare la comparsa o
l’assenza della malattia. Ciò vuol dire che, in un modello sperimentale, l’intervento di rimozione
dell’esposizione dannosa deve comportare la reversibilità degli effetti. Ad esempio, se l’individuo è
esposto al virus SarsCov-2, c’è un’alta probabilità che si ammali di covid; se l’individuo non viene
esposto al virus, non si ammala di covid.
Epidemiologia descrittiva, che consente di ottenere una descrizione attendibile dello stato di
salute.
Epidemiologia analitica o investigativa, che individua i fattori e/o le condizioni che
determinano lo stato di salute o di malattia in seguito a loro esposizione.
L'epidemiologia sperimentale studia la validità delle ipotesi eziologiche (associazione tra un
determinato fattore e lo stadio della popolazione) e l’efficacia di eventuali interventi
preventivi e terapeutici.
STUDI EPIDEMIOLOGICI
1. Studi osservazionali:
Descrittivi: si osservano le condizioni della popolazione in real word in termini di
esposizione e stato di salute, non influenzando né l’esposizione né lo sviluppo della
malattia.
TRASVERSALI LONGITUDINALI
A COORTE
esposizione
esposizione malattia
CASO-CONTROLLO
malattia esposizione malattia
𝑁
𝑇𝑎𝑠𝑠𝑜= ⋅ 𝐾 ( 10 )
𝑃
I tassi grezzi esprimono la misura di tutti gli eventi che si sono verificati, in un certo periodo
di tempo, su tutta popolazione, senza considerare le sub-classificazioni. Ad esempio il tasso
di mortalità generale, si intende tutti i morti per qualsiasi causa.
𝐼𝑛𝑐𝑖𝑑𝑒𝑛𝑧𝑎=
( 𝑛 ° 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑒𝑎 𝑟𝑖𝑠𝑐h𝑖𝑜 𝑎𝑙𝑙 𝑖𝑛𝑖𝑧𝑖𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑝𝑒𝑟𝑖𝑜𝑑𝑜 )
𝑛° 𝑛𝑢𝑜𝑣𝑖 𝑐𝑎𝑠𝑖𝑛𝑒𝑙 𝑝𝑒𝑟𝑖𝑜𝑑𝑜 𝑑𝑖 𝑡𝑒𝑚𝑝𝑜
′
⋅ 𝐾 ( 10 )
Il tasso di incidenza è una frazione in cui il numeratore è il numero di nuovi casi di malattia in un
momento specificato e il denominatore è la somma dei periodi di osservazione o dei periodi a
rischio, tuto moltiplicato per K. In caso di un tasso di incidenza ospedaliero, il periodo di
osservazione coincide con la degenza in reparto (somma dei periodi di degenza di ogni paziente).
Lo studio a coorte è uno dei due studi longitudinali, quindi esposizione e malattia si analizzano
in due momenti diversi. La “coorte” è un gruppo di individui che presentano caratteristiche
omogenee (risiedono nella stessa area geografica, della stessa fascia di età, dello stesso reparto
ospedaliero...), ne viene studiato il grado di esposizione (due gruppi: esposti e non esposti) e si
analizza la presenza o l’assenza della malattia/condizione successivamente (ad esempio a fine
degenza).
Si confronta l’incidenza (perché sono nuovi casi) dei due gruppi. Per capire di quanto è più grande
l’incidenza tra gli esposti e i non esposti si costruisce una tabella 2x2 che riassume i risultati dello
studio. Tra i 5 esposti, 3 saranno malati e 2 saranno sani. Tra i 5 non esposti, 1 sarà malato e 4
saranno sani. Sulla base di questa tabella si calcola la forza di associazione tra l’esposizione e la
malattia, cioè il rischio relativo RR, che MISURA la forza di associazione tra l’esposizione e la malattia,
ed è dato da una frazione in cui il numeratore è l’incidenza della malattia tra gli esposti e il
denominatore è l’incidenza della malattia tra i non esposti.
