FISI-Lezione 35 - 8-06-16 - REV
FISI-Lezione 35 - 8-06-16 - REV
FISI-Lezione 35 - 8-06-16 - REV
(figura 1)
Se σ1 e τ3 sono note a priori, lo sono un po’ meno σ2, τ2 (anche se in questo caso si può banalmente
dire che σ2 = σ1/2).
Allora, per esempio, se io faccio il cerchio dello stato tensionale 1:
abbiamo una sigma di trazione (le fibre tese sono quelle di sopra) ed una tau che è zero. Come si
disegna il cerchio per questo stato tensionale?
Abbiamo una sigma (chiamiamola sigma x) accoppiata a tau nulla che sarà un primo punto del
cerchio, e poi l’altro punto, con sigma y nulla, che è proprio sito sull’origine degli assi, secondo
punto del cerchio. Queste sigma coincidono, tra l’altro, con le tensioni principali. Il centro sarà alla
𝜎𝑥 + 𝜎𝑦
esatta metà tra questi due punti . [il cerchio, essendo perfettamente simmetrico, si può
2
disegnare anche per la sola metà di sopra].
(Figura 2)
𝑀 𝑀 𝐻
Quanto vale 𝜎𝑥 ? Vale 𝑊, ossia 𝐼 ∗ 2 .
Alla fine la sigma x risulta essere pari a 81.08 MPa. La tau max sarà quindi la metà 40.54 MPa.
Concio 3:
stiamo immaginando di stare a destra di B, ho un taglio che è uscente a destra, il diagramma del
taglio farà un qualcosa del genere:
(figura 3).
3 𝑇
Su questo concio sigma è pari a zero, condizione di taglio puro. Quanto valgono le tau? Tau = 2 𝐵𝐻 ,
5
con il taglio che vale T = 8 𝑞 ∗ 𝑙, lo spessore (H) era 20 mm e B è 2000 mm, quindi risulta tau = 1.01
MPa
Tau xy uscente a destra, tau yx uscente a sinistra: la prima sarà positiva, la seconda negativa.
Dunque possiamo andare a disegnare il cerchio. Il polo sarà automaticamente fissato. Qui ha
molto più senso calcolarsi le tensioni principali: dal polo mi tiro le rette a 45 gradi per individuare
la sigma 1, che vale 1.01 MPa (molto bassa) ed è positiva e di trazione. Similmente, si può fare lo
stesso ragionamento per la sigma 2 che è di compressione. Lo stato di taglio puro coincide con una
compressione ortogonale a + 45 gradi, e trazione pura a -45 gradi. E’ possibile anche fare un’altra
cosa: se sapevamo che la fy valeva 200, io posso tracciare la retta del dominio del criterio di
Tresca. La tau max è pari a metà della tensione normale di rottura, che se quindi è pari a 200 posso
tirare una retta a 100. Si può concludere che la retta del dominio è molto sopra il cerchio, quindi la
struttura è sicura.
Passiamo al concio 2: è un po’ più articolato, ho delle tau e poi una sigma orizzontale solo di
trazione che vale 𝜎2 .
Figura 4
figura 5
La sigma x sarà un certo numero positivo, con una tau xy positiva. Questi due punti
sono rappresentativi dello stato tensionale noto nelle giaciture x e y. Il polo, dunque,
𝜎𝑥 + 𝜎𝑦
sarà di facile individuazione. Il centro sarà dato da . Posso poi disegnare il
2
cerchio di Mohr e le direzioni principali a partire dal polo.
Valuto sigma e tau.
𝑀 𝐻
𝜎𝑥 è uguale a ∗ = 40.54 MPa, quindi il centro del cerchio di Mohr è a 20.27
𝐼 4
MPa.
Per calcolare la tau devo conoscere il momento statico:
(Fig. 6)
(𝑇 ∗ 𝑆 ∎ )
Tau = .
𝐼𝑏
Il momento statico è pari all’integrale da H/4 ad H/2 di una distanza per una
superficie.
𝐻/2 𝐻/2
∎
3
𝑆 = ∫ 𝑦 𝑑𝐴 = ∫ 𝑦 𝐵 𝑑𝑦 = 𝐵𝐻2 = 75000 𝑚𝑚3
𝐻/4 𝐻/4 32
5 3
𝑞𝑙 𝐵𝐻 2 36 𝑇
8 32
Quindi sostituendo tutto ottengo la formula 𝜏 = 𝐵𝐻3
= = 0.76 𝑀𝑃𝑎 .
( 𝐵) 32 𝐵𝐻
12
L’importante è sempre che sia venuto meno di 48/32 (cioè 3/2) che è la tau max.
