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Archimandrita

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L'archimandrita melchita Mtanios Haddad, B.S., già[1] rettore della basilica di Santa Maria in Cosmedin a Roma

L'archimandrìta è il superiore in un monastero, oppure di una congregazione, soprattutto nelle chiese cristiane orientali. Tale posizione è simile a quella di igumeno.

Storia

La parola deriva dal greco αρχιμανδρίτης (archimandrìtis), composto di ἀρχη (archè), che significa "principio", "sostanza", "primato", "comando", e μάνδρα (màndra), cioè "ovile", "gregge"; la parola quindi si rifà all'immagine del buon pastore ed è utilizzata in modo proprio, quando ci si riferisce a grandi comunità di monaci.

Nell'Occidente cristiano cattolico il titolo di archimandrita è quasi esclusivamente onorifico ad eccezione del superiore dell'abbazia territoriale di Santa Maria di Grottaferrata (Roma).

I patriarchi orientali, anche cattolici, eccezionalmente, conferiscono il titolo di archimandrita a sacerdoti latini molto vicini all'Oriente come studi o liturgia o impegno caritativo, sempre con il consenso scritto dei loro vescovi.

La dignità ecclesiastica di archimandrita è conferita con il rito della chirotesia (equivalente, in occidente, alla benedizione abbaziale), direttamente dalle mani del patriarca o di un suo delegato. Il compito di chi riceve questa ordinazione è quello di creare ponti verso l'Oriente cristiano.

Gli archimandriti in Italia

Il fu patriarca melkita-cattolico Gregorio III (al centro della foto) con alcuni archimandriti, in visita al centro di spiritualità del Santuario di Santa Maria del Fonte presso Caravaggio, l'11 settembre 2008; da sinistra: Riccardo Alessandrini, Mtanios Haddad, Alessandro Rudi.

Esistono in Italia alti prelati che conservano l'antico titolo di archimandrita, come, per esempio, il patriarca di Venezia; l'arcivescovo metropolita di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, che assomma nella sua persona anche il titolo, per lo più ormai onorifico, di archimandrita del Santissimo Salvatore; l'archimandrita esarca dell'abbazia territoriale di Santa Maria di Grottaferrata.

Esempio di fede e scienza liturgica orientale è stato l'archimandita Enrico Rodolfo Galbiati (Giussano, 4 febbraio 1914 - Verano Brianza 4 marzo 2004), presbitero dell'arcidiocesi di Milano, già prefetto della biblioteca Ambrosiana.

Altri archimandriti sono ad esempio i vicari generali delle due eparchie cattoliche di rito greco-bizantino in Italia: Lungro e Piana degli Albanesi.

Archimandriti melchiti

L'unico archimandrita melchita mitrato benedetto dal patriarca Maximos V negli anni novanta, è Ferdinando Mariotti, dell'arcidiocesi di Ferrara-Comacchio, ex-rettore della chiesa di San Domenico[2].

Appartenenti al patriarcato della Chiesa cattolica greco-melchita sono gli archimandriti Mtanios Haddad B.S. e Chihade Abboud, rettore[1] della basilica di Santa Maria in Cosmedin a Roma, apocrisario (rappresentante) patriarcale presso la Santa Sede.

Vi sono poi sacerdoti della Chiesa latina che hanno ricevuto la chirotesia archimandritale (benedizione abbaziale) dalle mani del patriarca melchita, con il consenso dei loro ordinari:

Nella letteratura

Nella Divina Commedia Dante Alighieri chiama archimandrita Francesco d'Assisi, in quanto fondatore di un ordine religioso, quello dei francescani: "...di seconda corona redimita / fu per Onorio da l'Etterno Spiro / la santa voglia d'esto archimandrita". (Paradiso - Canto undicesimo, vv. 97-99).

Note

  1. ^ a b L'Archimandrita padre Dottor Chihade Abboud nuovo rettore della basilica di Santa Maria in Cosmedin, in vietatoparlare.it, 9 febbraio 2018. URL consultato il 9 ottobre 2018.
  2. ^ A prete di Ferrara il Vaticano toglie il titolo di Monsignore, in ANSA, 12 ottobre 2011. URL consultato il 10 dicembre 2014.
  3. ^ Riaprite la chiesa San Dalmazzo e restituitela al nostro quartiere, in cronacaqui.it, 12 febbraio 2019. URL consultato il 10 ottobre 2019.

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