M+ M- tot
E+ 3 2 5
E- 1 4 5
tot 4 6 10
𝑎
𝐼 𝑎+𝑏
𝑅𝑖𝑠𝑐h𝑖𝑜 𝑟𝑒𝑙 .= 𝐸+ ¿ = ¿
𝐼𝐸− 𝑐
𝑐+ 𝑑
3/ 5
¿ =3
1/ 5
Il risultato finale indicherà il rischio di sviluppare infezioni delle vie urinarie in presenza di catetere
vescicale è 3 volte maggiore rispetto all’assenza di catetere vescicale. Fosse stato =1, vuol dire che il
fattore è ininfluente. Fosse stato <1, il fattore è un fattore protettivo.
Lo svantaggio dello studio a coorte è che il follow-up potrebbe essere di lunga durata (ad esempio
per il cancro ai polmoni). Per questo, si usa preferibilmente lo studio caso-controllo.
Nello studio caso-controllo si procede a ritroso dalla malattia e si indaga su quello che è
successo in precedenza in relazione all’esposizione.
Lo svantaggio dello studio caso-controllo è che non si può calcolare l’incidenza della malattia (nuovi
casi in seguito ad esposizione), perché i casi in soggetto non sono nuovi. Di conseguenza non si può
calcolare il rischio relativo.
Si procede nuovamente con la tabella 2x2. Dato che non posso calcolare il RR, posso calcolare la
Odds Ratio (OR), che STIMA la forza di associazione tra esposizione e malattia, ed è dato dal rapporto
tra la probabilità tra i malati di essere stati esposti e la probabilità tra i sani di essere stati esposti.
M+ M- tot
E+ 3 1 4
E- 2 4 6
tot 5 5 10
𝑠 𝑀 +¿ 𝑎/𝑐
𝑂𝑑𝑑𝑠 𝑅𝑎𝑡𝑖𝑜=𝑜𝑑𝑑 = ¿
𝑜𝑑𝑑 𝑠 𝑀 − 𝑏⋅ 𝑐
3 /2
¿ =6
1/4
Il risultato indica che i malati hanno una probabilità di essere stati esposti al fattore di rischio 6 volte
maggiore della probabilità dei sani ad essere esposti. Fosse stato =1, vuol dire che il fattore è
ininfluente. Fosse stato <1, il fattore è un fattore protettivo.
Gli studi epidemiologici sperimentali prevedono l’intervento diretto dello sperimentatore, che
introduce o elimina l’esposizione; in questo modo elimina la disomogeneità tra i gruppi paragonati
(elimina le condizioni che potrebbero influenzare il risultato), attraverso una procedura di
randomizzazione (assegnare in maniera casuale sia l’esposizione che la non-esposizione, scegliendo
così casualmente quali sono gli individui che costituiscono ognuno dei due gruppi), eliminando uno
dei principali problemi degli studi osservazionali. Ad esempio, si deve capire l’efficacia di un farmaco
e valutarne gli effetti. Formeremo due gruppi, un gruppo a cui verrà somministrato il farmaco
(esposizione) e all’altro il placebo (non-esposizione); comunque, la scelta degli individui di ogni
gruppo sarà randomizzata, quindi non troveremo individui con caratteristiche comuni, che
potrebbero influenzare i risultati dello studio (ad esempio in un gruppo non troveremo mai individui
di 60-70 anni, mentre nell’altro solo individui di 20-30 anni).
Sperimentazioni cliniche (Clinical trials) per paragonare l'efficacia di due o più trattamenti
terapeutici. (farmaci, tecniche chirurgiche...)
Trial sul campo (Field trials) per valutare l'efficacia di un intervento di prevenzione o di
rimozione di fattori di rischio assegnati a individui membri della comunità; si reclutano gli
individui come esposti o non-esposti all’intervento di prevenzione direttamente dalla
comunità . (vaccini...)
Trial di intervento in comunità (Community intervention trials) per valutare l'efficacia di un
intervento di prevenzione o di rimozione di fattori di rischio assegnati a intere comunità
(unità di analisi); non si randomizzano i singoli individui ma le comunità stesse. (campagne di
comunicazioni, cartelloni pubblicitari...)
Trial controllati randomizzati a cluster (Cluster randomised controlled trials) in cui l'entità di
allocazione è costituita da un cluster (un gruppo di individui che hanno più o meno le stesse
caratteristiche), come una scuola o un distretto, mentre l'unità di analisi e l'individuo.
(lezioni di educazione nutrizionale...)
Gli studi sperimentali non trattano mai i fattori di rischio, per una ragione puramente etica.