𝜎𝑥 + 𝜎𝑦
Le tensioni principali sono pari al centro + o – il raggio: quindi, dato che C = ed il raggio è
2
𝜎𝑥 + 𝜎𝑦 2
calcolabile tramite teorema di Pitagora e pari a: 𝑅 = √(𝜎𝑥 − 2 ) + 𝜏𝑥𝑦
2 = 40.56 −
0.01 𝑀𝑃𝑎
L’ultima cosa che rimane da calcolare è l’angolo theta. Possiamo sfruttare il secondo teorema dei
𝜏
triangoli rettangoli e quindi possiamo calcolarci la 𝑡𝑔(𝜃) = 𝜎 Risulta che 𝜃 = 1.07° (la
1 − 𝜎𝑦
(fig. 7)
L’appoggio centrale deve reggere la somma dei due carichi dello schema, ossia la reazione al
centro. La prima cosa, se devo utilizzare quest’appoggio, devo scegliere la reazione vincolare più
grande perché se poi la bullonatura funziona in un altro modo si ha uno sforzo più grande.
10
Quand’è che il taglio è più grande? Quando ho gli appoggi. La forza totale sarà 𝑞 ∗ 𝑙, somma di
8
5/8 e 5/8, ciascuna forza. Ora mi trovo davanti al solito problema, o meglio, alla solita scelta nella
progettazione dello stato limite: mi preoccupo solo che il puntone non vada in crisi? Oppure mi
interessa anche analizzarne il comportamento?. Se voglio fare il progetto solo affinché non si
rompa c’è un modo particolare per procedere. Nel secondo caso invece oltre a fare il progetto
affinché non si rompa, mi preoccupo anche che non si instabilizzi. Instabilità, infatti, significa crisi
fragile, che è molto più problematica rispetto ad una crisi duttile, nel cui caso ho tutta una serie di
“warning” a cui posso fare caso e rendermi conto di ciò che sta accadendo.
Potrei dirmi: “voglio evitare una crisi fragile” quindi posso progettare l’asta in maniera adeguata.
Voglio che si comporti in un modo, non solo che resista. L’approccio di calcolo è completamente
diverso in quest’ultimo caso.
Partiamo dal primo caso: voglio semplicemente fare in modo che resista. Mi aspetto che possa
instabilizzare, potrebbe essere snello.
2
𝜋 𝐸 𝐻12 𝐼 𝐻2
Sigma critica: formula 𝜎𝑐𝑟 = con 𝜆 = e con 𝜌 = √𝐴 ; da cui risulta : 𝜆 = 𝐵 𝑡13 12𝐵 𝑡𝑠𝑐 =
𝜆 𝜌2 𝑠𝑐
12𝐻12
2
𝑡𝑠𝑐
Nel mio caso cosa potrei fare? Potrei metterci la sigma critica (quella a cui si rompe) e dire che è
10
(𝑞𝑙) 𝜋2𝐸
8
uguale alla sigma agente. Quanto vale la sigma agente? 𝜎𝑎𝑔𝑒𝑛𝑡𝑒 = = 𝜎𝑐𝑟𝑖𝑡𝑖𝑐𝑎 = 12𝐻2
𝐵𝑡𝑠𝑐 1
𝑡2
𝑠𝑐
Ho una equazione in una incognita e mi calcolo, così, lo spessore dell’elemento centrale, che mi
viene tsc = 6.8 mm
Questo rappresenta quello spessore per cui un’asta che normalmente si schiaccia a 200, in realtà a
quella sigma può instabilizzare. E’ lo spessore strettamente sufficiente. Ovviamente, non farò mai
una piastra di 6.8 mm, in quanto la piastra è un elemento commerciale, quindi, ad esempio,
comprerò quella dello spessore appena più grande (ad esempio 8 mm, così sono sicuramente in
condizioni conservative).
𝑁
𝜎 = 𝐵𝑡 , N = 10/8 q*l, da cui, sostituendo, ricavo: 𝜎 = 1.68 MPa.
Cosa vedo? Che sto sfruttando molto poco questa piastra: si instabilizza, è molto snella. E’ alta
1.41 metri ed è spessa 8 mm. L’ho progettata per lavorare a 2 MPa, quindi lavora molto poco. Se
io do una sigma di 1.68 questo elemento si instabilizza lontanissimo dallo schiacciamento (è infatti
una crisi di instabilità). Questa è la progettazione per il carico agente: cioè che mi garantisce che il
sistema funziona.
Se qualcosa dovesse andare storto, mi esce un carico più grande o succede una qualsiasi altra
cosa, cosa succede? Il sistema va in crisi per instabilità. Il mio stato limite per ora è: non si rompe,
ma non sto controllando come si rompe. Se, invece, voglio controllare (anche) come si
rompe (ossia voglio evitare la rottura fragile), prescrivo che il corpo sia tozzo, ossia che in caso di
rottura quel componente si rompa per schiacciamento. Devo fare in modo che quell’asta sia tozza.
