Galileo Galilei
Galileo Galilei
Galileo Galilei
L'unica autorità cui la scienza possa sottostare è secondo Galileo quella della ragione.
Le acquisizioni cui egli giunge non sono dimostrate ricorrendo all'IPSE DIXIT (vale a dire
al PRINCIPIO DI AUTORITÀ) ma attraverso "geometriche dimostrazioni" che ognuno può
ripetere a sua volta, verificandone la correttezza.
Tra 500 e 600 si registra infatti una visione più laica dell'attività di ricerca scientifica.
Galileo è il maggiore artefice di questo cambiamento epocale: nel suo approccio alla
realtà non esiste più una gerarchia di valori in quanto tutti i fatti e i fenomeni si pongono
all'interno di una nuova visione unitaria dell'universo, senza più le distinzioni tra mondo
celeste mondo terrestre costituivano le chiavi di lettura imposte dalla teologia e
dall'accettazione acritica dell'aristotelismo per descrivere il mondo.
Al pari di un altro grande pensatore del seicento, l'inglese Bacon, Galileo concepisce la
ricerca della verità come un cammino lungo e faticoso, una conquista disagevole ma
instabile, simile a un'avventura da vivere con pazienza e con il costante pungolo del
dubbio, che spinge a interrogare la realtà senza accontentarsi dei risultati già ottenuti.
Per dar forma a questo impegno, in modo che non rimanga nascosto, ma sia condiviso
con glia otri uomini, è necessario uno sortito nuovo anche nel comunicare.
Per questo la grande aderenza alla realtà propria della scienza di Galileo si riflette anche
nello stile delle sue opere: mentre i suoi contemporanei traggono similitudini e metafore
dai testi letterari o da bizzarre e fantasiose compilazioni sulla natura, egli le ricava
direttamente dall'osservazione della realtà. Ciò non significa che rinunci agli strumenti
retorici tipici della cultura del suo tempo, ma che questi non si presentano più come
vezzo artistico, ma come strumento finalizzato a sostenere le idee in modo efficace.
Uno sconvolgimento così rivoluzionario come è quello portato dalle teorie cosmologiche di
Galileo si deve ad un procedimento sperimentale, che fa convergere in un'unica direzione
la scienza e la tecnica o, se si preferisce, la teoria e la pratica: sono le osservazioni
astronomiche che Galileo compie mediante l'uso del cannocchiale a permettere di
confutare l'opinione comune, secondo cui tutti i pianeti e corpi celesti, ad eccezione delle
stelle fisse, giravano intorno alla terra.
Abbandonando ogni aristocratico disprezzo nei confronti nei confronti del lavoro manuale
e della attività degli artefici, cioè degli artigiani, ingegneri e architetti e scambiando con
loro informazioni, Galileo elabora un approccio assolutamente inedito allo studio della
realtà naturale.
Già a partire dal suo primo scritto, "la Bilancetta" (1586), si può notare come si interessi
all'aspetto tecnico e pratico degli esperimenti da lui condotti, assicurandosi perfino di
offrire le indicazioni necessarie affinché chiunque li possa riprodurre per conto proprio,
verificando così l'affidabilità dei risultati ottenuti.
Molti anni dopo le ricerche contenute nel suo ultimo e straordinario lavoro "i discorsi e
dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze" costituiranno l'atto di nascita di
un nuovo sapere che integra scienza e tecnica in un connubio grazie al quale un corpus
organico di teorie può essere per la prima volta applicato all'ingegneria civile e alla
scienza delle costruzioni.
FEDE E CHIESA
Galileo è credente, quindi pensa che la Bibbia non possa in alcun modo affermare cose
false. Per lui sia le scritture sia la natura promanano da Dio, quindi la fede la scienza, che
derivano necessariamente da Creatore, sono entrambe veritiere e non possono
contraddirsi a vicenda; qualora sembrassero farlo, ciò sarebbe dovuto unicamente un
errore umano nell' interpretazione dei testi sacri.
In altre parole non può esistere un contrasto tra verità scientifiche e verità rivelate dalla
Bibbia: eventuali discordanze tra le scoperte scientifiche e le posizioni dei teologi si
verificano solo a causa di un fraintendimento da parte di questi ultimi del vero significato
dello specifico passo biblico, perché i teologi non sono tutti ispirati da Dio e quindi
possono anche sbagliare.
A differenza della teologia, che è soggetta all'arbitrio degli interpreti della Bibbia, la
scienza deve attenersi meticolosamente alle rigide leggi imposte da Dio alla natura,
quindi se condotta secondo i principi che regolano quest'ultima può essere ancora più
affidabile delle scritture, o meglio delle loro interpretazioni per quanto riguarda la
descrizione e lo studio della realtà fisica.
Infatti, mentre "la Scrittura in molti luoghi è non solamente capace, ma necessariamente
bisognosa d'esposizioni diverse dalla parente significato delle parole", la natura è "una
osservantissima esecutrice de gli ordini di Dio" (dalla lettera a Benedetto Castelli), e
quindi è più pienamente comprensibile, in quanto per capirla del tutto, se si conoscono le
leggi che la governano non c'è bisogno di una interpretazione ulteriore.
D'altra parte per potersi rivolgere a tutti gli uomini la Bibbia si serve di immagini,
semplificazioni e metafore che se non adeguatamente decodificate possono ingannare i
più ingenui e sprovveduti alimentando in essi false credenze.
Proprio una lettura superficiale e distorta della Bibbia costituisce secondo Galileo il motivo
principale del rifiuto della dottrina copernicana.
Si tratta europeo si tratta di un brevissimo passo del libro di Giosuè (10, 12 -13) in cui è
scritto che Dio fermò il sole per allungare il giorno e dare agli israeliti il tempo sufficiente
per sterminare il popolo degli Amorrei. Secondo i teologi questi versetti biblici forniscono
la dimostrazione che il sole gira intorno alla terra; infatti se il sole non fosse stato in
movimento, Dio avrebbe potuto fermarlo.
Quindi se per adeguare il testo delle scritture alla cosmografia tradizionale è necessario
interpretarle in un senso diverso da quello letterale allora è dimostrato che la Bibbia non
va seguita alla lettera, ma "interpretata" specie quando questa tratta questioni legate alla
descrizione del mondo. In questo modo si può capire che la Bibbia non contraddice i
risultati della scienza e che quest'ultima può svilupparsi autonomamente senza per
questo mettersi in conflitto con la chiesa.