Domanda: come faccio ad essere sicuro che sia tozza? Deve avere una snellezza più piccola della
snellezza critica. Come si calcola la snellezza critica? E’ quella snellezza tale che la sigma critica
è proprio la fy. Noi siamo molto distanti da questa condizione attualmente.
𝜋2 𝐸 𝜋 2 210000
Lambda critica si calcola con la formula 𝜆𝑐𝑟 = = ≈ 10000. Ho come risultato (circa)
𝑓𝑦 200
10000, devo progettare un’asta con una snellezza più piccola di 10000.
𝐻2
Impongo 10000 = 𝑡 21 e ricavo tsc = 47.98 mm
𝑠𝑐
Quest’asta alta 1.41 metri, fatta di acciaio, se fosse spessa almeno 47.98 mm sarebbe tozza, ossia
sarei sicuro che qualsiasi cosa accada quel componente avrebbe una crisi per schiacciamento.
Attenzione: entrambi i valori (8 e 50) sono corretti, anche con 8 regge benissimo quel carico, ma se
dovesse eccedere per qualche motivo, si comporterà in maniera fragile (da evitare). Ho un range
di scelta a seconda di quanto voglio essere in condizioni di sicurezza. Se avessi scelto di farla in
calcestruzzo mi sarebbe venuto un elemento sicuramente più tozzo: perché? La tensione di lavoro
era 20 volte più bassa ma il modulo era 10 volte più basso, veniva una snellezza limite doppia.
Bullonatura.
Per la bullonatura quale è lo schema più gravoso? Quando il vincolo funge da incastro ho il caso
più gravoso. Funzionando da incastro ho un taglio pari a ql/2 ed una coppia pari a ql2/12.
(fig. 10)
Ho due file di bulloni in cui in ogni fila ci sono 10 bulloni (ogni linea – come quella cerchiata - del
disegno rappresenta 10 bulloni).
Le distanze sono 50 mm, 50 mm e 50 mm. La bullonatura porta una coppia ed un taglio. Il taglio
𝑞𝑙 21622
genera delle forze verticali che per il singolo bullone vale: Fv = 2 𝑛 = = 1081 𝑁. Ho diviso il
𝑏 2∗10
taglio per il numero totale di bulloni perché ho fatto l’ipotesi di bulloni deformabili e piastra rigida,
1081
ogni bullone “si porta” la stessa aliquota di taglio: 𝜏 = 78.54 , dove il valore 78.54 è l’area del
singolo bullone.
In ipotesi di asta rigida e bullone deformabile come si deformerebbe la piastra? Come il profilo
disegnato in grigio in figura 10.
𝑚𝑑 (7.21∗106 ∗100)
La forza orizzontale è data da 𝐹𝐻𝑖 = ∑ 𝑑2𝑖 = = 57658 𝑁
𝑖 1002 +502
di = distanza bullone i-mo
m = coppia
La fila più gravosa è quella distante 100 dal fulcro di rotazione
𝐹
La sigma sarà data da 𝜎 = 10𝐻𝐴𝑏 = 36.71 𝑀𝑃𝑎
Con Ab = area del singolo bullone.
Avendo un acciaio che si rompe a 200 sono in buone condizioni. Per fare una verifica potrei usare
Tresca o Von Mises, anche se in questo caso davvero è inutile perché sono molto molto distante
da 200. 𝐹𝐻 è la forza sull’allineamento di bulloni che poi ho diviso per il numero di bulloni
dell’allineamento, che, è 10 e per l’area dei bulloni.
Tubo Centrale.
Devo valutare la pressione che agisce sul tubo di collegamento. Mi metto sempre in condizioni
conservative, quindi mi metto in condizioni di Pressione massima possibile al piede del serbatoio.
P = peso specifico del fluido * H2 (quota del pelo libero):
𝑘𝑁
𝑃 = 7.75 ∗ 1.05 = 8.13 𝑚2
𝑃∗𝑅
La sigma del tubo circonferenziale è 𝜎𝜃 = ≤ 𝑓𝑦 e voglio sia minore o uguale a fy. Stiamo
𝑡
commettendo però un piccolissimo errore: devo moltiplicarlo per un fattore 1.5 (coefficiente di
amplificaizone dei carichi allo stato limite ultimo). L’utilizzo di questo coefficiente potrebbe essere
appropriato, ad esempio, in campo civile nel momento in cui ho il rischio che possa arrivare acqua
sporca e quindi più pesante di quella corrispondente all'acqua pulita. Ricavo t = 1mm (in questo
caso viene molto piccolo perché la pressione è davvero minima).
Serbatoio.
Il metodo delle forze verrà trattato nella prossima lezione, adesso procediamo in altro modo.
Il serbatoio lo schematizziamo così: una trave su molle perché ha un incastro sotto dato che
immagino sia saldato ad una base, non ruota e non si sposta in alcun modo. E’ caricato all’interno
da una pressione idrostatica, avente un profilo triangolare, dove la pendenza è il peso specifico del
fluido, e le molle sarebbero l’effetto dell’anello (approssimazione alla Timoshenko). Se ho una
trave di fondazione, immaginandola lunga (altra ipotesi che faccio), sostanzialmente posso scrivere
𝛾(𝐻−𝑥)
exp(−𝛼𝑥) [𝑐1 𝑠𝑒𝑛(𝛼𝑥) + 𝑐2 cos(𝛼𝑥)] + (∗). Attenzione, a differenza del modello
𝛽
standard, in questo caso ho anche il carico, ci metto: 𝑤 𝐼𝑉 + 4𝛼 4 𝑤 = 𝑞.
Q sarebbe anche, però, γ* (H – x): quando x = 0 allora q = gamma * h, quando x = H allora q è
uguale a zero.
Quale è l’integrale particolare? E’ un qualcosa che, derivato quattro volte e lasciato intero, mi da
q. Quindi, se q è una funzione più bassa del polinomio di quarto grado, derivata quattro volte mi
da zero.
𝛾(𝐻−𝑥)
𝐸𝐼 𝑤 𝐼𝑉 + 𝛽𝑤 = 𝛾(𝐻 − 𝑥) Sulla base di questa ottengo il termine nella (*).
𝛽
Da cui:
1
𝑤 ′ = ∗ (−exp(𝛼𝑥)) ∗ [− exp(𝛼𝑥) ∗ 𝛾 + 𝛼(𝑐1 𝛽 + 𝐻𝛾) cos(𝛼𝑥) + 𝛼(𝐻𝛾 − 𝑐1 ∗ 𝛽) ∗ 𝑠𝑒𝑛(𝛼𝑥)]
𝛽
Condizioni al contorno:
𝐻𝛾 𝐻𝛾
W(0) = 0 =𝑐2 + , da cui posso calcolare la c2 = −
𝛽 𝛽
Adesso mi rimane la c1 come incognita, ma posso sfruttare la condizione al contorno:
𝛼∗𝑐2∗𝛽+𝛾
W’(0) = 0 , da cui: c1 =
𝛼∗𝛽
Scrivo poi:
𝑤 ′′ = 2𝛼 ∗ exp(−𝛼𝑥) ∗ 𝛾 ∗ [(𝛼𝐻 − 1) cos(𝛼𝑥) − 𝛼𝐻𝑠𝑒𝑛(𝛼𝑥)]
(con c1 e c2 già sostituiti all’interno)
Ora possiamo calcolarci:
2𝛼(𝛾 − 𝛼𝐻𝛾)
𝑤 ′′ (0) = −
𝛽
2𝛼2 (𝛾−𝛼𝐻𝛾) 2𝛼3 𝐻𝛾
𝑤 ′′′ (0) = −
𝛽 𝛽
Questa è praticamente la stessa soluzione che si ottiene con il metodo delle forze, ricordandosi di
moltiplicare per -EI.
𝛽
Risulta, infatti, che 4 𝛼 4 = 𝐸𝐼 .
Comunque, proviamo un attimo a riassemblare il tutto:
Le sollecitazioni sono quelle appena scritte, il problema dov’è? E’ nella alfa, perché all’interno della
alfa c’è lo spessore, quindi questo cosa vuol dire? Quando ad un certo punto mi troverò a scrivere
l’equazione:
𝑁 𝑀
𝜎= ∓
𝐴 𝑊
N/A chi me lo da? Considerando una situazione di non incidenza verticale del fluido sulla parete
(perché l’acqua, a differenza ad esempio del terreno, non si “appende” alla parete), posso
1
esplicarlo come: (𝛾𝑠𝑡𝑒𝑒𝑙 𝐵 𝑡𝑠𝑒𝑟𝑏𝑎𝑡𝑜𝑖𝑜 𝐻𝑠𝑒𝑟𝑏𝑎𝑡𝑜𝑖𝑜 ) ∗ 𝐵 𝑡
𝑠𝑒𝑟𝑏𝑎𝑡𝑜𝑖𝑜
(𝛾𝑠𝑡𝑒𝑒𝑙 è il peso specifico della parete, che viene moltiplicato per il volume.
𝑡2
Il modulo di resistenza W chi è? 𝐵 6 .
Voglio che 𝜎 sia sempre minore o uguale ad fy.
C’è un “ma”. Se inverto questa equazione mi ricavo lo spessore? E invece no, non è possibile
perché ho comunque una dipendenza da “t”. Come si risolve quindi? O con Mathematica o altro
software, oppure con un procedimento iterativo.
Si assume uno spessore, e si verifica che lo spessore che serve è più piccolo di quello che ho
messo. Quando ho questo risultato mi potrei anche fermare.